Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
“ATTENTO CHE VAI A SBATTERE”: CONTRO RENZI NCD, SCELTA CIVICA E POPOLARI…VOCI DI INCONTRO RENZI-BERLUSCONI STASERA A MILANO
Ormai la diga si è aperta: se Matteo Renzi stringe un accordo con Silvio Berlusconi sulla legge elettorale, se se la intendono sul cosiddetto ‘Verdinum’ come viene chiamato il sistema spagnolo che risulterebbe da un’eventuale intesa tra il segretario e il Cavaliere, si apre la crisi di governo.
Tertium non datur.
La minaccia stringe d’assedio il segretario del Pd da ieri notte, quando gli è stata esposta da Enrico Letta nella cena a Palazzo Chigi, cena andata malissimo, servita solo ad aprire di fatto le ostilità .
Stamane il sindaco ha avuto modo di parlarne con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini e poi con il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi di Ncd.
Stesso mantra: “Se riabiliti Berlusconi, si sfascia la maggioranza”, i ‘piccoli’ Ncd, Scelta e Popolari per l’Italia aprirebbero di fatto la crisi, con la nemmeno tanto subdola minaccia di un ritorno al voto col proporzionale, l’attuale sistema consegnato dalla Consulta.
Ma Renzi resta convinto della necessità di andare avanti sulla strada del dialogo con Berlusconi, continua a preparare il fatidico incontro con il Cavaliere.
Colloquio che a questo punto potrebbe tenersi anche oggi stesso, magari stasera a Milano — secondo alcune voci.
In effetti Renzi si recherà nel capoluogo lombardo perchè ospite della trasmissione di Daria Bignardi, ‘Le invasioni barbariche’, che viene trasmessa dagli studi milanesi di La7.
La nota diffusa stamattina dal Nuovo Centrodestra di Alfano, Scelta Civica e Popolari per l’Italia certifica il fatto che la cena di ieri a Palazzo Chigi è andata malissimo. “Attento che vai a sbattere”, è l’avvertimento di Letta a Renzi.
Dove quel “sbattere” è riferito alla scivolosa strada dell’intesa con Berlusconi, interlocutore inaffidabile per Palazzo Chigi. Di più.
La nota dei ‘piccoli’ conferma che nemmeno gli incontri di oggi tra Renzi e Franceschini e poi con Lupi abbiano risolto granchè.
Situazione invariata, ferma al tornante più pericoloso nella breve vita del governo Letta.
“I gruppi parlamentari del Nuovo centro destra, di Scelta civica e dei Popolari per l’italia, in ordine alle consultazioni che il segretario del Pd ha avviato sulla riforma della legge elettorale con tutte le forze politiche e in particolare con quelle di opposizione, ritengono urgente un incontro di maggioranza per evitare che il sottile equilibrio su cui si regge il Governo, anche per le tensioni interne al Pd stesso, provochi una crisi di Governo al buio”, recita la nota.
In calce, le firme di Enrico Costa, Maurizio Sacconi, Andrea Romano, Gianluca Susta, Lorenzo Dellai, Lucio Romano.
Sostanzialmente il messaggio che da Palazzo Chigi recapitano a Renzi è che la maggioranza non reggerebbe un accordo con Berlusconi.
Sia perchè significherebbe “riabilitare il Cavaliere pregiudicato”, ma soprattutto perchè si è capito che l’intesa sarebbe basata sul sistema ispanico, che di fatto ammazza i piccoli partiti.
E’ da qui che arriva la levata di scudi. E’ il terrore di scomparire che spinge i piccoli alla fronda comune, anche a costo di far cadere il governo e tornare al voto con questo sistema: proporzionale puro con una preferenza.
Per Renzi sarebbe “un ritorno all’inciucio della prima repubblica, le larghe intese a vita o peggio l’ingovernabilità assoluta”.
Lo ha spiegato ieri alla direzione Pd, fermo nell’intenzione di combattere il “potere di veto dei piccoli partiti”, mettendo a fuoco il “derby in corso”, che non è tra sostenitori dei vari sistemi proposti. Bensì tra proporzionalisti e maggioritari: “e il mio Pd sta nel secondo gruppo”.
Ecco perchè è deciso ad andare avanti e stringere con Berlusconi su un pacchetto che oltre all’ispanico comprenda l’abolizione del Senato e la riforma del Titolo V della Costituzione (più poteri alle Regioni).
Ma a questo punto, se davvero i piccoli si spingono fino ad aprire una crisi di governo, il piano può saltare.
Si aprirebbe la strada per il voto anticipato col proporzionale.
