Aprile 14th, 2018 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA E LEGA LITIGANO TUTTO IL GIORNO: DAL “MEGLIO TACERE” AL “SERVE VOTARE SOLO FORZA ITALIA”
Le consultazioni al Quirinale con la delegazione unica hanno avuto un effetto solo sulla coalizione del centrodestra: Salvini e Berlusconi sono quasi al punto di urlarsi contro.
Fuori dalla Sala della Vetrata Salvini aveva scandito: “Abbiamo trovato una condivisione invidiabile e indiviata dalle altre forze politiche stanno animatamente discutendo al loro interno”.
Nel giorno in cui è maturata la crisi siriana si può dire che è successo di tutto nell’alleanza che a più riprese ha rivendicato per sè l’incarico per guidare un governo. A Salvini che ha commentato in senso critico i bombardamenti americani in Siria, Berlusconi ha risposto “meglio tacere“.
A Forza Italia che ha continuato a difendere Berlusconi dagli attacchi di ieri di Di Battista, Salvini ha risposto con un post su facebook in cui ha messo sullo stesso piano l’ex deputato dei Cinquestelle e il leader di Forza Italia che si insultano a vicenda, dice.
Ma soprattutto Silvio Berlusconi ha piazzato una specie di ordigno sotto al tavolo del centrodestra unito.
Un video esclusivo del Corriere.it ha riportato il passaggio di un suo discorso a una cena elettorale in sostegno del candidato presidente in Molise Donato Toma durante il quale il leader di Forza Italia spiega che il voto molisano può decidere il destino dell’intero Paese e forse dell’Europa.
“Se Forza Italia perde qui in Molise c’è il rischio che questa situazione potrebbe dare luogo a un governo Lega-Fratelli d’Italia (con il M5s, ndr) che, al di là di quello che potrebbe succedere da noi, provocherebbe la fuga d’imprese, la fuga di capitali, la fuga dei fondi di investimenti e quindi un disastro nei mercati azionari. L’Europa ci isolerebbe completamente, banche che fallirebbero e quindi ci sarebbe per l’Italia un destino assolutamente da scongiurare. Quindi è importante che usciti da qui stasera diciate ad amici parenti conoscenti che è importante che da queste elezioni Forza Italia esca con un grande risultato di molto superiore alla Lega e che il centrodestra ottenga con il suo candidato una grande importantissima vittoria”.
Un discorso che arriva dopo lo show di Berlusconi all’uscita dalle consultazioni al Quirinale, che già aveva lasciato furente la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e che aveva irritato non poco i dirigenti leghisti.
Insomma, mai come in queste ore il centrodestra è alla lite, per paradosso proprio mentre cerca di mostrarsi unito.
Salvini ormai è una pentola a pressione, pronta a esplodere: “Continuo a mantenere un atteggiamento zen, sereno, costruttivo, pacifico e di buon senso — dice durante una diretta facebook — Non capisco le polemiche e gli insulti. Non capisco Di Battista e non capisco Berlusconi: si mettono sullo stesso piano“.
Un’uscita che — in un continuo ping pong — ha l’effetto di inacidire ancora di più l’atmosfera.
“Parliamo di cose serie” ha risposto Berlusconi a chi gli chiedeva un commento. “Parliamo di cose serie” ha ripetuto a chi gli chiedeva cosa ne pensava della minaccia di Salvini sulle elezioni anticipate.
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 14th, 2018 Riccardo Fucile
FORZE POLITICHE FOSSILIZZATE SULLE PROPRIE POSIZIONI, C’E’ ORMAI CHI PENSA AL GOVERNO DI TUTTI
Nemmeno i missili di Trump su Damasco riescono a smuovere le forze politiche italiane sulla formazione di un governo dopo il voto del 4 marzo.
Eppure di urgenza ha parlato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri, al termine del secondo giro di consultazioni al Quirinale. Niente.
