Destra di Popolo.net

COSI’ SI ADDESTRANO GLI UOMINI DEL GIS: PRONTI IN MEZZ’ORA CONTRO I TERRORISTI

Novembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

UNA GIORNATA CON IL REPARTO D’ELITE DEI CARABINIERI

L’atterraggio dell’elicottero è assordante, una granata esplode e tinge il cielo di rosso, i colpi di pistola e dei fucili a pompa vengono sparati in una sequenza veloce e imprevedibile.
Anche un orecchio inesperto coglie che non si tratta di munizioni a salve. E inevitabilmente, l’adrenalina scorre a mille.
Siamo nel mezzo di una simulazione dei carabinieri del Gis, ma l’atmosfera, le detonazioni, la pianificazione degli interventi sono quanto mai tangibili, concreti.   Senza identità 
Le scene si srotolano a ritmo incalzante. Prima, il salvataggio di una persona assalita nonostante la scorta. Poi, il recupero dei passeggeri di un autobus dirottato dai terroristi. Tutti gli uomini hanno sempre il passamontagna mephisto nero calato sul volto a protezione dell’identità  e un imperativo categorico: sparare il meno possibile, utilizzando la forza in modo progressivo, per non compromette l’esito del piano.
Avviene tutto in una manciata di minuti, nella campagna di Valle Uggione, alle porte di Livorno. È più di una consapevolezza. E’ la realtà : la lotta al terrorismo islamico passa anche da questi casolari abbondanti e questi campi ricoperti da manichini usati come bersaglio.
È in questa radura incolta protetta da sguardi indiscreti – cogestita insieme ai paracadutisti della Folgore – che si svolge l’esercitazione del Gis.
Perchè, assodato che in materia di terrorismo il rischio zero non esiste, decisamente prioritaria, al di là  della prevenzione, è l’organizzazione di operazioni speciali, ad alto rischio, rapide e risolutive.
Come quelle del Gruppo d’intervento speciale, il Gis di Livorno appunto preparate anche a gestire i pericolosi foreign fighter.
L’emergenza
Cento uomini dell’Arma, agli ordini del colonnello Gianluca Feroce, pronti ad intervenire di fronte alle emergenze più pericolose del Paese.
Mezz’ora il tempo massimo in cui una squadra del Gis si mette in azione nel Centro Nord, mentre il Centro Sud è affidato all’esperienza e alla professionalità  dei poliziotti del Nocs.
Ma non mancano neppure le missioni all’estero del Gis: dal Kosovo all’Albania e Bosnia-Herzegovina e, più recentemente, in Afghanistan e Iraq. Anche nell’ambito di una componente Joint a cui aderiscono forze speciali dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica.
Il Gis è un corpo d’èlite antiterrorismo e anti guerriglia costituito da militari super addestrati. «Dobbiamo essere pronti in qualsiasi momento e in maniera professionalmente impeccabile – osserva il comandante generale dell’Arma Tullio del Sette, presente alla dimostrazione -. I tempi e le modalità  di reazione ad un attentato sono il frutto di una programmazione meticolosamente studiata».
I carabinieri del Gis agiscono in tempi veloci, i loro movimenti sono scanditi a un ritmo che non ammette pause o esitazioni.
Con una regia perfetta, come in un’orchestra sinfonica. «Il coordinamento è fondamentale – ammette il colonnello Feroce -, ci prepariamo lavorando in coppia. Più coppie costituiscono un team: la forza del singolo è il gruppo e viceversa. Impossibile prescindere da questo principio».
Nato nel 1978 su impulso dell’allora presidente dell’Interno Francesco Cossiga, per fronteggiare l’emergenza delle Brigate rosse, il Gis collabora con le omologhe forze militari straniere. In particolare con la Sbs inglese e il Gsg9 tedesco, mentre con l’americana Fbi e con Scotland Yard i carabinieri del Gis condividono le tecniche di formazione psicologica e e neuro linguistica per i «negoziatori».
Cinque sono gli addetti alla mediazione antiterrorismo per la risoluzione delle situazioni di crisi, soprattutto in presenza di ostaggi.
Più altri 72 negoziatori di primo livello, presenti nei vari comandi provinciali dell’Arma. In modo capillare, inserite nei nuclei radiomobili del 112, sono inoltre distribuite le Api (Aliquote di primo intervento) e le Sos (Squadre Operative di Supporto).
La preparazione
Ogni operatore del Gis ha una preparazione che prevede tecniche da subacqueo, paracadutista, discesa rapida da pareti ed elicotteri e incursioni su aerei e navi.
Nervi saldi, equilibrio psico-fisico e resistenza allo stress sono requisiti essenziali degli uomini del Gis. Qualità  che emergono anche durante l’esercitazione a Valle Uggione.
Il blitz contro il dirottamento dell’autobus – durante il quale partecipa anche Gas, cane pastore belga dell’unità  cinofila – rivela l’attenzione al rischio maggiore dell’allarme jihadista . Quello degli insidiosi «lupi solitari».
«Sono i più difficili da affrontare – sottolinea il comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette -, come dimostrano i drammatici episodi francesi di Nizza e Rouen. L’addestramento costante del Gis punta ad affrontare l’emergenza, nonostante le difficoltà  a monitorare una simile minaccia».
Tanto più che l’impegno del Gis si manifesta non in maniera isolata, ma sinergica e complementare. In modo da affrontare la minaccia dell’estremismo musulmano in tutte le sue potenziali declinazioni.

Grazia Longo
(da “La Stampa”)

argomento: polizia | Commenta »

