Destra di Popolo.net

QUANTO A ME? QUANTO A TE? GUERRA PER SPARTIRSI IL TESORETTO

Ottobre 4th, 2018 Riccardo Fucile

LE TABELLE NON SONO STATE ANCORA TRASMESSE NEANCHE A BRUXELLES… PER IL MENTITORE SERIALE DI MAIO ERANO STATE RESE PUBBLICHE IERI

Verso le sette di sera, il ministro Giovanni Tria invia a Bruxelles quella che solitamente è definita la lettera di accompagno della nota di aggiornamento al Def. Peccato che nell’anno primo del governo gialloverde non accompagni alcunchè.
Al momento in cui scriviamo, quella che viene definita con l’acronimo di Nadef non è pervenuta nè in Europa nè tanto meno in Parlamento.
Sentite Luigi Di Maio ieri sera: “Abbiamo definitivamente inviato il Def alle Camere e a Bruxelles”.
Parole pronunciate non nella conferenza stampa nella quale le domande sono interdette, ma nella successiva diretta Facebook, senza contraddittorio, a uso e consumo dei propri elettori. Ventiquattrore dopo, nulla.
Perchè sulle tabelle stanno ancora freneticamente lavorando i famigerati tecnici del ministero dell’Economia. Dopo i ritocchi ai numeri stabiliti nel vertice di mercoledì sera, occorreva rivedere tutto.
Perchè il bilancio dello stato è un mahjong talmente complesso che lo spostamento di una virgola provoca a cascata modifiche su tutto.
Dal Tesoro spiegano che il balletto delle cifre su cui pubblicamente Movimento 5 stelle e Lega se le stanno dando di santa ragione — il leghista Massimo Garavaglia ha risposto a muso duro al pentastellato Stefano Buffagni che aveva ironizzato sui numeri dati da Matteo Salvini — è buona parte del motivo per il quale la Ragioneria dello stato ancora non ha licenziato il testo definitivo.
In gioco la ripartizione delle risorse, soprattutto sui rispettivi cavalli di battaglia. Quanti soldi verranno messi sul reddito di cittadinanza? Quanti sulla Fornero? Salvini è sicuro: 7/8 al Carroccio, altrettanti ai 5 stelle. Buffagni gli risponde: a noi 10. Arriva Garavaglia: per le pensioni ce ne sono 7, partiranno subito.
Nelle pieghe di queste cifre e delle relative coperture si scrivono e si riscrivono le tabelle della nota di aggiornamento al Def. Da cui dipenderà  il perimetro della manovra, anzitutto, e a cascata il giudizio dell’Unione europea.
Su quest’ultimo oggi si sono acuite le preoccupazioni di una fetta sempre più consistente della maggioranza. Sia di marca gialla che verde. “Se continuiamo a dare numeri in libertà  – il ragionamento – e forziamo troppo, la manovra verrà  bocciata. E se verrà  bocciata il rischio che il governo cada è elevatissimo”.
Il braccio di ferro è continuato per tutta la giornata sotterraneo, dopo che le rispettive comunicazioni hanno imposto a brutto muso il silenzio radio.
E a ogni minima variazione di spesa le calcolatrici devono necessariamente essere riprese in mano. Il Tesoro ha deciso di inviare comunque la missiva all’Europa (fornendo, come unica novità , solo il dato del Pil, che si attesterebbe in media all’1,5% nei prossimi tre anni) per dare un segnale di rassicurazione alle istituzioni comunitarie e ai mercati.
Perchè il percorso della Nadef è ancora lungo. Una volta licenziata dai tecnici, arriverà  al gabinetto di Tria. Dopo una supervisione, verrà  trasmesso per la bollinatura politica a Palazzo Chigi. Qui verrà  vagliato dal Dipartimento affari giuridici e legislativi che supporta Giuseppe Conte. Ma è del tutto probabile che un controllo incrociato verrà  fatto anche dagli uffici dei due vicepremier.
Superato lo scoglio, arriverà  nelle mani del ministero dei Rapporti con il Parlamento, che ha l’incarico di trasmetterlo alle Camere. L’8 ottobre, se la macchina non si inceppa, le audizioni in Commissione. Il 10 il voto sulle risoluzioni alla Camera.
Il dettaglio sul quanto e sul come è ancora avvolto nella nebbia.

