Aprile 28th, 2018 Riccardo Fucile
RISPETTO A UNA SETTIMANA FA SCENDE IL M5S, SALE FORZA ITALIA… NESSUNA MAGGIORANZA POSSIBILE NEANCHE SE SI RIVOTASSE OGGI
Siamo alle battute finali di un’apparente groviglio istituzionale: tutti contro tutti nella definizione di chi comporrà il nuovo governo.
Dalla nostra ultima rilevazione si ricavano più «no» che «sì».
Ad esempio, «no» al governo espressione di una personalità al di sopra dei partiti proposta dal capo dello Stato.
Questo «no», pronunciato da due terzi degli intervistati, mette in luce la forte presenza dei partiti nella mente dell’opinione pubblica.
Nel caso anomalo in cui il presidente della Repubblica scegliesse un nome fuori dai partiti, gli intervistati preferirebbero a tutti l’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a conferma del buon lavoro svolto.
Si tratta, però, di una “scelta marginale” voluta da tre italiani su 10, cioè da una minoranza del Paese.
Quanto a Roberto Fico, attuale presidente della Camera, la scelta del capo dello Stato di affidargli un pre-incarico esplorativo per la formazione del nuovo governo è stata accolta in maniera positiva: più di metà degli italiani approva l’indicazione di Sergio Mattarella.
Roberto Fico sembra la persona giusta anche per altre ragioni: è giovane, attivo, determinato, viene avvertito vicino alla gente e soprattutto onesto, una figura vissuta come un naturale “amico di famiglia” a cui la maggioranza degli italiani stringerebbe volentieri la mano.
Ma non sono molti quelli che ripongono fiducia nel compito assegnato a Fico: solo quasi 3 italiani su 10 sostengono che riuscirà a formare un Governo che duri fino a fine legislatura.
Nel nostro sondaggio poi abbiamo provato a testare in termini di gradimento altre due ipotesi: la prima riguarda la riconferma di Paolo Gentiloni alla guida dell’esecutivo, la seconda prevede l’affidamento dell’incarico per la formazione del governo a Luigi Di Maio.
Quattro italiani su 10 gradirebbero la riconferma dell’attuale premier contro il 45% che vorrebbe il leader grillino alla guida del governo.
Quanto alla probabilità di riuscire a formare un esecutivo, gli italiani sostengono che il compito sia più semplice per Di Maio.
Per provare a capirne di più abbiamo rivolto un’ulteriore quesito su quello che gli addetti ai lavori chiamiamo «overall preference dei candidati»; abbiamo cioè sottoposto la seguente domanda: «Tra Roberto Fico, Paolo Gentiloni e Luigi Di Maio, chi preferirebbe come presidente del Conisglio alla guida del nuovo governo?». L’opinione pubblica sembra spaccarsi tra Paolo Gentiloni (37%) e Luigi Di Maio (35%), che godono entrambi anche di un buon livello di fiducia personale rispettivamente 46% e 43%.
Come di consueto infine abbiamo rilevato anche le «intenzioni di voto» (questa è la sesta a partire dal giorno dopo le elezioni). Il risultato è un’ulteriore conferma del responso elettorale del 4 marzo.
Il centrodestra si conferma come primo raggruppamento con un percettibile incremento delle intenzioni di voto per Forza Italia nell’ultima settimana.
Il M5S si conferma primo partito ma scende dello 0,5% negli ultimi sette giorni. Quanto al Partito democratico, registra la perdita di poco più di un punto rispetto a 4 marzo ma resta stabile negli ultimi giorni.
Tutti gli altri partiti sono senza storia.
Se si andasse a votare (ovviamente con l’attuale legge elettorale) gli italiani accrescerebbero soltanto il loro attuale disorientamento.
(da “La Stampa”)
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Aprile 28th, 2018 Riccardo Fucile
I BAMBINI RISCHIANO DI PIU’ A CASA CON UNA FOGNA DI GENITORI DEL GENERE CHE ISTIGANO ALL’ODIO RAZZIALE
Da alcuni giorni a Parma, grazie a un accordo fra Auser, onlus e Comune, un gruppo di richiedenti asilo aiuta i nonni vigile e gli agenti della polizia municipale a controllare l’ingresso a scuola e l’uscita degli studenti.
