Giugno 4th, 2015 Riccardo Fucile
IL TARIFFARIO DELLE MAZZETTE: UN EURO A MIGRANTE
20mila euro al mese per favorire la cooperativa vicina a Comunione e Liberazione 
La Cascina, tra i gestori del Centro di accoglienza per richiedenti asilo (C.a.r.a.) di Mineo.
Ammontava a tanto la ricompensa che Luca Odevaine intascava ogni mese dalla cooperativa La Cascina, beneficiaria – insieme a un cartello di imprese – dei favori concessi dallo stesso Odevaine in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale. Delle perquisizioni in corso nell’ambito di Mafia Capitale, una riguarda proprio la cooperativa vicina al mondo cattolico.
La perquisizione — a quanto si apprende – rientra nel quadro degli accertamenti sulla gestione degli appalti per i rifugiati.
Odevaine “riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014”, per favorire il gruppo La Cascina nella gestione dell’emergenza profughi.
È quanto si legge nell’ordinanza firmata dal gip di Roma Flavia Costantini, che ha però rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Odevaine, indagato nell’ambito della fase due dell’inchiesta Mafia capitale.
La cifra – spiega il Gip – è il “prezzo per lo stabile asservimento della sua funzione di pubblico ufficiale componente del Tavolo di Coordinamento sull’immigrazione istituito presso il ministero degli Interni” e “per il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio come componente delle commissioni di aggiudicazione delle gare indette per la gestione dei servizi presso il Cara di Mineo”.
L’effettiva, periodica consegna delle somme pattuite, sarebbe confermata dalle intercettazioni ambientali e, “con certezza”, in “almeno cinque episodi”, dalle indagini tecniche.
In particolare, a quanto si legge nell’ordinanza, a Odevaine viene contestata “la vendita della sua funzione” e “il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione, consistenti, tra l’altro nell’orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, al fine di creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina; nel comunicare i contenuti delle riunioni e le posizioni espresse dai rappresentanti delle istituzioni nel tavolo di coordinamento nazionale; nell’effettuare pressioni finalizzate all’apertura di centri in luoghi graditi al gruppo La Cascina; nel predisporre i bandi delle gare suindicate in modo da garantire l’attribuzione al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina di un punteggio elevato; nel concordare con gli esponenti del gruppo La Cascina il contenuto dei bandi di gara; nel favorire l’aggiudicazione delle gare suindicate al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina”.
Secondo l’ordinanza, Odevaine avrebbe ricevuto tali somme “in parte direttamente, ovvero per il tramite di Bravo Stefano e di Bruera Marco, i quali unitamente ad Addeo Gerardo e ad Addeo Tommaso curavano la predisposizione della documentazione fittizia finalizzata a giustificare l’ingresso delle somme nelle casse delle fondazioni e delle società riferibili a Odevaine”.
“Facciamo un euro a persona”. Il tariffario delle mazzette di Odevaine
Repubblica Palermo pubblica sul suo sito alcuni passaggi delle intercettazioni in cui Odevaine si mostra preoccupato di non guadagnare abbastanza dal “business” dei rifugiati.
“Questa volta, una volta nella vita… vorrei… quantomeno… non regalare le cose, insomma … almeno io da questa roba qua… visto anche che sto finendo di lavorare in Provincia e quant’altro almeno ce vorrei guadagnà uno stipendio pure pe me”.
Di qui la proposta di un vero e proprio tariffario delle mazzette: “Se me dai cento persone facciamo un euro a persona… non lo so, per dire, hai capito? E basta, uno ragiona così, va beh… ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina, 50 là … e quantifichiamo poi…”.
Gip: “A Tassone 30mila euro tramite un intermediario”
Mafia capitale avrebbe versato, attraverso un intermediario, “somme di denaro non inferiori a 30mila euro” all’ex presidente del Municipio X Andrea Tassone. È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare formata dal gip di Roma Flavia Costantini.
Secondo il gip, “in concorso tra loro, Carminati, Testa e Buzzi, previo concerto, erogavano a Tassone, Presidente del X municipio, attraverso un suo intermediario” per “la sua funzione e perchè costui ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione, consistenti, tra l’atro: nel rivendicare la competenza del X Municipio in materia di lavori per la pulizia delle spiagge; nel comunicargli notizie e informazioni sulla procedura di selezione del contraente, in relazione all’affidamento diretto da parte del X municipio per i lavori a somma urgenza per indagini sulla stabilità delle alberature stradali e conseguenti interventi di potatura e per i lavori per la pulizia delle spiagge, assegnati, rispettivamente, 26.5.14 e il 31.7.14”.
