Gennaio 27th, 2014 Riccardo Fucile
SALVINI NON HA NEANCHE LE PALLE DI METTERCI LA FACCIA, MANDA AVANTI I SUOI PROTETTORI
Toccare il meno possibile affinchè l’accordo non salti.
Forza Italia tiene un profilo più che basso in vista dell’apertura del dibattito in commissione Affari costituzionali sull’Italicum.
E presenta appena venti emendamenti (dei quali la gran parte espressione di tutti e quattro i membri azzurri in commissione) al fine di operare appena qualche piccolo e marginale ritocco all’articolato.
È solo una la proposta emendativa destinata a far discutere.
E ha un nome e un cognome già noti al dibattito politico: salva-Lega. Perchè su quel versante il partito di Silvio Berlusconi è deciso a non mollare di un millimetro.
E vuole dare garanzie a un alleato prezioso in vista della corsa al premio di maggioranza, che scalpita in mancanza di garanzie sulla propria sopravvivenza.
La copertura offerta da Palazzo Grazioli è totale.
Perchè, qualora gli emendamenti passassero, il Carroccio potrebbe salvarsi sia che decidesse di correre all’interno del centrodestra sia se tentasse un’avventura solitaria.
Le correzioni proposte da Forza Italia prevedono infatti in ogni caso una quota di seggi per i partiti che “abbiano presentato liste di candidati in non più di sette circoscrizioni e che abbiano ottenuto almeno l’8% dei voti validi nel complesso delle circoscrizioni in cui hanno presentato liste di candidati”.
L’unica clausola prevista è che le liste debbono essere presenti in circoscrizioni “che abbiano un numero di residenti pari almeno al 20%” della popolazione nazionale.
In breve: sarà sufficiente che il partito di Matteo Salvini si presenti – per esempio – in Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna e Marche e che, rispetto al totale dei voti espressi in quelle determinate regioni non scenda sotto l’8%.
Ma c’è un altro dettaglio che non passerà inosservato ai colleghi di Pd e del Nuovo centrodestra.
Annidato in due semplici righe tecniche. “All’articolo 1, comma 3, capoverso ‘Art. 3’, il comma 4 è soppresso”.
Un complicato gioco di scatole cinesi, che, eliminando un riferimento ad un’altra legge del 1993, toglie di fatto al governo il compito di disegnare (entro quattro mesi, secondo l’articolato di più di vent’anni fa) i collegi plurinominali.
Una battaglia di tempi. Gli azzurri provano a forzare la mano, togliendo dalle lungaggini del Viminale (e dalle mani di Angelino Alfano) la definizione dei confini dei collegi. Difficile che gli ex alleati ci stiano.
Così com’è complicato che si accodino ai berlusconiani nel loro tentativo di toccare il meno possibile il testo base.
Al contrario i partiti minori si sono coordinati fra di loro nel tentativo di armonizzare la propria battaglia contro l’accordo fra Renzi e Berlusconi.
Dando vita ad una serie di riunioni incrociate, alla fine della scorsa settimana, nell’ufficio del capogruppo del Misto Pino Pisicchio.
Da Enrico Costa a Gennaro Migliore, da Scelta Civica ai Popolari per l’Italia, tutti gli esponenti di chi oggi rischia di scomparire hanno cercato di fare squadra in vista dell’avvio del dibattito. E sono pronti a vendere cara la pelle.
(da “Huffingtonpost“)
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Gennaio 27th, 2014 Riccardo Fucile
GIUSEPPE PRETE (MOVIMENTO GENTE ONESTA): “I GRANDI PARTITI VOGLIONO VINCERE A TAVOLINO SENZA NEANCHE GIOCARE LA PARTITA”
In Italia sono numerosi i partiti “in fieri”, alcuni già strutturati e radicati sul territorio: spesso di piccole dimensioni e di respiro locale, alcuni con un ampio programma che non ha nulla da invidiare a quello dei partiti maggiori.
La filosofia dei grandi partiti è sempre più spudoratamente quella di “ucciderli nella culla” attraverso una nuova legge elettorale con soglie di sbarramento impossibili da superare.
Quanto questo sia democratico lo lasciamo giudicare prevalentemente ai nostri lettori, ma non rinunciamo a chiederlo anche al leader di un Movimento che ben rappresenta i piccoli partiti che stanno “crescendo” sul territorio.
Diamo voce a Giuseppe Prete, presidente del Movimento Gente Onesta, che, attraverso questa intervista, ci permette di analizzare il problema dalla parte dei più piccoli.
Il dibattito politico di questi giorni è prevalentemente incentrato sulla riforma elettorale e sul tanto discusso Italicum proposto da Renzi: intanto qual’è il suo giudizio politico?
