Novembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
DIVISIONE PER CREDO RELIGIOSO DEGLI IMMIGRATI IN ITALIA: CRISTIANI 53,8%, MUSULMANI 32%, ATEI 4,6%, INDUISTI 3%, BUDDISTI 2,2%, ALTRI 4,5%… QUELLI DI FEDE ISLAMICA DIMINUITI DI 4.500 UNITA’
Mentre quelli che hanno comprato lauree in Albania e ristrutturato le case del Capo con soldi pubblici vi raccontano che c’è un’invasione, gli immigrati di fede islamica che arrivano o sbarcano in Italia non sono affatto in aumento.
Anzi, diminuiscono leggermente rispetto all’anno scorso.
Ad affermarlo è il sociologo Massimo Introvigne, direttore del Centro Studi sulle nuove religioni (Cesnur), in una ricerca curata con PierLuigi Zoccatelli, presentata da Roma nell’ambito del convegno «Dall’Islam in Europa all’Islam europeo», organizzato dal mensile Confronti presso la Biblioteca Centrale del Cnr.
La Stampa dedica alla vicenda un’infografica e un articolo a firma di Massimo Tornielli:
«Senza volere entrare in dibattiti di carattere politico scrivono i due studiosi — rileviamo che, contrariamente a opinioni diffuse, gli immigrati musulmani in Italia non sono in aumento ma in lieve diminuzione».
Gli islamici erano infatti 1.613.500 nel 2015 e sono 1.609.000 nel 2016, spiegano i sociologi del Cesnur.
«La maggioranza degli immigrati — aggiungono — è cristiana: sul totale degli immigrati i cristiani sono il 53,8% contro il 32% dei musulmani. La percentuale dei musulmani sul totale degli immigrati a sua volta non aumenta dal 2015 al 2016 ma scende leggermente, dal 32,2% al 32%. È vero che, per effetto delle acquisizioni di cittadinanza, sono per converso aumentati i musulmani cittadini italiani: erano 245.621 l’anno scorso, sono 302.090 quest’anno. Ma soltanto in poche migliaia di casi si tratta di conversioni, nella stragrande maggioranza riguarda la conclusione di un lungo iter burocratico per la cittadinanza espletato da chi già da anni risiede nel nostro Paese.
Questa è la ripartizione degli immigrati per appartenenza religiosa: ortodossi, 1.541.000 (30,7%), cattolici 908.000 (18,1%); protestanti e altri cristiani 255.000 (5,0%); musulmani 1.609.000 (32,0%); ebrei 7000 (0,1%); induisti 149.000 (3,0%); buddhisti 111.000 (2,2%); altre religioni orientali 78.000 (1,6%); atei e agnostici 227.004 (4,5%); religioni tradizionali 56.000 (1,1%); altri 85.000 (1,7%).
Facendo le somme, l’insieme degli immigrati cristiani delle diverse confessioni è pari a 2.704.000 (53,8%), oltre un milione in più di quelli di fede islamica.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
LA GOLA PROFONDA DELLA PROCURA HA FATTO DIECI NOMI DI PERSONE PRESENTI NELLA NOTTE IN CUI I GRILLINI HANNO RICOPIATO LE FIRME
La Stampa scrive oggi che sarebbero almeno dieci gli esponenti del MoVimento 5 Stelle a Palermo indagati per la vicenda delle firme false.
Riccardo Arena racconta che la gola profonda della Procura ha fatto dieci nomi di persone sicuramente presenti, nella notte in cui i grillini palermitani avrebbero ricopiato le firme a supporto delle liste da presentare alle elezioni comunali di Palermo del 2012
Un anonimo ha poi spedito alla trasmissione tv «Le Iene» le sottoscrizioni originali, poi sostituite.
E un altro informatore, anche lui sconosciuto, ha recuperato le mail che dimostrerebbero che veramente le falsificazioni ci furono e che in tanti sapevano, perchè ci fu pure un ringraziamento collettivo per i falsari.
Un lavoro che, se accertato, potrebbe costare carissimo al Movimento di Beppe Grillo: i pm di Palermo hanno infatti iscritto nel registro degli indagati un numero ancora imprecisato di persone.
