Gennaio 29th, 2014 Riccardo Fucile
AVEVA DATO DEL BOIA A NAPOLITANO, DA “GRANDE RIVOLUZIONARIO” ASPETTIAMO CHE RINUNCI ALLA IMMUNITA’ CHE GLI GARANTISCE IL PARLAMENTO
Il deputato del Movimento 5 Stelle Giorgio Sorial è indagato dalla procura di Roma per vilipendio nei confronti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il fascicolo è stato aperto sulla base di un esposto del deputato Pd Stella Bianchi presentato in seguito all’uso dell’espressione “boia” utilizzata dal collega del M5S.
Sorial è indagato in base a quanto previsto dall’articolo 278 del codice penale: offesa all’onore e al prestigio del presidente del capo dello Stato.
Reato che prevede una reclusione da uno a cinque anni.
La procura dovrà ora chiedere l’autorizzazione a procedere al ministero della Giustizia.
L’articolo 278, infatti, rientra tra quelli per cui è necessario il via libera del Guardasigilli.
Ad occuparsi del caso sarà il pool “reati contro la personalità dello stato” coordinato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo.
(da Ag.)
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Gennaio 29th, 2014 Riccardo Fucile
PRIMA HANNO VOLUTO COSTRINGERE IL GOVERNO AD APPLICARE LA “GIGLIOTTINA” SUL DECRETO IMU-BANKITALIA, POI ATTACCANO L’UFFICIO DI PRESIDENZA…”UNA VIOLENZA COSI’ NON L’HO MAI VISTA IN TRENT’ANNI”… INSULTI A SFONDO SESSUALE A DEPUTATE PD
Una conversione che alla fine è diventata ‘lampo’.
Per evitare l’ostruzionismo del M5s e far sì che il decreto Imu-Bankitalia ottenesse il via libera entro la mezzanotte di oggi, la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha usato la ‘ghigliottina’: si chiama così quello strumento parlamentare che serve a mettere ai voti un decreto quando questo sta per scadere.
Con il voto di Montecitorio ora il dl è legge, ma in aula scoppia il caos.
Se il provvedimento non fosse passato entro i tempi stabiliti, i cittadini avrebbero dovuto pagare la seconda rata dell’Imu.
Il decreto del governo, infatti, tra le altre cose contiene la norma sull’abolizione della seconda rata della tassa sulla casa, ed è al centro di uno scontro parlamentare durissimo da settimane. Quello che ha portato ieri il deputato grillino Sorial ad insultare il capo dello Stato.
Dopo aver applicato per la prima volta nella storia repubblicana la ‘ghigliottina’, la Boldrini lascia l’aula di Montecitorio visibilmente provata dalle proteste e dalle urla che tanti deputati le hanno gridato contro.
Ad accompagnarla verso il suo ufficio al primo piano ci sono i commessi parlamentari, che la invitano a salire con l’ascensore da un corridoio laterale all’aula, probabilmente per volerla tutelare da eventuali ‘faccia a faccia’ con deputati furibondi. Ma lei non ci sta.
E a voce alta ribatte: “Voglio passare di qui – dice solcando a passi lunghi il Transatlantico – non dalla via laterale. Non devo mica scappare, ci mancherebbe altro”.
Ma in aula, intanto, è bagarre.
I deputati delle opposizioni protestano in varie forme per la decisione che è stata presa per aggirare l’ostruzionismo che stava mettendo a rischio la conversione in legge del decreto.
Dai banchi del Movimento 5 Stelle sono partite le urla (“siamo tornati al fascismo con una presidente Sel”) alle quali hanno risposto i colleghi della maggioranza.
Gli esponenti di Fdi hanno occupato i banchi del governo e dal Pd sono partiti anche alcuni cori con l’inno e ‘Bella Ciao’.
Nel lasciare l’emiciclo il ministro Dario Franceschini riesce a schivare un fascicolo del decreto lanciato verso l’ingresso dell’aula dai piani alti dell’emiciclo stesso.
Negli stesso minuti, una deputata del M5S, Loredana Lupo, denuncia di aver ricevuto “uno schiaffo in faccia dal questore Stefano D’Ambruoso”. D’Ambruoso respinge le accuse e replica: “Nessuno schiaffo, ho cercato di fermare le violenze”.