SONDAGGIO: VOGLIAMO ANCORA L’UE, NONOSTANTE TUTTO: EUROCONVINTI IL 67,4%, ANTIEURO IL 15,2%

Novembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

GLI ITALIANI NON INTENDONO LASCIARE L’EUROPA, CHIEDONO AI POLITICI DI CAMBIARLA… LA BREXIT NON SFONDA

L’Europa non gode buona salute, e purtroppo non è una novità .
Dallo scoppio della crisi del 2008 e la gestione successiva segnata da un’austerity ai limiti del parossismo, passando per la (non) gestione dei flussi migratori, fino alla Brexit, l’Unione non ha dato certamente il meglio sè.
La stessa riunione agostana a Ventotene fra i primi ministri di Francia, Germania e Italia, dove si sarebbero dovute scrivere le «pagine del futuro dell’Ue» (Renzi dixit), non ha suggellato passi in avanti.
Anzi, da allora le divisioni si sono ulteriormente accentuate e da qualche settimana lo stesso premier italiano sta lanciando strali verso un’Unione sorda alla flessibilità  necessaria per fronteggiare le emergenze umanitarie e una ripresa economica ancora troppo lenta.
L’esito di tale aggrovigliamento dell’Ue è aver alimentato venti di protesta e populismi, tanto da non rendere implausibile una deflagrazione di quel progetto che ha fin qui garantito pace e sviluppo a un novero sempre più ampio di nazioni.
L’uscita dall’Unione sancita con il referendum popolare (per quanto ora in discussione) dalla Gran Bretagna rappresenta l’evento più traumatico e le prove delle prossime elezioni politiche in diversi Paesi costituiranno ulteriori banchi di prova per la tenuta di quel disegno.
Nel nostro Paese non mancano esponenti politici e partiti che criticano ferocemente la burocrazia europea, fino ad auspicare un’uscita dall’Unione emulando i britannici o l’abbandono della moneta unica.
Dunque, molti fattori sembrano remare contro l’Ue.
Ma fino a che punto la popolazione esprime un sentimento anti-europeista?
In che misura si guarda con favore all’uscita dell’Italia?
La ricerca realizzata (Community Media Research in collaborazione con Intesa Sanpaolo, per La Stampa) sui cittadini italiani racconta di un orientamento generale certamente non entusiasta verso l’Europa, con aree non marginali di criticità , ma sicuramente non incline a prospettive di abbandono.
Anzi, si chiede al governo un maggiore e rinnovato impegno nel cambiamento dell’Ue volto al suo rafforzamento.
Più europeisti  
Abbiamo chiesto agli italiani in che misura seguirebbero i britannici indicendo un referendum popolare volto a stabilire se rimanere o meno nell’Unione.
La maggioranza (56,3%) ritiene che su un argomento così spinoso dovrebbero essere i politici eletti a decidere il da farsi, mentre poco più un quarto (28,1%) sarebbe dell’avviso che fosse il popolo a decidere.
Sarà  anche quanto è accaduto nel dopo-Brexit e, forse, non rappresenterà  un rinnovato feeling verso i politici, ma un simile esito evidenzia una cautela degli interpellati nel decidere «di pancia» su temi così complessi.
E costituisce anche un’attribuzione di responsabilità  nei confronti dei propri rappresentanti. Anche perchè comunque l’Unione è vissuta come una conquista, un’istituzione di cui non ci si può sbarazzare con imperizia.
Vantaggi economici  
Prova ne sia che solo il 13% considera l’Europa un ostacolo nel cammino di uscita dalle difficoltà  economiche del nostro Paese.
Per contro, una misura più che doppia (28%) la valuta un’opportunità  per superare le carenze nostrane.
Alla fine la maggioranza fra gli italiani vive l’Ue come una necessità  (57,5%), che però deve essere ripensata nella sua struttura e negli obiettivi. In definitiva, prevale un orientamento verso l’Ue duplice e complementare.
Da un lato, spaventa una larga fetta di popolazione la prospettiva di uscire dall’Ue e, soprattutto, abbandonare l’euro per tornare alla vecchia lira.
Nel primo caso, i due terzi degli intervistati (64,4%) ritengono che se l’Italia non facesse parte dell’Unione le difficoltà  economiche sarebbero ancora peggiori.
Nel secondo caso, ben il 71,7% considera l’uscita dall’euro foriera di una recrudescenza delle nostre condizioni economiche.
Dall’altro lato, è diffusa l’idea che l’Italia si debba impegnare per favorire un mutamento delle politiche e delle prospettive dell’Ue, anche negoziando nuove e più flessibili regole.
Così, i quattro quinti degli italiani (80,5%) auspicherebbero che il governo promuovesse un coordinamento tra le politiche economiche delle diverse nazioni.
Ciò dovrebbe essere accompagnato dall’ottenimento di una maggiore flessibilità  sui vincoli finanziari (55,4%), per quanto su questo punto gli intervistati mostrino una maggiore cautela forse memori della nostra tradizionale abilità  nell’aggirare le norme. In definitiva, sommando gli orientamenti espressi, confrontandoli con quanto rilevato nel 2014, emerge una tendenziale polarizzazione degli atteggiamenti verso l’Ue.
Gli «euro-convinti», quanti considerano deleterio un abbandono dell’Unione e dell’euro, costituiscono i due terzi della popolazione (67,4%), quota in leggera crescita rispetto al 2014 (63,6%).
All’opposto, gli «anti-euro» (15,2%) sono una parte minoritaria, ma non marginale, anch’essi in lieve aumento sul 2014 (11,7%).
Ne consegue che gli «euro-flebili» (9,4%, erano 13,9% nel 2014), favorevoli all’Unione, ma con perplessità , e gli «euro-scettici» (8,0%, erano il 10,8% nel 2014), indifferenti o propensi a uscire dall’Ue, diminuiscono di peso.
Un progetto per il futuro  
L’Europa, per quanto acciaccata e mai così frammentata, priva di una visione comune e ingessata nel rivisitare i valori di riferimento, costituisce ancora un orizzonte comune per la grande maggioranza degli italiani.
Non scalda più i cuori come un tempo, ma sarebbe deleterio privarsene. Anzi, proprio in questi frangenti si chiede alla politica nazionale di farsene carico, di essere motore di un suo cambiamento.
E forse non è un caso che gli «euro-convinti» siano i più giovani, gli studenti, i laureati: chi auspica un futuro davanti a sè, un progetto in cui investire.

Daniele Marini
(da “La Stampa”)

argomento: Europa | Commenta »

SANTORO NON RISPARMIA NESSUNO: “VOTERO’ SCHEDA BIANCA”

Novembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

“SE TORNANO PROPORZIONALE E PREFERENZE CON MATTEO E SILVIO MI SPARO E BUONANOTTE”

“Questo referendum non mi piace, per riformare la Costituzione avrei voluto una nuova assemblea costituente su base proporzionale. Non è sufficiente dire che, siccome Berlusconi si è sfilato a metà  via, non era più necessario cercare il consenso”. Premesso questo, “conservo una posizione terza. Sicuramente andrò a votare, ma magari farò scheda bianca, anche l’astensione ha un suo profilo politico”.
Michele Santoro non chiarisce fino in fondo come voterà  il 4 dicembre, ma in un’intervista a Libero chiarisce il suo pensiero sull’attualità  politica, sulla televisione, sulla Rai e sulla sua ultima fatica, quel “Robinù” che arriva nelle sale il 6-7 dicembre e racconta i baby-camorristi.
Dopo il voto, “se vince il Sì, Renzi si rafforza e conosciamo tutti il modo in cui affronta i problemi”, anche se “non sono d’accordo con chi lo accusa di fare solo una politica votata alla ricerca del consenso. Io penso ce la metta tutta”, ma “non basta”. Se vince il No, invece, dal punto di vista economico “le conseguenze negative sono ovvie”, perchè “noi non siamo gli Usa, tanto solidi da potersi permettere Trump, e non siamo neppure la Gran Bretagna, che forse riuscirà  ad assorbire perfino la Brexit. Noi siamo l’anello debole d’Europa”.
Se vince il No, inoltre dal punto di vista politico “lo scenario diventa molto più confuso”.
Michele Santoro ha un incubo: se si torna al Patto del Nazareno fra Renzi e Berlusconi, al sistema elettorale proporzionale con le preferenze “io mi sparo e buonanotte – dice il giornalista – Ho sempre combattuto proporzionale e preferenze perchè per me agevolavano la mafia”.
Santoro critica Pier Luigi Bersani perchè “trovo ipocrita la sua bonomia” quando dice che se vince il No non accade nulla, “è insopportabile”.
Critica Massimo D’Alema per cui “ormai è più facile avere successo come vignaiolo che come politico”.
Entrambi “sono ciechi: non capiscono che la crisi che ha investito le socialdemocrazie è senza ritorno”.
Oggi la nuova via è “la partecipazione dei cittadini”, la gestione politica verticale è “il limite di Matteo Renzi e se perderà  perderà  per questo. E mi dispiacerà , perchè come dice Berlusconi, Renzi è l’unico leader che l’Italia ha”.
Un limite è anche “tenere il Paese ostaggio del referendum per mesi” aprendo un “uno contro tutti”, che “è straordinario dal punto di vista energetico. Però un leader deve anche governare un gruppo dirigente e un partito con varie anime”.
Capitolo Berlusconi.
“Non l’ha ammazzato nessuno – afferma Santoro – ha 80 anni e ancora rompe le scatole. Gli auguro lunga vita, umanamente mi è sempre stato simpatico. E credo che la cosa sia reciproca … ma bisogna stare attenti, lui è capace di ammazzarti mentre ti sorride”. Quanto al futuro, “lui sogna di essere riabilitato prima dalla giustizia europea e poi dal premier. A quel punto potrebbe addirittura passare il testimone, ma solo a Renzi, beninteso”.
Capitolo Grillo.
Secondo Michele Santoro, molta delle responsabilità  dell’ascesa del Movimento 5 Stelle è della sinistra di Bersani. “Caduto Berlusconi nel 2011, Bersani perde tempo e anzichè opporsi a Napolitano e chiedergli di portare l’Italia al voto, acconsente al governo dei tecnici e dell’idraulico Monti”, con il risultato che tutti hanno “lavorato per Grillo” lanciando M5S, fino ad allora “movimento di protesta residuale”.
Capitolo televisione.
“La Rai deve essere una forza che traina gli altri; per questo c’è il servizio pubblico, per fare quello che gli altri non fanno”. Bisogna darla “ai più capaci e tornare a fare progetti”, altrimenti “tanto vale privatizzarla”.
Servono autori veri, “quella degli autori è la qualifica più abusata della tv. Ormai sono in centinaia a definirsi tali, ma per me sono come i parcheggiatori abusivi, gestiscono spazi per i quali non hanno le carte in regola”.
La questione centrale, secondo Santoro, è “ricostruire la seconda serata: Chiambretti, Arbore, Lerner, Minoli, siamo tutti nati là . Era un laboratorio”.
Ma mancano i soldi ” e così ci siamo ridotti a tre ore che alternano Bersani e le feci dei cani, senza volerli accomunare con questo esempio. L’unica via per uscirne -dice ancora Santoro – sarebbe concentrare il meglio delle professionalità  in prima serata e dedicare la seconda alla creazione di nuove risorse, puntando sul disordine creativo”.
Ed ancora. Antonio Campo Dall’Orto? “È persona colta e sensibile, ma il problema è che non è dotato di una macchina operativa”. Daria Bignardi? “La rete regge e perfino migliora, ma paga l’insuccesso di Politics”. Politics? “Un flop annunciato”. Giovanni Floris? “Meriterebbe di più”. Lilli Gruber: “È brava, è breve, viene dopo il tg ma in anticipo sulla prima serata e ha contro dei format vecchi”. Bianca Berlinguer? “Non si può parlare di editto bulgaro per lei, le hanno dato un programma con carta bianca”, dovevano collaborare in un nuovo progetto, ma “lavorare con me non è facile. Non sono uno che si limita a dare consigli e inevitabilmente chi vuol fare il direttore preferisce sentire il programa come figlio suo e andare avanti da solo; così ho liberato Bianca dalla mia presenza”.

