Aprile 9th, 2018 Riccardo Fucile
ALLE POLITICHE IL M5S AVEVA OTTENUTO IL 45% DEI VOTI, VIETATO PERDERE
L’ombelico politico in questa fase si chiama Molise, periferia della politica italiana divenuta improvvisamente centrale.
Da un palco montato in piazza del Duomo a Termoli, davanti a duecento persone e con un leggero vento primaverile che soffia dal mare, Luigi Di Maio inizia la campagna: “Sarà la prima Regione in assoluto con un nostro presidente, Andrea Greco. Vinciamo e torno qui da premier”.
È in questa Regione del centro Italia che i possibili alleati, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, pesano la propria forza.
Chi tra i due vincerà il 22 aprile, così come la settimana dopo in Friuli Venezia Giulia, metterà gli eventuali successi sul piatto della trattativa per la formazione del nuovo governo.
L’importanza è tale che il capo politico grillino, nel mezzo dello scontro con il leader leghista, il più aspro che sia andato in scena tra i due, arriva nella cittadina in provincia di Campobasso, centro produttivo di rilevanza, per tirare la volata al candidato presidente.
Ma la testa, e anche gran parte del suo discorso, è rivolta a Palazzo Chigi: “Non ha senso fare il presidente del Consiglio per tirare a campare. Ho detto a Salvini di scegliere tra il cambiamento e Berlusconi”, afferma convinto all’ora del tramonto.
E ribadisce mentre sventolano le bandiere M5s e si fa buio: “Noi stiamo chiedendo che la presidenza del Consiglio dei ministri vada al Movimento perchè noi possiamo garantirvi che il contratto si realizzerà “.
Anche qui, in una piazza piena di famiglie e in un’atmosfera insieme paesana e militante, piomba il grande nodo da sciogliere che si chiama Silvio Berlusconi: “Non faremo mai un governo con lui dentro”, garantisce Di Maio tra gli incitamenti dei partecipanti.
Il possibile partner di governo a cui fa invece riferimento è Salvini, con cui già il Movimento ha eletto gli uffici di presidenza di Camera e Senato. Ma la contraddizione, in questa fase in cui la formazione del governo si intreccia con le elezioni regionali, è sintetizzata in un urlo che arriva dalla piazza rivolto al centrodestra: “Imbroglioni”.
Il candidato grillino alla presidenza, giovane 32enne che lavora con il gruppo M5s in regione, si ferma un attimo e dice un po’ a disagio: “Non entro nel merito”.
A questo punto le vittorie alle regionali sono prove elettorali che agli occhi dei leader servono a dimostrare, dopo i risultati del 4 marzo, quanto slancio abbia il centrodestra e quanto ne abbia il Movimento 5 Stelle per poter dire, secondo la loro idea: “A Palazzo Chigi vado io”.
In fondo lo stesso Salvini una settimana fa ha detto: “Il Capo dello Stato durante le consultazioni non può non tener conto di chi vincerà le elezioni regionali”.
E non a caso Di Maio si fermerà in Molise due giorni, poi arriverà Salvini.
È un reciproco tallonamento, paese per paese. Poi la stessa scena si ripeterà in Friuli Venezia Giulia.
Nella regione del centro Italia, i 5 Stelle alle elezioni politiche hanno sfiorato il 45%. La speranza in casa 5 Stelle è conquistare adesso il primo presidente di Regione in assoluto, ma la paura di non farcela non manca davanti agli avversari che schierano “l’armata di portatori di interessi candidando 180 persone in dieci liste contro le nostre 20”, dice il candidato Andrea Greco.
Nella regione del Nord invece è in vantaggio la Lega con il suo candidato Massimiliano Fedriga che culla concreti sogni di vittoria.
Da Roma sono in arrivo in Molise da qui fino al 22 numerosissimi parlamentari 5 Stelle da big a neo eletti. Di Maio ha detto a tutti loro: “Dobbiamo essere massicciamente presenti in Molise”, dove il centrodestra è in partita e al suo interno si gioca una competizione tra Forza Italia e Lega che peserà sulla trattativa con M5s per il governo.
Se il Carroccio avrà un’affermazione forte Berlusconi sarà più debole nella sua strategia di condizionamento del dialogo tra Salvini e Di Maio.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 9th, 2018 Riccardo Fucile
NESSUN PASSO IN AVANTI, SI PROCEDE CON ACCUSE RECIPROCHE, NESSUNO VUOLE UN INCARICO PER IL TIMORE-CERTEZZA DI ANDARE A SBATTERE
La pausa di riflessione del weekend, seguìta al primo giro di consultazioni dei partiti con Sergio Mattarella, non produce passi in avanti.