(da “Huffingonpost”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Giugno 4th, 2015 Riccardo Fucile
“TUTTI RICCHI CON IL MIO AMICO CAPOGRUPPO, SE MARINO RESTA SINDACO”
“Ci mangiamo Roma“. Assomiglia tanto alla ormai celebre frase “Se pigliamo Roma” della banda della Magliana, la frase che l’uomo delle coop, Salvatore Buzzi, dice però riferendosi alla giunta di Ignazio Marino.
“Con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma”
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Flavia Costantini sottolinea la consapevolezza di Buzzi di essere parte di Mafia Capitale e parlando con i suoi collaboratori, Michele Nacamulli, Emanuela Bugitti e Claudio Bolla (con i quali discuteva delle richieste di dimissioni avanzate nei confronti del sindaco) esibisce la certezza di poter accaparrarsi gare e finanziamenti pubblici: “Noi comunque … ti dico una cosa … lui (Marino ndr) se resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma”.
È il 17 novembre del 2014 e mancano pochi giorni agli arresti della prima tranche.
Che Buzzi avesse entrature in Campidoglio era emerso chiaramente anche nella prima tranche dell’inchiesta.
“Noi quest’anno abbiamo chiuso… con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi… gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero … si ma non si fottono i soldi non… c’è un tempo… c’è un tempo per tutto ricordatelo, io oggi sono messo bene, sto dentro al consiglio del Cns (Consorzio Nazionale Servizi, ndr), sono ri… riverito… non c’ho debiti con nessuno, a cooperativa siamo arrivati a 986 persone, lo sai quante sono 986… tante, eh? mò pure le elezioni… le elezioni siamo messi bene perchè Marino siamo coperti, Alemanno coperti e con Marchini c’ho… Luca (Odevaine) che… piglia i soldi per questo non rompesse il cazzo… cinquemila euro al mese roba da non credere… però è un investimento pure quello…”.
Del primo cittadino Massimo Carminati, intercettato nel 2013, però diceva :”de Marino non se fida nessuno”.
“La mucca se non mangia non può essere munta”
“La mucca se non mangia non può essere munta”. È anche in questa frase la filosofia di mafia Capitale.
È il 14 marzo 2013 e si discute dell’assunzione di una donna con Franco Figurelli, che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti, ex presidente dell’Assemblea Capitolina. Entrambi arrestati oggi con la nuova tranche di inchiesta.
F: “senti, te devo da’ un nominativo, me lo devi fa’ però
S: si
F: va be’?
S: pe’ cosa? Che te devo fa’?
F: eeh… pe’ ‘na ragazza
S: se… se è una zoccola la pigliamo subito (ride)
F: se è zoccola la fai diventare zoccola, che sarà … (ridono — inc.) se poi dici <an vedi che tette questa, che ce faccio”
S: ahò ma, scusa ma lo sai… la sai la metafora?
F: eh
S: la mucca deve mangiare
FF: ahò questa metafora io glielo dico sempre al mio amico, mi dice: “non mi rompere il cazzo perchè se questa è la metafora lui ha già , già fatto, quindi non mi rompere…”
S: ma… fai fa… fagli un elenco…
F: Salva… Salvato’
S: fagli un elenco della mangiatoia, digli, oh (ridono)
FF: Salvato’ te voglio be’… già me rompe il cazzo, dice: “è possibile che Salvatore a noi ce risponde così?” ho detto: “ahò cazzo te devo di’” gli ho detto “questa, questa è la metafora che me da il cammello e della cosa, quindi che cazzo te devo fa?”
S: (ride)
FF: “vaffanculo mo glielo dico io” ho detto: “a Salvatore glielo dico, non è… però gli dico pure quello che tu me dici” ma che ca… quindi… che so, perchè ce tiene come non so che cazzo c’ha
S: ho capito, però, però dall’altra parte privilegia Vito, scusa, va da Vito, scusa eh
FF: ma se tanto fa ‘na… famo questo e poi le cose…
S: si, ma io, io investo su de te, lo sai che investo su de te
FF: eh, meno male
S: (ride) fanculo
FF: te do il nome e cognome?