Oppure un governo di scopo con l’appoggio di Berlusconi, di difficilissima se non impossibile composizione.
Tutto da vedere. Ma davanti c’è un bivio. Secco: tertium non datur.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
ABBUFFATA CON I SOLDI PUBBLICI, RINVIO A GIUDIZIO PER IL GOVERNATORE PIEMONTESE
Mutande verdi e borse di Hermès, selle per cavalli, gadget della Juventus e bombole gpl.
La maggioranza guidata da Roberto Cota in appena due anni ha bruciato 1,7 milioni di euro di fondi pubblici a scopo meramente personale.
Ieri i pm torinesi Andrea Beconi, Giancarlo Avenati Bassi ed Enrica Gabetta, hanno chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di peculato per 39 consiglieri tra cui i capogruppo di Lega, Pdl, Udc, Idv, Gruppo Misto, Progettazione, e per il governatore Cota.
Tre consiglieri, inoltre, hanno truffato la Regione fornendo una residenza fittizia, così da intascare indebitamente rimborsi chilometrici.
Mentre Maurizio Lupi, portacolori dei “Verdi per Cota” , avrebbe assunto la figlia 25 enne con una retribuzione di 75 mila euro in un periodo in cui però la ragazza era a Parigi per uno stage alla L’Oreal.
“Io sono limpido, farò valere le mie ragioni”, garantisce Cota, ma dopo l’annullamento delle elezioni da parte del Tar la richiesta di rinvio a giudizio, per quanto attesa, annuncia il sipario sulla sua carriera politica.
Dalla medesima inchiesta sulle spese pazze in Regione, del resto, Mercedes Bresso e 17 consiglieri di centrosinistra ne escono con la richiesta di archiviazione.
“Un caso singolare”, attacca l’avvocato di Cota e della Lega maroniana, Domenico Aiello; mentre Davide Bono del Movimento 5 Stelle invoca le elezioni immediate: “Questo epilogo è un’onta da lavare con il voto”.
Di fatto l’intera maggioranza è coinvolta nella rimborsopoli.
Il gruppo della Lega e 20 consiglieri del Pdl hanno chiesto persino il pagamento dei gratta e vinci. Avranno vinto?
Fatture false
Roberto Boniperti, eletto nel Pdl e poi passato a Progettazione, è riuscito a ottenere rimborsi da entrambe i gruppi spingendosi anche a presentare “fatture materialmente false” per circa 20 mila euro.
Non solo, dal Pdl s’è fatto pagare, oltre ai soliti bar e ristoranti (32 mila euro), anche l’acquisto di tv, frigoriferi, congelatore e lavatrice (3.500 euro).
La cura del giardino e dei fiori di casa, invece, l’ha chiesta un anno al Pdl l’anno dopo al gruppo Progettazione. Insieme a scontrini di ingressi in discoteca, ad acquisti in gioielleria e ai costi di riparazione della bicicletta per 1.700 euro.
Convegno fantasma
Angiolino Mastrullo, tra 40 mila euro di pasti, 3.700 mila per i vestiti, 2.500 per articoli casalinghi (tra cui tv e cuffie Bose) e altrettanti per la manutenzione della propria autovettura, ha chiesto un rimborso di 13.300 euro per una trasferta di quattro giorni e tre notti a Roma per il congresso Pdl che però, annotano gli inquirenti, non è mai avvenuta. Mastrullo, in tutto, ha ottenuto 69.507,47 euro.
Reputazione online
La giovane consigliera del Pdl, Augusta Montaruli, ha chiesto e ricevuto rimborsi che non le spettavano per 41.550 euro. Metà in ristoranti, bar e cibi da asporto, mille per casa e abbigliamento, il restante per lo più è stato destinato a due voci: un corso per usare i social network (4.800 euro) e un monitoraggio della reputazione online (6 mila euro).
Il suo collega di partito, Franco Maria Botta, ha speso 13.900 euro per un corso di public speaking e relativi aggiornamenti; 2 mila in profumi e 41 mila in cibo e vino. Marco Botta, invece, sempre Pdl, ha lasciato 3.500 euro a Hermes e ne ha spesi 4mila tra parrucchiere, doccia solare, fiori, articoli per fumatori, mazze da golf e multe per infrazioni al codice della strada. In tutto 54 mila euro.
Catering del battesimo
I consiglieri piemontesi della Lega Nord hanno invece un debole per i catering. Federico Gregorio ne organizza uno solo di gelato e fa pagare alla Regione 1.982 euro. Gianfranco Novero, invece, chiede e ottiene 2.321 euro per il rimborso del servizio catering al convegno “Come vivere meglio in montagna” e 7.621,23 per il catering che gentilmente offre ad amici e parenti in occasione del battesimo della nipote.