Buio pesto sul ‘governo che verrà ‘, mentre inizia la settimana del secondo giro di consultazioni. Tutto fermo, tanto che dal Colle ancora non hanno decidono quando inizia questo secondo round e non escludono di convocare i leader solo venerdì e sabato e non giovedì e venerdì come ipotizzato inizialmente.
Sulla crisi istituzionale piomba anche la campagna elettorale per le regionali: oggi Matteo Salvini si è concentrato sulla corsa elettorale in Friuli (al voto il 29 aprile), Luigi Di Maio ha fatto lo stesso in Molise (al voto il 22 aprile). Il puzzle è complicato, anche dal punto di vista del Colle.
Salvini in Friuli, Di Maio in Molise: distanza fisica e verbale.
Oggi il leader leghista e il pentastellato si sono solo scontrati: si appanna l’idea di vedersi prima di risalire al Colle. Lo chiede Salvini, con forza: “Abbiamo il 51 per cento di possibilità di farcela”. Ma da casa cinquestelle oggi è il giorno del no: “Zero per cento se c’è anche Berlusconi”, non ci sono le condizioni per un incontro.
Salvini insiste sulla formula dell’accordo con tutto il centrodestra, vuole evitare che si realizzi l’alternativa proposta da Giorgia Meloni: farsi dare un pre-incarico come coalizione e cercare i voti in Parlamento.
Antonio Tajani addirittura dice che Di Maio dovrebbe chiedere “scusa” per tutte le offese di questi anni a Silvio Berlusconi. Come chiedere la luna. Nulla da fare: mentre incombe il secondo giro di consultazioni al Quirinale, le posizioni si allontanano invece di avvicinarsi.
Di Maio aspetta risposte anche dall’altro ‘forno’ attrezzato in questa crisi istituzionale: quello col Pd. O meglio: con i non-renziani del Pd.
Il fronte pro-dialogo – da Franceschini a Martina – si è rafforzato in questi ultimi giorni e domani si farà sentire nell’assemblea dei gruppi parlamentari. Ma oggi anche il mite Graziano Delrio ferma tutto: “Non c’è nessuna possibilità di un governo M5S-Pd. Le distanze sono talmente tante e profonde che sarebbe difficile immaginare il contrario”.
Il ministro parla a ‘Otto e mezzo’ dopo un incontro con Renzi nel suo ufficio di Palazzo Giustiniani. Lì l’ex segretario ha dato la linea – per lo meno la sua – in vista della riunione di domani, nonchè dell’assemblea nazionale che il 21 aprile deciderà la futura leadership del partito (Martina) oppure avvierà il congresso con le primarie (Richetti è già in pista per questa ipotesi).
Ogni giorno i più ortodossi tra i renziani vanno a caccia di motivi per dire no ad un accordo con i pentastellati. E anche oggi lo trovano nelle parole del capogruppo M5s al Senato Danilo Toninelli: “Penso che il Pd nei prossimi giorni cambi idea perchè gli stiamo dando un’importante possibilità di riscattarsi per i fallimenti degli ultimi anni”. Apriti cielo. “Ha già un modello per l’abjura?”, gli risponde l’omologo renziano Andrea Marcucci. “Questo sarebbe confronto. Lessico da Inquisizione modello Torquemada: parlamento italiano nel 2018 o caccia agli eretici in Spagna nel 500?”, twitta il renziano Michele Anzaldi.
Ecco, ma ciò non toglie che domani l’assemblea Dem potrebbe prendere una decisione sull’incontro proposto da Di Maio a Martina prima del secondo giro di consultazioni. “Non dobbiamo andarci: sarebbe un incontro finto, ci direbbe sì a tutto pur di andare a Palazzo Chigi – ci dice una fonte renziana – L’unica cosa su cui Di Maio potrebbe dirci di no è se gli chiediamo di mollare sulla premiership…”.
E questa è la carta che potrebbe complicare ulteriormente le cose anche tra cinquestelle e Pd: perchè chiedere il passo indietro di Di Maio è un’opzione che si fa strada anche tra i dialoganti del Pd, che restano comunque frenati dai renziani.
