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SONDAGGIO IPSOS: BERLUSCONI IN CALO, PERDEREBBE SIA CONTRO BERSANI CHE CONTRO CASINI, CHE CONTRO VENDOLA

Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile

PER IL 61% DEGLI ITALIANI, IL PREMIER DOVREBBE DIMETTERSI, SOLO PER IL 33% DOVREBBE RESTARE AL SUO POSTO…NEI CONFRONTI DIRETTI BERSANI VINCEREBBE 43% A 33%, CASINI 45% A 32%… IN CASO DI CORSA A TRE, PRIMO VENDOLA CON IL 32%, POI BERLUSCONI CON IL 31%, TERZO CASINI CON IL 21%… TRA LE COALIZIONI VINCE IL CENTROSINISTRA AL 41%, POI CENTRODESTRA AL 38,7 E TERZO POLO AL 17,8%

Berlusconi contro Bersani? Vince Bersani.
Berlusconi contro Casini? Vince Casini.
Berlusconi contro Vendola? Vince Vendola.
La premessa è che «si tratta di simulazioni».
Ma i sondaggi effettuati da Ipsos e illustrati due giorni fa da Nando Pagnoncelli a Ballarò, raccontano di una situazione in evoluzione con un presidente del Consiglio che a meno di un mese dall’esplosione del caso-Ruby, subisce, secondo le previsioni di voto, i contraccolpi dell’ennesimo scandalo.
Tanto che per il 61% degli intervistati Berlusconi dovrebbe dimettersi.
Una cifra bilanciata, però, da un dato opposto: quasi la stessa percentuale (il 59%) ritiene che, alla fine, il governo continuerà  la sua attività  e solo il 12%pensa che si arriverà  al voto anticipato.
Ciò non toglie, però, «l’esistenza di un fronte largo non favorevole a Berlusconi», spiega Pagnoncelli «Prevale una radicalizzazione delle posizioni e un ricompattarsi degli elettori contrari al premier».
Si spiegano così le cifre delle simulazioni sui “confronti”.
Nella simulazione di confronto a due tra Bersani e Berlusconi vincerebbe il primo 43% a 33%,   tra Casini e Berlusconi 45% il primo e 32% il premier.
E in un eventuale scontro a tre Vendola-Berlusconi-Casini prevarrebbe il primo col 32%, poi 31% al secondo e 21% al terzo.
Circa un quarto degli intervistati, però, nel caso di scelta secca preferisce non decidere.
Nella simulazione sulle coalizioni, poi, il centrodestra perderebbe (fermo al 38,7%) sia se in campo ci fossero Centrosinistra (41%) e Centro (17,8%) sia in caso di una coalizione “tutti contro Berlusconi” (51,3% contro 44,2%).
«Si sono moltiplicati gli oppositori del premier – prosegue il direttore di Ipsos – fatto salvo il dato di chi dichiara che, in caso di elezioni, non andrà  a votare».
Una percentuale ancora vicina al 40%, tra indecisi, astenuti e delusi.
Un dato che difficilmente potrà  essere recuperato da Berlusconi: «Quando si avvicineranno le elezioni, la quota di non voto si assottiglierà . Non arriveremo, però, all’affluenza del 2008, vicina all’80%.
In ogni caso, è difficile che chi oggi è deluso possa poi esprimere un giudizio positivo e tornare a votare per il governo uscente».
È con quest’ampia fascia di indecisi che bisognerà  comunque fare i conti.
Per adesso, Pagnoncelli mette in fila le cifre assolute, riscontrando per ilPdl un trend calante: «Nel 2008 raccolse 13 milioni e 800 mila voti. Alle Europee del 2009 furono 10 milioni e 800 mila. E non era ancora nato Fli nè era scoppiato il caso Ruby».
Inoltre, su una base elettorale che si riduce perchè crescono le astensioni, «il peso reale di quel 27-30% intorno al quale viene accreditato oggi il Pdl rappresenta il 18% in termini assoluti.

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IL VIAGGIO A SOFIA DI SARA TOMMASI: CON SGARBI SUL JET DI BERLUSCONI

Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile

“SONO DELUSA DA BERLUSCONI, ORA MI RICATTANO”…”LA RUSSA DICE DI NON CONOSCERMI? MA SE LO CONOSCO DA UNA VITA: NESSUN PROBLEMA, GLI ARCHIVI PARLANO”

