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VINICIO MARCHIONI TORNA ALL’UNIVERSITA’: “L’UNICA GUERRA CHE RICONOSCO E’ QUELLA CONTRO L’IGNORANZA DI QUESTO PAESE”

Ottobre 12th, 2018 Riccardo Fucile

L’ATTORE: “IN CULO A CHI VUOLE FARE CREDERE CHE LE LAUREE SONO INUTILI. INUTILE E’ LA VIOLENZA, LA CHIUSURA, UNA ESISTENZA SENZA DOMANDE”

Vinicio Marchioni si è diplomato nel 2000 alla Libera Accademia dello spettacolo a Roma. Dopo la maturità  si è iscritto alla facoltà  di Lettere indirizzo Spettacolo dell’Università  La Sapienza seguendo la sua passione per la scrittura, ma per dedicarsi completamente al teatro non ha conseguito la laurea.
A 43 anni, con due figli e un lavoro, si è iscritto di nuovo.
Perchè non è tardi e forse perchè, per lottare contro l’ignoranza che gira intorno, è necessario saltare fuori dal cerchio. E poi c’è quella cosa del buon esempio, ai figli, a se stessi. Fatto sta che oggi con un lungo post, l’attore romano di origini calabresi, ha fatto il primo passo.
“L’unica guerra che riconosco”, scrive su Instagram, “è quella contro l’ignoranza di questo paese. E la combatto anche così. In culo a chi ci ha voluto fare credere negli anni che le lauree sono inutili. Inutile è la violenza, inutile è la chiusura, inutile è un’esistenza senza domande”
“Chi vuole si tenga le proprie certezze (che poi magari fossero davvero frutto di un pensiero personale), io so di non sapere. E quindi studio. E studio nel mio settore, perchè sono un professionista che lavora ai massimi livelli, nazionali ed internazionali, e quindi devo perfezionare la mia ricerca, i miei strumenti, le mie conoscenze in merito al mio mestiere. Si chiama specializzazione, negli altri paesi la rispettano, la pagano, la pretendono. Qui sembra che tutti possono fare tutto e niente ha più valore, in tutti i settori. Ecco, a sta cosa io non ci credo. Ma forse è anche per via dell’età . -42 crediti alla Laurea”.
E allega la foto del libretto, Facoltà  di lettere e Filosofia, corso di studi Beni culturali (archeologici, artistici, musicali e dello spettacolo), Università  di Tor Vergata.
Il post è diventato virale. “Che il tuo post sia d’esempio per tutti quei ragazzi che, demoralizzati, vogliono gettare la spugna!!” scrive un utente.
“Grande!!!! Er freddo… addosso!!!”.
Infine: “Psso solo dire che sei un grande, finalmente parole vere. La gente non capisce quanto è importante, per se stessi prima che per la professione, avere cultura. Prepararsi, studiare, conoscere sono elementi sostanziali per una persona civile. La curiosità  è il sapere ha reso l’uomo evoluto, è l’evoluzione non va avanti per inerzia. La nostra epoca è spazzatura, leggere un discorso del genere è in assoluto la cosa più bella e ispirante che possa capitare. Grazie Vinicio e ricorda che non sei solo, come te, tanta gente crede nella cultura, nel sapere”.
Marchioni, che come si legge sulla sua biografia è affetto da una lieve forma di balbuzie su cui ha però dichiarato di lavorare molto per limitarne gli effetti, non è uno che si arrende, non è neanche uno che si accontenta.
Fa cinema e televisione, teatro e audiolibri, videoclip, regie e gestisce anche un ristorante a Roma che si chiama ‘Casa’.
Per la laurea c’è tempo, ora resta comunque l’esempio di un concetto antico da ritirare fuori, buona volontà .