A parole, l’urgenza viene raccolta, ne parlano sia Matteo Salvini che Silvio Berlusconi, ma nei fatti non ci sono passi in avanti.
In altri tempi, di fronte ad un’escalation militare come quella partita stanotte da Washington, si sarebbe già parlato di governo di unità nazionale. Ma questo non succede. O meglio: il governo di tutti o di responsabilità nazionale resta all’orizzonte, ma nessuno tra le forze politiche se lo intesta, nemmeno Pd e Forza Italia che sarebbero favorevoli. Mai come oggi, l’iniziativa viene lasciata al Capo dello Stato
Mattarella, che ha sentito il premier Paolo Gentiloni sull’attacco statunitense, aspetterà il dibattito di martedì in Senato sulla Siria prima di compiere il suo prossimo passo formale.
Forse già martedì sera, visto che le circostanze internazionali non permettono dilazioni. Ma non prima di martedì: la crisi siriana, ribadiscono dal Colle, non porta il capo dello Stato ad accelerare e prendere decisioni nel weekend.
E sarà Gentiloni a riferire all’aula, in seguito all’attacco aereo della scorsa notte e in risposta alla richiesta avanzata da tutti i partiti nell’ultimo dibattito a Palazzo Madama mercoledì scorso.
Non ci sarà un voto, ma il dibattito sì. Sarà importante, anche ai fini del rebus italiano sul governo. Servirà infatti a dare una fotografia formale delle posizioni dei gruppi parlamentari sulla crisi internazionale in Siria. E chissà che vengano fuori sorprese.
Che sia solo dimostrativo o peggio l’inizio di una terza guerra mondiale, l’intervento militare statunitense non piace a nessuno tra i partiti italiani. Salvini, il più vicino a Trump (e Putin) tra i leader italiani, lo definisce “pericolosissimo” e dice addirittura di apprezzare “l’operato di Gentiloni degli scorsi giorni e di queste ore: il suo equilibrio e la sua misura”.
Da parte sua, il premier ha sentito l’omologa britannica Theresa May, alleata di Trump nel raid notturno insieme a Macron. Fitti i contatti con Berlino, dove Angela Merkel condivide l’approccio italiano e dove si prova a rilanciare un “format internazionale” sulla Siria, d’accordo con Parigi.
Ad ogni modo, Gentiloni mette in chiaro che l’attacco “non è partito da basi italiane”, auspicando che “non ci sia un’escalation”.
Luigi Di Maio non condanna l’attacco, anzi ribadisce che si deve “restare al fianco dei nostri alleati” del Patto Atlantico, ma chiede che si fermino le armi, spazio alla diplomazia dell’Onu in una Europa “unita”.
Berlusconi non si pronuncia sull’intervento militare ma coglie la palla al balzo per dire che “dovremmo con sollecitudine avere un nostro governo. Questa crisi deve accelerare la sua formazione”.
E’ un fritto misto che però contiene un approccio comune: diverse gradazioni di imbarazzo o contrarietà rispetto all’azione di Trump. Anche il Pd, che ribadisce (come Di Maio) l’appartenenza dell’Italia all’alleanza Atlantica (“Non è in discussione la collocazione internazionale dell’Italia”, sono le parole del coordinatore della segreteria Lorenzo Guerini), lontano da microfoni e taccuini si pone il problema che sull’altra sponda dell’Atlantico oggi c’è Trump, avversario dei Dem. E lì negli Usa i Dem sono furiosi per la scelta del presidente di bombardare. Come uscirne?
Ufficialmente Forza Italia rilancia su un governo di centrodestra. Salvini chiede a Berlusconi e Di Battista di smetterla con gli insulti reciproci sperando in un incontro con Di Maio: domani saranno insieme al Vinitaly a Verona, ma non è affatto detto che sia questa l’occasione per un colloquio approfondito.