Oltre a un bel corso professionale sulle piante officinali, una bardatura per cavalli e acquisti vari in selleria, Novero distribuisce anche 2.779 euro di ricariche telefoniche a “persone non identificate”. Non basta.
Il consigliere leghista beffa la Regione anche sui rimborsi chilometrici dichiarando un domicilio più lontano di quello reale e procurandosi così “l’ingiusto profitto” di 28 mila euro.
Come Antonello Angeleri. Massimo Giordano, invece, si fa pagare il noleggio di un traghetto (841 euro), Michele Formagnana, tra bombole di Gpl, frullatori, piante, gratta e vinci, fiori e ristoranti arriva a prelevare direttamente 8.500 euro in contanti. Magari erano avanzati, perchè non usarli?
Infine il governatore Cota, cui sono contestati 25.410 euro di rimborsi, tra cui dvd, regali di nozze, sigarette, libri antichi, cravatte.
E una Regione in mutande.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
“FORSE LI VOGLIONO TUTTI PRINCIPIANTI”
«Il no di Grillo mi ha sorpreso, avevo parlato con lui. Sapeva tutto». Il professor Gianni Vattimo al telefono con Rcd, commenta il no di Grillo alla sua autocandidatura per il M5S alle prossime Elezioni europee.
«Due giorni fa ho parlato con lui, su questa storia deve essere stato preso in contropiede- spiega il professore torinese già esponente dei Ds poi passato all’Idv – con lui non abbiamo mai accennato al doppio mandato. Sapeva che ero stato già due volte eletto al Parlamento europeo, non capisco. Certo, stamattina mi sono sentito un po’ ..io ci ho messo la faccia».
“Gianni Vattimo non è candidato nè candidabile alle elezioni europee con il Movimento 5 Stelle“. Risponde così Beppe Grillo all’offerta del filosofo Gianni Vattimo, ex Italia dei valori e attualmente eurodeputato al Parlamento di Bruxelles, che solo poche ore prima si era detto disponibile a mettere il suo nome in lista per le elezioni del prossimo maggio.
Tra gli ostacoli, il fatto di aver già completato due mandati e l’iscrizione molto recente che contrasta con le regole del Movimento per le candidature.
Reagisce però il filosofo e, intervistato da Corriere tv, afferma: “Sono stato preso in giro, Beppe sapeva tutto“.
Ad Agorà (Raitre), Vattimo chiede le “consultazione in Rete” sulla sua candidatura.
“Nel 2014 — si leggeva sul blog dell’intellettuale sul nostro sito — avrei anche il diritto dovere di pensionarsi, ma non ne ho voglia: ho ancora impegni politici, anzitutto la lotta No Tav”.
E siccome “il futuro dell’Idv in Italia sembra legato alla possibilità di ritornare nell’area Pd”, cosa cui Vattimo “non è interessato”, “l’unica via verosimile, provare con i Cinque Stelle, visto che sono l’alternativa ai due schieramenti di regime. Vattimo, in terza persona, dichiara che “al Movimento si sente legato da simpatie e solidarietà No tav, oltre che dalle originarie tematiche dipietriste e dalla opposizione che ha sempre professato (e manifestato con il voto in Europa) al fiscal compact e alle misure dell’austerità napolitan-montiana”.
Valentina Baldisserri
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
ALFANO PASSA A SALUTARE, IL MARITO BOCCIA FA IL “MUSONE”
Era l’appuntamento clou di questa settimana: il ministro Nunzia De Girolamo che si difende alla Camera da accuse pesanti e fastidiose.
Ma è venerdì (e in più 17) e a Montecitorio nemmeno l’arrivo dei deputati del Movimento 5 stelle è riuscito a scalfire le abitudini della fuga del week-end.
E cosi quando alle 10 del mattino il ministro delle Politiche agricole prende la parola per il suo discorso più importante ad ascoltarla non ci sono che una manciata di onorevoli assonnati.
Settanta? Ottanta? Non arrivano a cento.
Non c’è il pienone nemmeno tra i banchi del partito del ministro.
E persino il leader, il vicepremier Angelino Alfano, abbandona il suo posto mentre il ministro parla con il cuore tra le dita.
Una desolazione che neanche il cartello di Franco Bordo riesce a ravvivare: «Non mi occupo di agricoltura ma di Asl e di bar», inneggia il deputato di Sel nell’indifferenza anche del suo gruppo. È venerdì.
E per Francesco Boccia è decisamente un venerdì 17, almeno a giudicare dal suo broncio in aula.
