Destra di Popolo.net

L’INVITO A SORPRESA: MONTI AL VERTICE DEL PPE

Dicembre 13th, 2012 Riccardo Fucile

ALLA STESSA RIUNIONE CON MERKEL E BERLUSCONI

Monti appare a sorpresa al vertice del Ppe a Bruxelles.
E Silvio Berlusconi, secondo quanto raccontano alcuni presenti all’incontro, gli avrebbe ribadito di essere pronto a fare un passo indietro qualora decidesse di scendere in campo.
Monti, di rimando, avrebbe ringraziato il Cavaliere per l’apprezzamento.
Sarebbe andato così l’inaspettato incontro a Bruxelles tra premier ed ex premier. Non atteso, ma invitato dal presidente Martens, il professore è comparso nella sala dell’Acadèmie Royale de Belgique, per la riunione del partito moderato europeo che tradizionalmente precede il consiglio europeo.
Poco prima di lui era arrivata la cancelliera tedesca Angela Merkel preceduta a sua volta, circa mezz’ora prima, da Silvio Berlusconi, accompagnato dal vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani e Paolo Bonaiuti.
SORPRESA ALL’ACCADEMIA
Salvo il presidente Wilfred Martens, e il segretario del partito Antonio Lopez Isturiz, nessuno era stato avvertito della presenza del premier italiano alla riunione di leader e capi di governo del Ppe.
«Al suo ingresso nella sala del pre-vertice c’è stato uno shock totale, è stato un vero e proprio coup de thèà¢tre», ha rivelato una fonte del Ppe riportata dalle agenzie.
Il premier, pur essendo un cattolico moderato, non è iscritto al Ppe, e se si esclude il suo intervento da «padrone di casa» alla riunione di Fiesole, non aveva mai fino ad oggi partecipato a riunioni ufficiali della formazione europea.
Sempre secondo queste fonti, Martens avrebbe invitato Monti a «spiegare la situazione italiana».
La presenza del Professore assume maggiore rilevanza se si considera che intervenendo ha rubato la ribalta a Berlusconi.
Del resto, contro un eventuale rientro in pista del Cavaliere si erano espressi diversi esponenti di vertice del Ppe.
LE SCHERMAGLIE CON DAUL
Era stata la cancelliera ad aprire il fuoco, augurandosi una «svolta» per l’Italia. L’ipotesi di un ritorno in campo del Cavaliere era stata gelata dal silenzio. L’attenzione della leader tedesca è tutta per l’attuale premier: «Che si votasse in primavera era già  chiaro. Adesso si voterà  un po’ prima. Io sostengo la strada delle riforme portata avanti da Mario Monti».
Martedì scorso il capogruppo del Ppe a Strasburgo, il francese Joseph Daul, ha rincarato la dose contro Berlusconi: «È stato un grave errore far cadere il governo».
E poi, contro lo spettro più volta evocato del populismo: «Siamo molto preoccupati per gli avvenimenti in Italia; per l’Europa e per l’economia italiana non ci possiamo aspettare una politica spettacolo».
IL RIAVVICINAMENTO SMENTITO
Mercoledì sera, nel corso della pirotecnica presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, Berlusconi aveva cercato di smorzare l’offensiva del capogruppo ppe sostenendo che le sue parole erano state ispirate dal capogruppo pdl all’Europarlamento Mario Mauro, schierato con Monti.
Ma l’europarlamentare francese giovedì ha confermato tutto: «La mia posizione sulla situazione politica in Italia non è stata influenzata da nessuno e riflette quella del Ppe».
In una nota da Strasburgo, Daul ha ribadito che il Ppe è «con chi dice la verità  ai cittadini, non con chi spera di ottenere voti con vane promesse populistiche».

Antonio Castaldo
(da “il Corriere della Sera”)

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LA BASE DELLA LEGA NON VUOLE BERLUSCONI, MARONI COSTRETTO AD ADEGUARSI