(da “Huffingtonpost”)

argomento: Referendum | Commenta »

REFERENDUM, PERCHE’ IL SI’ E IL NO HANNO GIA’ PERSO ENTRAMBI

Novembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

UNA BATTAGLIA ESAGERATA DA ENTRAMBE LE PARTI… CHE NON RIGUARDA PIU’ L’ITALIA MA SOLO I DESTINI DI CHI LA CONDUCE…E DOPO SARA’ TUTTO DA RICOSTRUIRE

«Questa regola non contiene la totalità  di ciò che è giusto». L’avessero fatta propria, la clausola finale della regola dettata da San Romualdo ai monaci di Camaldoli nel 1025, i profeti del Sì e gli apostoli del No non si troverebbero in questa situazione.
A due settimane dal voto che tremare-il-mondo-fa del 4 dicembre, l’ultima foto scattata dai sondaggi prima del divieto di pubblicazione ritrae il No in vantaggio sul Sì, un quarto di indecisi e un’affluenza di votanti prevista di poco più della metà . Certo: numeri destinati a essere rimescolati nei prossimi quattordici giorni in cui si moltiplicheranno gli appelli al voto a italiani all’estero, poliziotti, insegnanti, coltivatori diretti, artigiani, imprenditori, notai, tassisti, artisti, poeti, navigatori, trasmigratori…
Ma si può fin da ora registrare più saturazione che partecipazione.
La «maggioranza silenziosa», l’ha chiamata Matteo Renzi, in modo maldestro perchè da Richard Nixon al deputato piduista Massimo De Carolis l’espressione ha sempre definito quella parte di elettorato legge e ordine che si fa vivo solo il giorno del voto per poi tornare a inabissarsi: l’opposto del coinvolgimento in un’impresa collettiva, la vita activa di Hannah Arendt.
Ma Renzi, involontariamente, ha colto il punto.
Perchè non può essere considerata una maggioranza silenziosa quella che ha eletto Donald Trump in America, era al contrario una minoranza rumorosissima, se solo avesse trovato orecchie pronte ad ascoltare e non foderate di pregiudizio tra i liberal, i sondaggisti, la stampa.
Mentre qui in Italia, il referendum divide e lacera in modo drammatico il Palazzo e i partiti, ma a questo clima apocalittico corrisponde il crescente distacco con cui la maggior parte degli italiani, anche quelli che voteranno sì o che voteranno no, seguono lo scontro tra l’opposta retorica della riforma risolutiva (basta un sì? magari…) e della deriva autoritaria.
Un sentimento ben raccontato e rappresentato da Roberto Saviano su l’Espresso : «Tutto il rumore che si sta facendo è un modo per occupare posizioni in quella che è una personalissima lotta per il raggiungimento di un personalissimo potere. Non mi saranno amici i signori del sì e non mi saranno amici i signori del no se dico che questo risiko per recuperare una percentuale minima di consenso è il peggior servizio che si sta facendo all’Italia. Un danno del quale non voglio essere complice. Non mi chiamate in sostegno, questo referendum è solo affar vostro, per questo referendum, io non ci sono».
Qualcosa di simile ha detto Romano Prodi: «Il grande evento ormai si è consumato. Le altre sono realtà  più piccole», ha ridimensionato il Professore dopo la vittoria di Trump.
Il rumore del Palazzo. E il silenzio della società .
«Quella degli ultimi anni è un’Italia esagerata», ha detto un monumento vivente, l’ex portierone della Nazionale Dino Zoff. La campagna per il voto referendario è lo specchio di questa esagerazione, senza misura e limite. Interminabile, eccessiva, sproporzionata, spudorata.
Trasformata in una guerra di religione, con i suoi condottieri, i dottori della legge, i teologi, gli inquisitori, i gesuiti euclidei, i professori armati di catechismi con apposite formulette, senza possibilità  di perdono in caso di deviazione dalla retta via.
Tifoseria contro tifoseria, setta contro setta, predisposte a escludere più che a includere, fuori di noi nessuna salvezza: l’inferno dell’instabilità , per i seguaci del Sì, o della dittatura strisciante, per i messaggeri del No.
E più si avvicina l’ora della verità , più si percepisce il quasi-falso, l’artefatto, il taroccato: come quei marchi che ricordano il modello originale ma lo tradiscono. Taroccato il quesito, sventolato dal premier negli studi tv, taroccato il futuro Senato, una simil-Camera alta acquistabile a prezzi stracciati al mercatino, taroccata, forse, l’intera riforma.
Ma taroccato, anche, il pericolo della svolta totalitaria, fasullo il rischio dell’uomo-forte che sarebbe, al più, un simil-Erdogan.
Si parte da un’esigenza giusta, il cambiamento, o da una legittima preoccupazione, il timore di smantellare la Costituzione.
Ma subito dopo arriva la propaganda, l’urlo sui social che non lascia scampo al pensiero critico.
All’osso: il sì vincerà  se Renzi riuscirà  a far passare che la riforma taglia stipendi e poltrone, con gli argomenti dell’anti-politica, di Grillo (e di Trump), non per le raffinatezze costituzionali sulla fine del bicameralismo paritario.
E il no vincerà  se prevarrà  l’idea di rovesciare il premier con un voto su altra materia, argomento iper-politico, da manovratori di Palazzo, più alla D’Alema che da 5 Stelle. Schemi rudimentali, che di profondo smuovono solo il rancore.
Nulla di paragonabile a quanto accaduto in altri momenti della storia repubblicana: il referendum tra la repubblica e la monarchia di settant’anni fa, vero passaggio cruciale, gestito dalla nuova classe politica anti-fascista, i democristiani, i comunisti con l’intento di ricucire la lacerazione dolorosa tra una metà  del Paese e l’altra.
Oppure il referendum sul divorzio del 1974, in cui gli elettori si dimostrarono più maturi e avanzati dei dirigenti di partito.
E i referendum di Mario Segni di inizio anni Novanta, soprattutto il primo del 1991, che sprigionarono energie e passioni più ampie dell’oggetto della consultazione (la modesta abolizione della preferenza multipla).
Fu una rivolta dei cittadini contro un sistema partitico sclerotico come la nomenclatura sovietica che si era espresso per far fallire quel voto.
Quell’onda di entusiasmo è un lontano ricordo.
Il referendum 2016 registra il derby tra i costituzionalisti, gli ex presidenti della Corte costituzionale, i giornalisti, schierati di qua o di là .
E scarsissima mobilitazione sui territori, nei quartieri, nelle città . Responsabilità  di Renzi che non ha saputo, nonostante l’occupazione mediatica, dare l’idea di un gioco nuovo. E di chi, contrastandolo, si è barricato sul terreno della più cocciuta conservazione.
Nel merito il referendum è la risposta a una domanda decisiva trent’anni fa, quando il Parlamento era il cuore del sistema e riformare il bicameralismo significava davvero accelerare le decisioni.
Mentre oggi vuol dire tagliare la mano quando già  è stato amputato il braccio: le assemblee legislative contano poco in Europa e pochissimo in Italia, il pendolo del potere si è spostato sull’esecutivo, il governo. Ma di questo la riforma non parla. Appunto.
Così sul referendum si combattono altre battaglie. Sul 4 dicembre si svolge il congresso del Pd e si decide chi avrà  la futura leadership del centro-destra, il trumpista Matteo Salvini o il Berlusconi che ora si scopre centrista e moderato (chiedere informazioni a Marco Follini e Gianfranco Fini), con il povero Stefano Parisi già  scaricato.
Come sarà  la nuova legge elettorale e chi guiderà  la Rai, l’Eni, l’Enel, Fimeccanica.
Nell’attesa del Giudizio universale l’intero Paese è stato bloccato in queste due parole. Il Sì e il No.
Il renziano fronte del Sì, per assonanza, ha cominciato a dire di sì a tutto: sì al ponte sullo stretto, sì ai condoni, sì ad Altiero Spinelli e sì al tricolore al posto dello stendardo europeo.
Il fronte del No, di Salvini e Grillo, in compenso ha detto di no a tutto: no alle Olimpiadi, no alle linee della metro, no agli sbarchi dei migranti. Troppe cose per una sola sillaba.
Troppo stretti, il Sì e il No, per contenere la complessità  della società , le speranze e le angosce, la rabbia e la volontà  nonostante tutto di ripartire.
La campagna referendaria, per ora, consegna un’unica certezza: non basta un sì o un no a coprire il vuoto politico, organizzativo e culturale in cui si muovono i leader vecchi e nuovi.
Un progetto politico è più grande di un sì e un giornale deve restare più aperto e imprevedibile di un no.
Ci sono più cose in cielo e in terra da rifare in questa Italia di un sì o di un no.
Per questo, nelle prossime settimane, sarà  interessante valutare chi rimane fuori dai due schieramenti. I non Incasellati. I non Arruolati che voteranno in modo laico e saranno decisivi per il risultato.
Quando ci sarà  da ricostruire. Scrivere la pagina del Dopo. Liberati, finalmente dalla gabbia asfissiante del Sì e del No.
Nessuna regola contiene la totalità  di ciò che è giusto, dettava la saggezza dei monaci antichi. Bastava dirlo.

