Novembre 26th, 2016 Riccardo Fucile
E UN EX ATTIVISTA CINQUESTELLE CONTESTA DI BATTISTA E FICO: “IN TRE ANNI NON AVETE FATTO NIENTE, SIETE CAMBIATI”
Le buche nelle strade di Roma colpiscono ancora.
Questa volta a farne le spese è stato Beppe Grillo, il leader del Movimento 5 Stelle, che durante il corteo dei pentastellati per il no al referendum è scivolato su un tratto di via Ostiense evidentemente dissestato ed è caduto per terra.
Il comico genovese dopo essersi rimesso in piedi ha scherzato: “Chi è stato? C’è qualche infiltrato? Ste c…di buche! Le buche nelle strade le vogliamo mettere a posto? Chi è che le deve mettere a posto?”.
Nella città a guida 5 Stelle la domanda, seppur ironica, tira in ballo la sindaca Virginia Raggi. Che, infatti, interpellata dai cronisti nel corso della stessa manifestazione, ovviamente dice che la colpa è degli altri, di chi l’ha preceduta, dimenticando che ormai sono sei mesi che dovrebbe amministrare la città : “Ci sono gli appalti che abbiamo avviato e i tempi necessari. Bisognerebbe capire perchè” sulle strade dissestate “non sono intervenuti prima”.
Dopo la ‘scivolata’ di Grillo le opposizioni partono all’attacco della sindaca. “Sono sei mesi che la Raggi governa, si fa per dire, Roma. E la città è allo sbando. Talmente allo sbando che oggi anche Grillo, il burattinaio della sindaca, è caduto in una delle innumerevoli buche presenti su tutte le strade della Capitale”.
“Mentre il leader dei 5 Stelle Beppe Grillo cade in una delle migliaia di buche di Roma e il sindaco Raggi annuncia gare d’appalto che servirebbero a stento a risolvere i problemi di un solo quartiere, i volontari di Tappami oggi erano in strada a mettere in sicurezza numerosi di questi crateri”.
Lo dichiara Cristiano Davoli, presidente dell’associazione Tappami che si occupa di tappare le buche stradali della Capitale.
“Di serial killer a Roma ci sono solo le buche, ormai talmente diffuse da costituire un pericolo senza precedenti. Solo organizzando il volontariato civico dei cittadini che possono dare una mano si può sperare di aumentare la sicurezza di pedoni e automobilisti. I 5 stelle di Roma, invece – conclude Davoli -, pensano solo ai soldi degli appalti per la manutenzione stradale. In attesa che si attenda l’arrivo di questi soldi la gente si fa male, cosi come oggi è successo a Grillo, o ancora peggio”.
Ma un altro momento poco allegro per il M5S è stato quando, durante il corteo, un militante “della prima ora” del Movimento ha affrontato i deputati Alessandro Di Battista e Roberto Fico. “Siete cambiati, non c’è interlocuzione con voi, in tre anni in parlamento non avete fatto niente”, ha detto.
Insomma una passeggiata irta di ostacoli e incidenti, quella di ieri per i Cinquestelle.
(da agenzie)
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Novembre 26th, 2016 Riccardo Fucile
APERTI DUE FASCICOLI, NEL MIRINO ANCHE ROMEO
Una nuova inchiesta sul Campidoglio, che si affianca a quella su Paola Muraro, è stata avviata dalla procura di Roma dopo la trasmissione delle delibere dell’ANAC e dell’esposto di Carla Romana Raineri da cui tutto è partito.
L’ipotesi di reato sarebbe abuso d’ufficio e presto a piazzale Clodio potrebbe essere sentita la stessa sindaca.
Nel mirino della procura, tra gli altri, c’è la nomina di Salvatore Romeo, il dipendente comunale che ha ottenuto un incarico dirigenziale con triplicazione dello stipendio (poi ridotta da 90mila a 70mila euro).
Sulle nomine la Raggi aveva chiesto il parere dell’Anticorruzione e lo aveva utilizzato per chiedere alla Raineri un taglio di stipendio o un passo indietro, ottenendo alla fine le dimissioni dell’ex capo di gabinetto (il posto è ancora vacante).
Fiorenza Sarzanini sul Corriere racconta che «Cantone rilevò questioni di «illegittimità » evidenziando come il Tuel (testo unico enti locali) rimandi a un regolamento che il Campidoglio non ha e soprattutto sottolinei i problemi legati alla quantificazione degli emolumenti.
