Gennaio 24th, 2014 Riccardo Fucile
IL REPORT DELL’UNIONE EUROPEA
Il 12% degli occu pati non rie sce ad arri vare a fine mese in Ita lia.
Lo sostiene lo stu dio della com mis sione Ue sull’occupazione «Employ ment and Social Deve lo p ments in Europe Review» pre sen tato a Bru xel les.
Solo Roma nia e Gre cia fanno peg gio con oltre il 14%.
Que sto signi fica che sui 22 milioni e 292 mila occu pati regi strati dall’Istat a novem bre 2013, le per sone a cui non basta lo sti pen dio per vivere sono almeno 2 milioni e 640 mila.
Sono i cosid detti «lavo ra tori poveri» che cre scono insieme ai disoc cu pati, 3 milioni e 254 mila, in aumento dell’1,8% rispetto ad otto bre (+57 mila).
Il tasso di disoc cu pa zione gene rale a novem bre si è atte stato al 12,7%, con un aumento di 0,2 punti per cen tuali su otto bre e di 1,4 punti su anno.
Insieme alla disoc cu pa zione gio va nile, giunta al 41,7%, è un record dall’inizio delle serie sto ri che nel 1977.
Secondo l’Istat in sei anni, tra novem bre 2007 e novem bre 2013 in Ita lia gli occu pati sono dimi nuiti di 1,1 milioni di unità men tre i disoc cu pati sono più che rad dop piati pas sando da 1.529.000 a 3.254.000 (1,725 milioni in più).
A com ple tare il qua dro, lo stu dio Ue ha aggiunto un altro tas sello.
Per chi ha perso il lavoro in que sto primo ciclo quin quen nale della crisi, le pos si bi lità di tro varne un altro sono tra il 14% e il 15%, le più basse di tutti i 28 Stati membri.
«In Ita lia non cre sce solo la disoc cu pa zione ma anche la povertà » ha com men tato il com mis sa rio Ue al lavoro Lazlo Andor.
Sem pre secondo l’istituto nazio nale di sta ti stica, nel 2012 le per sone in povertà rela tiva erano il 15,8% della popo la zione (9 milioni 563 mila), quelle in povertà asso luta l’8% (4 milioni 814 mila).
Nel nostro paese la sof fe renza occu pa zio nale, la disoc cu pa zione e il feno meno della pau pe riz za zione riguar dano com ples si va mente più di 15 milioni di per sone.
Una cifra spa ven tosa che tut ta via cor ri sponde a quella euro pea sul rischio poverta. Secondo Bru xel les, infatti, le per sone a rischio poverta ed esclu sione sociale sono un quarto dei cit ta dini euro pei.
Una per cen tuale più alta della disoc cu pa zione per chè riguarda anche chi lavora e ha un red dito basso.
Que sti sono alcuni degli effetti della reces sione ini ziata nel 2008.
Lo stu dio della com mis sione li descrive come una «dou ble dip reces sion» o «reces sione a forma di W», una let tera che riprende gra fi ca mente l’andamento del pro dotto interno lordo e degli inve sti menti dal 2008 al 2013.
Que sta espres sione è stata ini zial mente usata per l’economia degli Stati Uniti e oggi viene adot tata anche per l’Unione Euro pea.
La com mis sione distin gue tre periodi nella reces sione: il primo «tuffo» («dip») cor ri sponde al bien nio 2008—2010 quando il numero dei disoc cu pati in Ita lia, Gre cia, Spa gna, Irlanda, Por to gallo (i «Piigs»), ma anche in Croa zia e a Cipro si è dete rio rata.
Tra il primo tri me stre del 2010 e la metà del 2011 il tasso di disoc cu pa zione è rima sto abba stanza sta bile, men tre è aumen tato l’indicatore della carenza di mano do pera, cioè la con di zione eco no mica nella quale i lavo ra tori qua li fi cati sono insuf fi cienti per rispon dere alla richie sta di occu pa zione ad ogni costo.
Il terzo periodo, che dura dalla metà del 2011, ha regi strato un aumento ver ti gi noso della disoc cu pa zione che ha rag giunto, nel set tem bre 2013, la quota di 19,4 milioni.
Anche dal punto di vista occu pa zio nale si con ferma dun que la netta sepa ra zione tra i paesi del Sud e quelli del Nord Europa.
Nel quin quen nio della reces sione, i posti di lavoro a tempo inde ter mi nato sono dimi nuiti per quat tro anni con se cu tivi: 8,3 milioni (-4,6%) dall’ultimo tri me stre del 2008. Nello stesso periodo è stata regi strata una forte cre scita dei part-time e dei lavori pre cari: 2,5 milioni in più dall’ultimo tri me stre del 2008 (+6,4%).