Le perquisizioni scattano all’alba e l’inchiesta sul giro di prostituzione napoletano che incrocia le feste del presidente del Consiglio vive una nuova giornata di alta tensione.
Perchè per ordine dei magistrati partenopei i poliziotti della squadra mobile entrano nelle case dei due presunti «reclutatori» e in quella della starlette Sara Tommasi, che frequentava Silvio Berlusconi e nello stesso periodo avrebbe accettato incontri a pagamento con facoltosi clienti in alcuni hotel della Campania.
Portano via computer, agende.
Poi interrogano per oltre due ore Giosuè Amirante, uno degli indagati, che accetta di collaborare, tanto che il suo verbale viene secretato.
Nuovi sviluppi potrebbero arrivare dall’esame del materiale sequestrato, ma sui rapporti con la Procura di Milano cala il gelo.
Perchè il procuratore Edmondo Bruti Liberati appare quasi infastidito quando si ipotizza un’attività  in comune con i pubblici ministeri partenopei, e questo costringe il capo dell’ufficio di Napoli a diramare una nota per precisare che «nessuna connessione emerge tra le due indagini e dunque è destituita di ogni fondamento la notizia di una riunione di coordinamento che si terrà  nei prossimi giorni».
Gli indagati sono Vicenzo Seiello, detto «Bartolo», e Giosuè Amirante: entrambi lavorano con Lele Mora e Fabrizio Corona, e hanno «gestito» Sara Tommasi e altre ragazze della «scuderia» milanese durante serate organizzate in Campania.
Alcune, si è scoperto poi, erano invitate alle feste di Arcore e in altre residenze del presidente.
Nel decreto dei magistrati si evidenzia «l’esistenza di un’organizzazione dedita al favoreggiamento della prostituzione e in particolare al procacciamento di clienti per prestazioni sessuali a opera di Sara Tommasi» e dunque si ordina la perquisizione «poichè vi è fondato motivo di ritenere che nei locali e in qualunque altro luogo nella loro disponibilità  possano rinvenirsi documenti e altri oggetti di rilevanza e in particolare rubriche telefoniche, appunti, agende, tracce di conti correnti bancari».
Il provvedimento viene esteso anche all’appartamento della stessa Tommasi e del suo amico Andrea Celentano, un consulente di programmi televisivi con il quale la ragazza si confidò – come emerge dalle intercettazioni telefoniche – su quali fossero le offerte che le arrivavano dai suoi manager, ma anche sui suoi rapporti con il mondo milanese e in particolare con Lele Mora e Fabrizio Corona.
Il 26 ottobre scorso i due parlano al telefono e la Tommasi, dopo avergli confidato che «Lele mi faceva seguire… Mi faceva mettere cose nei bicchieri», gli parla del giro del Presidente e afferma: «Quelle altre sono tutte matte… Ma io mi metto a fare la matta come loro… Sinceramente preferisco seguire le strade mie».
Il primo a parlarne della trasferta era stato Vittorio Sgarbi e ieri anche la Tommasi ha dichiarato di essere stata «in Bulgaria con lui e con il presidente Berlusconi».
Il viaggio risale al 14 giugno scorso.
Era una visita ufficiale a Sofia durante la quale il capo del governo inaugurò la statua di Giuseppe Garibaldi alla presenza del primo ministro Boyko Borisov.
Sull’aereo di Stato c’era effettivamente la starlette nota per aver partecipato ad alcuni programmi televisivi e all’Isola dei famosi.
È Amirante a ricordare che cosa avvenne nelle ore precedenti: «Avevamo organizzato una serata in una discoteca di Varcaturo e Sara doveva sponsorizzare una ditta locale. All’improvviso fu chiamata da Sgarbi che le disse di tornare immediatamente a Roma perchè dovevano partire. Lei cominciò ad agitarsi, poi si mise a piangere. Mi urlava che quando loro la chiamavano lei doveva essere pronta. Io le spiegai che avevamo firmato un impegno di lavoro e bisognava rispettarlo, ma Sgarbi continuava a tempestarla di telefonate e alla fine mi obbligò ad accompagnarla sull’autostrada, all’uscita di Caianiello, dove lui la venne a prendere con l’autista. Le parlai il giorno successivo e mi disse che era tornata ma stava malissimo e si era dovuta far ricoverare per un’intossicazione».
Tutti gli episodi rivelati da Amirante dovranno essere adesso verificati.
Anche perchè fu proprio lui a raccontare al telefono ad un amico di aver visto la Tommasi, a Roma, mentre veniva «prelevata e portata via dalle guardie del corpo di Berlusconi».
Una circostanza che Palazzo Chigi ha seccamente smentito, sostenendo che mai la ragazza è stata a bordo delle auto del presidente.
Da Dubai, dove sostiene di essere volata per una vacanza già  programmata, la Tommasi parla con i giornali e le televisioni.
Si definisce «delusa perchè quando l’ho conosciuto Silvio Berlusconi ha conquistato il mio cuore, come quello degli italiani, ma ora uno scandalo del genere può coinvolgere una starlette come me, ma non un politico».
Poi aggiunge: «Il mio lavoro mi porta a contatto con un certo ambiente e personaggi del calibro di Berlusconi, Gheddafi, Putin. Non mi pento di niente. Che cosa avrei dovuto fare? Non lavorare nello spettacolo? Alla fine questo clamore mi potrà  portare successo e lavoro come è già  successo ad altre ragazze, vedi Belèn».
Poi, attraverso il settimanale Novella 2000 sembra lanciare un messaggio: «Siamo in mano alla camorra, alla mafia e ai ricatti. Non vorrei che ci fosse anche la politica dietro a tutto questo».
E al ministro della Difesa Ignazio La Russa che aveva detto di non aver avuto alcun contatto con lei manda a dire: «Lo conosco da una vita. Se qualcuno dice che non è vero non c’è problema: gli archivi parlano».
Nei giorni scorsi si era ipotizzato che i pubblici ministeri milanesi potessero interrogarla insieme ai colleghi di Napoli, ma ieri è arrivata la smentita secca. Le due indagini vanno avanti in maniera autonoma e al momento non ci sarà  alcuno scambio di atti.

Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera“)

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“LE PROSSIME ELEZIONI? UN REFERENDUM CONTRO BERLUSCONI AL COLLE”

Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile

INTERVISTA A FILIPPO ROSSI DI FAREFUTURO WEB: “IN TRINCEA CONTRO QUESTA IPOTESI, ANCHE CON BERSANI”…”LA PROSTITUZIONE PIU’ GRAVE CUI STIAMO ASSISTENDO E’ QUELLA INTELLETTUALE”…”NEL 1945 PER RIMETTERE INSIEME L’ITALIA SI UNIRONO NELLO SFORZO MONARCHICI E STALINISTI”

Intellettuali in subbuglio dentro Futuro e libertà ?

