Aprile 25th, 2018 Riccardo Fucile
L’EX SEGRETARIO PENSA A “UN NUOVO INIZIO” E A FAR FUORI MARTINA, SIAMO AL DELIRIO TAFAZZIANO
Alla vigilia del secondo giro di consultazioni di Roberto Fico con il Pd, Matteo Renzi chiude il ‘forno democratico’.
Lo fa a Firenze, dove passa il 25 aprile in piazza, partecipa alle celebrazioni per il 25 aprile e, bici al seguito, ne approfitta per chiacchierare con i passanti sull’ipotesi di un accordo di governo con il M5s.
Il sondaggio improvvisato non ha naturalmente valore scientifico, ma per il segretario dimissionario contiene tanta valenza politica. Pur continuando a osservare silenzio sulle trattative sul governo, oggi da Firenze Renzi si sente molto rafforzato nel suo no ai pentastellati: un passaggio che si annuncia sempre più decisivo per i rapporti di forza nel Pd.
Renzi infatti non cede. Anzi: questa discussione sta diventando il suo ‘nuovo inizio’. Un modo per tornare in scena nel partito o con un nuovo percorso politico, chissà . Mette persino in conto una scissione, se nel partito chi insiste a vedere ponti di dialogo con il M5s non si placa.
Questa storia è diventata per lui quella definitiva. E i dialoganti tra i Dem sono diventati i nuovi rivali interni, che vengano dalla sua stessa maggioranza, come Dario Franceschini e Maurizio Martina, o dalle minoranze come Michele Emiliano e Francesco Boccia.
Basta sentire i suoi: “Se la linea di Martina verrà sfiduciata dalla direzione nazionale la prossima settimana, beh è evidente che non potrà fare più il reggente…”. Dunque si accelererebbe sul congresso nazionale. Ad ogni modo, Martina è avvertito.
Domani quindi il nuovo round di Fico non servirà a granchè.
Nello studio del presidente della Camera, la delegazione Dem composta dai due capigruppo Andrea Marcucci e Graziano Delrio, il presidente Matteo Orfini e Martina, andrà a ripetere che il partito discuterà nella direzione nazionale della settimana prossima. “Nè Martina potrà ‘allargarsi’ di più, come ha tentato di fare ieri…”, avverte una ancora fonte renziana.
Per arrivare a far prevalere la linea del no, la cerchia renziana si sta organizzando al millimetro. Per il 2 maggio, il giorno in cui dovrebbe riunirsi la direzione del Pd, Marcucci ha convocato anche la riunione dei senatori Dem.
E’ una vera prova di forza, un modo per arrivare ‘corazzati’ alla direzione.
Il capogruppo conta almeno 34-36 senatori contrari all’accordo con i cinquestelle, su un totale di 52 eletti.
Non è una maggioranza schiacciante, ma sufficiente per dire in direzione che a Palazzo Madama, territorio sempre difficile per le maggioranze di governo, non ci sono i numeri per procedere all’intesa con i pentastellati.
Senza considerare che, a conti fatti, anche una maggioranza con tutto il Pd e il M5s (109) sarebbe risicata al Senato: 161 senatori, che è esattamente il minimo indispensabile.
Certo, andrebbero aggiunti eletti pescati da Leu, gruppo misto e Autonomie, ma anche così non c’è la certezza di arrivare a numeri solidi.
Eppure nel Pd il pressing resta fortissimo. Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria e deputato comunque vicino a Renzi, è uno dei pontieri, al lavoro per favorire il confronto interno: per questo ha chiesto di convocare la direzione solo il 2 maggio.
Qualche giorno in più, insomma, per cercare di arrivare ad una posizione comune e non spaccare un partito che per ora si muove diviso.
Anche il vicepresidente della Camera Ettore Rosato sta in questa terra di mezzo che cerca di riannodare fili per mantenere l’unità .
“Le distanze tra noi e il M5S sono abissali, enormi, siamo stati avversari per cinque anni non per caso ma per profondi motivi di divergenza sui programmi – dice da San Sabba, dove partecipa alle celebrazioni della Festa della Liberazione – Con senso di responsabilità , convochiamo i nostri organismi dirigenti” per capire “se è utile o no, nell’interesse del Paese, fare un governo con forze politiche così distanti”.
