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ARRESTATO IL BANCHIERE MASSIMO PONZELLINI PER I FINANZIAMENTI A CORALLO

Maggio 29th, 2012 Riccardo Fucile

IL BANCHIERE E’ AI DOMICILIARI MENTRE SULL’IMPRENDITORE LATITANTE PENDE UNA MISURA CAUTELARE… FERMATO ANCHE ANTONIO CANNALIRE “SOGGETTO IN STRETTI RAPPORTI” CON L’EX NUMERO UNO DELLA BANCA POPOLARE

Massimo Ponzellini, ex presidente della Banca Popolare di Milano e attuale numero uno di Impregilo, è stato messo agli arresti domicialiari dalla Procura di Milano per i finanziamenti concessi alle società  riconducibili a Francesco Corallo sul quale pende una misura cautelare, ma che non può essere eseguita perchè latitante.
Con Ponzellini ai domiciliari anche Antonio Cannalire emerso come “un soggetto in stretti rapporti con Ponzellini, su cui esercitava una forte influenza e con cui avrebbe curato pratiche di finanziamento chiaramente anomale con personaggi di rilievo istituzionale”.
Le accuse, nell’inchiesta coordinata dai pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici, sono di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita e alla corruzione privata.
Nell’ambito della stessa vicenda la Procura contesta ai banchieri anche il divieto di contrarre obbligazioni.
Tra gli indagati figurerebbero anche Enzo Chiesa, ex dg della Bpm, e Marco Milanese ex braccio destro di Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
A Ponzellini vengono, inoltre, contestate anche presunte “mazzette” per 5,7 milioni di euro.
Nel mirino degli inquirenti era finito lo scorso ottobre il finanziamento da 148 milioni di euro da parte di Bpm alla società  Atlantis/BpPlus, “un finanziamento che – scrivevano i pm in un decreto di sequestro – appare incomprensibile, sia secondoi canoni di buona amministrazione sia, più gravemente, secondo le regole della disciplina in materia di riciclaggio”.
La banca avrebbe prestato soldi alla Atlantis che, risalendo la catena di controllo, farebbe capo attraverso una società  offshore delle Antille Olandesi a Francesco Corallo, figlio di Gaetano, condannato per reati di criminalità  organizzata, e legato al clan di Nitto SantaPaola.
I ricavi della Atlantis, attiva nei giochi d’ azzardo e vincitrice di una gara d’appalto con l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams), finirebbero al di fuori dei confini nazionali, senza saperne la destinazione.
Dubbi sarebbero emersi anche su un aumento di una fideiussione concessa ad Atlantis, in occasione della quale non sarebbero stati verificati i requisiti della società , primo fra tutti la necessità  che la società  per ottenere le concessioni sui giochi d’ azzardo dalla Stato italiano non avesse sede in Paesi a fiscalità  agevolata.
E per capire i legami tra il gruppo Atlantis e l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams), la Guardia di finanza ha già  perquisito gli uffici di Roma di quest’ultima, il cui direttore generale, Raffaele Ferrara, è presidente dell’Organismo di Vigilanza della Bpm.

Walter Galbiati e Emilio Randacio
(da “La Repubblica”)

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MASSIMO PONZELLINI: IL BANCHIERE DELLA LEGA

Maggio 29th, 2012 Riccardo Fucile

L’EX PRESIDENTE DELLA BANCA POPOLARE DI MILANO E BOSS DI IMPREGILO E’ STATO UOMO VICINO AL CARROCCIO, CONSULENTE ECONOMICO DEL VATICANO, AMICO E PROTETTO DI TREMONTI

Ponzellini, ex presidente della Banca Popolare di Milano e attuale numero uno di Impregilo, è stato arrestato dalla Procura di Milano con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita e alla corruzione privata.
Nel mirino degli inquirenti era finito lo scorso ottobre il finanziamento da 148 milioni di euro da parte di Bpm alla società  Atlantis.
La banca avrebbe prestato soldi alla Atlantis che, risalendo la catena di controllo, farebbe capo attraverso una società  offshore delle Antille Olandesi a Francesco Corallo, figlio di Gaetano, condannato per reati di criminalità  organizzata, e legato al clan di Nitto Santapaola.
Massimo Ponzellini fino a pochi mesi fa era considerato uno degli uomini più potenti legati all’area grigia tra finanza e politica.
Qui di seguito il ritratto che ne ha fatto Denise Pardo nell’ottobre del 2010