Potrebbero essere molte di più della decina di cui ha parlato il superteste Vincenzo Pintagro, l’attivista M5S che, assieme alle Iene, ha contribuito a riaprire il caso: alcuni dei presenti potrebbero essere ancora solo testimoni, pronti però a finire sotto inchiesta se dovessero cercare di smentire quanto emerge — secondo l’accusa — in maniera praticamente schiacciante.
Il caso delle firme false a Palermo è quindi puntualmente scoppiato in mano al MoVimento 5 Stelle, come da previsioni.
La Repubblica Palermo ricorda oggi che il reato per cui procede la magistratura è quello di falso nella compilazione di liste elettorali o di candidati.
La norma, contenuta in un testo unico del 1960, punisce con la reclusione da due a cinque anni, tra l’altro, «chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati od altri atti destinati alle operazioni elettorali, o altera uno di tali atti veri oppure sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi». «Chiunque fa uso di uno dei detti atti falsificato, alterato o sostituito – recita la legge – è punito con la stessa pena, ancorchè non abbia concorso nella consumazione del fatto».
Il Fatto invece “pronostica” due indagati e punta il dito su Claudia Mannino e Samanta Busalacchi, ma anche l’allora candidato sindaco Riccardo Nuti, che “ha fatto uso” degli atti falsificati, potrebbe essere nel mezzo.
Non hanno riconosciuto le proprie firme, davanti ai pm di Palermo, alcuni dei simpatizzanti del Movimento 5 Stelle di Palermo, che nella primavera del 2012 avevano aderito alla raccolta firme organizzata per la candidatura di Riccardo Nuti a sindaco di Palermo.
I pentastellati, che già lo avevano detto alla trasmissione delle Iene di Italia 1, sono stati convocati dalla Procura dove sono stati ascoltati. E molti di loro, come apprende l’Adnkronos, non avrebbero riconosciuto le proprie firme. Era stato l’attivista della prima ora Vincenzo Pintagro a raccontare all’inviato delle Iene Filippo Roma, di avere visto “con i suoi occhi” le persone che avrebbero falsificato le firme: la parlamentare Claudia Mannino e una collaboratrice del M5S all’Ars Samantha Busalacchi), candidata alle Comunarie di Palermo. L’errore nasce da una trascrizione errata sul luogo di nascita di un candidato, Giuseppe Ippolito, nato a Palermo, come si leggeva nei documenti raccolti, il 19 agosto 1987, mentre in realtà il suo luogo di nascita è Corleone. Anche due esperti grafologi del tribunale di Milano, contattati dalla trasmissione di Mediaset, avevano confermato che su 50 firme sono false “certamente una trentina”, mentre “una quindicina sono probabilmente false e su cinque bisognerebbe approfondire l’indagine”.
Adesso la conferma dei diretti interessati che hanno detto ai magistrati della Procura che indagano sulle presunte firme false di non avere riconosciuto le proprie firme.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
ORA LO CERTIFICA ANCHE L’ISTAT
Il bonus da 80 euro del governo Renzi va per metà a lavoratori che vivono in famiglie con redditi alti e medio alti; soltanto un terzo è destinato ai poveri.
Lo sostiene l’ISTAT, che rafforza così i dubbi sull’efficacia del famoso bonus su cui il governo ha costruito la propria fortuna politica e Renzi la vittoria alle elezioni europee del 2014.
Luigi Grassia ci racconta dell’audizione dei tecnici dell’istituto di statistica davanti ai senatori della Commissione Lavoro, dove è in discussione il disegno di legge sulla povertà che mira al riordino delle prestazioni sociali:
Eppure in Italia «i due terzi delle risorse destinate alla famiglia e all’infanzia sono rappresentati dal cosiddetto bonus Irpef da 80 euro», ha osservato il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva.
Parlando più in generale, l’Istat sottolinea che «con una certa frequenza» una singola persona (meritevole o non) beneficia di «un cumulo di più prestazioni».
È così per «quasi un milione di italiani» fra chi riceve assegni sociali, di invalidità e altri sussidi.
Questo può indicare che le risorse oltre che poche sono mal distribuite.
L’Italia, rispetto ad altri Paesi europei «spende sistematicamente meno per la protezione dei deboli». Anche per questo, all’Istat tocca constatare quanto numerose siano le famiglie in condizione di povertà assoluta, in particolare quelle con a carico minorenni.