Ma anche i ‘pontieri’ sono consapevoli che, se non si smuove Renzi, questa storia del dialogo con i cinquestelle va a sbattere contro un muro.
“Se Renzi dice no, il 70 per cento della direzione nazionale lo segue”, ci dice un dirigente Dem. Insomma non c’è partita.
Martina intanto insiste: “L’impressione che ho è che tanti chiedano di provare a fare un lavoro, sapendo che è complicato, nessuno la fa facile – dice il reggente partecipando al corteo del 25 aprile a Roma – C’è preoccupazione vera rispetto a un governo a trazione leghista: se il rischio è consegnare il Paese a derive pericolose, c’è una consapevolezza del Pd nel provare a prendere un’iniziativa. Decideremo insieme e quel che decideremo impegnerà tutti”.
Oggi più di ieri: si va verso la conta finale. Ai blocchi di partenza, posizioni distanti. Tra i renziani si avverte il fastidio per il secondo giro di domani con Fico: “Frutto di un evidente pressing di Mattarella”, dicono i più scocciati.
Nel pomeriggio di domani, il presidente della Camera salirà al Colle a riferire. Se il capo dello Stato deciderà di aspettare la direzione del Pd prima di fare la prossima mossa, i renziani avranno solo più tempo per inchiodare chi nel partito vorrebbe aprire, riuscendo quindi a ridefinire a proprio favore i giochi nel Pd, a due mesi dalla sconfitta elettorale.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 25th, 2018 Riccardo Fucile
“SERVE PIU’ IMMIGRAZIONE E DI QUALITA’. CARENZA DI PERSONE NELLA SANITA'”
L’immigrazione per l’Italia è una necessità imprescindibile che, come dimostrano altri casi mondiali, può far decollare la nostra economia e migliorare anche i nostri salari medi.
Una ricetta economica che, se ben gestita, può dare risultati migliori di qualsiasi flat tax, reddito di cittadinanza o bonus vari.
Serve però accogliere più immigrati e di qualità . Parola di Stefano Proverbio, director di McKinsey & Company e autore, con Roberto Lancellotti del libro “Dialogo sull’immigrazione. Tra falsi miti e scomode verità “, edito da Mondadori.
Partiamo da una delle domande principali del libro: l’immigrazione è un problema o viceversa può rivelarsi un’opportunità ?
Il libro nasce da una discussione sulla demografia in Italia. E la risposta è che l’immigrazione per l’Italia è una necessità imprescindibile. Perchè l’Italia è già dentro una crisi demografica: negli ultimi 20 anni abbiamo perso 3 milioni di italiani in età lavorativa che sono stati compensati come forza lavorativa solo grazie all’immigrazione. Da qui al 2020 ne perderemo altri 12 milioni con conseguente insostenibilità del sistema sanitario e del welfare e con ripercussioni su Pil e debito pubblico. E fare più figli italiani non basterebbe: primo perchè ci vorrebbero venti anni prima che entrino nel mondo del lavoro; e poi per colmare il gap bisognerebbe tornare a sei figli per donna.
Gli immigrati dunque sono una risorsa che può sostenere la nostra economia.
Certamente. E lo sono già . Basti pensare che l’8% del nostro Pil è fatto già oggi dagli immigrati. E il numero di nuove imprese aperte dagli stranieri in Italia cresce del 3% all’anno, mentre quelle aperte dagli italiani cala dell’1% l’anno. Anche far ringiovanire la popolazione sostiene l’economia facendo ripartire i consumi.
Una valida alternativa a flat tax, reddito di cittadinanza o bonus da 80 euro quindi?
Non le vedo come cose alternative queste, le vedo come disastri. Il reddito di cittadinanza sono gli 80 euro per 20. La flat tax è un salto nel buio con un enorme deficit nel breve periodo, da rischio default.
Uno slogan che una parte della politica ha fatto suo è “gli immigrati rubano il lavoro agli italiani”.
