Febbraio 5th, 2017 Riccardo Fucile
NON CI STA A FARE DA CAPRO ESPIATORIO DELLA RAGGI, HA ASPETTATO PER VEDERE COME SI SAREBBE COMPORTATA VIRGINIA
La decisione è presa. Raffaele Marra parlerà .
Perchè l’ultimo, esile filo che ancora gli consigliava il silenzio è stato reciso giovedì notte. Quando la sindaca Virginia Raggi, nelle sue otto ore di interrogatorio, lo ha scaricato una seconda volta.
Con lo stesso sprezzo e gelido calcolo con cui se ne era liberata politicamente il giorno del suo arresto. Questa volta accusandolo di un reato che vale qualche anno di galera in più, oltre a quelli che promette l’imputazione per cui oggi è detenuto (corruzione).
Sostenendo di essere stata tradita nella fiducia, indotta al falso, mentre lui abusava in solitudine del potere di orientare la nomina del fratello, Renato Marra, garantendogli quel vantaggio patrimoniale (20mila euro di aumento di stipendio annuo) di cui lei sarebbe stata ignara.
E che in questa storia diventa circostanza dirimente per poter configurare o meno il reato di abuso di ufficio.
L’occasione per uscire dalla condizione di attesa in cui si è chiuso dal 16 dicembre scorso, giorno in cui è entrato a Regina Coeli accusato di corruzione per i suoi traffici immobiliari con il costruttore Scarpellini, sarà l’interrogatorio che dovrebbe tenersi questa settimana, quando il Procuratore aggiunto Paolo Ielo tornerà a sedersi di fronte a lui per contestargli l’abuso di ufficio per il quale è appunto indagato in concorso con la Raggi e del quale la sindaca vorrebbe ora debba rispondere quale unico responsabile. E Marra parlerà .
Per altro, la decisione di muovere – a questo punto obbligata – non sembra trovarlo impreparato. Al contrario, persino “finalmente sollevato”, “euforico”.
Come di chi gioca l’ultima mano di una partita in cui non ha più nulla da perdere, e soprattutto forte di un canovaccio difensivo non solo meditato, ma che sconta un vantaggio. Parlare per ultimo.
Sapendo dunque di cosa ora lo accusa la Raggi e con quali argomenti. E parlare dopo essere tornato in possesso di quelle preziose “chat” dei “quattro amici al bar” (lui, la Raggi, Salvatore Romeo e Frongia) rimaste nella memoria del telefono cellulare che gli era stato sequestrato al momento dell’arresto e in queste ultime settimane parzialmente filtrate, nei loro contenuti, nelle cronache di questo affaire.
“Penso che quelle chat che ora sono finalmente tornate nella disponibilità della difesa e che sto esaminando vadano lette e considerate nel loro insieme – osserva sornione l’avvocato Scacchi – perchè solo allora si potrà rispondere alla domanda sul ruolo avuto da Marra nella partita delle nomine e sul grado di consapevolezza della Sindaca che, scopriamo ora, incredibilmente nulla avrebbe saputo”. Già .
A quanto pare, il numero, il tenore e la frequenza delle comunicazioni tra Raggi e Romeo nei giorni e nelle settimane del cosiddetto “interpello” (la richiesta di manifestazione di interesse che avviò la procedura di selezione e rotazione dei dirigenti capitolini durante la quale trovò il suo posto al sole il fortunato Renato Marra), dimostrerebbero documentalmente come non solo la Raggi fosse tenuta costantemente al corrente delle mosse di Raffaele sul conto del fratello Renato, ma di come queste mosse fossero tempestivamente comunicate e condivise dagli altri “amici”: Romeo e Frongia.
Di più. Marra sarebbe pronto a documentare e indicare le ripetute riunioni e incontri cui partecipò per la definizione di quelle nomine.
Il ruolo della Raggi e di quanti ne furono spettatori.
Svelando così non solo come e perchè Romeo lo introdusse alla Raggi nella primavera del 2016, ma anche l’aggiornato manuale Cencelli e le liste di proscrizione con cui i Cinque Stelle si mossero una volta arrivati in Campidoglio, finendo per dilaniarsi. Così come sarà interessante, se davvero Marra deciderà di svelarlo, il contenuto del colloquio che ebbe nel momento per lui più difficile (quando meditava le dimissioni) con Luigi Di Maio, indicatogli come garante in grado di rassicurarlo sulla necessità politica di una sua permanenza in Campidoglio.