Marco Damilano
(da “L’Espresso”)

argomento: Referendum | Commenta »

QUESTO REFERENDUM NON MI RIGUARDA

Novembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

NON CI SARANNO DISASTRI, CHIUNQUE VINCA… E’ SOLO UNA RESA DEI CONTI PER CHI HA MESSO IN GIOCO IL PROPRIO POTERE PERSONALE

Non mi avrete mai. Mi piace questo genere di frasi, frasi a effetto, che si ricordano e che in qualche modo mi espongono.
Quando in “Gomorra” usai l’io so pasoliniano ci fu chi capì esattamente cosa volessi dire (la maggioranza dei lettori) e chi ancora oggi mi accusa di aver osato paragonarmi a Pasolini.
Poco importa, ciò che mi interessava dieci anni fa e che ancora oggi considero importante, è dare un messaggio chiaro, inequivocabile, che si sia d’accordo con me o in disaccordo.
E provare a non essere strumento nelle mani di chi ha fini personali da raggiungere, fini che spesso non sono evidenti e che traggono in inganno chi ascolta e si fida.
Io racconto, e lo faccio dal mio punto di vista.
Io scrivo, e chi scrive non ha amici. Non deve averne prima, mentre sta cercando la forma da dare ai propri pensieri, e ne avrà  sempre meno dopo aver reso pubbliche le proprie parole.
Quando ho scritto “Gomorra” avevo 25 anni, la mia convinzione di allora – gli anni della faida di Secondigliano, un morto al giorno e non faccio distinzione tra colpevoli e innocenti – è la stessa di ora: le storie del Sud vanno raccontate e bisogna trovare il pulpito più alto e il megafono più potente perchè un gran numero di persone possa ascoltarle.
Le storie che riguardano il Sud vanno raccontate, però, senza fare sconti a nessuno, senza pensare che ci siano amici: politici amici, giornalisti amici, direttori di giornali amici, magistrati amici, avvocati amici.
Raccontarle pensando di perdere qualcosa, ogni volta.
Un politico ti dirà  che stai diffamando (la mia personalissima lista è lunga e va da Andreotti a Renzi passando per Berlusconi, De Magistris, De Luca, Gasparri per dire solo dei più assidui), un magistrato ti dirà  che non hai capito niente, un giornalista ti dirà  che hai preso i fatti dalle sue cronache che a loro volta erano prese da atti giudiziari, uno scrittore ti accuserà  di aver scritto dopo di lui e di aver oscurato la luce che per una questione di precedenza o magari di anzianità  sarebbe toccata a lui. Scrivere storie di camorra non ti rende amico di nessuno.
E per nessuno intendo proprio nessuno, anche e soprattutto quelle persone per bene che non ci stanno a vedere la propria terra raccontata come un inferno.
E per nessuno intendo quegli amministratori pubblici, quei sindaci, ma anche quei presidenti di regione o primi ministri o senatori che sono abituati alle figure ambigue di intellettuali cortigiani. Di chi si sente ricattabile o ha paura di non avere spazi e per questo blandisce.
Di chi pensa che scrivere libri o fare film equivalga a scrivere guide turistiche.
Io appartengo a un’altra scuola. Non sono di quelli che finchè sono outsider si battono perchè tutto cambi e poi se diventano insider l’Italia smette di essere crimine organizzato e crisi, e si rivela improvvisamente sole, turismo e arte.
Io non sono di quelli che all’opposizione vogliono riformare il mondo e al potere (basta un ruolo istituzionale qualsiasi), diventano “yesman”.
Io sono all’opposizione, sempre e all’opposizione di tutti.
Non mi si deve voler bene e non mi interessa che mi si tema, mi piace pensare di ragionare, mi piace pensare che ci sia sempre una partita aperta.
E non accetto di alimentare questo eterno clima da campagna elettorale.
Mi piace chi ammette, con consapevolezza e responsabilità , che qualunque sia l’esito del voto referendario per il nostro Paese cambierà  poco o nulla.
Mi piace tranquillizzare gli italiani su un punto: se vincesse il no l’Italia non sprofonderebbe nel baratro e una riforma costituzionale sarà  sempre possibile in futuro, come in caso di vittoria del sì non ci sarà  alcuna deriva autoritaria.
Non ci saranno accelerazione, progresso risparmio in caso di vittoria del sì e non ci sarà  lentezza e stallo in caso di vittoria del no.
Questa riforma non è la resa dei conti, se non per chi ci ha messo la faccia, sbagliando, rendendo questo referendum uno spartiacque, ma non per il Paese, ma per se stesso.
Tutto il rumore che si sta facendo è un modo per occupare posizioni in quella che è una personalissima lotta per il raggiungimento di un personalissimo potere.
Non mi saranno amici i signori del sì e non mi saranno amici i signori del no se dico che questo risiko per recuperare una percentuale minima di consenso è il peggior servizio che si sta facendo all’Italia.
Un danno del quale non voglio essere complice.
Non mi chiamate in sostegno, questo referendum è solo affar vostro, per questo referendum, io non ci sono.

Roberto Saviano
(da “L’Espresso“)

argomento: Referendum | Commenta »

VIAGGIO NELLA TERRA DEGLI INDECISI: “VORREMMO CAMBIARE L’ITALIA MA NON SAPPIAMO COME”

Novembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

UNA PERCENTUALE CHE OSCILLA TRA IL 13% E IL 25% SARA’ DECISIVA IL 4 DICEMBRE

Il popolo degli indecisi sarà  l’ago della bilancia nel referendum del prossimo 4 dicembre. Che siano il 13% (nella valutazione Ipsos) o il 25% (Demos e Demopolis) spetterà  a loro decidere se la Costituzione deve essere cambiata.
Sono tanti, diversi per formazione, idee politiche, età . Tormentati dalla scelta.
C’è Luigi Silvestrini, ristoratore, 68 anni, che ha sempre votato a destra ma che adesso voterà  «cercando di fare il bene del nostro paese».
Cioè? «Non voglio votare contro qualcuno, come farà  il 90 per cento delle persone che conosco, ma in maniera positiva, immaginando che si vada a stare meglio. Che ci sia un ricambio di classe politica. Non sono sicuro però di questa riforma, io il Senato lo avrei abolito del tutto e non mi piace che sia composto da sindaci e consiglieri regionali». Opposto l’atteggiamento di Anton Giulio Grande, stilista che vorrebbe votare contro Renzi, «ma non è deciso perchè capisco che il paese ha bisogno di un cambiamento e di un leader che sia tale, con maggiori poteri».
Giovanna Palmieri, architetto, 49 anni, dice che gli verrebbe «da votare no».
«Poi però penso che forse è sbagliato opporsi a un inizio di cambiamento. E penso che forse sarebbe più giusto il Sì. In più vedo alcuni politici che voteranno No e non mi piacciono affatto. Ma proprio non riesco a decidermi per il Sì».
A Gianni Grimaldi, pensionato, «non convince per niente il Senato come Camera regionale». «E poi ho paura di una deriva autoritaria se rimane l’Italicum, e del fatto che si accentri ancora più potere a Roma, ma non credo che sia un bene neanche rimanere immobili. Mi sento chiuso all’angolo e non so come uscirne, vorrei scegliere per il meglio e per i nipoti e i figli».
Tra chi considera come scelta la possibilità  di rimanere a casa c’è Alessandra De Monte: «perchè veramente ho difficoltà  a decidere, anche se non è corretto delegare la scelta agli altri. Rischiamo l’immobilismo, ma questa è una riforma in cui non mi riconosco. Finchè c’è Renzi mi sento tranquilla, ma metti che domani il potere lo prende Salvini siamo fritti. E poi – aggiunge – che razza di idea mettere in Senato i sindaci, gli assessori, quando abbiamo tutti i comuni inquisiti?».
Michela Zaffarana, ostetrica vuole andare a votare «nella speranza che cambi qualcosa». «Del Sì mi convince il taglio alle spese della politica, la diminuzione del numero dei parlamentari, ma non basta per cambiare 47 articoli della nostra bella Costituzione. Seguo i politici nei loro dibattiti, ma alla fine mi confondono di più le idee. Ci sono ragioni da tutte e due le parti dello schieramento. Certo, la tentazione di provare a cambiare qualcosa nel paese è forte. Ma è forte anche la paura che si cambi in peggio».
Edoardo De Giorgio, esperto di comunicazione dice che è «più portato a votare No, «ma poi sento Renzi e mi convince. Una spinta verso il Sì me la da anche il fatto che Veltroni si sia schierato, ma poi tornano le paure perchè la nostra Costituzione è bellissima e mi dà  sicurezza, garantisce la democrazia. Come anche il bicameralismo. Non voglio che sia un voto contro qualcuno, sono confuso».
Manfredi Latini, studente di legge, 21 anni, vorrebbe votare «Sì», anche se il suo «cuore giuridico« gli suggerisce il «No».
«Non sono d’accordo sul Senato, sul fatto che i senatori non vengano eletti direttamente: e poi perchè 21 sindaci devono eleggere 2 giudici della corte costituzionale?».
Ed è in questa terra di nessuno, popolata da dubbi e domande, tra elettori in cerca di rassicurazioni, che i due schieramenti dovranno lavorare per portarsi a casa il risultato.

Maria Corbi

argomento: Referendum | Commenta »

“NON SONO UN EROE, HO SOLO RESTITUITO UN PORTAFOGLIO”: INTERVISTA AD ABDUL

Novembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

L’AMBULANTE CHE HA TROVATO UN PORTAFOGLIO E HA FATTO 40 KM PER RICONSEGNARLO AL PROPRIETARIO: “SOGNO UN LAVORO”

“Ho trovato a terra un portafogli e l’ho portato al suo proprietario, non capisco il motivo di tanto stupore: se una cosa non è tua devi restituirla”.
Dietro alla bancarella del mercatino di Lecce, il quarantenne marocchino Abdul scuote la testa e sorride.
Per l’ennesima volta racconta la storia del portafogli trovato a terra vicino alla villa comunale e restituito all’imprenditore salentino Carlo Merenda, dopo aver percorso 40 chilometri e setacciato la cittadina di Maglie palmo a palmo pur di trovarlo.
Abdul, immaginava tanto clamore?
“Non lo capisco ancora adesso, ho fatto ciò che dovrebbe fare chiunque. Mentre tornavo dal market e andavo verso la moschea, ho notato il portafogli a terra, l’ho aperto, ho visto che conteneva denaro, ho cercato la carta d’identità  su cui era scritto l’indirizzo della persona che l’ha perso e ho deciso di restituirlo”.
Senza pensare, neppure per un attimo, di prendere i soldi e buttare il portafogli o di restituire solo i documenti?
“Perchè avrei dovuto? La nostra religione è chiara: Dio dice che quando trovi qualcosa se sai di chi è devi restituirla, se non è di nessuno può diventare tua. Ho letto che l’uomo abitava a Maglie e sono andato a cercarlo, ho chiesto a qualche persona e poi sono arrivato al suo negozio, dove ho consegnato tutto a un commesso, che poi mi ha fatto parlare per telefono con il proprietario”.
Che l’ha ricompensata per il suo gesto. Ci sperava?
“Io non sapevo neanche chi fosse quell’uomo. Lui mi ha ringraziato tanto per telefono quando ha saputo che avevo trovato il portafogli e non avevo preso nulla, poi ha voluto incontrarmi e mi ha dato del denaro per la benzina che avevo consumato. Ha anche detto che mi aiuterà  a trovare lavoro in una delle sue aziende, come operaio o magazziniere. Io so fare tante cose e la fatica non mi spaventa, se mi darà  fiducia non lo deluderò”.
Perchè si è trasferito proprio in Salento?
“Mio padre viveva qui e dieci anni fa, mi trovò un posto in una masseria-albergo, facevo il giardiniere, l’uomo delle pulizie, il tuttofare. Sono arrivato dopo un viaggio di tre giorni in autobus. Poi ho fatto il cameriere per quattro anni, ma l’anno scorso ho lasciato il posto per tornare in Marocco da mia madre, perchè lei abita sola ed è malata e avrei voluto restare lì. Dopo pochi mesi però ho capito che in Italia avrei avuto qualche possibilità  in più e sono tornato”.
Ma un posto fisso non lo ha ancora trovato. Come sopravvive in Italia?
“Quando lavoravo ho messo qualcosa da parte, con la vendita delle borsette riesco a guadagnare 25-50 euro al giorno, ogni tanto mi aiuta mia sorella, che vive anche lei a Lecce e fa la badante, intanto continuo a cercare lavoro, sono pronto a fare qualunque cosa. Chi mi conosce dice che e ho un cervello che impara in fretta…. Certo non starò senza far nulla, perchè i 300 euro di affitto devo pagarli e l’ambulante non voglio farlo a vita: si guadagna poco, è un lavoro irregolare, spesso i vigili ci mandano via, sabato mi hanno persino fatto una multa”.
Spesso voi migranti siete accusati di non voler far nulla, c’è diffidenza, qualcuno esagera e vi definisce tutti criminali. Un gesto come il suo farà  ricredere in molti…
“Guardi, non voglio essere considerato un eroe, non è proprio il caso. E poi io qui sto benissimo. Lecce è una città  ospitale, non ho mai avuto problemi o percepito intolleranza. Anche negli ultimi anni, in cui si guarda ai musulmani con maggiore sospetto a causa del terrorismo, qui non è cambiato nulla e spero che non accada perchè l’Islam vero non ha nulla a che fare con il terrorismo. Quelli sono dei pazzi, che non rispettano la nostra religione e stanno danneggiando tutte le persone normali come me che in Italia vogliono vivere in pace e onestamente”.

(da “La Repubblica”)

argomento: radici e valori | Commenta »