Non è vero. Perchè gli immigrati fanno dei lavori che gli italiani non vogliono fare. E poi i casi studiati — come l’immigrazione dei vietnamiti e dei cubani – dimostrano che l’immigrazione crea un circolo virtuoso nell’economia del Paese di approdo con un aumento medio anche dei salari dei nativi. Guardiamo al caso di Israele che ha importato un milione di russi laureati e ha avuto un boom economico eccezionale: oggi per iniziative di start up Israele ha superato la Silicon Valley, e questo è dovuto essenzialmente agli immigrati.
Ecco, noi di quale immigrazione abbiamo bisogno?
In Italia dovremmo avere più immigrazione e di qualità . Gli studi dimostrano che se io prendo dei rifugiati è meglio che prendere immigrati economici, perchè i rifugiati hanno di norma più competenze. Noi invece ci focalizziamo sugli sbarchi, che sono in realtà un fenomeno che si gestisce con dei numeri relativamente piccoli. Gli immigrati che accettiamo sono pochi e per lavori temporanei in cui il grosso è rappresentato dall’agricoltura, quindi l’opposto di quello che serve. Anzichè importare, idealmente, laureati, noi importiamo manodopera di basso valore.
Potremmo allora imitare il modello tedesco?
Sì. La Germania non è perfetta ma fa bene: quando arrivano gli immigrati li classifica subito in funzione delle proprie competenze, li mette subito a studiare il tedesco e alcuni basic di educazione civica. Quelli che hanno competenze buone li segnala alle aziende che fanno richieste, e gli altri li addestra per le professionalità che servono al Paese.
Ci sono delle professioni che in Italia servono di più?
Ad esempio abbiamo una carenza in tutte le professioni della sanità , come infermieri, che già importiamo, e medici. E questa carenza aumenterà con il tempo, col rischio di non riuscire ad attrarre da fuori immigrati professionalizzati. Perchè si tratta di una carenza globale e io immagino che in futuro un medico albanese preferirà emigrare negli Stati Uniti piuttosto che in Italia.
Come si fa a “importare” solo gli immigrati di cui abbiamo bisogno?
Il sistema è complesso ma io imiterei quelli che stanno andando bene come la Germania, il Canada e la stessa Australia, anche se finisce sui giornali come quella cattiva. Questi Paesi delineano le competenze che gli servono e scelgono gli immigrati che sono più allineati a quel tipo di competenza. Dovremmo poi pubblicizzare di più tentativi come quello degli incentivi fiscali per attrarre laureati stranieri e non proibire, come fatto, i corsi integralmente in inglese al Politecnico di Milano.
Dove sbaglia l’Italia oggi?
In Italia c’è anche il problema che mentre facciamo aspettare i migranti per accogliere la richiesta di asilo, non gli permettiamo di lavorare. Questo porta al rigetto da parte della popolazione, che vede queste persone ciondolare per strada senza un’occupazione.
(da “La Stampa”)
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Aprile 25th, 2018 Riccardo Fucile
BANDI SBAGLIATI O BLOCCATI, GARE MAI PARTITE, FONDI CONGELATI E INTERVENTI MANCATI SU STRADE, SCUOLE, VERDE E TRASPORTI
Il Comune di Roma ha in cassa più di mezzo miliardo di euro che non ha speso.
Ma non perchè ha risparmiato. Semplicemente perchè a causa degli intoppi più variegati la macchina comunale non è stata in grado di spendere quei soldi tra bandi sbagliati oppure bloccati, gare mai partite oppure ferme nei tribunali.
Tecnicamente, spiega oggi Il Messaggero in un articolo di Simone Canettieri, si chiama overshooting.
In poche parole, la giunta Raggi l’anno scorso aveva predisposto tutti questi fondi, tra spese correnti e conto capitale ovvero manutenzione ordinaria e investimenti, con relativi progetti ma non è riuscita a realizzarne nemmeno uno.
Si tratta di 331 milioni di spese correnti, 206 milioni di spese in conto capitale, 6 milioni di spese per l’incremento delle attività finanziarie e 20 milioni di rimborso di prestiti mai avvenuto.
