Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
NEL DECRETO GENOVA, COME HA FATTO NOTARE CANTONE, UNA DEREGULATION SULLE OPERE PUBBLICHE FA PROSPERARE CORRUZIONE E INFILTRAZIONI MAFIOSE
Gianluca Di Feo su Repubblica oggi se la prende con i cantieri senza regole del partito dell’onestà , ovvero della tendenza scoperta di questo governo ad attuare una deregulation sulle opere pubbliche bypassando il sistema di controlli e di certificazioni in nome della velocità di esecuzione.
Una tendenza che negli anni non ha portato troppa fortuna ai governi: basta considerare il metodo Bertolaso durante il governo Berlusconi:
Proprio il Movimento 5S, storicamente paladino della legalità , adesso invece sogna di liberare i cantieri da qualunque controllo, rivitalizzando il sistema dei general contractor che ha fatto prosperare corruzione e scandali, come nei casi Expo e Mose. La ricostruzione di Genova potrebbe diventare la prova generale del cemento in deroga, come avverte Cantone: «L’eccezione si presta a diventare regola, trasformando una piccola crepa nelle diga in una vera e propria falla».
E il decreto Toninelli arriva al punto di cancellare persino la prevenzione antimafia, aprendo i subappalti alle aziende interdette dalle commesse per collusioni con i clan. Con il rischio che l’extra ordinem si trasformi in fuori legge.
La prova generale sarà proprio quel Decreto Genova che è stato scritto con il cuore da Toninelli:
Tutta questa corsa ai cantieri senza regole sembra avere già dimenticato l’elemento chiave della tragedia del ponte Morandi: l’inefficienza del sistema dei controlli, che ha impedito di scoprire i mali del viadotto
Il governo Conte ha messo sotto accusa lo strapotere di Autostrade e la debolezza degli ispettori pubblici, denunciando l’assenza di trasparenza sugli accordi con i concessionari tenuti segreti per anni.
Cosa impedisce che lo stesso schema opaco si ripeta nella rinascita del viadotto Morandi e in tutte le grandi opere di domani?
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
PROVOCA GLI STESSI SINTOMI DI UN EDITORIALE DI FELTRI: SPASMI, NAUSEA, LACRIMAZIONE, IRRITAZIONE… AUTOGOL SOVRANISTA: E’ PRODOTTA IN SVIZZERA, ALTRO CHE “PRIMA GLI ITALIANI”
Una grande iniziativa di Libero Quotidiano promette di fare faville nelle edicole: la pistola
al peperoncino per autodifesa personale.
Da sabato 20 ottobre, pubblicizza oggi il quotidiano, sarà possibile acquistare insieme al giornale la pistola al peperoncino MIDIFENDO GA 3 che contiene due colpi di un estratto liquido di peperoncino.
Il quotidiano spiega che pigiando il grilletto (il dito deve esercitare una pressione di tre chili, quanto basta a evitare che un colpo parta accidentalmente), si aziona un innesco a tamburo: parte un getto da otto piccoli fori in cima alla canna, che arriva fino a tre metri di distanza.
Il liquido (una miscela denominata Piexol, un estratto del peperoncino di cayenna) è una sostanza infiammatoria che agisce su naso, occhi, pelle, mucose, «aumentando la trasmissione nervosa del dolore», si legge sul libretto delle istruzioni.
I sintomi immediati sono tosse, spasmi, nausea, lacrimazione, disorientamento e irritazione (praticamente gli stessi che si hanno dopo aver letto un editoriale di Feltri) e terminano entro un’ora.
Il prezzo? Un affarone, come dicevano su Alan Ford.
Il modello in allegato con Libero — che dovrete prenotare con anticipo dall’edicolante — sarà vostro a 43,50 euro più il prezzo di quotidiano (contro i 59 euro del prezzo di listino della pistola).
