Novembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
A BOLOGNA OGGI ANCHE UN GIORNALISTA BLOCCATO MENTRE PER IL SUO LAVORO SEGUIVA GLI SCONTRI… UNA PROTESTA MOTIVATA DAL PREZZO MENSA PIU’ CARO D’ITALIA: 6 EURO CONTRO UNA MEDIA DI 3 EURO
Durissimi scontri oggi a Bologna tra le forze dell’ordine e gli studenti che manifestavano in zona universitaria contro il caro-mensa, protesta che va avanti da diversi giorni.
La prima carica è avvenuta in piazza Puntoni, dove gli agenti erano schierati in tenuta antisommossa, mentre gli studenti sono arrivati con pentole e coperchi per fare un “cacerolazò”.
Ma la situazione è precipitata subito: cariche, lancio di oggetti, via Irnerio bloccata e diversi attivisti fermati dalla Digos.
Tutto è cominciato attorno all’una: una sessantina di studenti, guidati dal Collettivo universitario autonomo sono arrivati in piazza Puntoni, piena zona universitaria, con pentole e coperchi.
La polizia, in tenuta antisommossa, presidiava l’ingresso della mensa.
C’è voluto poco per riaccendere la tensione: subito la prima carica da parte degli agenti, alla quale è seguito, poco dopo, un lancio di uova e pentole da parte dei manifestanti.
Seconda carica, con gli attivisti che si sono diretti in via Irnerio per bloccare la strada. Ma a diferenza di Goro, qua non si può bloccare una strada e gli agenti per liberarla hanno inseguito, letteralmente, i manifestanti.
Tutto è finito con un “pranzo sociale” degli studenti in piazza Scaravilli.
Il Cua, che già promette di tornare in piazza domani, parla di sei fermati e almeno cinque feriti.
“Vieni qua, metti giù il telefono”: polizia ferma lavoro di un giornalista
Durante gli scontri, un cronista dell’agenzia Dire è stato inoltre fermato da alcuni agenti di polizia: gli hanno tolto di mano i telefoni cellulari e lo hanno identificato nonostante avesse immediatamente mostrato il tesserino.
Poco dopo, durante un’altra carica, un agente in tenuta antisommossa è andato incontro al cronista agitando il manganello, urlandogli “tu di nuovo qua stai?”.
Il cronista ha chiarito di nuovo “sono un giornalista” ed è stato urtato leggermente. Tutto l’accaduto è registrato nel materiale multimediale in possesso della Dire. Interpellata, la questura fa sapere che l’intervento nei confronti del giornalista si è reso necessario perchè “il suo abbigliamento e il suo telefono corrispondevano alla descrizione” di una persona considerata responsabile del lancio di un fumogeno che ha colpito il braccio di un agente”.
Basta far finta di crederci.
Qualcuno, a destra, obietterà : ma la protesta è guidata da giovani di sinistra.
Infatti, questa è una legittima protesta che avrebbe dovuto vedere in prima linea una destra giovanile attenta ai diritti degli studenti in una battaglia peraltro ampiamente condivisa da tutti gli universitari dell’ateneo bolognese.
Non si può pagare il doppio della media nazionale.
Ma se la destra attuale è solo capace di fare il tifo per affogare i profughi, è automatico che la sinistra occupi gli spazi della protesta.
Poi non lamentatevi se a livello di voto giovanile la destra non conta una mazza, a differenza di qualche decennio fa.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
QUALCUNO DOVREBBE SPIEGARE PERCHE’ LA RAGGI “NON PUO’ FARE A MENO” DI UN PERSONAGGIO CHIACCHIERATO E BORDER LINE
Ieri Paolo Ferrara aveva negato che Beppe Grillo avesse chiamato i consiglieri romani per chiedere cosa pensassero di Raffaele Marra.