Berlusconi lo snobba: “Parliamo di cose serie…”. Il Pd, che ieri ha rinviato la sua assemblea nazionale anche per apparecchiare una posizione più flessibile sul governo, mette nel conto una disponibilità al governo di tutti ma non lo vede all’orizzonte.
Nessun passo in avanti, nessun cedimento.
Tutti aspettano Mattarella per giocare su un campo nuovo, forse inedito. Se sarà governo di tutti, certo nemmeno Pd e Forza Italia vogliono proporlo ora: lasciano l’iniziativa al capo dello Stato. Ma se sarà così, quello della Lega e quello del M5s resterà un no secco?
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 14th, 2018 Riccardo Fucile
UN GOVERNO ISTITUZIONALE GUIDATO DA UNA FIGURA DI COMPROMESSO
Giovanna Casadio e Tommaso Ciriaco su Repubblica raccontano che all’interno del Partito Democratico c’è spazio per entrare nella partita di Palazzo Chigi.
Anche Matteo Renzi e i suoi sarebbero pronti a giocare, ma soltanto dopo il fallimento dell’asse Lega-M5S e il ritiro dei due candidati Salvini e Di Maio:
Per il club dei ministri guidato da Dario Franceschini, bisogna dialogare con tutti e da subito.
Per i renziani, ufficialmente pietrificati nella trincea dell’opposizione, occorre consumare prima alcuni passaggi.
Far fallire esplicitamente, quasi fragorosamente, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Lo spiraglio, però, è ormai aperto. E i dem, dietro la regia di Matteo Renzi, al momento giusto andranno a vedere le carte. L’unica strada, tra l’altro, per rispondere alle aspettative del Quirinale, che ha sollecitato una soluzione rapida della crisi.
Il fattore tempo è fondamentale, in questa tortuosa sequenza di spinte contrapposte che alla fine consigliano al Pd di “scongelarsi”.
Finchè l’esecutivo grillo-leghista sembrava procedere a gonfie vele, infatti, il margine di ragionamento dei democratici era prossimo allo zero.
Ma qualcosa si è inceppato, allontanando quell’orizzonte e complicando i piani della Casaleggio associati. Poi è arrivato Sergio Mattarella, che ha voltato la clessidra della crisi e ha promesso battaglia allo stallo. Che fare, ecco l’unica domanda che ha monopolizzato il venerdì renziano
Secondo il retroscena non è questo il momento di muoversi per aiutare il Quirinale nella soluzione della crisi. Ma quel momento potrebbe arrivare presto, dopo lo stop ufficiale al dialogo tra il M5S e il centrodestra:
La risposta l’ha imposta proprio il leader, dando seguito a una svolta elaborata nei giorni scorsi. Molte tappe devono ancora consumarsi, prima di poter vedere davvero il Pd alzarsi dalla panchina e scendere in campo in questa crisi.
Prima deve infrangersi il dialogo tra centrodestra e cinquestelle. E realizzarsi un passo indietro simmetrico dalla premiership di Salvini e Di Maio. A quel punto saranno i renziani a muoversi. Convocando una direzione, forse anche i gruppi parlamentari. E sarebbe con ogni probabilità Renzi a intervenire per imporre una nuova linea, rompendo un silenzio che si prolunga da molti giorni.
L’approdo finale dei democratici, ovviamente, è ancora ignoto. Anche perchè nel Pd le opinioni divergono a tal punto da scuotere il partito dalle fondamenta.
Per Franceschini, ad esempio, è possibile un patto di governo, un vero e proprio accordo politico in cui il primo interlocutore non può che essere il Movimento cinque stelle. Per alcuni renziani, invece, un dialogo ragionevole non può che iniziare dal centrodestra, guidato da una figura di compromesso diversa da Salvini. Tutti, ovviamente, sono disposti a ragionare di un esecutivo istituzionale.