(da agenzie)

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DOPO GENOVA LA SARDEGNA: ECCO PERCHE’ STANNO CROLLANDO I PONTI ITALIANI

Ottobre 12th, 2018 Riccardo Fucile

SI STUDIANO I CEDIMENTI IN BRIANZA ED ANCONA: MANUTENZIONI MAL ESEGUITE, NESSUNA CURA ALLE TRAVI DI SOSTEGNO…      LE RESPONSABILITA’ DEI CONCESSIONARI MA ANCHE DEL MINISTERO CHE DOVREBBE CONTROLLARE

Genova attende. E nel frattempo crollano altri ponti: oggi vicino a Cagliari lungo la statale 195 è caduto il viadotto sul rio Santa Lucia in piena, pochi giorni fa l’acqua ha portato via il ponte delle Grazie in Calabria vicino a Lamezia Terme.
La rete stradale e autostradale italiana è ormai al capolinea: cattiva manutenzione, errori di progettazione, anni di degrado e di risorse mal investite.
Basta qualche forte temporale per demolire infrastrutture che dovrebbero invece resistere per permettere il passaggio dei soccorsi.
Mettersi in viaggio in queste condizioni è sempre più pericoloso. E Genova insegna: diventa un modello italiano di malgoverno sulla pelle dei cittadini non soltanto per la mancata prevenzione del disastro, ma anche per la pessima gestione dell’emergenza.
Il ponte sul rio Santa Lucia, lungo la statale 195 che collega Cagliari a Capoterra, è crollato completamente. Le forti piogge che hanno colpito il Sud della Sardegna hanno fatto ingrossare il fiume, che è esondato. La strada in ogni caso era stata già  chiusa da Anas nelle ore precedenti.
Dopo quasi sessanta giorni, sul crollo del ponte Morandi che ha diviso in due la Liguria e il suo capoluogo, l’Italia è ancora al punto di partenza.
E lo stesso si può dire di tutta la rete autostradale: dal 14 agosto, quando quarantatrè persone sono morte per il collasso del viadotto simbolo dell’ingegneria e oggi del degrado strutturale, nè il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, nè il premier, Giuseppe Conte, hanno deciso cosa fare per prevenire altri disastri.
Eppure l’allarme sul rischio di nuovi cedimenti è forte e chiaro. L’ha lanciato pochi giorni fa proprio il ministero di Toninelli, rivelando anche una grave elusione delle norme: tanto che a fine gennaio, con un ritardo di cinque anni rispetto agli obblighi di legge, erano ancora in corso di approvazione i progetti di messa in sicurezza sismica di quattro viadotti dell’autostrada A16 che collega la Campania alla Puglia.
Ma per i ritardi della Direzione del ministero per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, quei quattro interventi non sono stati ancora approvati. Nonostante ricadano in zona sismica 1, la più pericolosa.
Venerdì 14 settembre l’ex funzionario dei servizi segreti Alfredo Principio Mortellaro, ora membro del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, il suo collega Gianluca Ievolella, il consigliere della Corte dei conti Francesco Lombardo, i professori di Tecnica delle costruzioni dell’Università  Roma Tre, Camillo Nuti, e dell’Università  di Chieti-Pescara, Ivo Vanzi, consegnano a Toninelli le conclusioni della loro indagine tecnico-amministrativa sul crollo di Genova.
E, a pagina 74 della relazione, ecco una contestazione che non può essere lasciata cadere nel vuoto, come è invece successo in passato con i numerosi studi sulle condizioni del ponte Morandi inaugurato cinquant’anni fa sul torrente Polcevera: «La procedura di controllo della sicurezza strutturale delle opere d’arte (ponti e viadotti, ndr) documentata da Autostrade per l’Italia, basata sulle ispezioni», scrivono i cinque membri della commissione ispettiva del ministero, «è stata in passato ed è tuttora inadatta a prevenire i crolli e del tutto insufficiente per la stima della sicurezza nei confronti del collasso».