Proprio di questo si sta occupando il pubblico ministero Francesco Dall’Olio. Secondo la legge l’abuso d’ufficio scatta quando una nomina viene effettuata per far percepire all’interessato un ingiusto profitto e dunque bisognerà stabilire se la procedura abbia rispettato questa regola o se invece i due abbiano ottenuto più del dovuto.
Nel fascicolo è finito anche l’esposto presentato dall’ex capo di gabinetto Carla Raineri, dimissionaria dopo appena tre mesi».
Il parere di Anac è stato acquisito agli atti del fascicolo, per ora senza indagati: a far scattare la necessità di ulteriori verifiche,il fatto che sebbene ci fosse la concreta possibilità di spostarlo da un incarico all’altro, Romeo sia stato messo in aspettativa dal suo lavoro presso il Comune (prendeva 37mila euro) per poi essere riassunto a tempo determinato con una cifra ritoccata a quasi 100mila euro.
Il Messaggero inoltre ricorda che tra le nomine sotto accusa l’incarico all’attuale capo del personale Raffaele Marra che si sarebbe spinto a minacciare Laura Benente, che l’ha preceduto nell’incarico.
Ad agosto, l’allora vicecapo di gabinetto avrebbe preteso che la Benente gli desse l’ok per un master a Bruxelles pagato dall’amministrazione.
E alle rimostranze di lei sarebbe esploso con accuse gravi: «Mi farò dare gli atti che ha firmato e troverò qualcosa per denunciarla» avrebbe detto (a lei e non alla sua superiore Carla Raineri).
Nell’inchiesta è entrato anche l’esposto di Fratelli d’Italia (consultabile qui) in cui si contestavano le nomine di Daniela Raineri, Raffaele Marra e Salvatore Romeo. L’esposto aveva portato all’apertura di un fascicolo: nella denuncia si sosteneva che «l’amministrazione capitolina, nella deliberazione 14/2016», sarebbe «incorsa nel vizio di legittimità in violazione» di alcune decreti legislativi e del «Regolamento sull’ordinamento degli Uffici e servizi dell’Ente». Nei pareri le posizioni erano diversificate. In quello di Police si spiegava che l’interpretazione letterale dell’articolo 90 comma 1 TUEL è ostativa ad un’assunzione come quella di Romeo.
Il secondo parere, quello dell’Anac, risponde ad un quesito che sembra coniato ad hoc per salvare Romeo, sulla base di un regolamento del Comune di Firenze citato come precedente di una procedura analoga.
Ma Cantone, pur in termini molto difficili da decifrare e quasi elusivi, afferma la «necessità » di un«regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi» per consentire l’applicazione dell’articolo 90 del Tuel all’assunzione di personale già dipendente dal Comune tra i collaboratori dello staff del sindaco.
E, visto che Roma Capitale quella norma non ce l’ha, se ne deduce che la nomina di Romeo come fosse un esterno dall’amministrazione è illegittima.
La Raggi pubblicò il parere ANAC sulla Raineri poche ore dopo l’arrivo, mentre non protocollò nemmeno quello su Romeo.
(da “NextQuotidiano“)
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Novembre 26th, 2016 Riccardo Fucile
SAGGIO GRAFICO CHIESTO DAI PM AGLI INDAGATI… NUTI E MANNINO NON SI AUTOSOSPENDONO
Si sono conclusi a Palermo i primi interrogatori dei militanti coinvolti nell’inchiesta sulle firme false per la presentazione della lista M5S per le elezioni comunali 2012 a Palermo.
Davanti al procuratore aggiunto Dino Petralia e alla pm Claudia Ferrari, la prima a presentarsi è stata l’attivista Alice Pantaleone, interrogata per circa due ore.
Assistita dagli avvocati Gianluca Calafiore e Davide De Caro dopo essere uscita dalla stanza dell’aggiunto Petralia ha detto di essere “più serena”.
Pantaleone, che ha spiegato di non essere più iscritta al Movimento, ha respinto gli addebiti negando di essere stata presente nella sede di via Sampolo la notte del 3 aprile 2012 quando furono ricopiate le firme per la comunali palermitane: “Ritengo di avere chiarito tutto e sono più serena”, ha detto l’ex militante.