(da “Huffingtonpost”)

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MORMORII DI TROIKA A BRUXELLES: “QUANDO TRIA HA PRESENTATO I NUMERI SIAMO RIMASTI A BOCCA APERTA”

Ottobre 4th, 2018 Riccardo Fucile

FONTI REUTERS: “IL DEF ASSOLUTA FOLLIA, L’ITALIA RISCHIA UNA DOLOROSA RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO CHE SPAZZERA’ VIA I RISPARMI DEGLI ITALIANI”

L’agenzia Reuters riporta gli spifferi e i mormorii dei piani alti a Bruxelles, indiscrezioni in cui già  si prospettano scenari greci per l’Italia, arrivando a prospettare una imponente ristrutturazione del debito.
Fonti europee, che rimangono anonome, giudicano “un’assoluta follia” le previsioni di bilancio del Governo italiano contenute nel Def.
“Quando Tria ha parlato della previsione di deficit al 2,4% del Pil per i prossimi tre anni all’Eurogruppo, siamo rimasti a bocca aperta” racconta a Reuters un alto funzionario dell’Eurozona.
Il def italiano viola platealmente le regole europee che obbligano l’Italia, con il 133% di debito/Pil, il secondo in Europa dopo la Grecia, a ridurre l’indebitamento ogni anno e portare il suo deficit strutturale lungo un percorso virtuoso.
Con le difficoltà  di crescita dell’Italia, questi piani hanno alimentato le preoccupazioni degli investitori sulla capacità  di Roma di ripagare il debito, con conseguenze sui rendimenti. Anche la nuova versione del Def, con una riduzione del deficit nel 2020 e nel 2021 “non è sufficiente”, spiegano da Bruxelles.
“La reazione positiva dei mercati alla proposta italiana per il 2020 e 2021 è assolutamente ridicola, sono disperatamente alla ricerca di qualche buona nuova, ma si stanno illudendo” spiega un secondo funzionario europeo alla Reuters.
“La gente sta sottovalutando l’assoluta follia di questa deviazione. E le previsioni di crescita in Italia sono ridicole. La crescita, specialmente con questo governo, non solo non migliorerà , ma peggiorerà “.
Un terzo funzionario, sempre alla Reuters, aggiunge che il def significa che “l’Italia, e l’Eurozona insieme ad essa, stanno precipitando in una nuova crisi”.
Peggiore perchè l’Italia non è la Grecia, l’Esm ha aiutato Atene a uscirne fuori con tre successivi bailout da quasi 250 miliardi di euro in otto anni.
Ma l’Italia deve rifinanziare 277 miliardi di euro nel 2019, 197 miliardi nel 2020, 181 nel 2021. Una situazione ingestibile.
E manca anche la volontà  politica. “L’Italia è troppo grande per essere salvata con l’Esm”, non solo perchè dovrebbe essere comunque Roma a chiedere il salvataggio, non solo per questioni tecniche legate alla capacità  del Fondo Salva Stati, ma “soprattutto di volontà  politica: specie al nord Europa, ma anche altri Paesi, non hanno nessuna intenzione di ricorrere al Fondo Salva Stati per l’Italia” dice a Reuters una quarta fonte bruxellese.
“Per questo l’unica via sarebbe un grande, enorme, ristrutturazione del debito”, con la conseguenza di “spazzare via i risparmi di gran parte del popolo italiano”.
“Hanno votato per un Governo che potrebbe rendere possibile tutto questo” proseguono le fonti, secondo cui Matteo Salvini e Luigi Di Maio non hanno interesse a rispettare le regole europee perchè il conflitto con Bruxelles li aiuta nei sondaggi, anche in vista delle elezioni europee. Ma ignorano le reali conseguenze di tutto questo. “Vivono sulla Luna. È assolutamente da irresponsabili quello che sta accadendo”.