Il record è dete nuto dall’Olanda con il 49,2%, seguito dal Regno Unito, dalla Ger ma nia, dalla Sve zia e dall’Austria.
L’Italia regi stra un aumento di poco infe riore a 1,5 milioni di part-time.
In que sti casi la spe ranza di tro vare un lavoro fisso è crol lato tra il 2008 e il 2012 in 24 stati mem bri, men tre è cre sciuto in Lus sem burgo, Ger ma nia e in Olanda. Dani marca, Cipro e Slo ve nia.
In que ste con di zioni cre sce il tasso degli «sco rag giati», cioè di coloro che pur potendo lavo rare non cer cano un lavoro, e dei «Neet», in par ti co lare gio vani e donne: —3,7% della popo la zione euro pea.
Aumenta invece il tasso di atti vità tra i più anziani: +5 dal 2007 al 2012.
Roberto Ciccarelli
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Gennaio 24th, 2014 Riccardo Fucile
VIAGGIO TRAGICOMICO DEL SIGNOR TARQUINIO PER PAGARE I BALZELLI PUBBLICI. …UNO SFORZO SOVRUMANO NELLA CALCA RIBOLLENTE DI UN’UMANITà€ IN FILA DAVANTI ALLA SORTE
Tarquinio stava aprendo la porta per uscire. La moglie Teresa e i due figli lo guardavano, con le lacrime
agli occhi. Portava con sè una valigia, uno zaino, un sacco a pelo, un fornelletto a gas. Anche lui non riuscì a trattenere il pianto.
“Vai caro, non voltarti indietro — disse lei.
Sì — disse Tarquinio — ce la farò.
Hai il modulo dei pagamenti pregressi? Hai la copia ubicazionale con la quadratura? Hai la planimetria calpestabile e i nostri numeri di scarpe?
Sì, si
ai la foto del nostro cassonetto? Hai l’ipotesi di frazionamento tra materiale organico e plastica termoindurente? Hai la fotocopia degli incarti delle mozzarelle? Hai il conto dell’aliquota calcolata sulla base dei valori catastali medi?
Ce l’ho. Non sono sicuro però di avere il miniconguaglio del 2012 e il bollino blu dello scaldabagno ricalcolato su base regionale.
Te l’ho messo nella cartella azzurra, caro, insieme alla ricevuta delle sette multe che pagammo per lo stesso verbale del 2007 e alla ricevuta della tassa sull’ombra del bar di tuo zio. Forse sono documenti che non ti chiederanno, ma è meglio star sicuri.
E la mia pagella delle elementari? E il certificato di vaccinazione di Tonino? E la ricevuta della tassa Ama per la cremazione di nonna?
Tutte nella cartella dove c’è scritto Tares, Tia, e Tanatos. Ma adesso vai.
Mamma dove va il babbo? — chiese preoccupato il piccolo Tonino — E tornerà ?
Certo che tornerà — disse Teresa con uno stanco sorriso — Va a pagare la Tares e la mini-Imu. Starà via per un po’. Ma lo rivedremo.
Papà papà — disse la piccola Tamara con un sorriso birichino — non è che fai come una volta che uno andava a comprare le sigarette e poi non tornava più?
Tornerò, tornerò miei cari — disse Tarquinio con la voce rotta per l’emozione.
Tarquinio arrivò davanti al Grande Edificio delle Riscossioni. Tuonava e pioveva, la folla occupava tutta la piazza e lunghissime file transennate bloccavano il traffico.
Un vigile correva qua e là multando le auto in colonna.
Tarquinio si mise in coda pazientemente. Dalla fila giungevano gemiti, cachinni e improperi. Molti erano attendati, altri cucinavano su fornelli improvvisati . T
arquinio prese il ticket del suo turno. C’era scritto 1245.
Mamma mia! Vuole dire che sono il millesimo e passa?
Le è andata bene — disse una voce nota — almeno lei ha il numero. Io ho un’equazione che sto cercando di risolvere da stamattina. C’è anche una radice quadrata.
Riconobbe la voce del geometra Gaudio, suo coinquilino. Era in vestaglia e anfibi.
Signor Tarquinio si prepari al peggio. Sono qui da due giorni, ma non avevo un documento e mi hanno rimandato indietro. Le presento Olga, la nostra padrona di casa.
Al suo fianco c’era un gigantesco uomo vestito da donna, pesantemente truccato.
Ma scusi… — sussurrò Tarquinio sottovoce — ma quella non è la signora Olga. Non vorrei dire ma è… un travestito.