Alla fine, perchè sono i dettagli a fare la differenza, a convincere il Senatur della sua fede padana, non è stato il ministro di Silvio, ma il ministro di Dio.
Così, più che Giulio Tremonti potè infatti don Stefano, parroco di Bedero Valcuvia, Varese, che dopo aver chiesto aiuto e soldi a Umberto Bossi per la chiesa andata in fiamme, si era visto arrivare, in puro stile leghista assistenzial-territoriale, non solo il suddetto Bossi.
Ma al suo fianco, convocato d’urgenza, anche Massimo Ponzellini, neo presidente della Banca Popolare di Milano, (“L’abbiamo nominato noi”, aveva declamato il leader del Carroccio) quindi pronto a finanziare il restauro di sacrestia, campanile e, crepi l’avarizia da sportello, pure l’acquisto dell’organo andato in fumo.
Davvero una prova del fuoco, è il caso di dirlo, per lui primo esemplare di banchiere del Po, “uno dei nostri”, continua a dichiarare urbi et orbi Bossi che quando si fissa, si fissa, e ora è la volta di Ponzellini, tanto da far baluginare, a fine agosto, una sua possibile candidatura a sindaco di Bologna.
Ma Ponzellini, che sorvola sull’affiliazione politica (“Faccio il presidente nell’interesse dei clienti dei soci e dei dipendenti”), non ci pensa proprio.
Nel futuro si spalancano ben altri scenari per uno come lui, 60 anni, presidente di Bpm ma anche di Impregilo, superconsulente economico del Vaticano (sono solo quattro) amico e protetto di Tremonti, quasi la sua ombra, capace di “fare baracca”, come si diverte a dire in slang bolognese, con l’asettico Piero Gnudi presidente dell’Enel filo Udc come con l’eccitato ministro Roberto Calderoli.
A suo agio tra i maglioni in lana di capra del popolo del Po come nella Bentley guidata dall’autista con guanti che lo portava dalla casa di Ascot alla sede della Bers dove lavorava, può vantare, e certo è una bella novità  per i suoi amici della Lega, perfino quattro quarti di nobiltà  imprenditoriale: mobili Castelli, la famiglia d’origine, caffè Segafredo, per parte di moglie, “la Maria”, tre figlie con lei, il suo nome tatuato sul polso al tempo del corteggiamento.
E pensare che agli esordi Ponzellini sembrava una pecora nera.
Un simpaticone con l’aria un po’ frescona e la sindrome da party.
Come dimenticare gli arrivi roboanti in ufficio in Ferrari, quella del nonno e del padre, molto old money direbbero gli squali della City, quando era l’assistente del paffuto presidente dell’Iri Romano Prodi?
O le riunioni di staff sul mega motoscafo, anch’esso veloce e rumoroso come si conviene, praticamente un ufficio galleggiante oltre che una navetta Napoli-Capri, da amministratore delegato di Sofin?
Negli anni, invece, di passo in passo, si è rivelato un uomo accorto che ha saputo riempire molto bene tutte le caselle.
Ora sembra destinato a un ruolo chiave e principale nella partita della Lega per la conquista della finanza e delle banche del Nord.
Anche perchè la sua è stata la prima vera nomina, la prima scelta matura per il salotto buono del capitalismo espressa dal partito di Bossi.
In fondo, un colpaccio per ambedue le parti. Per la Lega, vuol dire avere in portafoglio uno che conosce tutti quelli che si devono conoscere a est e a ovest di Suez (espressione dell’Aga Khan, che il nostro naturalmente conosce).
Per Ponzellini, un nuovo, promettente porto da cui salpare con il vento in poppa
I porti che ha frequentato e le porte che ha aperto e chiuso sono state tante.
Ponzellini, come è chiaro, nasce con la camicia, che di questi tempi è diventata verde, naturalmente.
Ma è stato il fato a portargli in dote un universo familiare così variegato da rappresentare un pozzo di legami e di rapporti davvero senza fondo.
Suo padre, l’ingegner Giulio, oltre a essere uno dei sostenitori e finanziatori della Nomisma (di cui suo figlio diventerà  direttore) di Romano Prodi, è stato per decenni potente Consigliere superiore della Banca d’Italia, dove sono passati Lamberto Dini, Cesare Geronzi, Mario Sarcinelli.