(da “Huffingtonpost”)

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IL RIMPASTINO CON DI BATTISTA DAL BALCONE DELLA FARNESINA

Ottobre 4th, 2018 Riccardo Fucile

CIRCOLANO VOCI DI RIMPASTO DI GOVERNO, TRADIZIONALE TECNICA DI AGGIUSTAMENTO DEL TIRO AL CONSENSO O DEL TIRARE A CAMPARE

Il Fatto porge la notizia di un probabile, imminente, salvifico rimpasto di governo, tradizionale tecnica di aggiustamento del tiro al consenso o piuttosto a campare
Anche la Farnesina, pregevole esempio di architettura del Ventennio, custodisce un ampio balcone, e a breve, proprio da lì, non è escluso che possa affacciarsi Alessandro Di Battista, nuovo probabile custode del ministero degli Affari Esteri e del suo mappamondo-fondale griffato Arnaldo Pomodoro.
L’organo ufficioso dell’esecutivo gialloverde, destinato a mutare presto tinta, “Il Fatto Quotidiano” di Marco Travaglio, dunque fonte attendibile, porge infatti la notizia di un probabile, imminente, salvifico, di più, patafisico rimpasto di governo, tradizionale tecnica di aggiustamento del tiro al consenso o piuttosto a campare.
Nell’ordine delle cose sempre immaginarie, c’è da supporre il poco apprezzato Giovanni Tria sostituito dal ben più degno di entusiasmi sovranisti Paolo Savona al Ministero dell’Economia, come fin dall’inizio avrebbero preteso i rocciosi della Lega, forte dell’euroscetticismo del prof, e questo nonostante le resistenze comprensibili di Mattarella.
Agli Affari Europei sembra essere previsto Enzo Moavero Milanesi e infine, top del top, occorre visualizzare il ritorno in pista dell’escursionista, dell’esule volontario in Guatemala con famiglia, Alessandro Di Battista, proprio dove si è detto, alla Farnesina, massima esposizione mediatica possibile per il ragazzo, a suo modo una prosecuzione globale, planetaria, della metafora logistica del balcone.
Se c’è di mezzo la scienza delle soluzioni immaginarie, anche in questo caso è d’obbligo opporre bizzarre risposte al bisogno di risposte concrete per il minuto mantenimento della macchina dello Stato.
Lasciamo adesso da parte la possibile revanche dell’esperto Savona, solido di una grisaglia da baronato universitario, accolto sulla carovana dei salviniani, assurto infine dai pallosi consigli di facoltà  al taglio del nastro presso le fiere campionarie… soffermiamoci semmai sul possibile ritorno Di Battista nel gioco dell’oca politico nazionale, lo stesso escursionista che, come già  Ernesto Guevara ancora dedito alla medicina, fino a ieri dovevamo scorgere in Sudamerica, tra zaino e marsupio da giovane padre amorevole, “Dibba” e il suo tutto personale Erasmus familiare.
Ovviamente, assodata la disparità  anagrafica, antropologica, culturale e perfino ginnica dei soggetti, sarà  altrettanto opportuno intuire i volti in dissolvenza incrociata, magari come nell’effetto prismatico delle figurine del formaggino, ora la faccia da Giovane Esploratore Tobia di Alessandro ora lo sguardo accigliato di Savona Paolo…
