Febbraio 28th, 2017 Riccardo Fucile
IN CONSIGLIO A ROMA HANNO TENTATO DI FAR APPROVARE UN REGOLAMENTO SULLE LICENZE NCC CHE NON PIACEREBBE CERTO AI TAXISTI
Il MoVimento 5 Stelle, Virginia Raggi in testa, la settimana scorsa si è schierato a fianco dei tassisti
che protestavano contro l’emendamento Lanzillotta inserito nel Milleproroghe sostenendo le loro rivendicazioni nei confronti di società di NCC e Uber.
Allo stesso tempo però il M5S, in sede di Consiglio Metropolitano (ovvero la ex provincia di Roma) ha tentato di far approvare un “Regolamento dell’offerta dei servizi noleggio con conducente mediante vettura (NCC)” dove veniva prevista “la redistribuzione del numero di autorizzazioni riconosciute a Roma Capitale a favore dei comuni di Fiumicino e Ciampino” ma soprattutto la possibilità per i Comuni dell’area metropolitana di mantenere l’attuale numero di licenze attuale anche nel caso risultassero in numero superiore a quanto previsto dal nuovo regolamento.
Il regolamento, che era stato inserito nell’ordine del giorno della seduta di ieri e che è stato già approvato dal Vice Sindaco Metropolitano (e Sindaco di Pomezia) Fabio Fucci però non è stato approvato e la decisione è stata rinviata.
Secondo le opposizioni si tratterebbe di una sanatoria mascherata che consentirebbe ai 121 comuni dell’area metropolitana di aumentare le licenze NCC (e anche quelle Uber che fanno servizio NCC).
A Roma ci sono 7700 licenze per i taxi e 1100 permessi per il Noleggio con Conducente; fuori Roma le licenze NCC sono 4000.
Chi ha seguito la protesta della settimana scorsa ricorderà come uno dei punti delle richieste dei tassisti era il divieto di ingresso a Roma degli NCC provenienti da fuori città in modo da consentire ai tassisti della Capitale di fare il loro lavoro senza la concorrenza — ritenuta sleale — delle società di Noleggio con conducente (e ovviamente degli autisti di Uber).
Il regolamento prevede di utilizzare un algoritmo, una formula matematica, per determinare il numero massimo di licenze NCC per ogni comune in rapporto alla popolazione in modo da garantire che non ci siano troppe vetture a noleggio in circolazione e al tempo stesso soddisfare la domanda teorica di NCC.
Agli articoli 5 e 6 del regolamento però la Città Metropolitana prevede che “la “popolazione residente” da includere nella formula, a giudizio del Comune, può essere interpretata come “popolazione presente stabilmente sul territorio”, includendo le presenze stabili, anche a carattere stagionale” il che significa che in base ad alcune valutazioni sul flusso turistico (ad esempio a Ciampino e Fiumicino dove insistono i due aeroporti della Capitale) sia possibile aumentare il numero di licenze.
Va da sè che se ci sono più licenze NCC in determinati comuni che hanno uno stretto rapporto con la Capitale questo avviene a discapito proprio dei tassisti che lavorano anche sul trasporto dei viaggiatori da e per gli aeroporti.
Qualora l’amminstrazione comunale ravvisi l’esistenza di poli generatori/attrattori di mobilità (opedali, case di cura, porti, aeroporti, stazioni ferroviarie), che — ancorchè non presenti sul proprio territorio e tipicamente localizzati in comuni limitrofi o che interferiscano funzionalmente con il proprio territorio — costituiscano una destinazione degli spostamenti di una quota significativa della popolazione presente sul territorio, ha la facoltà di adottare, nel proprio regolamento, il coefficiente correttivo relativo al polo generatore/attrattore di mobilità come se quest’ultimo fosse situato sul proprio territorio.
In buona sostanza quindi il M5S a Roma, dove Virginia Raggi è sindaca, sostiene le ragioni degli autisti di Taxi mentre in sede di Città Metropolitana, dove Virginia Raggi è sindaca, tenta di far approvare un regolamento che in una certa misura è in contrasto con le richieste di tutela nei confronti di NCC e Uber avanzate dai tassisti.