Premesso che, con le elezioni europee alle porte, il buon senso avrebbe dovuto indurre i partiti ad evitare di creare “cortine fumogene” con argomenti certamente rilevanti, ma lontani dal fondamentale appuntamento politico europeo.Non condivido questa fretta. Tornando alla sua domanda, Renzi e Berlusconi in realtà provano a cambiare le carte in tavola. L’Italicum non è altro che il risultato di una manifestazione “muscolare” dei potenti, della paura di leader affermati e ben assestati sulle poltrona del potere e del rifiuto a confrontarsi con una concorrenza di cittadinanza attiva per costruire insieme un Paese competitivo. E’ solo una riforma che premia i partiti legati allo status quo quasi “di diritto” e con il terrore che vadano in parlamento movimenti e idee nuove, attraverso una gestione corretta della cosa pubblica e una maggiore onestà . E’ altresì una riforma che danneggia quei Movimenti che stanno nascendo proprio ora, spinti dal dovere civile di rendere l’Italia un Paese migliore per tutti, non solo per categorie protette e lobbie..
Esaminandolo per settore, che pensa delle varie soglie di sbarramento del 5% per i partiti in coalizione, dell’8% per quelli che vanno da soli e del 12% per la coalizione?
Penso che sia una bufala: in pratica ufficialmente non ci “uccidono” ma ci confinano in una riserva indiana, quella dell’ opposizione eterna. Si garantiscono la vittoria a tavolino senza giocare la partita e per non dire che hanno ucciso la democrazia ci obbligano ad apparentarci con altri, magari sotto-costole pilotate sempre dai due grandi partiti.
Altro aspetto contestato è il premio di maggioranza che scatta a una quota bassa, appena il 35%…
La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il porcellum proprio sul premio di maggioranza. Ora ripropongono lo stesso pur sapendo che è incostituzionale. Certo, se la Corte ha questi tempi lunghi, loro intanto intascano la vittoria e magari tra dieci altri anni dichiareranno l’Italicum incostituzionale. In Italia funziona così è tutto orchestrato.
A suo parere questa riforma produce più stabilità o determina una riduzione degli spazi di democrazia?
Noi siamo consapevoli del fatto che solo il cittadino sarà il giudice finale e solo lui potrà decidere da quale parte stare. Noi non accettiamo la “morte” della democrazia, perpetrata da una dittatura dove i potenti rubano ai deboli.
Chiudiamo con l’ultimo aspetto: liste bloccate e preferenze: per quale propende?
Liste bloccate per continuare a portare in Parlamento la metà di loro che non meritano di varcare la soglia del Parlamento? No, grazie. Sia il cittadino a scegliere.
Alla luce di questa riforma, quale futuro vede per i partiti piccoli?
Il cammino verso il Parlamento per tutti noi si fa difficile, ma non impossibile. La riforma elettorale proposta da Renzi e Berlusconi ha lo scopo di mettere il bastone tra le ruote a quei movimenti, ancora in evoluzione, che vogliono dire la loro e mostrare che un futuro migliore è possibile. Io parlo ovviamente per il mio Movimento: viene logico pensare di chiudere i battenti (il loro vero obiettivo è questo), ma non intendiamo abbandonare chi crede in noi e ci chiede di continuare a lottare. Quindi andremo avanti con le idee che fino ad oggi ci hanno contraddistinto e, per essere più forti, troveremo delle giuste alleanze con partiti legati alla nostra stessa linea di pensiero politico, senza mettere in discussione la nostra identità . Non intendiamo certo regalare questa “vittoria” a dei bari a tavolino. Noi del Movimento Gente Onesta abbiamo già fatto una scelta di campo: laddove vi sono disonesti e pregiudicati, ci schieriamo dall’altra parte, quella dei cittadini per bene.
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Gennaio 27th, 2014 Riccardo Fucile
MAPPATURA IMPOSSIBILE, MANUTENZIONI LUMACA, SICUREZZA INESISTENTE: RENZI PROMETTE DI SPENDERE 5 MILIARDI DI SOLDI NON SUOI, I SOLITI FONDI EUROPEI CHE VENGONO DIROTTATTI A SECONDA DEL BLUFF DEL MOMENTO
Cinque miliardi. Matteo Renzi, segretario del Pd, lancia il suo affondo su uno dei più gravi e urgenti problemi da risolvere: la sicurezza delle scuole frequentate ogni giorno da otto milioni di studenti. Intervistato dal Tg3 chiede «cinque miliardi di investimenti per ristrutturare gli edifici». Ma non solo. Precisa che «l’Europa deve accettare» che l’investimento resti «fuori del patto di stabilità ».
È la stessa strada percorsa dal governo Letta che a fine dicembre aveva annunciato di aver recuperato oltre 6 miliardi di fondi europei non spesi che correvano il rischio di perdersi.