Accantonando la possibile disponibilità  del Quirinale ad assecondare questo cambio di prospettiva e di costumi, dunque perfino il piano di realtà , occorre presto fare i conti con i contenuti volatili che un eventuale “rimpasto” possa offrire al nostro sguardo memore dei precedenti fanfaniani, andreottiani e perfino rumoriani, abilitati come siamo a ricordare perfino il ritratto di un Vittorino Colombo negli uffici postali alle spalle delle cassiere.
Dunque, resta da lavorare d’immaginario, che è poi l’unica cosa che serve alla comprensione profonda delle cose politiche in tempi di campagna elettorale permanente, militarizzazione della base sociale di sostegno e, pensando segnatamente a Salvini, a una costante tendenza al bluff che ipotizza un regime sempre più securitario.
Così facendo, nei giorni della coabitazione tra pentastellati e leghisti, le parti in commedia pensano a cozzare tra loro il meno possibile.
Accantonato l’inaffidabile, almeno ai loro occhi, ministro Tria e innalzato l’euroscettico Savona là  dove gli spetta dall’inizio, Salvini potrà  perseverare nella sua campagna contro gli “alcolisti” burocrati d’Europa, avendo buon gioco presso il suo pubblico tarato su una prospettiva concettuale da “Punto Snai”: “Non prometto miracoli, ma atti concreti e PUGNO DI FERRO”, dove il succo del messaggio è interamente nell’uso delle maiuscole.
Quanto invece al MoVimento, il ritorno del profeta disarmato Di Battista segnerebbe un nuovo punto a vantaggio di una narrazione che, parole sue, vede “questi signori fuori dalla storia, temono la forza dell’esempio, i funzionari di Bruxelles schiavi dell’alcol e dei diktat di Goldman Sachs, temono la forza dell’esempio questi traditori della sinistra e del Popoli colmi di invidia perchè ‘noi realizziamo i loro sogni'”. Davvero un programma a forma di mappamondo.
Alla fine, fantasia per fantasia, un salvifico messaggio di Facebook ci chiede di aderire a un gruppo intitolato: “Con George Best per l’utilizzo del Reddito di Cittadinanza”.
Dove la via di fuga da ogni velleitaria se non lisergica promessa, fosse anche l’immagine della Zecca di Stato che torni a stampare la lira, giunge dalle parole del compianto campione: “Ho speso gran parte dei miei soldi per alcool, donne e macchine veloci, il resto l’ho sperperato”.
Ci assicurano che si tratti di un “Corso di immaginazione, bellezza e disperazione contro la banalità  moralistica del discorso politico contemporaneo”.
Clicco convinto, nell’attesa di scorgere Di Battista affacciarsi dalla Farnesina che, nelle intenzioni del regime era destinata a sostituire Palazzo Venezia, ennesimo prodigio del “Governo del cambiamento”, così come Zelig, nel suo film, appare nel balcone della basilica di San Pietro.