La Città Metropolitana ha anche elaborato una formula per calcolare il numero (Na) di licenze NCC specifica per il Comune di Roma, calcolatrice alla mano da un rapido calcolo dei vari coefficienti correttivi da applicare alla formula base sembra che a Roma, secondo il regolamento che il M5S vuole far approvare in ottemperanza ad una Legge Regionale, il numero di autorizzazioni NCC dovrebbe aumentare di parecchio. Il regolamento prevede però che le autorizzazioni in più andranno ridistribuite con i comuni di Ciampino e Fiumicino che si faranno carico del maggior numero di licenze.
(da “NextQuotidiano“)
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Febbraio 28th, 2017 Riccardo Fucile
“SE SI SISTEMASSERO A REGOLA D’ARTE INVECE CHE FARE RATTOPPI CHE CEDONO ALLA PRIMA PIOGGIA, IL COMUNE RISPARMIEREBBE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO”
Grazie ad una istanza d’accesso presentata dal Codacons, sono stati finalmente resi pubblici i dati ufficiali sugli incidenti provocati a Roma da buche stradali e disconnessioni dell’asfalto, e che hanno portato a richieste risarcitorie da parte degli automobilisti.
Le Assicurazioni di Roma, infatti, hanno fornito all’associazione tutti i numeri relativi alle pratiche di risarcimento intentate contro il Comune di Roma a seguito di sinistri causati dal dissesto stradale — mediante l’apposito Sportello di conciliazione di Roma Capitale o attraverso cause intentate in tribunale — gestite nel 2016.
Ebbene, secondo quanto riferito dal Codacons le pratiche pendenti al 31 dicembre 2016 sono in totale 5188.
Di queste 3239 riguardano sinistri “non in causa”, ovvero i casi in cui il cittadino non si è rivolto al tribunale, mentre 1949 sono gli incidenti determinati da buche stradali che hanno portato ad una causa.
Sempre al 31 dicembre scorso, le pratiche definite sono 2.398 per i sinistri non in causa, e 331 per quelli in causa (totale 2.729 pratiche definite).
“Da notare — sottolinea il Codacons — come tra i sinistri ancora in attesa di definizione ci siano ben 49 incidenti avvenuti nel 2004: a distanza di 13 anni gli automobilisti danneggiati dalle buche ancora non sono riusciti ad ottenere giustizia. Non a caso — calcola l’associazione — il tempo medio per ottenere un indennizzo è pari a 6 anni e mezzo nel caso in cui si ricorra alla giustizia ordinaria, periodo che scende a 1 anno e 10 mesi qualora di acceda alla conciliazione”.
“Si tratta di numeri che rendono l’idea del fenomeno buche a Roma — spiega il presidente Carlo Rienzi — Oltre 5000 richieste di risarcimento ancora in piedi con una spesa immensa per l’amministrazione, tra costi legali e indennizzi da riconoscere. Se si provvedesse a rifare le strade a regola d’arte senza ricorrere ai rattoppi dell’asfalto che cedono alla prima pioggia, il Comune potrebbe risparmiare centinaia di migliaia di euro ogni anno”.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 28th, 2017 Riccardo Fucile
CENTO ATTIVISTI GENOVESI CONTESTANO LA SCELTA DI PIRONDINI COME CANDIDATO SINDACO “IMPOSTO” DALLA SALVATORE A SCAPITO DI UN MILITANTE STORICO
«Maurizio Boccardo non è un portavoce del Movimento 5 Stelle e non parla a nome dell’M5S, si
invitano i giornalisti sul territorio di Genova (il riferimento è a quanto scritto oggi dal Secolo XIX, ndr) a non spacciare come tali singoli non eletti che non esprimono la posizione del Movimento, ma sono usati strumentalmente da chi sta promuovendo altre liste»: così si legge questa mattina sul blog di Beppe Grillo .
Il riferimento a Boccardo arriva dopo che un gruppo di alcuni attivisti genovesi ha scritto una lettera ai vertici del Movimento accusandoli di «averlo ucciso», affermando che «le scelte di pochi valgono assai di più di quelle della comunità ».
Boccardo è uno dei firmatari della lettera e ha dato voce al gruppo: lavoratore portuale, attivista dell’M5S nel centro storico da circa 4 anni, da tempo accusava i vertici di avere tradito gli attivisti puntando tutto sul musicista Luca Pirondini come candidato sindaco di Genova , descritto come vicino ad Alice Salvatore, portavoce del gruppo consiliare in Regione Liguria.