S: damme nome e cognome
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Giugno 4th, 2015 Riccardo Fucile
NEL MIRINO IL BUSINESS DEI MIGRANTI..I REATI: ASSOCIAZIONE DI STAMPO MAFIOSO, TURBATIVA D’ASTA E FALSE FATTURAZIONI… IL CLAN MANCUSO ARRUOLATO PER LA CAMPAGNA ELETTORALE EUROPEA DI ALEMANNO IN FDI
Mazzette una tantum, stipendi mensili, acquisti di case e assunzioni di parenti e amici nelle
cooperative di Salvatore Buzzi, gestite all’ombra di Massimo Carminati.
Il tutto in cambio di favori nell’assegnazione di appalti e lavori di ogni tipo.
C’è mafia ma c’è anche molta corruzione nella seconda ondata di arresti dell’inchiesta sul “Mondo di mezzo”.
Quarantotto gli indagati nell’ordinanza firmata dal gip di Roma Flavia Costantini di cui 44 arrestati all’alba dai carabinieri del Ros (19 in carcere e 25 ai domiciliari) perchè accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle modalità mafiose.
LA LISTA DEI 44 ARRESTATI
Gli arresti. Una seconda scossa che tocca la destra e la sinistra e che arriva dritta alle istituzioni. Comune, soprattutto, ma anche Regione.
In carcere finisce Luca Gramazio, ex consigliere capogruppo Pdl in consiglio comunale e poi in Regione: il procuratore aggiunto Michele Prestipino e i pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli lo accusano di avere messo le sue cariche istituzionali al servizio dell’associazione guidata da Massimo Carminati.
Di avere elaborato con loro “le strategie di penetrazione nella Pubblica Amministrazione e di essere intervenuto direttamente e indirettamente nei diversi settori della pubblica amministrazione di interesse dell’associazione”.
Sarebbe in sostanza ritenuto il collegamento tra il clan e le istituzioni.
Ma non è l’unico. Arrestato anche Mirko Coratti, ex presidente del consiglio comunale in quota Pd, dimessosi a dicembre dopo la prima ondata di arresti.
Insieme a lui, dietro alle sbarre finisce anche il suo capo segreteria, Franco Figurelli. Secondo l’accusa, avrebbero ricevuto la promessa di 150mila euro, la somma di 10mila e l’assunzione di una persona segnalata da Coratti in cambio di una serie di piaceri alle cooperative di Salvatore Buzzi.
In una intercettazione il patron delle Coop dice: “Me sò comprato Coratti, lui sta con me”.
Dietro alle sbarre pure Daniele Ozzimo, ex assessore alla Casa dem: anche lui aveva lasciato la Giunta dopo essere risultato indagato nell’inchiesta su Mafia Capitale. Per il gip era al servizio di Buzzi. Con lui, è indagata tutta la sua segreteria politica: ai domiciliari Angelo Marinelli e la sua assistente Brigidina Paone.
I pm contestano al consigliere Pd, di avere ricevuto da Carminati&Co una costante “erogazione di utilità a contenuto patrimoniale, comprendente anche un’assunzione” per favorire le attività della coop 29 Giugno.
Ancora. Tra gli arrestati anche Angelo Scozzafava, ex capo dipartimento alle Politiche Sociali di Roma.
In carcere pure Pierpaolo Pedetti, anche lui eletto eletto consigliere comunale nel 2013 con il Pd, presidente della Commissione Patrimonio.
Insieme a lui anche un dipendente del suo dipartimento, Mario Cola. L’accusa nei suoi confronti è di essersi fatto acquistare un appartamento “per il compimento di atti contrari ai suoi doveri di ufficio”, riguardanti in particolare l’emergenza abitativa, business che interessava molto a Buzzi.
C’era anche chi preferiva avere uno stipendio fisso dalla banda: è il caso di Giordano Tredicine, consigliere comunale e vicecoordinatore regionale di Forza Italia e rampollo della discussa famiglia di venditori ambulanti che gestiscono, quasi in esclusiva, tutti i camion bar di Roma.
Secondo il gip che ha disposto per lui i domiciliari, si era messo al servizio di Buzzi e Carminati, in cambio di “continue erogazioni” di denaro. In un’intercettazione telefonica i due dicono: “Giordano s’è sposato con noi e noi semo felici de stà con lui. E’ un serio e poco chiacchierato nonostante faccia un milione di impicci”.
Carcere, invece, per Massimo Caprari, capogruppo di Centro Democratico, formazione di Bruno Tabacci che nel 2013 riuscì ad eleggere in assemblea capitolina un solo consigliere comunale in alleanza con Ignazio Marino: anche per lui remunerazione costante e l’assunzione di un amico.