Il deputato del Pd, marito del ministro, segue il discorso della moglie dal suo banco, lassù nelle ultime file dell’emiciclo di Montecitorio, il sorriso con le pieghe in giù.
Accanto a lui la deputata Stefania Covello, silenziosa, più giù gli altri compagni di partito, quelli che hanno presentato l’interpellanza e che non saranno soddisfatti delle spiegazioni di sua moglie.
Tre quarti d’ora di spiegazioni con il fiato tirato: non bastano agli interpellanti del Pd, come dice Andrea De Maria, ricordando al ministro De Girolamo le dimissioni del ministro Josefa Idem.
Ma ad ascoltarlo, alla fine, ci saranno, forse, una cinquantina di onorevoli del week-end.
(da “il Corriere della Sera“)
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
BERLUSCONI APRE LE PORTE A RENZI: “IN QUESTO MODO POSSO ALLONTANARE IL VOTO”
«Ha ragione lui. Dobbiamo cambiare tutto. E io sono pronto a dare il mio contributo». Non pare vero, a Silvio Berlusconi, di sedere a quel tavolo, finalmente faccia a faccia con Matteo Renzi.
Ha seguito passo passo incollato al video l’intervento del segretario alla Direzione Pd, dopo l’ennesimo pranzo coi dirigenti del partito.
C’è Verdini che torna alla carica, ci sono i capigruppo Romani e Brunetta, stavolta anche Fedele Confalonieri, Gianni Letta e il direttore Giovanni Toti.
In serata poi il leader non può fare a meno di abbandonarsi a elogi verso l’avversario Pd.
È rimasto a Roma, l’ex premier. Perchè – salvo depistaggi, sorprese e clamorosi anticipi ad oggi – domani è il giorno dell’incontro, forse nel pomeriggio, forse a Montecitorio.
Vis a vis che Renzi pretende rigorosamente a due e al quale il Cavaliere invece preferirebbe portare a tutti i costi Denis Verdini, l’unico nell’inner circle a capirci qualcosa di maggioritario, proporzionale, collegi e recuperi dei resti.
Davanti alla diretta tv della direzione, Berlusconi ha perfino soprasseduto sulla battuta sul “de cuius”, riferito a lui. «Ironie per tenere a bada i comunisti», ha minimizzato.
È sulla legge elettorale che il leader di Forza Italia conta di chiudere piuttosto l’accordo e stringere infine in una tenaglia Letta, Alfano, il loro governo e perfino Grillo, se sarà possibile. «Ha ragione Renzi, deve essere bipolare, deve garantire la governabilità , non come è avvenuto in questi anni» è stato il suo commento.
Ecco allora che all’incontro di domani l’ex premier si presenterà con una cartellina in cui è inserito un solo fascicolo, su cui campeggia la scritta: “Spagnolo”.
Perchè fra i tre sistemi proposti dal leader Pd quello è il più “proporzionale”, l’unico che lascerebbe a lui e a Forza Italia la chance di essere ancora una volta determinanti.
Di questo si è convinto Verdini – che ha catechizzato il capo sul punto anche ieri – e questa sarà la linea.
Ma «disponibità piena» sarà offerta da Berlusconi anche sul capitolo riforme e ridimensionamento del Senato. Non a caso. Vorrebbe dire aprire un percorso con tanto di doppia approvazione alle Camere, a un lavoro lungo almeno un anno.
Vitale per un partito in rotta, privo di un candidato premier. Tant’è che è tramontata la clausola lection day Politiche-Europee ventilata giorni fa. Meglio soprassedere.
Quel che il Cavaliere vuole scongiurare è una nuova scissione tra i suoi, dopo le sfuriate dei big di questi giorni contro l’ascesa di Giovanni Toti.
È venuto a Roma anche Confalonieri per blindare la soluzione più gradita all’azienda, nonostante Verdini abbia dato di nuovo battaglia a Grazioli.
«Sembriamo un partito che non fa altro che litigare – è tornato alla carica il leader – Ma io non mi faccio ricattare e se faccio una scelta la porto fino in fondo».
La settimana prossima dunque nominerà il comitato di presidenza, un comitato ristretto di una decina e infine Toti, confermato al ruolo di segretario e portavoce.
Il dibattito in Forza Italia resta aperto. Anche una fedelissima del capo come l’eurodeputata Licia Ronzulli precisa che è «giusto, sacrosanto aprire spazi, ma non a chi diceva “Berlusconi superato”, non a chi si è dimostrato inaffidabile ».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
L’INCONTRO PREVISTO TRA DOMANI E DOMENICA… C’È GIà€ UN’INTESA SUL MODELLO SPAGNOLO, MA A DEMOCRATICI, NCD E COLLE NON PIACE
La resurrezione di Berlusconi è un trionfo ispanico-messicano.