Nella lettera si legge: «Avete scelto un sindaco “valletto”, totalmente asservito a una portavoce, che si promuove come musicista classico, omettendo, quasi fosse poco edificante, che il proprio sostentamento derivi dall’attuale attività di rappresentante di commercio»; in questi giorni sono in corso le “graticole”, che porteranno all’individuazione del candidato per Palazzo Tursi: «Avete sostenuto e tutelato al di là di ogni ragionevole logica una portavoce regionale che è sacerdotessa della propaganda più superficiale e mietitrice di brutte figure».
Ancora, i firmatari della lettera sottolineano che «oltre 100 attivisti genovesi hanno portato avanti un progetto che dava alla città trasparenza, centralità e partecipazione garantite da un percorso lungo più di un anno che ci avrebbe condotti a un programma. Prima a un programma e poi a dei candidati come il Movimento ha sempre professato di voler fare. Ma questa democrazia dal basso non rientra più nei vostri obbiettivi».
(da “il Secolo XIX”)
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Febbraio 28th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO LA FUGA DI 4 CONSIGLIERI SU 5 IN COMUNE A GENOVA, SE NE VA IL CONSIGLIERE REGIONALE BATTISTINI
Il Movimento 5 Stelle ligure perde un altro pezzo, stavolta in Consiglio regionale. Con un lungo discorso nel corso della seduta di oggi dell’assemblea regionale il consigliere Francesco Battistini si è autosospeso dal M5S.
Battistini nelle scorse settimane era stato deferito ai probiviri per alcune affermazioni a sostegno dei tre (poi diventati quattro) transfughi grillini in consiglio comunale a Genova.
Tra i fuoriusciti c’era il capogruppo Paolo Putti, candidato sindaco alle amministrative di cinque anni fa.
“Non voglio essere complice della deriva di questo Movimento”, ha detto Battistini . “Siamo diventati peggio dei partiti che vogliamo combattere” ha spiegato il consigliere. Che ha aggiunto: “Da un movimento orizzontale siamo diventati un partito verticistico, l’uno vale uno non esiste più. Il megafono è diventato un capo politico vero e proprio”.
Già in passato Battistini prese le distanze da alcune scelte del gruppo, come sulle Riparazioni navali, quando si mise dalla parte dei lavoratori sconfessando il documento della portavoce e plenipotenziaria del M5S ligure, Alice Salvatore.
Nè andò giù ai vertici quando lo scorso autunno partecipò a una iniziativa per il No al referendum organizzata da Possibile di Pippo Civati.
“Mischiandosi” quindi con gli altri partiti. Allora ricevette un richiamo da parte di Rocco Casalino, l’ex Grande Fratello diventato supervisore della comunicazione del M5S.
“La Costituzione è più importante delle divergenze politiche”, fu la risposta poco accomodante di Battistini.
Adesso il consigliere potrebbe per il momento fondare un gruppo a sè, magari un “Effetto Liguria”, sulla scia di “Effetto Genova” di Putti e di “Effetto Spezia”.
Ma i rapporti poi sono buoni anche con il consigliere di “Rete a Sinistra” Gianni Pastorino.
Salvatore gli risponde tra le lacrime: “Non ci aspettavamo una cosa del genere specialmente non oggi visto che il primo punto dell’ordine del giorno era il reddito di cittadinanza. E’ una grandissima mancanza nei confronti dei cittadini che aspettavano questo momento. Questa scelta, che evidentemente avrà preso anche tempo addietro, poteva essere comunicata in qualsiasi altro momento”.
Ma forse farebbe bene a cominciare a fare autocritica lei per prima.
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2017 Riccardo Fucile
PRIMA BATTAGLIA: REFERENDUM SUI VOUCHER
“Chiediamo al governo di fissare la data del referendum sui voucher”. Per il Movimento dei
democratici e Progressisti, è questa la prima mossa per declinare l’articolo uno della Costituzione.
Il lavoro è in testa all’agenda dei nuovi gruppi parlamentari, costituiti oggi ufficialmente da 37 deputati e 14 senatori.
I due capigruppo, Francesco Laforgia alla Camera e Cecilia Guerra al Senato, cominciano da qui e fin dalle prime uscite davanti ai cronisti spiegano di voler accompagnare l’esecutivo Gentiloni verso una scelta di correzione profonda del jobs act.
