Novembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
RENDERE IL REFERENDUM LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE CONTRO IL PREMIER FA SOLO IL SUO GIOCO
Partiamo da un dato di semplice lettura, relativo alle forze in campo nella battaglia referendaria, quello dell’entità degli schieramenti.
Contro Renzi troviamo il M5S (30%), l’intero centrodestra (28%), Sinistra e Liberta’ (4%), minoranza Pd (gli vogliamo concedere il valore del 5%?), sindacati, Anpi, estrema sinistra ed estrema destra (diciamo un altro 3%).
Fa un totale del 70%.
A favore del Sì la maggioranza del Pd ( dal 30% detraiamo il 5% e fa 25%) e centristi di varia origine (Ncd, Udc in primis) a cui concediamo un 5%.
Fa un totale del 30%.
Da cui deriva che il risultato dovrebbe essere 70% NO, 30% SI’.
I risultati possono essere tre in realtà .
Se vince il SI’, l’opposizione il giorno dopo dovrebbe suicidarsi in una cerimonia di massa per manifesta incapacità e Renzi realizzerebbe un risultato storico.
Se vince il NO 70% a 30%, si sono mantenute le percentuali di partenza, Renzi esce sconfitto perchè vuol dire che non è riuscito ad aggregare nessuno al suo progetto, quindi farebbe bene a ritirarsi a vita privata.
Ma se, terza ipotesi, quella attualmente più probabile, il NO dovesse prevalere 52-55% contro 45%-48% ( o anche meno), Renzi “contro tutti” avrebbe ottenuto il risultato che cerca in queste settimane: rappresentare “da solo” oltre il 40% del “comune sentire italico”.
E con quel 45%-48% andare a elezioni anticipate con la quasi certezza di vincerle, perchè il fronte avversario non sarà più unito al 70%, ma frazionato in mille rivoli (come prima).
In più avrà dalla sua argomenti che brandirà come una clava ( hanno voluto bloccare le riforme, ci hanno isolato dall’Europa, i dati dell’economia sono tornati negativi, volete fare un salto nel buio?, solo io garantisco governabilità contro l’accozzaglia variegata che non potrà mai essere d’accordo su nulla, ecc).
E non dimentichiamo dettagli tutt’altro che ininfluenti ( chi ha dato 80 euro ai dipendenti, 500 euro ai docenti, 500 euro ai 18enni, 16 miliardi di sgravi alle imprese, la 14° ai pensionati?).
Aggiungerà un pizzico di linea dura contro “l’Europa delle banche” e il gioco è fatto.
Anche perchè l’opposizione sta sbagliando tragicamente strategia: invocare continuamente le elezioni per perderle o senza essere certi di vincerle ha forse un senso?
Fare di un confronto referendario la madre di tutte le battaglie è solo un regalo a Renzi che (e qui il più lucido è ancora Silvio) è un leader vero, che piaccia o meno (e a noi non piace), e va combattuto con l’arte della politica, non con l’invettiva e l’insulto di quattro mezze calzette che insieme non fanno neanche una borsa termica.
La differenza sta in due elementi: avere una strategia e un’ampia elasticità politica contro chi cerca la pesca delle occasioni senza un disegno alternativo ed è incapace di “rinnovare” tesi e proposte, in sintonia con una società in cambiamento.
Renzi vince perchè “pesca ” consensi trasversali.
Certa destra perde perchè è incapace di “pescare” un solo voto a sinistra, con il guardaroba che si ritrova pieno di tarme e capi (d’abbigliamento e non solo) usciti dal museo delle cere o degli orrori.
Comunque vada, stante così le cose, sarà un successo (per Renzi).
Non ci vuole molto a capirlo.
Poi ognuno ci metta pure il tempo che crede.
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Novembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
LA POSIZIONE DEL PD E’ CHIARA: NON FARSI LOGORARE E ANDARE AL VOTO
Se vince il No il Partito Democratico chiederà di andare a elezioni anticipate, probabilmente entro l’estate del 2017.
Lo ha dichiarato Lorenzo Guerini in un’intervista a Bloomberg.
Per la prima volta il Pd mette in chiaro quali sono le sue intenzioni in caso di sconfitta: si va dritti al voto.
Di certo non è un caso la scelta di Guerini di dichiararlo a Bloomberg, giornale di riferimento per analisti e trader.
Secondo quanto riportato da Bbg, il Pd nel caso uscisse sconfitto dalla consultazione referendaria sulla riforma costituzionale che si terrà il 4 dicembre, cercherà di modificare la legge elettorale – che al momento regola l’elezione solo per la Camera dei deputati e non per il Senato – e spingerà per andare al voto.