Renato Brunetta, incontenibile, inneggia così sul Mattinale berlusconiano: “Stiamo con Renzi, lo diciamo sommessamente, e non vorremmo farlo sapere troppo in giro, perchè tutto questo non sia usato contro di lui, ma alla maniera dei rivoluzionari messicani ci viene da scandire “Que Viva Matteo!”.
Un falco esultante all’ombra del Cavaliere la mette giù così, alle nove di sera: “Renzi ha bisogno di un killer per far fuori Letta e quel killer è Berlusconi che fa l’accordo con lui sulla legge elettorale. C’è già una bozza sul modello spagnolo. A quel punto Alfano e i suoi faranno cadere tutto”.
Il modello spagnolo, il killer, il grido brunettiano “Que Viva Matteo!”, il patto preparato mentre il premier era in Messico.
Non si può resistere al paragone: Matteo Stalin che ordina a Silvio Mercader di picconare Enrico Trotsky rifugiatosi in Messico. Tutto torna.
A partire dall’incontro che i due, mandante e killer, rispettivamente Renzi e Berlusconi avranno domani a Roma.
C’è anche un’ipotesi per domenica, ma non è prevalente. In merito il cerchio magico di B. è evasivo, per motivi scaramantici: “Domani sera (oggi per chi legge, ndr) Renzi sarà dalla Bignardi a La7 e annuncerà lui tutto”. Ossia: luogo e orario. Dettagli non secondari. Anzi.
La trattativa sul posto è stata estenuante e forse ancora lo è.
Da Piazza San Lorenzo in Lucina, dove c’è la sede nazionale di Forza Italia, nella Capitale, dicono: “In agenda ancora non è stato segnato nulla”.
Sulla location ha fatto tutto Renzi. All’inizio è partito sparato proponendo il quartier generale del Pd. Poi di fronte alle polemiche interne sul “pregiudicato” in visita al Nazareno avrebbe ripiegato su un posto “terzo”. Un albergo o un residence di lusso.
In ogni caso sembra certo che i due si vedranno, si sorrideranno e sigleranno il patto compilato sul modello spagnolo da Denis Verdini e dallo studioso Roberto D’Alimonte, consulente di Renzi sulla riforma della legge elettorale.
Sabato pomeriggio, echi baglioniani per un amore di convenienza tra i due, forse scoppiato già in un incontro segreto alla vigilia di Natale. A Palazzo Grazioli, per il momento, il Cavaliere incassa l’outing del segretario democrat con silenziosa soddisfazione.
I suoi sono raggianti: “Problemi ad andare al Nazareno? Figuriamoci, il presidente ci andrebbe di corsa dopo che il Pd l’ha cacciato dal Senato”
Una resurrezione, appunto. Su cui però gravano un po’ di incognite.
La prima riguarda la tenuta dei gruppi parlamentari del Pd, in cui i renziani sono ancora minoranza.
La legge elettorale si vota infatti a scrutinio segreto e nell’urna, come già accaduto con l’elezione del capo dello Stato, può accadere di tutto.
La seconda variabile è legata al timing del pacchetto riformista che sottoscriveranno “Matteo” e “Silvio”: l’abolizione del Senato oltre al modello spagnolo per salvare il maggioritario e soffocare il Nuovo Centrodestra nella culla.
Aggiungono i falchi: “Berlusconi con questo accordo diventerà il padre della Terza Repubblica”. Ma un percorso del genere, va da sè, potrebbe non avere come sbocco l’election day del 25 maggio, Politiche più Europee, che in realtà sarebbe l’obiettivo vero degli assassini politici del governo. Ce ne sarebbe anche un terzo, che ai forzisti non dispiacerebbe: “Se Grillo fosse della partita, sarebbe tutto perfetto”.
La terza e ultima incognita analizzata a palazzo Grazioli si sofferma sulla linea di resistenza che adotterà il Sistema antirenziano e antiberlusconiano per respingere l’offensiva ispanica.
E più di uno individua un serio indizio nell’intervista di Emanuele Macaluso, amico di Napolitano, al Foglio di ieri: votare con il Porcellum riformato dalla Consulta.
Proporzionale puro, all’ennesima potenza.
Sarà questa la trincea che gli alfaniani inizieranno a scavare per salvare se stessi, con la speranza di radunare una vasta compagnia?
Da domani comincia una nuova era.