(da agenzie)
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Aprile 14th, 2018 Riccardo Fucile
BELPIETRO, DEL DEBBIO E GIORDANO E” UNA VITA CHE TIRANO LA VOLATA A SALVINI, ISTIGANDO ALL’ODIO… LA PATETICA FIGURA DI SALVINI DA MATTARELLA CON GIORGETTI CHE SI NASCONDE IL VISO TRA LE MANI
«Le nostre tivù hanno nutrito i populisti», impreca ora Berlusconi.
Era marzo di un anno fa quando Confalonieri disse al Foglio che in certe trasmissioni si stava «esagerando». E si chiese: «A che serve? E a chi giova?».
Un anno dopo, le parole del presidente di Mediaset possono apparire una profezia. In realtà era solo la previsione di chi fiuto politico dietro l’immagine del «lobbista».
Allora Confalonieri difese le trasmissioni del Biscione e i suoi conduttori, «che sono bravi e non propongono fake news, ma c’è talvolta un eccesso nel racconto che non mi piace».
È vero che ieri il direttore generale di Mediaset, Crippa, ha smentito «scenari complottisti» dietro il cambio della guardia che riguarda tre volti noti come Belpietro, Del Debbio e Giordano: «Sono nostre colonne che torneranno presto sui nostri schermi. Parlare di una rivoluzione anti-populista è un falso».
Restano tuttavia agli atti gli interrogativi di Confalonieri e le imprecazioni postume di Berlusconi, che porta nel cuore «l’azienda» e la sponsorizza in ogni dove.
Persino l’altro ieri ne ha parlato durante le consultazioni al Quirinale. È successo quando Salvini – presentando a Mattarella la parte del programma sul lavoro – ha spiegato «l’importanza del made in Italy, che vogliamo valorizzare».
«In effetti – si è introdotto il Cavaliere – serve valorizzare le aziende del nostro Paese. Mediaset, per esempio, è una bella realtà . Virtuosa e italiana».
Incurante di finire in fuorigioco per conflitto d’interessi, è come se il leader di Forza Italia avesse voluto esternare l’ansia per il futuro del Biscione, assediato da quei «populisti» che le sue tivvù avrebbero «nutrito».
Una versione che Confalonieri respinge. E chissà se prima o poi dirà in pubblico ciò che sostiene da un mese a questa parte in privato.
Anche davanti a Berlusconi: «Basta con la storia del timore per le aziende. Abbiamo attraversato tante stagioni politiche: la Dc di De Mita, il Pci di D’Alema e di Veltroni, l’era di Prodi con Gentiloni alle Comunicazioni che ci fece un po’ sudare… Ma siamo qui, siamo una società quotata in borsa, con migliaia di persone che lavorano. E non dobbiamo temere nessuna ritorsione. Anche perchè noi lavoriamo bene, ospitiamo tutti e li trattiamo alla pari: che si tratti di Renzi o di Di Maio. Lo dobbiamo al nostro pubblico, dato che campiamo con la pubblicità ».
Chi è seduto ai tradizionali pranzi di Arcore ha sentito il patron del Biscione fare spesso questo discorso nelle ultime settimane, soprattutto quando a tavola venivano prefigurati scenari apocalittici per le aziende in caso di rovesci politici.
«Scusate, non capisco questa concitazione. Calma e gesso. Anche perchè io penso che Salvini non romperà il centrodestra. Scusate, ma che convenienza ne trarrebbe?». Raccontano che così Confalonieri faceva riprendere colore all’amico di una vita. Eppoi è convinto di quello che dice: «Salvini non romperà . Fa il suo gioco, è normale. Ma si troverà un’intesa. E si farà un governo».
Non è dato sapere a quale tipo di governo e a quale intesa Confalonieri faccia riferimento, anche perchè le divergenze tra Berlusconi e il capo della Lega sono sotto gli occhi di tutti. Si va dalle questioni politiche e si arriva persino a quelle calcistiche. Tra i due, davanti al capo dello Stato, è andata in scena una spinosa controversia che Mattarella non pensava di dover dirimere.