Nel dettaglio le voci principali delle economie — si dice così quando i fondi rimangono nella pancia del Comune ammontano a 331 milioni e 578 mila euro circa dalla voce «spese correnti» e 206 milioni e 401 mila euro circa dalla voce «spese in conto capitale».
Si tratta di fondi, spiegano dalla Ragioneria capitolina, «che vanno in economia perchè non è scattata l’obbligazione passiva che è legata all’aggiudicazione delle gare — ha sottolineato Paola Pantani, Direttore della IV Direzione Rendicontazione e Monitoraggio -. Tutti sappiamo le difficoltà che ci sono nello svolgere le gare, per impostarle e aggiudicarle. Una volta accantonati i fondi, se la gara non si svolge entro l’anno, i soldi non spesi vanno in economia. Se sono vincolati devono essere rimodulati nel settore di appartenenza, se non lo sono vanno rimodulati tra gli altri fondi»
Tra gli interventi previsti e saltati c’erano gli interventi di rifacimento di alcune piazze della Capitale, la sistemazione di vie da anni dissestate come la Salaria e l’ammodernamento del parco mezzi di ATAC e AMA.
Spiega ancora il Messaggero che le colpe vanno ricercate nei dipartimenti che hanno maggior potere di spesa: mobilità e ambiente. Poi ci sono i lavori pubblici e i servizi sociali. Segue l’urbanistica.
Nello specifico, se si prende in esame la spesa corrente si scopre che su 331 milioni di euro bloccati ben 228 derivano dall’acquisto di beni e servizi. Una serie di interventi che l’amministrazione non ha fatto: dalla benzina per i mezzi pubblici, al materiale per le scuole,passando per le mense. A queste voci vanno aggiunti i fondi per la manutenzione ordinaria.
Poi ci sono i 206 milioni di investimenti, che nel 2017 l’amministrazione di Raggi non è stata in grado di far fruttare. Anche qui ci sono le strade e le buche. Basti pensare che il tanto sbandierato «piano Marshall» dell’assessore Gatta (quella che vuole tapparei crateri delle strade con la naturopatia) prevede uno stanziamento di 17 milioni di euro.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 25th, 2018 Riccardo Fucile
GIORNALISTI SOTTO SCORTA E AUTOCENSURE PER LE PRESSIONI DEI POLITICI: ITALIA AL 46ESIMO POSTO NELLA CLASSIFICA …LA RUSSIA DI PUTIN CHE PIACE TANTO A SALVINI E MELONI AL 148ESIMO
L’Italia è al 46mo posto nella classifica sulla libertà di stampa stilata da Reporter senza frontiere (RSF), sempre staccata dai maggiori partner Ue ma comunque in miglioramento allo scorso anno quando era 52ma.
Dal World Press Freedom Index emerge che il nostro Paese ha un coefficiente sulle limitazioni alla libertà per i media di 24,12 (era 26,26), appena più alto di quello degli Stati Uniti (23,73) che si collocano subito prima al 45mo posto.
Reporter senza frontiere ricorda che “in Italia 10 giornalisti vivono sotto scorta per le minacce di morte” e sottolinea che “violenze e intimidazioni sono a un livello allarmante e crescente, soprattutto in Campania, Calabria e Sicilia”, ma nonostante tutto “coraggiosi cronisti continuano a svolgere le loro inchieste”.
“Molti giornalisti italiani”, sottolinea sempre il rapporto, “sono preoccupati dalla vittoria elettorale di M5s che spesso ha criticato i media e non ha esitato a fare i nomi dei giornalisti sgraditi“.
“Sempre più giornalisti si autocensurano a causa delle pressioni dei politici”, si legge ancora nel giudizio sull’Italia, in cui si ricorda pure una proposta di legge per punire fino a nove anni di carcere chi diffama un politico o un magistrato.
La classifica è guidata dalla Norvegia (coefficiente 7,63) seguita da Svezia, Olanda e Finlandia. Tra i maggiori Paesi Ue la Germania è 15ma, la Spagna 31ma, la Francia 33ma e la Germania 40ma.
Male ancora una volta la Russia che si conferma 148ma, fanalino di coda mondiale è il sultanato del Brunei.