Oggi su Repubblica Angelo Diario, consigliere M5S a Roma, conferma che la telefonata è avvenuta: «Quella di Beppe è stata una chiamata molto breve. Mi ha chiesto soprattutto cose ne pensassi di Marra e gli ho dato un parere positivo. Ho dato un feedback positivo per le esperienze che ho avuto con lui. Sicuramente ha sentito altri consiglieri, ma non so chi e non so quanti».
Ma, a parte la credibilità delle smentite che arrivano dagli ambienti M5S, i quotidiani romani oggi raccontano di un ultimatum di Virginia Raggi proprio su Marra:
Prima del vertice di ieri sera in Campidoglio con i consiglieri e gli assessori sulla rotazione dei dirigenti, anticipando pure i sondaggi telefonici di Beppe Grillo sugli umori della maggioranza, Virginia Raggi ha lanciato l’ultimatum su Raffaele Marra davanti agli eletti M5S: «Lui non si tocca. Se va via, mi dimetto».
E se la sindaca cade – così si chiude il sillogismo – tornano a casa anche tutti i “portavoce” grillini.
Arrivata dopo le lamentele e i rimbrotti dei dissidenti per la nuova bufera sull’ex vice capo di gabinetto scatenata dall’inchiesta dell’Espresso, la minaccia sembra aver colto nel segno.
Martedì pomeriggio, quando ha alzato la cornetta e iniziato a fare il suo giro di chiamate, il creatore del Movimento si è trovato a parlare con un manipolo di consiglieri spaventati dalla prospettiva di veder terminare con tanto anticipo l’avventura a palazzo Senatorio.
Sul suo fedelissimo, come racconta Lorenzo D’Albergo su Repubblica, Virginia Raggi ha già preso da tempo una decisione: lo attende il dipartimento Commercio.
Un ruolo di rilievo, in barba alla richiesta di Beppe Grillo di rimuoverlo dalle posizioni più delicate.
E Il Messaggero conferma:
Dentro il Campidoglio descrivono Raggi come abbastanza irritata: «È l’ennesima guerra intestina». Sono quasi cinque mesi che l’amministrazione si è insediata e di tutte le nomine ufficializzate, quella di Marra è senza dubbio la più controversa, quella che ha creato uno scisma nel M5S, e non tanto tra ortodossi e pragmatici ma tra pro Virginia e contro.
Cosa è successo dopo quella telefonata che doveva essere chiarificatrice? Raggi ha radunato la maggioranza e ha minacciato le dimissioni se qualcuno dovesse intromettersi ancora e inquinare i rapporti già poco fluidi con Grillo.
Le conseguenze sarebbero lampanti: l’avventura amministrativa arriverebbe al capolinea e a casa finirebbero sindaca,consiglieri, anche i malpancisti.
L’aut aut quindi non è tanto quello di Grillo ma c’è piuttosto un ultimatum di Raggi ai consiglieri.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
APPROVATA UNA MOZIONE SULLA BOLKESTEIN CHE NON HA ALCUN EFFETTO: PAGATA LA MARCHETTA ELETTORALE… 12.000 AMBULANTI MA CONCESSIONI IN MANO A POCHE FAMIGLIE… LA FOTO DI DI MAIO CON TREDICINE
Oggi l’Assemblea Capitolina ha approvato la mozione pro-bancarelle presentata da Andrea Coia del MoVimento 5 Stelle e ha cominciato a discutere quella per la festa della Befana a Piazza Navona.
La prima mozione impegna il sindaco Virginia Raggi ad agire nei confronti del governo per ottenere un rinvio dell’applicazione della direttiva Bolkestein, esattamente come quella votata in Regione Lazio.
La mozione impegna la sindaca “ad attivarsi presso il governo per ottenere una proroga delle concessioni commerciali sui posteggi su aree pubbliche fino al 2020, compresi fiorai e edicole”.
Si chiede anche alla sindaca “che utilizzi tutti i gli strumenti idonei alla modifica relativa al commercio su aree pubbliche della direttiva”.