(da “Huffingtonpost”)

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LA NUOVA IMBARCAZIONE ITALIANA “MEDITERRANEA” RENDE NERVOSO L’INDAGATO PER SEQUESTRO DI PERSONA

Ottobre 4th, 2018 Riccardo Fucile

LA SFIDA DELLE ASSOCIAZIONI ITALIANE: UNA NAVE ONG VERSO LA LIBIA CON COMPITI DI “MONITORAGGIO E DENUNCIA”., QUALCUNO HA PAURA CHE SI SCOPRANO GLI ALTARINI DELLA COCCA CON I CRIMINALI LIBICI

Il rimorchiatore battente bandiera italiana “Mare Ionio” è partito nella notte di mercoledì dal porto di Augusta alla volta della costa Libica.
Si tratta della prima missione in acque internazionali completamente organizzata in Italia ed è stata ribattezzata “Mediterranea”.
Il progetto, promosso da varie associazioni (tra cui Arci nazionale, Ya Basta di Bologna, la Ong Sea-Watch, il magazine online I Diavoli e l’impresa sociale Moltivolti di Palermo) e sostenuto politicamente e finanziariamente da Nichi Vendola e tre parlamentari di Leu (Nicola Fratoianni, Erasmo Palazzotto e Rossella Muroni). E’ stato   avviato nello scorso luglio ed ha preso corpo nei mesi successivi.
L’attività  del “Mar Ionio” sarà  ufficialmente circoscritta di “monitoraggio, testimonianza e denuncia”, spiegano gli organizzatori.
Tuttavia tra le dotazioni a disposizione del “Mare Ionio” ci sono anche gli equipaggiamenti per il Sar, l’attività  di search and rescue per la quale però non è abilitato.
Nelle prossime ore l’imbarcazione, seguita dalla barca appoggio Burlesque (uno sloop Bavaria 50 battente bandiera spagnola con a bordo giornalisti nazionali e internazionali, attivisti e mediatori culturali), entrerà  in azione nella stessa zona in cui da qualche giorno incrocia il veliero Astral dell’ong spagnola Open Arms
“Non potevamo più stare a guardare — dicono da bordo gli attivisti – bisognava agire e trovare il modo di contrastare il declino culturale e morale che abbiamo davanti. Quella di Mediterranea è un’azione di disobbedienza morale ed al contempo di obbedienza civile. Disobbediamo al prevalente del discorso pubblico delle destre nazionaliste obbedendo alle leggi del mare, del diritto internazionale e della nostra Costituzione che prevedono l’obbligatorietà  del salvataggio di chi si trova in condizioni di pericolo”.
Salvini ha iniziato a insultarli   come suo costume.
“Una nave di scalcagnati dei centri sociali che va a prendere tre merluzetti”, dice Salvini intervistato al programma di Rete4 ‘W l’Italia’. Nella diretta Facebook dice: “C’è una nave dei centri sociali che vaga per il Mediterraneo per compiere una missione umanitaria con dei ‘fenomeni’ delle ong, dell’Arci che vigileranno in mare. Non ho capito se prenderanno migranti a bordo e proveranno a sbarcare in Italia”. In caso, la risposta è “no. in Italia i centri sociali non ci arrivano”
Salvini poveretto ha la   fissa dei centri sociali tipica di chi li ha frequentati, ma è solo un dettaglio.
“Se ci sarà  da soccorrere, lo faremo”, ci spiega da Roma Giorgia Linardi di Sea Watch. E a quel punto inizierà  il balletto tra i no di Salvini e le regole dei trattati internazionali.
Per esempio l’articolo 98 della ‘United Nations Convention on the law of the sea’, che obbliga qualsiasi Stato a soccorrere chi chiede aiuto in mare e a portarlo in un porto sicuro “che certo non può essere la Libia, come dice il ministro dell’Interno”, aggiunge Linardi.
Proprio quelli che Mattarella chiede di rispettare nella sua lettera, citando l’articolo 10 della Costituzione italiana:
Articolo 10
L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
Ne deriva che il sequestratore di persone Salvini non puo’ impedire lo sbarco di nessuno, in caso di reiterazione del reato scatta il mandato di arresto.
Questione di tempo, come per le richieste di risarcimento in sede civile: quando gli tocchi i quattrini, i rivoluzionari farlocchi diventano pecore belanti.

(da agenzie)

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IL FUORICORSO DI MAIO: “FINO A SEI ANNI DI CARCERE PER I FURBETTI DEL REDDITO DI CITTADINANZA”

Ottobre 4th, 2018 Riccardo Fucile

CHISSA’ A COSA SI RIFERISCE, VISTO CHE LA PENA MASSIMA PREVISTA DALL’ART 483 DEL C.P. E’ DI 2 ANNI, AL MASSIMO 3 ANNI SE SI APPLICA L’ART 316 TER… FORSE   INTENDE I POLITICI CHE APPROVANDOLO FARANNO SALTARE I CONTI DELLO STATO?