D’un tratto, mentre si parlava di programmi, il Cavaliere si è messo a discutere di calcio: «Da italiano ho sperato che la Juventus riuscisse a vincere in Champions league. Avevo gioito per la Roma e pensavo che se dopo il Barcellona avessimo eliminato il Real Madrid, ci saremmo presi una piccola rivincita dopo l’esclusione dai Mondiali, battendo i migliori club della Spagna. Invece, peccato…».
Accomodato accanto a lui, Salvini ha preso ad agitarsi. E tutti hanno capito che si stava trattenendo, finchè rivolto verso Mattarella ha detto: «Presidente… Posso? Mi scusi eh, ma io ho goduto. Sono stato contento per la Roma, ma da milanista con la Juve non ce la faccio».
Raccontano che Giorgetti si sia coperto il volto con le mani, fino a quando non ha visto il capo dello Stato sorridere divertito per questa particolare diversità di vedute tra alleati.
È stata una breve pausa, poi: «Allora, riprendiamo…».
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 14th, 2018 Riccardo Fucile
IL SINDACO: “GESTO BARBARO E INTIMIDATORIO”… PAROLE DI CONDANNA DA PARTE DI FORZA ITALIA, SILENZIO DA LEGA E FDI
Alcuni ignoti si sono introdotti, nella notte tra venerdì e sabato, in casa dell’europarlamentare modenese, Cècile Kyenge, imbrattando le pareti della sua abitazione con frasi razziste.
Lo fa sapere il segretario Pd della stessa città emiliana, Davide Fava, che esprime solidarietà alla Kyenge e definisce il blitz «un gesto chiaramente intimidatorio nei confronti del lavoro di Cècile, e di disprezzo dei valori di integrazione e inclusione che, prima come ministro e ora come europarlamentare, continua a difendere con convinzione e capacità ».
«Per il suo impegno e per la sua storia, è diventata un simbolo. Siamo vicini a lei e ai suoi familiari – conclude Fava – e condanniamo con fermezza questi gesti barbari e intimidatori. Il clima di odio sociale, prevalentemente alimentato sui social media ora sta, purtroppo, tracimando anche nella realtà quotidiana, forse rafforzato dalla vittoria alle elezioni politiche di forze che, non di rado, hanno assunto posizioni dichiaratamente razziste e xenofobe. Confermiamo la nostra fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura nell’auspicio che riescano al più presto, e senza indugio, a individuare e punire i responsabili di un atto così vile e odioso».
Solidarietà anche da Fi
«Vorrei esprimere la mia personale solidarietà alla collega europarlamentare Cecile Kyenge, la cui abitazione in Emilia è stata presa di mira da un vile attacco vandalico – dichiara in un nota l’europarlamentare di Forza Italia, Stefano Maullu -. La politica, oltre a tutto il resto, ha il fondamentale compito di combattere ogni forma d’odio, e il razzismo è una di queste».
(da “La Stampa”)
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Aprile 14th, 2018 Riccardo Fucile
PRESENTA IL LIBRO “TERRA, CASA, LAVORO” CON I DISCORSI DI PAPA FRANCESCO… NE DIBATTERA’ CON LUCIANA CASTELLINA
Metti una sera in uno storico centro sociale bolognese, a parlare dei discorsi di Papa Francesco ai movimenti popolari con l’arcivescovo di Bologna, don Matteo Maria Zuppi.
L’incontro, fissato per il 16 aprile, sarebbe stato semplicemente inconcepibile coi suoi predecessori: sia il cardinal Biffi, quello dell’Emilia “sazia e disperata”, sia il suo successore Carlo Caffarra erano su posizioni ben più conservatrici rispetto a monsignor Zuppi, che proviene dalla comunità di Sant’Egidio e ha sempre avuto una sensibilità particolare per le tematiche sociali.