Secondo tutti, Massimo è di Bologna, dove in effetti è nato.
In realtà , la famiglia è originaria di Cazzago Brabbia, comune in provincia di Varese di 800 anime più o meno, ora caput mundi, però, visto che proprio lì ha visto la luce Giancarlo Giorgetti, il Gianni Letta di Bossi, presidente della Commissione Bilancio della Camera, segretario nazionale del Carroccio, riservato come una marmotta, e soprattutto, cugino di Ponzellini.
Ecco il fato ancora. E l’eredità  di una rete, di un coacervo di relazioni che il banchiere, dotato quando è in vena di una simpatia travolgente, battute a raffica, eloquio fiorito simil Bossi e neanche un filo di puzza sotto al naso, ha saputo mettere a frutto come pochi.
Così passa dalla Roma delle Partecipazioni Statali con il Professore alla Londra dell’alta finanza, sede della Banca Bers, fondatore Jacques Attali, ex consigliere di Mitterrand, ora di Sarkozy, vice presidente Sarcinelli, invece, dove nel giro di pochissimo diventa amico di Carlo d’Inghilterra (una volta, per evitare una multa, bisbiglia quasi con l’occhiolino la conoscenza altolocata all’orecchio di un vigile londinese che per un pelo non lo ricovera per accertamenti).
Dopo, governo Berlusconi, ministro l’amico di famiglia Dini, trascorre nove anni fra gli abeti del Lussemburgo alla Bei fino a quando Tremonti, frequentato a fine anni Ottanta, da ministro del Tesoro lo nomina responsabile di Patrimonio Spa e della Zecca di Stato. In Italia, ritrova il gran giro.
A Roma, quello della politica. A Milano, quello dell’economia, Marcellino Gavio e Salvatore Ligresti, gli imprenditori che con Gilberto Benetton lo nomineranno presidente di Impregilo, colosso delle grandi opere (ora anche in Libia), alcune molto care ai padani: la galleria del Gottardo, la Pedemontana Lombarda, la Tangenziale est esterna di Milano.
Poi, la vittoria alla Bpm, dopo uno scontro epocale con l’ex dc Roberto Mazzotta, conquistata grazie all’appoggio di sindacati e soci convinti, racconta una fonte leghista, dal curriculum di Ponzellini, certo, ma anche da un lavoro di lobby strategico (la banca ha comprato una montagna di Tremonti bond).
Fatto sta. Lega o non Lega, dai e dai, Ponzellini riesce persino a costruire un rapporto personale con Bossi.
Appare in compagnia di Tremonti e del leader del Carroccio agli incontri con gli industriali del Varesotto all’Agustawestland di Vergiate, dove la Lega vorrebbe mettere uno zampino in cda molto volentieri.
E’ spesso con i due ministri a Montecitorio a Roma.
A colazione al Savini di Milano.
Il primo luglio, durante un vertice alla pizzeria Capricciosa di Roma il banchiere compare per un affettuoso saluto al Senatur.
Sono ancora l’Umberto, il Giulio e il Massimo a visitare il 26 luglio Villa Reale a Monza, possibile scenario Expo 2015. Ponzellini manca di rado ai “lunedì di Giulio” all’Agenzia delle Entrate a Milano, dove Tremonti convoca i principali banchieri per chiacchiere informali e pasti frugali.
Per dire la vita: proprio lui che aveva partecipato nel 2001 al rilancio de “l’Unità ” di Furio Colombo e Antonio Padellaro, ora è una star della “Padania”.
Proprio lui, formato nelle banche europee, si accompagna al partito che vede l’Ue come il Diavolo.
Proprio lui, l’uomo dai mille contatti con la finanza Usa, bacchetta al convegno Federlegno il presidente Giorgio Napolitano per la visita a Obama, preferita all’assemblea Confindustria, ed è in prima fila ai festeggiamenti romani per Gheddafi. Un’unità  di pensiero quasi commovente tra lui e la Lega, persino sulla Rai: “Se chiudesse, il Paese ci guadagnerebbe”, ha detto.
Così non c’è da stupirsi se poi qualcuno pensa di trasformarlo in un politico, come è successo con la ventilata candidatura a Bologna, liquidata da lui come una boutade. Ponzellini, uomo accorto e abile, ha imparato bene che i premier passano, i politici tramontano, ma che in genere, i banchieri restano.