I tecnici nominati dal ministro non si riferiscono soltanto a Genova: «La procedura, in altre parole, è utile per quanto concerne gli stati limite di servizio, ma di poco significato per quanto concerne gli stati limite ultimi. Tale procedura era applicata al viadotto Polcevera ed è ancora applicata all’intera rete di opere d’arte di Autostrade per l’Italia».
La società  concessionaria, messa sotto accusa dalla Procura di Genova per il disastro lungo l’A10 per Savona, gestisce tremila chilometri di autostrada dei seimilacinquecento nazionali. E fa viaggiare cinque milioni di persone al giorno. Autostrade risponde punto per punto dal suo sito Internet alle contestazioni della commissione ispettiva.
Il collasso del pilone numero 9 del ponte genovese dimostra però una sottovalutazione o quanto meno una non comprensione della situazione di pericolo che, trattandosi di procedure standard, secondo la commissione del ministero riguarda tutta la rete affidata alla società . Ma, indirettamente, coinvolge anche le autostrade gestite da altre concessionarie.
I tecnici del ministro Toninelli denunciano infatti la scarsa affidabilità  dei metodi di indagine scelti per il ponte Morandi: che però sono gli stessi metodi impiegati da tutte le altre società  lungo i tratti di loro competenza. Per questo le criticità  segnalate vanno ben oltre l’inchiesta penale ancora in corso a Genova e riguardano ogni nostro viaggio in autostrada. E non solo in autostrada.
Indagando un mese sul crollo del ponte Morandi, la commissione ministeriale rivela una situazione drammatica che chiama in causa anche le dubbie capacità  di vigilanza dello stesso ministero.
Tra i documenti acquisiti, i commissari di Toninelli scoprono una nota del 30 gennaio 2018 con cui Autostrade sollecita «l’approvazione di alcuni progetti, tra i quali oltre al progetto del Polcevera, erano presenti altri cinque progetti di messa in sicurezza sismica di altri viadotti della A14».
Il direttore manutenzioni ed esercizio di Autostrade, Michele Donferri Mitelli, tra i ventuno indagati per il crollo di Genova, spiega però che c’è un errore: i ponti sono quattro sull’A16 e non cinque sull’A14. Sono i viadotti: Ufita, Tre Torri, Serra dei Lupi e Leone tra i comuni di Flumeri e Grottaminarda in provincia di Avellino.
I quattro progetti, presentati al ministero il 19 settembre e il primo dicembre 2017, sono già  stati esaminati dal Provveditorato opere pubbliche di Napoli. Ma, secondo Autostrade, non sono ancora stati approvati dalla Direzione generale per la vigilanza, ora sotto inchiesta per il disastro del 14 agosto: i quattro ponti continuano ad aver bisogno di adeguamento sismico, pur ricadendo in una delle zone più pericolose d’Italia.
Colpa del sale
La sicurezza non dipende soltanto dalle caratteristiche di progettazione. Varia in funzione della corrosione dei cavi di precompressione all’interno delle travi di cemento armato. E anche dei processi di “carbonatazione” del calcestruzzo: una rapida decomposizione chimica innescata dall’anidride carbonica che espone le armature di acciaio ai gas e ai liquidi inquinanti composti da acqua piovana, sale antigelo e idrocarburi.
Questi processi non sono sempre visibili dall’esterno. E quando si tratta di ispezionare le parti invisibili con metodi di indagine indiretti, i risultati possono tradire.
