Luglio 14th, 2012 Riccardo Fucile
A DESTRA, NELLE SUE VARIE SFACCETTATURE, MILITANO SEMPRE MENO PERSONE: LA COSA MIGLIORE CHE SANNO FARE E’ LITIGARE PERENNEMENTE TRA LORO… CHI PERCORRE STRADE DIVERSE ABBIA IL CORAGGIO INTELLETTUALE DI AMMETTERE LA PLURALITA’ DI IDEE, SENZA PRETENDERE CHE TUTTI LA PENSINO IN MODO UGUALE… MA SENZA SINTESI SARANNO SEMPRE PERDENTI
Commentiamo con amarezza ma senza stupore l’aggressione subita da Filippo
Rossi, direttore del “Futurista” e animatore di “Caffeina” a Viterbo, uno degli appuntamenti più qualificati della estate culturale italiana, ad opera di militanti di Casa Pound.
Innanzi tutto la nostra piena solidarietà a Filippo per il triste episodio di cui è rimasto vittima, ma questa non sarebbe sufficiente se non fosse accompagnata da una riflessione.
E’ evidente che a destra (termine peraltro generico) vi siano tante sfaccettature, alcune molto distanti tra loro: quella tra il Futurista e Casa Pound sono lontane tra loro in modo marcato.
Con inevitabili attriti.
Ma dato che non stiamo parlando della Dc degli anni d’oro che poteva permettersi dieci correnti, ma di un mondo numericamente “marginale”, se non emarginato, ci sembra assurdo che qualcuno possa pensare che sia prioritaria l’egemonia culturale, se non “muscolare”, all’interno del “quasi nulla” in percentuale di consensi.
L’autoreferenzialità di una miriade di gruppi è inversamente proporzionale alla tolleranza intellettuale verso gli altri e alla capacità di operare sintesi.
E’ sempre stata una caratteristica del movimentismo di destra, certo, ma in altri tempi poteva rappresentare un valore aggiunto, oggi solo il suicidio politico.
Troppe divisioni, ma anche toni troppo accesi per semplici beghe di condominio, enfatizzazioni di “quello che divide” senza apprezzare mai “quello che unisce”, le ragioni dello “stare insieme”.
Un mondo che riesce a litigare su tutto, a non abbassare mai toni, uno sfogatoio quotidiano di distinguo, non su questioni “portanti”, ma su piccolezze.
Dove i presunti “capi” non si rendono conto del “peso” talvolta eccessivo delle loro parole, generando fazioni, invece che adesione e consenso a una linea.
Una destra che avrebbe sempre meno bisogno di macchiette e più di sintesi, di meno parata di muscoli e più di cervello.
Le “azioni esemplari” sono oggi aiutare i meno abbienti, propagandare valori, difendere il lavoro, dare un futuro ai nostri figli, sostenere le fasce deboli.
Non c’è più possibilità di cittadinanza per una destra che non sappia fare autocritica e ritrovarsi unita in una pur sofferta sintesi.
Altre strade portano solo all’emarginazione, liberale o sociale che sia.
E di barboni per strada ve ne sono già fin troppi.
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Luglio 14th, 2012 Riccardo Fucile
ASSALITA LA SEDE DI CAFFEINA DA UNA DECINA DI ESPONENTI DI CASA POUND… ROSSI COLPITO DA PUGNI E CALCI DOPO UNA BREVE DISCUSSIONE
L’aggressione è avvenuta all’interno della sede di Caffeina a San Pellegrino Si sarebbe trattato di una vera e propria spedizione punitiva partita dalla capitale, composta da una decina di persone, diversi dei quali con la maglietta col simbolo di CasaPound.
Quattro di loro sono entrati nella sede di Caffeina, dove era Rossi e alcuni ragazzi.
Dopo una discussione, uno degli squadristi ha sferrato un pugno allo zigomo di Rossi che, una volta caduto a terra, è stato anche raggiunto da un calcio di un altro aggressore.
Sarebbero state distrutte anche delle suppellettili, tra cui un porta bicchieri.
