Aprile 23rd, 2018 Riccardo Fucile
IN CONFUSIONE TOTALE SE LA PRENDE CON TUTTI , DA DI MAIO A MATTARELLA A BERLUSCONI, SALVO CHE CON SE STESSO… LEGGA MEGLIO I RISULTATI ELETTORALI: L’83% DEGLI ITALIANI NON LO VUOLE PREMIER, INFATTI NON L’HA VOTATO, SE NE FACCIA UNA RAGIONE
La Lega in Molise si posiziona sotto Forza Italia. Dati alla mano il nervosismo di Matteo Salvini cresce con il passare delle ore fino a raggiungere il culmine a tarda sera, quando dal palco di Codroipo in provincia di Udine il leader del Carroccio annuncia: “Se saremo esclusi dal governo ci ritroveremo a fare una passeggiata a Roma”.
Non dice “marcia” ma poco ci manca: “Un governo M5s-Pd è una presa in giro”.
Le sue parole tradiscono tutta la rabbia nei confronti di Luigi Di Maio che gli ha appena chiuso la porta in faccia per aprire invece un dialogo con il Pd alla luce del mandato esplorativo affidato a Roberto Fico.
“Vediamo cosa sono capaci di fare. Di Maio fallirà e a quel punto toccherà a noi ”
Ma ancora è presto e per adesso Salvini si mette ad aspettare l’esito del secondo mandato esplorativo. Se andrà male però vorrà tornare in partita da protagonista.
Ci prova già lanciando frasi volutamente ambigue. Infatti parlando davanti agli elettori del Friuli dice: “Se quelli con cui dovreste ricostruire cominciano a litigare e non si mettono d’accordo, alla fine possiamo tirarci su le maniche e provare a far da soli”.
Quelli che litigano sono Di Maio e Berlusconi. Coloro che dovrebbero provare a fare da soli sono i leghisti, ma dal Carroccio viene confermato che il centrodestra non verrà sacrificato, quindi con il leader di Forza Italia non ci sarà alcuno strappo: “Se Di Maio fallirà con il Pd sarà lui a dover fare un passo indietro”. Questo è quanto emerge sempre nei ragionamento in corso tra lo stato maggiore della Lega.
Dunque Salvini ha in mente di indicare, quando e se sarà chiamato per un terzo giro di consultazioni al Quirinale, una nuova strada: “Io non dico ho vinto e comando io, va bene anche un nome terzo che sia scelto da partiti che hanno vinto”. Ma in questo caso, il nome vuole farlo lui.
Ormai la rabbia è diventata quasi isterismo, nonostante Salvini parli di “delusione”. Forse nei riguardi di Di Maio con cui per cinquanta giorni ha messaggiato e scambiato telefonate. Per la Lega è la giornata più lunga, vissuta al cardiopalma. È mattina presto quando Salvini osserva i risultati del Molise che, pur avendo consegnato la vittoria al centrodestra, pongono per il leader del Carroccio un ulteriore ostacolo nella formazione del governo.
Per lui le percentuali diventano la prova che l’asse Lega-Forza Italia non può essere rotto. A effetto domino ci sarebbero ricadute su tutti i territori e con le elezioni comunali alle porte non se lo può permettere.
La confusione è tale che Salvini per l’ennesima volta chiede a Luigi Di Maio e Silvio Berlusconi di sedersi insieme attorno a un tavolo, nonostante dal capo del Movimento 5 Stelle da giorni arrivi una risposta negativa.
Poco dopo, quando ancora Roberto Fico non ha ricevuto l’incarico esplorativo dal presidente Mattarella, il leader della Lega chiede di essere ricevuto. Eppure poche ore dopo si saprà che è un incarico ristretto al campo Pd-M5s. Quindi lo sfogo: “Bisogna rispettare sempre le indicazioni del Presidente ecc. ecc. ma farò di tutto perchè non accada questa presa in giro”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 23rd, 2018 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE IRRITATO PER DOPPIEZZE E TATTICISMI… IPOTESI GOVERNO DI TRANSIZIONE
C’è uno schema, che cambia radicalmente. E che si vede. Il capo dello Stato, certificato il fallimento del confronto tra centrodestra e Cinque Stelle, inchioda il presidente della Camera alla verifica di un perimetro preciso, simmetrico rispetto al mandato esplorativo conferito la scorsa settimana alla Casellati, quello tra Pd e Cinque Stelle.