Una scelta, ha spiegato l’Amministrazione comunale, dovuta al fatto che il servizio volontario di vigilanza scolastica, effettuato da Auser, nel corso degli ultimi tempi ha conosciuto un decremento delle risorse tale da rendere necessario un coinvolgimento massivo delle forze di polizia municipale.
L’aiuto di 15 richiedenti asilo, che arriva dopo un periodo di formazione, darà modo agli agenti di impegnarsi in altri compiti di sorveglianza del territorio.
Per l”assessora al Welfare Laura Rossi il “progetto è fonte d’orgoglio. Le attività di volontariato hanno il senso di segnare un percorso di integrazione, di restituzione alla città che ospita, di opportunità per entrare in contatto con le persone, con le famiglie, di conoscere e farsi conoscere”.
E ricorda che a Parma i migranti già si occupano di pulizia dei parchi e delle strade alle presenze sugli Happy Bus, ma “questa presenza è importante, un visibile, tangibile e quotidiano passo avanti per un’integrazione all’interno della nostra città “.
“C’è molta voglia di partecipare nei ragazzi richiedenti asilo di Parma. Oltre cento sono le domande che abbiamo ricevuto per svolgere l’attività all’uscita delle scuole. Abbiamo attentamente valutato le competenze linguistiche, gli orari e le attitudini nello scegliere questo primo gruppo che ha preso servizio. Con l’inizio del nuovo anno scolastico l’auspicio è che questo numero cresca” aggiunge Katya Lucà , delegata all’inclusione.
Ovviamente non possono mancare i deliri della destra razzista.
La deputata parmigiana della Lega e consigliera comunale Laura Cavandoli: “A Parma succede anche questo: i richiedenti asilo che fanno servizio di vigilanza scolastica a contatto con i nostri bambini.
Per Forza Italia “a rimetterci ancora una volta saranno i ragazzi parmigiani che vedranno venir meno una figura come quella del nonno vigile che ha sempre svoto egregiamente il suo lavoro” afferma Francesca Gambarini, capogruppo di Fi a Fidenza.
L’apoteosi con il consigliere regionale Fabio Rainieri: “Iniziativa scandalosa e rischiosa, vedremo gestire il traffico da quelli che poco prima abbiamo trovato fare i parcheggiatori abusivi che magari indosseranno abusivamente la pettorina del servizio comunale per avere credibilità nel riscuotere l’obolo illecito al parcheggiatore intimorito”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 28th, 2018 Riccardo Fucile
“SE LA DIREZIONE APRE AL CONFRONTO, E’ GIUSTO CHE GLI ISCRITTI GIUDICHINO IL RISULTATO”
“Se la direzione del 3 maggio darà il via libera al confronto con i Cinque Stelle penso sia giusto che l’eventuale esito finale di questo lavoro venga valutato anche dalla nostra base nei territori con una consultazione”.
Così il segretario reggente del Partito Democratico Maurizio Martina apre all’ipotesi del referendum tra gli iscritti intervenendo a L’intervista di Maria Latella su Skytg24. Martina ha la stessa posizione di Graziano Delrio, capogruppo alla Camera del Partito Democratico, che aveva chiesto nei giorni scorsi un referendum tra gli iscritti PD.
“Io sono molto preoccupato sia di un governo con Salvini come socio di riferimento che di una precipitazione al voto anticipato nei prossimi mesi. L’Italia non può permettersi questi scenari”, ha detto Martina, che poi ha precisato cosa succederà in direzione: “Il 3 maggio non dovremo decidere se fare o non fare un governo con M5S ma se iniziare un confronto, entrare nel merito delle questioni, capire se ci possono essere punti d’intesa. Siamo forze molto diverse e la strada è in salita. Ma i presunti vincitori del voto del 4 marzo non hanno offerto prospettive e ipotesi concrete per il Paese. Credo che arrivati a questo punto sia giusto capire se esiste la possibilità di un confronto”.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2018 Riccardo Fucile
VOCI DAL PARTITO: “FONDAMENTALE IL PIENO COINVOLGIMENTO DI RENZI”
Il Pd milanese è un partito in salute. Ha 10mila iscritti e 164 circoli disseminati lungo tutta la città metropolitana.
Alla guida di Milano c’è il sindaco Beppe Sala, eletto con il centrosinistra e successore di Giuliano Pisapia. Alle ultime elezioni politiche, il Pd ha conquistato più voti sia della Lega che del Movimento 5 Stelle nel capoluogo lombardo.