Altri due componenti della squadra di aggressori, intanto, impedivano ai volontari di Caffeina di entrare nella loro sede.
Tra gli aggressori è stato riconosciuto, da Rossi e decine di altre persone, Gianluca Iannone leader di CasaPound, che si sarebbe addirittura presentato alla sua vittima.
Sarebbe stato proprio lui a sferrare il pugno.
Iannone avrebbe detto a Rossi che gli voleva parlare. Avrebbe iniziato a inveire contro di lui per le prese di posizione contro CasaPound. Subito dopo il pugno.
Dopo la violenta aggressione il gruppo si è allontanato indisturbato.
Sul posto sono arrivati due volanti della polizia.
Filippo Rossi è stato trasporta a Belcolle per essere curato. Non sembra abbia riportato lesioni gravi. Solo un occhio gonfio.
A piazza San Pellegrino al momento dell’aggressione c’erano centinaia di persone. Ci sono stati attimi di paura, soprattutto perchè non si capiva cosa stesse accadendo.
In tarda nottata Filippo Rossi ha sporto formale denuncia in questura per quella che appare un vera e propria spedizione punitiva partita dalla capitale.
“E’ stata una scena e un gesto folle — afferma Filippo Rossi all’uscita dal pronto soccorso -. La cosa più brutta è che è stata invasa la sede di Caffeina, un luogo di allegria, in cui si dà vita a cose belle. Un luogo dove c’erano ragazzi di appena quindici anni. Il mio primo pensiero va proprio ai volontari di Caffeina. Alcuni hanno addirittura cercato di reagire. Un mondo lontanissimo ci ha invaso e aggredito. Questa è la sensazione più sgradevole”.
(da “Tuscia web”)
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Luglio 14th, 2012 Riccardo Fucile
ATTORNO AL CAVALIERE SI E’ FORMATA UNA NUOVA CORTE, FATTA DI NUOVI AMORI E ANTICHI SODALIZI CHE ESCLUDE LA VECCHIA NOMENCLATURA… TRA I POCHI CHE RESISTONO C’E’ DENIS VERDINI… DIEGO VOLPE PASINI L’ASTRO NASCENTE
La scena nella quale si sono imbattuti gli ultimi ad essere saliti in settimana al
primo piano di Palazzo Grazioli è di quelle senza precedenti.
Anche per i più assidui frequentatori della corte del Cavaliere.
L’ampia scrivania d’antiquariato di Silvio Berlusconi imbandita con decine di fotine rigide di ragazzi e ragazze sorridenti.
Tratto distintivo: tutti giovanissimi ed emeriti sconosciuti, con (smilzo) curriculum allegato. A
l fianco del presidente Pdl, la solita, assidua, inseparabile Maria Rosaria Rossi.
Quei volti nuovi della politica che verrà li stanno selezionando insieme.
Lei, forte della collaudata esperienza in sella al suo call center, lui, sempre convinto del suo infallibile fiuto da talent scout.
Che rapida scalata per la deputata assurta agli onori della cronaca nell’estate delle feste al castello di Tor Crescenza.
Ma anche quante invidie e maldicenze, in quel che resta del Popolo della libertà¡ che Berlusconi si prepara a smantellare.
Incurante, il padre padrone, perfino dell’epiteto che le è stato affibbiato: la “badante”.
Che certo tanto bene non ha portato, nè al “badato” Umberto Bossi, nè alla Rosi Mauro tristemente divenuta famosa.
Il fatto è che per un cerchio magico che tramonta un altro si è insediato stabilmente all’apice della piramide berlusconiana.
Come quello che ha blindato il Senatur, formato da sei paladini, non di più.
E come quello, fortemente esclusivo.
E infatti, fuori dal cerchio, c’è un intero partito. Escluso, tagliato fuori. Che tanto più in queste ore in cui Berlusconi ha deciso quel che ha deciso, non è riuscito nemmeno a farsi inserire nell’agenda degli appuntamenti di via del Plebiscito.Non a caso.
A gestirla, l’agenda, è ormai da mesi proprio la Rossi.
