Marzo 5th, 2014 Riccardo Fucile
PER IL COSTITUZIONALISTA “DOVREBBE INTERVENIRE NAPOLITANO”
La legge elettorale come viene fuori dall’accordo di ieri è incostituzionale, sequestra il diritto di voto degli italiani e il Quirinale dovrebbe fermarla.
Il costituzionalista Gianluigi Pellegrino è durissimo: “Lo dico con la morte nel cuore, perchè ho riposto grande fiducia in Renzi fino a perdonargli il modo in cui è arrivato al governo”.
E ora?
Si delinea un SuperPorcellum, una legge per cui è vietato votare.
Non è un po’ troppo?
L’agibilità democratica è garantita solo con una legge elettorale praticabile. Ogni giorno deve essere teoricamente possibile andare alle urne, è la leva del buon governo.
È sicuro di quel che dice?
Mi scusi, non si disse ai tempi del Porcellum che non si poteva votare con una legge incostituzionale? E questa lo è di più.
Come fa a dirlo?
La Consulta ha già sostenuto che, se è possibile avere due sistemi elettorali diversi tra Camera e Senato, non possono però essere opposti. Altrimenti non si può andare a votare.
Teoricamente si; con Italicum alla Camera e Consultellum al Senato.
Ma uno è fortemente maggioritario e l’altro proporzionale puro. Inoltre l’Italicum alla Camera giustifica la ferita alla rappresentanza col valore della governabilità che però è esclusa al Senato. Quel premio sarebbe allora clamorosamente illegittimo.
Quindi?
Decidono con legge che è vietato votare. L’avesse fatto D’Alema con Berlusconi saremmo tutti in piazza. Il capo dello Stato si faccia sentire.
Napolitano ha gli strumenti?
Certo, il Colle può intervenire per manifesta incostituzionalità e c’è già la sentenza della Consulta. Mi auguro anzi che trovi il modo di farlo subito, prima che approvino quest’indecenza.
Soluzioni?
Ne indico due. O si aspetta di abolire il Senato almeno in prima lettura dandosi un termine ultimo, se è vero che lo vogliono. Oppure per ora sia pplica l’Italicum anche al Senato prevedendo che il premio di maggioranza non si assegna in caso di esiti opposti; eventualità , comunque, remotissima avendo giustamente tolto i premi regionali.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 5th, 2014 Riccardo Fucile
SàŒ AL SUPER-PORCELLUM SOLO PER LA CAMERA, BERLUSCONI ALLA FINE CEDE AL FIORENTINO: ”PER AIUTARLO, PERCHà‰ NON TIENE I SUOI”… MA PER I FALCHI “STA FACENDO IL FURBO CON TUTTI”
La grande fregatura. Nel Transatlantico dei nominati che resistono, senza se e senza ma. Un falco berlusconiano, nemmeno tanto abbacchiato, sbotta: “Di questo passo voteremo nel 2019”.
Una battuta amara per chiarire che il senso di tutta questa operazione dell’Italicum dimezzato è uno solo. Portare legislatura e governicchio Renzi alla scadenza naturale del 2018.
Un deputato del Pd, distaccato dalle faide interne, fa un riassunto perfetto del caos nel giorno di Renzi l’Africano: “Dovevamo dividere la Camera dal Senato e ci ritroviamo con due Camere e due leggi elettorali diverse, mai successo. Al governo abbiamo fatto dimettere Gentile e ci teniamo quattro indagati. Così i grillini possono arrivare anche al 30 per cento alle Europee”.
Il vertice a Palazzo Grazioli
Caos torbido, non calmo, che prende forma in una mattinata decisiva a Palazzo Grazioli, la residenza di B. nella Capitale. Il Cavaliere ha sentito puzza di fregatura da giorni e ha già mandato avanti i fedelissimi contro Renzi.
Il patto del Nazareno tra “Matteo” e “Silvio” si infrange contro il muro della minoranza Pd, ancora prevalente nei gruppi parlamentari a formazione bersaniana, e del Nuovo centrodestra. Ma è sui problemi democratici che si concentra l’ultima telefonata tra Denis Verdini, lo sherpa berlusconiano sulle riforme, e il premier. “Denis sulla versione che volete voi io non posso garantire nulla, mi dispiace”. È la ripetizione del film visto il giorno prima sul caso Gentile, il sottosegretario censore di Ncd. Anche qui un ultimatum a Renzi dal capogruppo alla Camera del Pd, Speranza: “Sulle mozioni di sfiducia rischiamo di spaccarci”.