La novità è la destinazione. Renzi chiede che cinque miliardi vadano per intero alla ristrutturazione delle scuole.
Senza dividere le somme in mille capitoli diversi, un po’ al turismo, un po’ al lavoro e così via come è sempre accaduto finora.
L’incapacità di affrontare sul serio l’emergenza è tale che da quasi venti anni il Miur lavora alla mappatura completa degli interventi urgenti da fare nelle scuole, un’altra tela di Penelope infinita a cui mancano ancora troppi dati mentre quelli che sono stati inviati con il tempo finiscono per essere superati, e quindi inutili.
Il Miur ha pubblicato soltanto una volta una parte dei dati a sua disposizione, nell’autunno del 2012 quando ministro era Francesco Profumo.
Le cifre raccontano quello che vivono ogni giorno gli studenti sulla loro pelle.
Il 4% degli edifici è stato costruito prima del 1900. E la maggior parte, il 44% delle scuole, in un periodo che va dal 1961 al 1980.
Solo il 17,7% degli edifici è in possesso del certificato di prevenzione incendi.
Il 33% non possiede un impianto idrico antincendio; un edificio su due non ha una scala interna di sicurezza; quattro su dieci non hanno la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico. Ancora più serio è l’allarme sismico, quasi 4 edifici su 10 sono in zone ad alto rischio.
Se i dati del ministero si fermano qui, altre associazioni tentano ogni anno di restituire una fotografia ancora più dettagliata dello «scuolicidio», la distruzione lenta e costante degli istituti con indagini a campione.
Secondo il rapporto 2013 di CittadinanzAttiva in una scuola su sette ci sono lesioni strutturali evidenti, presenti in gran parte sulla facciata esterna dell’edificio, il 20% delle aule presenta distacchi di intonaco: muffe, infiltrazioni e umidità sono stati rilevati in quasi un terzo dei bagni (31%) e in un’aula e palestra su quattro. Il 39% delle scuole presenta uno stato di manutenzione del tutto inadeguato molto in aumento rispetto al 2012 quando erano il 21%.
Più della metà delle scuole non possiede il certificato di agibilità statica, oltre 6 su 10 non hanno quello di agibilità igienico sanitaria, altrettante non hanno quello di prevenzione incendi.
Solo un quarto delle scuole è in regola con tutte le certificazioni.
Temperature ed aerazione non sono adeguate nella gran parte delle aule, visto che il 51% di esse è senza tapparelle o persiane e il 28% ha le finestre rotte. Il 10% delle sedie e dei banchi è rotto e in oltre un terzo dei casi (39%) gli arredi non sono a norma, adeguati ad esempio all’altezza degli alunni.
Legambiente ha analizzato anche le disparità tra le diverse parti d’Italia.
Dal rapporto Ecosistema Scuola 2013 emerge che se Trento, Prato e Piacenza sono i primi tre capoluoghi di provincia per qualità dell’edilizia scolastica, bisogna invece arrivare alla 23esima posizione per trovare il primo capoluogo di provincia del Sud che è l’Aquila, seguito da Lecce alla 27esima posizione.
Flavia Amabile
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Gennaio 27th, 2014 Riccardo Fucile
I TRUCCHI PER AGGIRARE LE NORME E IL VALZER DELLE DESIGNAZONI DI PRIMAVERA
Quando chiesero ad Annalisa Vessella, consorte dell’allora onorevole dei «Responsabili» Michele Pisacane, come riuscisse a conciliare il ruolo di consigliere regionale della Regione Campania con il posto di amministratore delegato della società Isa (160 mila euro l’anno) che le aveva dato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Saverio Romano, amico e collega di partito di suo marito, lei non fece una piega.
Rispondendo che ne aveva tutti i requisiti, come se fosse appena una questione di curriculum.
A due anni di distanza, la signora Vessella che nel 2010 si presentò sui manifesti elettorali come Annalisa Pisacane, perchè fosse chiaro a tutti che era la moglie del deputato, continua a ricoprire il doppio incarico.
Cosa cui aspirerebbe anche Vicenzo De Luca: nonostante una sentenza del tribunale abbia confermato che non può fare contemporaneamente il sindaco di Salerno e il viceministro delle Infrastrutture, lui non l’ha presa bene e ha fatto ricorso.
Coerente almeno nell’ostinazione con cui ha sempre difeso la sua condizione di centauro. Capiamolo: in Italia nessuno si era mai scandalizzato davanti ai doppi o tripli incarichi pubblici. Semmai il contrario.
Così come nessuno, almeno fino al pronunciamento ieri di Enrico Letta, nei tre governi che si sono avvicendati dal 2008, ha mai voluto affrontare il caso di Antonio Mastrapasqua.