Fino a sei anni di carcere ai ‘furbetti’ del reddito di cittadinanza.
Per Luigi Di Maio sarà  questa la pena cui andranno in contro le persone che faranno dichiarazioni false per avere l’assegno di 780 euro voluto dal M5s.
Il reddito di cittadinanza, ha spiegato il ministro al question time, “è una misura che non dà  un solo euro a chi se ne sta sul divano, perchè tutti dovranno avere la giornata impegnata per la formazione e i lavori di pubblica utilità , quindi questo vuol dire anche che non avranno il tempo di lavorare in nero e se imbrogliano si beccano fino a sei anni di galera per dichiarazioni non conformi alla legge”.
Ora comprendiamo che Di Maio non abbia concluso gli studi di giurisprudenza, ma non è colpa degli italiani.
Sparare a caso una pena di 6 anni quando la fattispecie regolata dall’art 483 del codice penale italiano prevede al massimo una pena di 2 anni è un errore che non commetterebbe neanche uno studente al primo anno.
Al massimo si potrebbe contestare la violazione dell’art 316 ter, ma la pena è sempre appena di 3 anni e coperta dalla condizionale
Art.483 codice penale : chiunque attesta falsamente ad pubblico ufficiale in un atto pubblico è punito con la reclusione fino a 2 anni. Significa che il soggetto che realizza questo reato può essere condannato massimo a 2 anni. Questa norma non fissa il minimo.
Articolo 316 ter Codice penale
Chiunque mediante l’utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero mediante l’omissione di informazioni dovute, consegue indebitamente, per sè o per altri, contributi, finanziamenti, mutui agevolati o altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati dallo Stato, da altri enti pubblici o dalle Comunità  europee (2) è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

In conclusione: in galera non ci va nessuno.

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VOLEVANO RODOTA’ E GINO STRADA AL QUIRINALE, SONO FINITI A REGGERE LO STRASCICO AI RAZZISTI

Ottobre 4th, 2018 Riccardo Fucile

GLI “EREDI DI SAN FRANCESCO” ORA SONO I PRETORIANI DI UN GOVERNO CHE UMILIA I DISEREDATI E I POVERI

Ve li ricordate i grillini che rivendicavano i essere i successori spirituali di San Francesco?
Mentre il decreto sicurezza che segna il passaggio del Rubicone verso un paese da muri, fili spinati e intolleranza, qualche ricordo torna alla mente.
Erano quei grillini che avevano invocato a gran voce Stefano Rodotà  come presidente della Repubblica addirittura mandando i loro parlamentari in piazza per invocare l’arrivo al Colle del giurista, la difesa della Costituzione e quella dei diritti civili.
E ve lo ricordate Gino Strada che arrivò secondo alle “quinarie” dietro Milena Gabanelli e che declino’ la candidatura a presidente mentre ancora in tempi più recenti alcuni grillini lo vedevano bene come ministro della Sanità  in un eventuale governo a 5 stelle?
Come sono lontani quei tempi.
La sete di potere, la poltrona che ora chiamano il cambiamento li hanno geneticamente modificati o forse hanno fatto emergere la loro vera natura di servi.
Chi voleva Rodotà  e Gino Strada è diventato il tassista del mare razzista.
Con buona pace di chi ci ha creduto

(da Globalist)

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LA DEPUTATA M5S CHE ACCUSA DI STALKING L’EX CONVIVENTE, FRATELLO DELL’ATTUALE SOTTOSEGRETARIO AI BENI CULTURALI

Ottobre 4th, 2018 Riccardo Fucile

FEDERICA DAGA AI GIUDICI: “SONO STATA VIOLENTATA MA IL GRUPPO GRILLINO MI DICEVA CHE NON DOVEVO LAMENTARMI PER NON DANNEGGIARE L’IMMAGINE DEL MOVIMENTO

Federica Daga, deputata del M5S, accusa l’ex compagno Paolo Vacca, fratello di Gianluca nel frattempo diventato sottosegretario ai Beni Culturali, di stalking. La storia risale a qualche tempo fa, ma ieri la grillina ha testimoniato in tribunale. Il Tempo racconta tutto in un articolo a firma di Enrico Lupino
Ieri è stata la volta della testimonianza della donna davanti ai microfoni dell’aula monocratica. “Dopo tre anni ho ancora la spalla che scrocchia”, avebbe detto l’onorevole facendo riferimento alle presunte percosse dell’imputato. I fatti contestati dalla procura avrebbero avuto luogo “a partire da febbraio 2016 — scrivono i pm — a termine del rapporto di convivenza”.
La condotta, bollata dai magistrati con l’accusa di 612 bis, sarebbe consistita in “condotte reiterate sostanziatesi in comportamenti di controllo sulle attività  svolte dalla donna — si legge nell’imputazione — molestandola ripetutamente con numerose chiamate e messaggi telefonici.
Il racconto si dipana in una serie di punti piuttosto oscuri:
La deputata pentastellata avrebbe fatto poi riferimento a quando si iniziò a sapere di quanto denunciato da lei stessa. “Quando è uscita la notizia mi sono vergognata perchè la cosa era di dominio pubblico”, avrebbe aggiunto. “Ero stata violentata ma nel mio gruppo politico mi dicevano che non dovevo lamentarmi: sei un personaggio pubblico”, avreebbe detto in aula l’inquilina di Montecitorio”.
Nel racconto dell’articolo poi si fa riferimento anche a un aborto, negato dalla difesa di Vacca, il cui avvocato Andrea Falzetti dice: “Credo nel dibattimento, perchè è questa la sede naturale del processo”.