Di qui il pressing su Alfano, con le dimissioni di Gentile. Idem, ieri. Costringendo Berlusconi a un cedimento sul fronte delle elezioni anticipate.
Obiettivo: buttare la croce sul Pd
A Palazzo Grazioli, nonostante i tamburi di guerra rullati dai vari Brunetta, Berlusconi ha imposto ai suoi la linea del grande gesto: “Renzi non tiene i suoi, intestiamoci noi la sua salvezza”. Una mossa che fa i conti anche con il realismo un po’ disperato di Berlusconi. La rottura del patto con il premier implicherebbe un nuovo isolamento e rimanere fuori dai giochi della nuova legge elettorale. Meglio cedere adesso e buttare tutta la croce sul Pd e le sue guerre interne.
Il sacrificio viene messo nero su bianco in nota del Cavaliere: “Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati”.
La doppia maggioranza resta in piedi
È il riferimento al vecchio patto del Nazareno. E B. tenta anche di non enfatizzare la vittoria di Alfano, addossando tutte le colpe alla minoranza plurale del Pd: “Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità ad una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera”.
Teoricamente, la doppia maggioranza resta in piedi e il premier gode. In due giorni ha disinnescato due bombe: lo scandalo Gentile e il pasticcio dell’Italicum.
Al “disappunto” berlusconiano corrisponde ovviamente la soddisfazione di Alfano, che dice anche di non credere a “un patto segreto tra Renzi e Berlusconi”.
“Arriverà il momento che Matteo pagherà dazio”
Dopo le dimissioni di Antonio Gentile, il Nuovo centrodestra si è subito accucciato, senza sbraitare e agitarsi per i quattro indagati di sottogoverno in quota Pd. Schifani ha fatto solo ammuina: “Perchè di fronte agli altri indagati che sono nel governo non si è scatenato lo stesso fuoco mediatico?”. Tutto qui.
Dal Pd, invece, solo silenzio. Si va avanti così, in una settimana che consegnerà al Paese due leggi elettorali per due Camere e che allontana la prospettiva del voto anticipato, sotto lo sguardo sempre vigile e attento del sovrano del Napolitanistan .
Da quando è al governo il renzismo sta mostrando il suo volto peggiore. Un altro falco di B. annota: “Renzi sta facendo il furbo con tutti, da Alfano a Berlusconi, ma verrà il momento che pagherà dazio”.
Adesso, però, è stato il Cavaliere a pagare dazio.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 5th, 2014 Riccardo Fucile
LA VERA RIVOLUZIONE SAREBBE UN GOVERNO SENZA INDAGATI
La doppia morale a sinistra esiste, nelle cose piccole e in quelle grandi.
Cominciando dalle piccole: si può essere sollevati nell’apprendere che al culmine della crisi ucraina la ministra Pinotti abbia trovato il tempo per andare a sgranchire le gambe sue e della sua scorta in una maratona a Ostia.
Ma non ci si può fare a meno di domandarsi che cosa avremmo detto se un ministro della Difesa di Berlusconi, magari proprio Gnazio La Russa, avesse lasciato curvo sui dossier euroasiatici qualche generalissimo secchione e se ne fosse andato allo stadio con il figlio Geronimo e gli amici Malanimo e Boro Seduto.
Passando a questioni più serie, l’intero Paese fa la ola per il congelamento del sottosegretario Gentile, il luogotenente calabrese di Alfano coinvolto in una storiaccia di intimidazioni a un giornale.
Ma, terminata la ola, qualcuno comincia a chiedersi perchè Gentile sia fuori dal governo mentre i quattro sottosegretari indagati del Pd rimangono dentro.
Lascia stupefatti Francesca Barracciu, la vincitrice delle primarie sarde indotta a ritirarsi per via dell’indagine che le contesta una cresta di 33 mila euro sulle note spese.
Come mai chi non andava bene per fare la governatrice a Cagliari va benissimo per fare il sottosegretario a Roma?
Forse perchè nel primo caso sarebbe stata sottoposta al vaglio degli elettori e nel secondo no? Quando Barracciu uscirà dall’inchiesta bianca come un giglio sarà un piacere riabbracciarne i talenti sottosegretariali, ma nel frattempo un governo senza indagati rappresenterebbe una novità rivoluzionaria.