E in questo quadro, anche l’argomento giuridico utilizzato dalla Raggi nel suo interrogatorio di giovedì per neutralizzare l’accusa di abuso di ufficio potrebbe uscirne incenerito.
La consapevolezza della sindaca che la nomina di Renato Marra avrebbe comportato un aumento della retribuzione e dunque un “vantaggio patrimoniale” è infatti dimostrata dalla delibera che gli uffici comunali predisposero per la sua firma e che indicava inequivocabilmente la nuova fascia retributiva.
Il che, evidentemente, a meno di non voler considerare la Raggi incapace di intendere e volere, riporterebbe questa storia al suo punto di inizio.
Un consapevole “condomio” Raggi-Marra nell’abuso.
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 5th, 2017 Riccardo Fucile
“DOBBIAMO SCREDITARE GIACHETTI”… I VERBALI, LE CONVERSAZIONI, GLI INCARICHI E GLI STIPENDI
Ci sono i ricatti, gli intrighi, i progetti.
Ma soprattutto c’è la storia del sacco di Roma da parte di uomini della destra romana che, per contare qualcosa, hanno puntato tutto sulla sindaca grillina. E hanno sbancato.
Le chat depositate al tribunale del Riesame per la richiesta di scarcerazione di Raffaele Marra (ex capo del personale capitolino, in carcere dal 16 dicembre per corruzione), dipingono un quadro inquietante.
Nelle intenzioni degli inquirenti, servivano a dimostrare lo strapotere di Marra e a spiegare per quale motivo il costruttore Scarpellini avesse deciso di pagargli ben due appartamenti.
In realtà , svelano qualcosa di più. Raccontano l’ascesa di Mr. Polizza, Salvatore Romeo, l’ex capo della segreteria politica di Virginia Raggi, e di Mr. Affari Immobiliari, Marra, appunto.
Si erano conosciuti al dipartimento Partecipate. E hanno deciso che meritavano miglior fortuna. L’hanno fatta con Virginia Raggi.
Le macchinazioni erano cominciate già prima delle comunarie del Movimento Cinque Stelle, ma dopo la vittoria, festeggiata con esultanze via chat, Marra e Romeo si mettono a lavorare sodo.
È stata proprio l’avvocata grillina a spiegare al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Francesco Dall’Olio che Marra le fu presentato da Romeo e che era uno “che conosceva benissimo la macchina amministrativa”.
“COME RISPONDERE A GIACHETTI
A leggere gli atti viene il sospetto che Marra sia lo stratega della vittoria di Raggi. A metà marzo, più o meno, l’ex numero uno delle risorse umane scrive a Romeo: “Quanto alla polemica che Giachetti (candidato sindaco del Pd, ndr) ha fatto sul praticantato di Virginia, deve rispondere così. Giachetti non è nemmeno laureato. E se si contano gli anni passati con Rutelli, 8, e quelli da parlamentare, è sempre stato pagato dalla politica. Lei può vantare i titoli di studio. È vero che non ha grande esperienza politica, ma è la novità . Deve far leva su questo”.
L’uomo che ha stipulato due polizze a favore di Raggi risponde: “Grande! Riferisco subito”.
E Marra: “Ricordatevi che non deve uscire che dietro ci sono io”. Poi, ancora, qualche giorno dopo: “Mi raccomando non cedete alla provocazioni. Non è ancora il nostro momento di parlare”.
“METTERE UOMINI DELLA FINANZA”
Aprile. Marra e Romeo si sentono ogni giorno. L’ex vice capo di gabinetto è l’eminenza grigia della scalata pentastellata al Campidoglio. “Mi ha fatto molto piacere avere sentito V. a Porta a Porta. È stata brava. E ha fatto una bella figura anche con l’idea di affiancarsi di alcuni uomini della Guardia di Finanza. È piaciuta anche a Bruno Vespa”. Marra è un ex ufficiale delle Fiamme Gialle. Un mondo che non ha mai abbandonato. Il dubbio è che a suggerire questa iniziativa a Raggi sia stato proprio lui.
“DOBBIAMO DANNEGGIARLO”
La campagna elettorale è in corso. Romeo contatta l’amico per segnalargli la partecipazione di Giachetti a una trasmissione televisiva. E scrive: “Guardala. Dobbiamo trovare qualcosa per sputtanarlo. Scava anche nel suo passato”.
Marra, secondo voci che girano in Campidoglio, sarebbe colui che organizzò il dossieraggio ai danni dell’avversario di Raggi alle primarie del Movimento, Marcello De Vito, oggi presidente dell’assemblea capitolina.