La pistola al peperoncino MIDIFENDO GA3 è stata venduta in 15mila esemplari l’anno scorso, secondo Gionata Lenzi, titolare della start up di Ponsacco (Pisa) che distribuisce in tutta Italia lo strumento prodotto in Svizzera e quindi — è giusto che gli autarchici lo sappiano — è importato nel Belpaese e il costo finisce nella bilancia dei pagamenti tra le voci negative.
E questo non può che costituire un grave errore per Feltri, che ha preferito quei neutraloni di Berna al prodotto italiano come impone la nuova ideologia dell’Internazionale Sovranista.
«Abbiamo dovuto chiedere alla ditta di adattarsi alla nostra legge (Regolamento n. 103 del 12 maggio 2011, ndr). In Svizzera e anche in Germania, per esempio, la distanza massima da cui è legale sparare è di 7 metri, da noi solo di 3. I nostri prodotti non sono considerati armi e quindi sono acquistabili ovunque, il nostro sito è il primo e-commerce italiano, e si possono portare sempre con sè, senza bisogno di licenza o porto d’armi», fa sapere ancora Lenzi.
Ora di domanda ne rimane solo una: ma il sito di e-commerce chiude la domenica almeno?
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
QUANDO DICEVA CHE ILARIA CUCCHI GLI FACEVA SCHIFO
Oggi il pubblico ministero Giovanni Musarò, che segue il processo Cucchi, ha fatto sapere che uno dei carabinieri imputati, Francesco Tedesco, in una denuncia ha ricostruito i fatti di quella notte e ha “chiamato in causa” due dei militari imputati per il pestaggio.
§“Il 20 giugno 2018 — ha detto il pm — Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti in cui dice che quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una notazione di servizio”.
Sulla base di questo atto, il rappresentante dell’accusa ha detto che è stato iscritto un procedimento contro ignoti nell’ambito del quale lo stesso Tedesco ha reso tre dichiarazioni.
“In sintesi — ha aggiunto il pm — ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto”.
Ora, è interessante ricordare che Tedesco è il carabiniere di cui Ilaria Cucchi pubblicò la foto su Facebook qualche tempo fa, quando Tedesco era solo uno degli indagati per l’omicidio del fratello.
Tedesco all’epoca annunciò che avrebbe querelato la Cucchi. E qui entra in scena il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
All’epoca il Capitano in un’intervista alla Zanzara spiegò linearmente il suo punto di vista: “Ci sarà un 1% di quelli che portano la divisa che sbagliano e devono pagare. Anzi devono pagare doppio. Ma io sto sempre con polizia e carabinieri. La sorella di Cucchi si dovrebbe vergognare per quanto mi riguarda”.
E ancora: “Mi sembra difficile pensare che in questo, come in altri casi, — dice — ci siano stati poliziotti e carabinieri che abbiano pestato Cucchi per il gusto di pestare. Se così fosse, chi l’ha fatto, dovrebbe pagare. Ma bisogna aspettare la sentenza, anche se della giustizia italiana onestamente non ho molta fiducia. Comunque, onore ai carabinieri e alla polizia”.
Ora, al netto del fatto che per Salvini chi è sospettato di un reato ed è straniero deve essere espulso a prescindere dal processo, è interessante notare che proprio oggi che poteva chiedere scusa a Ilaria e a Stefano Cucchi, Salvini ha perso la password di Facebook.
Mannaggia mannaggino!
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
RICOSTRUITA LA DINAMICA DEL PESTAGGIO DI STEFANO… CROLLATO IL MURO DELL’OMERTA’… ORA QUEI POLITICI INFAMI CHE HANNO VOMITATO ODIO SPRONFONDINO NEL LORO LETAME
Colpo di scena a inizio udienza del processo che vede cinque carabinieri imputati per la
vicenda della morte di Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato il 15 ottobre del 2009 e morto all’ospedale Pertini la settimana dopo.
Il carabiniere Francesco Tedesco ammette il pestaggio e accusa i colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo della violenta aggressione.