Molto più del Pastrocchium elettorale appena varato.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa“)
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Marzo 5th, 2014 Riccardo Fucile
“SE SALTA TUTTO FANNO UNA LEGGE ELETTORALE CHE CI AMMAZZA”
“Renzi è stato leale e ha provato a rispettare i patti. Ma non regge più i suoi. Qua rischia di saltare tutto e se salta tutto poi ci fanno una legge elettorale che ci ammazza”.
È una scelta del “male minore” quella che Silvio Berlusconi sottopone allo stato maggiore del suo partito riunito d’urgenza a palazzo Grazioli: o si accetta il Lauricella o il cosiddetto emendamento D’Attorre o il Pisicchio (ovvero un emendamento che dica che la legge entra in vigore tra un anno).
La rosa ha solo tre petali. Sennò salta tutto. E il tempo stringe. Perchè stavolta è Renzi che chiede una risposta in tempi rapidi. Alla fine il male minore è far approvare la legge elettorale solo per Camera, l’emendamento D’Attorre.
Le notizie che riporta Denis Verdini sono buone per un bollettino di guerra: Renzi, in nottata, ha spiegato che “è impossibile che l’accordo sull’Italicum passi nel voto segreto” così come è stato pensato al Nazareno un mese fa. Il grosso del suo gruppo vuole ad ogni costo legare la legge elettorale alle riforme o attraverso il famoso emendamento Lauricella o attraverso quello D’Attorre. Renzi, riferisce Verdini, è furioso perchè non controlla il suo gruppo parlamentare. Anzi ha la sensazione che stia facendo di tutto per impaludarlo.
A quel punto, è la conclusione del ragionamento verdiniano, se impallinano l’accordo nel segreto dell’urna Renzi è più debole e Berlusconi pure.
E se Renzi è più debole il passaggio successivo è che viene cambiata la legge elettorale, a maggioranza, magari con un modello che ammazza Forza Italia. Si possono cioè far scorrere i titoli di coda sul film che vede il Cavaliere e il giovane premier protagonisti delle riforme.
L’alternativa è fare il buon gesto e intestarsi l’operazione, accettando il “dannato” emendamento. Il vantaggio è continuare a blindare l’asse con Renzi col quale il Cavaliere e sente di avere ancora un’intesa di fondo per andare al voto nel 2015, quando uno avrà terminato i servizi sociali.
E allora è proprio Berlusconi, nel corso della riunione, a mostrasi più dialogante dei suoi, fermo nel tenere il gioco di sponda col premier.
Anche a costo di smentire i solerti dichiaratori alla Brunetta che in mattinata strepitavano che “così salta tutto”.
La linea telefonica tra Verdini e il Nazareno bolle. Alla fine la scelta cade sull’emendamento D’Attorre, il male minore appunto, a valutare pro e contro. Rispetto al Lauricella consente di fissare un punto che non è banale, ovvero che la legge elettorale passi alla Camera.
Il Pisicchio non si può neanche prendere in considerazione, perchè non si è mai vista una legge “post datata”.
In fondo, approvare la legge alla Camera, consente comunque di fare una belle figura vendendo un risultato. E nei pensieri del Cavaliere consente anche di valutare uno scenario da azzardo, quello di un eventuale voto con una doppia legge elettorale, l’Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato, semmai dovesse saltare la legislatura: “Se si vota con questo assetto — prosegue l’azzurro di rango — lo sbocco sono le larghe intese”.
È chiaro che il boccone amaro su cui restano tutte le perplessità dei big di Forza Italia è il rischio che la legislatura si allunghi a data da destinarsi, visto che è assai complicato che in un anno i tacchini (i senatori) votino il Natale (la propria abolizione).
Epperò, da quando c’è Renzi nei ragionamenti del Cavaliere è cambiato schema. La verità , confessa più di un fedelissimo, è che si sente al governo. Il suo approccio è collaborativo, non conosce il concetto di rottura, proteso a salvaguardare il dialogo privilegiato col premier.
Anche a costo di alimentare i mal di pancia dei suoi, che iniziano a chiedersi come si possa andare avanti senza fare opposizione e continuando a fare le stampelle del capo della sinistra.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 5th, 2014 Riccardo Fucile
“MODELLI INCONGRUENTI TRA LORO, SEMBRA UNA GABBIA DI MATTI”
“L’operazione sull’Italicum, con l’intesa per applicarlo solo alla Camera “è incostituzionale. Non perchè non si possano avere sistemi diversi di voto per Camera e Senato, ma perchè in questo caso avremmo due modelli del tutto incongruenti tra loro, col risultato di mettere una Camera contro l’altra. Questo è irragionevole. E quindi, incostituzionale. L’unica via costituzionalmente corretta per uscirne, secondo me, è scrivere la legge elettorale e poi se il Senato verrà abolito, cadrà anche la parte di legge che lo riguardava.” E’ l’opinione del costituzionalista Michele Ainis, interpellato dall’Ansa.