E se questa non dovesse avvenire prima, la posizione non potrà che essere a favore dell’abolizione completa così come previsto dal quesito proposto dalla Cgil.
Al governo “diciamo che non mancherà un solo numero dell’attuale maggioranza — assicura il nuovo capogruppo — ma lo incalzeremo sulle priorità , dal lavoro, allo sviluppo alla scuola”.
Per cambiare marcia nelle politiche per l’occupazione, Cecilia Guerra (che è stata sottosegretaria al lavoro nei governi Letta e Monti) ha annunciato che presto chiederà un incontro con il premier Gentiloni.
E’ questa la strada della discontinuità dal governo Renzi che ha dato le motivazioni per l’abbandono dal Pd.
“I gruppi parlamentari che nascono oggi sono la conseguenza di quello che è già avvenuto nel paese tra la nostra gente” ha detto Roberto Speranza che vuole dare “il marchio dell’operazione politica e dei contenuti” accompagnato dai nuovi gruppi. Un nuovo soggetto anche per le prossime elezioni amministrative? “Prematuro”, intanto c’è un lavoro da fare sul territorio costruire una forza per “ricucire una frattura che c’è stata con il nostro mondo rimasto senza rappresentanza”.
E’ la ragione che ha spinto due esponenti di spicco come Speranza e Scotto (che sono già stati entrambi capigruppo) a mettersi in gioco in una dimensione più esterna, fuori dai palazzi parlamentari.
Dunque alla Camera a guidare la nuova formazione sarà Laforgia, 38 anni pugliese ma milanese di adozione. E’ l’uomo più vicino a Giuliano Pisapia ed è già chiaro il ponte che si vuole indirizzare verso il “campo progressista” che l’ex sindaco ha lanciato e che l’11 marzo farà il suo esordio in una manifestazione nazionale a Roma. “Guardiamo con grande interesse a quell’esperienza – dice Speranza – l’obiettivo di costruire un nuovo centrosinistra è anche il nostro”.
Le ragioni della scelta di lasciare il Pd, certamente dolorosa, si trovano anche in questo orizzonte più ampio che allontani l’ombra di una scissione per il piccolo partitino.
Perciò lo sguardo ai sondaggi è distratto mentre risulta interessante il grado di fiducia che riscuote Pisapia, che tra i leader, secondo Scenari Politici, tallona Renzi sotto di soli due punti.
Per ora si tratta di preparativi, truppe e risorse da disporre “in caso di ogni evenienza” per usare le parole di D’Alema.
L’uscita dal Pd è dunque la prima fase, l’inizio dello show down che si terminerà con il congresso e le primarie del 30 aprile che segneranno il futuro della segreteria Renzi. Per i Democratici e progressisti quell’esito non sarà indifferente e nessuno si sente di escludere che se l’ex premier dovesse riconquistare la leadership allora “la scissione sarà ben più consistente”.
Ed è ancora Speranza a spiegare che ci sono “parlamentari che ci guardano con grande interesse, ma hanno bisogno di un percorso più lungo prima di prendere una decisione”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 28th, 2017 Riccardo Fucile
LA FONDATRICE DEL MIGRANT OFFSHORE AID STATION: “NUOVA MISSIONE DI SOCCORSO IN APRILE, L’UNICA STRADA SONO I CORRIDOI UMANITARI”
“La nostra nuova scommessa sono i corridoi umanitari. Stiamo lavoriamo insieme alla Comunità di Sant’Egidio per cominciare a prescrutinare delle persone, dall’altra parte del Canale di Sicilia, per aiutarle ad arrivare in Europa senza mettersi nelle mani dei trafficanti. I corridoi umanitari sono l’unica strada per non far perdere le speranze a queste persone che muoiono in mare o subiscono violenze di ogni genere nei centri di detenzione in Libia. Noi speriamo che tanti come noi siano disposti a metterci la faccia e i capitali ma anche il cuore e il coraggio, due parole che oggi sono troppo spesso dimenticate”.
In un momento in cui le forti critiche di Frontex e le indagini conoscitive aperte dalla magistratura italiana accendono i riflettori sull’operato di alcune organizzazioni umanitarie che operano nel soccorso in mare ai migranti, Regina Catrambone cofondatrice insieme al marito Christopher e direttrice del Moas, rilancia l’azione della sua Ong che si prepara alla nuova missione di soccorso che partirà in aprile.