(da “NextQuotidiano”)

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ITALIA PIU’ POVERA E CON MAGGIORI DISEGUAGLIANZE

Ottobre 4th, 2018 Riccardo Fucile

RAPPORTO ASVIS: PASSI INDIETRO IN TEMA DI LAVORO E INCLUSIONE SOCIALE

La povertà  e le disuguaglianze peggiorano, sul lavoro non si registrano progressi significativi, leggi fondamentali come quella per fermare il consumo di suolo e lo spreco dell’acqua potabile sono rimaste al palo: l’Italia è molto indietro sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, definiti dall’Agenda 2030 dell’Onu.
E’ il giudizio che emerge dal Rapporto AsVis, presentato stamane alla Camera dei Deputati dal portavoce Enrico Giovannini.
A far arretrare il Paese sono soprattutto i ritardi della politica, si legge nello studio, mentre da parte delle imprese e della società  civile aumenta la sensibilità  verso lo sviluppo sostenibile e le opportunità  che offre, a cominciare dall’economia circolare.
In dettaglio, l’Italia mostra segni di miglioramento in otto aree: alimentazione e agricoltura sostenibile, salute, educazione, uguaglianza di genere, innovazione, modelli sostenibili di produzione e di consumo, lotta al cambiamento climatico, cooperazione internazionale.
Per cinque aree, invece, la situazione peggiora sensibilmente: povertà , condizione economica e occupazionale, disuguaglianze, condizioni delle città  ed ecosistema terrestre, mentre per i restanti quattro Obiettivi (acqua e strutture igienico- sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari e qualità  della governance, pace, giustizia e istituzioni solide) la condizione appare sostanzialmente invariata.
L’Italia è sicuramente un Paese nel quale i cittadini godono in media di buona salute, e ci sono miglioramenti nell’uguaglianza di genere e nel settore dell’istruzione. Nonostante le difficoltà  del nostro sistema scolastico e universitario, infatti, e nonostante l’Italia tra gli ultimi Paesi in Europa per quota di laureati, rispetto al 2015 continua a migliorare la quota di persone di 30-34 anni con titolo universitario e a diminuire il tasso di abbandono della scuola.
La crisi economica ha contribuito alla riduzione dei rifiuti e delle emissioni inquinanti, ma è anche aumentata la percentuale di raccolta riciclata. Si è ridotta la popolazione sovrappeso, ed è aumentata la quota di territorio agricolo dedicata all’agricoltura biologica. Si riducono le morti per incidenti stradali e scende il tasso di mortalità  in generale, calano i parti cesarei.
Fin qui le buone notizie. Ma sono peggiorati i tassi di povertà  assoluta e relativa, e sono aumentate le persone che vivono in famiglie a bassa intensità  lavorativa. Sotto questo profilo, l’unico aspetto in miglioramento è il ricorso alle cure mediche, scende la quota di chi non ne ha usufruito per motivi economici.
Sotto il profilo del lavoro, continuiamo ad avere un recordo in materia di disoccupazione giovanile e di Neet, cioè di giovani che non lavorano e non studiano. Cresce inoltre la distanza tra il reddito dei più ricchi e quello dei più poveri, e la quota di persone che vivono in famiglie con il reddito disponibile inferiore al 60 per cento del reddito mediano è aumentata. C’è anche un peggioramento delle abitazioni, e della sostenibilità  dell’ecosistema.
L’AsVis chiede all’Italia in primo luogo di dare attuazione alla Direttiva firmata il 16 marzo 2018 dall’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che riconosce come “il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile rappresenti un obiettivo prioritario dell’azione del governo italiano”, e di procedere anche con le azioni previste dalla direttiva.
Inoltre, l’AsVis ricorda che alla legge di Bilancio da quest’anno dovrà  essere allegato un rapporto sull’impatto atteso da quest’ultima sui 12 indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) entrati nella programmazione finanziaria.
Varie poi le ricette suggerite per settore, a cominciare da una strategia per aumentare la produttività  e includere i giovani nel mercato del lavoro.
Per la riforma degli incentivi fiscali, la soppressione di quelli che hanno una ricaduta negativa sull’ambiente, mentre a proposito della flat tax, l’AsVis si schiera decisamente contro qualunque intervento che possa favorire chi ha “visto crescere la propria quota di ricchezza privata nazionale dal 2% al 10%”.
Per la stessa ragione l’AsVis dice con forza no al condono fiscale, valutando invece piuttosto azioni di accertamento della ricchezza sommersa e di riequilibrio tra la tassazione dei redditi e quella dei patrimoni.