“In questa vicenda – osserva il giurista – c’è un problema politico che stanno trasformando in un danno giuridico. E, per dirla tutta, sembra di stare in una gabbia di matti. La filosofia che stanno seguendo è quella del ‘fare come se ‘. Fare come se il Senato non esistesse. Ma il Senato esiste, così come esiste un sistema bicamerale, con due Camere che danno la fiducia ai governi e timbrano le leggi. Un esempio, per capire. Agli inizi degli anni ’90 si fece una legge elettorale che stabiliva delle quote per cui nessuno dei due sessi poteva essere rappresentato in misura inferiore a un terzo. La Consulta la annullo’, perchè l’art. 51 della Costituzione originario non prevedeva il principio delle pari opportunità . Questo principio fu poi introdotto e l’art. 51 riscritto, dando spazio alle pari opportunità , e ora la legge può stabilire le quote. La strada che si sta seguendo in questo caso è simile: in sostanza, si precorre una riforma costituzionale con una legge ordinaria e così facendo la legge ordinaria rischia di essere illegittima rispetto alla Costituzione vigente”.
Cioè, si precorre l’abolizione del Senato senza prevedere una riforma della legge elettorale per la scelta dei senatori, lasciando in vita per questo ramo del parlamento il Consultellum, la legge proporzionale uscita dalla Consulta; e nel contempo si emana solo per la Camera una norma a rischio impugnazione.
“Le due Camere – spiega Ainis – possono avere sistemi elettorali diversi purchè ispirati alla stessa logica. Si può decidere, per esempio, in base a un sistema maggioritario, di perseguire il fine della governabilità con il premio di maggioranza alla Camera e con i collegi uninominali al Senato. Ma non si possono mettere le Camere l’una contro l’altra, sennò il risultato è irragionevole e quindi incostituzionale. La ragionevolezza è data da due principi: rappresentanza e governabilità . Il primo spingerebbe verso un parlamento in cui tutti, anche i più piccoli, devono avere un posto al sole. Il secondo, va in direzione opposta. Questi principi devono essere bilanciati: si può fare un sacrificio della rappresentanza, ha detto la Consulta, purchè sia parziale, non assoluto e in cambio dia governabilità . L’emendamento Lauricella-D’Attorre, invece, sacrifica la rappresentanza col rischio di produrre un sistema maggioritario alla Camera non omogeneo con quello del Senato, senza ottenere la governabilità . E questo è incostituzionale e, mi pare, anche un poco folle”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 5th, 2014 Riccardo Fucile
“E’ COSTITUZIONALE, MA POLITICAMENTE IRRAGIONEVOLE”
“Una violazione del principio di ragionevolezza previsto dall’articolo 3 della Costituzione? Non direi. Semmai l’irragionevolezza è tutta politica. Si può parlare di irragionevolezza in senso lato, più che in senso giuridico. Ma di per sè non sarebbe incostituzionale avere due sistemi elettorali diversi per Camera e Senato: è stato così per decenni. Si è prodotta però una situazione anomala: prima della sentenza della Consulta, c’era l’uscita di sicurezza del Porcellum, un sistema con dei vizi che però è stato usato. Ora col sistema dato dalla somma Italicum più Consultellum, la situazione è nettamente peggiorata sul piano politico-istituzionale. E sarà difficile imboccare l’uscita di sicurezza dello scioglimento anticipato delle Camere in caso di crisi tra Governo e Parlamento”.
È l’analisi di Pier Alberto Capotosti, presidente emerito della Consulta, dopo l’intesa per applicare l’Italicum solo alla Camera.