Ipotesi sulle quali ora indaga anche la procura di Roma. Questo messaggio sembra dare forza a quell’ipotesi. Peraltro non è l’unico. Qualche giorno dopo, Romeo contatta di nuovo l’ex capo del personale: “Devi chiamare l’innominabile. Mi serve un controllo su di lei”. Chi sia lei non si sa.
“HO LAVORATO ALLA MACROSTRUTTURA
Nelle conversazioni tra Marra e Romeo, sono ricorrenti i riferimenti alla “macrostruttura”. Ovvero la modifica della pianta organica dei dirigenti del Campidoglio. E, leggendo le chat, non c’è dubbio che sia stata opera di colui che poi, non a caso forse, divenne il capo delle Risorse Umane.
Raggi ancora non è stata eletta e i due si parlano in continuazione di questo argomento. Romeo lo sprona spesso: “Mettiti avanti col lavoro. Ci serve”.
L’altro risponde: “Ho studiato la normativa per gli uffici di diretta collaborazione del sindaco, del vice sindaco e degli assessori”. Ancora: “Ho messo in fila le cose per lo staff del sindaco. Ho segnalato incarichi e possibili retribuzioni. Ho lasciato tutto a V.”.
Non solo le risorse umane. Dai messaggi trovati sul telefonino di Marra (che ieri è stato restituito al suo avvocato, Francesco Scacchi) viene il sospetto che Marra, indagato insieme a Raggi per l’abuso d’ufficio sulla nomina del fratello, abbia dettato anche l’agenda politica di “Madame”. Metà giugno. Si aspetta il ballottaggio: “Riceverai due mail. Una con la macrostruttura e una con la lista delle prime cose da fare appena eletta e relativa tempistica. Esattamente come mi aveva chiesto V.”.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 5th, 2017 Riccardo Fucile
RESPINTO IL RICORSO CONTRO LA DECISIONE DEL GIUDICE FEDERALE ROBART … CONTINUANO LE PROTESTE IN TUTTO IL MONDO
La Corte d’Appello di Washington ha annunciato stamattina presto di avere respinto il ricorso presentato ieri dal Dipartimento di Giustizia Usa contro la sentenza del giudice James Robart, che aveva sospeso l’ordine esecutivo con cui il presidente Donald Trump bloccava l’ingresso negli Usa per 90 giorni di cittadini provenienti da sette Paesi musulmani.
Lo riferisce il sito di Abc News. Il divieto era entrato in vigore dopo la firma di Trump il 27 gennaio scorso.
Il ricorso del governo Usa era mirato a reintrodurre il provvedimento, che vietava l’ingresso nel Paese ai rifugiati e ai cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana (Iran, Siria, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen e Libia).
Il giudice William Canby, a Phoenix, e il giudice Michelle Friedland, a San Francisco, hanno concesso tempo fino a domani alle 15 al Dipartimento di Giustizia per fornire ulteriori argomenti a giustificazione della propria posizione.
Analoga decisione è stata presa per gli Stati di Washington e Minnesota, che dovranno fornire documenti dettagliati sulla loro opposizione al decreto trump entro domani mattina.
Per adesso, dunque, la sentenza del giudice Robart resta in vigore.
Ancora proteste.
Non si placano, intanto, le manifestazioni e le iniziative (come quella del Moma che ha deciso di esporre le opere degli artisti dei Paesi colpiti dal bando) contro il capo della Casa Bianca sia in America che in altri Paesi del mondo.
A Palm Beach, in Florida, dove il presidente Usa si trova per il fine settimana, circa 3mila persone hanno manifestato per la cosiddetta ‘Marcia per l’umanità ‘, organizzata nell’ambito della giornata di proteste contro Trump che si sono svolte in tutto il Paese.
I dimostranti gridavano slogan a favore di immigrati e rifugiati e paragonavano Trump al presidente russo Vladimir Putin. ‘Gli Stati Uniti non sono un Paese fascista’, si leggeva su alcuni cartelli.
La marcia si è snodata lungo un percorso di circa 4 chilometri, ma non è stato permesso che il corteo arrivasse davanti alla residenza Mar-a-Lago, detta la ‘Casa bianca invernale’, dove i coniugi Trump si trovano da venerdì sera.
Proprio qui il presidente Usa, insieme alla first lady Melania, ha partecipato in serata al ballo annuale della Croce rossa Usa.
(da agenzie)
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