In Italia “numerosi addetti dell’informazione sono sempre più preoccupati a causa della recente vittoria alle elezioni legislative di un partito, il Movimento 5 Stelle, che ha spesso condannato la stampa per il suo lavoro e che non esita a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che lo disturbano”, si legge nel rapporto.
(da agenzie)
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Aprile 25th, 2018 Riccardo Fucile
“GLI ABUSI DEL CAPITALISMO E GLI EFFETTI DISTORTI DELLA GLOBALIZZAZIONE VANNO COMBATTUTI, MA LE GUERRE COMMERCIALI NON SERVONO A NESSUNO, SERVONO SCAMBI LIBERI ED EQUI”… “IL CLIMA VA DIFESO, NON ESISTE UN PIANETA B E BISOGNA RIDURRE LE DISEGUAGLIANZE”
«Dobbiamo costruire un nuovo ordine mondiale per il Ventunesimo secolo, basato sul multilateralismo». È insieme l’esortazione la sfida che il presidente francese Macron ha lanciato agli Stati Uniti, con il discorso tenuto al Congresso davanti alle camere riunite.
Dall’Iran alla Siria, dalle guerre commerciali alla disuguaglianza provocata dalla globalizzazione, dall’accordo di Parigi sul clima alla protezione della privacy e la lotta alle fake news, il capo dell’Eliseo ha proposto un’agenda comune su cui Europa e Stati Uniti dovrebbero lavorare insieme, per contrastare le minacce a libertà e democrazia che vengono dal terrorismo, dall’incertezza economica, dal populismo.
Il convitato di pietra però era il collega Trump, che in sostanza Macron sta cercando di allontanare dalla linea anti globalista promossa dal suo ex consigliere Steve Bannon durante la campagna elettorale, per riportarlo verso un approccio multilaterale alla soluzione dei molti problemi che minacciano gli stessi valori su cui si è basata finora la civiltà occidentale.
Macron ha detto che ci troviamo davanti a due strade: il nazionalismo, e la collaborazione.
Il primo, secondo lui, «è una illusione», mentre restare aperti al mondo è l’unica soluzione possibile. «Questo nuovo multilateralismo non è una minaccia per le nostre culture, ma anzi una loro affermazione, perchè si basa sui valori che le hanno create».
Il presidente francese è poi sceso nei dettagli della nuova agenda globalista, partendo dal malcontento provocato dagli effetti distorti della globalizzazione.
Macron ha detto che gli abusi del capitalismo vanno rivisti, ma ha avvertito che la strada da seguire non è quella delle guerre commerciali, che finiscono per danneggiare tutti. Servono invece «scambi liberi ed equi». Questo è il terreno su cui propone a Trump un compromesso: non scegliere la strada dei dazi, e troveremo insieme il modo di soddisfare la tua richiesta per un trattamento più giusto degli Stati Uniti nei commerci globali.
Il capo dell’Eliseo ha invitato a combattere le fake news, perchè «le informazioni false corrompono la democrazia», e affrontare l’emergenza della privacy sollevata dal caso Facebook: «Europa e Usa possono collaborare per trovare un equilibrio fra la necessità di raccogliere i frutti dell’innovazione, e proteggere i cittadini dagli abusi». Macron ha ribadito la sua fede nella scienza per contrastare il riscaldamento globale, avvertendo che «non esiste un planet B», cioè un altro pianeta dove trasferire gli esseri umani. Quindi si è detto sicuro che alla fine «gli Stati Uniti rientreranno nell’accordo di Parigi».
La parte conclusiva del discorso l’ha dedicata al Medio Oriente, e in particolare al protocollo JCPOA sul programma nucleare dell’Iran, che secondo lui può diventare l’occasione per negoziare una nuova intesa complessiva per la stabilità dell’intera regione. «Io ritengo che non dobbiamo abbandonare l’accordo che abbiamo firmato, la Francia non lo farà . Esso però può essere la base per negoziare una nuova intesa più ampia». I pilastri su cui si dovrebbe basare questa trattativa sono quattro: le attività nucleari dell’Iran fino al 2025, coperte dall’accordo esistente; quelle dopo il 2025, perchè Teheran «non dovrà mai avere armi atomiche; lo sviluppo dei missili balistici; e le interferenze destabilizzanti della Repubblica islamica nell’intera regione. Su questa base Macron spera di convincere Trump a non abbandonare il JCPOA, o comunque a riprendere il negoziato subito dopo, per definire un paradigma nuovo che ricostruisca la stabilità in Medio oriente, includendo anche la fine del conflitto in Siria. «Viviamo – ha concluso il presidente francese – un momento critico, ma insieme possiamo e dobbiamo prevalere».