L’altra invece mirava a ripristinare, nonostante i tempi ormai scaduti per il bando, la festa della Befana. Nel frattempo è stata modificata.
Ma quale sarà l’effetto concreto di questi due voti? Nessuno.
Perchè non dipende dalla volontà politica del MoVimento 5 Stelle Roma l’applicazione della Bolkestein e il governo non ha alcuna intenzione di rinviare l’applicazione della Bolkestein.
E perchè l’assessore al commercio capitolino Adriano Meloni ha già detto che non sarà possibile fare il bando per la Festa.
Ma allora perchè l’Assemblea Capitolina è stata impegnata tutta la giornata con questi due atti inutili?
La risposta è facile: politica, politica, politica.
Il MoVimento 5 Stelle Roma ha in questi anni di opposizione promesso mari e monti ai bancarellari così come a tutte le categorie che protestavano, a torto o a ragione, nei confronti dell’amministrazione capitolina e della Regione Lazio.
Oggi deve pagare le cambiali elettorali a chi lo ha sostenuto.
D’altro canto Coia, che ha presentato le due mozioni oggi, era in piazza durante la manifestazione degli ambulanti in cui venne scattata la famosa fotografia che ritraeva Dino Tredicine con Luigi Di Maio.
In più va ricordato che a Roma c’è una situazione peculiare, diciamo, dove una famiglia detiene un controllo di fatto maggioritario nei confronti delle licenze per l’ambulantato.
Una di queste zone dove i Tredicine esercitano un controllo pressochè assoluto è appunto Piazza Navona.
Si tratta della stessa famiglia di cui fa parte Giordano Tredicine, ex consigliere comunale di Forza Italia arrestato nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale e figlio di Dino Tredicine, il vicepresidente della Fivag-Cisl, fotografato durante la manifestazione contro la Direttiva Bolkestein assieme a Luigi Di Maio (che ha detto non di non sapere chi fosse).
I discendenti del capostipite Donato Tredicine esercitano anche un discreto potere sulle associazioni di categoria; oltre al già citato Dino ci sono anche due dei suoi fratelli: Alfiero Tredicine è presidente di Apre-Confesercenti mentre Mario è vicepresidente dell’Upvad-Confcommercio.
È anche grazie a questi incarichi che la famiglia Tredicine è riuscita a condizionare le trattative per il rinnovo delle concessioni degli stalli in Piazza Navona.
Nel 2014 Ignazio Marino propose — in seguito ad un parere della Soprintendenza dei Beni Culturali — di limitare il numero dei banchi da 115 a 72, escludendo tutti quegli ambulanti che vendevano cose che con lo “spirito del Natale” non c’entravano nulla. Risultato: i 72 vincitori del bando si sono rifiutati di esporre la loro merce mettendo in scena un vero e proprio sciopero la cui parola d’ordine era “o tutti o nessuno”.
Tra gli interventi in Aula il più interessante sul punto è stato quella di Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini in Campidoglio: il consigliere è stato interrotto con grida come “Buffone! Buffone!” e il cartello “Non siamo tutti Tredicine”.
Forse perchè nell’intervento c’erano tante parole vere: «Oggi parliamo di una direttiva europea sulla quale il Comune di Roma non può fare nulla se non strappare qualche applauso. Non solo. Oggi il governo nazionale può fare poco — ha detto Onorato — Ma ci sentiamo dire da ogni gruppo discorsi strappa-applausi ma tra qualche giorno, se questa mozione andasse davvero in porto, cioè se venisse eseguita dai dipartimenti, verrebbe impugnata, non verrebbe resa possibile, perchè in questo momento il nostro Paese deve eseguire quello che è un accordo sancito. Allora io dico a voi consiglieri del M5S che avete vinto parlando di trasparenza, legalità , venite qui e ci venite a dire che tutte queste concessioni del commercio ambulantato, dove è evidente che ci siano persone oneste, su oltre 12mila persone è fisiologico e statistico, ma si chiudono tutti e due gli occhi di fronte a un fenomeno inspiegabile su questo tipo di settore dove di queste 12mila concessioni c’è una concentrazione megagalattica su determinati soggetti, dove per trovare una pelle più chiara dell’abbronzato, e mi riferisco a nazionalità non italiane, è quasi impossibile, perchè non ci sono norme che obbligano per esempio a un documento unico di regolarità contributiva, che ogni piccola e media impresa se non ha chiude”.