Guerini, interpellato sulla possibilità che sia l’attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi a guidare lo sforzo politico per cambiare l’Italicum o se rispetterà l’impegno di dimettersi dopo la sconfitta, non ha risposto.
“Se c’è la volontà politica possiamo lavorare per arrivare a una nuova legge elettorale in tempi brevi e andare a elezioni con una nuova legge elettorale presto, entro l’estate del 2017”, ha dichiarato Guerini.
“Se non ci saranno le condizioni politiche e la riforma elettorale sarà usata come una scusa per un governo di sopravvivenza, noi non siamo interessati”.
Scrive Bloomberg che la vittoria del No potrebbe spingere il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a chiedere a Renzi di rimanere oppure a cercare un nuovo premier per modificare la legge elettorale.
Nel caso in cui dovesse vincere il Sì, invece, “la stabilità politica sarà più forte perchè avremo un sistema costituzionale più chiaro ed efficiente. La vittoria del Sì significa che il governo continuerà fino alla fine di questa legislatura”.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
L’ENNESIMA POLEMICA PRETESTUOSA NON VEDE TUTTI D’ACCORDO TRA I FAUTORI DEL NO
L’approccio, come sempre, è cattedratico. Ma il messaggio, mai come questa volta, è politico.
Il comitato del No, quello dei professori, annuncia che potrebbe presentare ricorso se al referendum del 4 dicembre i Sì dovessero prevalere grazie al voto degli italiani all’estero.
Mediaticamente un ordigno, seppure in punta di diritto, che contribuisce a quel clima ‘senza esclusione di colpi’ degli ultimi giorni.
Il ricorso si fonderebbe sulla incostituzionalità della legge che regola il voto degli italiani all’estero.
Secondo Alessandro Pace, presidente del comitato, “la Costituzione all’articolo 48 dice che il voto è personale, libero e segreto. Così com’è strutturato quello degli italiani all’estero non dà garanzia di segretezza: di fatto ti arriva una busta, senza nemmeno raccomandata, l’elettore apre firma sì o no e la rimanda”.
Il rischio, è il ragionamento, è che la missiva finisca in mani altrui o, peggio, in quelle di “capibastone” della criminalità .
Se dovesse essere valido questo ragionamento dovrebbero essere annullate anche le elezioni negli Stati Uniti, visto che oltre 20 milioni di americani hanno votato per corrispondenza, per non parlare degli altri Paesi europei.
Domani una delegazione sarà ricevuta dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. “Presenteremo tutte le ragioni — racconta Alfiero Grandi, vice presidente del Comitato – che ci spingono a pensare che ci sono dei rischi, d’altra parte sono ancora in tempo per rimediare. Quanto meno è legittimo chiedere che vi sia attenzione”.
In questa ultima frase emerge la pretestuosità della polemica, anche perchè se si è a conoscenza di irregolarità , basta andare a palazzo di Giustizia.
Tra gli aderenti al comitato non tutti condividono la scelta di finire a carte bollate. Peraltro, c’è anche un rischio pratico: ossia che la situazione si rovesci e siano i no a vincere solo grazie al voto dei connazionali residenti fuori.
E in quel caso si fa finta di nulla e la votazione sarebbe regolare?
Sintomo chiaro di polemica preventiva e nervosismo diffuso.
(da agenzie)
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Novembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
CAOS IN REGIONE LOMBARDIA DOPO UN’AFFERMAZIONE DEMENZIALE DEL CAPOGRUPPO, INSORGE ANCHE UNA COLLEGA DEL CARROCCIO: “TIRARE SU FIGLI NON E’ COME ALLEVARE CAPRE”… OTTIMO ASSIST AL M5S
Per la Lega in Lombardia, le donne preferiscono stare a casa a educare i figli che entrare nei consigli di amministrazione delle società della Regione.
“La disparità di genere nei cda non dipende dalla discriminazione, ma dal fatto che spesso gli uomini rispondono sì, mentre molte donne preferiscono restare a casa e occuparsi dei figli”.
E’ la curiosa tesi sostenuta dal capogruppo del Carroccio al Pirellone, Massimiliano Romeo, durante il dibattito nel Consiglio regionale lombardo sulla approvazione delle nuove norme che garantiranno la parità di genere per almeno un terzo dei rappresentanti nei cda della società regionali.
