Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
UN QUINTO DEI LAVORATORI MESSO IN CASSA INTEGRAZIONE: NON SARANNO RIASSORBITI DA ARCELO MITTAL… MONTA LA RABBIA CONTRO I CINQUESTELLE
Il giorno dopo la comunicazione della messa in cassintegrazione dei 2600 lavoratori Ilva
arrivata via web, la reazione degli operai e è di sconforto e ira.
Con la città e la fabbrica spaccate ulteriormente in due, tra chi è dentro e chi è fuori. “Ha perso Taranto”, scrive in un post Mirko Maiorino, portavoce del Comitato dei cittadini e lavoratori Liberi e pensanti, tra i destinatari della missiva senza nessun “egregio signor” nell’incipit, ma con un diretto “le comunichiamo la collocazione in Cigs”.
“Ora in azienda sono rimasti in pochissimi pronti a denunciare – aggiunge -. Da domani i tarantini non avranno più quella prima linea che provava a far breccia dall’interno. Sia chiaro che nessuno ha intenzione di fermarsi ma da fuori sarà tutto più complicato. Non siamo nè santi nè eroi, siamo uomini che hanno lottato per un ideale e che ora pagano per l’essere stati liberi e pensanti”.
Ilva, lettera a 12mila operai: ‘Egregio signore’ solo per gli assunti
L’idea del Comitato è che le scelte, reparto per reparto, siano state mirate. Via per almeno cinque anni gli operai rompi scatole, quelli scomodi, che non piacciono ai capireparto.
Per questo non avrebbero ricevuto l’offerta di assunzione dalla nuova proprietà Am Investco buona parte degli animatori del Comitato, tra i quali Massimo Battista e Davide Panico, protagonisti delle battaglie dal 2012 fuori e dentro i cancelli della fabbrica ma anche della frattura con i sindacati, a partire dalla Fiom Cgil, di cui molti, a partire da Battista e Cataldo Ranieri (dopo la comunicazione della Cassa integrazione ha annunciato di voler accettare l’incentivo e lasciare per sempre lo stabilimento), hanno fatto parte in passato.
Ma a denunciare i metodi discrezionali dell’azienda, il non rispetto dei “criteri delle mansioni, professionalità , anzianità e carichi familiari,” utilizzando “criteri unilaterali al di fuori degli accordi”, sono anche i sindacati (Fim, Fiom, Uilm e Usb) che in una nota chiedono l’intervento del ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio quale garante per il rispetto di quegli accordi.
Sono decine, infatti, i casi di lavoratori lasciati a casa nonostante i gradi di anzianità e professionalità superiori rispetto ai colleghi e, soprattutto, figli a carico. Battista, ad esempio, ne ha tre. Ma c’è il caso anche di chi ne ha cinque. Tra loro non mancano delegati sindacali, sempre tra i più battaglieri.
L’ira di molti è ora rivolta contro il Movimento 5 stelle e le promesse tradite sulla chiusura delle fonti inquinanti e la bonifica degli impianti.
Ira che accomuna anche Aldo Schiedi, attivista della prima ora dei Pentastellati, che da oltre un anno ha lasciato il Movimento, deluso dai metodi non democratici e da quelle promesse che da tempo definisce “chiacchiere”. Il suo è un lungo messaggio di commiato dal reparto sottoprodotti, intriso di amarezza e rancore.
“Dopo 18 anni 10 mesi e 3 giorni la mia esperienza lavorativa in Ilva finisce qui – scrive – Sedici di questi lunghi anni trascorsi in guerra, in trincea. Hanno cercato in svariati modi di demolirmi fisicamente e psicologicamente, mandandomi nei peggiori reparti della cockeria come dal 2000 al 2016, ma non mi sono chinato e sono stato più forte e scaltro di loro. Hanno cercato di licenziarmi ma senza fortuna e difeso (sempre a mie spese) davanti ai giudici provinciali del lavoro. Ho denunciato a Spesal e Arpa tutto ciò che metteva a rischio la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, soprattutto nel mio reparto dove spero di aver lasciato un piacevole ricordo almeno fra i vecchi colleghi per i lavori che sono riuscito – conclude – con forza e abilità a far svolgere e a denunciare”.