Forse.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
IL SEGRETARIO PD IN DIREZIONE ATTACCA IL GOVERNO E AVVISA: “UN RIMPASTO NON SERVE A NIENTE”
“O c’è la consapevolezza del dramma dell’urgenza o se si pensa che si possa continuare ad andare avanti come se niente fosse, saremo spazzati via”.
Perchè finora questo governo ha collezionato “solo fallimenti”.
Nella sua prima volta in direzione da segretario del Pd, Matteo Renzi ingrana la quinta, drammatizza i toni fino all’inverosimile.
“Non mi faccio intimorire”, dice alla minoranza che ha provato a diffidarlo dal trattare con Berlusconi. Nella strettoia più difficile, quella su cui si “gioca la faccia”, portando o non portando a casa la riforma elettorale reagisce andando all’attacco, con tutto il suo peso. Nessuna bozza, chiede al partito un voto sulla sua relazione.
Un mandato a fare l’accordo con Berlusconi, come dice e ribadisce tra le righe.
Lunedì , a faccia a faccia avvenuto, la direzione si riunirà di nuovo.
“Surreale e stravagante la polemica sull’incontro con il ‘pregiudicato’ Berlusconi, come ha detto D’Attorre, quando invece poi ci stavano al governo insieme. E non ho visto ministri dimettersi per la condanna dell’alleato Berlusconi. Li ho visti dimettersi per un ‘chi’”. (ogni riferimento a Fassina non è puramente casuale, ndr).
Il percorso è tracciato, l’aut aut è chiaro. Il faccia a faccia è fissato tra oggi e domenica, a Roma, forse al Nazareno, probabilmente in un albergo.
C’è già un patto pronto sul sistema spagnolo corretto con premio di maggioranza. D’altra parte il sindaco l’ha chiarito: l’importante non è “il doppio turno”, ma “il premio di maggioranza”.
Con buona pace di Enrico Letta, che non a caso ieri alla direzione non va.
I due sono ai ferri corti, una ricomposizione in questa fase sembra impensabile. La situazione la fotografa bene Matteo nella replica: “Le parole di Enrico le prendiamo come i messaggi di Krusciov a Kennedy nella crisi dei missili”.
Renzi continua a dire no a rimpasti e rimpastini. A Napolitano che lunedì ha provato a convincerlo, proponendogli la sostituzione di ministri importanti, ha risposto sostanzialmente che una volta che si comincia a toglierne uno, tocca toglierli tutti. E dunque, “sul rimpasto decida Letta”, ma non serve “cambiare uno o due ministri”, serve “una visione”.
E a conferma che in questo momento con i governativi la situazione è logora, attacca pure Dario Franceschini, ricordando una dichiarazione del 2011 sulla necessità di fare la legge elettorale “non a colpi di maggioranza: è ancora della stessa idea?”.
Per adesso pure l’ipotesi Letta bis sembra lontanissima. Più facile, grazie all’accordo con Berlusconi, la caduta del governo, una nuova legge elettorale e voto a maggio. Oppure, addirittura, un Renzi premier senza passare per il voto.
Anche se l’interessato continua a negare di voler far cadere il governo e derubrica questi scenari a “intrighi”. Lo dice Paolo Gentiloni in un intervento che nella replica il segretario dirà di condividere per filo e per segno: “La natura del governo non cambia se facciamo rimpasto, dovevamo vincere le elezioni per fare il nostro. Non lo boicottiamo ma resta l’ambiguità della situazione e la sua intrinseca debolezza”.
E avverte: “Il governo dura se fa la legge elettorale, non, come ho sentito dire in questi giorni, se la legge non si fa”. Tutti avvertiti: il voto subito con questa legge è possibile. Ma sarebbe “un suicidio del sistema politico”.
Nelle ultime 48 ore si sono moltiplicati tra i democratici gli stop al modello spagnolo e al Mattarellum, gli altolà a un incontro con Berlusconi.
Si è fatta strada tra i democratici l’idea che in fondo ci si potesse tenere il proporzionale: non fosse altro che la maggioranza degli eletti sono stati portati in Parlamento da Bersani e dunque se le liste le fa Renzi rischiano il posto.
Ma ieri in realtà nella minoranza nessuno affonda.
Cuperlo prende la parola per dire che ci vorrebbe un Letta bis e che lui è favorevole al doppio turno.
Speranza insiste che serve “un nuovo patto con Letta”. Orfini (che ha difeso la legittimità della trattativa con B.) sostiene di non essere d’accordo praticamente con nessuno.
Fassina si produce in una (debole) difesa del governo.