Filippo Rossi prende un respiro lungo, mi guarda: “Senti, tutte le obiezioni sono interessanti, e io voglio che restino dentro tutti, ma, detto questo, il futuro del paese, la battaglia più importante della politica italiana, non si decide per un nome in più o in meno”.
Vado a intervistare il direttore di FareFuturo web magazine, per puro caso, nel giorno in cui esce il libro del suo gemello Luciano Lanna (l’ultimo nuovo manifesto intellettuale del “finismo”) e in cui Sofia Ventura e Alessandro Campi lanciano segnali di grande dissenso con la linea del leader: “Bisogna dire più cose di destra”, attacca la politologa, “Bisogna avere una linea chiara, senza tentennamenti” dice lui.
Iniziamo da una domanda scomoda, togliamoci il dente…
Cioè?
Per Fli sono i vagiti di una nascita o i sussulti di un terremoto mortale?
Certo, noi giornalisti viviamo in un circo virtuale che a volte può stupire.
Mi stai criticando in modo molto elegante?
Non ce l’ho solo con te: ma Fli inizia il suo congresso fondativo venerdì, mi pare presto per stilare il certificato di morte!
Se l’uomo che si vantava di aver trovato il nome del partito forse va via…
Parli di Barbareschi? Non so se se ne sia andato. So che – lo dico con il massimo rispetto – il progetto di questo movimento non nasce o muore se lui c’è o meno.
Vi stanno spolpando deputato per deputato, lo neghi?
No, anzi. È dall’estate scorsa che ogni giorno veniamo colpiti dai tentativi di corruzione o da quella che giustamente Saviano chiama la fabbrica del fango…
Ci siete abituati, intendi?
Non ci si abitua mai. Ma sappiamo che si deve sopravvivere.
Al vostro ex alleato…
Lo so che su questo i blogger de Il Fatto mi sparano addosso. Bè, non ho motivi di negare che qualcuno, Montanelli, si accorse dove andava Berlusconi nel 1994. Io me ne sono accorto molto tardi. E l’ho scritto.
Quando?
Per tutti c’è un momento di non ritorno: per me è stato quando la sera di Eluana Englaro qualcuno ha detto: ‘Assassino’ al papà  di Eluana. Lì ho capito che per ideologia politica si poteva pensare di fare qualsiasi cosa.
Non siete ancora nati, già  dovete dimostrare di esser vivi.
Guarda ribalto questo assunto. Nell’ultimo voto senza il Pdl, nel 2006, Forza Italia era al 23.6. È Berlusconi che deve dimostrare di essere ancora lì.
Per te non c’è più?
Per me sono sotto.
La Ventura era la tua musa. Credi a quel che dice?
Io vedo il dramma degli orfani del bipolarismo. Per i politologi è un vero problema…
Per te no?
Per nulla. Il prossimo voto è, al di là  delle politiche, un referendum: decide se Berlusconi sarà  o meno il prossimo presidente della Repubblica.
Dici?
È matematico. È questa la battaglia, la trincea. Che dovrei fare per accontentare Sofia? Due dichiarazioni al dì contro Bersani?
Se siete di destra…
Nel 1945, per rimettere in piedi l’Italia si misero insieme i monarchici e gli stalinisti: c’è meno distanza fra me e Bersani, a occhio e croce.
Tu sei per il “Ttb”, “tutti contro Berlusconi”?
Questa è una decisione che spetta ai politici, io non lo sono. Però è una eventualità  da prendere in considerazione.
Ma esiste davvero una destra anti-berlusconiana?
Io ricevo ogni giorno decine di mail di gente di destra che chiede a Fli di chiudere la decadenza del Cavaliere. I sondaggi dicono la stessa cosa.
Siete al 4% o all’8%?
Non mi interessa dare numeri. Vedi, credo che Fli abbia una funzione storica: di ridare dignità  all’idea di destra, che in Italia è stata infangata da Berlusconi… Cosa c’è di più patriottico?
E quindi?
Su questo si decide se Futuro e libertà  ha un ruolo.
Si dice: Fini è stato troppo estremista.
Invece io lo ringrazio per il coraggio che ha avuto.
Altri dicono: è stato troppo prudente.
È facile giudicare le scelte sbagliate a battaglia persa. Gli errori non si possono negare. Ma con quello che sappiamo oggi dico: meno male che quella battaglia è stata fatta.
Attacchi il Cavaliere da posizioni moralistiche?
Non lo sono mai stato, quindi non posso. Non posso non combattere la prostituzione che sta producendo.
Le ragazze dell’Olgettina…
No, guarda: per me è più grave la prostituzione intellettuale di chi ha stipendi e seggi.
Cosa pensi delle veline?
Mi colpiscono due cose che molti non hanno sottolineato. La prima: sono tutte famiglie povere. E poi: la disperata ambizione di alcune di loro.
Cioè?
Ci sono famiglie a cui puoi cambiare vita: tua madre vuole la casa, tuo padre vuole i soldi… Quanti di noi avrebbero detto: mi vendo per chi amo?
Ma il potere non ha sempre questo potere…
Dici? Io penso che questa è la miscela del berlusconismo: può cambiare le vite, può comprare tutto, somma i poteri di Stato, della tv e di azienda, unico pacchetto chiavi in mano.
Esempio?
Cosa dovrebbe rispondere una minorenne sottoproletaria che si sogna velina ed è chiamata dal premier?
Non oso rispondere…
No, lo voglio dire bene: è questo il vero potere corruttivo di Berlusconi. In questo è davvero maestro. Il grande corruttore.

Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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BERLUSCONI E FEDE COME AL PROCESSO DI BISCARDI: IL GIORNO DOPO AL TELEFONO DAVANO LE PAGELLE DEL BUNGA BUNGA

Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile

INVECE CHE VALUTARE LA PRESTAZIONE DEI CALCIATORI, SILVIO ED EMILIO COMMENTAVANO LE “CARATTERISTICHE TECNICHE” DELLE PROSTITUTE INVITATE AI FESTINI E LA LORO PRESTAZIONE   SERALE… QUESTE INTERCETTAZIONI NON SARANNO UTILIZZATE COME PROVE, MA SONO ALLEGATE AL FASCICOLO… DATO IL LIVELLO DA BAR SPORT DEI COMMENTI, IL PREMIER TEME CHE QUALCUNO LE RENDA PUBBLICHE

Neanche fossero negli spogliatoi di San Siro.
Nel giorno in cui la Procura chiede il processo immediato al premier, con la doppia accusa di concussione e prostituzione minorile, sono le telefonate private del premier a tenere banco.
Telefonate che non saranno utilizzate nel processo perchè “irrilevanti”.
E questo sgombra il campo da una nuova richiesta si autorizzazione al Parlamento che rappresenterebbe solo un’inutile perdita di tempo, visti i precedenti.
Però quelle conversazioni esistono, sono state ascoltate dai pm e, come prevede la legge, possono essere depositate nel fascicolo anche se non utilizzate come prova.
Il problema è che il tenore di quei colloqui tra il presidente del Consiglio ed Emilio Fede rischia di essere politicamente rilevante e di creare nuovi imbarazzi nella già  pur colorita epopea di questo “Decamerone di Arcore”.
Berlusconi e Fede, come il maschio medio italiano fa di solito il lunedì, parlano di calcio e di donne.
Il problema è che il telefonino di Fede era sotto intercettazione.
Le conversazioni tra Silvio ed Emilio sono di tenore decisamente grassoccio e rappresentano una sorte di pagellino del giorno dopo delle protagoniste del bunga bunga presidenziale, un po’ come le pagelline dei calciatori.
Che quelle conversazioni esistano e che potrebbero risultare imbarazzanti, il premier lo sa benissimo.
Anzi, proprio a quelle il premier si riferiva quando spiegò in televisione che “tante volte tra amici si chiacchiera in libertà  e ci si vanta di cose che che non sono successe nella realtà “.
Berlusconi è tra due fuochi: da un lato, sapendo perfettamente che quelle telefonate possono metterlo in grave imbarazzo con l’elettorato cattolico   e femminile, si augura che alla fine vengano distrutte dalla procura.
Nello stesso tempo una fuga di notizie sarebbe un elemento formidabile nelle mani dei suoi onorevoli avvocati, Ghedini e Longo.
La pubblicazione di conversazioni in cui ci si sofferma sulle dotazioni fisiche e sulle attitudini, consentirebbe al premeir di vestire i panni della vittima, spostando l’attenzione dalle parti offese al politico azzopato.
Ricordiamo che c’è un precedente, citato in queste ore nelle riunioni riservate a palazzo Grazioli, ed è quello delle telefonate tra Piero Fassino e il banchiere Giovanni Consorte con il famoso “Allora, abbiamo una banca?”.
Finirono su “il Giornale” e per quelle vicenda è sotto inchiesta Paolo Berlusconi, fratello del premier.
Accadrà  qualcosa di analogo anche questa volta?