Quando è stato nominato presidente dell’Inps a palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi e lui aveva una quarantina di poltrone. Oggi, che in più controlla anche l’ex Inpdap, ne occupa quindici.
Qualche assaggio? La presidenza della società di gestione di fondi immobiliari Idea Fimit. La vicepresidenza di Equitalia. La presidenza dei collegi sindacali di Adr engineering, Aquadrome ed Eur Tel (Tesoro).
Quindi gli incarichi da revisore nelle Autostrade per l’Italia, Coni servizi e Loquendo (Telecom).
Dulcis in fundo, c’è pure un posto da direttore generale: all’Ospedale israelitico di Roma. Dov’è stata aperta l’inchiesta su una presunta storia di cartelle cliniche truccate.
Sarebbe ingiusto dire che non si è fatto nulla per mettere un freno a questo costume. Dando attuazione alla legge anticorruzione il governo di Mario Monti ha stabilito con un decreto legislativo una lunga serie di incompatibilità fra ruoli politici, poltrone nelle società pubbliche e alti incarichi burocratici. Peccato che appena due mesi dopo, nel giugno 2013, con il governo di Letta insediato da poche settimane, il Parlamento l’abbia smontato di fatto, fissando il principio che quei limiti diventeranno operativi solo a partire dalle nomine future. E peccato che a ottobre scorso il ministero dell’Economia abbia deciso con una propria circolare che il divieto di sommare le poltrone non si applica ai direttori e ai vicedirettori delle agenzie fiscali: una circolare che supera una legge!
Dimostrazione di quanto sia complicato in un Paese tanto refrattario alle regole, e impregnato di conflitti d’interessi, far passare un principio elementare come l’incompatibilità fra i vari incarichi pubblici.
E se è così difficile al centro, figuriamoci in periferia.
Capita perciò che il sindaco di Arconate, Mario Mantovani, alla cui famiglia fanno capo oltre 800 posti letto di residenze per anziani convenzionate con la Regione Lombardia, sia assessore della medesima Regione. Alla Sanità , per l’esattezza. Oppure succede che il presidente della Provincia di Brescia, l’ex sottosegretario leghista all’Economia Daniele Molgora, abbia un posto nel consiglio di amministrazione della società che gestisce l’autostrada Brescia-Padova.
O che l’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, emigrato al Senato, sia rimasto per mesi attaccato allo scranno di commissario generale dell’Expo 2015.
Ed è niente al confronto di quello che accade nella burocrazia, lontano dai riflettori. Per otto lunghi mesi la Provincia di Roma, commissariata dopo le dimissioni dell’attuale presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, è stata retta dal prefetto di Palermo Umberto Postiglione.
Mentre all’ex capo di gabinetto del ministero dell’Economia, l’esperto Vincenzo Fortunato rimasto senza incarico di governo, è stata affidata la complicata liquidazione della concessionaria del Ponte sullo stretto di Messina (che non si farà mai), ma anche la presidenza di Investimenti immobiliari italiani, il fondo che dovrà gestire la privatizzazione e la valorizzazione di un bel pezzo di patrimonio pubblico, nonchè il collegio sindacale di una terza societa’ del Tesoro: Studiare sviluppo.
E i magistrati? A chi meglio di loro mettere in mano (gratuitamente, s’intende) la delicata materia della giustizia sportiva, come prova l’incarico di presidente della corte della Federcalcio assegnato al consigliere di Stato Gerardo Mastrandrea?
Il fatto è che certa burocrazia è abilissima a muoversi nelle pieghe della legge. Sfruttando a proprio vantaggio anche le apparenti avversità .
Ne è testimonianza un comma della legge di Stabilità che contiene una disposizione sacrosanta: chi percepisce una pensione statale non può cumulare a quella un altro stipendio dello Stato che gli faccia superare il tetto massimo di 302 mila euro stabilito per le retribuzioni dei manager pubblici.
Disposizione che però non vale, anche questa, per «gli incarichi e i rapporti in essere»: con il sospetto che questa frase serva a salvare dalla tagliola le paghe super di certi consiglieri di Stato che lavorano per la politica.
Dunque si fissa una regola e poi si concede la possibilità di aggirarla agli stessi che l’hanno scritta.
Tanta ipocrisia non poteva risparmiare le nomine pubbliche. La scorsa primavera il Tesoro rinviò la designazione dei vertici della Finmeccanica con la motivazione di dover prima mettere a punto requisiti di assoluta moralità e professionalità .
È finita con la nomina dell’ex capo della polizia ed ex sottosegretario Gianni De Gennaro alla presidenza della holding militare e tecnologica, e con la conferma dei vecchi amministratori in tutte le altre società statali.