Nel 2015 il numero dei bambini e ragazzi sotto la soglia minima di reddito è raddoppiato rispetto a quattro anni prima: sono più di un milione.
Invece il presidente dell’Istat Giorgio Alleva conferma un «quadro più roseo» per le «famiglie di anziani».
«Il 44% degli individui» che fruiscono delle principali prestazioni assistenziali è costituito proprio da persone anziane.
D’altra parte le risorse che vanno ai vecchi non beneficiano soltanto loro: spesso i nonni aiutano figli e nipoti e quindi c’è un flusso di risorse fra generazioni. «Più vulnerabili» sono invece le famiglie di stranieri.
Un fatto da biasimare è che «non solo l’Italia è molto lontana» dagli altri Paesi dell’Unione europea per le risorse pubbliche destinate ad abbattere la povertà , ma si distingue anche per una quota più alta di spesa sociale non sottoposta alla verifica dei mezzi».
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
POST GENTISTI SUL WEB DI FUORI DI TESTA…SALVINI VUOLE MANDARE A CASA RENZI “COME TRUMP HA FATTO CON OBAMA”, NON SI E’ ACCORTO CHE L’AVVERSARIA ERA HILLARY CLINTON
«Il popolo americano ha scelto Trump perchè è evidente che si sono stufati dei favori alle lobby omosessualiste, all’immigrazione selvaggia, alle guerre di potere»: parole e musica di un complottista qualsiasi preso a caso, uno dei tanti che stamattina esulta dopo la vittoria di Donald Trump.
Anche se la maggior parte delle reazioni è tra esultanza e umorismo.
La grande vittoria della ggente
Sono felici gli sciachimisti, per i quali Trump è il meno peggio. Una grande vittoria anche per i gentisti di “dimissioni e tutti a casa” che invitano a votare No al referendum: “italiani, non fatevi riconoscere e date il colpo definitivo”.
E ci sono quelli della rivoluzione permanente del 9 dicembre, i Forconi fanno gli auguri al neo presidente degli Stati Uniti e accusano i sondaggi falsi, la stampa bugiarda e “tutto un sistema corrotto e usuario al servizio della strega d’America”.
La vittoria di Trump non è altro che lo squillo di tromba che segna l’inizio della rivoluzione. Che sia la volta buona?
Una buona occasione, spiega Matteo Salvini, potrebbe essere il voto sul referendum del 4 dicembre: così come il “suo amico Donald” ha mandato a casa Obama allora anche il Capitano della Lega vuole mandare a casa Renzi.
E chi glielo spiega a Salvini che Trump non ha affatto mandato a casa Barack Obama?
Per Maurizio Gasparri a perdere sono stati, nell’ordine, il politically correct, le unioni gay a tutti i costi (in realtà la situazione americana è diversa da quella italiana), la droga (in realtà in California, Nevada e Massachussets la proposta referendaria sulla legalizzazione della marijuana è passata) il terzomondismo (non è ben chiaro in che modo) e l’assedio di clandestini (ma anche qui le cose sono un po’ diverse).
Quello che purtroppo Gasparri vorrebbe dire ma il complotto del politically correct glielo impedisce è che “ha perso un negro”.
Informare X Resistere (esiste ancora) ci informa che gli americani hanno scelto il male minore, e lo fa utilizzando una vignetta che paragona la Clinton ad una scrofa che allatta i porci come la corruzione, i lobbisti e tante tante cose brutte e cattive.
Anche uno degli admin di Lo Sai, il cattolicissimo Maurizio Elia Spezia, aka il bisbetico indomabile tiene a farci sapere che con la vittoria dell’imprenditore e finanziere Donald Trump: ha perso la finanza mondiale, hanno perso i mass media, hanno perso i radical chic, ha perso la sinistra tutta, ha perso la propaganda.
Il popolo americano ha scelto Trump perchè è evidente che si sono stufati dei favori alle lobby omosessualiste, all’immigrazione selvaggia, alle guerre di potere, ai finanziamenti da Arabia Saudita & co, delle false promesse, dei Nobel alla pace, dei cattivi rapporti internazionali soprattutto con la Rissia,dell’aborto selvaggio e, diciamocelo, anche dei servizietti di Madonna.