Perimetro stretto, mirato, tempi brevi: solo 48 ore, per scongelare il Pd nei confronti dei Cinque Stelle e i Cinque Stelle nei confronti del Pd.
Non un mandato totale, che in parecchi si aspettavano perchè, dopo che la Casellati ha certificato il fallimento del tentativo, non sono arrivati segnali di ravvedimento, anzi l’intero fine settimana è stato segnato dalle stesse doppiezze che hanno avvolto le settimane precedenti.
Il “rompo o non rompo” di Salvini, i forni accesi di Di Maio, eterni giochi che hanno trasformato la richiesta di tempo in una perdita di tempo: “Ho atteso altri tre giorni — ha lasciato trapelare il capo dello Stato – per registrare eventuali novità pubbliche, esplicite e significative nel confronto tra i partiti. Queste novità non sono emerse”.
Ora si cambia. È chiaro, nel nuovo tentativo c’è la consapevolezza che, difficilmente, giovedì Roberto Fico possa portare al Colle l’armistizio tra nemici.
Sarebbe già un successo se riuscisse a riferire di un “innesco” di trattativa.
Basterebbe cioè che i due nemici mostrassero la volontà di sedersi a un tavolo per ragionare di programmi e il capo dello Stato, a quel punto, non mostrerebbe tutta questa fretta, accordando anche un altro po’ di tempo, purchè l’innesco sia serio e concreto.
Ma c’è, dentro questo tentativo che nasce nello scetticismo di tutti, un non detto, che rappresenta il punto di caduta. E non è un caso che, per la prima volta, Sergio Mattarella ha lasciato trapelare che il tempo sta per scadere perchè “a distanza di quasi due mesi dalle elezioni del 4 marzo va sottolineato il dovere di dare al più presto un governo all’Italia”.
Ecco, un dovere finora poco sentito, in un’orgia di tatticismi, mentre l’opinione pubblica, secondo le antenne del Colle, inizia a nutrire una certa insofferenza e un certo sconcerto.
E se, dopo oltre due mesi di consultazioni, esplorazioni, tentativi falliti, se cioè dopo averle provate tutte, ma proprio tutte, i partiti non avranno dimostrato questo senso del dovere, sarà inevitabile una scelta, diciamo così, solitaria di un governo che nasce su iniziativa del capo dello Stato.
Qui sta il non detto. Perchè l’operazione è tutt’altro che scontata, in questo contesto, e in questo clima.
Al momento non c’è un Parlamento pronto ad accogliere un nome del presidente, in un rigurgito, si sarebbe detto una volta, di “responsabilità nazionale”.
Anzi, al momento un governo del genere, proposto a freddo, rischierebbe di essere figlio di nessuno. Non si registrano, in Parlamento, forze politiche pronte a sostenerlo. Forse il Pd. Chissà Forza Italia. Con Salvini che già si è posto all’opposizione di un governo “imposto da Bruxelles”.
Altro discorso è se, nel nuovo perimetro da esplorare in questi giorni, matura qualcosa in questa direzione. Se cioè questo perimetro può diventare la base di un governo di transizione sostenuto da Pd, Cinque Stelle, Leu.
Anche i renziani più barricaderi dicono no a un “accordo politico” con i 5Stelle, ma tra un accordo politico e il ritorno alle urne non escludono un governo — si chiami istituzionale, del presidente, balneare — votato da entrambi e benedetto dal Colle. Anche perchè c’è il rischio che, andando avanti così, il ritorno al voto, certo non a giugno, sia una possibilità concreta.
E non si capisce quale vantaggio possa avere il Pd da una eventualità del genere.
Scongelamento che, contestualmente, dovrebbe avvenire tra i Cinque Stelle.
Finora, l’eventualità di un governo del presidente, e comunque di un governo che nasca sulla rinuncia di Di Maio a palazzo Chigi è stata sempre esclusa.