C’è poi chi osserva anche un altro aspetto. Circa 800 dei lavoratori messi in cassa integrazione sono tarantini (vale a dire un terzo). Nella platea dei dipendenti del siderurgico rappresentano il 30 per cento (poco sopra i 3 mila), rispetto a quelli provenienti dai comuni della provincia e dal resto della Puglia. Il legame tra fabbrica e città e le battaglie per la salute e l’ambiente subirebbe così un ulteriore colpo.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
DOPO I DELUDENTI DATI SUL PIL, IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA ATTACCA
Il dato deludente sulla crescita comunicato questa mattina dall’Istat, con il Pil fermo a zero nel terzo trimestre, irrompe nel dibattito politico già surriscaldato dalla Manovra. Tra i primi a pronunciarsi è stato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: “C’e una divergenza di spiegazioni economiche in questo governo su cui bisogna cominciare a chiarire che se i risultati della crescita non ci saranno nei prossimi mesi è colpa esclusiva di questo governo e della politica economica che realizza, non di altri”, ha detto Boccia, a Ivrea per l’assemblea di Confindustria Canavese.
“Siamo a disposizione del Paese e del Governo – ha detto – per fare proposte che non antepongano le ideologie alle spiegazioni economiche”.
Il presidente degli industriali ha comunque definito prevedibile” il dato comunicato oggi dall’Istat. “L’abbiamo detto da tempo, l’economia globale comincia a rallentare c’e’ una questione interna di un’Italia che deve reagire”, ha detto “Il rallentamento dell’economia globale in funzione dei dazi degli Stati Uniti, il rallentamento complessivo della maggiore capacita’ di competizione industriale a partire dalla Cina, sono segnali che devono farci fare i conti su due questioni: una italiana e l’altra europea che per noi si chiama questione industriale”.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
“IO SONO SEMPRE LA STESSA, SONO LORO A ESSERE CAMBIATI”
Quando all’interno dello stesso movimento politico il lessico scoperchia la linea di
demarcazione tra il “noi” e il “loro” è sintomo che si è andati ben oltre la semplice soglia della critica.
La senatrice Paola Nugnes arriva quasi correndo alla buvette del Senato. Agita le mani “non voglio parlare, non voglio parlare”.
Ordina un caffè americano, come incurante del nervosismo che pervade gli austeri corridoi di Palazzo Madama, sguardo fiero e sereno che fa lo slalom tra le voci di sanzioni ed espulsioni che la rincorrono per il suo dissenso sul decreto sicurezza.
Il suo ragionamento ha una logica. “Per anni abbiamo criticato il Pd. Li vedevamo in Aula che si piegavano ai diktat di Matteo Renzi, che annullava il senso del Parlamento. E noi oggi stiamo facendo come loro”.
Ieri le è piovutoa tra capo e collo la lettera di Luigi Di Maio, che ha richiamato all’unità del Movimento, quasi mettendo all’indice i quattro (oltre la Nugnes, Elena Fattori, Gregorio De Falco e Matteo Mantero) che hanno presentato emendamenti pesanti sul testo tanto caro a Matteo Salvini e che, con varie sfumature, minacciano di non votare il testo e l’eventuale fiducia.
Una lettera che la senatrice respinge: “Noi siamo entrati criticando il ventennio berlusconiano e la mortificazione del Parlamento, e poi gli anni di Renzi. E poi fanno diventare un caso nazionale una normalissima dinamica parlamentare”.
Quando gli si chiede se non sono più quelli che erano entrati a Palazzo per cambiare tutto ecco che il distinguo si fa pesante: “Noi chi? Io sono rimasta la stessa, e tanti di noi lo sono rimasti. Sono loro semmai ad essere cambiati”.
Il riferimento a Di Maio e alla leadership M5s non è nemmeno velato. Al punto da definire il caos che si è venuto a creare intorno alle sue scelte come frutto di “scelte verticistiche”.
“Io non ho votato lo statuto (quello che attribuisce pieni poteri al capo politico del Movimento, ndr). Molti miei colleghi lo hanno fatto perchè era un momento concitato, e ci venne data l’assicurazione che entro giugno lo avremmo ridiscusso. Non è mai stato fatto”.