Ma la figura più divertente l’ha fatta Beppe Grillo che — dopo essersene stato acquattato durante la campagna presidenziale — ha prontamente dichiarato che quello di Trump è un grosso vaffanculo all’establishment (certo, perchè Trump è un candidato indipendente e non è un miliardiario):
“È pazzesco. Questa è la deflagrazione di un’epoca. È l’apocalisse dell’informazione, della Tv, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti. Questo è un VAFFANCULO generale. Trump ha fatto un VDay pazzesco”
Insomma la lezione degli USA ci ci insegna che i giornalisti (sempre loro!11) non capiscono nulla e che in fondo Trump è come il MoVimento 5 Stelle.
Buono a sapersi.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
“SCONFITTA LA TERZA VIA CHE PARLAVA DI MERITO E OPPORTUNITA’, ERA UNA FASE DI CRESCITA ECONOMICA. ORA LA GENTE CHIEDE PROTEZIONE NON CHIACCHIERE”
“Che dico? Dico quello che sanno tutti, che Sanders avrebbe vinto. Trump è la sconfitta della sinistra blairiana, della terza via. Consiglio di mettere l’orecchio a terra su quel che sta accadendo”.
Pierluigi Bersani è seduto su un divanetto del Transatlantico. Ha voglia di parlare, anche perchè vede in quel che è accaduto la conferma delle sue preoccupazioni: “Con la vittoria di Trump non devo cambiare la scaletta dei miei interventi nemmeno di una virgola. C’era già tutto. Sono mesi che dico: attenzione, la destra sta arrivando”.
Si spieghi meglio, Bersani.
Le cito Orazio. Si potrebbe dire: de te fabula narratur. Si sta parlando di te, questa storia parla di noi, dell’Italia dell’Europa. È almeno un anno che dico che viene fuori questa destra qua. Gran Bretagna con la Brexit, l’Austria, Ungheria, Canton Ticino e anche da noi in Friuli. Io dico: il centrosinistra si dia una mossa, esca dalla retorica blairiana e interpreti il bisogno di uguaglianza e protezione.
Analizziamo meglio il trionfo di Trump
È sconfitta mondiale della Terza via, della sinistra degli anni Novanta, che parlava di opportunità , eccellenze, merito. Quella era una fase di ottimismo e di crescita economica. Ora viviamo una fase di crisi e di insicurezza in cui la gente chiede protezione e una nuova destra la interpreta. Guardi che Trump lo hanno votato gli operai, i lavoratori perchè magari Obama ha salvato la fabbrica ma non hanno certezze che la fabbrica non vada in Cina. Non è difficile interpretare quel che è successo, con la destra che ti offre protezione per te e muri per gli altri.
Nelle sue parole sento anche dei messaggi in chiave italiana
Io dico che si deve uscire dal trip degli anni Novanta, uscire dalla retorica blairiana. E che la priorità è proteggere quelli che hanno dei problemi se non si vuole aprire, anche qui, un’autostrada alla destra. Sanders avrebbe vinto, perchè non sta con due piedi nell’establishment. Chiedo io: ma che cosa è la sinistra se non uguaglianza, protezione, dire che questo mondo così come è non ci piace? O che i voucher non sono la strada per dare lavoro ai giovani? O andare in giro con Marchionne a parlare di merito e di opportunità ? Ci vogliamo porre il problema?
E invece?
Invece qui è stato trasformato il referendum in un giudizio di Dio, su tutto, sul governo… Guardate che questi sentimenti di cui stiamo parlando peseranno anche il 4 dicembre. Mica sono tutti costituzionalisti quelli che votano e mica tutti si interessano a questa benedetta navetta. Vogliamo affrontare il problema che abbiamo di fronte? Io insisto, la destra c’è in questo paese. O alziamo le nostre bandiere o arriva.
Ha usato più volte l’espressione establishment. Precisi meglio il riferimento al Pd.
Se pretendi di essere almeno un po’ di sinistra devi dare l’idea che questa società non ti basta. Con l’establishment puoi parlare, puoi trattare ma non puoi averci due piedi dentro. Quello non è il nostro posto. E se lo fai apri dei varchi alla destra. Poi leggo che il problema sono io, dicono i vertici del Pd.
E lei che risponde?