Dicembre 13th, 2012 Riccardo Fucile

ANCHE ZAIA, SALVINI E TOSI CONTRARI ALLA CANDIDATURA DEL CAVALIERE

Cosa si siano detti Bobo Maroni e Silvio Berlusconi nella lunga notte di palazzo Grazioli non lo sa ancora nessuno.
Le indiscrezioni e le voci si rincorrono con insistenza e pare che il leader del Carroccio abbia chiarito quali sono le sue condizioni per arrivare a siglare un’eventuale alleanza elettorale con il Pdl, tanto in chiave lombarda quanto in chiave nazionale.
L’accordo proposto dalla Lega passa inevitabilmente dalla pregiudiziale della non candidatura del Cavaliere alla premiership.
L’aut aut leghista è frutto delle pressioni che arrivano dalla base che, da Varese a Verona come in Piemonte o in Friuli, non vuol nemmeno sentir parlare di accordi con l’ex premier.
“Berlusconi rappresenta il vecchio e noi vogliamo guardare avanti, verso il futuro”, ha spiegato da Varese il segretario provinciale maroniano Matteo Bianchi, interpretando il sentimento della base sulla possibilità  di un accordo elettorale con un Pdl guidato dal Cavaliere.
“Io da segretario provinciale raccolgo il sentimento della base e lo porto all’attenzione dei mio segretario nazionale, Matteo Salvini, che sul tema si è già  espresso in maniera molto netta. Maroni ha senz’altro una visione più ampia di quella dei singoli segretari provinciali, ma è chiarissimo che la base non vuole un’alleanza con il Pdl se questo vuole dire proporre Silvio Berlusconi come candidato premier”.
La Lega Nord 2.0 di Roberto Maroni è fatta da un esercito di militanti che hanno appena deposto le armi al termine della lotta interna per la conquista del partito.
Una guerra combattuta nei primi mesi del 2012 in nome della pulizia, della moralità , della meritocrazia e del rinnovamento.
Tutti valori molto distanti dall’immagine di Berlusconi, che agli occhi dei nuovi leghisti rappresenta un autentico ostacolo per il cammino verso la nuova politica promessa dal segretario federale: “Anche ai fini puramente elettorali un’ipotetica alleanza con Berlusconi non porterebbe alcun giovamento, anzi, probabilmente ci farebbe perdere consensi — è la valutazione di un esponente piemontese del carroccio -. Sarebbe un mezzo suicidio. Sono gli stessi sondaggi a dirlo. Dopo la ricomparsa di Berlusconi il Pdl ha perso un punto e mezzo. Se poi Berlusconi serve a tenere unito il Pdl è un altro paio di maniche, ma non riguarda la Lega”.
Una delle voci più rappresentative della galassia maroniana è quella del sindaco di Verona e segretario della Liga Veneta Flavio Tosi che è intervenuto senza mezzi termini chiedendo retoricamente: “Come si fa a riproporre Berlusconi premier?”. Anche Tosi, che governa la sua città  grazie ad una rete di alleanze a maglie larghe, rifiuta l’idea di una nuova alleanza con Silvio: “Il problema — ha detto il sindaco scaligero in un’intervista ai quotidiani locali — non è tanto il Pdl, con cui riusciamo anche a dialogare, ma Berlusconi. Io parlo con tante persone, l’elettorato di centrodestra esiste ancora, non si è dissolto, ma in giro i sostenitori del Cav. sono pochi. In questi mesi noi ci siamo opposti al governo Monti e i pidiellini l’hanno sostenuto, non possiamo far finta di niente nè ignorare le spinte al cambiamento che sale forte dalla gente”.
L’ipotesi di un riavvicinamento a Berlusconi solleva un coro di critiche da parte della base leghista.
Di fronte a tali e tante manifestazioni di aperto dissenso, per riuscire nell’intento di conquistare la guida della regione Lombardia, la Lega 2.0 non può far altro che sperare in un mezzo passo indietro di Berlusconi, quel tanto che basta per non far apparire l’operazione per quello che è.

Alessandro Madron
(da “il Fatto Quotidiano“)

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MONTI: “ESCLUDO OGNI RECUPERO DI UN RAPPORTO CON BERLUSCONI”

Dicembre 13th, 2012 Riccardo Fucile

E LA MERKEL: “SE C’E’ LUI, OGGI NON VADO AL PPE”…. I MONTIANI DEL PDL LANCIANO “ITALIA POPOLARE”, POTREBBE GUIDARLA PROPRIO ALFANO