Due deputate Pd in commissione Giustizia, Micaela Campana e Alessandra Moretti, hanno detto che “il deputato M5s Massimo Felice De Rosa” le ha aggredite, “rivolgendoci insulti a sfondo sessuale dicendoci, per usare un linguaggio più accettabile ‘siete solo capaci di fare sesso orale'”.
Le deputate hanno preannunciato querela.
Di sicuro c’è che alcuni commessi di Montecitorio hanno dovuto ricorrere alle cure dell’infermeria.
Uno ha un braccio dolorante, un altro ha raggiunto i medici dicendo di aver ricevuto un colpo al volto.
“Una violenza così non l’ho vista in 30 anni”, racconta uno dei più anziani assistenti parlamentari, da sempre in aula.
Chi era alla Camera ha raccontato che, in effetti, dalla tribuna si è assistito ad una scena decisamente caotica.
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 29th, 2014 Riccardo Fucile
LA MOGLIE DEL PRESIDENTE INPS HA CARICHE IN RAI E IN NUMEROSE AZIENDE SANITARIE
Ha un buon maestro la consorte di Antonio Mastrapasqua, il presidente dell’Inps al centro dell’indagine della procura di Roma per uno dei suoi numerosi incarichi.
La moglie, Maria Giovanna Basile, di professione commercialista ha accumulato “20 poltrone”, come spiega il quotidiano Repubblica.
Dalla Rai ad alcune aziende sanitarie fiorentine e romane.
Settore di attività che condivide con il marito, che è anche direttore generale dell’ospedale Israelitico della Capitale.
Secondo i pm Maria Cristina Palaia e Sabrina Calabretta, sarebbe responsabile di cartelle cliniche truccate e fatture gonfiate per un giro di circa 80 milioni di euro.
Degli incarichi di Lady Mastrapasqua aveva chiesto conto Elio Iannutti, presidente Adusbef e senatore dell’Idv nella scorsa legislatura.
In un’interrogazione del 24 maggio 2012 Iannutti aveva chiesto conto dei possibili conflitti di interesse per gli incarichi di “sindaco effettivo fino al 31 dicembre 2013 presso l’Istituto fiorentino di cura e assistenza SpA, di sindaco supplente fino al 31 dicembre 2013 presso Direction projects Spa, di sindaco effettivo fino al 14 maggio 2019 presso Santa Chiara Firenze Spa, di sindaco effettivo fino il 30 giugno 2012 presso Società azionaria laziale immobiliare costruzioni Spa, di Presidente del Collegio sindacale fino al 31 dicembre 2013 presso Barocco Roma Srl, di sindaco effettivo fino al 31 dicembre 2012 presso Marcantonio SpA, di sindaco effettivo fino al 6 luglio 2013 presso Produzione imballi alimentari Spa, di sindaco effettivo fino al 31 dicembre 2012 presso la Rai Spa, di sindaco supplente fino al 31 dicembre 2012 presso Finemi Spa, di sindaco supplente fino al 31 dicembre 2012 presso Giomi Rsa, di sindaco effettivo fino al 2019 presso Faleri ceramica sanitari Spa, di sindaco effettivo carica fino al 23 luglio 2013 presso Cappellani Gioni Spa, di sindaco supplente fino al 2019 presso Rentest Spa, di sindaco supplente fino al 24 giugno 2013 presso Aci Sardegna Società gestione servizi Spa, di sindaco effettivo fino alla prossima assemblea presso Atesia-Telemarketing, comunicazione telefonica e ricerche di mercato, di sindaco supplente fino al 31 dicembre 2013 presso Directional projects SpA, infine di socia della Gdb consulting Srl”.
Nel frattempo, alcuni incarichi sono scaduti, altri sono stati rinnovati, come quello di capogruppo del collegio dei sindaci della Rai, o la presenza in Rai Cinema e Rai Way (la società dei ripetitori).
Altri permangono, come quello in Acea e in Aci.
Intanto nei prossimi giorni il governo deciderà come procedere con il mandato di Mastrapasqua all’Inps, che scadrà a fine 2014.
Tra le ipotesi c’è quella del commissariamento dell’Istituto (circola il nome dell’ex ministro del Lavoro, Tiziano Treu), mentre resta la possibilità di accelerare il cammino della riforma della governance dell’Istituto impantanata da tempo in Parlamento.
Mastrapasqua comunque continua a difendere il proprio operato dicendo di non ricoprire alcuna carica incompatibile con la presidenza Inps.