La senatrice Nugnes mescola il caffè. Fuori passa un altro dissidente, vocabolo che era diventato desueto nel vocabolario pentastellato è che è tornato prorompentemente di moda.
È quasi stupito: “Non mi contestano per quello che ho detto o ho fatto, ma per il fatto stesso che ho parlato”. Lo raggiunge la battuta sul non aver letto le cronache dell’ultima legislatura. Sorride e si infila in ascensore.
La Nugnes continua a sorseggiare il suo americano. Ha gli occhi fieri e sereni di chi ha “dedicato gli ultimi quindici anni a questa storia”.
E non ha nessuna paura di espulsioni nè intenzione di andarsene, “perchè questa è casa mia”. Ma non fa sconti a nessuno: “Il Parlamento se lo tratti così non ha senso. Io non partecipo a scambi della serie tu mi dai questo io ti dò quello. Il Parlamento è un lavoro di sintesi, come la cerchiamo su tanti altri temi con i colleghi della Lega”.
Di Maio per la serata ha convocato un’assemblea congiunta. Tap, Tav, decreto fiscale e ovviamente sicurezza, ribadirà de visu ai suoi il discorso della testuggine.
La Nugnes non ci sarà : “Non vado da tempo alle assemblee. Le assemblee sono discussione e confronto, non comunicazioni e basta”. Altra mazzata.
In cortile c’è il collega Mantero. Spiega che nemmeno lui ci sarà , “perchè è stata anticipata da mercoledì a martedì, e avevo altri impegni”. È laconico, non ha molta voglia di parlare. Se gli si chiede il perchè della drammatizzazione delle ultime ore risponde che “bisogna chiederlo a loro”.
La Nugnes finisce il caffè: “Non posso votare la fiducia se il testo rimane questo”. Se sarà espulsa si opporrà ? Farà ricorso? “No, perchè io sono una donna di pace”. Immobile in mezzo alla tempesta, saluta e se ne va.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
UN GESTO DI SOLIDARIETA’ CONTRO CHI ISTIGA ALL’ODIO E ALLA GUERRA DI RELIGIONE
Un gesto di solidarietà inter-religiosa contro chi spinge per una guerra tra le religioni e fomenta razzismo e divisioni: l’assalto avvenuto sabato alla sinagoga “Tree of Life” di Pittsburgh – nel quale hanno perso la vita 11 persone – ha fatto scattare un’ondata di solidarietà .
In queste ore si è fatta particolarmente notare per entità e provenienza quella lanciata da due associazioni islamiche americane e supportata dal Centro islamico di Pittsburgh, che in poco più di due giorni hanno raccolto oltre 180mila dollari.
«Abbiamo deciso di fare qualcosa per i nostri fratelli e le nostre sorelle ebrei. È un momento così tragico e i soldi non dovrebbero essere un problema per loro: non dovrebbero preoccuparsi perchè devono pagare un funerale o le cure mediche», ha dichiarato il direttore del Pittsburgh Islamic Center, Wasi Mohamed, durante una veglia in sinagoga.
E ha aggiunto: «Vorremmo solo sapere di cosa avete bisogno: se servono più soldi fatecelo sapere, se vi servono persone fuori dalla sinagoga per proteggervi fatecelo sapere e ci saremo».
Mohamed ha sottolineato che la comunità musulmana si limita così a contraccambiare il supporto dimostrato da quella ebraica dopo i commenti anti-islamici di Donald Trump e dopo l’11 settembre.
Lanciata sabato con l’obiettivo di raggiungere i 25mila dollari, la raccolta fondi sul sito di crowdfunding islamico launchgood.com ha superato i 180mila nel momento in cui scriviamo.
«Vogliamo rispondere al male con il bene, come ci insegna la nostra fede, e mandare un potente messaggio di compassione attraverso le nostre azioni», spiegano le due associazioni islamiche americane che hanno organizzato “Muslims Unite for Pittsburgh Synagogue”, CelebrateMercy e MPower Change. I fondi saranno elargiti dal Centro islamico di Pittsburgh in coordinamento con la sinagoga Tree of Life.