Nessuna schiarita sul governo. I bookmaker di palazzo scommettono che anche questa settimana passerà inutilmente e forse tutto il mese di aprile non darà frutto.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 9th, 2018 Riccardo Fucile
STRANIERI, SENZATETTO ED EMARGINATI: INSIEME PER FARE LA CITTA’ PIU’ BELLA
Un vescovo , trenta persone di buona volontà – stranieri da tempo in Italia in regola col permesso di soggiorno ma senza un vero lavoro, italiani che vengono dalla strada o da percorsi di vita difficili – ramazza e paletta per tutti fornite da Amiu e unobiettivo: impiegare utilmente il tempo, sentirsi utili e fare la città più bella.
E guadagnarsi onestamente e in regola, più di quello che fino a ieri poteva essere una elemosina.
Il regista dell’operazione è il vescovo Nicolò Anselmi, la squadra è messa in campo da un’associazione nata all’interno della parrocchia e battezzata “Terre Nuove”.
Dopo un primo impegno ad Apparizione per il recupero di terreni abbandonati – dove sono tornati alla luce antichi ulivi che riprenderanno a fare frutti – i volontari hanno spostato l’attenzione sulla città . E hanno deciso di dare una mano a renderla più bella.
«È nato tutto da uno spunto del vescovo portato avanti da un gruppo di amici – racconta Francesco Zucchi, 52 anni, imprenditore e volontario – per dare una mano alle persone meno fortunate, con un progetto legato ad attività lavorative di basso profilo che possono essere pagate con contratti per gli impieghi di pubblica utilità : quello che era una elemosina, diventa denaro guadagnato onestamente, per ritrovare la voglia di vivere e darsi a fare».
Il progetto è partito oggi da Caricamento con i primi due gruppi (ciascuno formato da tre lavoratori e un tutor) in campo per 4 ore complessive, due al mattino e due al pomeriggio.
(da “il Secolo XIX”)
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Aprile 9th, 2018 Riccardo Fucile
LA REPLICA DEL GIORNALISTA: “HA LE CHIAVI DEL PARTITO PIU’ POTENTE D’ITALIA E RIVENDICA CON ORGOGLIO LA MIA CACCIATA”
Davide Casaleggio rompe il silenzio sull’esclusione del giornalista della Stampa Jacopo Iacoboni all’evento da lui organizzato Sum#02.
Con un post su facebook difende la scelta di lasciare fuori il cronista critico: “A quasi due anni dalla scomparsa di mio padre, insieme ad amici e collaboratori abbiamo organizzato SUM#02 per mettere in pratica una cosa che lui ci esortava sempre a fare: “Capire il futuro”. Il nostro intento è sempre stato quello di organizzare un evento a cui avrebbe voluto partecipare anche lui. Un evento che nella pratica ha riscosso un grande successo e che è stato particolarmente apprezzato per la qualità dei relatori presenti sul palco e per i loro interventi”, scrive Davide Casaleggio.
“Eppure con un certo stupore i media si sono soffermati sul mancato accesso di un giornalista a SUM#02- I contenuti, le esperienze e gli scenari futuri raccontati dai relatori sono stati messi da parte per un presunto attentato all’informazione libera o addirittura alla democrazia. Ma cosa è successo veramente a SUM#02?”, continua il figlio del fondatore del M5S Gianroberto.
“SUM#02 è un evento serio, che richiede la registrazione dei partecipanti. Di tutti, compresi naturalmente anche i giornalisti. Perchè tutti i giornalisti devono accreditarsi obbligatoriamente mentre lui può essere al di sopra delle regole?”, chiede Casaleggio.
“Alla domanda se volessi chiudere un occhio, ho ripensato alle parole di mio padre di due anni prima. Era il 7 aprile 2016: “Lo sciacallo Iacoboni usa il pretesto delle mie condizioni di salute, note da tempo, per inventare retroscena inesistenti e fuori dalla realtà sulla gestione del MoVimento 5 Stelle e schizzare veleno sui portavoce”. Questa fu l’ultima dichiarazione pubblica di Gianroberto Casaleggio che scomparve solo 5 giorni dopo.
In un evento per ricordare il pensiero e gli ideali di mio padre, mi sono chiesto se lui avrebbe voluto che ci fosse una persona tanto meschina. E sulla risposta non ho avuto alcun dubbio”, conclude Davide Casaleggio.