IL SIMBOLO DELL’ECONOMIA MALATA? LE IMPRESE DI TRUMP

Novembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

IL CAPITALISMO SECONDO DONALD: FARE SOLDI ESTRAENDO VALORE, NON CREANDOLO

Trump ha vinto perchè si è presentato, senza alcuna vergogna, come il paladino dei diseredati. Più dei 16 rivali repubblicani che si è lasciato dietro, e più della candidata democratica che ha sconfitto, ha guidato la carica di quelli che sentivano di essere stati lasciati indietro dalla globalizzazione.
Ha incanalato e attizzato la rabbia incipiente, ha infiammato le divisioni razziali e sfruttato una percezione di bruciante ingiustizia verso un sistema “truccato” a sfavore della gente comune.
È stato il sedicente vincitore che sa come si gestisce il sistema, l’uomo forte che solo può riuscire a rimetterlo in carreggiata. Per Trump, come per i fautori della Brexit, il nemico era l’esterno
I messicani, i cinesi (il più grande “furto” nella storia umana), i musulmani, perfino gli alleati della Nato.
I temi economici e la sicurezza si mescolavano fra loro: è tempo di mettere i vagoni in cerchio, l’America e gli americani vengono per primi.
Trump ha vinto perchè ha offerto una narrazione plausibile, alle orecchie di molti, dei fallimenti della politica economica americana che ha lasciato indietro così tante persone, fallimenti che risalgono a trent’anni prima del tracollo economico del 2008
È stato efficace quando ha parlato delle conseguenze di un’economia malata, ma la sua diagnosi non potrebbe essere più sbagliata.
Ha vinto gettando la colpa su forze esterne, commerci internazionali e immigrazione.
La verità  va cercata molto più vicino a casa: sono le azioni delle aziende americane, come la sua, la ragione di fondo dell’incapacità  dell’economia di garantire un tenore di vita crescente agli americani comuni.
Hanno fatto soldi estraendo valore, non creandolo.
E dopo la crisi del 2008 il problema non ha fatto che aggravarsi.
La rivoluzione del valore per l’azionista negli anni Ottanta ha prodotto un modello di governo di impresa che dà  la priorità  agli utili trimestrali rispetto agli investimenti in capacità  produttiva.
Le aziende spendono sempre più spesso i loro profitti, attualmente a livelli record, per il riacquisto di azioni proprie, per spingere in alto la quotazione del titolo azionario, le stock options e le retribuzioni dei manager.
Tutto questo ha portato a un’economia finanziarizzata, che molte delle politiche di Trump, come l’abbassamento dell’aliquota sui redditi societari, non faranno che aggravare
Fino agli anni Ottanta i salari tenevano il passo della produttività , ma dopo non più, e i sindacati si sono indeboliti.
Quando i salari non sono più riusciti a tenere il passo del costo della vita, per coprire l’ammanco è cresciuto l’indebitamento personale.
Questo aumento dell’indebitamento personale ha dato vita a nuove tipologie di strumenti finanziari che succhiano via dal sistema la linfa vitale, portando a un’economia sempre più finanziarizzata.
La crescita dell’intermediazione finanziaria in percentuale del Pil sopravanza la crescita del resto dell’economia
La globalizzazione del capitale (in contrasto con quella del lavoro) implica che quando la crescita stenta il capitale può andarsene altrove.
Il comportamento di Trump – creare imprese, lasciarle fallire, evitare di pagare i fornitori, usare la normativa sui fallimenti per eludere le tasse per decenni e poi creare un’altra impresa da qualche altra parte – è il simbolo perfetto di questa forma di capitalismo improntata alla spoliazione delle attività 
Al cuore del problema c’è la violazione del contratto non scritto tra capitale e lavoro (il senso di una condivisione degli obiettivi e dei benefici tra i lavoratori americani e i loro datori di lavoro) e l’incapacità , a essa collegata, di aiutare i lavoratori americani ad adattarsi ai cambiamenti strutturali e tecnologici. Non sono i robot il nemico
Il ragionamento che doveva essere fatto nel 2008 non è mai arrivato.
Non si è fatto abbastanza per riformare il modello di capitalismo che è all’origine, di per sè, dell’ascesa di Trump. Possiamo soltanto sperare che questa elezione finalmente apra gli occhi ai suoi avversari, facendo capire perchè c’è bisogno di idee nuove.
Perchè non è questa l’unica strada.
Per Trump il ruolo dello Stato si limita al protezionismo e al finanziamento di cose fondamentali come le infrastrutture, ma quello di cui c’è bisogno è uno Stato molto più attivo, in grado di affrontare i problemi della società  attraverso investimenti in innovazione, per stimolare gli investimenti privati e dare una direzione alla crescita
Abbiamo bisogno di un deciso cambio di rotta in favore di una crescita trainata dagli investimenti, che sostituisca l’attuale modello trainato dai consumi e alimentato dal credito, che mette ancora più pressione sui più deboli.
Combattere la disuguaglianza dovrebbe essere un obiettivo centrale della politica economica, per ragioni economiche che sono rilevanti quanto le ragioni sociali.
Le aziende devono tornare a essere in sintonia con la società , dobbiamo instillare in loro un senso del dovere più ampio, che ricompensi la creazione di valore più che l’estrazione di valore.
In altri Paesi, come la Germania e i Paesi scandinavi, esiste una forma più partecipativa di stakeholder capitalism, che prevede un ruolo per i lavoratori nei consigli di amministrazione delle imprese.
Il trumpismo probabilmente è un’espressione politica esclusivamente americana, ma le disfunzioni del capitalismo che hanno favorito la sua emersione non sono una prerogativa degli Stati Uniti.
Le soluzioni specifiche possono differire, ma le crepe dei modelli di capitalismo europei sono in buona parte le stesse.
Ora più che mai l’Europa deve trovare il suo linguaggio e le sue politiche, se vogliamo risolvere la crisi politica, sociale ed economica su questa sponda dell’Atlantico.

Mariana Mazzucato

argomento: denuncia | Commenta »

PROFUGHI, LA LEGGE C’E’ MA NON VIENE USATA

Novembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

IL PERMESSO DI SOGGIORNO CONSENTE AI RICHIEDENTI ASILO DI TROVARE UN’OCCUPAZIONE, MA SOLO IN DUEMILA CE L’HANNO FATTA

Le lancette dell’orologio girano all’infinito, così come le decine di rifugiati che popolano piazza di Porta Capuana a Napoli.
Loro si spostano da un marciapiede all’altro, consapevoli di non poter produrre granchè dal proprio tempo
Sono lì, spaesati, immobili, quasi come in un limbo.
È la condizione in cui si trovano a vivere ancora molti richiedenti asilo che approdano in Italia
Una situazione che ha acceso non poche polemiche sul perchè questo potenziale umano – peraltro sempre in aumento – debba rimanere congelato e non introdotto nel mondo del lavoro.
Secondo i dati del Ministero dell’Interno solo nei primi nove mesi di quest’anno sono state 84.969 le richieste d’asilo presentate nel nostro Paese.
Un dato che si accompagna ad un altro: gli sbarchi di questo 2016 sono stati 167.148 . Ben 16,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2015, e le previsioni sul futuro non fotografano una diminuzione del fenomeno facendo crescere insistentemente una domanda: a che punto è l’inserimento nel mondo del lavoro
In teoria grazie al decreto legislativo 142/2015, gli ostacoli per l’occupazione dei rifugiati non dovrebbero più sussistere: trascorsi 60 giorni con il permesso di soggiorno provvisorio, si potrebbero aprire le porte della legalità  così come ha auspicato più volte anche dall’Unione europea.
Nella pratica il processo è tutt’altro che facile. Nell’ultimo anno l’Italia ci ha provato: soprattutto grazie alle iniziative promosse attraverso il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar ndr) che ha, infatti, al suo interno progetti di inserimento socio-economico
L’ordinamento italiano riconosce ai richiedenti protezione internazionale la possibilità  di seguire corsi di formazione professionale che, eventualmente, possono anche essere realizzati dall’ente locale titolare del progetto di accoglienza.
Ma c’è anche l’iniziativa «Inside» del Ministero del Lavoro, che ha erogato proprio quest’anno quasi 700 borse di tirocinio per i richiedenti asilo e protezione ospitati negli Sprar.
E «Percorsi» diretto invece all’inserimento socio-economico dei minori non accompagnati.
C’è poi il protocollo d’intesa tra Confindustria e il Ministero dell’Interno siglato solo a fine giugno, al fine di sensibilizzare le imprese e aprire le porte a formazione e tirocini ai richiedenti asilo.
E infine il progetto «Welcome. Working for refugee integration» dell’Unhcr con il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il sostegno di Confindustria, che consiste nell’assegnazione di un riconoscimento alle aziende che agiscono concretamente per favorire i processi di integrazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo nel mondo del lavoro.
Insomma, una macchina in movimento che dovrebbe già  produrre qualche numero più preciso sull’andamento.
Ad oggi, invece, avere dati certi sui richiedenti inseriti nel mondo del lavoro non è semplice.
Qualcosa inizia ad emergere solo dall’ultimo rapporto Sprar: «Malgrado la difficile congiuntura economica che persiste e influisce molto sulle opportunità  lavorative dei beneficiari – si spiega – nel 2015 sono stati 1.972 gli inserimenti lavorativi registrati».
L’inserimento ha riguardato soprattutto il settore della ristorazione e del turismo, a cui seguono i settori dell’agricoltura e della pesca.
Vista la portata dei numeri, però, risulta davvero poca cosa. E a confermarlo sono gli esisti anche delle altre iniziative.
Il protocollo d’intesa tra Confindustria e Ministero dell’Interno per l’inserimento al lavoro dei rifugiati partendo da tirocini nelle imprese a quattro mesi dal suo lancio non ha ancora prodotto nulla.
Zero è infatti il numero di rifugiati che sono riusciti a partecipare all’iniziativa nonostante la forte promozione e i buoni intenti.
Il progetto «Welcome. Working for refugee integration» dell’Unhcr con il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il sostegno di Confindustria, è ancora uno slogan, una storia senza lieto fine.
Siamo appena partiti – dicono un po’ tutti in coro – bisogna aspettare ancora per vedere l’effetto dei progetti e delle iniziative.
Sicuramente ci vorrà  tempo, ma intanto il numero delle persone all’interno delle varie strutture in Italia è imponente.
E c’è chi ha fiutato l’affare ingrossando le fila del lavoro nero e del caporalato.