Compreso Giancarlo Innocenzi, ex dipendente del gruppo Fininvest di Berlusconi, ex onorevole, ex sottosegretario ed ex componente dell’Agcom da cui si era dovuto dimettere in seguito alle polemiche circa le presunte pressioni esercitate per far chiudere la trasmissione «Anno zero» di Michele Santoro: confermato alla presidenza di Invitalia, società pubblica per l’attrazione degli investimenti esteri.
Non che le cose vadano diversamente nelle autorità indipendenti, dove spesso l’indipendenza è una variabile secondaria.
L’ultima in ordine di apparizione, l’Authority dei trasporti: dove fra i componenti è spuntato un altro politico di lungo corso: l’ex deputato di Forza Italia Mario Valducci.
Adesso non resta che attendere con ansia le nomine alla Rai.
Succulento antipasto di quelle in arrivo nelle grandi società di Stato: Eni ed Enel, dove Paolo Scaroni e Fulvio Conti hanno fatto tre mandati triennali, o le Poste, dove Massimo Sarmi sta completando addirittura il quarto.
Chi scommette su un altro giro di valzer?
(da “il Corriere della Sera“)
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Gennaio 27th, 2014 Riccardo Fucile
PER L’ACQUISTO DELLA CASA AL COLOSSEO “IL FATTO NON COSTITUISCE REATO”… PROSCIOLTO ANCHE ANEMONE PER PRESCRIZIONE
L’ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola è stato assolto in merito alla vicenda della compravendita della casa al Colosseo.
Era il 29 agosto del 2011 quando Scajola venne iscritto nel registro degli indagati per violazione della legge sul finanziamento illecito ai partiti.
Prima che venisse formalmente coivolto nella vicenda, si difese dicendo che quella casa in via Fagutale, a Roma, con vista Colosseo “era stata pagata da altri a sua insaputa”.
La sentenza.
‘Non doversi procedere’ per l’imprenditore Diego Anemone, perchè il reato è estinto per prescrizione, e assoluzione per l’ex ministro Claudio Scajola perchè ‘il fatto non costituisce reato’: questa la sentenza emessa dal giudice del Tribunale di Roma Eleonora Santolini a carico dei due imputati che rispondevano di concorso in finanziamento illecito per la compravendita dell’immobile di via del Fagutale, a due passi dal Colosseo.
Al telefono con il Cavaliere. ”Ho sempre detto la verità . Questo processo non doveva neanche cominciare perchè era tutto prescritto: la decisione del giudice di assolvermi assume ancora maggior valore”, ha commentato l’ex ministro al telefono con Silvio Berlusconi subito dopo aver saputo dell’assoluzione.
La conversazione telefonica è avvenuta all’interno dell’aula di tribunale dove si è celebrato il processo.
“Nessuno mi potrà mai ripagare di tre anni e nove mesi di sofferenze”, ha detto ancora l’ex ministro. “Ho sempre rispettato la magistratura – ha aggiunto lasciando il tribunale – ma, come scritto questa mattina in un sms a mia moglie, la verità prima o poi viene sempre fuori”.
Le richieste dei pm.
I pm Ilaria Calò e Roberto Felici avevano chiesto tre anni di condanna sia per Scajola che per Anemone e il pagamento di una maxi multa di due milioni di euro. Secondo l’accusa, l’imprenditore avrebbe pagato, attraverso l’architetto Angelo Zampolini, parte (circa 1,1 milioni di euro su 1,7 milioni) della somma versata nel luglio del 2004 da Scajola per acquistare l’immobile e avrebbe poi dato centomila euro per i lavori di ristrutturazione dell’appartamento.
Soddisfatta la difesa.
La difesa confutò la ricostruzione dei pubblici ministeri affermando in aula che “le prove documentali e testimoniali emerse durante il processo hanno rivelato la superficialità e l’inesattezza delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza”.
“Meglio di così non poteva andare, per questo siamo molto contenti. Già la prescrizione copriva questa vicenda ma l’assoluzione nel merito evidenzia una innocenza che noi abbiamo sempre affermato”, ha detto l’avvocato Giorgio Perroni che, assieme alla collega Elisabetta Busuito, ha difeso l’ex ministro Claudio Scajola. “Questa vicenda ha cancellato Scajola dalla vita politica italiana. Oggi lui non è più nessuno. Ma in questa storia non c’è alcuna prova della sua colpevolezza”.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 27th, 2014 Riccardo Fucile
NOI LO DICIAMO DA ANNI, ORA FINALMENTE IL MINISTRO AMMETTE L’ASSURDITA’ DELLA NORMATIVA ITALIANA IN MATERIA
Sulla vicenda marò “il problema è anche la legge La Russa, che prevede presenza di militari a bordo senza definire linee di comando”.