Anzi, è stata la condizione che ha fatto saltare ogni trattativa. Ma tra i frequentatori del Colle è stato notata una certa responsabilità del leader penstastellato che ha compiuto passi impensabili fino a poco tempo fa, compiuti in perfetta sintonia con gli auspici del Quirinale, a partire dalla scelta netta della collocazione atlantica, dall’atteggiamento molto più istituzionale rispetto a quello di Salvini, dagli sforzi compiuti per evitare il ritorno alle urne.
Ed è stata apprezzata la dichiarazione che ha certificato la chiusura del forno leghista, che dà un alone di serietà al tentativo in atto.
Questi almeno gli auspici, che saranno verificati nei prossimi giorni. Palazzo Chigi resta un tabù. E un macigno sul detto e sul non detto.
Tra il non detto però c’è anche una certa inquietudine, da parte dei Cinque Stelle, a creare una linea di frattura col Colle che, al momento della scelta solitaria, stilerà l’elenco dei responsabili e degli irresponsabili.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 23rd, 2018 Riccardo Fucile
LUNGO POST SUL BLOG DELLE STELLE
“In questi giorni ho chiesto a più riprese a Matteo Salvini di sedersi al tavolo come leader della Lega per discutere i termini del contratto di governo…ma dal suo comportamento ho capito che Salvini non vuole assumersi responsabilità di governo”. Con un lungo post, pubblicato sul blog delle Stelle, Luigi Di Maio chiude il forno con la Lega per la formazione del governo.
Di Maio motiva così la decisione di non proseguire nel confronto con Salvini:
“Sinceramente non riesco proprio a capire come mai preferisca stare all’opposizione per il bene dei suoi alleati, invece di andare al Governo per il bene degli italiani. E dovrà darne conto a tutti gli imprenditori, pensionati, professionisti, giovani che lo hanno votato per vederlo al Governo e invece ha reso il loro voto ininfluente. Non si dica che non c’ho provato fino alla fine, adesso buona fortuna”.
Il leader 5 Stelle si dice pronto a sostenere il mandato esplorativo affidato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Roberto Fico.
“Io – scrive Di Maio – accetto la richiesta del capo dello Stato e presto incontrerò il Presidente della Camera per valutare la possibilità di questo percorso, visto e considerato che dall’altra parte non hanno voluto ascoltare i loro stessi elettori che chiedevano a Salvini di fare questo passo”.
“Questa – sottolinea Di Maio – è la settimana decisiva per dare un Governo al Paese e sono molto ottimista. Lo sono perchè non sarà un’alleanza. Voglio dirlo chiaramente ai nostri attivisti: quello che valeva per la Lega, vale anche per il Pd. Le condizioni non cambiano: vogliamo un contratto di governo, fatto a partire dal nostro programma e sulla base redatta dal prof. Giacinto Della Cananea. L’obbiettivo di questo contratto è realizzare quanto abbiamo promesso in campagna elettorale, per migliorare finalmente la qualità della vita degli italiani, non la nostra ma la loro, perchè il nostro programma non è nè di destra nè di sinistra, ma di puro buonsenso e non siamo disposti a rinunciare i nostri valori”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 23rd, 2018 Riccardo Fucile
QUANTO I VERTICI TRATTAVANO CON I RAZZISTI INVECE GLI ANDAVA BENE, CHE BEI “VALORI” CHE RAPPRESENTANO
Mai con il Pd. Roberto Fico ha ricevuto da poco il mandato esplorativo per sondare un’intesa tra i 5 Stelle e il Pd quando nel blog delle Stelle la base grillina boccia un possibile accordo di governo.
“Spero che il mio voto non sia stato buttato al vento con un accordo con il Pd. Votavo Pd, ho cambiato una volta, posso ricambiare”, si legge sul blog.
“Il tentativo di accordo con il Pd – punta il dito un attivista – e addirittura con il Partito di Grasso e della Boldrini, è francamente risibile. L’ala di estrema sinistra e terzomondista del M5S farà crollare verticalmente il consenso al Movimento e, francamente, quella politica cozza contro il volere della maggioranza assoluta degli italiani che oggi in Molise hanno sancito per il Pd un consenso divenuto ad una sola cifra (9%)”.