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Gennaio 29th, 2014 Riccardo Fucile
CUPERLO AL RENZIANO NARDELLA: “SIETE DEGLI SQUADRISTI”
«Questo testo, se non viene modificato profondamente, presenta dubbi di costituzionalità ». Gianni Cuperlo morde il freno.
Lo fa da lunedì sera, quando nella riunione in cui Renzi ha posto l’aut aut, il leader della minoranza democratica ha preso la parola per dire che «se il segretario chiede la fiducia, bisogna dargliela ».
Ma ha anche aggiunto che il Pd di Renzi sta subendo una mutazione genetica, non lo riconosce più come il suo partito.
E poco prima di entrare in commissione Affari costituzionali per ritirare materialmente gli emendamenti, Cuperlo si è sfogato con il renziano Dario Nardella: «Siete degli irresponsabili, usate metodi squadristi…».
L’accusa di autoritarismo e di scarso rispetto per l’opposizione interna si trascinada quella battuta “Fassina chi?” del segretario, che portò alle dimissioni da vice ministro di Stefano Fassina.
Scontro riacceso il giorno del dibattito in direzione proprio sulle preferenze nella nuova legge elettorale, che provocò le dimissioni di Cuperlo da presidente del Pd, dopo un’altra battuta di Renzi
Il segretario prova a rabbonire, lodando il senso di responsabilità della sinistra dem per la prova di forza evitata sugli emendamenti. Ma cambia poco.
Il “correntino” si prepara alla guerra dei nervi.
O l’Italicum è trasformato oppure in aula – ripetono i cuperliani -sarà il momento della verità . E potrebbero esserci modifiche, ad esempio per le preferenze, che hanno un consenso trasversale e saldano un asse con gli alfaniani e i centristi.
«Il dissenso politico resta – afferma Rosy Bindi – ci siamo riservati di ripresentare in aula gli emendamenti contro le liste bloccate, sulle soglie più basseper i piccoli partiti, sull’alternanza di genere».
Una cosa infatti è evitare ora possibili appigli strumentali a Berlusconi per fare saltare tutto – ragiona la presidente della commissione Antimafia altra sono le obiezioni di merito: «Queste restano in piedi. E poi chi dice prendere o lasciare, non fa sul serio. Non vogliamo fare naufragare la riforma, sia chiaro»
L’accordo sulla soglia più alta dal 35 al 37% per avere il premio di maggioranza – è al centro della trattativa, tuttavia non basta per la minoranza che è pronta a dare battaglia.
Si materializza lo spettro dei “franchi tiratori”. Tutti negano. Ma sono gli stessi che a Montecitorio mormorano: «Non lo voteremo mai un testo blindato ».
Alfredo D’Attore, bersaniano, invita Renzi a evitare gli ultimatum: «Non servono: nessuno di noi ha paura della minaccia del voto anticipato: il problema non è certo che qualche parlamentare non torni alla Camera. Piuttosto se si va a votare con il proporzionale consegnatoci dalla Consulta, finisce la vocazione maggioritaria del Pd e sarebbe un colpo letale anche alle ambizioni di governo di Renzi»
Il Pd che resiste ha varie anime.
I “giovani turchi” sono cauti. Hanno siglato un patto con i renziani in Sicilia per la candidatura di Fausto Raciti contro Giuseppe Lupo, segretario regionale uscente, dato per favorito, di Areadem, la corrente di Franceschini: lotta in casa renziana, quindi. Ebbene i “turchi” escludono “giochetti”: «Bisogna trovare una soluzione per le liste bloccate, però si vota come dice il partito alla fine», assicura Matteo Orfini.
Cesare Damiano, l’ex ministro del Lavoro, è per mantenere le obiezioni fino in fondo: «Se si tratta con Forza Italia, si tratta. Su tutto. Le preferenze sono una questione dirimente, non possono passare le liste bloccate e noi minoranza abbiamo offerte le alternative dei collegi uninominali, delle primarie per legge e per tutti ».
Sul punto primarie, altra divaricazione: alcuni dem sono possibilisti sulle primarie per legge ma facoltative (decidono i partiti); altri le vogliono obbligatorie.
Ironizza Sandra Zampa, vice presidente del Pd: «Siamo come willy il coyote, in bilico sul burrone, una riforma va fatta».