(da agenzie)
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Aprile 25th, 2018 Riccardo Fucile
ACCOLTA LA RICHIESTA DEI LEGALI DELL’EX TERRORISTA, CONDANNATO IN ITALIA PER QUATTRO OMICIDI
Il Supremo tribunale di giustizia (Stj) del Brasile ha deciso di revocare le misure cautelari stabilite dalla giustizia federale contro l’ex terrorista rosso Cesare Battisti, ex leader dei Proletari Armati per il Comunismo. Lo riportano i media brasiliani.
Battisti era stato arrestato nell’ottobre scorso vicino al confine con la Bolivia mentre secondo la polizia stradale federale cercava di lasciare il Brasile con circa 25mila dollari in valuta estera. Il collegio della sesta corte dell’Stj ha accolto all’unanimità la tesi difensiva secondo la quale le misure precauzionali sono state emanate in modo generico e senza concreti elementi di accusa.
Cesare Battisti ha vissuto un’esistenza segnata dalle fughe in mezzo mondo dopo attentati, condanne all’ergastolo per diversi omicidi e carcere. È nato nel 1954 a Sermoneta, non lontano da Latina. All’inizio degli anni ’70 abbandona la scuola, iniziando una carriera criminale fatta di rapine, furti e sequestri di persona, per le quali viene arrestato diverse volte.
Nel ’76 si trasferisce al Nord e partecipa alla fondazione dei Pac, Proletari armati per il Comunismo, formazione nata nell’area dell’autonomia alla periferia di Milano. Viene arrestato di nuovo, sempre per rapina, e rinchiuso nel carcere di Udine dove conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei Pac. In questi anni partecipa alle azioni del gruppo eversivo, che gli costeranno un’altra volta la libertà : nel ’79 viene arrestato a Milano e condannato a 13 anni e 5 mesi per l’omicidio del gioielliere Pierluigi Torreggiani, a febbraio.
Nel 1981 riesce a evadere dal carcere di Frosinone, dove stava scontando la pena, grazie a un assalto di terroristi. Prima a Parigi, poi in Messico, a Puerto Escondido, con la compagna Laurence, dalla quale si è poi separato, e che gli ha dato due figlie. In Messico fonda il giornale “Via Libre”, che “trasferirà ” poi a Parigi
Nel 1990, appena giunto Oltralpe, Battisti viene arrestato ma, cinque mesi dopo, la Francia nega l’estradizione e lui torna in libertà .
Fugge in Brasile nel 2004, poco prima del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato francese che l’avrebbe estradato in Italia da Parigi.
Nel 2007 viene arrestato a Rio de Janeiro e la sua vicenda passa alle mani del Brasile. Due anni dopo il governo del presidente Lula gli concede lo status di rifugiato politico, per «timore di persecuzioni».
Il 25 settembre 2017 l’Italia ha chiesto al Brasile di rivedere la decisione con cui Lula aveva negato l’estradizione, trovando il consenso del ministro della Giustizia, Torquato Jardim, e del titolare degli Esteri, Aloysio Nunes Ferreira.
Il 4 ottobre 2017 Battisti viene arrestato alla frontiera tra Brasile e Bolivia. Secondo le autorità stava cercando di scappare temendo l’arresto.
(da agenzie)
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Aprile 25th, 2018 Riccardo Fucile
PER LA TRATTATIVA CON IL M5S SI SCHIERANO SALA, ZINGARETTI, MEROLA, FASSINO, CHIAMPARINO E LEOLUCA ORLANDO
Passano pochi minuti dal discorso di Maurizio Martina dopo l’incontro con il presidente della Camera Roberto Fico e nel Pd esplode lo scontro tra le due anime. “#senzadime” è l’hashtag rispolverato dai parlamentari più vicini a Matteo Renzi per bloccare sul nascere l’ipotesi di un dialogo tra il Pd e il M5s per dar vita a una maggioranza che faccia nascere un governo.