Proprio come sarebbe avvenuto sul viadotto di Genova per il quale, secondo i commissari del ministero, non era stata eseguita un’adeguata valutazione della sicurezza: Autostrade, scrivono nella relazione, «era tenuta entro il marzo 2013 ad effettuare le valutazioni di sicurezza del viadotto Polcevera e di tutte le opere d’arte strategiche o rilevanti» da cui sarebbe «scaturita la (miglior possibile) stima della sicurezza strutturale rispetto al rischio crollo». Nella corrispondenza con il ministero, la società  «afferma, in data 23 giugno 2017, di aver effettuato tale valutazione». Ma dai «documenti acquisiti da questa Commissione, tale valutazione non è stata effettuata».
Il crollo di un ponte ad Annone in Brianza, caduto il 28 ottobre 2016 sulla superstrada Milano-Lecco gestita dall’Anas (un automobilista morto e sei feriti), ha confermato il ruolo dell’acqua piovana contaminata da sale antigelo e da idrocarburi nella lenta corrosione dei punti di appoggio delle travi di calcestruzzo.
La caduta di un altro ponte il 9 marzo 2017 sulla A14 Adriatica tra Ancona e Loreto (due morti e tre feriti) ha invece rivelato, secondo i periti nominati dalla locale Procura, gravi errori di pianificazione ed esecuzione dei lavori, in corso quel giorno con l’autostrada aperta.
Paurose coincidenze
La concessionaria dell’A14 è sempre Autostrade per l’Italia: la società  ha risarcito i figli della coppia uccisa dal crollo ed è comunque indagata con due aziende del gruppo, Spea Engineering e Pavimental, e la ditta appaltatrice esterna Delabach. Il pubblico ministero di Ancona, Irene Bilotta, contesta i reati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.
Dalla relazione della commissione ispettiva si scopre ora che il disastro di Genova potrebbe essere stato provocato dalla sovrapposizione delle stesse condizioni che hanno fatto cadere i ponti in Brianza e ad Ancona: corrosione degli appoggi delle travi di calcestruzzo e lavori eseguiti senza un’attenta progettazione.
Le travi: «La valutazione delle sollecitazioni sulle travi di bordo dell’impalcato», scrivono in merito al ponte Morandi i professori Nuti e Vanzi, con gli altri commissari, «è stata fatta con un modello che potrebbe avere sottostimato i relativi valori…
La Commissione ritiene che le previsioni del progettista fossero addirittura ottimistiche, nonostante avessero dimostrato l’insufficienza del ponte a sostenere i carichi di norma. Le strutture tecniche di Autostrade e tutta la sua organizzazione non sono state in grado di cogliere la gravità  della situazione presentata dal progettista… La verifica di sicurezza della trave di bordo non è soddisfatta per sollecitazioni sia di taglio, sia di flessione».
Poi i continui lavori sul ponte: «Non è documentata alcuna cura per evitare che», durante l’installazione di un carroponte e di nuove barriere laterali, «alle travi di bordo non vengano tranciati, in toto o in parte, le armature lente o precompresse degli elementi strutturali originari. Tale mancanza di cura si rileva sia dai documenti di progetto sia dalle audizioni del personale di Autostrade. Tali lavorazioni ripetute nel tempo potrebbero aver diminuito la sezione resistente dell’armatura delle travi di bordo in maniera sostanziale e aver contribuito al crollo». Alla domanda sulle misure adottate per evitare il potenziale tranciamento delle armature, concludono i commissari del ministero, «il personale di Autostrade ha risposto che non era in possesso di alcuna informazione».
E quanti sono in Italia i ponti sforacchiati dai continui lavori in corso?