Per molti attivisti “l’unico governo possibile è con Salvini”, e c’è chi è pronto anche ad accettare l’apporto di “FI ridimensionata”.
“A questo proposito – scrive una militante – attenzione che a demonizzare più di tanto Berlusconi lo si rafforza, come si è visto anche ieri in Molise (poi non dite che sono gli altri a tenerlo in vita)”.
“Mai con il Pd – scrive Massimo – servi, traditori per antonomasia, venduti e venditori di nulla. Se mi viene in mente gente come i sedicenti ministri pidioti, mi viene mal di stomaco. Se vi doveste alleare con questi perdereste di sicuro un iscritto e relativo voto per quanto mi riguarda”.
Tipici linguaggi di grillini razzisti che non si sono scandalizzati quando l’ipotesi era di allearsi con un partito che in Europa altri movimenti populisti schiferebbero.
(da agenzie)
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Aprile 23rd, 2018 Riccardo Fucile
LA MANOVRA HA VISTO QUADRUPLICARE I SUOI ARTICOLI PER ACCOGLIERE LE RICHIESTE DI PIU’ CONSIGLIERI POSSIBILI
Le stabilizzazioni dei precari e l’estensione del reddito d’inclusione, i contributi a pioggia per i comuni, quelli per la Targa Florio e per la prima regata di Gela. Ma anche duecentomila euro per i conigli selvatici.
C’è davvero di tutto nella prima legge finanziaria varata dal governo siciliano di Nello Musumeci. Doveva essere una manovra snella, di appena 35 articoli. Accontentare tutti, però, è difficile: e alla fine gli articoli sono diventati 120.
Colpa dei tempi stretti rimasti per la sua approvazione. È per questo motivo — per evitare cioè di essere impallinata all’Assemblea regionale — che la finanziaria ha visto quadruplicare i suoi articoli: l’obiettivo è accogliere le richieste di più consiglieri regionali possibili in modo da essere approvata più facilmente in aula.
Dopo una lunga maratona notturna, la manovra ha ricevuto il via libera sabato mattina in commissione Bilancio.
Oggi il testo avrebbe dovuto essere incardinato a Sala d’Ercole ma gli uffici non hanno ancora pronti tutti i documenti. Così l’Aula è stata rinviata a stasera alle 20, ma la discussione non inisierà prima di giovedì 26 — date le 24 ore di tempo per gli emendamenti e il giorno di festa del 25 aprile.
La deadline intanto rimane quella del 30 aprile, giorno di scadenza dell’esercizio provvisorio. “Non ci saranno sedute notturne. Potete metterci la mano sul fuoco”, ha assicurato il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. Che, commentando il ritardo dell’arrivo della legge a Palazzo dei Normanni, ha chiesto nuove assunzioni al Parlamento regionale. “Gli uffici dell’Ars — sostiene Miccichè — non esistono più, io l’ho detto, manca il personale e bisogna fare al più presto i concorsi”.
Per il momento, ad essere assunti saranno soprattutto i precari della Regione.
Il fulcro della manovra, infatti, è rappresentato dalle stabilizzazioni previste per i precari degli enti locali, lsu, Pip e consorzi Asi. Fuori invece gli Asu per i quali l’Fp Cgil Sicilia ha già proclamato lo stato di agitazione.
Le prime assunzioni saranno portate a termine dai comuni con l’obiettivo di avviare i piani di prevenzione dal rischio idrogeologico.
Fondi anche per gli immancabili forestali, con stabilizzazioni e lo stanziamento di risorse necessarie per garantire il pagamento degli aumenti di stipendio.
Fra i provvedimenti più popolari c’è l’esenzione del bollo auto, dal 2019, per le famiglie già esentate dal pagamento del ticket sanitario.
E poi una No tax Area (voluta dall’assessore all’Economia Gaetano Armao) per le famiglie a basso reddito, l’estensione del reddito di inclusione (provvedimento voluto dal Pd) a chi ha un reddito Isee di 7mila euro e non più di 6mila.