(da “Il Secolo XIX“)

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LE ESCORT DEL CARROCCIO: UN ASSESSORE IL REGISTA DEL BUNGA BUNGA PADANO, ARRESTATO MENTRE GESTIVA IL REPARTO ORGE

Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile

SCOPPIA IN VENETO LA QUESTIONE MORALE NELLA LEGA E GOBBO PROPONE UNA COMMISSIONE PER VALUTARE I CANDIDATI LEGHISTI PRIMA DI METTERLI IN LISTA… PIOVONO CONDANNE SUI LEGHISTI: DALLA BANCAROTTA FRAUDOLENTA ALLE TANGENTI, DALL’USO PERSONALE DI AUTO BLU E TELEPASS ALLO SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE

“Troppi i parassiti che vivono sulle spalle di chi produce!”, s’indigna il militante leghista Gino Serugeri, da Brescia, sulla Padania, le cui pagine delle lettere secernono gli umori del popolo padano: ripetuti attacchi ai pm del caso Ruby (“magistratura eversiva!”), alla Corte costituzionale (“ha disposto che anche gli stranieri senza permesso di soggiorno possono usufruire dell’assegno di invalidità : è assurdo!” si lamenta Secondo Cagnoni di Cornale, e meno male “che dei 34 clandestini sbarcati sul litorale di Giarre 26 sono stati rimpatriati giustamenti con un volo charter”); alla sinistra (“Rosy Bindi è il solito vecchiume”); insomma, “la Lega è l’unico baluardo contro una società  distorta”, come ricorda Marco Volpi da Riviera del Brenta (Venezia).
Ordine, suolo e fuori i negher.
Ma nel Nord Est — nel silenzio spesso come le nebbie di questi giorni — la Lega da mesi è dilaniata dalla questione morale, tanto che il leader locale Gianpaolo Gobbo, non sapendo più a che santo votarsi, ha proposto “l’istituzione in ogni provincia di una commissione che valuterà  tutti i candidati prima di metterli in lista”.
L’ultimo incidente l’altro ieri: la condanna per bancarotta fraudolenta a 2 anni e 3 mesi (pena condonata) di Enrico Cavaliere, già  parlamentare e presidente del Consiglio regionale veneto, per il buco milionario della società  che doveva realizzare il megavillaggio “Skipper” in Croazia, detto anche “il paradiso di Bossi”.
È ormai una lunga serie: la settimana scorsa è finito ai domiciliari Giuseppe Barison, capogruppo della Lega a Zero Branco (Treviso), per una storia di tangenti, favori ed escort; a fine settembre era toccato a David Codognotto, ex assessore di San Michele al Tagliamento (Venezia) arrestato pure lui per mazzette; Edouard Ballaman, il presidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, andava in vacanza in autoblu; come il sindaco di Sommacampagna Gianluigi Soardi: sul Gargano con l’auto dell’Azienda trasporti di cui era presidente e il telepass aziendale spostato sul cruscotto della macchina della moglie.
Anche al Nord teniamo famiglia.
E Cesare Biasin, già  sindaco di Silea, che avrebbe affittato tre suoi appartamenti alle prostitute?
I clienti citofonavano agli altri condomini: “E’ qui che esercitano le rumene?”, come ha raccontato Fabio Poloni de La Tribuna di Treviso.
Udine, Verona, Arzignano, Treviso: la geografia della corruzione leghista ormai è vasta quanto il suo impero.
Poi c’è lui, Alessandro Costa, il regista del bunga bunga padano.
Trentotto anni, vigile urbano, assessore alla sicurezza della Lega a Barbarano Vicentino, ad agosto era stato indagato per sfruttamento della prostituzione: le lucciole gli pagavano 150 euro per pubblicare le loro inserzioni sporcaccione sul suo sito.
“Dice di essere finito per errore in questa situazione, forse a causa del suo hobby per la fotografia che lo ha messo in contatto con alcune modelle…” tentò una poco convinta difesa il suo sindaco, Roberto Boaria.
Senonchè il partito lo aveva cacciato, il Comune lo aveva sospeso dal lavoro, e Costa invece di fare mea culpa s’era tenuta la seggiola di consigliere comunale e intanto aveva allargato la sua attività  imprenditoriale alle gang bang, aprendo sul sito la sezione orge.
“Tieni presente che Padova è una miniera d’oro, coltivala!” spronava i suoi collaboratori sul territorio, come ha rivelato sul Mattino di Padova Enrico Ferro.
“Vedrai che se lavori bene di soldi ne fai talmente tanti che il normale lavoro passa in secondo piano”, incoraggiava le sue escort.
“Eravamo in nove, io un’altra donna e sette uomini” ha raccontato ai carabinieri una delle reclute della divisione orge, una bella signora padovana di 45 anni: “Beh, sì, sono stata un po’ birichina”.
Prendeva 700 euro, 100 per ogni partecipante al party.
E Costa s’intascava altri 500 euro da ciascun cliente: imprenditori, professionisti, medici.
Ora l’ex assessore alla sicurezza è in galera: i militari a fine gennaio lo hanno sorpreso al casello di Padova Ovest mentre incassava i pagamenti di tre ragazze da un suo agente.
La signora birichina sta cercando lavoro.