Non mi smascheri. Mi hanno rimandato indietro perchè mi mancava una dichiarazione della padrona di casa sui millesimi del riscaldamento. La signora Olga è in ferie, ma hanno detto che potevo portare la fotocopia. Lui è mio cugino Oscar, speriamo che ci caschino.
Mamma mia — sospirò Tarquinio — come è tutto complicato.
Suvvia sia paziente — disse un vecchio dagli occhi azzurri e buoni, con un barboncino al guinzaglio — bisogna dimostrare che abbiamo una coscienza civica, certo c’è un poco di confusione ma un cittadino deve aiutare lo Stato, non limitarsi a sterili lamentele e luoghi comuni sull’inefficienza. È tempo di intesa, non di separazione.
Ma vaffanculo — disse una vecchiona grassa in tuta mimetica, con un carrello da spesa pieno di documenti.
In quel momento si presentò davanti a loro un uomo elegantemente vestito di nero.
Mi presento. Sono Briasconi, line-solver e ticket manager. Potrei agevolarvi. Ho qui un numero 343 per la Tares e un 121 per la mini Imu. Cento euro. Risparmierete almeno un giorno, è un affare.
Non si faccia fregare — disse Gaudio — ieri ho preso due ticket da uno di questi bagarini. Uno era per la fila in farmacia e un altro per una riffa al festival dell’Unità .
– Io non sono un bagarino — disse il ticket manager — sono un serio professionista. Se vuole ho anche un ticket per il concerto del 2092 in memoria di Violetta.
Vada via cialtrone — disse la vecchiona con la mimetica — o le ammazzo con il faldone dell’Iva.
Calma, calma — disse il vecchio dallo sguardo buono — prima o poi verrà il turno di tutti.
Tarquinio passò tutto il giorno nella fila. Telefonò molte volte a casa.
Intorno c’era chi giocava a carte, chi lavorava a maglia, chi raccontava di leggendarie file passate. Tutti erano incazzati ma sopportavano con rassegnazione.
Venne la notte. Tarquinio si infilò nel sacco a pelo e si mise a guardare le stelle.
Stava per addormentarsi quando sentì qualcuno toccargli la spalla. Era il vecchio dagli occhi azzurri.
– Glielo avevo detto che doveva avere pazienza! Ci vuole il dialogo, ho parlato con un usciere del suo caso. Venga con me. Magicamente sorpassarono la fila. Aveva iniziato a nevicare, e i fiocchi coprivano tutti di un bianco velo, le persone, le tende e le valigie, tutto era silenzioso e immobile.
– Ma… moriranno di freddo.
– Ma no, sono contribuenti, sono abituati a tutto, venga avanti — disse una voce.
C’era una piccola baracca luminosa e dentro un impiegato sorridente che beveva un tè caldo.
Desidera? — disse con voce cortese . Io dovrei pagare la nuova Imu e la Tares e forse un residuo di Tia e di Tarf e…
Capisco — disse l’impiegato con un sospiro —, ma non posso aiutarla. Perchè ? Perchè mi chiamo Akaki Akakjevic e lei sta sognando Gogol e presto si sveglierà . Così avvenne. Tarquinio si destò di colpo.
Pioveva a dirotto, suonavano le sirene delle ambulanze, scoppiavano risse, poliziotti in tenuta da guerra si toglievano il casco e sotto avevano un altro casco, la gente urlava e sveniva.
Da un altoparlante, una voce risuonò imperiosa nella piazza.
Si comunica che oggi per uno sciopero del personale marittimo dei traghetti verranno accolti solo i numeri fino al 500.
Comunichiamo inoltre che durante la notte ci sono state modifiche legislative e quindi la Tares è diventata Tartas e Tartar, e va pagata in due distinte file, mentre la mini Imu è divisa in minimuno, minimudue e minimutre, prendete un ticket al pronto soccorso, oppure consultate il nostro sito segreto. Ricordiamo inoltre che da oggi sono proibite le fotocopie e gli ologrammi.
Ma vaffanculo — urlò la vecchia.
Non hai più bisogno di me — disse Oscar togliendosi le scarpe coi tacchi — me ne vado.
Ma io mi stavo affezionando — disse il geometra Gaudio.
Dite tutti così — disse Oscar — e se ne andò mestamente.
In quel momento una valanga di persone si accalcò alle loro spalle. Erano i nuovi contribuenti, più duemila pensionati che dovevano ritirare la pensione in sportelli attigui, più un’orda di giovani perchè s’era sparsa la voce che c’era Balotelli in fila per pagare una multa.