La replica di Iacoboni. “Questo è l’uomo che ha le chiavi del partito più potente d’Italia. Rivendica con orgoglio la cacciata di un giornalista. Cacciata che alcuni, ieri, pensavano fosse una mia invenzione. Insulti a parte, grazie Casaleggio, ha confermato che mi ha cacciato lui”. Lo scrive su twitter Jacopo Iacoboni.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2018 Riccardo Fucile
PUBBLICARONO SU “LIBERO” CONVERSAZIONI CAPTATE ILLEGALMENTE
Dieci mesi e 20 giorni di reclusione per ricettazione per il presentatore Mediaset, Gianluigi Nuzzi e per l’attuale direttore de la Verità , Maurizio Belpietro.
È la condanna che è stata emessa oggi dalla Corte d’appello di Milano, che ha ribaltato la sentenza di primo grado.
La vicenda è legata alla pubblicazione sul quotidiano Libero, di diverse intercettazioni telefoniche di dipendenti della Coop Lombardia.
Nastri che due investigatori privati avevano effettuato illegalmente, a livello sperimentale, per controllare dipendenti Coop che temevano fossero poco leali con l’azienda in cui lavorarono.
Gli investigatori, che non si sono visti pagare il lavoro svolto per conto del marchio della grande distribuzione – secondo quanto ha scoperto l’inchiesta -, si sarebbero rivolti al fondatore di Esselunga, lo scomparso Alberto Caprotti.
L’imprenditore, una volta ottenuto il materiale, secondo quanto ha raccontato lui stesso a verbale, avrebbe chiamato Belpietro per sottoporgli il materiale.
Dopo pochi giorni, sulla prima pagina di Libero, furono pubblicate le conversazioni in più puntate. Il primo articolo del gennaio 2010, titolava «Così spiavo i dipendenti Coop».
La Corte ha dichiarato l’estinzione del reato per «morte del reo», per Caprotti, nonstante il suo avvocato, Ermenegildo Constabile, avesse invocato l’assoluzione nel merito. Mentre per prescrizione sono stati assolti dalla calunnia, sia Nuzzi che Belpietro.
«Siamo soddisfatti – ha commentato l’avvocato di Coop Lombardia-, Giacomo Longhini -anche se il processo è cominciato ad anni dai fatti, perchè prima è stato necessario dimostrare la natura calunniosa delle accuse mosse a Coop».
(da “La Stampa”)
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Aprile 9th, 2018 Riccardo Fucile
QUANDO NON VENGONO RISPETTATI I DIRITTI DELLE OPPOSIZIONI E SI LIMITA IL DIBATTITO POLITICO NON SI PUO’ PARLARE DI VITTORIA, MA DI REGIME DELLA MENZOGNA
Viktor Orban ha vinto le lelezioni politiche in Ungheria, conquistando il terzo mandato alla guida del governo di Budapest, ma la possibilità degli elettori di esprimere alle urne un voto pienamente informato è stata minata dalla retorica xenofoba e dalla faziosità dei media, che hanno limitato il vero dibattito politico.
Ad affermarlo sono gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
“Gli elettori hanno avuto un’ampia rosa di opzioni politiche — è l’analisi dell’Osce — ma intimidazione e retorica xenofoba, faziosità dei media e finanziamenti opachi alla campagna elettorale hanno ridotto lo spazio per il genuino dibattito politico, intralciando la possibilità degli elettori di esprimere una scelta pienamente informata”.
L’accesso all’informazione, la libertà dei media e di associazione è stata “ristretta”, secondo gli osservatori, che hanno sottolineato una “pervasiva sovrapposizione tra risorse dello Stato e del partito al potere”.
“Per quanto il clima possa essere ostile, siamo determinati nel nostro impegno — ha dichiarato la direttrice di Amnesty International per l’Europa, Gauri van Gulik, commentando la vittoria di Fidesz, il partito di Orban — resisteremo all’offensiva contro i diritti umani in Ungheria per e con tutte le persone e i gruppi che combattono per i diritti e le libertà di tutti”.
“Continueremo a contrastare i tentativi di attizzare l’ostilità contro i migranti e i rifugiati — ha proseguito van Gulik — e continueremo a prendere la parola in favore di chi li sostiene e difende. Non ci faremo spaventare da coloro che cercano di ridurre al silenzio le voci critiche e di creare un’atmosfera di paura. Il legittimo lavoro delle organizzazioni che difendono i diritti umani in Ungheria è adesso più necessario che mai e più che mai siamo determinati a stare al loro fianco”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 9th, 2018 Riccardo Fucile
“VOI GAY SIETE LA FECCIA DI QUESTA CITTA'”: IN QUATTRO SI ACCANISCONO CONTRO UN RAGAZZO DI 21 ANNI… SALVINI, DI MAIO E LA MELONI COME MAI NON STIGMATIZZANO QUESTO ATTO DI VIOLENZA?