D’Attorre ci va giù pesante: “Renzi aveva dato la disponibilità a guidare il governo con Berlusconi”. Ma poco prima della direzione il fedelissimo Dario Nardella va al Colle a spiegare a Napolitano per quale sistema elettorale si sta lavorando.
Proprio lui, l’uomo della trattativa con Forza Italia, quello che per primo ha visto Brunetta. Lui, uno dei più stimati al Quirinale.
Alla fine, la direzione vota sulla relazione del segretario. I 35 cuperliani si astengono. Tutto aggiornato a dopo il faccia a faccia con B.
“Com’è andata? Meglio di così…”, commenta Matteo alla fine.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
IL CASO DEL BARISTA DI MESTRE CHE RIFIUTA LE SLOT E VIENE MULTATO DI 1.400 EURO PER USO ILLECITO DEL CALCIOBALILLA
Se vi dicessero che, per avere installato un calciobalilla gratuito al posto delle slot machine, un barista di Mestre è stato multato di 1400 euro dallo Stato italiano, pensereste di vivere in un posto di pazzi.
Ma se vi capitasse la fortuna di leggere il limpido documento di condanna della prefettura, secondo cui «il titolare di un esercizio di somministrazione di alimenti e bevande (per gli amici: bar, ndr) deteneva e consentiva l’uso del gioco calciobalilla senza essere in possesso della prescritta autorizzazione», e questo «indipendentemente dalla gratuità o meno del gioco in questione», capireste l’enormità del reato che ci troviamo di fronte.
Il somministratore di alimenti e bevande non si è limitato a detenere un pericoloso calciobalilla clandestino, irto di ometti rossi e blu non meglio identificati, ma ne ha consentito reiteratamente l’uso gratuito agli avventori.
E il fatto che a quel calciobalilla abbia giocato una volta anche Balotelli, episodio citato dall’ingenuo barista come prova di utilità sociale, ne aggrava irrimediabilmente la posizione.
E se una pallina colpita con troppa foga avesse sorvolato il locale e centrato in pieno la nuca di un passante, magari (non sia mai) del relatore del documento prefettizio?
Al barista di Mestre sia almeno di consolazione sapere che nei prossimi giorni lo stesso Paese che gli ha appena dato 1400 euro di multa per detenzione illecita di calciobalilla lo premierà come esercente modello per avere sostituito le slot machine con il medesimo biliardino.
Il finale più autenticamente italiano della storia sarebbe che il premio consistesse in un assegno di 1400 euro.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa“)
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
RIDURRE GLI ONERI FISCALI PER LE AZIENDE GARANTENDO I DIRITTI DEI LAVORATORI… APRIRE IL MERCATO DEL LAVORO AI GIOVANI DISOCCUPATI SOTTRAENDOLI AL PRECARIATO
A differenza di altri Paesi europei, in Italia è ancora difficile far comprendere a persone giovani (giustamente lontani dalla percezione di “vecchiaia”), che la pensione integrativa sarà una delle tutele assolutamente indispensabili per l’età non più produttiva. Ci si trova spesso di fronte a una cultura delle nuove generazioni ancora troppo scettica e idealmente distante, nei confronti dei fondi pensione.
Se, con l’inizio dell’attività lavorativa, l’adesione al fondo pensioni integrativo fosse obbligatorio, automaticamente i giovani interessati si troverebbero a doversi informare per poter liberamente decidere la formula da scegliere.
Di fronte a un mercato più ampio esisterebbe anche una maggiore concorrenza degli Istituti preposti (Compagnie di Assicurazioni, Sim, Banche…), con conseguente vantaggio per il lavoratore che potrebbe scegliere tra diverse linee di investimento (controllate dal Responsabile del Fondo e dall’Organo di vigilanza che hanno il compito di verificare che la gestione avvenga nell’esclusivo interesse degli aderenti e nel rispetto di norme, regolamenti e contratti).
Attualmente la disciplina delle forme pensionistiche complementari è regolata dal decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252.
Se il pilastro di base della normale Previdenza è rappresentato dagli Enti obbligatori (INPS, Casse di previdenza dei liberi professionisti), quello della Previdenza Complementare Collettiva è rappresentato dai Fondi Pensione Negoziali e dai Fondi Pensione Aperti ad adesione collettiva (Fondo Settoriale es.: “Cometa” per la categoria dei Metalmeccanici. Fondo Aziendale per i lavoratori per una determinata azienda es.: Mediafond)
Il pilastro della Previdenza Complementare Individuale (volontaria) è invece rappresentato dai PIP (Piani Individuali di Previdenza) e dai fondi pensione aperti (lavoratori dipendenti privati di aziende che attivano un accordo collettivo per l’adesione ad un fondo pensione aperto)
I Piani Individuali Pensionistici (PIP), anche detti Forme Individuali Pensionistiche (FIP) sono strumenti previdenziali che consentono, al pari dei fondi pensione, di erogare prestazioni integrative di natura pensionistica rispetto a quelle del sistema pubblico.