E ha aggiunto: “Questa mozione è inutile, è una presa in giro, perchè se il M5s vuole fare i fatti si incatenasse davanti alla Camera e al Senato e chiedesse davvero un intervento sulla Bolkestein perchè non vi mettete a fare lo sciopero della fame al Parlamento europeo dove avete dei deputati? Invece venite qui a raccontare delle favole a quella gente che magari si fa il mazzo ma anche a quegli sfruttatori che mette cingalesi in questi mercatini”.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
“NON HANNO PAGATO LA FORNITURA DI MIGLIAIA DI ARANCINE MESSE IN VENDITA DURANTE ITALIA A 5 STELLE”… LO STAFF DEL M5S SI GIUSTIFICA CON LA LENTEZZA DEL SERVIZIO E CON LO SMALTIMENTO DEGLI OLI ESAUSTI”
È passato un mese e mezzo dalla festa del MoVimento 5 Stelle a Palermo e un imprenditore locale denuncia di non essere ancora stato pagato dal comitato organizzatore a Cinque Stelle.
Lo chef Roberto Lombardo, titolare dell’arancineria “Un pò capiri” ha raccontato a Repubblica che il MoVimento deve ancora pagare le spese per la fornitura di quattromila arancine vendute durante la tre giorni palermitana di Italia a 5 Stelle a fine settembre.
Ma Roberta Lombardi, che presiede il comitato organizzatore, rigetta ogni accusa.
Il credito vantato da Lombardo nei confronti dell’organizzazione dell’evento ammonta a cinquemila euro, la metà della cifra pattuita.
Durante la manifestazione Lombardo aveva fornito personale e attrezzature ma del compenso pattuito ha visto solo l’acconto.
Inoltre, spiega sempre l’imprenditore palermitano, la sua presenza al Foro Italico di Palermo era stata stabilita in base ad un semplice accordo verbale, quindi non è stato stipulato un contratto scritto.
“Sono stato ingaggiato senza neppure un contratto, in base a un accordo solo verbale. Ho fornito personale e attrezzature, rinunciando per tre giorni alla mia normale attività . A fatica ho avuto un acconto ma dopo la manifestazione non ho visto più un euro e sono trascorsi un mese e mezzo. Ho subito pure un danno d’immagine, visto che, nello stand con la mia insegna, le arancine sono state vendute dall’organizzazione a 3,50 euro, anzichè al prezzo di due euro che io pratico nel mio negozio e che avevo consigliato. Ecco perchè ho deciso di adire le vie legali.”
Come spiegava lo stesso Lombardo in un post del 23 settembre (ovvero il giorno prima dell’inizio della kermesse a Cinque Stelle) il prezzo di vendita delle arancine era stato stabilito dal comitato organizzatore ed era superiore a quello praticato normalmente da “Un pò capiri” perchè il MoVimento aveva necessità di autofinanziarsi con la vendita di cibi e bevande (almeno questo scriveva all’epoca). Bisogna inoltre tenere presente che nell’occasione gli organizzatori si sono avvalsi anche della collaborazione di volontari anche per la distribuzione di cibi e bevande (quindi anche qui hanno risparmiato).
Del resto a parte questa differenza di vedute sul prezzo (3,50 euro invece che 2) Lombardo in quei giorni sembrava davvero soddisfatto di come stavano andando le cose.