Accerchiato da un gruppo di 4 ragazzi, rasati e con croci celtiche tatuate. I naziskin gli hanno puntato un coltello alla gola lo hanno insultato e derubato: “Adesso ti facciamo vedere quello che facciamo ai fr… come te”.
E ancora: “Voi gay siete la feccia di questa città “. Poi calci, pugni e botte e il furto dei pochi euro che aveva con se. Fino a quando la vittima, Federico di 21 anni originario di Firenze ma da tempo residente nella Capitale, non è caduta a terra.
L’aggressione omofoba è accaduta venerdì scorso, a pochi passi dalla stazione Tiburtina. Il giovane era appena uscito dal salone di parrucchiere dove aveva preso servizio pochi giorni prima.
Intorno alle 18 era diretto verso la stazione quando è stato accerchiato e aggredito dal branco. Appena si è ripreso è andato al pronto soccorso dove i medici lo hanno curato e dimesso con una prognosi di cinque giorni.
Poi è scattata la denuncia e gli investigatori sarebbero già sulle tracce degli aggressori. La vittima ha infatti raccontato di averli notati nelle settimane precedenti al pestaggio. In particolare tra i ragazzi che lo ha picchiato, uno aveva un tatuaggio sulla nuca con la croce celtica.
“Rimaniamo costernati alla notizia dell’ennesima aggressione subita a Roma. Siamo anche però felici che Federico abbia deciso di denunciare i suoi aggressori. La sua testimonianza, resa alle autorità competenti, delinea una chiara aggressione omofoba. Il branco violento ha agito si per derubare ma soprattutto per offendere, minacciare e poi colpire con violenza” scrive in una nota Sebastiano F. Secci, Presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Meli che si è subito offerto per dare assistenza alla vittima.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2018 Riccardo Fucile
I TERRENI DELLA VITTIMA ERANO CONFINANTI CON QUELLI DELLA SORELLA DEL BOSS MANCUSO…L’ALLARME DEGLI INQUIRENTI: “COSCHE ALZANO IL LIVELLO”… MA LA POLITICA STA A PENSARE A “DIFENDERE I CONFINI” QUANDO I CRIMINALI LI HA IN CASA
Un boato che squassa il silenzio della campagna vibonese. E poi le fiamme, che rapide divorano l’auto. È morto così Matteo Vinci, candidato alle ultime elezioni comunali, ucciso oggi pomeriggio da un’autobomba che mani anonime hanno piazzato sotto la sua auto a Cervolaro, nei pressi di Limbadi, nel cuore dell’entroterra vibonese.
Con lui era presente il padre settantenne, rimasto ferito nello scoppio e attualmente ricoverato in ospedale. Vinci invece non ce l’ha fatta.
Secondo le prime ricostruzioni, l’ordigno gli avrebbe fratturato le gambe, impedendogli di uscire dall’auto, nel giro di pochi minuti completamente consumata dalle fiamme.
A dare l’allarme è stato il padre dell’uomo, che dopo l’esplosione ha chiamato la moglie chiedendole di avvertire i soccorsi. Sul posto sono immediatamente arrivati i Vigili del fuoco e i carabinieri. E i primi rilievi non hanno lasciato dubbio alcuno.
A far esplodere l’auto, una Ford Fiesta a metano, non è stato un malfunzionamento nell’impianto di alimentazione, ma una bomba. Un messaggio chiaro.
Un messaggio di ‘ndrangheta. Per questo sul posto è immediatamente arrivato il pm Mancuso, della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che ha preso in mano il coordinamento delle indagini.
Per ore sul posto sono andati avanti i rilievi e gli accertamenti dei tecnici e degli artificieri, mentre gli investigatori sono riusciti a fare solo qualche domanda all’anziano rimasto ferito, prima che venisse trasferito nel centro grandi ustioni.
Per un interrogatorio più approfondito, bisognerà attendere i prossimi giorni. Da lui, sperano di poter ricavare qualche elemento utile riguardo il possibile movente o il mandante di un attentato dal significato inequivocabile.