No, lo show di Berlusconi se l’è perso, non l’ha visto in televisione. Ma prima di salire sul volo di Stato per Bruxelles, il professore si è fatto stampare le agenzie che lo riguardavano, in particolare quell’offerta estemporanea, avanzata dal suo predecessore a palazzo Chigi, di mettersi a capo di un fronte Pdl-Lega.
Leggendo quelle parole Monti ha avuto conferma dell’inaffidabilità  del personaggio. Un giudizio severo, che va ripetendo identico da qualche giorno: «Escludo ogni recupero di un rapporto con Berlusconi».
Se da palazzo Chigi ripetono ufficialmente soltanto un “no comment” sull’offerta del Cavaliere, chi ha parlato con il premier riferisce una sua battuta: «È curioso questo modo di sostenere una persona togliendo contemporaneamente la fiducia al suo governo».
Insomma, Monti ha compreso bene la «trappola» orchestrata dal leader del Pdl, che finge un’apertura soltanto per tenere unito il suo partito ed evitare la scissione dell’ala cattolico-moderata. «Qualsiasi, eventuale, passo avanti del Professore in politica — spiega chi ne raccoglie le confidenze — sarà  compiuto fuori dall’orbita del Cavaliere. Questa è l’unica certezza al momento».
E sono molti i segnali (nonostante il riserbo dell’interessato) che Monti stia pensando in concreto di scendere in campagna elettorale.
Raccontano che abbia chiesto lumi a degli esperti circa la legge elettorale e la raccolta delle firme.
«Si è messo a studiare il dossier in modo meticoloso, come fa lui», riferisce chi ci ha parlato.
Conoscendo i sondaggi, Monti non si fa illusioni su chi sarà  il vincitore alla Camera del premio di maggioranza.
E tuttavia, in caso di risultato ballerino al Senato, potrebbe intavolarsi una discussione con Bersani su una coalizione allargata al centro montiano.
Che si concluda con un patto chiaro tra i due leader sui rispettivi ruoli.
Tra i montiani si sogna persino una «staffetta» con Bersani, che possa far restare ancora un paio d’anni il Professore a palazzo Chigi in attesa che si liberi per lui una posizione di vertice in Europa.
Quanto a Berlusconi, se sono molte le ragioni che lo hanno indotto, nonostante le sparate quotidiane di Brunetta, a vestirsi da montiano per un giorno, ce n’è una che lo preoccupa più da vicino.
Nel Pdl infatti, sotto l’apparente silenzio delle colombe, si sta preparando la nascita di un correntone di centro pronto a mettersi autonomamente al servizio di una candidatura Monti. E stavolta a farne parte sono decine e decine di parlamentari, la maggioranza.
Domenica prossima, al teatro Olimpico di Roma, tutti i montiani del Pdl daranno vita a un raduno inteso come una prova di forza nei confronti del Cavaliere.
Lo schermo sarà  quello di un incontro tra le Fondazioni d’area, ma dietro ogni think tank s’intravedono i nomi degli esponenti che in questi giorni si sono distinti nella difesa dell’Europa contro la linea Brunetta-Berlusconi.
Ci saranno i ciellini Mario Mauro, Formigoni e Lupi, gli ex An Augello e Alemanno, poi Mantovano, Urso, Ronchi, i forzisti Cicchitto, Quagliariello, Frattini e Sacconi. Tutti i promotori vedono con preoccupazione l’ostilità  manifestata nei confronti del ritorno del Cavaliere dal cardinal Bagnasco e dal direttore dell’Osservatore romano Vian.
Leggono con raccapriccio la stampa europea e l’isolamento crescente che circonda la nuova epifania di Berlusconi.
E spingono apertamente per dar vita, sotto l’egida del Ppe, a un rassemblement moderato guidato da Monti.
Senza Berlusconi, ovviamente.
La novità  è che a questo appuntamento ha deciso ieri di prendere la parola anche Angelino Alfano, ormai pentito per l’intervento anti-Monti pronunciato alla Camera in occasione dell’ultima fiducia.
Lo slogan della manifestazione è «Italia popolare», con un richiamo chiaro a quel partito popolare europeo che ormai tratta Berlusconi come un appestato.
Tanto che Angela Merkel avrebbe fatto sapere agli italiani che, se oggi sarà  presente il Cavaliere, lei diserterà  di sicuro il pranzo dei leader del Ppe a Bruxelles pur di non incontrarlo e stringergli la mano.
Domenica dunque nasce «Italia popolare».
Uno slogan che potrebbe presto diventare il nome del nuovo partito dei moderati montiani in uscita dal Pdl, magari guidati proprio da Alfano.
Del resto il segretario sta trovando quel «quid» che Berlusconi gli ha sempre rimproverato di non avere. Lo si è visto ad esempio nell’ultima tenzone contro la ricandidatura di Marcello Dell’Utri.
Alfano ne ha fatto una questione ultimativa, arrivando ieri a minacciare il suo addio se Berlusconi non l’avesse messo alla porta in maniera definitiva.
E il Cavaliere, a malincuore, è stato costretto ad annunciare la non ricandidatura di «Marcello, che per me è come un fratello».
Ma non c’è solo la componente cattolico-moderata pronta ad andarsene.
Sempre domenica si vedranno, in due distinte manifestazioni romane, anche i seguaci di Giorgia Meloni e quelli di Guido Crosetto.
Entrambi ancora con il dente avvelenato per la cancellazione delle primarie.
Per non parlare degli ex An di Italia protagonista, radunati ieri da La Russa e Gasparri, che già  lunedì dovrebbe dire addio al Pdl e lanciare il loro nuovo movimento chiamato “Centrodestra nazionale”.