Ventimila euro andranno alle giovani coppie che vogliono acquistare, costruire o ristrutturare la prima casa, 200mila euro al “Reddito di libertà per le donne” per le vittime di violenza.
Novità anche per i musei che invece del 30% del biglietto incasseranno il 50% nel 2018 e il 70% nel 2019.
L’assessorato all’Agricoltura, invece, investirà ben 200mila euro per il ripopolamento del coniglio selvatico.
Un milione di euro andrà ai comuni che hanno ottenuto il riconoscimento di “Borgo più bello d’Italia” e altrettanti a quelli con le spiagge insignite della Bandiera blu.
Ai deputati è poi sembrato fondamentale dare un contributo da 50mila euro alla prima regata del Club nautico di Gela. E poi 300mila all’Aci di Palermo per la Targa Florio. E ancora la cultura, con i contributi per il luglio musicale trapanese, per il teatro comunale di Adrano, per la riapertura del teatro popolare Samonà di Sciacca.
Si tratta di una delle tante incompiute di Sicilia: progettato nel lontano 1973 negli anni la Regione ci ha investito quasi trenta milioni di euro.
Nel frattempo la cittadinanza di Sciacca si è spaccata in due: c’è chi ha chiesto il completamento del teatro, e chi invece protesta perchè lo avrebbe voltuo demolire. Con i secondi si è schierato perfino il regista Werner Herzog che aveva proposto una soluzione: fare esplodere il teatro per rappresentare il Crepuscolo degli Dei di Wagner tra le macerie.
Un’idea mai messa in pratica, dato che per abbattere l’intera struttura si sarebbero dovute piazzare cariche di tritolo sufficienti a distruggere mezza città .
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 23rd, 2018 Riccardo Fucile
OGGI IL PRESIDENTE DELLA CAMERA E’ ANDATO A PIEDI AL QUIRINALE CON UN CORDONE DI AGENTI A PROTEZIONE: GIUSTAMENTE, SOTTOLINEAMO, PERCHE’ LE ISTITUZIONI VANNO TUTELATE
Il presidente della Camera, Roberto Fico, è andato oggi a piedi verso il Quirinale per ricevere dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella il mandato esplorativo per la possibilità di formare una maggioranza tra Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle.
Fico è arrivato a piedi, circondato da fotografi e cameramen, camminando tra turisti e passanti e salendo al Colle dalla scalinata lungo via della Dataria.
In molti però hanno notato che Fico ha fatto il percorso con la protezione, che è obbligatoriamente assegnata alle figure istituzionali come quella che lui attualmente ricopre.
Molti cittadini si sono rivolti a lui chiedendogli del Napoli che ieri ha vinto contro la Juventus riaprendo la lotta scudetto. Lui ha risposto scherzosamente.
Intorno a lui, oltre allo staff della presidenza, un cordone di una dozzina di Carabinieri: servono a tener lontani i giornalisti e i curiosi.
Fico ha lasciato dopo mezz’ora il Quirinale ed è rientrato a Montecitorio, poi si è recato a Palazzo Chigi per un colloquio con l’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
Un duro colpo per i beoti che scrivevano “la nostra scorta sono i cittadini”, vedere oggi Fico con un cordone di protezione di 20 uomini.
Qualcuno dovrebbe spiegare loro che così prevede il regolamento e il buon senso: chiunque sia, una Istituzione della Repubblica va tutelata, fatevene una ragione e non spacciate per “diverso” chi non lo è perchè non può esserlo.
(da agenzie)
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Aprile 23rd, 2018 Riccardo Fucile
FERITA UNA DONNA DI 50 ANNI, IDENTIFICATO UN FUNZIONARIO DI POLIZIA CHE RISCHIA L’ACCUSA DI OMISSIONE DI SOCCORSO
Omissione di soccorso. Rischia questa accusa il funzionario di polizia – in servizio nella provincia di Firenze – che ieri mattina alle 9, secondo i primi accertamenti, ha provocato un incidente stradale in via Perfetti Ricasoli per poi allontanarsi a tutta velocità .
A riportare la storia, il quotidiano La Nazione.