In piena discrezionalità . Per l’ex premier, “mai più senza” Maria.
Vertice del Ppe a Bruxelles o assemblea dei parlamentari Pdl a Roma, non fa differenza: dall’Audi di Berlusconi scende sempre la lunga chioma castana dell’onorevole Rossi.
All’incontro con Monti a palazzo Chigi Berlusconi è arrivato “accompagnato dal segretario Alfano e dall’ex sottosegretario Gianni Letta. Poco dopo è arrivata anche la deputata Maria Rosaria Rossi” si leggeva su un lancio Ansa dello scorso 26 giugno.
Chi ha scalato le posizioni con altrettanta rapidità è l’intraprendente Diego Volpe Pasini.
Già¡ fondatore a Udine del movimento Sos Italia, già¡ candidato sindaco del capoluogo friulano, con un precedente giudiziario (in carcere per aver negato gli alimenti a “ex” e figlio), divenuto famoso per il dossier Rosa Tricolore reso pubblico un mese fa dal sito dell’Espresso, sorta di rinascita forzista lanciato al grido di “cancelliamo la nomenklatura”, via i Cicchitto, Gasparri e La Russa. Dentro giovani e sconosciuti.
Filosofia che il Cavaliere ha fatto propria. Del resto, di conoscenze Pasini ne vanta parecchie, femminili soprattutto, come raccontano con malizia in Transatlantico i dirigenti Pdl che osservano spiazzati quanto si sta muovendo sopra la loro testa.
Gli stessi pidiellini che lo dipingono come una via di mezzo tra Tarantini e Lavitola, al netto delle faccende giudiziarie.
“Il testo? Nato dagli incontri con Berlusconi” raccontava lui serafico dopo la pubblicazione del dossier.
Un tipo tanto vicino al capo, Pasini, da potersi permettere di rivelare ieri il pianto di Angelino Alfano, per dire.
Su e giù da Grazioli, nei mesi successivi alle dimissioni da premier, come il suo amico e sodale Vittorio Sgarbi.
Un amore di ritorno, per Berlusconi. Che ha benedetto il Partito della Rivoluzione che oggi il critico d’arte battezzerà , preludio di una delle miriadi di liste pro-Cav.
Denis Verdini è tra i pochi che dal “cerchio magico” non è mai uscito. È a lui che Berlusconi un paio di settimane fa ha consegnato le chiavi da plenipotenziario delle trattative (condotte col pd Maurizio Migliavacca) sulla legge elettorale, quando queste sono entrate nel vivo, esautorando sherpa ed esperti d’aula.
Donne gli ultimi due anelli della catena che blinda la corte.
Daniela Santanchè è tra le poche ad aver accesso a Grazioli, a Villa San Martino ad Arcore o alla Certosa sarda senza tanti preavvisi.
Tra i pochi big sponsor, ascoltati, del gran ritorno del Presidente.
E infine Micaela Biancofiore, giovane deputata trentina, non a caso bacchettatrice senza remore dei colleghi scettici e prudenti quando un mese fa a Fiuggi Berlusconi aveva lasciato trapelare la sua rentrèe: “Tanti codardi egoisti vogliono salvare la poltroncina” tuonava il 26 giugno al Corriere, tra una visita e l’altra alla residenza del Cavaliere.
E il segretario Alfano? La sua stanza c’è ancora, li al primo piano, ma a Grazioli, raccontano, Angelino non è più di casa come prima.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Luglio 14th, 2012 Riccardo Fucile
IL NOME DEL FONDATORE DEL CARROCCIO EPURATO NEI NUOVI LOGHI… ARRIVANO VIA MAIL LE DISPOSIZIONI DELLA NUOVA NOMENKLATURA DI CORTE
Dopo l’uscita di scena reale anche quella simbolica.
Il nome di Umberto Bossi ‘esce’ ufficialmente dal simbolo della Lega Nord.
La scritta ‘Bossi’, infatti, non è presente nei nuovi loghi. Il nuovo simbolo è stato inviato via mail a tutte le segreterie del Carroccio.