Signora Catrambone, come risponde alle critiche di Frontex e all’iniziativa della magistratura?
“A Frontex chiedo dov’erano nel 2014 quando noi, primi fra tutti, siamo scesi in campo a fianco dell’operazione Mare nostrum per salvare vite umane. Io e mio marito siamo stati i primi a decidere di aiutare l’Italia che era sola di fronte a questa grande emergenza e lo abbiamo fatto semplicemente come cittadini che credono nella missione umanitaria.
L’ipotesi che la magistratura intende accertare è se ci sia qualcuna delle navi private in campo che non agisca secondo le regole finendo con il fare il gioco dei trafficanti di uomini e utilizzando finanziamenti di dubbia provenienza. I vostri da dove arrivano?
“I nostri bilanci sono tutti certificati e sono pubblicati sul sito del Moas. Noi siamo delle persone con una vita agiata che, come si fa in tutto il mondo, hanno deciso di mettere le loro possibilità a servizio della filantropia. Siamo stati i primi ad ospitare giornalisti a bordo perchè tutto quello che facciamo sia documentato e trasparente. Per il resto utilizziamo fondi che arrivano da donazioni private che prima erano più consistenti e che ora si sono frastagliate con il nascere di altre organizzazioni umanitarie. Ora è possibile donare anche il 5×1000 alla nostra associazione”.
Rimanete sempre in acque internazionali, vi muovete solo su indicazione della sala operativa delle Capitanerie di porto o vi spingete fin sotto le coste libiche?
“Noi rispettiamo le regole. A bordo abbiamo equipaggi perfettamente formati in tema di ricerca e soccorso in mare e, solo in ausilio, personale volontario. Non siamo noi a decidere chi e dove salvare. Navighiamo sempre in acque internazionali, certo se la guardia costiera ci dice via radio o via email di spingerci più avanti lo facciamo. Se i droni a bordo delle nostre navi vedono un’imbarcazione che ha bisogno di soccorso, non è detto che ci andiamo noi. Ripeto, cosi lavoriamo noi, non so cosa fanno gli altri”.
Andiamo incontro a una nuova stagione di sbarchi. Come pensate di affrontarla?
“Innanzitutto con umanità . Il nostro messaggio è questo. Bisogna lavorare in questo modo, capire le necessità delle persone. Anche il migrante economico che è in prigione in Libia deve essere tutelato. Come si può rimanere indifferenti? Il nostro compito è quello di cooperare con le istituzioni ma è a loro che tocca trovare delle risposte non alle organizzazioni umanitarie”.
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 28th, 2017 Riccardo Fucile
E SONO COSTRETTE A RALLENTARE LA PRODUZIONE
In Italia potrebbe sembrare una bufala ma invece è pura realtà . 
Se da noi non si trova lavoro, in Danimarca non ci sono abbastanza lavoratori da assumere.
E’ paradossale la storia raccontata dal New York Times che ha incontrato l’imprenditore Peter Enevoldsen, proprietario di un’azienda meccanica, la Sjorring Maskinfabrik.
L’imprenditore pochi mesi fa è riuscito ad ottenere un commessa da mezzo milione di dollari, una cifra importante che però si è subito scontrata con la realtà : la difficoltà a trovare persone da impiegare.
In Danimarca il tasso di disoccupazione non va oltre il 4,3 per cento e l’economia del Paese è in continua ripresa tanto che Enevoldsen ha dovuto rimandare la consegna finchè non riuscirà a velocizzare la produzione.
Il rovescio della medaglia di avere troppi lavoratori già occupati è infatti che le aziende sono costrette a rallentare la produzione o rifiutare alcuni contratti.
Il Nyt spiega che la ditta danese e altre hanno addirittura avviato una campagna pubblicitaria per attirare lavoratori perchè “se la carenza di forza lavoro dovesse continuare, potrebbe incidere pesantemente sulla nostra crescita”.
(da “Huffingtonpost“)
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Febbraio 28th, 2017 Riccardo Fucile
“NON E’ PIU’ UNA QUESTIONE CATTOLICA, E’ CHE LA STRADA DEI DIRITTI CIVILI IN ITALIA E’ SEMPRE IN SALITA”
Disobbedienza civile, non violenza, autodenuncia, sciopero della fame e della sete, referendum sono gli strumenti con cui il mondo radicale porta avanti da sempre in Italia le sue battaglie.