E’ quanto ha detto il ministro degli Esteri, Emma Bonino, a ‘Mattino 24’.
“Mi riferisco alla legge La Russa, al decreto missioni. Fu proprio quel decreto che prevedeva inopinatamente militari su navi civili senza stabilire per bene le linee di comando”, ha tenuto a chiarire il titolare della Farnesina.
“Tutto questo sarà utile rivederlo a conclusione positiva della vicenda”,ha aggiunto il ministro, secondo la quale l’intera gestione sin dall’inizio “lascia punti da chiarire”.
Intanto oggi una delegazione parlamentare si trova a New Delhi per incontrare i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
“Siamo in Ambasciata con i due nostri marò. Massimiliano Latorre ci ha appena detto che è emozionato per la presenza della delegazione parlamentare a New Delhi. È un brutto momento per lui, ma la nostra presenza qui, oggi, gli dà grande forza per andare avanti.
Passeggiando nel giardino della sede diplomatica italiana a New Delhi, accompagnato dall’ambasciatore Daniele Mancini, il fuciliere Latorre ha per la prima volta aperto le porte del suo appartamento al presidente della Commissione Esteri del Senato Pierferdinando Casini.
Solo qualche giorno fa la Corte Suprema indiana ha chiesto al governo di trovare una soluzione entro due settimane allo stallo che sta ritardando il processo ai due marò.
La prossima udienza si terrà il 3 febbraio.
(da “La Stampa”)
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Gennaio 27th, 2014 Riccardo Fucile
“I POLITICI VOGLIONO ALLENTARE IL PESO DEL POPOLO: VANNO IN QUESTO SENSO L’ESCLUSIONE DELLE PREFERENZE, LE LISTE BLOCCATE E I PREMI DI MAGGIORANZA”
Giuristi e costituzionalisti contro l’Italicum, definito addirittura una brutta copia del Porcellum.
Un’istanza di critica che passa attraverso un appello pubblico per chiedere alla classe politica di fermare l’iter di approvazione del sistema elettorale concordato a tavolino da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Tra i firmatari, c’è anche Lorenza Carlassare.
Professoressa, perchè questo appello?
E’ un periodo della nostra storia in cui le cose passano sulla testa della gente in una maniera terribile. Bisogna rendersi conto di quello che succede. Speriamo che qualcuno ci ascolti, anche se pensare che questo qualcuno siano le istituzioni è una illusione davvero straordinaria. La nostra speranza è che almeno le persone si allertino un po’ su questa vicenda.
Nel testo sostenete che l’Italicum possa subire una nuova pronuncia di illeggittimità da parte della Consulta.
La mia impressione è che la maggior parte dei nostri politici aspirino ad allentare in tutti i modi il peso del popolo, a farlo rimanere nell’ombra e a mettere tutti gli apparati, tutti gli organi, tutte le strutture in primissimo piano, quasi che tutto dovesse essere in funzione del potere e della conservazione del potere. Quindi, quello che tutte queste riforme tendono a fare è mettere in ombra la volontà del popolo, a ridurre l’apporto democratico al minimo possibile. Vanno in questo senso l’esclusione delle preferenze, le liste bloccate, gli altissimi premi di maggioranza, che come ha detto la Consulta distorcono la volontà popolare e l’esito delle urne, perchè gonfiano il potere di qualcuno, distorcendo l’equilibrio che era uscito dalla consultazione elettorale. Sono veramente allarmata perchè sembra che queste idee siano ormai normali e si debbano accettare.
Chi ha scritto la legge dice che non è la migliore possibile, ma almeno garantisce la governabilità . E’ d’accordo?
La governabilità è una sciocchezza, perchè per come viene proposta sembra mirare solo alla stabilità . Eppure la Corte Costituzionale è stata molto chiara nel dire che ciò che va ristabilita è il valore della rappresentanza. La governabilità come la intendono loro è solo il fatto che il governo non deve cadere: qualunque artificio è buono per garantire la conservazione degli esecutivi. E’ un’idea balorda perchè questo non significa efficacia o efficienza dell’azione governativa. Basti pensare a come si è trascinato penosamente l’ultimo governo Berlusconi fino alla soluzione del governo tecnico di Monti: se ne andavano persone e lui ne raccattava altre, ma nel frattempo non faceva più niente, non decideva più niente, eppure rimaneva lì. Cosa vuol dire la stabilità così? E’ un danno tremendo che può portare a un’infinità di guai. Nella riforma del bicameralismo, noti la proposta di Renzi sul Senato (che poi Berlusconi ha detto, smontandolo, che quelle riforme sono le sue e non di Renzi. E ha fatto bene a sottolinearlo…): non è più elettivo, non si elegge più. L’idea è sempre quella: limitare o eliminare il più possibile qualsiasi voce del corpo elettorale, per non parlare delle voci dissenzienti. La Costituzione, invece, è basata sul pluralismo politico, non su questo ridicolo bipolarismo che in Italia non esiste. Siamo spaccati in tutto, il nostro è un corpo sociale pieno di divisioni: il bipolarismo è possibile in una società omogenea, noi non abbiamo fatto niente per crearla e, anzi, abbiamo ridotto l’eguaglianza, i diritti sociali e le distanze tra le persone sono talmente forti che gli interessi di uno sono sempre in contrapposizione con quelli dell’altro. E allora qui come la vogliono risolvere? Soffocando determinate voci e non dando più rappresentanza e voce agli interessi emarginati. Sono furiosa con questi indirizzi.-
Prova delusione per il fatto che uno dei promotori dell’Italicum sia Matteo Renzi?