“Gli stipendi degli uomini – aggiunge il leghista rincarando la dose – sono più alti perchè fanno più straordinari, le donne invece preferiscono stare a casa con i figli. Per esempio mia moglie è una che preferisce stare a casa”.
Una posizione, quella di Romeo, che ha provocato la dure proteste e l’ironia dai banchi dell’opposizione di centrosonistra.
Ma anche malumori nello stesso gruppo della Lega.
Daniela Martinazzoli, che fa parte del gruppo del Carroccio al Pirellone, per esempio, ha criticato le parole di Romeo. “Tirare su figli non è come allevare caprette”, si è ribellata l’esponente del Carroccio, mentre il suo capogruppo proseguiva con l’intervento.
Proteste anche dai banchi dell’opposizione che hanno costretto il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo a sospendere la seduta per qualche minuto.
Mentre Romeo parlava dai banchi del Movimento Cinque stelle, la consigliera regionale grillina Silvana Carcano ha urlato: “Mentalità maschilista da medioevo”. Mentre l’Fdi Riccardo De Corato non ha trovato di meglio che dire: “Siamo l’unica forza politica che ha come leader una donna (come se la cosa c’entrasse qualcosa nello specifico).
La seduta è poi ripresa e il provvedimento e stato approvato, ma le polemiche non si sono placate. E le consigliere del M5s si sono messe a stendere i panni in aula davanti ai banchi della Lega.
In una nota, Chiara Cremonesi, consigliera regionale di Sel, spiega alla Lega che “il gender gap non è una parolaccia” ma esiste davvero: “Vorremmo ricordare alla Lega e al suo capogruppo che lavorare meno e avere retribuzioni inferiori è tutt’altro che una libera scelta delle donne, come Romeo ha sostenuto – sostiene Cremonesi – ogni giorno devono combattere con l’insufficienza di politiche per la conciliazione mentre per il loro lavoro vengono pagate 0,47 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo. E nella maggior parte dei casi si fanno pure carico della famiglia e della gestione della casa. Da parte di un rappresentante dell’istituzione ci si aspetterebbe almeno un po’ di rispetto e magari anche qualche idea valida per affrontare il problema”.
(da “La Repubblica”)
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Novembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
INCHIODATI DALLE TELECAMERE NELLE ZONE UTILIZZATE COME DISCARICHE
Il frontaliere della spazzatura svizzera inchiodato dalle telecamere del Comune di Como. Un fenomeno ben noto ai lariani quello dei cittadini che da oltreconfine fanno tappa in Italia per scaricare sacchi, scatole, pneumatici e materiali vari in zone poco frequentate della città .
Questa volta però, dopo anni di segnalazioni per lo più andate a vuoto, il furbetto è stato immortalato grazie alle telecamere mobili in dotazione alla polizia locale e all’amministrazione.
Si tratta di due sistemi di videosorveglianza installati a rotazione in zone storicamente utilizzate, anche dai comaschi, per liberarsi abusivamente di rifiuti e materiali vari. L’assessore all’ecologia del comune di Como, Bruno Magatti, da tempo ha reso operativi i due occhi elettronici e non sono state poche le persone immortalate mentre scaricavano il proprio pattume.
Stavolta è toccato a uno svizzero o, quantomeno, a qualcuno che utilizza un’auto di targa elvetica (e con adesivo CH ben in evidenza sopra il parafango posteriore).
Le immagini lo mostrano mentre prende due o più sacchi neri dal baule della sua Bmw, quindi esce dall’inquadratura e rientra con gli stessi sacchi chiaramente vuoti: presumibilmente ha abbandonato il contenuto nell’area adiacente.
La sequenza è stata parzialmente offuscata per evitare che la discarica abusiva venga riconosciuta e che quindi le indagini in corso siano compromesse.
“La lotta agli abusi continua senza sosta – dice Magatti – le telecamere sono uno strumento eccellente per un monitoraggio costante”.
“La vicenda adesso è in mano alla polizia locale che sta indagando – aggiunge l’assessore – il cittadino svizzero una volta identificato rischia una sanzione di 600 euro mentre ricordo che per gli italiani si tratta di un reato penale”.
Sul caso specifico, cioè della spazzatura in arrivo da oltreconfine l’assessore conferma “che non si tratta affatto di un fenomeno nuovo”.
A differenza del passato oggi però ci sono gli occhi elettronici, forse basteranno per scoraggiare altri altri frontalieri del pattume.