Per questo motivo il Tpo, realtà con esperienze e forme di lotta a volte turbolente che gli hanno attirato inchieste della procura, lo ha invitato alla presentazione di “Terra, casa, lavoro”, libro che raccoglie tre interventi del pontefice agli incontri mondiali a Roma (nel 2014 e nel 2016) e in Bolivia (nel 2015). Il centro sociale lo ha chiamato, e il vescovo ha risposto che non mancherà .
La pubblicazione, curata da Alessandro Santagata per l’editore Ponte alle Grazie, aveva già fatto discutere l’anno scorso quando era stata distribuita dal Manifesto, quotidiano comunista.
La presentazione al Tpo, almeno per i più tradizionalisti, ha lo stesso sapore vagamente eretico, anche perchè a dialogare col prelato ci sarà pure Luciana Castellina, fra i fondatori del Manifesto ed esponente di primo piano dei movimenti fioriti a sinistra del Pci nei primi Anni 70, prima di essere eletta in parlamento con Democrazia proletaria (sarebbe poi rientrata nel Pci per poi scegliere Rifondazione comunista).
Al centro sociale bolognese, quasi minimizzano: “E’ una normale presentazione — dice Domenico Mucignat -: Santagata ce l’ha proposta dopo l’uscita del suo libro con Il Manifesto lo scorso anno, noi abbiamo invitato la Castellina e il vescovo, ed entrambi hanno accettato”.
All’origine dell’iniziativa, l’interesse comune per gli argomenti trattati: “Da anni abbiamo rapporti con Joao Pedro Stedile e il movimento brasiliano di occupazione delle terre Sem Terra — aggiunge Mucignat -.
Dalla lettura degli interventi del Papa, d’altra parte, emergono passaggi sull’accoglienza per tutti, tema che fa fatica a trovare spazio nella sinistra italiana, oltre alla sua attenzione per il protagonismo dei movimenti”.
Quanto alla partecipazione del vescovo di Bologna, il Tpo precisa che “questo non è un incontro con la diocesi e il nostro spirito resta laico, ma la figura di Zuppi, che è sensibile alle tematiche sociali e ha guardato con interesse all’esperienza di accoglienza del centro sociale Là bas (un’altra realtà antagonista bolognese sgomberata la scorsa estate, ndr) è molto diversa da chi lo ha preceduto. Non ci saremmo mai sognati di invitare Caffarra o Biffi. Ricordo che al Là bas venivano ospitati una ventina di senza fissa dimora, in maggioranza stranieri, e le persone lavoravano nei mercatini agricoli, non era solo un dormitorio”.
Secondo Mucignat, il Tpo è più in sintonia con le idee del vescovo che con quelle del Pd: “Rispetto alla sinistra di Renzi e Minniti, o della vicepresidente della regione Emilia Romagna Gualmini, siamo sicuramente più in consonanza con lui, soprattutto su temi come la convivenza: Zuppi ha fatto una campagna di apertura delle parrocchie ai migranti”.
Detto questo, “antagonisti siamo e antagonisti rimaniamo, ma la nostra storia è cambiata negli anni, oggi gestiamo una polisportiva con 500 iscritti, ed è importante vedere se si può interagire con altre figure lontane da noi, come l’arcivescovo. Si può aprire una discussione su certe tematiche. Al corteo contro Minniti, del resto, hanno partecipato anche dei cattolici”.
(da “La Stampa”)
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Aprile 14th, 2018 Riccardo Fucile
SUPERTENNIS TV SOSTIENE IN UN SERVIZIO CHE LA PROTESTA SIA DOVUTA A UN FAVORE PERSONALE NEGATO
Il 12 aprile scorso il CODACONS ha inviato una diffida al Comune di Roma riguardo lo svolgimento delle eliminatorie degli Internazionali di Tennis a Piazza del Popolo, dove è stato allestito un campo.