La differenza con i fondi pensione sta nel fatto che l’adesione ai PIP è a carattere individuale e ciò comporta dei vantaggi come la possibilità di interrompere, in seguito eventualmente riprendere, il versamento dei premi prestabiliti senza che il contratto si interrompa o venga penalizzato (versamento minimo mensile di 50 euro).
Chiunque può aderire ai PIP, anche casalinghe e studenti che non hanno posizioni previdenziali aperte con il sistema pubblico.
Le condizioni contrattuali sono uguali per tutti i contratti emessi dalle varie compagnie assicurative e si differenziano tra loro per i costi (caricamento, minimo trattenuto, eccetera) e dal tipo di rendimento.
Il problema principale per far diventare i fondi pensioni individuali il secondo pilastro generazionale, è che si devono abbattere le tassazioni.
Attualmente i contributi versati dall’aderente (inclusi gli eventuali contributi versati dal datore di lavoro ed escluso il TFR) sono deducibili dal reddito complessivo per un importo annuo non superiore a € 5.164,57.
I rendimenti della gestione finanziaria sono tassati in capo al Fondo nella misura dell’11% annuo.
Le prestazioni pensionistiche, le somme erogate per anticipazione a seguito di spese sanitarie di carattere straordinario, i riscatti a seguito di inoccupazione e in caso di decesso dell’aderente durante la fase di accumulo, sono assoggettati a ritenuta del 15%.
Le somme erogate a titolo di anticipazione e di riscatto per motivi diversi da quelli sopra indicati sono assoggettati ad una ritenuta del 23%.
Troppe imposte ne impediscono il decollo.
Nell’ipotesi di assunzioni di giovani dai 18 ai 35 anni senza oneri fiscali (cioè stipendio netto, con versamento di imposta del 10% sul reddito annuale), il Fondo pensioni individuale obbligatorio, diventerebbe unico e non più integrativo.
E’ da studiare anche una forma di versamento in percentuale da riconoscere all ‘Inps, da parte delle Compagnie Assicurative.
L’altro tema, di pari importanza, è l’assicurazione sanitaria privata aggiuntiva a favore dei dipendenti, posta a carico del datore di lavoro che a sua volta beneficerà per questo, di sgravi fiscali.
Le Compagnie di assicurazioni dovranno moderare le tariffe, coprire almeno l’80% (il 20% a carico del lavoratore), delle cure sanitarie e spese per medicinali e non potranno negare una polizza anche se tra i dipendenti, ci saranno persone con patologie croniche.
Secondo questo modello, l’Inps non dovrà più concorrere al pagamento dei giorni di astensione per malattia dal terzo giorno in poi (lo stipendio netto continuerà a maturare nei giorni di assenza), ma garantire sempre e comunque la copertura per l’assistenza d’urgenza (pronto soccorso), il ricovero ospedaliero, la medicina chirurgica (servizi rientranti nel 10% di tassazione sui redditi), la prevenzione.
Controlli medici obbligatori regolari e forme costanti di prevenzione sanitarie in strutture convenzionate aiuteranno a conservare lo stato di buona salute e diminuire i costi.
Superata l’età dei 35 anni, il dipendente rientrerà nelle normative vigenti con ulteriori forme di tutela che lo garantiscono da ipotetici riduzioni di personale.
La nostra proposta che sottoponiamo al dibattito delle forze sociali e imprenditoriali permetterebbe di coniugare istanze diverse: ridurre la pressione fiscale sulle imprese garantendo i diritti dei lavoratori e aprire il mercato ai giovani in cerca di occupazione.
La ripresa dell’economia, “drogata” dai costi del lavoro ridotti di Paesi concorrenti, non può che passare attraverso una riduzione degli oneri a carico delle aziende almeno nel periodo iniziale del rapporto di lavoro.
L’alternativa è solo un costante aumento del tasso di disoccupazione giovanile che ha ormai superato in Italia il 40% .
Rimettersi in gioco ma con regole fisse che garantiscano diritti può essere la svolta per ritornare competitivi nel mercato globalizzato.
Il dibattito è aperto.
Gabriella Gallarati
responsabile organizzativo Nord Italia
Blu per l’Italia
argomento: Pensioni | Commenta »