Poi è stato il turno di Samantha Busalacchi, che ha trascorso mezz’ora davanti ai pm e ha lasciato la procura senza dire una parola: con i pm si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Busalacchi avrebbe ricopiato le firme originariamente raccolte e inutilizzabili per un errore formale insieme alla deputata nazionale Claudia Mannino e alla parlamentare regionale Claudia La Rocca.
Le firme raccolte per la lista furono 1995. Quelle false e disconosciute dai sottoscrittori sono centinaia.
Al momento, tra gli indagati, solo Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio si sono sospesi dal movimento. La Procura contesta agli indagati il reato previsto dall’articolo 90, secondo comma, del Testo Unico sugli enti locali.
Per accertare le responsabilità i pm hanno chiesto a entrambe le indagate di scrivere a penna qualche parola per fare effettuare il saggio grafico ai periti.
Lunedì sarà la volta dei parlamentari nazionali Riccardo Nuti, che sarebbe stato presente la notte in cui vennero copiate le firme, Claudia Mannino, Francesco Menallo, ex attivista, e il cancelliere che ha attestato falsamente l’originalità delle sottoscrizioni, Giovanni Scarpello.
I pm concorderanno la data dell’interrogatorio del deputato regionale Giorgio Ciaccio, mentre Claudia La Rocca, altra parlamentare all’Ars, Stefano Paradiso e Giuseppe Ippolito che hanno collaborato con i pm e raccontato la vicenda, sono già stati interrogati.
Non si autosospenderanno, come chiesto e richiesto dal blog di Beppe Grillo. Riccardo Nuti e Claudia Mannino, i due deputati M5S finiti nel registro degli indagati per la vicenda firme false a Palermo.
Dunque, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, tireranno dritti, continuando a sostenere la loro estraneità alla vicenda. Per i tre probiviri -Riccardo Fraccaro, Paola Carinelli e Nunzia Catalfo- all’orizzonte si profila dunque già la prima grana, visto che con ogni probabilità dovranno procedere loro alla sospensione dei colleghi. Il collegio, però, non si riunirà oggi.
Per ora sul tavolo ci sono solo i nomi di Nuti e Mannino, gli unici parlamentari nel registro degli indagati.
Se poi la vicenda dovesse allargarsi, viene spiegato, e coinvolgere a livello giudiziario altri deputati che figurano nella vicenda firme false, la richiesta di autosospensione verrà avanzata anche a loro.
(da agenzie)
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Novembre 26th, 2016 Riccardo Fucile
AUMENTO MENSILE MEDIO DI 92,67 EURO E MOLTE NOVITA’
Firmato l’accordo per il rinnovo del contratto di lavoro di 1.600.000 metalmeccanici. L’intesa raggiunta da Federmeccanica-Assistal e Fim, Fiom e Uilm, prevede a regime un aumento medio mensile di 92,67 euro, cifra comprensiva di parte salariale, welfare, formazione.
La durata del contratto sarà di 4 anni (2016-2019); a partire dal 2017 il riconoscimento dell’inflazione sarà ex-post anno su anno e non piu’ ex-ante.
Gli incrementi retributivi decorreranno dal mese di giugno di ciascun anno e non piu’ da gennaio.
Viene riconosciuta l’assistenza sanitaria integrativa gratuita a tutti i dipendenti e familiari (anche conviventi di fatto a partire da ottobre 2017). L’accordo sarà ora sottoposto al referendum tra i lavoratori che i terrà il 19, 20 e 21 dicembre
Ecco i punti salienti dell’intesa:
Aumenti
L’intesa prevede a regime un aumento medio mensile di 92,67 euro, cifra comprensiva di parte salariale, welfare, formazione. Per il recupero dell’inflazione sono previsti 51,7 euro, per il salario non tassato 13,5, 7,69 per la previdenza, 12 per sanita’ e 19 per welfare; in totale sono 85 euro a cui vanno aggiunti 7,69 euro per la formazione. L’aumento medio calcolato al quinto livello e’ di 89 euro. I 13,6 euro comprendono anche 80 euro come una tantum in pagamento a marzo prossimo.