“Fu un’azione combinata – racconta il carabiniere – Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fede perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore”.
“Spinsi Di Bernardo -aggiunge Tedesco- ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra”
“Gli dissi ‘basta, che c…fate, non vi permettete”.
Queste le parole che Tedesco disse ai suoi colleghi carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro (anche loro imputati come lui di omicidio preterintenzionale, ndr) mentre uno “colpiva Cucchi con uno schiaffo violento in volto” e l’altro “gli dava un forte calcio con la punta del piede”. Si legge nel verbale di interrogatorio di Tedesco del 9 luglio 2018
Non è chiaro, al momento, se negli interrogatori resi davanti al pm, Tedesco abbia ammesso di aver partecipato al pestaggio con i due colleghi, ma quel che è certo è che, per la prima volta, uno degli imputati dichiara che quanto ricostruito dalla procura, a cominciare dal pestaggio del giovane, è realmente caduto.
Il pm Giovanni Musarò ha reso nota un’attività integrativa di indagine dopo che uno dei carabinieri imputati, Francesco Tedesco, in una denuncia ha ricostruito i fatti di quella notte e ha “chiamato in causa” due dei militari imputati per il pestaggio.
E’ stata trovata infatti un’annotazione di servizio in cui Tedesco riferiva del fatto, nota che sarebbe sparita.
Sotto processo ci sono Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, tutti imputati di omicidio preterintenzionale e abuso di autorità , Roberto Mandolini di calunnia e falso, e Vincenzo Nicolardi di calunnia.
“Il 20 giugno 2018 – ha detto il pm – Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti in cui dice che quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una notazione di servizio”. Sulla base di questo atto, il rappresentante dell’accusa ha detto che è stato iscritto un procedimento contro ignoti nell’ambito del quale lo stesso Tedesco ha reso tre dichiarazioni.
“In sintesi – ha aggiunto il pm – ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto”. I successivi riscontri della procura hanno portato a verificare che “è stata redatta una notazione di servizio – ha detto il pm – che è stata sottratta e il comandante di stazione dell’epoca non ha saputo spiegare la mancanza”.
“Il muro è crollato” commenta Ilaria Cucchi su Facebook. “Il muro è stato abbattuto. Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e alla famiglia Cucchi” prosegue la sorella del geometra
“Oggi c’è stato uno snodo significativo per il processo, ma anche un riscatto per il mio assistito e per l’intera Arma dei Carabinieri”. Commenta l’avvocato Eugenio Pini, difensore di Francesco Tedesco.
“Gli atti dibattimentali e le ulteriori indagini – ha aggiunto Pini – individuano nel mio assistito il carabiniere che si è lanciato contro i colleghi per allontanarli da Stefano Cucchi, che lo ha soccorso e che lo ha poi difeso. Ma soprattutto è il carabiniere che ha denunciato la condotta al suo superiore ed anche alla Procura della Repubblica, scrivendo una annotazione di servizio che però non è mai giunta in Procura, e poi costretto al silenzio contro la sua volontà . Come detto, è anche un riscatto per l’Arma dei Carabinieri perchè è stato un suo appartenente a intervenire in soccorso di Stefano Cucchi, a denunciare il fatto nell’immediatezza e a aver fatto definitivamente luce nel processo”.
Nel procedimento Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, rispondono di omicidio preterintenzionale. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l’arresto. Vincenzo Nicolardi, anche lui carabiniere, è accusato di calunnia con gli altri due, nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso della prima inchiesta sul caso.
Esprime soddisfazione anche Riccardo Casamassima, l’appuntato dei carabinieri che con la sua testimonianza fece riaprire l’inchiesta sul decesso di Stefano.