Denise Pardo
(da “L’Espresso”)

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NUOVA SCOSSA DI TERREMOTO IN EMILIA: QUINDICI MORTI ACCERTATI, ALTRE PERSONE SOTTO LE MACERIE, UN PAESE RASO AL SUOLO

Maggio 29th, 2012 Riccardo Fucile

A CAVEZZO CROLLATO IL 75% DEL PAESE, A SAN FELICE SUL PANARO “SITUAZIONE DISASTROSA”… A BOLOGNA LA GENTE E’ FUGGITA IN STRADA, EVACUATI NEGOZI E UFFICI… LA SCOSSA HA AVUTO UNA MAGNITUDO 5.8

Una scossa di terremoto con epicentro in Emilia Romagna molto violenta è stata registrata oggi alle 9.00, di magnitudo 5.8.
L’epicentro è stato localizzato ancora a Finale Emilia, in provincia di Modena, a una profondità  di circa 10 km.
La scossa ha causato otto morti, ma le persone ancora sotto le macerie potrebbero essere molte di più.
A Finale Emilia e San Felice sul Panaro stanno vivendo momenti di caos.
Anche i soccorritori hanno difficoltà  a muoversi e capire quante persone potrebbero essere coinvolte. Identica la situazione a Mirandola.
Tra i paesi più colpiti c’è Cavezzo: secondo fonti dell’amministrazione comunale il 75 per cento del paese sarebbe distrutto.
Il sisma è stato avvertito in tutto il nord Italia, da Milano (dove alcuni stabili, soprattutto quelli più vecchi sono stati evacuati) a Ravenna.
La gente è fuggita in strada anche a Bologna.
Si temono nuovi crolli nelle zone già  colpite dal sisma. Da una prima ricognizione è crollato un’altra parte della Rocca Estense di San Felice.
La terra ha tremato per diversi secondi in maniera prolungata, sussultoria e ondulatoria.
Tanti i bolognesi scesi in strada: il movimento tellurico, per forza e intensità , ha ricordato quello del 20 maggio scorso.
Alcuni negozi sono stati evacuati.
Il terremoto è stato avvertito in tutto il Nordest, a Verona, Vicenza, Venezia, Bolzano, Padova e Trieste.
La terra ha tremato per diversi secondi in maniera prolungata, sussultoria e ondulatoria.
Situazione   grave per i soccorritori.   Ancora scosse avvertite nei territori a cavallo tra le province di Modena e Ferrara. Il terremoto sta provocando ancora crolli e rende difficile il lavoro dei volontari che stanno tentando di verificare se ci sono feriti.
Gravi danni e feriti a Cavezzo, Cento e Mirandola.
A Cento è crollato il tetto del teatro comunale e numerose abitazioni private sono segnate da crepe e crolli.
A Mirandola, secondo i soccorritori, ci sarebbero diverse persone rimaste sepolte da muri e tetti crollati.
Tre operai sono morti a San Felice sul Panaro, due a Mirandola, la sesta persona sarebbe morta a Cavezzo.
Gli altri in alcuni centri del Modenese. Ancora non si hanno particolari. Ma ci potrebbero essere altre vittime.
“Ci sono stati crolli importanti”, spiega la protezione civile, “abbiamo tutti i mezzi fuori. Stiamo verificando”.   Si teme che la nuova scossa diterremoto abbia provocato molte più vittime a San Felice sul Panaro e Cavezzo.
Segnalazioni in tal senso sono arrivate alle autorità  e sono in corso verifiche. ‎059 200200 è il numero della protezione civile per assistenza zona Modena .
Persone sotto le macerie.
Per i crolli causati dalla nuova forte scossa di terremoto che ha colpito questa mattina diversi paesi del modenese, alcune persone sono rimaste ferite. E’ quanto risulta dalle prime verifiche della Protezione Civile.
Danneggiati alcuni capannoni industriali. Sono in corso accertamenti per verificare le condizioni delle persone rimaste ferite sotto le macerie e non si esclude che qualcuno sia in condizioni gravi.