Posizioni di partenza
Federmeccanica non prevedeva alcun incremento per il 2016 e un beneficio solo per chi ha un salario individuale inferiore a quello di garanzia. La proposta e’ stata immediatamente bocciata da Fim, Fiom, Uilm, secondo cui l’aumento sarebbe andato ad appena un 5% dei lavoratori. La piattaforma di Fim e Uilm chiedeva un aumento di 105 euro mensili (per il quinto livello), e sulla stessa linea la Fiom. I sindacati hanno risposto con venti ore di sciopero, decine di manifestazioni, blocchi degli straordinari e delle flessibilità .
Salario ​
Riconoscimento dell’inflazione ex post anno su anno a partire dal 2017. Incrementi retributivi dal mese di giugno di ciascun anno (e non gennaio).
Assistenza sanitaria
Prevista Meta’salute, l’assistenza sanitaria integrativa (156 euro totalmente a carico delle aziende e riconosciuto a tutti i lavoratori metalmeccanici e ai loro familiari a carico, anche ai conviventi).
Welfare aziendale
Previsti Flexible Benefits pari a 100 euro nel 2017, 150 euro nel 2018, 200 euro nel 2019. Soldi netti da spendere, a titolo di esempio, come “carrello della spesa”, buoni carburante, spese scolastiche, e altri beni e servizi.
Formazione
Dal 1 gennaio 2017 le aziende coinvolgeranno i lavoratori a tempo indeterminato ad effettuare, nel triennio, almeno un percorso di formazione di 24 ore pro-capite a loro carico. In assenza di percorsi aziendali, il lavoratore ha il diritto di ricercare e partecipare a corsi di formazione all’esterno, con un contributo di spese direttamente a carico delle aziende fino a 300 euro.
Diritto allo studio
Per i lavoratori studenti universitari, oltre i giorni retribuiti per ciascun giorno d’esame e le 120 ore annue non retribuite, le 150 ore retribuite triennali (50 ore annue) potranno essere utilizzate con maggior flessibilita’ per la preparazione degli esami. Oltre i 9 esami triennali il lavoratore avra’ diritto a 16 ore retribuite aggiuntive per ogni esame.
Congedi parentali
Il padre lavoratore e la madre lavoratrice, per ogni bambino nei primi suoi dodici anni di vita, hanno diritto al congedo parentale che potra’ essere utilizzato anche su base oraria (a gruppi di due o quattro ore) oltreche’ giornaliera o continuativa.
Previdenza complementare
Cometa, la previdenza integrativa, vede aumentare il contributo a carico dell’azienda dall’1,6% al 2% per incentivare e valorizzare uno strumento fondamentale per le pensioni del futuro, soprattutto per i giovani.
Permessi per eventi, cause particolari, ex art 33, L.104.
Il lavoratore ha diritto ad usufruire di 3 giorni di permesso retributi in caso di decesso o di grave infermita’ del consiuge anche legalmente separato, o di un parente di secondo grado anche non convivente. I permessi legge 104 sono cumulabili; il lavoratore deve presentare un piano di programmazione mensile
Salute e sicurezza
Istituita un Commissione con il compito di realizzare un evento annuale a livello nazionale, degli approfondimenti. Nelle aziende con almeno 200 dipendenti si terranno due incontri annuali nelle diverse aree di lavoro, per meta’ del tempo in orario di lavoro, sui fattori di rischio e per individuare le possibili soluzioni; saranno sperimentati i cosiddetti break formativi dei lavoratori, di 15/20 minuti in orario di lavoro, di aggiornamento sulle procedure di sicurezza dell’area di lavoro. Si introduce infine una piccola ma significativa novita’, prevedendo Gli RLS saranno dotati di elementi di identificazione (cartellino, badge, spilla, ecc.) per valorizzare il loro ruolo in azienda. Vengono aumentate lievemente le ore a disposizione del singolo RLS nelle aziende oltre i 300 dipendenti (elevate a 72 ore annue) e oltre i 1000 (elevate a 76 ore annue).
Trasferimenti
Per i trasferimenti individuali di sede di lavoro viene portata a 52 anni (oggi 50) per gli uomini e a 48 per le donne (oggi 45) l’eta’ oltre la quale i trasferimenti possono avvenire solo in casi eccezionali.
Comitato consultivo di partecipazione
Viene istituito nelle aziende con oltre 1.500 dipendenti e con almeno due unita’ produttive con piu’ di 300 dipendenti, o almeno una unita’ produttiva con almeno 500 dipendenti, su richiesta di una delle parti. Il comitato verra’ convocato dall’azienda in caso di scelte strategiche rilevanti su cui verra’ chiesto il parere del sindacato.