“La strada dei diritti civili è sempre stata in salita”, racconta a Huffington Post Italia Emma Bonino, leader radicale e testimonial da una vita della campagna su eutanasia e testamento biologico.
Sul caso di Fabiano Antoniani e il dibattito di questi giorni “la mia posizione è nota e arcinota. Il punto che solleva questa storia è chiaro: sembra che per la politica i malati non abbiano coscienza”, dice l’ex ministra degli Esteri.
Bonino, l’Italia sta facendo i conti con i diritti civili?
Vogliamo fare una lista? No, perchè è impressionante. Da una parte c’è la questione carceri, che si trascina da tempo immemore. Un ragazzo di 22 anni si è suicidato due giorni fa a Regina Coeli: pur con problemi psichiatrici, era stato portato in cella. Rita Bernardini è al 23esimo giorno di sciopero della fame per avere lo stralcio della questione carceri dalla riforma penale. Poi c’è il tema cannabis e legalizzazione. C’è la questione, appunto, del testamento biologico. Su altri piani, lo ius soli è in dirittura d’arrivo: manca il passaggio al Senato. Anche la questione dei minori non accompagnati è in dirittura d’arrivo. Insomma: una lunga lista di diritti per il momento congelati. O impantanati, ecco: alla Camera, al Senato o proprio rinviati.
Immobilismo o gioco al ribasso?
Il fatto è che il Parlamento non prende alcuna posizione. Si tratta in tutti i casi di leggi pendenti e in discussione da una vita. Gli unici due provvedimenti che ricordo ultimamente e da anni – in tema di diritti civili sono quello sulle unioni civili, nei limiti in cui è stato approvato, e quello sul divorzio breve. Punto.
Cosa pensa di queste due leggi?
Sarei stata più “aperturista”, ma intanto rappresentano un passo in avanti. Ricordo che la gestazione, per le unioni civili, è stata piuttosto lunga: dal 2006. Il punto è che, qualunque siano le motivazioni, il cittadino non è mai al centro dell’attenzione.
È possibile oggi che quest’ondata di dibattito sui diritti civili costituisca una svolta?
Ma speriamo! È quello a cui stiamo lavorando nella nostra nota o notissima solitudine. Nel frattempo, però, si accumulano non-soluzioni a problemi che sono sotto gli occhi di tutti.
Da cosa dipende questo immobilismo, secondo lei?
Non è più la questione cattolica, le assicuro. Non c’è più l’alibi della Chiesa: non è che siamo in presenza del Cardinale Ruini, per intenderci. Siamo in un altro tipo di situazione. E non credo affatto che il paese sia spaccato: semmai, è spaccata la politica. Quando sono passate le unioni civili si diceva: questa è una legge che cambierà il paese. Ma di che parlano? Il paese era già cambiato sotto ai loro occhi. E le unioni civili sono state una legalizzazione dell’esistente.
È un problema di classe dirigente o di sistema politico?
Entrambe le cose. È come se il cittadino, specialmente quello fragile, non meriti nessuna attenzione prioritaria.
Il contrasto investe anche diritti acquisiti come quello all’aborto, con il caso dell’assunzione di due medici non obiettori all’ospedale San Camillo di Roma.
Il numero degli aborti, in questo momento storico, riguarda soprattutto le immigrate, che non conoscono la legge e che magari hanno paura. Ma chi conosce la legge – io la ricordo a memoria – sa che l’articolo 9 chiarisce che gli enti ospedalieri, in caso di cure autorizzate, sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure. E la Regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale. Pensi che a Rovigo stanno cercando due ostetriche non obiettrici per applicare la legge 40.
A Foligno non esistono medici non obiettori. In Molise ce n’è solo uno.
Esatto. E con tutto il rispetto per l’obiezione di coscienza di chicchessia, vorrei segnalare che anche i cittadini hanno non solo la coscienza, ma anche la legge dalla loro parte.
Sembra che il problema sia l’autodeterminazione.
Il punto essenziale è esattamente questo. In caso di scelte individuali, alla fine, chi decide? La tesi è che decide in libertà e responsabilità il cittadino. Non è che può decidere il medico. Perchè mai, insomma? Il nodo dei diritti civili, da sempre, è questo.