Nella circolare, letta dall’Ansa, si raccomanda di utilizzare il nuovo logo “in ogni ambito”.
E’ una delle prime decisioni della nuova era della Lega, quella targata Roberto Maroni.
La circolare ha come oggetto il “Nuovo simbolo Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”. E’ stata inviata alle sezioni e alle Circoscrizioni, allegando “una comunicazione pervenuta dalla Segreteria federale” destinata “alle Segreterie Nazionali e Provinciali Lega Nord”.
La guerra per il simbolo.
Proprio il neo-segretario del Carroccio aveva posto, come discriminante del proprio incarico, la volontà di non “essere segretario a metà ” ne un capo “sotto tutele”.
Quella di oggi è solo l’ultimo capitolo della guerra per il simbolo del Carroccio.
In molti, negli ultimi mesi avevano sostenuto che il Senatur fosse pronto a rivendicarlo. Ma nel nuovo Statuto presentato nell’ultimo Congresso Federale di Assago, era scritto nero su bianco che “il simbolo della Lega Nord – per l’indipendenza della Padania appartiene al patrimonio della Lega Nord e, in quanto tale, il Consiglio federale è delegato alla gestione dello stesso e a sue eventuali modifiche”.
Torna la “Padania”.
Inoltre, nessun accenno al nome di Bossi: “Il simbolo è costituito da un cerchio racchiudente la figura di Alberto da Giussano, così come rappresentato dal monumento di Legnano – si continua – sullo scudo è disegnata la figura del leone di San Marco, il tutto contornato, nella parte superiore dalla scritta ‘Lega Nord’. Nella parte inferiore è la parola ‘Padania’. Alla destra del guerriero è posizionato il ‘sole delle Alpì rappresentato da sei petali disposti all’interno del cerchio”.
Del resto, la stessa descrizione era contenuta nello statuto dei leghisti del 2002.
Ma, di fatto, la parola Padania era stata ben presto sostituita dal cognome del fondatore.
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Luglio 14th, 2012 Riccardo Fucile
ESPULSI A MARZO 2012 PER LA LORO PRESA DI POSIZIONE SUL CASO TAVOLAZZI, HANNO FONDATO UNA NUOVA LISTA ELETTORALE CON SEI STELLETTE NEL LOGO… ENERGIA RINNOVABILE, CONNETTIVITA’, ACQUA PUBBLICA, RACCOLTA DIFFERENZIATA, SERVIZI SOCIALI E COERENZA NEL LORO PROGRAMMA
Oltre il Movimento 5 Stelle non ci poteva essere che il Movimento 6 Stelle. 
Artefice della nuova lista elettorale la base, delusa, degli aderenti al movimento di Cento, in provincia di Ferrara.
Lo strappo con la creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio è avvenuto e il logo ha immediatamente subito un ritocco che sa d’ironico e bizzarro: al posto delle oramai classiche cinque stellette, che volevano dire energia rinnovabile, connettività , acqua pubblica, raccolta differenziata e servizi sociali efficienti, se n’è aggiunta una sesta, quella della coerenza.
Dopo l’espulsione decretata dal blogger genovese, reo di aver chiesto spiegazioni in merito all’epurazione di Valentino Tavolazzi, il gruppo centese si è riorganizzato dopo un breve interregno durante il quale ha firmato le proprie azioni con la semplice sigla di “Ex MoVimento 5 Stelle di Cento”.
“Cento, in Movimento, 6 Stelle, UnoValeUno. Questi sono i caratteri che distingueranno d’ora in poi il simbolo di riferimento delle “5 Stelle” nella città del Guercino”, spiegano gli attivisti. Cento, perchè “è sul territorio che bisogna lavorare”.
In Movimento, perchè “siamo nel MoVimento e la vera politica si fa lavorando in piazza, senza delegare gli altri”.
6 Stelle, perchè “la sesta stella è quella della coerenza”.
“La coerenza di non fermarci solo per un’imposizione venuta dall’alto senza nessuna consultazione democratica e decisione deliberata dalla “base”.