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 29th, 2014 Riccardo Fucile
DEDICATO A TUTTI QUEI PIRLA CHE A DESTRA MANIFESTANO SIMPATIA PER LE TESI ECONOMICHE DEL GRANDE PATACCARO DI FIRENZE
“Proposta di Electrolux razionale. Costo del lavoro per azienda è triplo dopo oneri sociali. Per salvare lavoro deve abbassare 40% stipendi”.
Sono le parole twittate dal finanziere Davide Serra, area renziana.
Lo ringrazio perchè le considero la prova provata di quanto avevo scritto qui ieri: il peggiore uso mondiale dei social network è quello fatto dai maschi di potere che sgomitano per farsi sentire.
Se l’autore avesse riletto solo per un paio di secondi il suo testo, respirando forte per ossigenare i neuroni, si sarebbe immediatamente domandato: ma se gli stipendi si abbassano del 40 per cento e i prezzi rimangono uguali, come fanno a campare gli operai?
E i consumi, con la progressiva erosione dei salari, come potranno mai ripartire?
E quel “costo del lavoro triplo” è triplo rispetto a che cosa, agli stipendi bielorussi, al costo del lavoro senza oneri sociali, all’età della cognata, a una cifra a caso?
Ma come accidenti si fa, santo cielo, a sparare un paio di belinate veloci veloci su una faccenda che è lacrime e sangue, questione sociale gigantesca, vita delle persone?
Poi si finisce sui giornali, certo.
Ma non si fa mica una bella figura.
Michele Serra
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 29th, 2014 Riccardo Fucile
DA DOMANI LA LEGGE ALLA PROVA DELL’AULA… ALFANO AVVERTE: “NO AL VAMPIRELLUM, AL PRIMO VOTO SEGRETO CROLLA TUTTO”
È stato chiuso l’accordo tra Pd e FI sulla legge elettorale.
L’intesa, confermata da diverse fonti parlamentari, prevede alcune modifiche al testo base già approvato dalla commissione Affari costituzionali di Montecitorio.
In particolare, la soglia per far scattare il premio di maggioranza passerà dal 35 al 37 per cento.
Viene poi recepita la norma cosiddetta «salva-Lega»: il quorum minimo per l’ingresso in Parlamento è stato fissato al 4,5% rendendo dunque più facile il superamento della soglia per il partito di Matteo Salvini, storico alleato di Forza Italia.
Prevista la clausola salva-Lega: i partiti che ottengono il 9% in almeno tre regioni rientrano comunque in Parlamento. Sono inserite su richiesta dell’Ncd le multi candidature.
Una coda di trattativa potrebbe ancora riguardare ritocchi alla soglia di accesso per i partiti non coalizzati (oggi all’8%) e per le coalizioni (12%).
Decisivi, per l’uscita dall’impasse, i nuovi contatti telefonici avvenuti in mattinata tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
L’intesa raggiunta non è ancora stata ufficializzata dai due principali partiti, ma a sentire alcuni parlamentari del Pd ormai è cosa fatta.
I DUBBI DELLA MATTINA
In mattinata era stata la plenipotenziaria di Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, a mostrarsi fiduciosa e a parlare di «prudente ottimismo» sulla possibilità di chiudere l’accordo in giornata.
Poi la stessa Boschi, con il capogruppo Roberto Speranza e il portavoce Lorenzo Guerini, si era riunita con il segretario del Pd per fare il punto della situazione.
Vi sarebbero poi state alcune telefonate tra Renzi e Berlusconi per arrivare ad una chiusura, nonostante in mattinata sia il capogruppo azzurro a Montecitorio, Renato Brunetta, sia Maurizio Gasparri rilasciavano in radio e tv dichiarazioni non incoraggianti: il primo lasciava ipotizzare che Forza Italia non avrebbe cambiato nulla; il secondo buttava lì il sospetto che, una volta ottenuta la nuova legge, il sindaco di Firenze farà di tutto per andare al voto gettando alle ortiche le altre riforme .
«NO AL VAMPIRELLUM»
Renzi è dunque riuscito a convincere il Cavaliere. Dovrà però fare i conti con le forze politiche più vicine al Partito democratico, che ancora oggi hanno mostrato insofferenza: il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, esponente di punta del Nuovo Centrodestra di Alfano, oggi alleato di governo, ribadisce il veto sulla combinazione fra premio di maggioranza e sbarramento per le forze minori, che consentirebbe al partito vicente, a cui andrebbero i seggi non assegnati a chi non raggiunge il quorum, di portarsi a casa un bonus del 20-25%.