Francesco Bei
(da “La Repubblica”)

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DELL’UTRI: “MI RICANDIDO”, BERLUSCONI: “NON SI PUO'”: IN SERATA SI RICAMBIA, SI PRESENTA PERCHE’ “NON PUO’ DIRMI DI NO”

Dicembre 13th, 2012 Riccardo Fucile

IL SENATORE SPIEGA : “VOGLIO CONTINUARE, NON LO AVEVO AVVISATO, ORA E’ TUTTO CHIARITO”

«Ho intenzione di ricandidarmi perchè sono ancora perseguitato. Voglio lottare fino all’ultimo sangue, spero degli altri. Mi candiderò con Berlusconi».
Così annunciava la sua presenza alle prossime politiche, Marcello Dell’Utri con una lunga filippica alla Zanzara su Radio24 dove si scagliava contro (quasi) tutti.
L’unico a salvarsi, naturalmente, Berlusconi. Che, tuttavia, nel lungo intervento alla presentazione del libro di Bruno Vespa, non è sembrato voler esaudire il desiderio del vecchio amico: «È un’ingiustizia, ma non possiamo permetterci di candidarlo».
Il senatore dapprima non l’ha presa bene: «Sono sorpreso, dobbiamo chiarire», poi in prima serata ha assicurato che è tutto risolto: «È un equivoco, non c’è motivo che mi dica “no”».
IL CHIARIMENTO
«Tutto nasce dal fatto che io circa un mese fa avevo comunicato a Berlusconi la mia intenzione di non candidarmi – ha spiegato Dell’Utri – Ma ci ho ripensato e non ho avuto modo di comunicarglielo. Ora però gliel’ho detto e lui mi ha risposto che non ci sono problemi. Voglio continuare a fare politica».
ALFANO NULLA ASSOLUTO
Ma quali sono stati i contenuti dell’invettiva da Cruciani? Vecchio il primo bersaglio, Dell’Utri ha ribadito la pessima opinione che nutre nei confronti di Angelino Alfano: il segretario gli aveva dato del «povero disgraziato»: «Come segretario Alfano è stato il nulla, il nulla assoluto. Ma vi rendete conto? – incalzava Dell’Utri- Alfano finora è stato zitto su una cosa importantissima, non ha preso le difese del partito dopo l’uscita del libro di Ingroia. C’è Ingroia che dice che Forza Italia, il partito che ho fondato con Berlusconi, è una diretta emanazione della mafia e lui sta zitto? Non dice niente, ma stiamo scherzando?».
Perchè, secondo il senatore, «Ingroia è un pazzo, non è una persona normale. Lo porto in tribunale, lo querelo».
Poi ne ha avute anche per la giovane pasionaria Giorgia Meloni, colpevole di non volerlo candidare, (come il segretario, del resto): «Ma siamo noi che forse non ricandidiamo loro – ribatte il senatore -. Alfano e la Meloni che diritto hanno a dire loro chi si deve candidare? Non decidono loro. E poi la Meloni non è neanche nel mio partito. Parlano così perchè pensano che io sia più debole. Come si dice… quando l’albero cade tutti corrono a far legna».