Stupidaggini… Se il problema sono io sono pronto a mettermi una camicia di forza. Parliamo seriamente. Ho votato 53 fiducie, anche quando i provvedimenti erano molto diversi da quelli che avevo presentato in campagna elettorale. Invece di parlare di me perchè non la si fa finita con questo frou frou blairiano e ci si chiede come mai perdono Pordenone, Trieste, Monfalcone? Io sono preoccupatissimo perchè il Pd sta dando 24 ore al giorno di occasioni alla destra.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
DA OAKLAND A LOS ANGELES, DA PORTLAND A NEW YORK LA GENTE ORGANIZZA MARCE E MANIFESTAZIONI… ALLA UNIVERSITY OF CALIFORNIA RIUNITI CENTINAIA DI STUDENTI… PER PROTESTA SU TWITTER OSCURATE LE FOTO DEI PROFILI
Prime tensioni dopo la vittoria elettorale di Donald Trump. Diverse manifestazioni e proteste di piazza da Washington sino alla California.
La Cnn parla di manifestazioni lungo Pennsylvania Avenue, a Washington, nei pressi della Casa Bianca.
Sulla West coast gruppi si sono radunati nelle principali aeree urbane. Dimostrazioni e raduni sono in corso in California, a Los Angeles e a Oakland.
In Oregon, nel centro di Portland, a Davis, e alla Columbia University di New York.
Adunate sono in programma a Chicago, Washington, Los Angeles e New York.
Sui social network intanto si moltiplicano gli inviti a nuove proteste per la giornata di oggi. In tanti su Twitter stanno mettendo un quadrato nero al posto della foto.
Con gli hashtag #TwitterBlackOut e #HesNotMyPresident, i contestatori oscurano la loro immagine, nella convinzione che la presidenza di Trump influenzerà negativamente le sorti delle minoranze, degli immigrati e della comunità Lgbtq.
Particolarmente vivaci le proteste in California, dove cittadini e studenti sono scesi in piazza. Subito dopo il discorso di vittoria di Trump, a Los Angeles circa 1500 persone si sono riunite nei pressi dell’Ucla, l’università della California.
In centinaia si sono dati appuntamento presso il municipio. Altri 500 studenti sono scesi in piazza presso l’università di Santa Barbara intonando il coro: “Not my president. Not my president”.
Nella Bay area city si registrano proteste in centro e lungo l’highway 24.
Altre manifestazioni anche lungo la Walk of fame di Hollywood. Il Los Angeles Times riferisce di qualche episodio di vandalismo e di grande amarezza e rabbia.
Incidenti anche a Oakland, dove è stata fracassata una vetrina del quotidiano Oakland tribune mentre altri manifestanti hanno dato alle fiamme effigi di Trump.
Sempre nella città californiana l’accensione di alcuni falò ha portato alla chiusura della stazione dell’alta velocità .
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
GLI STATES POTREBBERO DIMINUIRE IL SUPPORTO MILITARE E FINANZIARIO AGLI ALLEATI NELL’AREA… LA CLINTON NON ERA AMATA A CAUSA DEI SUOI RICHIAMI AL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI IN CINA
Le prime a registrare la vittoria epocale di Donald Tump sono state le borse asiatiche. Hong Kong è andata giù di 800 punti non appena il candidato alla Casa Bianca ha vinto lo stato storicamente chiave dell’Ohio. Ha poi chiuso al -3 per cento.
Risultati simili in tutta l’Asia: il Nikkei registra un — 5,3 per cento, Shanghai un – 0,4, Singapore -1,9 e Mumbay -6. Non se l’aspettava nessuno, ma i neitezen cinesi avevano già trasformato Donald Trump in un meme con un video ambiguamente ironico.
Sulle note de «L’Oriente è rosso», la canzone che inneggia a Mao, avevano già sovrapposto le due egotiche e vittoriose figure.
Secondo Xinhua la sua elezione dimostra che «la maggioranza degli americani si sta ribellando a alle èlite politiche e finanziare statunitensi», mentre gli altri media di stato continuano a battere sullo stesso punto: «la democrazia è malata».
C’è da dire che nonostante Trump abbia accusato la Cina di rubare il lavoro agli americani, svalutare la propria moneta per concorrere commercialmente e di attacchi informatici sponsorizzati dallo stato, i cinesi invece di prendersela ne hanno amato le potenzialità .