Nell’incidente è rimasta ferita una donna di 50 anni, finita al pronto soccorso di Careggi e poi dimessa con una prima prognosi (in attesa della risonanza magnetica) di sette giorni per traumi costali: sulla base del referto medico, la polizia municipale ha quindi avviato indagini d’ufficio con la prima ipotesi di omissione di soccorso.
Secondo quanto emerso, il poliziotto non si è fermato a uno stop e ha centrato una Fiat 500, guidata dalla cinquantenne: la donna è stata avvolta da quattro airbag, tra urla e richieste di aiuto, ma lui ha proseguito senza neanche avvisare il 118.
Per identificarlo si è rivelato fondamentale l’intervento di una passante, che ha raccolto la targa dell’auto pirata caduta nell’impatto.
Secondo la testimonianze dei familiari della vittima, al vaglio degli investigatori, diverse ore dopo il fatto il funzionario di polizia si è inoltre presentato insieme a un altro agente a casa della vittima (in quel momento ancora in ospedale) per farle firmare il modulo del Cid.
In casa, però, ha trovato solo l’anziana madre, che ha subito chiamato il genero per chiedere un consiglio.
“Quando ho capito che non si trattava della polizia municipale ma della stessa persona che aveva provocato l’incidente, per di più un poliziotto, l’ho subito invitato ad uscire e a rivolgersi esclusivamente al nostro avvocato – racconta l’uomo – è arrivato senza preavviso, un comportamento credo inopportuno”.
Accertamenti sono ora ancora in corso per ricostruire tutta la vicenda e stabilire eventuali, ulteriori responsabilità .
(da agenzie)
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Aprile 23rd, 2018 Riccardo Fucile
MICHELE DI SUMMA DEVE PAGARE 2,7 MILIONI DI RISARCIMENTI E CERCA DI FARE IL FURBETTO
Inseguito da due milioni e 730 mila euro di risarcimenti danni, si rende ‘irraggiungibile’ dichiarando la residenza in mezzo alle campagne di Francavilla Fontana, all’interno del prestigioso tiro a volo “Diana”.
Così sfugge alle notifiche degli atti giudiziari l’ex mago dei trapianti di cuore delle Molinette di Torino, l’ex professore associato Michele Di Summa.
Il cardiochirurgo, oggi 72enne, fu al centro dello scandalo internazionale delle valvole cardiache difettose scoppiato a Torino nel novembre del 2002.
Era il cardiochirurgo più stimato e riverito della città . Arrestato alle Molinette il 4 novembre 2002. Quaranta giorni di carcere, quattro mesi ai domiciliari. Poi, il processo.
Condannato in secondo grado a un anno e undici mesi per corruzione. Repubblica ha scoperto, per la prima volta, il ‘nascondiglio’ anagrafico utilizzato dal medico per eludere le notifiche delle richieste di risarcimento danni.
Triste epilogo di quella vicenda, a 16 anni di distanza Di Summa vive fuggendo dai creditori che lo inseguono per farsi pagare i danni.
Creditori principali i suoi ex datori di lavoro: l’ospedale Molinette ‘Città della Salute’ e l’Università di Torino vantano infatti nei confronti del loro ex dipendente, rispettivamente, un credito di due milioni e 130 mila euro e di 600 mila euro.
Si tratta di danni quantificati dalle sentenze penali, da quelle civili e dalla Corte dei Conti. Molti pazienti hanno ottenuto di essere risarciti dall’ospedale in solido con il cardiochirurgo.
E qui si consuma un incredibile paradosso: essendo Di Summa mai presente al Tiro a Volo Diana, succede che la struttura sanitaria (cioè il contribuente), paghi alle vittime anche i danni dovuti dal cardiochirurgo.
Si tratta di soldi anticipati dall’azienda sanitaria, ovviamente, ma al momento pare impossibile la rivalsa sul medico per farseli restituire.
IL CUGINO: “MICHELE QUI NON C’È MAI, È SEMPRE ALL’ESTERO”
Di Summa è riuscito a prendere la residenza in quel fazzoletto di campagna in provincia di Brindisi grazie a suo cugino, Michele Manelli, storico e pluridecorato allenatore di quel circolo di tiro a piattello che sforna ogni anno campioni nelle categorie giovanili.