“Qualora il reggente Martina, come ha annunciato, sottoponesse qualsivoglia ipotesi di governo Pd-5 Stelle alla direzione del partito, io voterò convintamente, senza esitazioni, contro” scrive Anna Ascani, twittando #senzadime. Sempre su Twitter molti militanti renziani stanno protestando anche con l’hashtag #renzitorna, sempre per esprimere il loro dissenso nei confronti dell’apertura di Martina.
Stesso tenore di dichiarazioni da Ernesto Magorno, Sandro Gozi, Ivan Scalfarotto, Michele Anzaldi.
Il presidente Matteo Orfini non usa Twitter ma dice chiaramente: “Sono contrario a un’intesa con i 5 Stelle”. Uno dei più duri è Michele Anzaldi. “Francamente – dice il parlamentare – questa presunta apertura mi sembra un capolavoro di tafazzismo e una strategia di comunicazione suicida: Martina apre senza avere niente in mano”.
Molto più sfumata la posizione di Graziano Delrio: il capogruppo dei deputati dem ribadisce che “deciderà la direzione e che il risultato non è scontato: le differenze restano tante”
Poi c’è chi apre spiragli più o meno ampi.
L’ex sindaco di Torino Piero Fassino dice: “A chi si interroga e ha dei dubbi” su un eventuale governo Pd-M5s “chiedo quali siano le alternative. A questo punto o spingiamo di nuovo Di Maio nelle braccia di Salvini per un governo dannoso per il Paese. O si torna al voto ma questo non cambierebbe le cose”.
Dopo la fronda renziana sono venuti con forza allo scoperto gli esponenti del fronte del dialogo. In questo si sono dichiarati favorevoli al dialogo Piero Bassetti, Sergio Chiamparino, Luigi Berlinguer, Giuseppe Antoci, Nicola Zingaretti, Beppe Sala sindaco di Milano e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando oltre ovviamente agli esponenti della minoranza interna come Gianni Cuperlo e Andrea Orlando.
“È giusto verificare se si è davvero irreversibilmente consumata la possibilità di un accordo tra M5s e Lega. Se ciò fosse vero, costituirebbe un fatto nuovo di cui dovremmo tenere debita considerazione”, ha detto il ministro della Giustizia. E l’ex deputato ha aggiunto: “Sono d’accordo con Maurizio Martina. Se il Movimento 5 Stelle dichiara archiviato il tavolo con la Lega, il Pd deve tener conto della novità . La Direzione, da convocare al più presto, si confronti ed esprima sul nuovo scenario una posizione condivisa”.
La parola dunque si sposta dai social e dalle dichiarazioni alla sede dirigente del partito che sembra sarà convocata il 30 aprile o il 2 maggio. Ma nei Gruppi parlamentari e in direzione la maggioranza renziana è indiscutibile e se l’hashtag #senzadime diventerà , oltre che un messaggio su twitter, un’indiczione politica, il dialogo con i 5 Stelle sembra destinato a fare poca strada.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 25th, 2018 Riccardo Fucile
MA ARRIVA IL DIFENSORE D’UFFICIO DEI GRILLINI: “MEGLIO RISPETTARE IL VOTO CHE DIRE SCIOCCHEZZE”, PURTROPPO PERO’ SALVINI CONTINUA PURE A LUI A PARLARE
“Sta succedendo qualcosa in Italia di davvero pericoloso. L’altro giorno ho chiesto ad alcune persone a cui stavo dando una mano: ‘come vi sentite di fronte al comportamento di questa formazione politica, di questo movimento che non si può definire un partito democratico?’ Mi hanno risposto che si sentono come gli ebrei al primo apparire di Hitler”.
Lo ha detto Silvio Berlusconi parlando dal palco a Porzus, in Friuli, dove nel febbraio 1945 furono uccisi 17 partigiani.