(da “Ritagli“)

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FERMATE CALDEROLI, NON SA PIU’ COSA TAGLIA: ORA HA FATTO USCIRE PER ERRORE MANTOVA DALL’ITALIA, DOPO AVER GIA’ PERSO IL CANAL GRANDE

Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile

IL MINISTRO DELLA SEMPLIFICAZIONE HA CANCELLATO PER SBAGLIO PURE IL REGIO DECRETO CON IL QUALE VITTORIO EMANUELE II SANCI’ CHE LE PROVINCE DI MANTOVA E DI VENEZIA FANNO PARTE DEL REGNO D’ITALIA… IL MINISTRO TAGLIA PER FARE SCENA, MA FA SOLO CASINI

Trionfo padano: da quasi due mesi Mantova non è più in Italia e con lei il Veneto intero.
Altrochè secessione a furor di popolo.
Ci ha pensato la Roma della burocrazia a sancire la (platonica) liberazione dopo 144 anni e tre mesi.
Effetto di un errore di qualche tecnico del ministro per la semplificazione legislativa Roberto Calderoli.
Anche se, ovviamente, conseguenze concrete non ce ne saranno.
Il pasticcio nasce il 16 dicembre scorso.
Calderoli, impegnato nell’opera di cancellazione della pesantissima mole di più o meno inutili leggi e leggine accumulate in 150 anni di storia italiana, firma insieme al collega della giustizia Angelino Alfano un decreto di abrogazione di un plico di norme vecchie di decenni.
Il problema è che per errore in quell’elenco finisce anche il Regio decreto 3300 del 4 novembre 1866.
Quello con il quale l’allora sovrano Vittorio Emanuele II sancì, «per grazia di Dio e volontà  della Nazione» che «le provincie (così si legge nel testo) della Venezia e quella di Mantova fanno parte integrante del Regno d’Italia».
Seguirono la legge 3841 del 18 luglio 1867 (che trasformò il decreto in provvedimento definitivo) e la 4232 del 9 febbraio 1868 che definì i confini della provincia di Mantova.
E adesso? La cancellazione del Regio decreto è destinata a rimanere un episodio divertente ma senza conseguenze.
L’errore non basta insomma per coronare sogni indipendentisti e impeti secessionisti, perchè a garanzia dell’italianità  di Mantova e del Veneto resta il principio costituzionale che vuole l’Italia «unica e indivisibile».
Anche se il ministro Calderoli ha lasciato intendere che verrà  messa una pezza per rattoppare l’errore e per evitare di far perdere tempo ai tribunali con i ricorsi di qualche temerario.
Per una svista simile nelle settimane scorse il Canal Grande di Venezia era passato sotto il controllo di Roma.
Tanto per non perdere l’abitudine a fare casini.

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IN RICORDO DEI MARTIRI DELLE FOIBE

Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile

TRECENTOMILA CONNAZIONALI COSTRETTI AD ABBANDONARE LA COSTA ORIENTALE, QUINDICIMILA GETTATI VIVI NELLE PROFONDITA’ CARSICHE…GLI ESULI DI ISTRIA E DALMAZIA SONO STATI DIMENTICATI E DISCRIMINATI PER DECENNI ANCHE IN ITALIA PER RAGIONI POLITICHE…DAL 2004 CON L’ISTITUZIONE DEL “GIORNO DEL RICORDO” E’ STATO FATTO UN PASSO VERSO LA PACIFICAZIONE NAZIONALE

Il 10 febbraio 1947, con il Trattato di Parigi, un’Italia prostrata da anni di guerra e devastata dalla lacerazione politica e civile postbellica, cedeva alla Jugoslavia Fiume, Zara, l’Istria , il Carnaro e gran parte del Carso e dell’alta valle dell’Isonzo.
Vittime di una sommaria giustizia politica e della pulizia etnica che le truppe titine avevano già  sperimentato dopo l’armistizio dell’8 settembre, molti Italiani videro compromessa per sempre la possibilità  di rimanere nei territori della costa Adriatica: i leoni della Serenissima, gli antichi palazzi veneziani e le maestose rovine romane di Pola e Spalato erano ormai solo un lontano ricordo di millenni di civiltà  latina.
Tra l’Armistizio e la fine della Guerra, circa 300.000 nostri connazionali dovettero abbandonare, in fretta e furia, la costa orientale, e almeno 15.000, tra civili e militari, furono gettati vivi nelle profondità  carsiche (le”foibe”), secondo un barbaro rito che voleva venissero legati tra di loro con un fil di ferro e che sulle loro carcasse fosse gettato un cane a dannare per l’eternità  le loro anime.
Destino migliore per gli esuli sopravvissuti, purtroppo, non vi fu nemmeno in Patria.
Dimenticati, accusati di connivenza con il regime fascista, talvolta addirittura oggetto di ulteriori violenze, gli esuli di Istria e Dalmazia vissero per decenni come stranieri in patria, respinti dalla società  civile, dalla politica e anche dal mondo scolastico, reo di aver lasciato nell’oblio, con la complicità  di molti governi,le tragiche vicende del confine orientale, ancora oggi sconosciute alle nuove generazioni.
La legge del 30 Marzo 2004, che istituisce il “Giorno del Ricordo” e che concede un riconoscimento ai congiunti degli infoibati, è stato un passo simbolico, ma fondamentale, verso quella “pacificazione nazionale” da tempo agognata.
Consci dell’altissimo ruolo che svolge la memoria collettiva nel consolidarsi di un sentimento di Unità , ritieniamo che, proprio nell’anno del 150° anniversario della nascita dello Stato nazionale, non si possa relegare ad un mero rito il ricordo di chi è morto per un’idea di Italia in cui ci riconosciamo.
Isonzo, Piave, Fiume, Foibe, Afghanistan: in luoghi e tempi diversi qualcuno ha dato e dà  la vita per una comunità  che, da 2000 anni, si riconosce sotto uno stesso nome.