Ex rappresentante di medicinali, Vinci non era mai incappato in indagini di mafia. Aveva qualche precedente, ma solo per una banale rissa.
Ma con il potentissimo clan Mancuso ha finito per averci a che fare. Sara Mancuso, sorella dei boss dell’omonimo casato mafioso, è proprietaria degli appezzamenti di terreno confinanti con il suo campo e secondo alcune fonti, su quelle poche zolle che i Vinci avevano nelle campagne di Cervolaro gli uomini del clan avevano messo gli occhi. Ma i Vinci non avevano intenzione di cedere. Frizioni che nel tempo sono aumentate di intensità .
Nel novembre 2017, una lite fra il padre e i vicini è degenerata. L’anziano è stato ferito gravemente con un’arma da taglio, da lì è nata una lite che ha fatto finire dietro le sbarre sia Vinci, sia Sara Mancuso. Entrambi sono stati poi rilasciati ma il caso è finito all’attenzione della procura antimafia.
Se tali trascorsi siano da ricollegare all’attentato di oggi però non è dato sapere. Al momento nessuno si sbilancia. Da tempo l’intero vibonese è una polveriera dai contorni ambigui. Nella zona, gli equilibri dei clan stanno cambiando.
Registi da sempre dell’architrave del sistema criminale, i Mancuso stanno a guardare mentre nell’ala operativa della feroce ‘ndrangheta vibonese i nuovi assetti si forgiano nel sangue delle faide. Solo nell’ultimo mese, la procura antimafia di Catanzaro è stata costretta per tre volte a procedere con dei fermi per impedire che venissero commessi degli omicidi.
Ma l’intera provincia, da sempre fucina di killer giovani e spietati, rimane in ebollizione. Sfrontate, ci sono nuove leve che cercano spazio e senza paura si fanno largo sullo scenario criminale. Ne fanno le spese i clan rivali, ma anche chi alla ‘ndrangheta cerca di resistere e oggi vede i pochi simboli di resistenza oltraggiati da mani anonime. È successo alla stele commemorativa eretta per ricordare Filippo Ceravolo, diciannovenne ucciso per errore nel corso di un agguato. La notte scorsa qualcuno l’ha intenzionalmente danneggiata. Anche questo — si commenta in ambienti investigativi — è un messaggio inequivocabile.
Tutti episodi che hanno spinto il prefetto Guido Longo a convocare d’urgenza un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 9th, 2018 Riccardo Fucile
SARA’ IL PRIMO CASO I ITALIA IN CUI I LAVORATORI PARTECIPERANNO ALLA GESTIONE DELL’AZIENZA, UNA VECCHIA BATTAGLIA DELLA DESTRA SERIA… A QUELLA PATACCA ODIERNA OVVIAMENTE NON FREGA UNA MAZZA, DEVE PENSARE A COME AFFOGARE I PROFUGHI
Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: i lavoratori di Alcoa avranno una quota del 5% della nuova società , post acquisizione da parte di Sider Alloys, e un posto in Consiglio di sorveglianza.
«Sarà il primo caso in cui i lavoratori partecipano alla gestione dell’azienda Una luce per i dimenticati dell’Alcoa, entrano gli svizzeri di Sider Alloys Di Vico.
Abbiamo presentato ai sindacati due novità importanti: un aumento di capitale al quale dovrebbe partecipare Invitalia, quando si pronuncerà il suo Cda, che prenderà una quota e la seconda novità , un’associazione dei lavoratori a cui dovrebbe essere conferito il 5% della nuova società e un posto nel consiglio di sorveglianza”.
Ad affermarlo è il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, al termine del tavolo su Alcoa. Infatti al ministero si è discusso della vertenza dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme che è stato ceduto circa due mesi fa alla Sider Alloys.
La creazione di un’associazione per i lavoratori, rileva il ministro, “sarebbe il primo caso in Italia in cui i lavoratori di un’impresa partecipano all’azionariato di un’azienda. Un fatto che sarebbe ampiamente meritato”.
Il prossimo incontro, aggiunge Calenda, “è previsto per il 3 maggio prossimo”.
Per quanto riguarda la partenza dell’attività e gli ammortizzatori, infine, il ministro ha spiegato che “Sider Alloys sta facendo le perizie sui macchinari e non ha al momento visibilità su quando riprendere a lavorare. Nel frattempo il nostro impegno è cercare una soluzione con il ministero del Lavoro”.
(da agenzie)
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