“Siamo impegnati oggi a cercare una soluzione alla crisi politica – ha continuato -, senza veti nè preclusioni, rispettosa del voto espresso dagli italiani”.
Berlusconi ha spiegato: “Tutte le forze politiche hanno il dovere di essere responsabili, nel linguaggio e nei comportamenti: il calcolo politico non può portare a disgregare quella convivenza democratica faticosamente acquisita settant’anni fa”.
Sul paragone con Hitler interviene con una nota Matteo Salvini, leader della Lega e alleato di Berlusconi: “Berlusconi paragona i 5 Stelle ai nazisti? È meglio tacere e rispettare il voto degli italiani invece di dire sciocchezze”.
(da agenzie)
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Aprile 25th, 2018 Riccardo Fucile
L’ACCUSA E’ TENTATO OMICIDIO, ALTRI SETTE TEPPISTI FERMATI PER DANNEGGIAMENTI, POSSESSO DI DROGA E ARMI OFFENSIVE
Due tifosi della Roma di 20 e 29 anni sono stati fermati a Liverpool con l’accusa di tentato omicidio per l’aggressione a un tifoso irlandese dei Reds, Sean Cox.
L’uomo, di 53 anni, picchiato con una cinghia e scaraventato a terra prima della partita, è entrato in coma. I fermi sono stati confermati dalla polizia del Merseyside che ha invitato eventuali testimoni a farsi avanti.
L’episodio è avvenuto durante gli scontri scoppiati un’ora prima della partita davanti all’Albert Pub, a pochi passi dalla curva Kop dei tifosi del Liverpool.
Il tifoso aggredito, che ha battuto violentemente la testa a terra, è ricoverato in coma al centro neurologico di Walton. Secondo i parenti di Cox, sentiti dal Mirror e dal Liverpool Echo, “l’aggressione sarebbe stata compiuta da 13 teppisti”. La moglie dell’uomo è arrivata a Liverpool dall’Irlanda.
In totale nella serata sono stati nove i tifosi fermati per reati che vanno dall’aggressione al possesso di corpi contundenti.
Gli agenti stanno cercando testimoni che abbiano assistito agli scontri: “La vittima era a Liverpool con il fratello per vedere la partita ed è stato aggredito durante uno scontro tra tifosi circa alle 19.35 – ha detto l’ispettore di polizia Paul Speight – Testimoni hanno detto che la vittima è stata colpita da una cintura prima di crollare a terra. Curato sul posto, è stato successivamente trasportato in ambulanza al Centro Neurologico di Walton per un trauma cranico”.
Al tifoso irlandese è arrivata la solidarietà del Liverpool che si è detto “sconvolto e inorridito” e ha assicurato pieno “sostegno” alla famiglia, invitando chiunque abbia assistito al pestaggio a fornire informazioni alla polizia.
Anche la Roma ha condannato quanto successo: “L’AS Roma condanna con la massima fermezza il comportamento aberrante di una piccola minoranza di tifosi che ad Anfield ha fatto vergognare il club e la stragrande maggioranza dei sostenitori giallorossi perbene” si legge in una nota pubblicata sulla versione inglese del sito ufficiale.
“Nel calcio non c’è posto per questo tipo di comportamento vile – si legge ancora – e il club sta ora collaborando con il Liverpool, l’Uefa e le autorità . I pensieri e le preghiere del club – conclude il comunicato – sono con il 53enne tifoso del Liverpool in questo momento ospedale e la sua famiglia”.
L’Uefa è profondamente “scioccata” per gli incidenti di ieri a Liverpool e annuncia “provvedimenti severissimi”. È questo il senso di una nota della federazione europea che definisce “vile” l’attacco avvenuto prima della semifinale di Champions.
“Il nostro pensiero – fa sapere l’Uefa – ora è rivolto alla vittima e alla sua famiglia. Gli autori di questo attacco ignobile non hanno posto nel mondo del calcio e confidiamo che saranno trattati con la massima severità “.
La federazione del calcio europeo “è in attesa di ricevere i referti completi di quanto avvenuto prima di decidere sui possibili provvedimenti disciplinari”.
(da agenzie)
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