«In questo modo si passerebbe dal Porcellum al Vampirellum – ha detto intervistato su Canale 5 -. Se l’accordo fosse portato avanti solo da Renzi e Berlusconi, verrebbe bocciato al primo voto segreto».
«IL CAIMANO PORTA MALE»
Negativo anche il commento di Nichi Vendola, possibile alleato del Pd alle elezioni, che in un’intervista sulla Gazzetta del Mezzogiorno ricorda tra l’altro che la legge non prevede condizioni di ineleggibilità per conflitto di interesse e il giudizio che ne dà è quello di un provvedimento «utile a saziare l’ingordigia dei grandi partiti» e che «disprezza le minoranze».
Una legge «che non a caso Berlusconi ha rivendicato a sè».
Poi l’avvertimento a Renzi e all’intero Pd: «L’abbraccio con il Caimano ha sempre portato male alla sinistra»
(da “il Corriere della Sera”)
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Gennaio 29th, 2014 Riccardo Fucile
RENZI E BERLUSCONI PROVANO A INDOSSARE IL COSTUME DI STATISTI
Due telefonate con Berlusconi – la prima lunedì notte, la seconda ieri mattina – e l’accordo ha bisogno solo dell’ultimo imprimatur.
Ognuno cede e guadagna qualcosa. Grazie anche al pressing di Napolitano, Forza Italia molla sulla soglia del 35 per cento: bisognerà arrivare almeno al 37 per cento per ottenere un premio del 15%.
In ogni caso nessuno potrà avere più del 55 per cento dei seggi, per evitarlo il premio si riduce all’aumentare dei voti della coalizione vincente.
In cambio Berlusconi ottiene di tenere alte le soglie di sbarramento contro i partiti più piccoli: al 5 per cento per chi si coalizza, 8 per cento per chi tenterà l’avventura in solitario.
E per uccidere nella culla ogni ipotesi di federazione di centro, ci sarà anche un ulteriore sbarramento del 12 per cento per le coalizioni di partiti.
Se ne rende subito conto Pier Ferdinando Casini, appena appresi i dettagli dell’intesa: «Con questa legge — confida ai dirigenti del suo partito — si blocca il terzo polo e il progetto di rifondazione della Dc. O di qua o di là e noi dovremo scegliere».
La Lega invece è salva grazie a una norma ad hoc che premia le formazioni regionali. Così come è salvo Angelino Alfano, che premeva per potersi candidare in più circoscrizioni (saranno al massimo cinque) per poi optare per una.
Questo è l’impianto finale dell’Italicum e i collegi – come pretendeva la minoranza democratica e Ncd – saranno ridisegnati dal governo, con 60 giorni di tempo.
Le preferenze? Non pervenute, sotto sotto nessuno dei due contraenti del patto le voleva.
Con l’aiuto di Gianni Letta e Denis Verdini – a cui anche il renziano Dario Nardella riconosce di essersi trasformato in una «colomba » – l’uomo di Arcore è pronto a dire sì.
E in nessuna occasione, nè nell’incontro alla sede del Pd, nè nelle due telefonate con Renzi, ha mai chiesto le elezioni anticipate («Brunetta ha sbagliato a chiederle») o preteso contropartite sulla giustizia.
Se sarà questa la storia da raccontare sulla legge elettorale che avrà cambiato l’Italia, bisognerà fissare il 28 gennaio come il punto d’arrivo della trattativa.
Perchè Renzi pensa davvero di aver portato a casa il risultato. « Mi accusano di aver riportato in gioco Berlusconi… ma la verità è che lui dal gioco non è mai uscito».
L’ultima mano di poker tra i due campioni del tavolo verde si è giocata sul premio di maggioranza.
Berlusconi fino all’ultimo si era inchiodato alla soglia del 35 per cento. Poi, con l’intervento del Quirinale e i ragionamenti di Gianni Letta, ha accettato di salire.
Non fino a quel 40 per cento auspicato da molti costituzionalisti, l’asticella si è fermata infatti al 37 per cento.
Del resto Napolitano aveva fatto sapere a tutti i leader impegnati nell’intesa di non ritenere accettabile un premio di maggioranza superiore al 15 per cento.