Lo Staff del MoVimento fa sapere che tra i motivi del mancato pagamento ci sono anche alcune inadempienze da parte di Lombardo come ad esempio la lentezza nella preparazione delle arancine e lo smaltimento non corretto degli oli esausti.
Secondo Roberto Lombardo però si tratta solo di scuse accampate per non dover pagare i debiti nei suoi confronti.
Certo è che il MoVimento palermitano non ci fa proprio una bellissima figura, dal contratto che non c’è ai cinquemila euro non pagati passando per il prezzo aumentato delle arancine l’idea di utilizzare alcuni cavilli come scusa per non pagare è davvero strana perchè non essendoci un contratto sembra davvero strano appellarsi a condizioni non rispettate. E anche per quanto riguarda lo smaltimento degli oli esausti c’è da dire che — ammesso e non concesso che sia avvenuto realmente (Lombardo lo nega) — l’organizzazione ha anche la sua parte di responsabilità dal momento che avrebbe dovuto predisporre un sistema adeguato per la gestione dei rifiuti in loco. Senza contare che il MoVimento i proventi derivanti dalla vendita delle arancine li ha incassati lo stesso.
Un consiglio, per evitare problemi del genere e rapporti burrascosi con i fornitori la prossima volta meglio usare la stampante 3D e stampare le arancine in completa autonomia.
Mentre Roberta Lombardi su Facebook dice che il comitato organizzatore ha sottoscritto un contratto con un consorzio di produttori locali, a cui spettava il pagamento, un’altra tesi ancora.
(da “NetxQuotidiano”)
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Novembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
IL SUO RICORSO SULLA BREXIT HA PIEGATO THERESA MAY… ATTIVISTA, FILANTROPA, LAVORA IN FINANZA
Gina Miller è la donna del giorno in Gran Bretagna.
Attivista, filantropa, co-fondatrice del Fondo d’investimento Scm Private, è stata lei a guidare il gruppo di cittadini firmatari del ricorso all’Alta Corte di Londra sulla Brexit, complicando al momento i piani del Governo per l’uscita dalla Ue.
L’Alta Corte ha accolto il ricorso e ha stabilito che spetta al Parlamento di Westminster votare sull’avvio delle procedure per la Brexit.
A Londra lo considerano il caso giuridico costituzionale del secolo.
“Il risultato riguarda tutti noi: il nostro Regno Unito e il nostro futuro – ha detto Gina Miller fra gli applausi dopo la lettura della sentenza del tribunale – Non riguarda come ciascuno di noi ha votato, ciascuno di noi ha votato come riteneva fosse la cosa giusta per il nostro paese. Comunque abbiate votato il 23 giugno, dobbiamo tutti al nostro paese la difesa degli standard più elevati di trasparenza e democrazia per i quali siamo ammirati a rispettati in tutto il mondo”.
Miller ha rivelato di aver ricevuto “minacce e insulti” dopo aver promosso il ricorso. Personalmente ha votato per il “Remain” lo scorso 23 giugno, ma ha anche “sempre detto di non volere il Remain a tutti i costi. La mia idea era di restare, riformare, riesaminare”.
Miller, 51 anni, non è sposata, è nata in Guyana ed è cresciuta nel Regno Unito.
Ha aperto Miller philanthropy nel 2009 e ha finanziato la Margaret Thatcher Infirmary al Royal Hospital Chelsea di Londra oltre ad altre iniziative di solidarietà .
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
CRUCCHI ISTERICI: GARAVAGLIA, ASSESSORE DELLA LEGA IN REGIONE LOMBARDIA ANNUNCIA CHE IL GOVERNO HA TAGLIATO 70 MILIONI PER L’ASSISTENZA SCOLASTICA AI DISABILI, SCATTA L’OPERAZIONE BUFALA SU FB ANCHE PER I GRILLINI…POI SI SCOPRE CHE NON HANNO LETTO BENE LE CARTE
A lanciare l’allarme è stato l’assessore all’Economia, Crescita e Semplificazione della Lombardia Massimo Garavaglia (Lega Nord), che ha detto di aver scoperto, leggendo la manovra finanziaria del Governo, che a partire da gennaio non ci saranno più i fondi stanziati per l’assistenza ai disabili.