Anzi, sommando il suo 27 per cento all’8 ottenuto da +Europa, ha superato i consensi di leghisti e grillini messi assieme.
Sull’ipotesi di alleanza con i 5 Stelle “il sentimento largamente prevalente è di contrarietà “, spiega il segretario metropolitano Pietro Bussolati, di area renziana, che in questi giorni ha tastato il polso degli iscritti.
E al ritorno in scena di Matteo Renzi, che domani sera andrà in tv da Fabio Fazio, il partito regionale guarda con favore. “È fondamentale il pieno coinvolgimento di Renzi in un passaggio così difficile”, spiega il senatore Alessandro Alfieri, numero uno del Pd Lombardia.
“In questi giorni Renzi sta facendo un lavoro di ascolto. Siamo in una fase delicata, nella quale non possono essere fatte scelte affrettate”, aggiunge Alfieri, pure lui legato all’area che fa capo all’ex premier. Insomma, non è detto che il segretario dimissionario spinga il partito verso l’Aventino, ma già il fatto che sia in campo per i vertici del Pd lombardo è una buona notizia.
Il Pd di Milano si è dato un’immagine più unitaria rispetto ad altri raggruppamenti locali del partito, che spesso cadono preda degli scontri tra correnti.
C’è coesione non soltanto all’interno ma anche nei rapporti con gli alleati: “Governiamo tutti assieme dal 2011 e parte della coalizione sta a sinistra del Pd. Tutti mostrano un sentimento di unità “, spiega l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, uno che nella “maggioranza” non è mai stato. Gli spazi per i 5 Stelle sono stretti nel capoluogo lombardo, e neppure la Lega riesce a fare man bassa di voti. Su cosa fare di fronte all’offerta dei 5 Stelle di sedersi al tavolo a trattare per il governo, le differenze di opinione ci sono.
Negli ultimi giorni il sindaco Giuseppe Sala si è espresso più volte a favore di un tentativo di dialogo con Luigi Di Maio.
Sala era inizialmente visto come un “uomo” di Renzi, ma da quando è sindaco ci ha tenuto a marcare le distanze dal suo primo mentore. L’ex ad di Expo, parlando a “Un giorno da pecora”, ha sottolineato di non essere iscritto al Pd.
Ma il 25 aprile ha voluto comunque dare un consiglio al partito chiave della sua maggioranza: “La cosa più sbagliata è che il Pd si metta in un angolo e non voglia dialogare con nessuno. Io credo che il tentativo con i 5 stelle si debba fare”.
Chi ha assistito alla manifestazione organizzata per la festa della liberazione racconta di una grande freddezza tra i militanti dem e quelli del Movimento.
Una distanza fisica che diventava anche politica tra i due spezzoni del corteo. Il segretario regionale Alfieri parla di “contrarietà diffusa” a un patto con i grillini, che accomuna militanti e classe dirigente.
Il senatore ha in mano le cifre del no ai 5 Stelle da parte dei 30 mila iscritti lombardi: “Abbiamo fatto un sondaggio una quindicina di giorni fa. Emergeva che quasi l’ottanta per cento è per stare all’opposizione”.
Pesano troppo sulle opinioni dei tesserati dem gli ultimi cinque anni. Una legislatura intera al governo, nella quale ci si è sentiti “attaccati e derisi”, dice Alfieri. Tutto ciò in un contesto nel quale si è poco disposti di natura alle alleanze: “Abbiamo fatto una campagna elettorale da maggioritario, ma siamo in una Repubblica nella quale le maggioranze si fanno dopo e nessuno ha vinto”.
Neppure il leader cittadino Bussolati sembra entusiasta dell’ipotesi di alleanza, anche se sarebbe “giusto capire, nell’interesse del Paese, cosa si propone e se i 5 stelle hanno cambiato idea su alcuni punti imprescindibili”.
E per Milano, città che volge lo sguardo oltre le Alpi, le priorità sono due: il lavoro e il rapporto con l’Europa. Nello stato maggiore del Pd lombardo anche il deputato Emanuele Fiano si è schierato per il no al dialogo, assieme al sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto.
La vede in modo diverso l’assessore Majorino. Sedersi al tavolo con i grillini “non credo sarà facile. Il Pd deve affrontare unito questo passaggio”.