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UN SMS DI SARA TOMMASI A BERLUSCONI: “SPERO CHE CREPI CON LE TUE TROIE”

Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile

COCA E MARCHETTE, PERQUISIZIONI A MILANO E A NAPOLI SULLO SFONDO DEI FESTINI DENUNCIATI DALLA TOMMASI…. SILVIO VERGOGNATI, MI HAI FATTA AMMALARE, PAGA I CONTI DELLO PSICOLOGO”….”NON MI INTERESSA PIU’ NULLA”

Piange al telefono con la madre, scrive sms minacciosi direttamente al presidente del Consiglio, finisce in una clinica per curarsi.
“Non è la vita che sognavo, se la vita da star è fatta di questo, lo capisco e rinuncio”.
Prima la droga, i festini, le marchette, i rapporti diretti con il clan di Lele Mora e Fabrizio Corona, ma soprattutto con Silvio Berlusconi e suo fratello Paolo. Poi la disperazione e il crollo.
La storia di Sara Tommasi che emerge dalle intercettazioni raccolte nell’inchiesta di Napoli è quella di una ragazza distrutta, prima dalle sue ambizioni, poi dal giro di Lele Mora e del premier.
Oggi l’abitazione milanese di Sara Tommasi è stata perquisita dagli investigatori, che hanno sequestrato un personal computer.
Perquisita anche l’abitazione di Vincenzo Saiello, soprannominato “Bartolo”, indagato per favoreggiamento della prostituzione nell’inchiesta di Napoli e in contatto con Corona.
Sono tante le conversazioni e gli sms in cui si coglie chiaramente una volontà  di ribellione della ragazza a un sistema che ormai l’ha imprigionata.
E la paura di restare coinvolta nello scandalo che sta montando.
Al punto da arrivare a scrivere, il 15 gennaio 2011, giorno in cui esplode lo scandalo delle prostitute e dell’harem dell’Olgettina, un sms inequivocabile al premier Berlusconi: “Spero che crepi con le tue troie”.
Già  il 10 gennaio, sempre rivolgendosi a B, scriveva: “Silvio vergognati, mi hai fatta ammalare. Paga i conti dello psicologo”.
Lo stesso giorno Sara Tommasi riceve la chiamata della segretaria della clinica “Delle betulle” di Appiano Gentile: “Sara, grazie alla raccomandazione di Berlusconi Paolo, è convocata presso la clinica “Delle Betulle” ad Appiano Gentile, per essere visitata dal dottor Sforza”.
Ma continuiamo con le carte della procura di Napoli.
Il principale interlocutore di Sara era, appunto, Vincenzo Seiello, detto “Bartolo”, presunto organizzatore dei festini a pagamento ai quali partecipa anche la soubrette.
“Ciao Sara per una serata tipo cena con un imprenditore la vuoi fare? 1500 euro? E mi fai sapere”, le scrive in un sms.
La figura di Silvio Berlusconi emerge proprio da una telefonata tra i due, intercettata il 9 settembre 2010.
La Tommasi dice di non poter partecipare a una serata con Bartolo perchè “devo vedere una persona che non vedo da un sacco di tempo, che mi ha chiamato adesso”.
Scrivono i magistrati di Napoli: “I fatti avrebbero insinuato che quella persona andava identificata nel presidente del Consiglio Berlusconi, perchè subito dopo la sua scorta peronale fu notata da Seiello Vincenzo e Amirante Giosuè, mentre indugiavano sotto casa della donna con l’intenzione di parlarle per convincerla a mantenere l’impegno”.
Ecco le parole di Bartolo, che si dice sorpreso da ciò che ha visto: “Le guardie del corpo di Berlusconi! Se la sono venuta a prendere a questa e se la sono portata…guarda, è una cosa incredibile”.
Circostanza, quella della scorta del premier a disposizione della Tommasi, smentita ieri da Palazzo Chigi: “E’ assurdo e diffamatorio”.
Ma è proprio nella fase della “ribellione” di Sara Tommasi che emergono meglio i legami e i collegamenti con il premier e con il giro di Lele Mora.
Tutto inizia il 18 dicembre scorso, quando, in un sms a “Bartolo”, Sara scrive: “Mi spiace non voglio più avere niente a che fare con Corona e con Lele, nè con questo mondo. Addio”.
E ancora: “Nè te nè Lele nè Fabrizio (Corona, ndr) nè le marchette che volevi farmi fare nel giro squallido di Marina Berlusconi che volevate farmi fare o dei festini privati”.
In una telefonata tra i due, lo stesso giorno, Sara è ancora più esplicita: “Mi sono stufata di lavorare, hai capito? Se devo andare a scopare tutto il mondo come sta succedendo con gente che mi perseguita con le droghe, a destra e sinistra…”.
Questa mattina Marina Berlusconi, per commentare questa intercettazione, ha attaccato i giornali: “Non è un caso che anche stavolta il rilievo di gran lunga maggiore a queste farneticazioni sia stato dato dai soliti ben precisi giornali: quelli che, quando ogni giorno sproloquiano sulla macchina del fango, in realtà  stanno parlando solo di se stessi e del loro comportamento”.
Dopo aver evocato la figlia di Silvio Berlusconi Marina, nel litigio con Bartolo la Tommasi tira in ballo anche il fratello di B. Paolo: “Ora scusate ma andatevente a fanculo Co e company dei miei stivali e ditelo anche a Paolo Berlusconi”.
A gennaio i comportamenti di Sara Tommasi diventano schizofrenici.
Con Ermanno Dionisio, che dice di “volerla tutta per lui”, l’8 gennaio risponde: “O mi paghi a prestazione o t’inkuli! Ho già  mille fidanzati. Sono diventata una troia. Ciao”.
La risposta è: “Ok…markette sta bene bacio”.
Ci sono poi i dialoghi e le accuse al premier il 10 gennaio, ma soprattutto il pentimento e la paura, in una telefonata disperata alla madre, intercettata il 19 gennaio, così trascritta nel fascicolo di Napoli: “Sono venuta (a Milano) per due appuntamenti, ma poi alla fine non sono serviti a un cazzo…e basta…ora sto qua a rompermi i coglioni, con la gente che mi droga a destra e sinistra. Non so più dove scappare (ndr, sembra che stia per piangere), non so più dove scappare…guarda (ndr, poi piange)…sono perseguitata..da Berlusconi e da tutti…non so dove mettere le mani”.
Le angosce, le visite in clinica, la prostituzione che comunque, a fasi alterne, continua.
La consapevolezza che la strada per il successo facile ha un prezzo altissimo. Un brusco ritorno alla vita reale.
Che ricorda la storia di Virginia Sanjust, l’annunciatrice Rai travolta dal legame con Berlusconi che “l’ha scelta” nel 2003.
Ecco come è finita la storia di Virginia, i questo estratto dal libro “Papi — uno scandalo politico” di Peter Gomez, Marco Lillo e Marco Travaglio: “Passato il ciclone Berlusconi, la famiglia Armati-Sanjust ne è rimasta travolta e, a oggi, non ha ancora ritrovato un suo equilibrio. Federico Armati è ancora in forze al Cesis (ora denominato Dis) ma non è più utilizzato per attività  operative. Come agente segreto è «bruciato» e si trova nella grottesca situazione di dover lavorare per un servizio che dovrebbe essere fedele al premier che lui ha denunciato e che considera il responsabile delle sue disgrazie. Virginia vive in condizioni ancor più difficili. Alla fine del 2004 ha deciso (secondo il marito, su consiglio di Berlusconi) di lasciare il lavoro alla Rai. La sua personalità  fragile, privata dei due punti fermi che la sostenevano — il lavoro e il figlio, sempre affidato al marito — è entrata in profonda crisi. I continui regali e l’enorme disponibilità  di denaro che Berlusconi le ha offerto per anni non le sono stati di aiuto. Anzi. Le più svariate sette religiose hanno preso ad aggirarsi come avvoltoi intorno a questa ricca e debole signora, nella speranza di spillarle soldi e favori. Lei, Virginia, s’è avventurata in lunghi viaggi in templi più o meno esoterici”.
Entrare a contatto con certi ambienti per molte rappresenta una strada di non ritorno.
E’ questo ambiente che deve rappresentare il nostro Paese?

argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, economia, emergenza, Giustizia, governo, la casta, mafia, PdL, Politica, radici e valori, televisione | Commenta »

ESISTE UNA DESTRA FUORI DAL CORO CHE GUARDA AL FUTURO DEL NOSTRO PAESE

Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile

IL BERLUSCONISMO HA IMPEDITO A QUESTA DESTRA DI CRESCERE COME E’ INVECE AVVENUTO IN ALTRI PAESI EUROPEI… BASTA VIVERE NELLA TRINCEA, FINIAMOLA CON I TORCICOLLO E LE PAGELLE SULLA “CONDOTTA” PASSATA, MENTRE INTORNO LA SOCIETA’ ITALIANA E’ IN CRISI VALORIALE, PRIMA ANCORA CHE ECONOMICA… OCCORRE SAPER “GUARDARE OLTRE” E DELINEARE NUOVI ORIZZONTI PER LE GIOVANI GENERAZIONI

Pubblichiamo un intervento di un caro amico e la relativa risposta del nostro direttore

Prima di arrivare al nocciolo di questo scritto meglio precisare a scanso di equivoci: non sono mai stato berlusconiano, mi distinguono da lui e dalla sua politica scelte etiche di vita, visione del mondo, ipotesi di futuro sociale.
Da Fiuggi in poi non ho più votato se non in elezioni locali e solo per amicizia verso qualche candidato.
Credo che Riccardo mi conosca abbastanza bene e sappia che in 50 anni di scelte politiche non ne ho mai fatto una per motivi di interesse personale, sa che il percorso comune che abbiamo fatto testimonia come io abbia sempre pagato il conto delle mie scelte sia penalmente che civilmente.
Ora il motivo del mio intervento: quando nacque questo sito la stima verso il suo responsabile, e, se permettette, l’affetto personale che a lui mi lega, mi fecero felice che tornasse una voce libera e fuori da ogni coro per esprimere un pensiero che fosse sopra le parti e al solo servizio della verità .
Ora , purtroppo, mi pare che la deriva presa sia in parte un tradimento di queste premesse.
Vale la pena essere il bollettino del Fatto, di Repubblica, di Travaglio?
E’ una certezza assoluta che la magistratura italiana sia al di sopra di ogni sospetto circa una sua personale volontà  di rivincita contro berlusconi?
E Fini può essere l’uomo del riscatto di una destra sociale, civile, etica?
Mi sembra che vi sia troppa voglia di farsi sdoganare da chi ci ha odiato per oltre 60 anni, troppa fregola nel riconoscere onestà  intellettuale a chi onestà  intellettuale non ne ha mai avuta.
Quando uomini di sinistra mi dicono “hai ragione” mi domando sempre quale sia la loro convenienza e faccio mio il motto di Sun Tzu “Vincere sventolando le bandiere del nemico equivale a perdere”.
Rolando Robustelli


Caro Rolando,
colgo l’occasione delle tue osservazioni per rispondere pubblicamente non solo a te, ma, indirettamente, a qualche altro “vecchio militante” che tocca i tuoi stessi tasti ed argomentazioni.
Vediamo di andare per singoli punti.

1) Questo sito nasce, per una “intuizione” personale, tre anni fa come “voce fuori dal coro”, espressione di una “destra sociale” certamente non rappresentata a livello nazionale (se non da macchiette o da personaggi che se ne sono fregiati solo per giustificare correnti interne ai partiti, salvo poi tradirne le aspettative, una volta raggiunti i loro poco nobili scopi).
Abbiamo a suo tempo criticato l’allora governo Prodi, abbiamo seguito con attenzione le prime mosse del governo Berlusconi, cercando di trovare almeno un motivo, almeno uno ripeto, che potesse corrispondere alle nostre idee di   destra.
Se non ci siamo riusciti è proprio perchè abbiamo mantenuto quella onestà  intellettuale che hai richiamato, quell’esigenza di essere solo al “servizio della verità “.
Nessuna deriva da parte nostra, solo una progressiva, lancinante deriva di un governo sempre più rispondente al programma razzista, egoista e antinazionale della Lega, nulla a che vedere con quello del Pdl e con quello di una vera destra sociale.
Il vero traditore del programma ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi, coi suoi sporchi interessi processuali, la sua arroganza, la sua volgarità  politica che impedisce tuttora qualsiasi dibattito interno.
Sarkozy in Francia ha vinto le elezioni senza bisogno di allearsi con Le Pen che pur avrebbe portato in dote un 15% di voti.
In Italia il Pdl è da due anni sotto ricatto di un partito che sta sul cazzo a 9 italiani su 10 e che rappresenta l’antitesi di una destra civile, unitaria, meritocratica e solidale.

2) Proprio in quanto “liberi” riprendiamo articoli di interesse generale o specifico da varie testate, comprese Repubblica e Il Fatto.
Se ne condiviamo il contenuto, almeno in parte, non vedo dove sia il problema.
Ma rovesciamo la domanda: “E’ un problema se qualcun altro sostiene le stesse cose che da anni sosteniamo noi?” .
O qualcuno ritiene che esistano ancora i buoni e i cattivi, in una logica da bunker che ormai trova asilo politico solo nei giornali killer vicino al premier?
Ma andiamo oltre: pensate davvero che i Travaglio e i Di Pietro siano di sinistra?
O non piuttosto “regalati” alla sinistra proprio da un certo tipo di destra affaristico-mafiosa che certamente noi non siamo disposti a difendere?