Appalti
Viene introdotto, in modo condiviso, il principio di salvaguardare l’occupazione in caso di cambio appalto nell’ambito dei pubblici servizi. Su richiesta di una delle parti, verra’ attivato un tavolo di confronto che coinvolgera’ le organizzazioni sindacali, l’impresa uscente e quella subentrante, allo scopo di definire l’ambito del “cambio appalto”, il numero dei lavoratori coinvolti.
Contrattazione territoriale
Rilancio della contrattazione aziendale con parametri variabili per rilanciare la produttivita’ aziendale e far crescere i salari. Gli Osservatori territoriali, per la prima volta, avranno il compito di promuovere la contrattazione aziendale anche in quelle aziende in cui non c’è.
Silvia Inghirami
(da AGI)
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Novembre 26th, 2016 Riccardo Fucile
VERSO I 2 MILIARDI DI INCASSO: LE PRIME STIME DELL’OPERAZIONE
“L’operazione canone Rai in bolletta ha funzionato, ed è andata meglio del previsto”. Così il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, commenta i dati dell’Agenzia delle entrate, che stima a regime una morosità – nella peggiore delle ipotesi – ampiamente al di sotto del 10%.
Questo significa che l’incasso finale del canone tv (pagato per la prima volta con la bolletta dell’energia elettrica) porterebbe superare i 2 miliardi di euro.
Un monitoraggio complesso vista la “dinamicità ” del dato: “Nello stesso mese affluiscono i pagamenti di bollette emesse con scadenze diverse, quindi il risultato definitivo lo si avrà solo a gennaio”.
Ma la situazione sembra migliore rispetto alle proiezioni di ottobre, quando le compagnie elettriche avevano versato (per la prima rata) meno di un miliardo di euro nelle casse del Tesoro.
“I dati che abbiamo richiesto ad Agenzia delle entrate ed Enel confermano che l’evasione si è nettamente ridotta – spiega Giacomelli – anche perchè il canone tv è stato abbassato ed è stato fatto pagare, finalmente, a tutti. Un’operazione di successo, una buona notizia innanzitutto per gli italiani che si vedranno abbassare il canone anche l’anno prossimo. Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla buona riuscita dell’operazione, a partire dall’Agenzia delle entrate, e anche i tanti che hanno remato contro, in modo più o meno interessato, in buona e in cattiva fede”.
(da agenzie)
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Novembre 26th, 2016 Riccardo Fucile
MA CHE STRANO, TUTTE LE VOLTE LEI NON SA MAI QUELLO CHE ALTRI CONOSCONO DA TEMPO… POI RIVENDICA IL SALARIO ACCESSORIO COME SE FOSSE COSA SUA, MA SENZA I 400 MILIONI “RISPARMIATI” DALLA GIUNTA MARINO NON AVREBBE POTUTO EROGARLI
“Si vuol far passare l’idea che la nostra giunta non sia trasparente – scrive Virginia Raggi – che abbiamo qualcosa da nascondere o che ci sia qualcosa di opaco. Non ci stiamo. Non è così”.
E la sindaca annuncia che sarà revocata la delega alla gestione dei finanziamenti pubblici per la riqualificazione urbana alla dirigente comunale Vittoria Crisostomi, dicendosi anche pronta ad avviare eventuali azioni disciplinari nei suoi confronti. “Oggi veniamo a sapere – spiega – che ci sarebbe un’indagine in corso a suo carico. Bene. Per prima cosa le sarà revocata la delega, ma non basta. Abbiamo già avviato indagini interne per approfondire sulla non corrispondenza al vero della dichiarazione resa. Se dovesse emergere che la sua dichiarazione sull’assenza di indagini in corso sia falsa, ricorreremo a tutti gli strumenti giudiziari e disciplinari del caso. Nessuno sconto”.
In pratica, dopo le notizie pubblicate sulla stampa, anche la Raggi è venuta finalmente a sapere di avere nominato a una delega delicata una indagata per corruzione.
Ma invece che chiedere scusa per l’ennesina brutta figura (ammesso che non lo sapesse…) si dichiara vittima del complotto dei media: “Alcuni media vogliono far credere che, per chissà quali motivi, abbiamo voluto dare un incarico a una persona indagata, Vittoria Crisostomi”.