Il confronto non deve esserci a tutti i costi, anzi. Ma è doveroso fare i conti con la realtà : “Se ne rimani fuori non metti alla prova il Movimento 5 Stelle, non parli in maniera efficace a due milioni di loro elettori che, secondo le stime più realistiche, vengono da un voto per il centrosinistra”.
A cosa servirebbe nella pratica aprire le porte a Di Maio? “Io mi occupo di politiche sociali e di lotta alla povertà : Il Rei (Reddito di inclusione) così com’è non basta. Avrebbe senso se nascesse un patto di governo contro l’esclusione sociale”. Un governo grillo-leghista, poi, bisognerebbe tentare di evitarlo: “Il rischio è che la Lega esprima l’egemonia politica, malgrado il Movimento sia più forte”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 28th, 2018 Riccardo Fucile
CHI SI SPOSTA PER GITE DI PIACERE RAPPRESENTA IL 26,5% DEL TOTALE
Se durante la settimana i treni vengono utilizzati soprattutto da pendolari diretti al lavoro o all’Università nel fine settimana i regionali italiani stanno acquistando una nuova dimensione.
Sono sempre di più i turisti che scelgono di spostarsi con i treni locali: nel 2017 l’aumento è stato del 7 per cento, mentre in tre anni i passeggeri che hanno scelto il treno nel tempo libero sono saliti dei 21%.
E anche il ponte del 25 aprile ha visto un boom del 18,6% rispetto allo scorso anni.
La quota di passeggeri leisure, ossia coloro che scelgono il treno regionale per gite di piacere, rispetto alla componente commuters: viaggiatori per lavoro e studio vede i primi rappresentare il 26,5% del totale, gli altri il 73,5.
Così nel 2018 l’obiettivo del Gruppo Fs Italiane è di incrementare ancora di più la percentuale puntando sulla storia e sulla cultura dei borghi italiani.
Non tutti i borghi più belli, infatti, sono anche poco accessibili.
Su 282 località inserite nella lista dei “Borghi più belli d’Italia” 23 sono facilmente raggiungibili con i treni regionali.
Si può andare in treno a Vipiteno, in provincia di Bolzano e a Campo Ligure, in Liguria. Ma anche a Grottammare, nelle Marche e nel perugino a Castiglione del Lago, Passignano sul Trasimeno e Spello.
Ma si può lasciare l’auto a casa e viaggiare sui regionali anche in Toscana, verso Buonconvento e in Campania dove Vietri sul Mare apre le porte della Costiera Amalfitana.
A Barcellona Trenitalia nel corso del 1 Toprail Forum organizzato dall’Union Internationale Chemins de fer ha illustrato la collaborazione con l’associazione I Borghi più belli d’Italia che prevede una serie di festival, mostre, fiere e conferenze per portare turisti nei tesori italiani e far rivivere quei territori.
E ha anche presentato l’offerta del 5 Terre Express, che permette di visitare il tratto della costa ligure delle Cinque Terre, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Il turismo ferroviario, negli ultimi anni, sta vivendo un periodo di grande espansione. Tra il 2016 e il 2017 sono stati 130 mila, tra italiani e stranieri, i turisti che hanno viaggiato a bordo dei treni storici della Fondazione Fs Italiane.
Il 45% in più rispetto al biennio 2014-2015. Locomotive a vapore e littorine storiche che stanno facendo riscoprire la bellezza dei viaggi slow, con finestrini aperti e su linee ferroviarie prima in disuso e ora recuperate come la Ferrovia della Val d’Orcia in Toscana, fra Asciano e Monte Antico, la Ferrovia del Parco tra Sulmona e Carpinone che collega Abruzzo e Molise e la Ferrovia dei Templi tra Agrigento e Porto Empedocle, in Sicilia. A Barcellona le Ferrovie hanno poi presentato anche il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, restaurato con un investimento di circa 20 milioni di euro e che nel 2017 ha registrato il record di presenze: oltre 110 mila visitatori, +647 per cento rispetto al 2014.