Non solo perchè la Clinton la conoscono bene e in questi anni non ha fatto altro che criticare la Repubblica popolare dipingendola come un monolitico stato totalitario dove non si fa altro che ignorare i diritti umani senza mai dare conto della complessità di governare 1,4 miliardi di persone.
E neanche si può ridurre alla stima che i cinesi sono felici di consegnare all’uomo forte soprattutto quando, con un passato di uomo d’affari, li affascina il suo mito di self made man.
Secondo diversi analisti, è la leadership e la classe più colta ed educata ad apprezzare l’avvento di Trump alla guida della prima economia.
Certo ha promesso nuove forme di protezionismo contro la Cina ma, cosa che più interessa loro, ha ventilato l’ipotesi di fare un passo indietro nel pivot to Asia (abbandonando il ruolo degli Usa negli equilibri dell’Asia-Pacifico) in assenza di un supporto finanziario e militare degli alleati.
Un’ipotesi che permetterebbe alla Cina di espandersi senza tante polemiche nel Mar cinese meridionale.
Da bravo uomo d’affari, potrebbe dunque negoziare con la Cina e lasciarla più libera di operare in quello che la seconda economia mondiale ritiene «il proprio cortile».
Cecilia Attanasio Ghezzi
(da “La Stampa”)
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Novembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
MIGLIAIA DI AMERICANI ALLA RICERCA DI INFORMAZIONI SU COME LASCIARE IL PAESE
La prima conseguenza del trionfo di Donald Trump? Il sito del governo canadese dedicato all’immigrazione è diventato irraggiungibile.
Nelle ore in cui cresceva la possibilità che il prossimo inquilino della Casa Bianca fosse davvero il candidato repubblicano, migliaia di americani hanno tentato di accedere al portale che spiega come ricevere il visto per il Canada, mandandolo in tilt.
Non solo il crollo del peso messicano nè il tonfo delle borse di Tokyo e Hong Kong, quindi, ma anche una spasmodica ricerca di informazioni riguardo la possibilità di allontanarsi dagli Stati Uniti.
Il down del sito governativo è stato accompagnato dall’ingresso della chiave di ricerca “Canada” nei Google Trends.
Nella notte di mercoledì, tra le 2.30 e le 6, il nome del Paese confinante con gli USA è schizzato tra le parole più ricercate dagli utenti americani.
Da quali regioni in particolare erano collegate le persone?
Molte di quelle confinanti con il Canada. Vermont in primis, ma anche New York, Washington, Oregon e Minnesota.
E le parole associate? “Immigration website”, “immigration” e “citizenship”. Segnali inequivocabili di quale fosse la ragione dell’improvviso interesse degli americani per i loro vicini, spesso bistrattati
E infatti i ‘cugini’ del nord non hanno mancato di rimarcare sui social, con grande ironia, come gli statunitensi siano ora pronti a chiedere ospitalità dopo aver spesso evidenziato scarsa considerazione nei confronti del Canada.
E’ diventata particolarmente virale l’immagine di un uomo armato in sella a un alce. Eloquente la frase che la accompagna: “La polizia di frontiera canadese alla ricerca di americani illegali”.
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
“ECCO PERCHE’ QUESTO SOCIOPATICO VINCERA'”
Mentre media, banche d’affari, cancellerie di mezzo mondo (tranne quella russa) e lo star system — Hollywood in testa — tifava Hillary Clinton c’era chi negli Usa aveva già capito tutto.
In un post datato 24 luglio Michael Moore, regista e premio Oscar, aveva profetizzato l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump.
Il regista, che ha girato in Ohio (dove il tycoon ha strappato con il 52,1% lo stato ai democratici) il documentario TrumpLand, in un lungo post sull’Huffington Post Usa aveva avvertito gli statunitensi e anche il mondo che il miliardario, ostacolo dai suoi stessi compagni di partito, avrebbe schiacciato l’ex First Lady per cinque motivi: “Donald J. Trump vincerà a Novembre. Questo miserabile, ignorante, pericoloso pagliaccio part-time, e sociopatico a tempo pieno, sarà il nostro prossimo presidente. Presidente Trump. Forza, pronunciate queste parole perchè le ripeterete per i prossimi quattro anni: “PRESIDENTE TRUMP”. In vita mia non ho mai desiderato così tanto essere smentito” aveva esordito il regista di Columbine e Fahrenheit 9/11 nel suo intervento in cui aveva definito “idiota” il candidato repubblicano.