Davide Cantoni
(da “La Repubblica“)
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Novembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
L’EX DIRETTORE DEL TG4 DEVE RISPONDERE, INSIEME A LELE MORA, DEL PRESTITO RICEVUTO DA BERLUSCONI E IN PARTE INTASCATO SENZA AVERNE TITOLO
E’ stato rinviato a giudizio Emilio Fede, accusato di concorso in bancarotta fraudolenta insieme a Lele Mora (che ha già patteggiato 1 anno e 6 mesi) per la vicenda del prestito del 2010 da 2 milioni e 750 mila euro all’ ex talent scout da parte dell’ex premier Silvio Berlusconi (non è indagato).
Denaro che l’ex Cavaliere (tramite il suo ragioniere di fiducia Giuseppe Spinelli) versò a Lele Mora per ‘salvare’ dl fallimento, avvenuto nell’aprile 2011, la sua società , la Lm Management, e che sarebbe stato distratto dai due e non usato per questo scopo.
In particolare Fede avrebbe, secondo l’accusa, tenuto per sè 1.110.000 euro, di cui 500 mila euro versati da Mora in un conto di Lugano.
Gli inquirenti avevano rintracciato nel 2011 una scrittura privata a testimonianza di quel prestito e, nel corso delle indagini coordinate dal pm di Milano Eugenio Fusco, l’ex agente dei vip aveva riferito ai magistrati di aver dato al giornalista (anche coinvolto nel ‘Ruby bis’, assieme all’ex talent scout) circa la metà dei soldi di Berlusconi.
Fede aveva spiegato, invece, di aver preso solo 400 mila euro, che era quanto Mora doveva restituirgli, stando alla sua versione, per un prestito intercorso tra i due.
Per l’ex direttore del Tg4, il processo si aprirà il 26 gennaio davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Milano.
(da agenzie)
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Novembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
SMENTITO CHI AVEVA PARLATO TROPPO PRESTO DI ARCHIVIAZIONE… IL REATO E’ TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI
Altri sei mesi di indagini sull’assessora all’ambiente Paola Muraro.
La notizia trapela negli ambienti comunali e trova conferma in procura.
La proroga dell’inchiesta del pm Alberto Galanti e dell’aggiunto Paolo Ielo riguarda i presunti reati ambientali commessi dall’ex consulente milionaria dell’Ama.
Indagata per traffico illecito di rifiuti, Paola Muraro avrebbe commesso, secondo la pubblica accusa, diverse irregolarità .
A partire da quelle cifre e quei codici sulla carta relativi alla spazzatura da smaltire che non corrispondevano ai dati reali.
L’ex consulente Ama, infatti, doveva vigilare sulla quantità e sulla qualità dei rifiuti trattati e prodotti.
Ma il sospetto della procura è che i due impianti siano stati sottoutilizzati: i numeri relativi ai rifiuti in uscita da Rocca Cencia risulterebbero reali solo per il 20 per cento. Da chiarire restano, inoltre, anche i rapporti con il ras dei rifiuti Manlio Cerroni.
Chi aveva previsto un’archiviazione deve ricredersi il caso non è affatto chiuso e una assessore della giunta della Capitale continua a rischiare il rinvio a giudizio.
Federico Capurso
(da “La Stampa”)
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Novembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
LA STUCCHEVOLE CONVERSAZIONE DI DI BATTISTA CON LA MADRE STA FACENDO RIDERE IL WEB… LA MAMMA: “RENZI DICE CHE GUADAGNI 10.000 EURO AL MESE”… E LUI PARLA SOLO DEI SOLDI CHE HA RESTITUITO, MA TACE SULLO STIPENDIO CHE PERCEPISCE
Ieri sera Di Battista ci ha fatto “conoscere” sua madre trascrivendo un dialogo surreale avuto con lei al telefono.
Una scenetta esilarante dove la signora Di Battista rinfaccia al figlio di guadagnare diecimila euro al mese (ci piace immaginare che sia stata la vicina di cas(t)a — quella pettegola Piddina — a dirlo alla mamma del Dibba).
Il buon Alessandro, in attesa di salire sul palco per uno degli eventi del tour di Io Dico No dopo aver detto che quella storia dei 10.000 euro è stata messa in circolazione da Renzi (ma come fa la mamma di Dibba a credere a Renzi?) pazientemente spiega alla madre di aver restituito dall’inizio della legislatura 179.552,60 euro, che sono tanti soldi.
Non dice quanti ne prende al mese però.
La mamma però sembra rassicurata dalla risposta del figlio e lo invita a pranzo a mangiare la parmigiana. Ma il 28 Di Battista non può, c’è il Restitution Day, ecco perchè aveva parlato dell’ammontare delle sue restituzioni.