Secondo quanto annunciato da Trenitalia il primo trimestre del 2018 ha visto anche l’aumento dei ricavi (+2,1%) e dei passeggeri dei treni regionali con una puntualità reale e percepita all’89,8 per cento nonostante i problemi dovuti al maltempo di quest’inverno
La regolarità del servizio, dai dato aziendali, si attesta al 97,83%, limitando le corse cancellate per responsabilità di Trenitalia a circa tre su mille, mentre toccano il minimo storico anche gli stop causati da problemi tecnici, che si attestano a una media giornaliera di 6,8 sulle 6.500 corse circolanti in tutta Italia
Tra le migliori performance del trimestre, vanno registrate quelle ottenute in Calabria, dove la puntualità reale è aumentata di 1,8 per cento rispetto al 2017, mentre quella teorica, realizzata da Trenitalia considerando i soli ritardi imputabili all’azienda, è migliorata di ben 3,3 per cento (99,3%)
L’aumento dei ricavi del 2,1% è riconducibile sia all’efficacia degli stringenti controlli aziendali per contrastare l’evasione sia all’aumento dei passeggeri. Crescono del 21% in circa tre anni i clienti che scelgono il treno regionale per spostamenti nel tempo libero (2015: 78,2% pendolari e 21,8% tempo libero vs 2018: 73,5% pendolari e 26,5% tempo libero).
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2018 Riccardo Fucile
I DATI DI EUROSTAT CERTIFICANO LE DEBOLEZZE DEL SUD… E LA MEDIA EUROPEA RESTA LONTANA
Cominciamo con una magra consolazione.
La Calabria abbandona il podio, tutt’altro che prestigioso, delle regioni europee con il maggior tasso di disoccupazione giovanile e si colloca al quinto posto.
Catanzaro, a livello europeo, si mette dietro solo quattro aree. Il campanello d’allarme che segnala una delle maggiori debolezze del tessuto economico italiano, la disoccupazione giovanile (che comprende i giovani dai 15 ai 24 anni), squilla per altre due regioni meridionali. La Campania, settima, e la Sicilia, decima.
I NUMERI ITALIANI
A mettere nero su bianco i dati occupazionali delle singole regioni del Continente è Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europa. Guardando il bollettino che rende noti i tassi di disoccupazione del 2017 è palese come il basso livello occupazionale tra i giovani rappresenti un grande problema nel Sud della penisola.
La Calabria, come detto, registra un tasso di disoccupazione giovanile molto alto, pari al 55,6%, in calo in ogni caso rispetto al 2016, quando la percentuale raggiungeva il 58,7%.
A ruota la Campania, con un tasso che nel 2017 raggiunge il 54,7%, in aumento rispetto all’anno precedente, quando il dato corrispondeva al 49,9%.
Decima tra le regioni europee e terza tra quelle italiane è la Sicilia con una parcentuale pari al 52,9%, in calo rispetto al 57,2 % dell’anno precedente. In generale il dato complessivo italiano mostra un miglioramento tra il 2016, quando la media nazionale raggiungeva il 37,8%, e il 2017, che si chiude con un livello di disoccupazione giovanile pari al 34,7%.
Scendendo nello specifico è possibile osservare come l’area italiana agli antipodi rispetto alla Calabria sia la Provincia autonoma di Bolzano, che registra un livello pari al 10,2%, in aumento in ogni caso rispetto al 2016, quando si fermava al 8,8%. Il divario netto tra Nord e Sud diventa evidente dividendo la penisola in 5 grandi macroaree.
Il Nord Ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia) fa segnare un livello di disoccupazione giovanile pari al 26,7% (dal 32,1% del 2016.
Il Nord Est (Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna) fa segnare un tasso pari al 20,6%, in aumento di due decimi rispetto al 20,4% dell’anno precedente.
Il Centro (Toscana, Umbria, Marche e Lazio) raggiunge una percentuale del 31,1%, decisamente in discesa rispetto al 37,1% del 2016. Il Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria) raggiunge un livello decisamente allarmante con un tasso medio del 51,6%, un dato migliorato dalle performance di Basilicata e Abruzzo, entrambe sotto il 40%, ma in aumento rispetto al 2016, chiuso con un livello pari al 49,2%.
Chiudiamo con le isole, con la Sardegna fa meglio della Sicilia con una media pari al 39,6%, in discesa verticale rispetto al dato del 2016, un poco lusinghiero 56,3%.
IN EUROPA
Peggio della Calabria fanno solo l’exclave spagnola in Marocco Melilla (62,7%), le isole greche del Voreio Aigaio (58,2%), la regione sempre greca dell’Epiro (58%) e il territorio francese d’oltremare Mayotte (57,7%).