La coerenza di fare politica senza nessuna mira personale, come deve essere fatta da un qualsiasi appartenente al Movimento 5 Stelle.
La coerenza dell’UnoValeUno”.
I grillini, pardon gli ex grilini, non rinunciano a qualche vena polemica nel ricordare che “ancora non sappiamo il motivo vero del nostro allontanamento”.
Qualche sospetto trapela nella loro volontà di “andare oltre a una ‘questione di mercato’, alla proprietà di un marchio che pretende di esprimere la volontà di gestire dei credo, delle idee, delle persone ed un intero movimento semplicemente mediante una società di strategie di rete e marketing con sede a Milano”.
In una parola, “la Casaleggio Associati”.
Abbandonato il nido, ora i centesi vogliono aprire le ali da soli.
Per spiccare il volo hanno scelto un nuovo simbolo, dove compare la stella in più e il motto che quantomeno fino a quattro mesi fa doveva valere per il Movimento di Grillo: “Uno vale uno”.
“Crediamo fermamente — concludono gli attivisti centesi — in una politica di democrazia partecipata come quella in cui confidiamo noi, attivisti del MoVimento 5 Stelle attraverso i suoi princìpi fondamentali, e non attraverso le parole di un singolo personaggio e le strategie decisionali di una società milanese”.
Marco Zavagli
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 14th, 2012 Riccardo Fucile
INDENNITA’ E SUPER RIMBORSI PER I TRASPORTI: I COSTI DELL’ASSEMBLEA AUMENTATI A 115 MILIONI DI EURO… I CONSIGLIERI SONO 71 E OCCUPANO 79 POLTRONE
Nel Lazio, con la metà degli abitanti della Lombardia (5 milioni contro 10), i consiglieri regionali percepiscono uno stipendio doppio di quello dei loro colleghi del “Pirellone”: 10mila euro contro 5.
Ognuno dei 71 eletti costa ogni anno ai cittadini del Lazio quanto un appartamento, 335mila euro, il 20% in più di quanto “valeva” nel 2009.
E con la logica del melius abundare, per i 71 ci sono 79 poltrone.
Nessuno è consigliere semplice, insomma. Sono tutti “graduati”.
E in tanti, cumulano più d’una carica, con emolumenti e prebende al seguito: 4 segretari del Consiglio, 17 capigruppo (ma in 8 “gruppi” c’è un solo consigliere), 19 presidenti e 57 vice per 19 commissioni (sono 8 in Lombardia e 15 quelle di Camera e Senato).
Le commissioni erano 20 fino a cinque settimane fa, quando è stata abolita quella per i “Giochi olimpici” che ha resistito però quattro mesi dal ritiro della candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020.
Per tutti i consiglieri, oltre a diaria e indennità di ruolo (4.252 più 4.003 euro al mese), c’è un’altra indennità , quella di funzione, che va dai 2.311 euro per il presidente del Consiglio regionale ai 594 euro dei vicepresidenti di commissione.
Appelli e annunci, ma stipendi, vitalizi e indennità sono rimasti gli stessi.
Per credere basta sfogliare il bilancio consuntivo del Consiglio regionale, approvato a fine giugno.
I rimborsi spese, ritoccati all’insù per gli spostamenti con auto propria (40 centesimi al chilometro), vengono elargiti senza pezze d’appoggio. Basta l’autocertificazione.
Così, si dichiara di aver trasferito il proprio domicilio ai confini dell’alto Lazio o nei lembi estremi di quello meridionale e si lucra quotidianamente sulle note spese.
Ma c’è un ma: sul certificato dei redditi, neppure la metà dei consiglieri dichiara di possedere una macchina e c’è chi non ha neanche la patente.
I costi dell’assemblea regionale sono lievitati di 5 milioni e 300mila euro, passando dai 109 milioni 700mila ai 115 milioni.
Preventivo alla mano, sarebbero dovuti scendere a 103: 9 milioni di scarto.
A concorrere all’ascesa ecco le consulenze esterne.
