Febbraio 19th, 2017 Riccardo Fucile
MA I DEM NON PERDONO VOTI DOPO LE LITI INTERNE…. PD 29,1%, M5S 26,1%, FORZA ITALIA 13,8%, LEGA 13,2%, FDI 4,5%. SI 3,7% NCD 2,5%
La base del Pd non vuole la scissione. È quanto rivela un sondaggio di Scenari Politici per l’Huffington Post.
Secondo la rilevazione, gli elettori del Partito Democratico sono in gran parte contrari alla separazione verso la quale, salvo sorprese dell’ultima ora, sta andando la principale formazione politica italiana di sinistra.
Il 64% infatti ritiene che il Pd debba restare unito mentre il 32% crede sia arrivato il momento della scissione.
In una settimana fatta di accuse reciproche e di appelli al dialogo, di tentativi di mediazione avanzati da esponenti di punta delle correnti dem come Andrea Orlando e Dario Franceschini, il Pd tuttavia non cala nei consensi.
Quasi a testimoniare come l’elettorato democratico sia assuefatto alle liti interne, alle minacce da una parte e agli inviti al dialogo dall’altra.
Secondo il sondaggio di Scenari Politici, dal 28 gennaio al 18 febbraio il consenso per i dem è lievemente aumentato.
Se nell’ultima rilevazione di gennaio il Pd aveva il 28,8%, al 18 febbraio il Pd otterrebbe circa il 29,1% dei voti.
Nonostante nel frattempo ci sia stata una Direzione Pd in cui sono emerse tutti i contrasti tra maggioranza renziana e minoranza, con uno strascico di polemiche fatto di lettere e interviste ai giornali.
Tuttavia l’elettorato dem è diviso su quale sia la soluzione per arrivare a un compromesso tra le due anime del Partito Democratico: per il 46% dei sostenitori Pd il Congresso andrebbe fatto a maggio per poi andare alle urne alla scadenza naturale per le elezioni politiche.
Per il 43% invece il Congresso dovrebbe svolgersi in estate e andare al voto in autunno. Solo per un elettore su dieci Renzi dovrebbe essere il candidato premier, senza tenere le primarie del Pd, e tenere il congresso a scadenza naturale.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 19th, 2017 Riccardo Fucile
L’EX PREMIER SFIDA LA MINORANZA: “FUORI CI PRENDONO PER MATTI”
Matteo Renzi lascia la segreteria dal Partito democratico, il congresso, dice all’assemblea del partito, «si farà nei tempi statutari».
Durante un intervento durato poco più di 40 minuti l’ex presidente del consiglio invita la minoranza a smetterla con le divisioni («perchè fuori da qui ci prendono per matti»), la esorta a non continuare a minacciare la scissione («la sola parola mi fa soffrire») e mette in guardia chi si candiderà a guidare il partito: «Avete il diritto di sconfiggerci, non quello di eliminarci», scandisce rivolgendosi senza citarli a Michele Emiliano, a Roberto Speranza e a Enrico Rossi. «Non potete chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi perchè solo così si evita la scissione. Questa non è una regola del gioco democratico».
Il congresso, insiste chiedendo alla platea un applauso per Paolo Gentiloni, non dovrà essere sul governo ma sul partito e sulla sinistra.
E si deve fare per non essere come gli altri partiti, sottolinea mandando una stoccata al Movimento 5 stelle e a Forza Italia. «Sarebbe una cosa allucinante per tutti» se il governo fosse al centro del congresso.
«Noi rispettiamo l’azione del governo e i poteri del presidente della Repubblica e diamo tutti una mano per chiudere le partite» che l’Italia deve affrontare. Durante il congresso, spiega, si dovrà ragionare di argomenti centrali: di che cosa è la sinistra di oggi”, ad esempio.