(da “L’Espresso“)

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L’IGNAVIA DI BEPPE GRILLO SULLA TRAGEDIA DI PONTE MORANDI

Ottobre 12th, 2018 Riccardo Fucile

QUANDO GOVERNAVANO GLI ALTRI SPENDEVA POST POLEMICI PER I TERREMOTATI, ORA CHE GOVERNANO I SUOI DISCEPOLI TACE SUI RITARDI… ORMAI IL RUOLO DI COMICO E’ PASSATO A TONINELLI

Vi ricordate di quando Beppe Grillo andava all’attacco del governo sugli interventi a sostegno dei terremotati e delle zone colpite dal sisma del 2016?
Era l’agosto di due anni fa e sul Blog si parlava di “pannicelli caldi” come   le “agevolazioni fiscali” o la “sospensione dei mutui” e   chiedeva all’esecutivo una risposta concreta.
Ora non solo il governo ha impiegato 53 giorni per nominare il Commissario straordinario e pubblicare il Decreto Genova ma nel decreto emergenze sono previste le agevolazioni fiscali che nel 2016 il M5S bollava come “miseri abbuoni sulle tasse per gente che ha perso tutto”.
Il problema però non sono le disposizioni del decreto (certo magari qualcuno degli sfollati avrebbe gradito la sospensione dei mutui) ma la scomparsa del fondatore e Garante del M5S.
Beppe Grillo è genovese di Sant’Ilario, come ama ricordare spesso, eppure non ha partecipato un granchè allo sforzo collettivo dei genovesi illustri per spronare il governo Conte a fare di più, meglio e più in fretta.
A dire il vero qualcosa Grillo l’ha fatta. Quando un genovese come Renzo Piano ha deciso di regalare alla città  il disegno per il nuovo viadotto sul Polcevera Grillo sul suo blog ha dato spazio al progetto alternativo, quello di un ponte con spazi commerciali ed abitabili (perchè tutti sognano di abitare dentro un’autostrada).
Era il 16 settembre e qualche tempo dopo il ministro Danilo Toninelli se ne sarebbe uscito con l’idea di far costruire un viadotto autostradale (che scavalca un torrente soggetto a piene improvvise e una zona industriale) dotato di più livelli e di spazi commerciali “da vivere” come se fosse il Ponte di Rialto o Ponte Vecchio.
Un’idea che ha fatto ridere in molti e che Gino Paoli (un altro genovese) ha definito “una stronzata” dichiarando che «bisogna essere cretino per entrare in competizione con Renzo Piano». Ma Toninelli è uno che ha tatuato nel cuore il principio dell’uno vale uno.
Qualcuno dirà  che Grillo è un comico, non un politico. Non è vero Grillo è il fondatore di un partito politico che in passato ha fatto anche il comico e ora si diletta soprattutto nel fare il profeta.
Ma non serve essere dei politici per parlare di Genova. Un esempio? Gli attori e i comici genovesi che dopo il crollo del Ponte Morandi hanno iniziati a pungolare costantemente il governo. Lo fa quotidianamente sui suoi profili social Luca Bizzarri (che è proprio genovese come Grillo).
E lo ha fatto anche un altro comico nato e cresciuto sotto la Lanterna: Maurizio Crozza, che nei giorni in cui il governo non riusciva ad emanare il tanto atteso decreto e a nominare il Commissario ha dedicato una sua versione di Genova per noi di Paolo Conte per dire al governo di darsi una mossa e impegnarsi a dare risposte concrete ad una città  abbandonata.
In una strofa Crozza cantava «Di Maio convinci Grillo a Sant’Ilario che qui vogliamo strade ponte e treni e non un guru visionario».
Franco Ravera, il presidente del comitato degli sfollati che ha dichiarato che i genovesi sono pronti a protestare sotto la casa del Garante del MoVimento
«Il mondo del lavoro, del commercio e delle professioni, del porto è ferocemente arrabbiato. Per questo siamo pronti ad andare a protestare sotto qualche palazzo ma anche a Sant’Ilario, sotto casa di Beppe Grillo».
Ma lui, il Guru-Garante dov’è? Se lo chiedono in molti a Genova e se l’è chiesto anche il giornalista del Secolo XIX Giovanni Mari che ha provato a intervistarlo in un bar di Nervi proprio sulla tragedia del Morandi.
Niente da fare, Grillo si è limitato al suo solito spettacolino “comico”, con una boutade sui 30mila euro da sborsare per avere un’intervista.
Ma su una faccenda seria come il crollo del viadotto e sulla sua ricostruzione il Garante (non eletto) del MoVimento 5 Stelle, principale partito di governo che esprime il fantasmagorico ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, non vuole parlare: «ci beviamo un caffè e parliamo di cazzate e di mussa, di niente altro. Di altro, con te non parlo».
Sicuramente ci spiegheranno che era solo una provocazione, che lui ha fatto un passo di lato, che ormai il vaffanculo è diventato piccolo piccolo e se l’è messo nel taschino. Eppure in occasione di altri disastri (ad esempio quello dei bond Parmalat che hanno ridotto sul lastrico migliaia di famiglie) Grillo se ne andava in giro tutto contento a raccontare la storia che lui l’aveva detto.
Forse oggi anche un comico come Grillo è rimasto senza battute dopo le troppe gaffe di Toninelli. Oppure a Grillo questa volta i pannicelli caldi del governo per Genova vanno benissimo, perchè li hanno confezionati i suoi.

(da “NextQuotidiano”)

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