Il Consiglio, quest’anno, nel consuntivo non ha messo in chiaro le singole voci di spesa.
Certo è che con una delibera approvata da tutti, destra, sinistra e centro, è stata autorizzata, per i primi sei mesi del 2011 (lo spiega il Bollettino ufficiale della Regione), un’uscita di un milione e 60mila euro (già liquidata) per affidare a 45 esperti “bipartisan”, ex assessori ed ex consiglieri, amici e amici degli amici, “studi dei regolamenti regionali”, “progetti di finanza attiva”, “cura della comunicazione per il garante dei detenuti” e via elencando.
“Si tratta di consulenze inutili se si guarda alle professionalità interne che restano con le mani in mano”, commenta il segretario regionale della Cisl, Tommaso Ausili.
“Scelta tanto più grave”, continua, “perchè compiuta da maggioranza e opposizione consociate”.
La Regione, con debito e deficit sanitari più alti, è tra le più spendaccione.
“I privilegi della politica sono uno schiaffo alla povertà che cresce”, ancora Ausili, “Da anni si sarebbero dovuti abbattere i costi e i privilegi della casta che sono tanto più iniqui se misurati con i livelli bassissimi della produzione legislativa del Consiglio regionale: otto leggi in questi primi sette mesi del 2012 e di queste cinque di emanazione della giunta”.
“Nel 2011”, conclude, “non è andata meglio: su 21 leggi approvate, una quindicina sono state “lavorate” su impulso dell’esecutivo del Lazio”.
Carlo Picozza
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Luglio 14th, 2012 Riccardo Fucile
BERLUSCONI NON SI E’ PRESENTATO ALL’INCONTRO DEI CRISTIANO RIFORMISTI… IL CASO DEGLI IGNARI ANZIANI FREQUENTATORI DEL CENTRO SOCIALE ARRIVATI CON TRE PULMANN
Decine di anziani arrivati al comizio dei Cristiano riformisti per ascoltare
Berlusconi, ma a loro insaputa.
Come se non bastasse, alla fine il Cavaliere dà forfait e non si presenta.
I frequentatori del centro sociale anziani Don Giorgio Talkner, provenienti da alcune località dei dintorni di Roma, tra cui Fiumicino, Aranova, Testa di Lepre e Bracciano sono arrivati all’hotel Ergife, nella Capitale, con tre pullman.
Come riporta l’Agi, sono stati subito accompagnati nelle sale al piano di sotto riservate per la convention del movimento guidati da Antonio Mazzocchi.
A confermare il forfait è stato lo stesso Alfano.
“Vi porto i saluti del presidente Silvio Berlusconi — ha detto il segretario — che non può venire per un impegno questo pomeriggio che lo ha trattenuto”.
L’assenza dell’ex premier era già percettibile nell’aria ma mancava una conferma ufficiale. Qualora Berlusconi fosse stato presente, si sarebbe trattato del primo comizio dell’ex premier dopo la decisione di tornare a scendere in campo, sebbene non abbia ufficializzato la sua sesta candidatura alla corsa per palazzo Chigi.
Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, però, ha già confermato che Berlusconi sarà candidato premier del Pdl e che, a differenza di quanto annunciato nei giorni scorsi, non si faranno le primarie nel centrodestra.
Gli anziani sono accaldati, sventolano il ventaglio e chiedono di alzare l’aria condizionata, ma non si negano ai giornalisti.
Spiegano di essere pronti ad ascoltare gli interventi, anche se molti di loro confessano di non essere qui per fede politica.
Alcuni, addirittura, non erano nemmeno a conoscenza della destinazione della gita.
Prima di Berlusconi parlerà il segretario Angelino Alfano, davanti a una platea di circa 350 persone.
In sala sono presenti i capigruppo di Senato e Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto e la presidente della Regione Lazio Renata Polverini.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 14th, 2012 Riccardo Fucile
NONOSTANTE L’APPELLO DI NAPOLITANO, SEMPRE IMPOSSIBILE UN ACCORDO TRA I PARTITI
Potrà anche lavorare a qualsiasi ora, il comitato ristretto che si è insediato al Senato sulla legge elettorale.