“Immensa soddisfazione, la famiglia Cucchi ne aveva diritto. Mi è venuta la pelle d’oca nell’apprendere la notizia. Tutti i dubbi sono stati tolti. Signora Ministro io sono un vero carabiniere. L’Italia intera ora aspetta i provvedimenti che prenderà sulla base di quello che è stato detto durante l’incontro. Sempre a testa alta. Bravo Francesco, da quest’oggi ti sei ripreso la tua dignità ” scrive l’appuntato su Facebook in un post che è sparito dopo qualche minuto per far spazio a un altro in cui si rivolge direttamente al ministro Salvini.
“Oggi mi sono emozionato nell’apprendere questa notizia….tutti i dubbi su di me sono stati cancellati. Signor Ministro io sono un vero carabiniere…”. “Io ho mantenuto fede al giuramento – aggiunge Casamassima – Io sono degno di indossare la divisa. E io e la mia famiglia abbiamo e stiamo pagando la nostra scelta. Io e la mia famiglia da oggi abbiamo centinaia di italiani con noi. Massima vicinanza al carabiniere Francesco Tedesco.
Il militare aveva raccontato quanto riferito da alcuni suoi colleghi a proposito del “massacro” subito dal giovane dopo l’arresto. Per le sue dichiarazioni Casamassima subì minacce e fu trasferito. “Per aver fatto il mio dovere – aveva accusato – come uomo e come carabiniere per aver testimoniato nel processo relativo Cucchi, morto perchè pestato dai miei colleghi, mi ritrovo a subire un sacco di conseguenze”. Fino alla svolta di oggi
(da agenzie)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
LA PENOSA FUGA DALLE RESPONSABILITA’ DEL GRILLINO
Che la stampa non serva a niente è un’ideona a 5 Stelle che spesso finisce smentita dai fatti. Prendiamo il caso di Enrico Esposito, avvocato da alcuni mesi nominato vice capo dell’ufficio legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico dal ministro Luigi Di Maio con stipendio da 65mila euro per un anno e ottenuto su “base fiduciaria”.
Una mezz’oretta fa è uscito un articolo su l’Espresso a firma di Teresio Malaspina e a tempo di record lui ha già messo sotto protezione il suo account Twitter.
L’articolo si intitola “I tweet sessisti e omofobi dell’amico di Luigi Di Maio piazzato nel suo staff al ministero” e raccoglie un florilegio di suoi cinguettii di qualche tempo fa e piuttosto inequivocabili perchè dimostrano che il suo posto nello staff è un modo per sprecare il suo ineguagliabile talento di battutista su donne e gay, che ha inequivocabilmente dimostrato sul suo profilo.
Ora però non si capisce perchè l’ottimo Enrico Esposito abbia chiuso a tempo di record, subito dopo l’articolo de l’Espresso, il suo account Twitter come se non avesse il coraggio di assumersi pubblicamente la responsabilità delle sue affermazioni.
Certo, magari qualcuno potrebbe pensare perchè ha usato l’hashtag #biancofiore (un riferimento all’onorevole Micaela?) in un post in cui dice che “non c’è modo migliore di onorare le donne mettendo una mignotta in quota rosa”.
L’avvocato Esposito -ha studiato giurisprudenza come Di Maio, quindi conoscerà perfettamente i confini della diffamazione — avrà sicuramente una spiegazione credibilissima.
Non vediamo l’ora di sentirla.
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
IL VICECAPO DELL’UFFICIO LEGISLATIVO E’ AUTORE SUI SOCIAL DI DICHIARAZIONI VERGOGNOSE
Vladimir Luxuria? “Dovrebbe stare in galera”. Micaela Biancofiore? “Una mignotta in quota
rosa”.
E poi una lunga sequenza di affermazioni sull’omosessualità di Dolce e Gabbana, sulla moralità della showgirl Melissa Satta e alcune tecniche per distinguere i veri uomini dai “ricchioni”.
Sono i tweet della vergogna che ancora oggi si trovano sul profilo di Enrico Esposito, avvocato da alcuni mesi nominato vice capo dell’ufficio legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico dal ministro Luigi Di Maio.