Raggi poi comunica “una buona notizia per i nostri circa 23mila dipendenti capitolini. Ieri in busta paga hanno trovato finalmente la quota B del salario accessorio. Le precedenti amministrazioni si sono limitate ad annunci e promesse. Noi da quattro mesi abbiamo lavorato in maniera serrata e a pancia a terra su questo tema. E oggi siamo qui a rivendicare questo importante risultato”.
Peccato che la Raggi dimentichi un piccolo dettaglio: il pagamento della quota del salario accessorio è stato reso possibile, da un lato dai risparmi di 400 milioni della giunta precedente, dall’altro dall’intervento normativo del governo centrale.
Ma, ormai è noto, Virginia le cose le viene a sapere in ritardo…non glielo avranno ancora detto.
(da agenzie)
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Novembre 26th, 2016 Riccardo Fucile
SAREBBERO STATI VOTATI DA MENO DI 20.000 ISCRITTI SU 150.000… FRACCARO E CARINELLI SONO VICINI A FICO, CATALFO A DI MAIO
Il Movimento 5 stelle ha il suo «collegio dei probiviri».
Sono la senatrice Nunzia Catalfo e i deputati Carlo Fraccaro e Paola Carinelli, eletti (secondo Casaleggio, ovvio) da meno di 20 mila iscritti su 153 mila aventi diritto, e da oggi titolati a «decidere in merito alla sospensione cautelare dell’iscritto – si legge – e alle sanzioni disciplinari e alle espulsioni».
Non più la Rete, dunque, come alle origini del Movimento chiamata a votare online sul destino di parlamentari, sindaci e attivisti, ma «un organo di garanzia» interno al partito.
All’alba della loro investitura, per i tre probiviri si profila già la prima grana da risolvere. Due colleghi, i deputati Riccardo Nuti e Claudia Mannino, coinvolti nello scandalo «firme false» a Palermo, sembrano non avere alcuna intenzione di autosospendersi.
Non ha funzionato, dunque, la «moral suasion» di Beppe Grillo, che negli scorsi giorni aveva ripetutamente chiesto un passo indietro.
E anche alcuni tra gli altri attivisti siciliani indagati dalla magistratura — a quanto si apprende — vorrebbero prendere tempo, in attesa di possibili risvolti positivi, convinti che per assistere alle prime decisioni del collegio si aspetterà comunque l’esito del referendum.
E poi, c’è la questione del bilanciamento dei poteri all’interno del Movimento. I due probiviri provenienti da Montecitorio, Fraccaro e Carinelli, vengono considerati molto vicini all’ala ortodossa, che fa capo a Roberto Fico, con cui proprio Fraccaro è andato in Irpinia per il tour in favore del No al referendum. Dall’altra parte, la senatrice Catalfo, vicina ai «dialoganti» di Luigi Di Maio.
La bilancia è così inclinata dal lato della corrente ortodossa, da sempre attenta alle questioni di forma e di aderenza allo spirito originale del Movimento e per questo, ultimamente, da molti vista sempre meno in sintonia con l’approccio «morbido» dell’ala dialogante e con le frequenti apparizioni in tv di Di Maio.
Non è la scelta dei nomi, ma il metodo utilizzato per arrivare all’elezione a creare più di un malumore tra gli attivisti chiamati al voto.
I tre probiviri, che non potranno comunque ricoprire per i tre anni di mandato alcun incarico governativo, sono stati proposti direttamente da Beppe Grillo.
«Calati dall’alto», scrivono alcuni, e soprattutto — è l’accusa che ricorre più spesso al capo politico – è mancata la possibilità di scegliere tra una rosa di nomi.
«Tre candidati per tre posizioni aperte, come nella Russia zarista», si lamenta un altro iscritto e in molti confessano di aver votato contro o di essersi astenuti.
«Informazioni, tempo, possibilità di scelta – si legge ancora – Sono condizioni basilari ed irrinunciabili per un effettivo voto democratico, condizioni che fino a questo momento, purtroppo, mi pare che nel Movimento siano state piuttosto disattese».