(da agenzie)

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SERVIZI SEGRETI RUSSI DIETRO LA CAMPAGNA GLOBALE DI HACKERAGGIO: LA DENUNCIA DEI SERVIZI DI GRAN BRETAGNA E AUSTRALIA

Ottobre 4th, 2018 Riccardo Fucile

“ATTACCHI INFORMATICI INDISCRIMINATI CONTRO ISTITUZIONI, AZIENDE E MEDIA”… SOLO I REGGICANDELA ITALIANI DI PUTIN FANNO FINTA DI NULLA

Una campagna globale e sistematica di hackeraggio, condotta ai danni di istituzioni, aziende, giornali, entità  sportive in tutto il mondo: è l’accusa di Gran Bretagna e Australia rivolta all’intelligence militare russa (Gru).
Secondo il ministro degli Esteri di Londra Jeremy Hunt, il Gru sarebbe responsabile di attacchi “indiscriminati e temerari” contro istituzioni, imprese e media.
Il National Cyber Security Center britannico ha citato in particolare gli attacchi informatici contro l’agenzia mondiale antidoping, i sistemi di trasporto ucraini, la corsa alla presidenza degli Stati Uniti del 2016.
“Questo comportamento seriale – ha denunciato Hunt – dimostra il loro desiderio di operare senza il rispetto delle leggi internazionali o delle norme stabilite, per poterlo fare con un senso di impunità  e senza conseguenze”. Per Hunt, i servizi segreti russi tentano di “minare la stabilità  internazionale”.
Secondo Downing Street l’agenzia britannica di supervisione degli attacchi informatici ha stabilito un nesso evidente tra l’intelligence russa e diversi cyber-attack compiuti negli ultimi mesi.
Tra questi anche quello al partito Democratico statunitense, che fece poi da battistrada alla interferenza nelle elezioni presidenziali americane del 2016 e per il quale le spie russe sono state chiamate in causa anche dall’Fbi e dalla Cia.Secondo Londra, proprio all’intelligence militare russa si possono far risalire i nomi di diversi hacker, per esempio “Fancy Bear”, “Sandworm”, “Stronzium”, “APT 28”, “CyberCaliphate”, “Sofacy”, “BlackEnergy ActorsCyber”, spesso nomi diversi per una stessa entità .
Al pesante attacco di Londra si è unito anche il governo di Canberra che ha puntato l’indice contro “l’esercito russo e il suo braccio di intelligence, il Gru”.
L’Australia sostiene che questi attacchi non hanno avuto un impatto significativo nel Paese ma Mosca “ha dimostrato un totale disprezzo per gli accordi negoziati. Il cyberspazio non può essere il selvaggio West”.

(da agenzie)

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