Potrà accelerare i tempi, riunirsi anche quando c’è aula, ridurre gli interventi: se non si trova un accordo politico, però, non servirà a nulla.
E infatti, la riunione di ieri è stata un buco nell’acqua.
I senatori della commissione Affari Costituzionali designati hanno solo potuto prendere atto del fatto che non c’è neanche un testo da cui partire.
Di disegni di legge depositati ce ne sono. Trentacinque, addirittura.
Proprio per questo non sarà facile arrivare a un testo base.
O almeno — dice il relatore pdl Lucio Malan — a mettere sul piatto le cose su cui decidere: «Preferenze o collegi? Premio di maggioranza al partito o alla coalizione? E le soglie di sbarramento? ».
Secondo Luigi Zanda, l’unico testo organico tra quelli depositati è quello del Pd, il doppio turno di collegio:
«Poi c’è la bozza Violante: 50 per cento dei seggi assegnati con i collegi, gli altri 50 con il proporzionale, e liste piccole di 3-4 candidati».
Il senatore, però, è più che scettico: «Vista la scarsa attendibilità che il Pdl ha dimostrato rompendo il patto sulle riforme, siamo molto sospettosi e preoccupati ».
Di cosa, è presto detto.
«Con un accordo politico — ragiona il capogruppo pd alla Camera Dario Franceschini — vai in aula e in quattro giorni approvi la legge. Senza quello, andare al voto non ha senso. Da emendamenti inorganici potrebbe venir fuori solo una porcheria ».
E quindi, nonostante Di Pietro continui a protestare anche per il comitato ristretto dicendo che le leggi elettorali non si fanno nelle segrete stanze, è proprio da un piccolo focolare che potrebbe venir fuori la riforma.
Gli incontri Migliavacca-Verdini-Cesa però si sono interrotti per l’irrigidimento del Pdl sulle preferenze.
Una ricetta che l’Udc propugna da tempo, e a cui non può certo dire di no, ma che il Pd considera il male assoluto.
Ancora ieri, alla festa dell’Unità , Walter Veltroni ha chiarito: «Possono essere il colpo finale al sistema politico italiano già così fragile. Il rischio di esasperare la già pesante personalizzazione del confronto, di dar vita a campagne elettorali basate sui nomi e non sulle idee e i programmi, è enorme. Così come non daranno risultati incontri come quelli di ieri: Bersani da Napolitano al Quirinale, Alfano da Schifani a Palazzo Madama ».
Queste preoccupazioni, Pier Luigi Bersani le ha di certo illustrate al capo dello Stato nel suo incontro al Quirinale.
Perchè il sospetto che gira tra i capannelli democratici è che il Pdl stia usando le preferenze sulla legge elettorale come ha usato il presidenzialismo sulle riforme.
Per mandare tutto all’aria, e tenersi le liste bloccate del porcellum, che assicurerebbero a Silvio Berlusconi di avere il solito plotone di fedelissimi in Parlamento.
Paradossalmente, nel Pdl si fa un ragionamento uguale e contrario: «Il Pd dice no alle nostre proposte perchè Bersani vuole tenersi i porcellum e fare l’alleanza con Vendola e Di Pietro», dicono i colonnelli dopo una riunione con l’ex premier a Palazzo Grazioli.
Dove si è parlato di legge elettorale, certo: «Valutiamo il presidenzialismo col doppio turno alla francese, o un sistema con le preferenze o il modello spagnolo», dice Fabrizio Cicchitto. Mentre alla Camera, i prodiani del Pd presentano un ddl per il ritorno al Mattarellum.
In questo clima, è davvero difficile che in dieci giorni si possa arrivare a qualcosa.
E scatta il gioco del cerino: chi ha affossato la riforma elettorale? Pd e Pdl daranno l’uno la colpa all’altro.
E se ne riparlerà a settembre, quando forse, per cambiare, sarà davvero troppo tardi.
(da “La Repubblica”)
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