Circolo nel quale hanno sparato sia lo stesso cardiochirurgo, che il padre Pietro, morto diversi anni fa.
“Sì, mio cugino Michele è residente qui – spiega Manelli – e qui, del resto, sono residente pure io. La posta, in questo luogo, non arriva mai”.
Non è difficile capire perchè i postini non ‘frequentino’ quella landa desolata. L’indirizzo ‘Contrada Caniglia 1’ (la residenza ufficiale attuale di Di Summa), infatti, è comune a tutte le persone, una decina nel raggio di alcuni chilometri, che vivono o hanno attività in quella zona sperduta alla periferia di Francavilla.
MOLINETTE E UNIVERSITà CREDITORI PER 2 MILIONI E 730MILA
Di Summa, dal punto di vista giuridico, non è irreperibile avendo comunque una residenza anagrafica. Risiedere in un posto nel quale non si vive semmai è un escamotage usato da molti nel tentativo di eludere la notifica di atti da parte degli ufficiali giudiziari.
Il commissario delle Molinette, Gian Paolo Zanetta, e il preside della Facoltà di Medicina di Torino sono da tempo irritati per il fatto di non ottenere risposte, e, soprattutto, per essere costretti ad anticipare i soldi dovuti in solido con Di Summa. Per questo, tempo fa hanno incaricato Equitalia di riscuotere i crediti.
E nei giorni scorsi hanno deciso di attivare la procedura della ‘compiuta giacenza’ prevista dall’articolo 143 del codice di procedura civile. Secondo questo articolo di legge, la notifica s’intende compiuta anche se il residente non si prende cura di ritirare gli atti o di farsi trovare dagli ufficiali notificatori.
ORA È CACCIA AL TESORO NASCOSTO DEL CARDIOCHIRURGO
Nei prossimi giorni dunque scatterà una nuova fase: la ricerca di beni mobili, di auto, e di immobili di proprietà diretta o riferibili, anche tramite prestanome, al Di Summa. La ricerca sarà fatta anche sui conti correnti bancari.
Al momento il cardiochirurgo riceve una pensione Inpdap, un quinto della quale già pignorata. Non risulta avere attività lavorative in Italia. “Mio cugino è sempre all’estero – spiega Manelli – in paese ci viene pochissimo. Nei giorni scorsi è stato ricoverato in ospedale perchè colpito da un malessere dal quale si è fortunatamente già ripreso”.
Di Summa eserciterebbe ancora la professione in Africa (fra l’altro con l’associazione ‘Amici di Ndugu Zangu’). E forse anche in Albania.
Nel 2012 i magistrati torinesi decisero di bloccare l’atto con cui Di Summa nel 2009 restituì al padre, Pietro, la proprietà di due immobili in Puglia: i magistrati inquirenti ritennero che quello del medico altro non fu che il tentativo di proteggere una parte dei beni dai risarcimenti dovuti.
Gli immobili, come ha verificato la guardia di finanza, si trovavano a Francavilla Fontana (città natale del medico) e a Castellaneta Marina (Taranto). L’atto di cessione fu stipulato a Brindisi nel 1988. Ora è caccia ai suoi beni. Se ancora ne ha.
(da “La Stampa”)
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Aprile 23rd, 2018 Riccardo Fucile
OGNI ESTATE MIGLIAIA DI RAGAZZI AL LAVORO IN HOTEL E VILLAGGI, MA CRESCONO I CASI DI SFRUTTAMENTO : ANCHE 12 ORE DI LAVORO PER 300 EURO AL MESE
Generalmente hanno dai 18 ai 35 anni, ma non mancano i quarantenni e i cinquantenni. Si occupano del nostro tempo libero all’interno di villaggi, hotel, campeggi, resort, crociere.
Vestono i panni indifferentemente del coreografo, del ballerino, del maestro di tiro con l’arco e di yoga, dello scenografo, del dj.
Quasi sempre sono inquadrati nel contratto nazionale per il personale artistico nei pubblici esercizi. Lavoratori stagionali dello spettacolo, insomma. Operativi dalle 9 del mattino alla sera tardi, con l’obbligo del sorriso e del buon umore.