Che bravo ragazzo Alessandro.
La storiella edificante è stata ovviamente oggetto di diversi sfottò, sia nei commenti al post che su altre pagine Facebook, ma soprattutto è stata “sviscerata” da Giuditta Pini, la deputata PD che nel corso di questa legislatura si è assunta l’incarico di fare il fact checking delle affermazioni dell’opposizione.
Secondo la Pini il deputato Cinque Stelle dice le bugie a mammà , perchè non è vero che prende meno di 10.000 euro al mese.
La fonte dell’analisi della deputata Dem è il sito Tirendiconto, ovvero il famoso sito dove i parlamentari del MoVimento pubblicano i rendiconti di quanto guadagnano e di quanto spendono.
Quindi fonte al di sopra di ogni sospetto.
La maggior parte delle rendicontazioni è ferma a maggio e non è poi così trasparente come vorrebbe essere.
C’è da dire però che tra tutti i parlamentari pentastellati Di Battista è uno dei più virtuosi, al contrario di altri suoi colleghi romani non si fa rimborsare le spese per l’alloggio (e ci mancherebbe) ed è abbastanza puntuale con le rendicontazioni (le sue si fermano al mese di luglio 2016).
Ma è vero quello che dice la Pini, ovvero che è falso che Di Battista prende meno di diecimila euro al mese?
Come tutti sanno o dovrebbero sapere lo stipendio lordo di un parlamentare è pari a 10.435 euro, che sono pari a poco più di cinquemila euro netti al mese.
Il MoVimento ha però deciso che lo stipendio dei suoi deputati e senatori deve ammontare a cinquemila euro lordi al mese, ovvero all’incirca tremila euro netti (euro più euro meno).
Da dove saltano fuori gli altri settemila euro?
Dai rimborsi forfettari che ogni parlamentare percepisce mensilmente e che sono composti dalla diaria, dal rimborso spese di viaggio e per l’esercizio del mandato (tra cui gli stipendi dei collaboratori parlamentari).
Ad esempio a luglio Di Battista ha percepito 3.603,66 euro che sommati ai rimborsi per le spese sostenute (6.950,76 euro) fa 10.554,42 euro, proprio la cifra “scoperta” dalla Pini.
In questa cifra ovviamente ci sono i costi di vitto, trasporto, spese varie per collaborazioni che dovrebbero essere rendicontate.
Va considerato però che il M5S non ha rifiutato i soldi per l’attività parlamentare e i collaboratori sono pagati dal Gruppo e che i parlamentari viaggiano gratis su aerei e treni e hanno un grosso forfait di telefonate gratis ogni mese.
Quindi anche se i Cinquestelle restituiscono 2.000 euro lorde ogni mese resta un budget di oltre 7.000 euro netti al mese.
(da NextQuotidiano)
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Novembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
ORA DEVONO PIACERE ALLE NONNE E DIVENTANO QUELLI CHE TELEFONANO A CASA PER “FARSI SENTIRE”
La letterina di Di Battista alla mamma ch serve sostanzialmente per tentare di puntare a quella fascia di elettorato che secondo i sondaggi è quella maggiormente a favore della riforma Renzi Boschi.
Si tratta degli over 55 (proprio come la mamma del Dibba) che sembrano essere maggiormente propensi a votare Sì al referendum del 4 dicembre.
Fino a questa settimana sia IPR che Tecnè davano in vantaggio il sì tra gli ultracinquantenni, ora Tecnè indica che forse il No sta vincendo anche lì ma la situazione rimane in ogni caso incerta.
Sono pochi i deputati che si possono permettere di giocare sull’immagine dei “bravi ragazzi” che piacciono tanto alle mamme e alle nonne, quelli che telefonano a casa “per farsi sentire” e non si dimenticano dei propri genitori e gli spiegano magari come collegare la stampante, leggere una mail o cosa votare al referendum.
Due su tutti Luigi Di Maio con i suoi impeccabili completi blu da prima comunione e Alessandro Di Battista, il figlio che rimprovera affettuosamente la madre per aver creduto alle menzogne di Renzi sul suo conto (pare di sentirlo “mamma, Matteo è un poco di buono, non dargli retta, io sono quello che viene a mangiare la parmigiana, ricordi?”).
Il racconto di Di Battista non parla ai giovani elettori (che sono già convinti) ma a quell’elettorato di genitori e nonni che crede ancora che qualche giovane onesto ci sia in questo Paese.
Funzionerà ? Alza la cornetta, Di Battista ti aspetta.
(da “NextQuotidiano”)
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