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RISSA SULLA CANDIDATURA DI DELL’UTRI CHE ATTACCA: “ALFANO NON HA GLI ATTRIBUTI, FORSE NON LO RICANDIDIAMO”

Dicembre 13th, 2012 Riccardo Fucile

“GLI EX AN? QUANDO LI VEDO IN TV CAMBIO CANALE”

Ora tutti contro Dell’Utri. Gli scontri interni al Pdl non si placano.
Dopo la sfida a distanza tra Angelino Alfano e il senatore siciliano ora quest’ultimo riceve anche le frecciate di due ex An, il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri e il coordinatore Ignazio La Russa.
L’inizio di tutto è l’ennesimo attacco del senatore del Pdl, da sempre al fianco di Berlusconi, al segretario del Pdl, durante un’intervista alla Zanzara di Radio24: “Come segretario Alfano è stato il nulla, il nulla assoluto. Ma vi rendete conto? Alfano finora è stato zitto su una cosa importantissima, non ha preso le difese del partito dopo l’uscita del libro di Ingroia. C’è Ingroia che dice che Forza Italia, il partito che ho fondato con Berlusconi, è una diretta emanazione della mafia e lui sta zitto? Non dice niente, ma stiamo scherzando?”.
E ancora: “Non ha avuto il coraggio di dire niente, non ha detto una parola su Ingroia. Ma come è possibile? Gli mancano gli attributi, le palle. Come diceva il Manzoni se uno non ha il coraggio non se lo può dare. Pazienza, rimane una brava persona. Ma ho detto quello che nel Pdl dicono tutti basta andare in giro. Potrei dire di peggio, ma non voglio farlo”.
Continui attacchi che fanno scrivere alla Velina Rossa che Alfano sarebbe vicino all’uscita clamorosa dal Pdl.
Cosa già  smentita dal portavoce del segretario del Pdl.
Dell’Utri ha anche spiegato di avere intenzione di ricandidarsi “perchè sono ancora perseguitato” e ha messo in forse le ricandidature addirittura di Alfano e di Giorgia Meloni: “Ma siamo noi che forse non ricandidiamo loro, Alfano e la Meloni. Che diritto hanno a dire loro chi si deve candidare? Non decidono loro. E poi la Meloni non è neanche nel mio partito. Parlano così perchè pensano che io sia più debole. Come si dice… quando l’albero cade tutti corrono a far legna”.
E i conduttori gli chiedono: quando vede in tv La Russa, Gasparri e Cicchitto lei che fa?
“Cambio canale. Berlusconi dice che scende in campo per vincere e ci dobbiamo credere tutti. In pochi mesi ho visto grandi e clamorosi rivolgimenti”.
Da qui le repliche di La Russa e Gasparri. “Con tutto il rispetto per Dell’Utri e le sue peripezie giudiziarie per le quali non abbiamo mai avuto remore a dargli solidarietà  anche con il voto in Parlamento, credo che sbagli ad attaccare senza logica il segretario Alfano a cui dovrebbe semmai riconoscenza — dichiara l’ex ministro della Difesa — Se vedo Dell’Utri in tv magari lo guardo sperando che non sia solo cronaca giudiziaria. La sua pretesa di essere ancora candidato alle elezioni invece è del tutto inconcepibile per chi viene dalla mia storia politica”.
A La Russa si aggiunge il capogruppo al Senato: “Più che i gusti televisivi del senatore Dell’Utri — afferma Gasparri — mi meraviglia che rivendichi un ruolo nella stesura delle liste elettorali. Se così fosse, bisognerebbe davvero pensare ad altre vie per rappresentare il centrodestra che certamente da Alfano, dalla Meloni e da tanti di noi è ben rappresentato. Credo, inoltre, conoscendo l’antica amicizia che intercorre tra Silvio Berlusconi e Dell’Utri, che per Berlusconi, al quale sono legato da sincero affetto, si addica in questo caso l’antico detto: ‘dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io’”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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PD, PRIMARIE APERTE PER SCEGLIERE I PARLAMENTARI

Dicembre 13th, 2012 Riccardo Fucile

BERSANI RISCHIA. APERTE ANCHE AI NON ISCRITTI, SI TERRANNO IL 29 E 30 DICEMBRE SE LE ELEZIONI SARANNO FISSATE IL 17 FEBBRAIO

Primarie anche per i parlamentari. Almeno per il Pd.
La decisione è stata presa nell’incontro tra il segretario Pier Luigi Bersani e i segretari regionali e annunciata dal vicesegretario Enrico Letta.
Le date dovrebbero essere quelle del 29 e 30 dicembre.
BERSANI
«Sappiamo di chiedere uno sforzo eccezionale a militanti ed elettori, ai limiti dell’impossibile. Ma vogliamo cambiare davvero la politica in Italia e quindi lanciamo a noi stessi questa nuova sfida».
Pier Luigi Bersani presenta così la decisione di fare le primarie per i parlamentari. «La riunione con i segretari – spiega Bersani – è in corso e altre ne avremo. È uno sforzo eccezionale ma vogliamo cambiare davvero la politica».
LE ELEZIONI
Ma i giorni dipendono da quando ci saranno le politiche. Spiega Enrico Letta: «Se le elezioni si svolgeranno il 17 febbraio (ipotesi più accreditata anche dal Viminale ndr) faremo le primarie il 29-30 dicembre. Lunedì in Direzione decideremo i particolari ma abbiamo deciso che chiameremo milioni di cittadini sulla base di quelli che hanno partecipato alle primarie del 25 novembre per scegliere i nostri parlamentari. Vogliamo continuare a giocare all’attacco perchè le elezioni si vincono così»