La notizia è stata pubblicata su Il Populista (il giornale online del Capitano di fregatura della Lega Nord) e rilanciata su Facebook dai vari siti di presunta controinformazione cinquestelle con i soliti toni polemici del caso su Renzi che ruba i soldi destinati ai più deboli.
L’assessore lombardo spiega che Renzi ha deciso che tutti i disabili “devono guarire” perchè non ci sono più i fondi per erogare un servizio di assistenza educativa che — ha spiegato Garavaglia — fino a quest’anno veniva garantito dalle Province.
Alle accuse di Garavaglia ha risposto su Facebook la deputata PD Ileana Argentin che ha parlato di una vera e propria bufala.
Gira sui social network e in rete l’ennesima bufala secondo cui ci sarebbe stato un taglio ai fondi per i disabili. Addirittura l’assessore all’Economia della Regione Lombardia Garavaglia ha detto che secondo lui ‘pare’ che il governo abbia tagliato i fondi per l’assistenza ai disabili, cancellando dalla legge di bilancio i 70 milioni fin qui stanziati per il trasporto. All’assessore Garavaglia ‘pare’ proprio male.
Sarebbe bastato che avesse fatto lo sforzo di leggersi il testo della Manovra e al capitolo di bilancio 2836 avrebbe trovato la voce corrispondente e la cifra di 70 milioni. Nessun taglio, quindi.
In effetti spulciando il testo del DDL sul Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019 si può trovare una tabella che nella sezione rifinanziamenti alla voce “Assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali” prevede uno stanziamento di 70 milioni di euro
Oltre a questo il Governo ha anche previsto che “a decorrere dall’anno 2017, è corrisposto un contributo alle scuole paritarie di cui alla legge 10 marzo 2000, n. 62, che accolgono alunni con disabilità , nel limite di spesa di 24,4 milioni di euro annui“. I soldi potranno essere pochi e forse si sarebbe potuto fare di più (è stato stanziato lo stesso importo previsto per il 2016) ma non sembra assolutamente corrispondere al vero quanto detto da Massimo Garavaglia e diffuso dalla Lega Nord.
L’ennesima brutta figura di una opposizione indecente a un governo patacca che andrebbe attaccato su ben altri argomenti.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
AURIGEMMA, NONOSTANTE L’AIUTINO DI STORACE, RIBADISCE L’ERRORE
C’è da dire una cosa: alzi la mano chi non è mai caduto della trappola del “breve e conciso”.
Nella fretta dell’eloquio spesso ci si sbaglia e vengono fuori strafalcioni. Il più comune è “coinciso”.
Ma per arrivare a confondersi con “circonciso” ci vuole più impegno.
È quello che è accaduto al consigliere regionale del Lazio, Antonello Aurigemma (Forza Italia) che durante una un’assemblea di consiglio, come riporta Il Corriere della Sera, ha fatto, e ribadito, lo stesso errore.
Il presidente di turno Francesco Storace gli dà la parola e il consigliere di Forza Italia Antonello Aurigemma esordisce: “Sarò breve, però, penso, nello stesso modo circonciso…”.
Al che Storace lo interrompe: “Conciso, non circonciso”. Ma lui ribadisce convinto: “Circonciso”.
Comprensibile l’emozione del momento, l’ansia del dibattito, la solennità del luogo. Ma Antonello Aurigemma non è certo di primo pelo.