Una soglia invalicabile, visto che la legge dovrebbe comunque passare un primo screening di costituzionalità da parte del Quirinale per poter essere promulgata. L’attuale premio, è la valutazione a caldo che filtra dal Colle, sarebbe invece «ragionevole».
Niente da fare al contrario per il “barrage” al quattro per cento: Renzi ha insistito ma il Cavaliere non si è schiodato, vuole la fine dei partitini, a partire dal nuovo centrodestra.
Con tutte le cautele del caso, visto che uno dei contraenti è quello stesso Berlusconi che fece illudere D’Alema sulla Bicamerale e poi si sfilò in una notte, il segretario del Pd inizia a crederci davvero. Tanto da aver iniziato già a ricucire le spaccature interne al suo partito.
Con Bersani anzitutto, che avrebbe spinto i suoi a non opporsi più di tanto, dando così una mano al giovane leader.
Nella serata decisiva, la soddisfazione al Nazareno è palpabile e filtra dalle parole con cui il leader si congeda dai suoi collaboratori: «Magari non è l’accordo migliore, non è la legge ideale che avrebbe firmato il Pd. Ma l’abbiamo fatta in 15 giorni e, se verrà approvata, anche all’estero ora passerà l’idea che l’Italia è riformabile. E soprattutto avremo detto addio per sempre alle larghe intese».
Il Pd si impegna intanto a fare da solo le primarie per la scelta dei parlamentari, compilerà le liste con l’alternanza uomo-donna, non farà candidare nessuno, nemmeno il segretario, in più collegi.
E guai a chi si azzarda a notare una somiglianza troppo forte tra l’Italicum è il vecchio Porcellum…
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 29th, 2014 Riccardo Fucile
LA ZACCARIOTTO E IL GUARDIAPARCHI PLURIPREGIUDICATO “CIANETTO” NEL MIRINO DELLA PROCURA
Abuso d’ufficio e falsità ideologica in concorso. Sono questi i reati che la Procura di Venezia contesta a Francesca Zaccariotto nella sua veste di sindaco di San Donà , incarico che ha rivestito fino alla scorsa primavera.
La vicenda che ha portato i sostituti procuratori Carlotta Franceschetti e Walter Ignazitto a iscrivere nel registro degli indagati l’attuale presidente della Provincia di Venezia è quella riguardante l’incarico di guardiaparchi assegnato dalla Giunta della città del Piave al pluripregiudicato Luciano Maritan detto “Cianetto”, nipote del più famoso Silvano, colonnello dell’ex boss della Mala del Brenta, Felice Maniero, considerato regista indiscusso dello spaccio della droga nel Veneto Orientale.
Tutto nasce dal fatto che il Comune aveva dato da lavorare a un ex appartenente alla mala del Brenta, Luciano Maritan, in un progetto di recupero sociale in cui l’uomo era stato inserito con contratto a progetto di 500 ore per 5mila euro per lavorare in un parco cittadino con lo scopo, tra l’altro, di garantire la sicurezza.
A mettere sotto indagine Zaccariotto e la dirigente sarebbe stato il fatto che l’uomo, che ora è in carcere per altre vicende, nel 2012 era stato inserito nel progetto scavalcando una ventina di persone nella graduatoria per il posto di lavoro.
Durante il periodo in cui era occupato avrebbe proseguito nella sua attività di trafficante di droga.
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Gennaio 29th, 2014 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE CHIODI SI E’ FATTO RIMBORSARE IL PREZZO DELLA CAMERA DOPO AVER PASSATO LA NOTTE CON LA DONNA CHE OTTENNE UN INCARICO IN REGIONE SU 21 CONCORRENTI… ALTRI DUE ASSESSORI BECCATI
I carabinieri del nucleo investigativo di Pescara, su mandato della procura, indagano sulle missioni istituzionali della giunta regionale.
Analizzano così i rimborsi e le ricevute del governatore. E scoprono che la notte del 15 marzo 2011 soggiorna all’albergo Del Sole: Chiodi paga in contanti 340 euro e poi chiede il rimborso – di 357 euro – all’ufficio regionale.
Gli investigatori si presentano all’albergo Del Sole, in zona Pantheon, e chiedono al gestore il registro degli ospiti.
E il registro – stando agli atti d’indagine – è chiaro: nella stanza 114, quella notte, Chiodi non ha dormito da solo. Ha ospitato una donna.