“Da un punto di vista teorico – osserva il giurista – non c’è un vulnus, nulla impone che ci sia un unico sistema elettorale per entrambi i rami del Parlamento. Anzi la Carta adotta due diverse prescrizioni: suffragio diretto per la Camera e Senato eletto a base regionale. Dopo l’entrata in vigore della Costituzione, avevamo un sistema proporzionale per la Camera e uno tendenzialmente maggioritario per il Senato. Certo, allora i partiti erano molto più forti, ma la situazione è rimasta la stessa fino al ’93, quando entro’ in vigore il Mattarellum. Oggi una legge duplice produrrebbe un esito opposto: in caso di scioglimento anticipato, si voterebbe alla Camera con l’Italicum, maggioritario, e al Senato con il sistema proporzionale che resta dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum. Di per sè, non è neppure detto che necessariamente si producano maggioranze diverse nei due rami del Parlamento: la coalizione che ha la maggioranza assoluta alla Camera, potrebbe averla relativa al Senato. Indubbiamente però il rischio della doppia maggioranza è forte”.
Ma secondo Capotosti, il punto centrale su cui riflettere è un altro.
“L’accordo sull’Italicum solo alla Camera è una sorta di clausola di salvaguardia per il governo Renzi per non andare al voto prima del 2015, è un’assicurazione sulla vita che il governo ha stipulato. E la ragion politica predomina su tutto. Che situazione si determinerebbe – si chiede il giurista – se si producesse una crisi tra Governo e Parlamento? Questo sistema doppio è un deterrente fortissimo allo scioglimento anticipato delle Camere, ma proprio per questo blinda il sistema facendo venire meno quella che può essere un’uscita di sicurezza necessaria e indispensabile per superare la crisi. Dopo la sentenza della Corte ci eravamo illusi che le forze politiche avessero imparato la lezione, ma non è così”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 5th, 2014 Riccardo Fucile
INDAGATO PER MANCATE RENDICONTAZIONI ALLA REGIONE CAMPANIA, L’ESPONENTE PD NON MOLLA LA POLTRONA
Sottosegretario Del Basso De Caro, non si dimette dopo che l’ha fatto Gentile?
«Non ci penso affatto».
Ma lei è inquisito, come Barracciu e De Filippo, mentre Gentile non lo è.
«Indagato, precisiamo, ma per una cosa che fa vomitare, una cosa per la quale non c’è la legge, non c’è il regolamento, e quindi non c’è nemmeno il reato».
Rimborsi non rendicontati: Rimborsopoli.
«Cinquecento euro al mese! Ma se c’era la legge che me lo imponeva io secondo lei non facevo la scheda carburante? Che poi, mi dica un po’: chi chiede le mie dimissioni, sentiamo».
L’opinione pubblica.
«Ah, l’opinione pubblica. E questo sentimento popolare ora è sconcertato dal mio avviso di garanzia».
Ne dubita?
«Che peraltro non ho mai ricevuto un avviso di conclusione delle indagini, che come sa riconnette all’indagato numerose facoltà ». (E d’improvviso accelera nell’eloquio al punto da diventare immarcabile).
Ah…
«Che peraltro non ho ricevuto alcuna richiesta di rinvio a giudizio ».
E quindi…
«Che peraltro richiesto dal pm ho prodotto congrua memoria difensiva….».
Onorevole!
«Che peraltro mi sono sottoposto a interrogatorio, dopodichè non ho saputo più nulla e nel frattempo sono diventato pure deputato… ».
Gentile ha sbagliato a dimettersi?
«Non lo so, non m’importa. Non entro nelle decisioni degli altri».
Non le sembra grave bloccare l’uscita di un giornale?
«Non so bene cosa sia accaduto, ho letto le cronache, ma come forse avrà capito non mi fido molto dei giornali».
Quindi anche Barracciu deve rimanere al suo posto?
«Eh, certo, sicuro».
Insomma, un indagato può fare il sottosegretario?
«Cento volte! È solo un cittadino sottoposto a indagine, non è nè imputato nè condannato. E allora il ministro Lupi non dovrebbe dimettersi?».
Perchè dice che nel suo caso il reato non c’è?
«Il procuratore Colangelo l’ha definita “una norma opaca e di dubbia interpretazione”. Ma è peggio: la norma non c’è proprio».
Non prevedeva la rendicontazione?
«Nessuno mi obbligava a rendicontare 11mila euro in tre anni: sai come hanno cambiato la vita a un poveraccio come me».
Allora perchè la indagano?
«Quod lex voluit, dixit, quod non dixit noluit. Ciò che il legislatore volle, disse, ciò che non disse non volle. Difatti il reato non esiste».
E se la costringessero a lasciare?
«Sono passati 18 mesi e non è successo niente. Inutile che mi rompano con questa storia».
Sottosegretario!
«Se poi bisogna trovare uno da crocifiggere, non mi farò crocifiggere. Sono stato chiaro?».
Concetto Vecchio
(da “La Repubblica”)
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