Completano la graduatoria delle peggiori regioni europee per occupazione giovanile, oltre a Campania (settima) e Sicilia (decima), la regione ellenica Dytiki Makedoni (55%), la Ciudad Autonoma de Ceuta, in Spagna, con il 54,4%, e un altro territorio d’oltremare francese, Guadalope, con il 53,3%
Le regioni più virtuose in Europa sono invece quelle di Praga (Repubblica Ceca) e di Oberbayern (Germania), entrambe con l’invidiabile media del 3,8%. A seguire altre due regioni tedesche, quella di Weser-Ems e quella di Stoccarda, rispettivamente con il 4,6 e il 4,7%.
CONFRONTO TRA PAESI
La media della disoccupazione giovanile tra gli stati dell’Unione europea nel 2017 è pari al 16,8%, in discesa rispetto al 18,7% del 2016. Tra i vari Paesi ci sono però ancora distanze enormi.
Il dato migliore è quello della Germania, che con il suo 6,8% si dimostra lo stato dell’Unione più adatto al lavoro giovanile. Dietro alla locomotiva tedesca si posizionano la Repubblica Ceca, con un tasso del 7,9%, e i Paesi Bassi, con l’8,9%. All’estremo opposto troviamo invece la Grecia, con un livello di disoccupazione giovanile pari al 43,6%, in discesa rispetto al 47,3% del 2016, la Spagna, con un 38,6% che migliora il dato del 2016 del 44,4%, e appunto, l’Italia, al 34,7%.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 28th, 2018 Riccardo Fucile
NOVE ERANO IN CASSA INTEGRAZIONE, QUATTRO ERANO STATI REINTEGRATI
La crisi finanziaria del Pd travolge (da tempo) anche la struttura regionale siciliana e, in particolare, i dipendenti. Per loro scatta il licenziamento.
Una lettera inviata ai lavoratori dal tesoriere e legale rappresentate dell’Unione regionale Sicilia, l’ex deputato Calogero Speziale, certifica “l’impossibilita’ di un rientro dalla cassa integrazione alla scadenza della proroga autorizzata e, pertanto, si comunica che il rapporto di lavoro cessera’ dal 15 giugno 2018, data di scadenza dell’intervento della Cigs”.
La crisi, spiega Speziale, “ha coinvolto drammaticamente anche questa Unione e in particolare i lavoratori dipendenti, i quali, da anni, sono stati chiamati a pesanti sacrifici nel tentativo di riorganizzazione del partito stesso, tentativo vanificato dal pressocche’ azzerarsi di ogni entrata necessaria a consentire la prosecuzione dell’attivita’”.
Pertanto, “si e’ costretti, nostro malgrado, ad assumere la determinazione di cessare l’attivita’ di questa Unione regionale, e conseguentemente, di risolvere il rapporto di lavoro di tutti i dipendenti”.
La cassa integrazione dei dipendenti del Pd siciliano e’ iniziata nel giugno 2014, dopo la chiusura dei rubinetti del finanziamento pubblico. Erano 13 allora i dipendenti: due, in aspettativa da anni, sono stati licenziati, gli altri (6 amministrativi, 2 addetti stampa, di cui un part time, 2 autisti, un addetto alle pulizie) messi in cassa integrazione.
Dopo appena un giorno, un amministrativo, full time, e’ stato reintegrato integralmente; dopo un mese reintegrato integralmente un altro amministrativo, part time, e i due autisti al 50% di cassa integrazione.
Gli altri in cassa integrazione a zero ore fino ad oggi. Ora questo risvolto disarmante e drammatico, anche alla luce del passaggio, carico di implicazioni ancora non chiare, sulla cessazione dell’attivita’ dell’Unione regionale del partito.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2018 Riccardo Fucile
NON SI TROVANO PIU’ LE CARTE DELL’IRRUZIONE DEL 1980 DURANTE LA QUALE VENNERO UCCISI QUATTRO BRIGATISTI DELLA COLONNA GENOVESE… APERTA UN’INCHIESTA PER FURTO AGGRAVATO
Il fascicolo d’indagine con gli atti di via Fracchia è sparito nel nulla.