Il punto è che Chiodi – annotano gli inquirenti – ha omesso di dichiarare, chiedendo il rimborso in Regione, di aver ospitato la donna in camera.
Il soggiorno della signora, quindi, è stato pagato – o meglio: rimborsato – con soldi pubblici. E su questo episodio, il 4 febbraio, Chiodi dovrà rispondere alle domande dei pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, che lo accusano di truffa, falso e peculato.
Tre mesi dopo, alla signora registrata nella stanza 114, viene affidato un importante incarico pubblico. La nomina avviene a luglio. Con decreto dei ministeri. E avviene proprio su indicazione della giunta regionale guidata da Chiodi.
Non si tratta di un incarico privato: è una selezione con bando pubblico.
Il bando pubblico viene pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione, che lo approva il 20 dicembre 2010, e la signora della stanza 114 presenta la propria candidatura.
Per l’incarico pubblico previsto dal bando, sono giunte ben 22 candidature.
E il “gruppo di lavoro” istituito dalla Regione provvede all’istruttoria: solo 12 candidati – si legge nei documenti regionali – sono in “possesso dei requisiti”.
La signora della stanza 114 è tra loro. Ma è necessaria un’ulteriore “scrematura ” poichè i posti a disposizione sono soltanto due.
La commissione regionale, il 6 aprile, decide di “rimettere” alla giunta il compito di individuare i designati: la giunta guidata da Chiodi, quindi, dovrà scegliere soltanto due nomi su una rosa di 12 candidati. E tra loro c’è proprio la donna che, pochi giorni prima, ha dormito nella stessa stanza con il governatore.
Il 16 maggio – due mesi dopo quella notte trascorsa in albergo – la giunta, con una delibera, designa la signora per il ruolo indicato. Ruolo che diventerà definitivo – un incarico quadriennale – con la nomina vergata dal ministero del Lavoro: di fatto, quella del ministero, è però soltanto una “ratifica”.
È stata la giunta Chiodi a individuare, tra i due candidati prescelti, la signora della stanza 114. E non si tratta dell’unica donna che, dormendo con un esponente della giunta Chiodi, si ritrova ad avere un ruolo con la Regione.
Ma non è l’unico caso.
L’assessore Nazario Pagano (Forza Italia), presidente del Consiglio regionale, ha ospitato nelle sue camere d’albergo – pagando con soldi pubblici – ben quattro donne tra i 35 e i 45 anni. Anche Pagano è indagato dalla procura di Pescara per falso, truffa e peculato.
Una delle donne ospitate da Pagano, qualche anno dopo, è entrata in affari con la Regione Abruzzo, prestando il proprio lavoro, come dimostra una fattura del Consiglio regionale, datata 21 dicembre 2012, per l’importo di 943 euro.
Soldi liquidati, con delibera del Consiglio regionale, il 6 febbraio 2013.
Ricordiamo poi il caso dell’assessore dell’ex assessore Luigi De Fanis che, secondo la procura di Pescara, profondamente invaghito di Lucia Zingariello, le aveva proposto un contratto molto particolare: prevedeva quattro prestazioni sessuali ogni mese per uno stipendio di tremila euro.
Un contratto scritto a penna, su un foglietto, poi strappato e recuperato dalla stessa Zingariello, che l’ha consegnato agli inquirenti.
Molti sospetti, nei mesi scorsi, hanno riguardato l’assessore Alfredo Castiglione, la cui compagna gestisce una scuola di danza.
La squadra mobile di Pescara ha inviato un’informativa alla procura de L’Aquila: secondo gli investigatori, la scuola di danza, in questi anni avrebbe ricevuto finanziamenti per 55 mila euro. In alcuni casi – secondo gli investigatori della squadra mobile – si sarebbe trattato di finanziamenti pubblici.
Di certo, c’è che la compagna di Castiglione, con soldi rimborsati dalla Regione, ha trascorso un fine settimana nell’hotel Victoria Terme di Tivoli.
Anche in questo caso, al momento del rimborso, era stato omesso il doppio pernottamento: Castiglione aveva dichiarato di aver soggiornato da solo, alla modica cifra di 512 euro, tra il sabato e la domenica dell’11 agosto 2010.
I carabinieri, giunti in albergo, hanno verificato che aveva soggiornato anche la moglie e, interrogando il gestore, hanno scoperto che quella spesa poteva giustificarsi soltanto per l’uso dell’annesso centro benessere e centro estetico.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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