(da “La Stampa”)

argomento: Immigrazione | Commenta »

Next Entries »
  • Destra di Popolo.net
    Circolo Genovese di Cultura e Politica
    Diretto da Riccardo Fucile
    Scrivici: destradipopolo@gmail.com

  • Categorie

    • 100 giorni (5)
    • Aborto (20)
    • Acca Larentia (2)
    • Alcool (3)
    • Alemanno (150)
    • Alfano (315)
    • Alitalia (123)
    • Ambiente (341)
    • AN (210)
    • Animali (74)
    • Arancioni (2)
    • arte (175)
    • Attentato (329)
    • Auguri (13)
    • Batini (3)
    • Berlusconi (4.297)
    • Bersani (235)
    • Biasotti (12)
    • Boldrini (4)
    • Bossi (1.223)
    • Brambilla (38)
    • Brunetta (83)
    • Burlando (26)
    • Camogli (2)
    • canile (4)
    • Cappello (8)
    • Caprotti (2)
    • Caritas (6)
    • carovita (170)
    • casa (247)
    • Casini (120)
    • Centrodestra in Liguria (35)
    • Chiesa (276)
    • Cina (10)
    • Comune (343)
    • Coop (7)
    • Cossiga (7)
    • Costume (5.592)
    • criminalità (1.404)
    • democratici e progressisti (19)
    • denuncia (14.536)
    • destra (573)
    • destradipopolo (99)
    • Di Pietro (101)
    • Diritti civili (276)
    • don Gallo (9)
    • economia (2.332)
    • elezioni (3.303)
    • emergenza (3.080)
    • Energia (45)
    • Esselunga (2)
    • Esteri (784)
    • Eugenetica (3)
    • Europa (1.314)
    • Fassino (13)
    • federalismo (167)
    • Ferrara (21)
    • Ferretti (6)
    • ferrovie (133)
    • finanziaria (325)
    • Fini (823)
    • fioriere (5)
    • Fitto (27)
    • Fontana di Trevi (1)
    • Formigoni (90)
    • Forza Italia (596)
    • frana (9)
    • Fratelli d'Italia (291)
    • Futuro e Libertà (511)
    • g8 (25)
    • Gelmini (68)
    • Genova (543)
    • Giannino (10)
    • Giustizia (5.796)
    • governo (5.805)
    • Grasso (22)
    • Green Italia (1)
    • Grillo (2.941)
    • Idv (4)
    • Immigrazione (734)
    • indulto (14)
    • inflazione (26)
    • Ingroia (15)
    • Interviste (16)
    • la casta (1.396)
    • La Destra (45)
    • La Sapienza (5)
    • Lavoro (1.316)
    • LegaNord (2.415)
    • Letta Enrico (154)
    • Liberi e Uguali (10)
    • Libia (68)
    • Libri (33)
    • Liguria Futurista (25)
    • mafia (544)
    • manifesto (7)
    • Margherita (16)
    • Maroni (171)
    • Mastella (16)
    • Mattarella (60)
    • Meloni (14)
    • Milano (300)
    • Montezemolo (7)
    • Monti (357)
    • moschea (11)
    • Musso (10)
    • Muti (10)
    • Napoli (319)
    • Napolitano (220)
    • no global (5)
    • notte bianca (3)
    • Nuovo Centrodestra (2)
    • Obama (11)
    • olimpiadi (40)
    • Oliveri (4)
    • Pannella (29)
    • Papa (33)
    • Parlamento (1.428)
    • partito del popolo della libertà (30)
    • Partito Democratico (1.034)
    • PD (1.192)
    • PdL (2.781)
    • pedofilia (25)
    • Pensioni (129)
    • Politica (32.942)
    • polizia (253)
    • Porto (12)
    • povertà (502)
    • Presepe (14)
    • Primarie (149)
    • Prodi (52)
    • Provincia (139)
    • radici e valori (3.690)
    • RAI (359)
    • rapine (37)
    • Razzismo (1.410)
    • Referendum (200)
    • Regione (344)
    • Renzi (1.521)
    • Repetto (46)
    • Rifiuti (84)
    • rom (13)
    • Roma (1.125)
    • Rutelli (9)
    • san gottardo (4)
    • San Martino (3)
    • San Miniato (2)
    • sanità (306)
    • Sarkozy (43)
    • scuola (354)
    • Sestri Levante (2)
    • Sicurezza (454)
    • sindacati (162)
    • Sinistra arcobaleno (11)
    • Soru (4)
    • sprechi (319)
    • Stampa (373)
    • Storace (47)
    • subappalti (31)
    • televisione (244)
    • terremoto (402)
    • thyssenkrupp (3)
    • Tibet (2)
    • tredicesima (3)
    • Turismo (62)
    • Udc (64)
    • Università (128)
    • V-Day (2)
    • Veltroni (30)
    • Vendola (41)
    • Verdi (16)
    • Vincenzi (30)
    • violenza sulle donne (342)
    • Web (1)
    • Zingaretti (10)
    • zingari (14)
  • Archivi