Che prospettive vede per la questione della regolamentazione del fine-vita oggi?
Noi andiamo avanti in ogni modo. Ad esempio con iniziative di pressione sulla Camera perchè la questione del testamento biologico venga rimessa all’ordine del giorno. Quella dei diritti civili è sempre stata una strada in salita. Sempre. Con una politica molto resistente, mentre il paese è assai più avanti o comunque fa altre scelte. A volte siamo riusciti faticosamente ad ottenere dei risultati con la disobbedienza civile, a volte con il referendum. Ma non è mai stato gratuito. Con tutto il rispetto, ma c’è una società fatta di gente che ha qualche difficoltà . E verso queste persone l’attenzione è piuttosto scarsa. Siamo sempre allo stesso punto: nelle scelte complesse della vita, chi decide?
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 28th, 2017 Riccardo Fucile
LA VOLONTA’ E LE MOTIVAZIONI DI FABIANO IN UNA LETTERA AFFIDATA ALL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI PRIMA DELL’ULTIMO VIAGGIO
“Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione, non trovando più il senso della mia vita ora.
Fermamente deciso, trovo più dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia”.
Così Dj Fabo, in una lettera-testamento consegnata all’associazione Luca Coscioni prima dell’ultimo viaggio in Svizzera, spiega il senso e lo scopo della sua scelta. Per difendere, precisa, “il diritto sacrosanto di morire”.
Parte dall’inizio: “Io, Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nato a Milano 9 febbraio 1977, all’età di sette anni frequento la scuola di musica per imparare a suonare la chitarra. Da bambino spesso suonavo come primo chitarrista e partecipo a numerosi saggi. Visto il talento i miei genitori mi costringono a frequentare il Conservatorio di Milano, Villa Simonetta, ma a causa del mio comportamento ribelle vengo espulso. Lascio il mondo della musica. Da sempre lavoratore, appena diplomato da geometra, inizio a lavorare per svariate aziende.
Per otto anni lavoro con la mia seconda passione, il motocross, dove mi occupo del reparto commerciale del team supermotard Daverio (durante le competizioni più importanti: mondiale ed italiano) e contemporaneamente lo pratico come sport.
Nel 2009, a causa di un incidente durante una gara, sono costretto ad abbandonare il mondo del motocross. Contemporaneamente, in questi anni, mi trasferisco, nei periodi estivi, a Ibiza per un periodo di studi dove ricomincio a lavorare con la musica più moderna.
Forse a causa della magica influenza dell’isola, forse per vocazione, subito mi rendo conto che il mio unico e vero posto è dietro la consolle!
È così che in un momento, ringraziando gli studi di musica del passato, la mia musicalità e le numerose conoscenze di dj set, in poco tempo inizio a suonare un po’ ovunque.
Mi licenzio da un contratto a tempo indeterminato a Milano, ma ormai capisco che il mio posto è altrove. Per lavoro, passione e amore negli ultimi anni riesco a dividermi tra l’Italia e Goa, dove lavoro e vivo mantenendomi con la musica: scoperta per caso in uno dei viaggi più indimenticabili della mia vita (India), capisco che il mio posto e il mio futuro sarebbero stati in India.
Mi trasferisco per otto mesi l’anno con la mia fidanzata e riconosco finalmente me stesso, dopo aver indossato numerosi abiti che mi andavano stretti”.
“Purtroppo – continua la lettera – in uno dei rientri in Italia, dopo aver suonato una sera in un locale di Milano, tornando a casa, un rovinoso incidente mi spezza i sogni e la mia vita”
Diventa cieco e tetraplegico, immobilizzato su un letto.
Ecco come si descrive: “Giovane adulto sempre vivace e vero amante della vita, non riesco a fare a meno degli amici per esserne al centro trascinandoli con me. Generoso, forse un po’ insicuro quando si tratta di scelte importanti da fare da solo. Vittima spesso della mia stessa vivacità , facilmente mi annoio, pronto a gettarmi per primo nelle situazioni più disparate. Un trascinatore. Incapace di sopportare il dolore sia fisico che mentale. Preferisco stare solo, ora, che non poter vivere come prima.
Vivo oggi a casa di mia madre a Milano con una persona che ci aiuta e la mia fidanzata che passa più tempo possibile con me. Mi portano fuori ma spesso non ne ho voglia”.
(da “La Repubblica”)
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