(da “il Corriere della Sera”)

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ALBERTINI, IL VERO OSTACOLO ALL’ALLEANZA LEGA -PDL

Dicembre 13th, 2012 Riccardo Fucile

FILO MONTIANO E LEGATO AL PPE, LA SUA CANDIDATURA SEGHEREBBE LE GAMBE A MARONI

Il problema è Albertini.
Sembra che siano solo propaganda a fini interni le parole di Maroni, che non intende allearsi con il Pdl se il candidato premier è Berlusconi.
Da Palazzo Grazioli fanno sapere che non è stata posta in questi termini la questione, o quantomeno non in maniera così netta.
Certo nel caso in cui Berlusconi, da qui alla Befana (quando dovranno essere presentate liste e candidature), si rendesse conto che la sua campagna contro «il grande imbroglio» non dovesse sortire grandi recuperi nei sondaggi, allora sarebbe lui per primo a gettare la spugna.
E magari a richiamare in servizio Angelino Alfano.
Ma questo si vedrà  nelle prossime settimane.
Intanto c’è il passaggio stretto dell’alleanza con il Carroccio.
L’ostacolo è Albertini; la candidatura per la presidenza della Lombardia dell’eurodeputato ed ex sindaco di Milano, che si presenta come «il piccolo Monti» (la definizione è sua) è su una linea politica opposta a quella di Berlusconi e Maroni, ovvero tutta in chiave Ppe e in sintonia con la politica del Professore della Bocconi. Tra l’altro Albertini è tra coloro, come Frattini e Mauro, che stanno valutando di salutare il Pdl e dar vita a una lista di sostegno a Monti, qualora il premier decidesse di scendere in campo.
Ecco, ieri notte a Palazzo Grazioli, Maroni ha chiesto a Berlusconi di intervenire, di convincere Albertini a desistere dalla corsa lombarda: la sua candidatura viene vista come un ostacolo alla vittoria di Maroni perchè gli leverebbe una parte dei consensi tradizionalmente legati al centrodestra.
Sarà  difficile per Berlusconi convincere Albertini, soprattutto adesso che ha preso la strada dell’assalto frontale alle politiche montiane.
Se non ci riuscirà , il Cavaliere rischia grosso, in gioco c’è il flop elettorale.
Se non dovesse agganciare la Lega nella battaglia politica nazionale, in cambio della cessione della Lombardia, perderebbe la possibilità  di vincere il premio di maggioranza in una Regione decisiva per i futuri equilibri al Senato.

Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)

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BERLUSCONI PERDE PEZZI PER STRADA: EX AN, CIELLINI, LEGHISTI, EUROPEISTI E IMPRENDITORI