Le carte sul blitz di 38 anni fa – il 28 marzo del 1980 a Genova durante un conflitto a fuoco vennero uccisi quattro brigatisti della colonna genovese delle Br – non si trovano più. E ora la Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per furto aggravato.
L’ipotesi degli investigatori, l’inchiesta è affidata allo stesso procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, è che qualcuno lo abbia sottratto dall’archivio.
Il furto, secondo quanto ricostruito sarebbe avvenuto dopo il 2016 quando nell’ambito di una riorganizzazione giudiziaria alcuni fascicoli sono stati trasferiti da Genova a Morimondo nell’hinterland milanese.
La Procura si è accorta dalla scomparsa solo nei mesi scorsi quando ad agosto, 37 anni dopo i fatti, ha riaperto l’inchiesta per omicidio su input di un esposto presentato dal ricercatore Luigi Grasso.
(da “La Stampa”)
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Aprile 28th, 2018 Riccardo Fucile
L’ABBRACCIO A TRIESTE TRA SALVINI E BERLUSCONI PER FAR CREDERE CHE IL CENTRODESTRA E’ UNITO
Dopo aver chiuso la campagna elettorale separatamente e fatto a gara a evitarsi, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si incontrano all’Harry’s Bar, in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste, in tarda serata.
Abbracci, risate e un breve colloquio per i leader di FI e della Lega. “Il centrodestra è unito, nessuno lo dividerà “, sono state le parole, a quanto si apprende, di Berlusconi, seduto al tavolo con tutta la delegazione parlamentare azzurra che lo ha accompagnato nella giornata elettorale a Trieste.
Salvini si è seduto per alcuni minuti al tavolo di Berlusconi, nella piazza centrale di Trieste. Con il leader della Lega anche il candidato del centrodestra alle Regionali Massimiliano Fedriga. “Vinceremo in Friuli Venezia Giulia e andremo al governo”, ha sottolineato, a quanto si apprende, l’ex premier che ha lasciato il bar triestino poco dopo Salvini concedendosi ai selfie chiesti dai passanti.
Passa dal Friuli Venezia Giulia la tenuta del centrodestra.
Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, in campagna elettorale a sostegno del leghista Massimiliano Fedriga nella Regione al voto domenica, ribadiscono l’unità della coalizione e, a fine campagna elettorale, venerdì poco prima della mezzanotte, ecco un breve incontro e un abbraccio nel cuore di Trieste, alla fine del tour che vede impegnata anche la presidente di FdI, Giorgia Meloni.
Sembra smentita la voce di una rottura della Lega, ma il risultato è un’altra pace armata tra il Cav e il segretario del Carroccio.
Resta il fatto che la partita da giocare con i “secondi arrivati”, i Cinquestelle, vede i due leader su posizioni ancora lontane. E, se al Cavaliere non vanno giù i “veti” dei grillini, il segretario del Carroccio non digerisce la loro politica dei due ‘forni’.
Mollare Berlusconi? “No, non vedo perchè dovrei cambiare idea ogni quarto d’ora, non faccio come Renzi e Di Maio. Mi presento alle elezioni con una squadra e vado con quella squadra”, chiarisce il leader leghista.
E il numero uno di Forza Italia sentenzia: “Non è vero che Salvini abbandonerà il centrodestra. È una persona leale che mai spezzerà il voto che ha messo insieme gli italiani”.
E il rapporto con i Cinquestelle? A detta di Berlusconi, con i pentastellati “non c’è nessuna possibilità visto che io non ho posto veti, ma Di Maio dice che sono il male assoluto e non si vuole sedere a un tavolo”. Poi il leader azzurro ribadisce: “Vengo raggiunto quotidianamente da tante telefonate dei colleghi” in Europa che chiedono “che l’Italia possa avere un argine al Movimento 5 Stelle, al movimento populista italiano”.
Dal canto suo, Salvini è sicuro del fatto che Pd e Cinquestelle hanno “zero” possibilità di formare il governo, perchè “è un accordo contronatura”. Ma, nel contempo, tende un’altra volta la mano al leader pentastellato: “Di Maio faccia un bagno di umiltà e torni al tavolo con il centrodestra unito”.
E proprio intorno a un tavolo Salvini e Berlusconi si sono ritrovati per un breve colloquio e un abbraccio, a fine giornata, all’Harry’s Bar di Trieste.
(da agenzie)
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