Nessuna delusione perchè non mi è mai piaciuto sin dal primo momento. Mi pareva l’altra faccia di Berlusconi, ma molto meno abile e molto più rozzo.
“Italicum peggio del Porcellum”: lo ha detto anche Roberto Calderoli, il padre della ‘porcata’. Professoressa, la pensa come voi…
Deriva dal fatto che questa volta loro temono di essere emarginati. Guardano solo al loro interesse. Anche Berlusconi, per esempio, non vuole certe cose nel sistema di voto perchè dice che con determinate regole lui va peggio alle urne. L’interesse generale ormai non è più nell’obiettivo dei politici e ognuno guarda al proprio domani, ma non a un domani lontano, ma a un domani per così dire contemporaneo.
Torniamo all’Italicum. Renzi e D’Alimonte (che è il regista della legge) hanno detto che si son dovuti accontentare. Per lei quale sarebbe il sistema di voto ideale?
Non c’è un sistema migliore in senso assoluto. Io sono per un sistema più proporzionale e in tal senso spero che non riescano a far nulla, così funzionerebbe quel proporzionale venuto fuori dalla sentenza della Consulta sul Porcellum. In tutti gli anni della nostra repubblica — che non erano peggiori ma molto migliori di questi, almeno fino al ventennio berlusconiano — noi abbiamo camminato con un proporzionale. Ora, non voglio fare l’elogio assoluto del proporzionale, che si può però fare corretto, magari con la soglia di sbarramento che c’è ora. Il fatto che esistano più partiti e più possibilità di scelta per i cittadini intanto fa rappresentare molte più voci e molti più interessi.
Con il sistema di voto Renzi-Berlusconi ci sarebbe una vera crisi della rappresentanza politica?
Già ora è così. La sinistra, ad esempio, è andata fuori dal Parlamento. Chi rappresentai lavoratori in Parlamento? Nessuno. E in quale altro momento se non in questo Marchionne avrebbe potuto fare ciò che ha fatto? Queste soluzioni emarginano le voci minori e dissenzienti. Un sistema proporzionale corretto, con una soglia di sbarramento che non consenta una vera frammentazione, porta a una pluralità di partiti e di rappresentanza. E non ci sarebbero più il problema, come oggi, di avere queste innaturali coalizioni con i due opposti che governano insieme. In mezzo esistono varie sfumature.
Insomma, il bipolarismo è una chimera tutta politica?
In Italia il bipolarismo non è possibile. Vogliono copiare l’Inghilterra, ma l’Inghilterra ha una storia di bipartitismo che è lunga quanto la sua stessa esistenza. Da noi non è così, devono farsene una ragione. L’insoddisfazione è alta, la gente non si sente rappresentata e diserta le urne.
Pierluigi Giordano Cardone
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Gennaio 27th, 2014 Riccardo Fucile
LA TELEFONATA DELLA DE GIROLAMO AL CAVALIERE E A LETTA… LA GELMINI FAVOREVOLE AL SUO RIENTRO
Prima dello strappo, due colloqui decisivi. Molto franchi.
Il risentito addio di Nunzia De Girolamo al governo è scattato dopo un incontro con Enrico Letta, andato malino. E dopo un colloquio con Silvio Berlusconi, andato bene. Il presidente del Consiglio le ha detto: «Occorre che la vicenda si chiarisca meglio».
«Se ci fossero state azioni inopportune – ha aggiunto – non le potremmo giustificare perchè compiute prima dell’incarico ministeriale».
Il Cavaliere le ha detto: «Nunzia torna, le porte sono aperte».