“La situazione è disastrosa”. E’ quanto afferma all’Adnkronos il comandante della polizia municipale di San Felice sul Panaro, Cristina Remondi, che sta effettuando sopralluoghi dopo la nuova, violenta scossa di terremoto di questa mattina. “
Stiamo verificando se qualcuno è rimasto intrappolato nelle macerie — spiega — e stiamo facendo verifiche nelle fabbriche”.
Crolla il Duomo di Mirandola. A Mirandola, una delle città  più colpite dal sisma del 20 maggio, è crollato il duomo e la chiesa di San Francesco.
Danni ci sono stati in tutte le città  colpite dal sisma il 20 maggio scorso.
Gente in strada a Bologna.
A Bologna gran parte delle persone hanno lasciato gli uffici e i negozi nei quali si trovavano e si sono radunati in piazza Maggiore.
Il Comune di Bologna “ha invitato i dirigenti scolastici e i direttori dei quartieri ad adottare le procedure previste in caso di evacuazione degli edifici scolastici, mantenendo gli alunni all’esterno fino a conclusione dell’orario scolastico e alla ritenuta cessata emergenza”.
Attraverso la Polizia municipale, la Protezione civile e i tecnici del settore lavori pubblici, Palazzo d’Accursio ha iniziato ad effettuare i sopralluoghi nelle scuole “per verificare le condizioni di staticità  degli immobili e per garantire l’eventuale ripresa dell’attività  scolastica nella giornata di domani”.
Nel Modenese ancora crolli.
Nuovi crolli nel modenese causati dalla forte scossa di questa mattina avvertita in tutto il centro-nord. Dalle prime informazioni della Protezione Civile, alcuni crolli avrebbero interessato anche dei capannoni industriali nelle zone più colpite dal terremoto. Sono in corso verifiche con le forze dell’ordine, il 118 e i vigili del fuoco per un primo bilancio dei danni e per capire l’eventuale presenza di feriti.
Forse una nuova faglia.
Potrebbe essere la rottura di una nuova faglia all’origine del terremoto di magnitudo 5,8 avvenuto questa mattina nel modenese.
Il sisma è avvenuto sul margine occidentale dell’arco di circa 40 chilometri attivato nel sisma del 20 maggio scorso.
Allora le scosse più forti erano avvenute nella zona orientale.
“Si temeva che con una struttura così complessa, potesse esserci spazio per altri terremoti di grande entità ”, ha detto il sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Alessandro Amato.
Dopo il terremoto del 20 maggi oscorso, le repliche più forti (ossia di magnitudo superiore a 5) erano concentrate nella zona di Ferrara. Il terremoto di questa mattina, ha detto ancora Amato, “indica che molto probabilmente sono attive più faglie”. Situazioni come queste possono verificarsi quando vengono attivate strutture molto complesse.
Per esempio, in passato è avvenuto con il terremoto di Colfiorito del 1997, quando alla prima scossa sono seguite a distanza di giorni nuove scosse importanti.
“La struttura responsabile del terremoto di oggi nel modenese — ha aggiunto il sismologo dell’Ingv — è la struttura complessa del tratto settentrionale dell’Appennino, nel quale la catena montuosa prosegue sotto la Pianura Padana. La struttura è la stessa legata al sisma del 20 maggio, ma probabilmente avvenuta su una faglia adiacente. Non si tratta quindi una replica in senso stretto”.
Tuttavia il meccanismo di questo nuovo terremoto sarà  chiarito nelle prossime ore, sulla base dei dati rilevati dai sismografi.

Emiliano Liuzzi
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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