«Vorrei definire la sinistra, non accetto un copyright della sinistra» e «anche se non canto Bandiera rossa penso che il Pd abbia un futuro che non è quello che altri immaginano», afferma tra gli applausi ricordando le misure varate dal suo governo.
Renzi rivendica poi i risultati conseguiti dal partito sotto la sua segreteria:«Abbiamo preso un partito che aveva preso il 26 per cento alle politiche. Con noi ha preso il 40 per cento. Non avevamo casa in Europa, oggi siamo nel Pse da protagonisti».
Alla platea confida anche di aver pensato di fare un passo indietro, dopo le dimissioni da palazzo Chigi, «per sistemare questa assurda situazione» della continua polemica all’interno del partito. «Ci ho pensato sul serio, perchè mai come questi due mesi e mezzo siamo stati laici nelle decisioni, abbiamo ascoltato tutti, ma accettare oggi che si possa dire di no a una candidatura, accettare che possa essere eliminata una persona, sarebbe un ritorno al passato. Noi stiamo insieme per confrontarci» e «non accetteremo mai, mai, mai e poi mai che qualcuno ci dica “tu non vai bene, tu non sei parte di questa comunità ”».
Anche ora che le dimissioni sono arrivate, Renzi ribadisce l’appello: «Tutti si sentano a casa nel Pd, anche liberi di discutere e di litigare». «A chi per tre anni ha pensato che si stava meglio quando si stava peggio, non dico che siamo nemici e neanche avversari, dico mettetevi in gioco».
EPIFANI: IL SEGRETARIO TIRA DRITTO, È UN ERRORE
«Non mi piace la parola ricatto: non va mai usata. La parola scissione non mi appartiene, ma per stare dentro un partito ci vuole rispetto, per tutti», dice Epifani riferendosi alla relazione di Matteo Renzi in apertura dell’assemblea. «Il segretario – aggiunge – mi pare determinato a tirare dritto sulla sua posizione. Mi sembra un errore, un segretario deve avere la capacità di guardarsi dentro con la comunità che rappresenta e cercare di superare le difficoltà . Se questo viene meno, è chiaro che per molti si aprirà una riflessione che poi porterà a una scelta».
FASSINO: LO SPAZIO PER LA MINORANZA C’E’
«Ai compagni e agli amici della minoranza dico che lo spazio per restare nel Pd c’è tutto», dice Piero Fassino. «Il congresso lo dobbiamo fare perchè veniamo da due sconfitte pesante, le amministrative e il referendum e abbiamo di fronte due passaggi impegnativi, come il referendum sui voucher e gli appalti, e le amministrative», aggiunge.
CUPERLO: MINORANZA UMILIATA DA PAROLE COME GUFI E SLEALTA’
«Non sono stato io a non aver riconosciuto il segretario ma chi doveva guidare questa forza a non riconoscere una parte. Chi era alla guida pensava che ogni critica fosse espressione del morto che acchiappava il vivo: non è così. Le parole gufi, slealtà , sono state un momento di umiliazione. Non siamo mai stati davvero fino in fondo un gruppo dirigente, la dialettica è divenuta conflitto», dice Gianni Cuperlo dal palco dell’assemblea.
DA VELTRONI APPELLO ALL’UNITA’
«Prenderò pochi minuti per dire quanto è sbagliato e quanto mi angoscia quello che sta accadendo e per rivolgere un invito e un appello a tutti gli amici e i compagni, con cui abbiamo condiviso un lungo tratto di strada, vittorie e sconfitte, perchè non si separi la loro strada dalla strada di tutti noi». Walter Veltroni rivolge un accorato appello all’unità . L’ex segretario elenca le divisioni della sinistra con tanto di conseguenze, dai governi di centrosinistra alla mancata candidatura di Prodi al Quirinale: «La sinistra, quando si è divisa, ha fatto male a se stessa e al Paese. Questo è stato il demone, la malattia politica, ridurla a una questione di carattere e persone è una scorciatoia».
(da “la Stampa”)
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