Dicembre 13th, 2012 Riccardo Fucile

L’ALLEANZA CON IL CARROCCIO SI ALLONTANA, LA RUSSA FONDA “CENTRODESTRA NAZIONALE”, CL PREFERISCE MONTI

Le linee telefoniche sono staccate da venti giorni: alla sede che Forza Italia occupa dal 1996 in viale Monza a Milano è impossibile chiamare.
Bollette insolute e fatture non pagate alla società  di manutenzione del centralino.
Ed entro sei mesi quegli uffici devono essere liberati: la proprietà  non è più degli amici Ligresti ma di Unipol e gli affitti sono stati adeguati ai prezzi di mercato.
Ma la sede storica è solo un pezzo che il partito di Arcore sta perdendo.
Un crollo accelerato dalla decisione di Silvio Berlusconi a riscendere in campo. Persino gli adorati imprenditori si nascondono, si negano.
Marco Poletti Polegato, patron di Geox, ad esempio, uno dei veneti papabili per la riscesa in campo, non ci pensa neanche a seguire Berlusconi in politica.
Ed Ennio Doris, che tutto deve a Silvio, ha smentito via comunicato persino di essere stato contattato.
Salutano anche gli ex An che, capitanati da Ignazio La Russa, domani lasceranno definitivamente il Pdl per dare vita al nuovo partito: Centrodestra Nazionale.
Il simbolo è custodito da Massimo Corsaro, ma alla base avrà  l’immancabile fiamma.
Il Cavaliere riesumerà  Forza Italia e i due partiti stringeranno un’alleanza in pieno stile 1994.
Chi invece non farà  parte della nuova, vecchia coalizione sarà  Franco Frattini, pronto ad abbandonare il partito per approdare sulla sponda di Mario Monti al pari di molti europarlamentari del Pdl, di tutto il gruppo dei cattolici e di Cl guidato da Maurizio Lupi (a cui evidentemente non è andata giù la scelta del ticket Maroni-Gelmini per le elezioni lombarde) e anche della fronda che fa capo al sindaco di Roma Gianni Alemanno.
E altri ancora potrebbero seguire la diaspore, specie se quanto detto dal Cavaliere a La Telefonata (solo il 10 % degli attuali parlamentari riconfermati nelle nuove liste) fosse confermato.
All’appello manca però la Lega Nord.
Non c’è più l’amico Umberto Bossi e per quanto il nuovo segretario, Roberto Maroni, sia possibilista è l’intero Carroccio ad aver emesso la fatwa.
Ieri sera l’ex titolare del Viminale ha comunque accettato l’invito di Berlusconi a palazzo Grazioli. “Solo un incontro interlocutorio, non si decide nulla”, hanno garantito i tre colonnelli padani più vicini a Maroni.
Della Lega presenti anche Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli.
Quest’ultimo è il più fiducioso in una soluzione, soprattutto dopo il patto stretto con la lista 3L di Giulio Tremonti, di cui è amico e da sempre sponsor in via Bellerio e che poteva essere il candidato premier di una possibile coalizione.
“Fin quando c’era Alfano potevamo discutere con il Pdl ma la volontà  di Berlusconi di correre come premier ha reso tutto impraticabile e a questo punto anche Angelino è bruciato: l’alleanza non si può fare”, confida un leghista di peso nel fortino di via Bellerio.
“Vorrei proprio vederlo Maroni dire a Berlusconi ‘Silvio tu non puoi candidarti’”, ribatte ironico un ex ministro lombardo da sempre di casa ad Arcore.
“Vedrà  che un modo per mettersi d’accordo lo troveranno. Che si chiami inciucio, patto della sardina, della crostata o della polenta, torniamo insieme”.
La Lega vuole vincere la corsa al dopo Formigoni in Lombardia e il Pdl ha già  dato garanzie in questo senso, accettando di sacrificare Maria Stella Gelmini.
Ma non basta. Perchè Maroni sa che quello di Berlusconi sarebbe un abbraccio mortale.
Lui mette le mani avanti: “A noi interessa il governo della Lombardia perchè fa parte di un progetto più ampio che è quello dell’Euroregione insieme a Piemonte, Veneto e Friuli, tutto il resto mi interessa di meno. Questo è il nostro progetto e tutto ciò che è utile per arrivare a questo risultato sarà  messo in campo”.
I militanti si sono già  detti pronti a stracciare la tessera.
Flavio Tosi e Matteo Salvini hanno sbarrato l’ingresso. Berlusconi non lo vuole più nessuno.
Almeno a parole.

Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano“)

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LISTE E FIRME: IL CAOS DELLE REGOLE A DUE MESI DAL VOTO

Dicembre 13th, 2012 Riccardo Fucile

LE ELEZIONI SONO ALLE PORTE, MA CHI NON SIEDE GIà€ IN PARLAMENTO, COME GRILLO E DE MAGISTRIS, HA TEMPI STRETTISSIMI E RISCHIA DI RIMANERE FUORI