Federico Capurso
(da “La Stampa”)
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Novembre 26th, 2016 Riccardo Fucile
I DUE AUTORI DELL’ESPOSTO SOTTO PROTEZIONE, QUATTRO FIRMATARI DISCONOSCONO GLI AUTOGRAFI, TROPPI “NON RICORDO”… A DIFFERENZA DI PALERMO, QUA LA PRESCRIZIONE E’ LONTANA
Stefano Adani e Paolo Pasquino, i due ex attivisti a 5 Stelle di Monzuno che hanno rivelato con un esposto il caso delle firme a Bologna, sono sotto protezione dopo le minacce ricevute.
Intanto cominciano a spuntare i primi verbali dell’inchiesta della procura di Bologna e con essi lo scandalo si allarga: dai controlli casuali dei carabinieri risulta ad esempio che un’attivista che si trovava all’estero all’epoca della raccolta si sia ritrovata tra i firmatari della lista, mentre tre uomini non hanno riconosciuto la propria.
L’ex attivista del M5s Stefano Adani, uno degli autori dell’esposto sulla raccolta firme per le Regionali del M5s, da cui è nata un’indagine che vede ora quattro persone iscritte sul registro degli indagati, è stato sottoposto dalle autorità ad una sorveglianza leggera, dopo aver ricevuto insulti e minacce su Facebook e telefonate anonime.
Sotto la casa dell’uomo, che vive sull’Appennino bolognese, le auto dei carabinieri pattugliano l’area ad intervalli.
Giuseppe Baldessarro su Repubblica Bologna racconta i casi di firme disconosciute: una verifica a campione che ha dato esito positivo dopo la denuncia di alcuni militanti e che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati del vice presidente del consiglio comunale di Palazzo D’Accursio Marco Piazza, di Stefano Negroni (suo collaboratore), di Tania Fiorini (candidata alle regionali con il M5S) e Giuseppina Marcino, una militante che non si ricorda più dove ha firmato, ma che ha ammesso di avere anche lei raccolto alcune firme all’interno del suo ufficio (la sede della Città metropolitana ex provincia) e di averle poi consegnate al movimento.
I carabinieri di Vergato nell’ascoltare decine di testimoni hanno registrato una trentina di casi di persone che hanno realmente firmato di proprio pugno, ma che lo hanno fatto tra il 10 e il 12 ottobre a Roma, in occasione della manifestazione “Italia a 5 Stelle” organizzata al Circo Massimo.
Secondo la legge che regolamenta il settore si tratterebbe di un’irregolarità visto che la norma prevede che le firme possano essere raccolte soltanto nella circoscrizione di residenza e alla presenza di un pubblico ufficiale.
Non è finita perchè, sempre dagli interrogatori, sono emersi casi di gente che ha riconosciuto la propria firma, ma che afferma di «non avere mai sottoscritto per il movimento» e, più in generale, di non avere l’abitudine di «firmare ai banchetti». Anomalie che si completano infine con gli episodi di firme raccolte da singoli militanti.
Lo hanno fatto, ad esempio. Fiorini e Maracina che si sono rivolti a colleghi, vicini di casa e amici in assenza di certificatori.
Entrambi ricordano bene l’interrogatorio di pochi mesi fa, quando i Carabinieri hanno bussato alla porta.
«Sono venuti in casa mia in due – racconta la signora – Io ero a letto malata, per cui mi ricordo che ad aprire la porta è stato mio figlio. Con tutte le truffe che si sentono in giro non mi fidavo che fossero proprio i Carabinieri, così ho telefonato in caserma e mi hanno confermato che era tutto vero. Mi hanno spiegato che era in corso un’indagine sul Movimento 5 Stelle per firme false alle regionali 2014».
Dopo qualche giorno, prosegue la signora, «i Carabinieri sono tornati col foglio, mostrandomi la mia firma: era molto simile alla mia, però non era la mia e tra l’altro sotto la mia non c’era la firma di mio figlio».
Particolare che l’ha particolarmente colpita:
«Le uniche volte che ho firmato per il Movimento con me c’era mio figlio, perchè siamo sempre insieme, ma nel foglio che mi hanno mostrato la sua firma sotto la mia non c’era, neanche nei fogli successivi».
Anche le date non coincidevano: «Non era possibile avessi firmato: sono tornata dall’Inghilterra nel marzo del 2015, me lo ricordo perchè ho rinnovato il passaporto». Poi c’era la questione della calligrafia.