È un politico abbastanza svezzato: per dirne una, è stato assessore ai trasporti del Comune di Roma con la giunta di Gianni Alemanno, e chissà quanti dibattiti pubblici ha dovuto sostenere.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
LA GAFFE DELLA COORDINATRICE TOSCANA DONNE PER IL SI’
“Ciao Tina, sei stata un grande esempio per tutte noi. Continueremo anche per te, oggi più che mai, #BastaunSì per la parità di genere. Che la terra ti sia lieve”.
A pubblicare il messaggio sulla sua bacheca Facebook è Antonella Gramigna, militante del Pd e soprattutto coordinatrice del comitato toscano Donne per il Sì.
Al di là della discutibile scelta di associare l’ex partigiana e prima donna diventata ministro della Repubblica italiana alla campagna per il Sì al referendum, Gramigna scivola sulla foto scelta per il suo post pubblicato su Facebook: l’immagine allegata infatti non ritrae Tina Anselmi ma Nilde Iotti.
La gaffe non è passata inosservata sui social network, dove in tanti hanno criticato la militante del Partito Democratico con ruolo di coordinamento nella campagna referendaria, sia per lo “scambio di persona” sia per l’aver arruolato Tina Anselmi nella campagna per il Sì.
E tuttavia la stessa Gramigna non è nuova a gaffe di questo tipo.
All’indomani della manifestazione del premier segretario Matteo Renzi in Piazza del Popolo per il Sì al referendum ha pubblicato, sempre sulla sua bacheca Facebook, una foto della piazza strapiena, con tanto di commento ironico: “Eravamo veramente quattro gatti”, ha scritto, riferendosi alle polemiche sulla poca adesione all’iniziativa fortemente voluta da Renzi.
Peccato che l’immagine rappresenti una manifestazione del 3 ottobre 2009 per la libertà di stampa contro il governo di Silvio Berlusconi.
Non è l’unica ad aver diffuso delle foto false: anche la senatrice del Partito Democratico Maria Spilabotte, rilanciata anche dall’account twitter ufficiale dei Senatori del Pd, ha pubblicato l’immagine che non rappresentava affatto la piazza del Popolo di sabato scorso, evidentemente meno affollata (la senatrice ha poi rimosso il tweet).
Gramigna invece non ha rimosso il post su facebook e, a chi le faceva notare l’errore, ha replicato: “Hai ragione, chiedo venia. Comunque in buona fede, e non fa differenza se riferita al 29 oppure ad altra manifestazione. Almeno per me… sarebbe importante( invece) sostenere il Pd invece che attaccare continuamente chiunque cerchi di divulgare positività “.
Insomma, non fa differenza.
(da “Huffingtnopost”)
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Novembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
LA DECISIONE ERA ATTESA IN QUESTE ORE, MA SONO NECESSARI “APPROFONDIMENTI”
Di rinvio in rinvio. La decisione del tribunale civile di Milano sui ricorsi presentati da Valerio Onida e da un pool di avvocati in relazione al quesito del referendum costituzionale del 4 dicembre verrà presa “non prima di dieci giorni”.
Lo ha spiegato ai cronisti il presidente della Prima sezione civile Gandolfi.
La decisione era attesa in queste ore.
Luciano Violante, in prima linea nella campagna per il Sì al referendum, ha detto questa mattina a Radio Anch’io che la pronuncia del tribunale di Milano era attesa per oggi: “Credo che oggi pomeriggio uscirà la sentenza del tribunale di Milano sul ricorso di Onida”.
E’ stata la presidenza della prima sezione civile del Tribunale di Milano a confermare che la decisione sui ricorsi presentati che lamentano la presunta incostituzionalità del quesito referendario non sarà imminente, come da più parti ipotizzato, ma richiederà ancora diversi giorni di analisi e valutazione.
Sia il ricorso di Onida che quello discusso da un gruppo di legali chiedono, in sintesi, di investire la Consulta del problema legato a più temi trattati in un unico quesito referendario che, a giudizio dei ricorrenti, lede la libertà dei cittadini.
(da “Huffingtonpost”)
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