3) La magistratura è al di sopra di ogni sospetto?
Certamente no, ma a destra non c’è spazio per i vigliacchi e i furbetti del quartierino.
Ci si presenta e ci si difende da uomini.
Mi spiace dover fare un esempio personale, ma a questo punto la coerenza l’impone.
Chi ci segue da anni sa che abbiamo fatto in passato una campagna in difesa dei concorsi puliti in Provincia a Genova.
Avevamo saputo che di certi concorsi pubblici “giravano” già  mesi prima i nomi dei vincitori e lo abbiamo dichiarato, azzeccando 4 nomi dei vincitori su 6.
Vicenda che aveva trovato vasta eco anche sui giornali locali.
Una battaglia condotta, tanto per essere chiari, senza alcun aiuto e supporto da parte del centrodestra locale, che anzi si era vigliaccamente defilato. Sarebbe bastato che il Pdl cavalcasse e approfondisse lo scandalo e sarebbe saltata la giunta, invece silenzio e connivenza.
A quel punto il presidente della Provincia mi ha citato per “danni all’immagine” di fronte al Tribunale civile (stesso metodo usato da Berlusconi contro l’Unità ), affidando la causa al miglior studio legale sulla piazza (tanto per capirci, fattura tre volte quello di Ghedini).
Risultato? Abbiamo chiesto che venissero sentiti vari testimoni che avrebbero comfermato determinate procedure “insolite”.
Possibilità  negata, caso più unico che raro.
Vi erano precari che hanno personalmente assistito a vicende anomale, vi erano dipendenti che avrebbero potuto illustrare che era possibile favorire qualcuno a scapito di altri.
Sono stati ammessi a testimoniare? No.
Perderemo la causa per aver raccontato solo la verità ? Probabile.
Ma per noi sarà  un motivo di onore, ripeto di onore!
A destra vogliamo continuare a starci così, a testa alta, saranno altri che incontrandoci per strada abbasseranno lo sguardo, non noi che abbia solo ricercato verità  e giustizia.
Ma non abbiamo posto in essere artifici per sottrarci al giudizio, non abbiamo cercato “favori”: in tribunale ci siamo presentati, caro Silvio.

4) Fini può rappresentare la nostra destra?
Non l’abbiamo mai sostenuto, ho spesso ripetuto che in venti anni non siamo mai stati con Fini, sempre dall’altra parte, nelle battaglie interne al Msi.
Ma quando per una volta nella sua vita, Gianfranco mostra di avere le palle e, pur avendo tutto da perdere, ha il coraggio di dare una svolta alla sua esistenza, dovremmo essere così coglioni da lasciarlo solo in questa battaglia?
O dovremmo schierarci coi “boia”, solo perchè lui sarebbe un “traditore”, come se i Gasparri, i La Russa, gli Alemanno e i Matteoli fossero gli “onesti” e gli “uomini coerenti e probi”?
Ma quando il nostro mondo saprà  mai valutare il momento politico e le tesi che uno porta avanti senza soffrire di torcicollo?
Ma chi si salverebbe allora, nel variopinto mondo della destra italiana, in base a questo metro di giudizio?
Almirante? Rauti? Storace? La Mussolini? Nessuno è mai stato coerente, hanno cambiato posizioni a seconda della convenienza, almeno quanto Fini.
E allora si abbia l’onestà  di valutare la posizione di Fini senza preconcetti: se oggi non abbiamo leggi da regime militare è grazie a lui e ai Granata, alla Bongiorno, ai Bocchino, alla Perina, tutto il resto sono solo chiacchiere.
Noi guardiamo ai fatti.
Qualcuno è scandalizzato perchè Fini si allea con Casini?
E con chi doveva allearsi, con qualche puttaniere o con Cosentino forse?
O con qualche bastardo rifiuto umano che nega una ciotola di riso a una bimba immigrata in un asilo?
O con chi ha fatto carriera a destra favorendo le prestazioni della moglie presso un notabile di partito?
Sono questi i punti di riferimento di chi oggi critica Fini?
Bene teneteveli, noi della compagnia di certa feccia ne facciamo a meno da un pezzo.
Se Fini non sarà  all’altezza lo criticheremo, come è doveroso e come abbiamo fatto in passato.
Ma lezioni di morale da delinquenti seriali non le accettiamo.

5) Nessuno ci ha sdoganati, non cerchiamo approvazioni a sinistra, raccontiamo solo fatti ed esprimiamo idee di destre.
Se qualcuno ci riconosce onestà  intellettuale è perchè il mondo va avanti, è finito il tempo di chi fomenta odio per sopravvivere.
Ricordatevi piuttosto quel regime che ha campato per anni sul sangue dei ragazzi di destra e di sinistra che si massacravano nelle strade, mentre loro continuavano a macinare tangenti, corruzione delle coscienze, odio e divisioni e impedendo a intere generazioni di confrontarsi sul terreno delle idee.
Se uno che non la pensava come me oggi mi dà  ragione, devo per forza pensare che lo faccia per interesse?
O non perchè le idee che porto avanti, la mia corenza e il mio stile di vita non meritino il suo rispetto?
E le sue idee, la sua coerenza e il suo modello di vita non meritino il mio?
Ma quando impareremo a crescere in questo Paese e a liberarci di chi, proprio grazie a questi steccati, da decenni cura solo i propri interessi e non il bene del nostro popolo?

Noi non abbiamo rinunciato a sognare, ma neppure a odiare la cosa peggiore su cui si fonda la politica italiana: il conformismo che ci impedisce di arrivare a una democrazia compiuta, vera, sofferta.
Una destra e una sinistra che sappiano competere sul piano delle idee e della visione della vita.
Tutto il resto è fare il gioco di chi specula sulle nostre intelligenze, sulla nostra vita, sui nostri sacrifici, sulla nostra pelle.
Vogliamo lottare per salvare un Paese che va a a puttane, non un premier che ci va per demenza senile.
E se a qualcuno non piace quello che scriviamo, libero di non leggerci.
Il mondo editoriale è pieno di fondoschiena, di tette e di chi da decenni ve lo mette nel culo raccontandovi palle.
Abbonatevi a quelli.
Noi siamo diversi.

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