Un incarico per cui percepirà 65mila euro per un anno e ottenuto su “base fiduciaria” in quanto si tratta di un ufficio di diretta collaborazione del ministro stesso.
Esposito e Di Maio sono infatti ex colleghi di università : entrambi hanno frequentato giurisprudenza alla Federico II di Napoli, con il primo che si è laureato nel 2011 per poi proseguire la carriera di legale in diversi studi, fino ad approdare al fianco del suo ex collega al Mise.
A macchiare il curriculum di Esposito, giovane e campano come molti altri membri dello staff di Di Maio, non sono però i titoli, quanto una serie di affermazioni consegnate ai social network tra il 2014 e il 2016.
Insulti sessisti e battutacce da bar contro le donne, in politica e in tv, e contro gli omosessuali.
(da “L’Espresso”)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELL’INPS: “DAL TAGLIO DELLE PENSIONI D’ORO RISPARMI INFERIORI A 150 MILIONI DI EURO”
Il ripristino della cosiddetta quota 100 rischia di portare ad un aumento del debito pensionistico di 100 miliardi di euro e di penalizzare soipratutto giovani e donne.
È il giudizio espresso dal presidente dell’Inps Tito Boeri, nell’audizione alla Commissione Lavoro della Camera secondo cui uil pericolo “è quello di minare alle basi la solidità del nostro sistema pensionistico”. “E’ un’operazione che fa aumentare la spesa pensionistica mentre riduce in modo consistente i contributi previdenziali anche nel caso ci fosse davvero, come auspicato dal governo, una sostituzione uno a uno tra chi esce e chi entra nel mercato del lavoro”, ha aggiunto.
“Uscite consentite con un minimo di 38 anni di contributi e 62 di età oppure abolendo l’indicizzazione alla speranza di vita dei requisiti contributivi minimi per la pensione anticipata (a tutte le età ) portano ad un incremento nell’ordine di 100 miliardi del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future e, già nel 2021 a un incremento ulteriore (oltre la famosa gobba) di circa un punto di pil della spesa pensionistica”.
Inoltre secondo Boeri il ripristino di quota 100 premierebbe gli uomini e i dipendenti pubblici a scapito come detto di donne e giovani. La misura, ha detto, “premia quasi in 9 casi su 10 gli uomini, quasi in un caso su tre persone che hanno un trattamento pensionistico superiore a quello medio degli italiani (e un reddito potenzialmente ancora più alto, se integrato da altre fonti di reddito). Si tratta nel 40% dei casi di dipendenti pubblici che, in un caso su 5, hanno trattamenti superiori ai 35.000 euro all’anno (in più di un caso su 10, superiore ai 40.000 euro)”.
“Donne e giovani penalizzati”
La riforma voluta dal governo “porterà ad avvantaggiare soprattutto gli uomoni, con redditi medio alti e i lavoratori del settore pubblico. Penalizzate invece le donne tradite da requisiti contributivi elevati (quando hanno carriere molto più discontinue degli uomini) e dall’aver dovuto subire sin qui, con l’opzione donna, riduzioni molto consistenti dei trattamenti pensionistici, quando ora per lo più gli uomini potranno andare in pensione prima senza alcuna penalizzazione”. “Pesanti sacrifici – ha aggiunto Boeri – imposti anche ai giovani su cui pesa in prospettiva anche il forte aumento del debito pebnsionistico”.
“Pensioni d’oro, dal ddl risparmi inferiori a 150 milioni”
Il presidente Inps si è soffermato anche sul tema del disegno di legge sulle pensioni d’oro. Il risparmio che potrebbe arrivare dal ddl sarebbe inferiore a 150 milioni e riguarderebbe una platea di circa 30.000 persone.