Citando i casi delle Torri Gemelle e Nizza, quando nessuno credeva che potesse davvero accadere quello che stava succedendo Moore come primo punto ha fissato “La matematica del Midwest” sostenendo che il repubblicano negletto si sarebbe concentrato “sui quattro stati blu della cosiddetta “Rust Belt” a nord dei Grandi Laghi: Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin”.
Dopo aver analizzato i dati delle primarie Moore aveva sentenziato meglio di qualsiasi analista: “Trump è avanti ad Hillary negli ultimi sondaggi in Pennsylvania mentre ha pareggiato in Ohio. Pareggiato? Come può la corsa essere così ravvicinata dopo tutto quello che Trump ha detto e fatto? Be’ forse perchè ha detto (correttamente) che il sostegno dei Clinton al NAFTA ha contribuito a distruggere gli stati industriali dell’Upper Midwest”.
Il regista ricordava quanto fosse arrabbiata la Middle class e quanto lo fossero gli operai. Una rabbia che sarebbe stata riversata nelle urne e scrivendo il nome di Trump sulla scheda elettorale.
Il secondo punto e l’ultimo baluardo del furioso uomo bianco.
Moore ricordava come l’era patriarcale non fosse pronta per una donna presidente.
Con un eloquio debordante l’artista aveva elaborato il probabile sillogismo di maschilisti e razzisti: “Ed ora dopo aver sopportato per otto anni un uomo nero che ci diceva cosa fare, dovremmo rilassarci e prepararci ad accogliere i prossimi otto anni con una donna a farla da padrone? Dopodichè, per i successivi otto anni ci sarà un gay alla Casa Bianca! Poi toccherà ai transgender! Vedete che piega abbiamo preso. Finiremo col riconoscere i diritti umani anche agli animali ed un fottuto criceto guiderà il paese. Tutto questo deve finire”.
Il problema Hillary.
Moore, che a un soffio dalle urne si è espresso decisamente a favore dell’ex Segretario di stato ma che avrebbe voluto Bernie Sanders al Campidoglio di Washington, aveva però disegnato un ritratto piuttosto impietoso della candidata democratica pur criticando ferocemente il tycoon: “Purtroppo, credo che la Clinton troverà il modo di coinvolgerci in una qualche azione militare. È un falco, alla destra di Obama. Ma il dito da psicopatico di Trump è pronto a premere Il Bottone. Questo è quanto”.
Moore sottolineava l’impopolarità della Clinton anche fra le giovani donne, l’immagine di rappresentante della vecchia politica e poi “non passa giorno senza che un millennial non mi dica che non voterà per lei”.
Il voto depresso degli elettori di Sanders.
Moore aveva già capito che i fan di Bernie Sanders — il socialista che era diventato un spina del fianco dei democratici — avrebbero votato per Clinton senza alcun entusiasmo: “Quando il sostenitore medio di Bernie si recherà alle urne quel giorno per votare, seppur con riluttanza, per Hillary, esprimerà il cosiddetto ‘voto depresso’: significa che l’elettore non porta con sè a votare altre 5 persone”.
Ma non solo, Moore aveva criticato la scelta del suo vice: “Scegliere un ragazzo bianco, moderato, insipido e centrista come candidato alla vicepresidenza non è proprio la mossa vincente per dire ai millennial che il loro voto è importate”.
L’effetto Jesse Ventura.
Infine il premio Oscar aveva vestito i panni dello psicologo dei suoi concittadini e aveva chiesto di non “sottovalutare il fatto che milioni di elettori si considerano ‘ribelli segreti’ una volta chiusa la tenda e rimasti soli nella cabina elettorale. È uno dei pochi luoghi della società dove non ci sono telecamere di sicurezza, nessun registratore, non ci sono coniugi, bambini, capi, poliziotti, non c’è neanche un limite di tempo”.
Ricordando l’elezioni negli anni ’90 in Minnesota alla poltrona di governatore di wrestler professionista aveva considerato: “Non l’hanno fatto perchè sono stupidi, nè perchè pensavano che Jesse Ventura fosse un grande statista o un fine intellettuale politico. Lo hanno fatto solo perchè potevano”.
Proprio come hanno potuto con Donald J. Trump.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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