    • Luglio 2025 (240)
    • Giugno 2025 (573)
    • Maggio 2025 (591)
    • Aprile 2025 (622)
    • Marzo 2025 (561)
    • Febbraio 2025 (352)
    • Gennaio 2025 (640)
    • Dicembre 2024 (607)
    • Novembre 2024 (609)
    • Ottobre 2024 (668)
    • Settembre 2024 (458)
    • Agosto 2024 (618)
    • Luglio 2024 (429)
    • Giugno 2024 (481)
    • Maggio 2024 (633)
    • Aprile 2024 (618)
    • Marzo 2024 (473)
    • Febbraio 2024 (588)
    • Gennaio 2024 (627)
    • Dicembre 2023 (504)
    • Novembre 2023 (435)
    • Ottobre 2023 (604)
    • Settembre 2023 (462)
    • Agosto 2023 (642)
    • Luglio 2023 (605)
    • Giugno 2023 (560)
    • Maggio 2023 (412)
    • Aprile 2023 (567)
    • Marzo 2023 (506)
    • Febbraio 2023 (505)
    • Gennaio 2023 (541)
    • Dicembre 2022 (525)
    • Novembre 2022 (526)
    • Ottobre 2022 (552)
    • Settembre 2022 (584)
    • Agosto 2022 (585)
    • Luglio 2022 (562)
    • Giugno 2022 (521)
    • Maggio 2022 (470)
    • Aprile 2022 (502)
    • Marzo 2022 (542)
    • Febbraio 2022 (494)
    • Gennaio 2022 (510)
    • Dicembre 2021 (488)
    • Novembre 2021 (599)
    • Ottobre 2021 (506)
    • Settembre 2021 (539)
    • Agosto 2021 (423)
    • Luglio 2021 (577)
    • Giugno 2021 (559)
    • Maggio 2021 (556)
    • Aprile 2021 (506)
    • Marzo 2021 (647)
    • Febbraio 2021 (570)
    • Gennaio 2021 (605)
    • Dicembre 2020 (619)
    • Novembre 2020 (575)
    • Ottobre 2020 (639)
    • Settembre 2020 (465)
    • Agosto 2020 (588)
    • Luglio 2020 (597)
    • Giugno 2020 (580)
    • Maggio 2020 (618)
    • Aprile 2020 (643)
    • Marzo 2020 (437)
    • Febbraio 2020 (593)
    • Gennaio 2020 (596)
    • Dicembre 2019 (542)
    • Novembre 2019 (316)
    • Ottobre 2019 (631)
    • Settembre 2019 (617)
    • Agosto 2019 (639)
    • Luglio 2019 (654)
    • Giugno 2019 (598)
    • Maggio 2019 (527)
    • Aprile 2019 (383)
    • Marzo 2019 (562)
    • Febbraio 2019 (598)
    • Gennaio 2019 (641)
    • Dicembre 2018 (623)
    • Novembre 2018 (603)
    • Ottobre 2018 (631)
    • Settembre 2018 (586)
    • Agosto 2018 (362)
    • Luglio 2018 (562)
    • Giugno 2018 (563)
    • Maggio 2018 (634)
    • Aprile 2018 (547)
    • Marzo 2018 (599)
    • Febbraio 2018 (571)
    • Gennaio 2018 (607)
    • Dicembre 2017 (579)
    • Novembre 2017 (634)
    • Ottobre 2017 (579)
    • Settembre 2017 (456)
    • Agosto 2017 (368)
    • Luglio 2017 (450)
    • Giugno 2017 (468)
    • Maggio 2017 (460)
    • Aprile 2017 (439)
    • Marzo 2017 (480)
    • Febbraio 2017 (420)
    • Gennaio 2017 (453)
    • Dicembre 2016 (438)
    • Novembre 2016 (438)
    • Ottobre 2016 (424)
    • Settembre 2016 (367)
    • Agosto 2016 (332)
    • Luglio 2016 (336)
    • Giugno 2016 (358)
    • Maggio 2016 (373)
    • Aprile 2016 (308)
    • Marzo 2016 (369)
    • Febbraio 2016 (335)
    • Gennaio 2016 (404)
    • Dicembre 2015 (412)
    • Novembre 2015 (401)
    • Ottobre 2015 (422)
    • Settembre 2015 (419)
    • Agosto 2015 (416)
    • Luglio 2015 (387)
    • Giugno 2015 (397)
    • Maggio 2015 (402)
    • Aprile 2015 (407)
    • Marzo 2015 (428)
    • Febbraio 2015 (417)
    • Gennaio 2015 (434)
    • Dicembre 2014 (454)
    • Novembre 2014 (437)
    • Ottobre 2014 (440)
    • Settembre 2014 (450)
    • Agosto 2014 (433)
    • Luglio 2014 (437)
    • Giugno 2014 (392)
    • Maggio 2014 (392)
    • Aprile 2014 (389)
    • Marzo 2014 (436)
    • Febbraio 2014 (386)
    • Gennaio 2014 (419)
    • Dicembre 2013 (367)
    • Novembre 2013 (395)
    • Ottobre 2013 (447)
    • Settembre 2013 (433)
    • Agosto 2013 (389)
    • Luglio 2013 (390)
    • Giugno 2013 (425)
    • Maggio 2013 (413)
    • Aprile 2013 (345)
    • Marzo 2013 (372)
    • Febbraio 2013 (293)
    • Gennaio 2013 (361)
    • Dicembre 2012 (364)
    • Novembre 2012 (336)
    • Ottobre 2012 (363)
    • Settembre 2012 (341)
    • Agosto 2012 (238)
    • Luglio 2012 (328)
    • Giugno 2012 (288)
    • Maggio 2012 (258)
    • Aprile 2012 (218)
    • Marzo 2012 (255)
    • Febbraio 2012 (247)
    • Gennaio 2012 (259)
    • Dicembre 2011 (223)
    • Novembre 2011 (267)
    • Ottobre 2011 (283)
    • Settembre 2011 (268)
    • Agosto 2011 (155)
    • Luglio 2011 (210)
    • Giugno 2011 (264)
    • Maggio 2011 (273)
    • Aprile 2011 (248)
    • Marzo 2011 (255)
    • Febbraio 2011 (234)
    • Gennaio 2011 (253)
    • Dicembre 2010 (237)
    • Novembre 2010 (187)
    • Ottobre 2010 (159)
    • Settembre 2010 (148)
    • Agosto 2010 (75)
    • Luglio 2010 (86)
    • Giugno 2010 (76)
    • Maggio 2010 (75)
    • Aprile 2010 (66)
    • Marzo 2010 (79)
    • Febbraio 2010 (73)
    • Gennaio 2010 (74)
    • Dicembre 2009 (74)
    • Novembre 2009 (83)
    • Ottobre 2009 (90)
    • Settembre 2009 (83)
    • Agosto 2009 (56)
    • Luglio 2009 (83)
    • Giugno 2009 (76)
    • Maggio 2009 (72)
    • Aprile 2009 (74)
    • Marzo 2009 (50)
    • Febbraio 2009 (69)
    • Gennaio 2009 (70)
    • Dicembre 2008 (75)
    • Novembre 2008 (77)
    • Ottobre 2008 (67)
    • Settembre 2008 (56)
    • Agosto 2008 (39)
    • Luglio 2008 (50)
    • Giugno 2008 (55)
    • Maggio 2008 (63)
    • Aprile 2008 (50)
    • Marzo 2008 (39)
    • Febbraio 2008 (35)
    • Gennaio 2008 (36)
    • Dicembre 2007 (25)
    • Novembre 2007 (22)
    • Ottobre 2007 (27)
    • Settembre 2007 (23)
  • Novembre 2016
    L M M G V S D
     123456
    78910111213
    14151617181920
    21222324252627
    282930  
    « Ott   Dic »
  • Leggi gli ultimi articoli inseriti

    • BIBBIANO LE VERE VITTIME, ANDREA CARLETTI, L’EX SINDACO DI BIBBIANO FINITO AI DOMICILIARI E POI ASSOLTO: “PROVO SODDISFAZIONE DOPO UNA GRANDE SOFFERENZA”.
    • VOLETE CAPIRE QUALCOSA IN PIU’ DEL CAOS IN LIBIA? IL GOVERNO DI TRIPOLI, GUIDATO DA DBEIBEH, E’ DEBOLE E TENUTO IN PIEDI DAI TURCHI; IL GENERALE KHALIFA HAFTAR È UNA MARIONETTA NELLE MANI DI PUTIN E DI AL SISI. E NOI STIAMO A GUARDARE
    • INCREDIBILE: L’ITALIA HA LIBERATO IL TORTURATORE ALMARSI E LA LIBIA POTREBBE ARRESTARLO
    • “NORDIO È INDIFENDIBILE, DOVREBBE DIMETTERSI MA LA MELONI CONTINUERÀ A COPRIRE TUTTI” : MATTEO RENZI USA IL LANCIAFIAMME CONTRO IL GOVERNO SUL CASO ALMASRI
    • ANCHE SUL CASO ALMASRI, L’UNICA STRATEGIA DEL GOVERNO È DISTOGLIERE L’ATTENZIONE: INVECE CHE RISPONDERE NEL MERITO, IL MINISTRO CARLO NORDIO E IL GOVERNO S’ATTACCANO ALLA RIVELAZIONE DI ATTI COPERTI DA SEGRETO
    • LA MONTAGNA MELONIANA HA PARTORITO UN TOPOLINO, NELLA CONFERENZA DI ROMA PER LA RICOSTRUZIONE UCRAINA LA DUCETTA HA RACIMOLATO APPENA 10 MILIARDI, MENO DEI 16 MILIARDI RACCOLTI DALLA STESSA CONFERENZA L’ANNO SCORSO A BERLINO
  • Commenti recenti

    • Log In

      • Accedi
      • Feed dei contenuti
      • Feed dei commenti
      • WordPress.org
    • Credits: G.I





    Usiamo i cookie anche di terze parti autorizzate. Continuando a navigare su questo sito, acconsenti al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy.
    PreferenzeCONTINUA
    Manage consent

    Privacy Overview

    This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
    Necessary
    Sempre abilitato
    Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. These cookies ensure basic functionalities and security features of the website, anonymously.
    CookieDurataDescrizione
    cookielawinfo-checbox-analytics11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Analytics".
    cookielawinfo-checbox-functional11 monthsThe cookie is set by GDPR cookie consent to record the user consent for the cookies in the category "Functional".
    cookielawinfo-checbox-others11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Other.
    cookielawinfo-checkbox-necessary11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookies is used to store the user consent for the cookies in the category "Necessary".
    cookielawinfo-checkbox-performance11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Performance".
    viewed_cookie_policy11 monthsThe cookie is set by the GDPR Cookie Consent plugin and is used to store whether or not user has consented to the use of cookies. It does not store any personal data.
    Functional
    Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
    Performance
    Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
    Analytics
    Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
    Advertisement
    Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.
    Others
    Other uncategorized cookies are those that are being analyzed and have not been classified into a category as yet.
    ACCETTA E SALVA