Secondo Boeri questa riduzione della spesa pensionistica solo se il taglio sulle pensioni superiori a 90.000 euro annui facesse riferimento all’intero reddito pensionistico e non alle singole pensioni. La riduzione massima sarebbe del 23% mentre quella media sarebbe dell’8%.
(da agenzie)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
“LA COSA GRAVE E’ CHE IL RAZZISMO SIA POLITICAMENTE LEGITTIMATO”
“Il decreto sicurezza di Salvini viola le direttive europee”. ![](https://i.postimg.cc/YCkbCnkT/riace_binino.jpg)
Emma Bonino, intervistata da La Repubblicava all’attacco del decreto simbolo della politica leghista.”Palleggiarsi i migranti è inutile, per i paesi più esposti ai flussi significa far diventare i problemi migratori ingovernabili” aggiunge la leader radicale. La Bonino guarda all’europeismo di Macron con fiducia, non crede sia possibile chiudere gli aeroporti ai charter con i migranti perchè si creerebbe un “effetto a cascata su tutto il traffico aereo, nazionale e internazionale”.
Non si pronuncia sulla vicenda giudiziaria che ha colpito Mimmo Lucano, sindaco di Riace, ma sostiene che il suo modo di agire sia quello giusto
“Il suo modello ha funzionato perchè ha trasformato un paese spopolato e destinato a morire, in un posto nuovamente vitale, grazie all’accoglienza. Per questo il caso Riace fa impazzire i populisti: perchè funziona” .
Vuole fare di +Europa, alle europee di maggio, una “proposta distinta da quella del Pse”, un’alternativa ai nazionalismi.
La senatrice dice che il piano della Lega e 5 stelle intende far saltare l’Europa
“Farla saltare è un progetto dichiarato sia dalla Lega che dal M5S e perseguito da un fronte che va da Bannon a Putin. L’UE è una costruzione politica, come è stata fatta dalla lungimiranza degli statisti, da De Gasperi a Kohl, può essere disfatta dalla miopia degli arruffapopoli”.
È preoccupata dalla deriva xenofoba del paese che raccoglie consensi ed è diventata senso comune.
La cosa più grave, oggi, non è che la xenofobia e il razzismo tornino a diffondersi massicciamente, ma che siano politicamente legittimati e culturalmente riconosciuti
(da agenzie)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
LE DIFFICOLTA’ TECNICHE E POLITICHE EMERSE NEL TENTATIVO DI ELIMINARE AGEVOLAZIONI FISCALI
Il governo ha annunciato aumenti di spesa pubblica per almeno 25 miliardi, e riduzione di entrate per almeno 15 miliardi, come ha calcolato Massimo Bordignon su lavoce.info.
Servono quindi 40 miliardi.
Circa 20 miliardi verranno dall’emissione di debito pubblico addizionale, cioè dall’aumento del disavanzo al famoso 2,4 per cento.
Su quest’ultimo numero c’è stato un dibattito infuocato; ma il vero problema, di cui pochi parlano, è che anche con questo disavanzo mancano ancora 20 miliardi, non esattamente noccioline.
Il governo non ha detto praticamente niente su come ottenerli, se non il solito richiamo al taglio delle spese superflue e delle agevolazioni fiscali. C’è una leggenda bipartisan, che circola da anni anche tra affermati economisti, che in Italia vi siano decine di miliardi di agevolazioni fiscali che aspettano solo di essere eliminate in poche settimane con un tratto di penna.
Quando ero consigliere economico di Palazzo Chigi preparai un rapporto sulle agevolazioni fiscali, con la collaborazione di molti valenti funzionari del ministero dell’Economia (nessuno di loro è responsabile di quanto segue).
Presi in esame tutte le agevolazioni, e finii con un elenco di 40 voci, scelte in base a diversi criteri. Un minimo di percorribilità politica, prima di tutto.