L’annuncio-standard, la cartolina-precetto che li riguarda è, di solito, questa, e viene spammata a cavallo tra il crepuscolo dell’inverno e l’inizio della primavera.
Sognando di diventare Fiorello rispondono in decine di migliaia. «Selezioniamo animatori turistici con o senza esperienza, con doti relazionali e artistiche, spigliati e dinamici, per la prossima stagione estiva. Previsto inserimento in strutture turistiche in Italia e all’estero. Inviaci il tuo curriculum, cosa aspetti!».
Ma a volte, e non poche volte, l’epilogo è differente.
Racconta Anna Olivieri, che vive a La Spezia: «Sono la mamma di uno dei 140 ragazzi truffati da un’agenzia di animatori di villaggi turistici. Mio figlio Gianluca, nel 2012, ha risposto a un annuncio pubblicato da quest’agenzia che cercava animatori per i loro villaggi. È così partito per Milano per un colloquio, seguito da un weekend in un albergo romagnolo dove ha svolto prove di ballo e recitazione per poi essere reclutato, con un contratto “scandaloso”, in un villaggio in Basilicata. 300 euro al mese, più vitto e alloggio. Ha cominciato a fine maggio: lui e gli altri animatori hanno lavorato 12 ore al giorno per pulire la struttura, rifare il teatro, imbiancare le pareti, E quando sono arrivati i villeggianti ha iniziato a fare il lavoro che gli era stato assegnato: sempre 12 ore al giorno, mezz’ora per i pasti e una giornata a settimana di riposo».
Infine, l’amara scoperta: «Nel contratto era previsto il pagamento dell’intero periodo di lavoro (4 mesi) dopo 30/60 giorni dal rientro a casa. A distanza di tre anni, l’agenzia ha liquidato giusto la metà dell’importo dovuto a mio figlio, e solo a qualche decina di ragazzi…».
L’appello online di Anna è stato suffragato dalla rivelazione di numerosi casi analoghi. Tutti j’accuse firmati con nome e cognome autentici, ma vi omettiamo le generalità complete.
«Lavoro da vent’anni in questo mondo e vorrei che tornasse quello di una volta» scrive Paolo. «Anch’io 15 anni fa sono stata sfruttata in un villaggio in Sardegna. Rimasi colpita dalla mancanza di rispetto per i lavoratori. Volevano farmi pagare pure la divisa, ci misero a dormire in una topaia» dice Jussara.
«Da marito di un’ex-animatrice, so per certo che esistono aziende serie, semiserie e truffaldine. Queste ultime devono essere cacciate dal mercato, perchè alterano la concorrenza proponendo prezzi stracciati fondati sullo sfruttamento dei ragazzi» aggiunge Marco.
E Mario: «Lavoro nell’animazione e nello spettacolo da 10 anni, purtroppo è sempre andata così. Fa piacere che qualcuno finalmente faccia qualcosa, protesti, perchè sì, sarà pure il lavoro più bello del mondo, ma è pur sempre un lavoro. Un duro lavoro». Con uno stipendio da pionieri della gig economy.
Uno dei principali collettori del disagio che cova sotto le bandane e i giochi-aperitivo è la pagina Facebook Truffe in animazione. «Il problema è che alcune agenzie, come vero business, organizzano gli stage, con cui guadagnano in nero sui ragazzi. E alla fine saranno presi in servizio giusto 2 o 3 tra i 150 che hanno finanziato il corso. Una vergogna» si legge in un post pubblicato di recente da uno degli amministratori.
Per legge, questi stage dovrebbero essere gratuiti, ma spesso costano un occhio della testa.
In un hotel di Rimini, a gennaio di quest’anno, sono piombati i carabinieri con tre auto di servizio. Era in corso una sessione di “formazione professionale per animatori in villaggi turistici”. Nella hall 32 aspiranti provenienti dall’intera penisola. «Ci spillano soldi millantando posti di lavoro inesistenti» hanno dichiarato amaramente dopo il blitz, prima di ripartire per le terre di residenza, magari lontanissime come la Calabria e la Sicilia.
Niente più vacanze-lavoro (o lavori forzati estivi) per loro.
(da “L’Espresso”)
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