Lei vive da settimane una tempesta interiore che non le ha ancora consentito di decidere cosa fare in futuro, ma la sensazione di essere stata «mollata» dal suo nuovo capo, Angelino Alfano e anche dal Presidente del Consiglio, le ha fatto maturare la decisione di dimettersi ma anche il desiderio di tornare presto a casa: in quella Forza Italia con la quale non ha mai usato i toni risentiti dei suoi colleghi del Nuovo Centro Destra.
Con Berlusconi, la De Girolamo ha parlato sempre con affetto e nel suo ultimo colloquio privato, il Cavaliere le ha spalancato le porte, tanto più se l’ex ministro tornasse indietro col «tesoretto» di qualche altro parlamentare: un ritorno a casa dal forte valore simbolico, il segno palpabile che l’operazione Alfano è già in crisi di vocazioni.
Di opinione diversa Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato, ospite di Radio Uno: “Nunzia è una persona perbene, a cui voglio bene. È stata oggetto di un atto barbarico, una persona che ti entra in casa e ti registra, senza che lei abbia avuto notizia di reato Lei ha detto di essersi sentita sola, di non essere stata difesa dalle altre forze che compongono il governo, a parte il Ncd, che invece ha preso le sue parti”.
Lei che torna a Forza Italia? “È un sua scelta personale – continua -, a mio avviso la scissione ha determinato una separazione tra chi è andato via e chi è rimasto, non credo che andare e venire, le porte girevoli, in politica abbiano mai dato un contributo alla chiarezza e alla trasparenza”.
“Lei – prosegue – ha fatto una scelta: è andata al governo, è rimasta al governo, dopodichè ha deciso di non esserci più, ed è una scelta che le fa onore, perchè si diceva che alcuni erano rimasti nel Ncd per restare al governo. Chapeau”.
Non chiude invece a un ritorno dell’ex ministro, Mariastella Gelmini: “Le nostre porte sono sempre aperte – dice in un’intervista video a Repubblica -, anche se dalla De Girolamo ci separa una visione molto diverso dal governo Letta”.
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Gennaio 27th, 2014 Riccardo Fucile
SOLITA ARROGANZA DI RENZI CON I DEPUTATI: “APPROVATE O SARETE SCIOLTI”
Se le Camere votano la legge elettorale “hanno l’opportunità di riscattarsi dalla brutta pagina dell’elezione del presidente della Repubblica”, avviano una “stagione costituente” e si può arrivare con la legislatura “perfino al 2018”.
Se invece affossano la riforma, sfruttando il voto segreto, “andiamo subito a votare con la legge proporzionale” che ci ha lasciato la Consulta, perchè sarebbe la conferma che il Parlamento è “inaffidabile”.
Così il segretario del Pd Matteo Renzi in un’intervista al Messaggero.
Margini per cambiare qualcosa della legge elettorale “ci sono sempre se c’è l’accordo dei contraenti. Per esempio sarebbe intelligente alzare la soglia minima di raggiungimento del premio portandolo dal 35 al 38 per cento. Ne stiamo parlando già da qualche giorno con Forza Italia e Ncd e consentirebbe di ridurre l’entità del premio di maggioranza al 15 per cento”, dice Renzi.
“Ogni legge è migliorabile, ma contesto il metodo di coloro che parlano di preferenze per portare a casa altro”.
Renzi critica l’appello, pubblicato sul Manifesto, di 29 costituzionalisti, i quali “sostengono che la proposta di riforma va bene a patto che si levi il premio di maggioranza, si introducano le preferenze e si tolga lo sbarramento. In Italia questa legge c’è già stata ed è quella della prima Repubblica. Ci farebbe tornare al pentapartito”.
La legge elettorale, prosegue il sindaco di Firenze, “è solo il primo passo per un grande cambiamento. Ci sono le riforme istituzionali e le riforme del welfare e del lavoro. Approvare una legge così, anche a livello di credibilità internazionale, vale più di una finanziaria”.
Renzi rileva quindi la presenza, nel Pd, di “una parte che dice ‘siccome piace a Berlusconi, questa riforma non si deve fare’. È un atteggiamento che denota una sudditanza culturale e psicologica”.
Quanto all’accusa mossa da Vendola di aver riportato in auge il Cavaliere, “Berlusconi c’è e ci sarà finchè milioni di italiani lo voteranno. A Vendola chiedo invece di sapere se vuol stare con noi o no”.
Su Alfano, “lui con Berlusconi c’è stato benissimo per vent’anni e ci sta ora in tutte le campagne amministrative delle prossime settimane. Se vuole sganciarsi da Berlusconi abbia il coraggio di dirlo”.
In merito a cosa succederà nel governo dopo le dimissioni di Nunzia De Girolamo, “non so. Io mi occupo di riforme, di lavoro, di tagli ai costi della politica. Il governo e i ministri – osserva Renzi – sono un problema di Letta”.
(da “Huffingtonpost“)
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