“Diffidiamo il sindaco Virginia Raggi e non fornire alcuna autorizzazione per l’utilizzo di Piazza del Popolo come campo da tennis per le pre-qualificazioni degli Internazionali di Roma — aveva detto in una nota il presidente Carlo Rienzi — Stiamo parlando di una piazza storica che rientra nel patrimonio culturale e artistico di Roma e dell’Italia intera, e che non può in nessun caso prostituirsi a fini commerciali o sportivi trasformandosi in un campo da gioco. Se ciò dovesse accadere, si concretizzerebbe un danno per la città e per migliaia di turisti privati per giorni di un luogo simbolo della bellezza romana, e una forma di deturpazione di un bene storico tutelato dalle norme vigenti”.
La tv Supertennis ha però pubblicato un servizio nel quale si racconta una storia in qualche modo diversa.
Tutto comincia il 10 aprile 2018, due giorni prima della dichiarazione di guerra del CODACONS al tennis in Piazza del Popolo.
Il CODACONS chiese infatti all’epoca la possibilità di avere un accredito per Vincenzo Rienzi, avvocato e figlio di Carlo Rienzi, “quale avvocato del CODACONS sempre accorto alle problematiche connesse al mondo dello sport ed alla tutela degli utenti consumatori”.
La richiesta è partita il 10 aprile 2018 e il servizio spiega che di solito a Carlo Rienzi, in quanto giornalista pubblicista, negli anni scorsi è stato concesso l’accredito stampa per poter seguire le partite degli Internazionali di tennis.
Ma nell’occasione il cerimoniale della Federtennis non ha potuto accontentare il figlio di Rienzi, Vincenzo Rienzi: “Siamo spiacenti di comunicare che, purtroppo, la drastica riduzione della biglietteria omaggio non ci consente di potere accogliere la richiesta da voi avanzata”. La risposta via mail è stata inviata l’11 aprile 2018.
Il giorno dopo è arrivato l’annuncio della diffida del CODACONS al tennis in Piazza del Popolo. Anche il Messaggero riporta oggi la notizia in un articolo a firma di Simone Canettieri nel quale si racconta anche la posizione della Federazione Italiana Tennis: «Se dovessimo accreditare tutti i legali che si occupano di sport non basterebbe il Centrale», dicono dalla Fit, sottolineando le «strane coincidenze» nei tempi della polemica.
Nel servizio di SuperTennisTV però Rienzi nega che la protesta nei confronti del tennis a Piazza del Popolo sia legata all’accredito negato al figlio: «No, non credo perchè io non c’entro nulla e perchè noi abbiamo fatto questo anche negli anni passati: abbiamo fatto sempre la richiesta di accredito perchè per noi è un’entrata di servizio ma questo non lo capiscono, non andiamo a vedere le partite. Io anche ho un accredito da giornalista ma non vado a vedere le partite, anche se mi piace il tennis».
Intanto c’è da segnalare che l’idea degli Internazionali a Piazza del Popolo non ha registrato solo l’opposizione del CODACONS: “Questa è una piazza urbana che ha delle bellezze anche delicate intorno. Non mi sembra una gran bella scelta…”, sostiene Viviana di Capua, coordinatore dell’associazione Abitanti centro storico Secondo Desirèe Nieves, del comitato piazza del Popolo: questa piazza “dovrebbe essere invece più tutelata. I residenti sono ostaggio delle deviazioni e dell’organizzazione degli eventi”.
E sulla questione il Campidoglio non si è sbilanciato: “In questi giorni — ha detto l’assessore allo sport Daniele Frongia — c’è stata la richiesta di Fit, verrà valutata dagli uffici competenti e dalle sovrintendenze come sempre”.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 14th, 2018 Riccardo Fucile
SONO 154 LE PERSONE RISULTATE ISCRITTE A LORO INSAPUTA
Il giudice monocratico del Tribunale di Bari Lucia De Palo ha condannato cinque persone, fra le quali l’ex senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, e ne ha assolte sei nel processo su un presunto giro di tessere false per il congresso del Pdl, celebrato a Bari nel febbraio del 2012.