«La lettera “g” – prosegue la signora – io la faccio in maniera molto particolare e la “a” la lascio aperta, e faccio dei tondini sulle “i”, c’erano dei dettagli che non tornavano. Così ho firmato un foglio in cui dicevo: assomiglia molto alla mia firma, ma non è la mia».
Come per Palermo, insomma, le firme false del MoVimento 5 Stelle stanno per scoppiare in mano al partito di Grillo anche a Bologna.
Qui a rischiare è Massimo Bugani, che ha per giorni negato qualsiasi coinvolgimento del M5S nel caso e ha accusato gli ex attivisti di aver complottato per una vendetta: particolare smentito dai protagonisti come Andrea Defranceschi ma anche, tutto sommato, irrilevante: quello che conta è l’azione della magistratura, non da cosa sia scaturita.
Soprattutto: rispetto a Palermo, dove i fatti risalgono al 2012 e il reato si prescrive nel 2017, qui siamo perfettamente in tempo per arrivare al processo.
Tra i circa 150 firmatari sentiti dai carabinieri di Vergato, tanti si sono detti «assolutamente sicuri» che quella fosse la loro firma, ma poi hanno riempito i verbali di «non ricordo» quanto è stato chiesto loro dove avessero firmato e se nelle foto mostrate riconoscessero i certificatori.
A quanto pare le poche firme considerate false, perchè disconosciute da presunti sottoscrittori, sono state poi autenticate da Negroni. A Piazza viene invece contestato di aver certificato firme apposte in sua assenza.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 26th, 2016 Riccardo Fucile
SE IL SINDACATO E’ VICINO AI CINQUESTELLE PARE DI SI’… IL GARANTE CONTESTA LA DECISIONE DELL’ATAC
Ieri traffico in tilt nelle Capitale alle prese con lo sciopero del trasporto pubblico locale e il maltempo. Anche le metro A e C sono state chiuse a causa dello sciopero, come comunicato da ATAC, mentre la linea B-B1 è attiva con riduzione di corse.
Ma proprio sullo stop delle metropolitane romane il Garante per gli scioperi, Giuseppe Santoro Passarelli, si legge in una nota, “chiederà all`Atac informazioni puntuali e urgenti circa le valutazioni svolte dall`azienda, che hanno portato alla chiusura delle linee metro, a causa dello sciopero di una sigla sindacale che, nel corso dell`ultima astensione proclamata il 20 maggio scorso, ha raccolto il 2,6% delle adesioni sull`esercizio metropolitano”
Come mai a Roma la metro è ferma? Come mai questa curiosità ?
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, in diretta streaming al forum “Viva l’Italia” dell’Agi, ha rincarato la dose: “Sarebbe opportuno, come in Paesi civili come la Germania, introdurre norme in virtù delle quali le sigle sindacali che proclamano uno sciopero rappresentino una quantità di lavoratori sufficiente; nessun Paese può essere ricattato da sigle sindacali piccole”.
Il sindacato di cui parlano il Garante degli scioperi e il ministro è Cambia-Menti di Micaela Quintavalle, ovvero la sindacalista che era stata accusata qualche giorno fa di aver partecipato a L’Arena di Giletti mentre era in malattia.
In un audio pubblicato qualche tempo fa da L’Unità la si poteva ascoltare mentre invitava a votare M5S alle elezioni amministrative, anche se lei avrebbe preferito De Vito come candidato ma la Raggi era più telegenica
Intanto il Codacons chiede di vietare scioperi a Roma nei prossimi tre mesi: ”A causa dello stop di bus e metro, e complice maltempo e allagamenti in diverse zone della città , la capitale appare nuovamente paralizzata, con disagi immensi per gli utenti -denuncia il presidente Carlo Rienzi- Le continue agitazioni dei lavoratori del trasporto pubblico rappresentano oramai una violenza nei confronti dei cittadini, inermi e costretti a subire le proteste indette dai sindacati”.
“Per questo chiediamo oggi al Prefetto di Roma di vietare qualsiasi sciopero nel settore dei trasporti per i prossimi 3 mesi -conclude- considerati i gravi danni inferti alla città e ai cittadini nelle ultime settimane a causa delle agitazioni sindacali, e al sindaco Raggi di disporre il collocamento in strada dei vigili urbani per regolare il traffico ed evitare blocchi della circolazione”.
(da “NextQuotidiano”)
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