A seguire: effetti distributivi perversi (agevolazioni che beneficiano i più abbienti); mancanza di una ratio economica cogente; esistenza di una ratio economica iniziale, che è venuta meno con il tempo; evidente azione di lobby alla base dell’agevolazione; accumulazione storica di molteplici agevolazioni in un solo settore; inapplicabilità pratica dell’ agevolazione.
Il risultato è il documento (opportunamente editato rispetto alla versione originale) che può essere consultato online.
Il dossier risale a fine 2015, quindi alcune voci sono sicuramente cambiate. Ma a grandi linee i numeri saranno gli stessi, e il rapporto rimane utile per illustrare le difficoltà tecniche e politiche che si incontrano nell’addentrarsi in questo terreno.
Il risparmio totale calcolato allora era di circa 1,6 miliardi, e di 2,2 miliardi con un intervento più coraggioso su alcune detrazioni.
Sembrerebbero cifre irrisorie, facilissime da scovare nel mare magnum delle nostre agevolazioni: dopotutto, se non si riesce a tagliare 1,6 miliardi su centinaia di miliardi, allora meglio abbandonare ogni speranza di risanare il bilancio di questo paese. E nessuna delle proposte avrebbe colpito i meno abbienti. Eppure vidi parecchi politici sbiancare in volto nel leggere le prime pagine di questo dossier (nessuno arrivò neanche a metà ). Ovviamente non se ne fece niente
Forse non fui un buon venditore; forse non scelsi le agevolazioni giuste; forse quei politici erano particolarmente pavidi o svogliati. Forse i politici di questo governo saranno più abili, più coraggiosi, più fortunati. Ma basta una rapida scorsa al documento per rendersi conto che è una pia illusione pensare di poter trovare anche solo dieci miliardi in poche settimane.
Alcune agevolazioni sono tecnicamente complicate, e ci vuole tempo e attenzione per riformarle. Altre hanno lobby potentissime alle spalle.
Altre ancora, se toccate, rischiano di paralizzare letteralmente il paese, come le agevolazioni per gli autotrasportatori.
Altre ancora si prestano a facili strumentalizzazioni: è insensato che persone con un reddito di 100 mila euro possano detrarre le spese veterinarie, ma quale governo avrà il coraggio di mettersi contro i milioni di amanti di animali per risparmiare pochi milioni di euro?
Per motivi che nessuno ha mai saputo spiegarmi (quasi certamente perchè non esistono) le pompe funebri sono esenti da Iva. Quando trapelò che esisteva una proposta di eliminare questa esenzione, un noto quotidiano titolò a caratteri cubitali in prima pagina “Ora tassano pure i morti”. Quale governo vorrà correre il rischio di questa accusa infamante per risparmiare 250 milioni?
Nel paese in cui “dieci miliardi si devono poter trovare sempre” è naturale pensare che sia facile scovarli tra le centinaia di miliardi di agevolazioni fiscali. Faccio tanti auguri ai funzionari che avranno questo ingrato compito, con poche settimane per portarlo a termine. E
tanti auguri anche ai capi del governo e ai loro consiglieri: al loro risveglio l’impatto con la realtà sarà molto duro e, cosa ben più importante per il paese, continueranno a mancare 20 miliardi. Ma non c’è da preoccuparsi: il governo potrà sempre risolvere tutto con un altro aumento delle previsioni di crescita per il 2019, grazie anche all’aiuto del modello econometrico del Tesoro.
Con la giusta configurazione delle centinaia di parametri, e un po’ di tempo per fare centinaia di tentativi, quel modello riuscirebbe a dire che l’acqua è asciutta; figuriamoci se non riuscirà a dirci che la crescita, grazie alle miracolose misure in programma, sarà ancora superiore a quella che il governo si è inventata nella Nota di aggiustamento, e già scandalosamente superiore a quella prevista da ogni altra organizzazione pubblica o privata. Ma, si sa, con un po’ di crescita in più tutto si aggiusta: basta solo essere ottimisti.
(da “La Repubblica”)
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