In particolare il giudice ha condannato a 17 mesi di reclusione e al pagamento di 550 euro di multa D’Ambrosio Lettieri, il suo collaboratore Giuseppe Casalino e all’epoca vicedirettore dell’ufficio postale del centro commerciale Mongolfiera al quartiere Japigia.
L’allora consigliere comunale di Valenzano Francesca Ferri è stata condannata ad un anno di reclusione e un altro attivista, Michele Santorsola, ad otto mesi reclusione.
A tutti gli imputati, condannati a vario titolo per violazione della legge sulla privacy e appropriazione indebita, è stata concessa la sospensione della pena. Sono in totale 154 le persone che sarebbe state iscritte al Pdl a loro insaputa. Il giudice ha condannato i cinque imputati a risarcire 14 cittadini e la Lilt, costituiti parti civili nel processo.
Dario Papa si sarebbe appropriato delle carte d’identità di alcuni correntisti, procedendo a loro nome al pagamento dei bollettini necessari per l’iscrizione al partito.
Ad occuparsi del pagamento delle quote, su istigazione di D’Ambrosio Lettieri, sarebbe stato Casalino. Francesca Ferri, invece, avrebbe utilizzato i documenti di alcune persone iscritte alla Lilt di Valenzano (Lega Italia per la Lotta contro i Tumori) di cui lei all’epoca era presidente.
Il giudice ha poi assolto “per non aver commesso il fatto” i referenti del partito in alcuni comuni della provincia, avvocati o titolari di un’azienda, che erano accusati di aver approfittato delle loro attività professionali per ottenere dati personali e documenti d’identità di ignari cittadini che poi sarebbero stati iscritti a loro insaputa al PdL.
Tra questi anche il nipote del senatore, Ameglio D’Ambrosio Lettieri, difeso dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto. “La vicenda doveva tutt’al più concludersi con un giudizio di riprovevolezza morale e politica per gli imputati, non con una sentenza di condanna per reati, peraltro difficilmente configurabili” ha dichiarato l’avvocato Fabio Campese, difensore di Francesca Ferri.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 14th, 2018 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA NON PERDE UN VOTO, MA NESSUNO ARRIVA AL 40%… M5S 35%, LEGA 19,5%, PD 17,5%, FORZA ITALIA 14%, FDI 3,5%, LEU 2%, +EUROPA 2%
Nelle rilevazioni di Piepoli pubblicate dalla Stampa il centrodestra, nonostante l’aumento di consensi per la Lega, si ferma al 38% e non sfonda, mentre anche il M5S sale ma non va oltre il 35%, anche se cresce a discapito del centrosinistra.
Queste le due indicazioni fornite dal sondaggio dell’Istituto Piepoli pubblicato oggi da La Stampa che restituisce una situazione diversa da quella raccontata dalla rilevazione di SWG che raccontava invece di un M5S in calo a causa delle trattative per il governo e della richiesta di alleanza parallela a Lega e Partito Democratico.
Forza Italia resta stabile — niente travasi di voti alla Lega, quindi — e Fratelli d’Italia continua a perdere in conseguenza della strategia dell’assenza di Giorgia Meloni.
Si nota che la percentuale di voti persa dal totale del centrosinistra rispecchia più o meno nei dettagli la crescita del M5S, con il calo di Liberi e Uguali
Riguardo le preferenze per l’incarico di governo, Luigi Di Maio raccoglie il maggior numero di preferenze arrivando al 33%, seguito da Matteo Salvini e Paolo Gentiloni appaiati con il 23%.
Molto staccati dal gruppone di testa arrivano Antonio Tajani e l’impossibilitato Silvio Berlusconi.
(da agenzie)
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