Ho un ticket col numero 62. Un sessantadue, in un’ora siete allo sportello! — gridò un ticket manager.
Un uomo erculeo lo abbattè con un colpo di cric e si impossessò del ticket.
Ma subito la vecchiaccia gli assestò una pedata nei coglioni e gli fregò il bigliettino.
La precedenza agli anziani — ghignò.
Via via — disse il signore dai dolci occhi azzurri — non trascendiamo. È vero, c’è qualche problema e qualche lungaggine, ma mentre noi siamo in fila, un nuovo clima politico di dialogo si sta instaurando nel paese. Presto tutto questo sarà un ricordo.
È sicuro? — disse Tarquinio — e si creò un capannello intorno al vecchio dagli occhi buoni. Ma certo — proseguì quello — siamo qui per fare il nostro dovere, non lamentiamoci perchè l’Imu e la Tares sono complicate. Ben altri problemi sono in ballo. Io vi chiedo, amici: ma voi siete per il porcellum, per il mattarellum o per il parabellum? E siete per un modello Touch Screen moderno con election day all’americana o per un modello tedesco Bundestag e doppio turno con sbarramento al 5%?
Oppure per un partito unico non ideologico quindi non più elezioni ma una serie di quiz tipo universitario, e inoltre… Non finì.
La vecchia in mimetica gli saltò al collo e affondò i denti. L’uomo erculeo gli diede una testata sul naso, Gaudio lo finì con un colpo di karate.
Altri vennero e si spartirono vestiti e documenti.
Il barboncino, sinistramente somigliante a un cagnolino famoso, sfuggì per un pelo al linciaggio.
Arrivarono due poliziotti che scortavano un importante funzionario Equitalia in divisa da ussaro. Cos’è successo? — chiese il funzionario. Hanno ammazzato un uomo, lo hanno fatto a pezzi e adesso il cadavere è lì per terra… — disse la vecchia sogghignando.
“Ma la Tares l’aveva pagata? — disse il funzionario. Non ha fatto in tempo — disse Tarquinio. Non è una scusa. Prendete le sue generalità e mandate la cartella esattoriale maggiorata ai figli o a eventuali eredi. Ma… — disse Tarquinio — tutto qui? No certo — disse il funzionario. Mettete i suoi occhiali nel Vetro e plastica e il cadavere nell’Organico. E se ne andò. T
utti tornarono in fila.
Un’altra notte stava per cominciare.
Stefano Benni
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 24th, 2014 Riccardo Fucile
NONOSTANTE LA CRISI IN GERMANIA I DISOCCUPATI SONO SCESI DA CINQUE MILIONI A MENO DI TRE
Nove tedeschi su dieci sono soddisfatti del lavoro che fanno.
Un dato incredibile, emerso da uno studio della fondazione Bertelsmann anticipato dal quotidiano Welt, che rivela anche molti dettagli interessanti sullo sviluppo del mercato del lavoro negli ultimi dieci anni, considerati un decennio di vero e proprio “miracolo” dell’occupazione in Germania.
Il boom che ha fatto precipitare, nonostante la crisi, i disoccupati da cinque milioni a meno di tre, è dovuto all’incremento esponenziale dei lavori flessibili. Facile, fare miracoli con i precari, si potrebbe obiettare. Ma dando uno sguardo più approfondito ai dati, si evince che il “modello Germania” regge.
Se è vero che nel 2003 i lavoratori flessibili rappresentavano un quinto della forza lavoro (19%), ora un lavoratore su quattro ha un impiego a tempo (24%).
Ma i “precari” non minacciano gli “stabili”, che sono addirittura aumentati dal 39 al 41 per cento. Il motivo è semplice: aumenta la richiesta di lavori specializzati, mentre il calo demografico sta frenando l’offerta. In altre parole, in settori come l’industria la sete di operai e lavoratori iperqualificati è grande e la tendenza a stabilizzarli, anche.
E la progressiva flessibilizzazione non scoraggia chi si affaccia al mondo del lavoro: sono calati anche gli inattivi, quelli che neanche cercano un’occupazione: dal 24% sono scesi al 19%.
Nè ha influito sul mood dei tedeschi, apparentemente felici della loro occupazione, nel 90 per cento dei casi.
Certo, nel terziario, rileva lo studio, stanno aumentando le pressioni perchè gli orari degli impiegati siano più flessibili, perchè si mostrino anche più spesso reperibili e si è registrata anche un’impennata di persone che devono lavorare anche nei weekend. Ma anche questo non sembra mettere i tedeschi particolarmente di malumore.
Tonia Mastrobuoni
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