Indagato anche Andrea Tassone, ex presidente del X Municipio, costretto dal Pd a dimettersi dopo essere finito impigliato nelle maglie della prima ordinanza per rapporti poco chiari con Buzzi: da stamattina è ai domiciliari. Per i pm avrebbe ricevuto 30 mila euro in cambio di una serie di favori a Buzzi e Carminati riguardanti la gestione delle spiagge di Ostia.
Tra gli indagati ci sono anche l’ex segretario regionale della Lega Coop, Stefano Venditti, e il direttore del Dipartimento Politiche Sociali della Regione, Guido Magrini, e il sindaco di Castenuovo di Porto, Fabio Stefoni.
Infine ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini.
Le perquisizioni alla “Cascina”.
Arrestati anche Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa “La Cascina” vicina al mondo cattolico, perquisita stamattina dai carabinieri.
Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari.
Secondo il Gip, Luca Odevaine avrebbe ricevuto dai quattro “la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014”.
Le perquisizioni sono scattate non solo a Roma ma anche in Sicilia e in particolare a Mineo e a Piazza Armerina.
Le intercettazioni svelerebbero infatti il sistema di corruzione attorno al Cara e il tariffario delle mazzette sui migranti: “Facciamo un euro a persona” diceva Odevaine.
L’ordinanza.
Secondo i ros, l'”articolato meccanismo corruttivo” faceva capo proprio a Odevaine che, “in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’ accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, è risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti” in questo specifico settore.
Nell’ordinanza si legge che Odevaine “riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014”, per favorire il gruppo La Cascina nella gestione dell’emergenza profughi.
Secondo l’ordinanza avrebbe ricevuto tali somme “in parte, direttamente ovvero per il tramite di Stefano Bravi e di Marco Bruera, i quali unitamente a Gerardo e Tommaso Addeo curavano la predisposizione della documentazione fittizia finalizzata a giustificare l’ingresso delle somme nelle casse delle fondazioni e delle società riferibili a Odevaine”.
Il gip ha però rigettato la richiesta della procura di emanare un nuovo provvedimento di arresto per Odevaine (comunque già in carcere a Torino da sei mesi).
Stessa decisione per Giovanni Fiscon, ex dg di Ama, attualmente agli arresti domiciliari a Roma. Salvatore Buzzi è stato invece colpito da un nuovo provvedimento restrittivo: è già detenuto a Nuoro dallo scorso dicembre.
Secondo gli investigatori la sua figura è “centrale”: il patron delle cooperative sociali, già coinvolto nella prima fase dell’inchiesta, è stato capace di assicurarsi “mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate”.
Proprio 3 giorni fa il gip aveva disposto il giudizio immediato per Carminati e altri 33 imputati coinvolti nella prima ondata di arresti. Il processo inizierà a novembre.
“I clan per la campagna elettorale di Alemanno”.
Dall’ordinanza emerge anche che il clan ndranghetista Mancuso sarebbe stato arruolato nella campagna elettorale di Gianni Alemanno al Parlamento europeo. Stando a quanto si legge negli atti “a fronte di una richiesta di sostegno da parte di Alemanno, sin dalla fine del mese di marzo 2014, in vista delle elezioni europee del 25 maggio 2014, Salvatore Buzzi aveva espressamente richiesto, per il tramite di Giovanni Campennì, appoggio all’organizzazione criminale calabrese (di cui quest’ultimo è ritenuto espressione), per procurare i necessari consensi in occasione della campagna elettorale dell’ex sindaco di Roma”.
Una richiesta che Buzzi non esiterà a dettagliare nel corso di una telefonata con lo stesso Campennì, intercettata dagli investigatori.
Nonostante il ras delle cooperative tenti di far passare la richiesta come “come innocua e legittima istanza volta ad ampliare il consenso elettorale (“Basta che non sia voto di scambio…. tutto è legale … uno po’ votà gli amici???!!!”), nell’ambito di una circoscrizione elettorale particolarmente ampia, Buzzi, pur cogliendone al volo l’illiceità , non si tira indietro: “Va bene…. allora …. – sottolinea – è qua la famiglia? La famiglia è grande…un voto gli si dà “.
Maria Elena Vincenzi e Giovanna Vitale
(da “La Repubblica“)
argomento: Giustizia | Commenta »