“Il rischio vero è che l’unico penalizzato sia Grillo. Per questo dobbiamo stare più attenti di quanto saremmo con un nostro alleato”. Il senatore Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari Costituzionali, non vuole avere sulla coscienza l’esclusione dei Cinque Stelle dalle prossime elezioni.
Così, è andato dal ministro Filippo Patroni Griffi e gli ha spiegato che c’è un problema di democrazia: “A causa delle lungaggini dei lavori della commissione sulla riforma della legge elettorale, abbiamo creato un clima di incertezza in cui nessuno ha raccolto le firme”.
Ora, se si votasse — come Vizzini ritiene — il 17 febbraio, le liste (corredate da minimo 60 mila firme autenticate) andrebbero presentate entro le prime due settimane di gennaio.
Come si fa? Vizzini si dispera, anche perchè la regola varrebbe pure per lui.
È uscito dal Pdl, è entrato nel Psi e ora per ripresentarsi dovrebbe raccogliere le firme. Così, sempre al ministro Patroni Griffi, ha ricordato un decreto firmato da Romano Prodi nel 2008, a Camere sciolte: diceva che potevano evitarsi la sfacchinata dei banchetti anche quelli che avevano due deputati già  in Parlamento oppure due rappresentanti eletti in Europa.
La proposta ha fatto infuriare Francesco Storace, leader de La Destra, esperto della questione visto che nel 2005 scatenò l’inferno contro le firme (false) raccolte da Alessandra Mussolini: “Comodo, molto comodo — scrive oggi sul suo Giornale d’Italia – Chi ha parlamentari frutto di scissioni se la cava senza aver preso un solo voto, chi ha gruppi regionali formati grazie al voto popolare invece no”.
Ovviamente, lui guida “un gruppo regionale formato grazie al voto popolare”. E chiede al Capo dello Stato di intervenire per esentare dalla raccolta firme almeno quelli come lui, ovvero i Verdi, il Movimento 5 Stelle, SeL, i Radicali, la Federazione della Sinistra.
Ognuno tira la coperta dove è corta.
Ma di certo, a due mesi dalle elezioni, il caos sulla presentazione delle liste è pronto per scoppiare.
Fattore Porcellum
La legge firmata da Roberto Calderoli prevede che non siano obbligati a raccogliere le firme i gruppi che sono già  presenti in Parlamento dall’inizio della legislatura.
Ad oggi, è un caso che riguarda il Pd, il Pdl, l’Idv, l’Udc e la Lega.
Esentati anche i partiti che alle ultime elezioni si erano presentati in coalizione con uno dei gruppi di cui sopra.
Niente banchetti nemmeno per chi ha già  almeno un seggio in rappresentanza delle minoranze linguistiche.
Vizzini propone di abbuonare la raccolta anche ai gruppi che si sono formati nel corso della legislatura: oltre ai suoi Socialisti, ci sono Fli, Noi Sud, l’Api e tanti altri. Moduli e banchetti In tutti gli altri casi, per presentarsi alle elezioni, bisogna raccogliere le firme.
La sottoscrizione si effettua Regione per Regione e il numero di autografi richiesti varia a seconda della grandezza dei Comuni in cui vengono raccolti.
In totale, però, si calcola che siano circa 120 mila.
Chi vuole presentare una lista, dunque, deve scegliere i 945 candidati (alla Camera e al Senato), ritirare la modulistica, trovare gli autenticatori (consiglieri regionali, provinciali etc.) e cominciare la raccolta.
Le urne anticipate
Sempre il Porcellum prevede che nel caso di elezioni anticipate di almeno 4 mesi, il numero delle firme da raccogliere possa essere dimezzato.
Nel caso nostro, siamo al limite: i 120 giorni sono rispettati solo le Camere si sciolgono non più tardi del prossimo 28 dicembre.
Nella migliore delle ipotesi, dunque, si avrebbe un mese scarso a disposizione per trovare circa 60 mila firme.
Parlano già  di elezioni “truffa” il Verde Angelo Bonelli, il Radicale Mario Staderini, la Destra di Storace.
Loro un minimo di radicamento già  ce l’hanno.
Poi ci sono quelli, per esempio gli “arancioni” di De Magistris che arrivano sulla scena solo adesso.
Per questo, ancora Vizzini ha proposto al governo di abbassare la soglia delle firme alla metà  della metà : 30 mila nomi, si possono trovare senza doversi ritrovare ai banchetti “vestiti da Babbo Natale”.
Un filtro minimo, ma necessario, spiega il senatore Pd Francesco Sanna.
Non solo perchè “per presentarsi alle elezioni nazionali bisogna avere una forza nazionale”, ma soprattutto per evitare che la scheda elettorale si trasformi in un “lenzuolo” zeppo di simboli senza senso.
Magari come quelli che Silvio Berlusconi sta cercando di presentare per raccimolare voti al di là  del Pdl.
Raccontano fonti di governo che al ministero dell’Interno ci sia un forte pressing da parte dei “nuovi volti” del centrodestra.
E che si sia scatenata la caccia ai simboli vecchi da rispolverare, per evitare di dover ricominciare la trafila daccapo.

Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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