«La Sinagoga Tree of Life apprezza l’espressione di supporto seguita alla tragica sparatoria avvenuta durante il servizio dello Shabbat del 27 ottobre 2018», scrive la direzione del luogo di culto ebraico sul proprio sito riferendosi a tutto il sostegno ricevuto, non solo a quello delle associazioni islamiche.
Non è noto quanti fondi siano già stati raccolti complessivamente per la comunità ebraica di Pittsburgh, che accetta donazioni anche direttamente attraverso il proprio sito.
Uno dei principali crowdfunding lanciati in seguito alla tragedia, Tree of Life Synagogue Victims, ha raccolto più di 800mila dollari nel momento in cui scriviamo.
(da Globalist)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
SI PARLA DI CARBONI AL TG1, SANGIULIANO AL TG2, PATERNITI AL TG3… CASIMIRO LIETO DALLA PROVA DEL CUOCO ALLA DIREZIONE DI RAI2 PER MERITI CULINARI?
Giuseppe Carboni alla direzione del Tg1, Gennaro Sangiuliano al Tg2, Giuseppina Paterniti al
Tg3, Luca Mazzà alla Radio, Alessandro Casarin alla TgR.
Sono, secondo quanto si apprende, le proposte di nomina formulate dall’amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini inviate ai consiglieri in vista del Cda di domani alle 10,30.
Le nomine dei direttori di rete slittano invece.
Il nodo riguarda Casimiro Lieto, autore de La Prova del cuoco condotta da Elisa Isoardi, che Salvini vorrebbe promuovere a direttore di Rai2, una scelta che sta creando molte polemiche, anche all’interno della Lega, così come resterebbero da definire il direttore di RaiSport, di Rainews e di Rai Parlamento.
Lieto è autore Rai e quindi andrebbe assunto.
Carboni è di nomina M5s, Sangiuliano Lega, Mazzà , nominato dal Pd ma in buoni rapporti con la Lega, passa dal Tg3 alle direzioni dei Gr.
Giuseppe Carboni 57 anni, romano del quartiere Balduina, caporedattore alla redazione interni del Tg2,ha seguito i Cinquestelle sin dall’inizio come inviato di politica.
Sangiuliano, 56 anni, napoletano, è vicedirettore del Tg1 dal 2009. E’ stato direttore del quotidiano Roma di Napoli dal 1996 al 2001 e vicedirettore di Libero. Ha scritto una biografia di Putin e una di Trump. Da giovanissimo è stato militante del Fronte della gioventù e consigliere circoscrizionale del Msi a Soccavo Napoli.
Giuseppina Paterniti, 62 anni, siciliana di Capo d’Orlando, dal tre anni reggeva la vice direzione del TgR. Per sette anni è stata corrispondente da Bruxelles.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
“ISCHIA E’ IL COLLEGIO DI DI MAIO, QUESTO E’ IL CONDONO DI MAIO”
“Con questo decreto legge il M5S sta buttando in mare la parola ‘onestà ‘; resta solo l’ipocrisia e la disonestà che state facendo diventare legge. E i disonesti fanno affari con voi”.
Lo dice nell’Aula della Camera Ettore Rosato del Pd mentre i suoi colleghi di gruppo urlano in coro ‘Onestà , onestà !”.
“Avete nascosto il condono per Ischia – sostiene Rosato – nel decreto per Genova sapendo che su questo non avremmo fatto polemiche. Una ipocrisia che grida vendetta. E poi, l’unico posto in Italia in cui pensate all’abusivismo di necessità è Ischia? Ma lì ci vogliono le ruspe di Salvini! Peccato, però, che Ischia è il collegio di Di Maio…”.
Dai banchi dei parlamentari Pd si sono levati cartelli con la scritta “No al condono Di Maio”, accompagnati dal coro “onestà onesta”.
Il presidente Roberto Fico ha subito richiamato i deputati dem e invitato gli assistenti parlamentari a ritirare i cartelli.
Subito dopo il voto la seduta è stata sospesa.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
NON TUTTI IN ITALIA SI SONO VENDUTI AI RAZZISTI PER UNA CIOTOLA DI MINESTRA… LA SENATRICE DISERTERA’ IL VERTICE CHIESTO DA DI MAIO: “FUORI TEMPO MASSIMO”
“Voglio votare contro questo provvedimento, partito male, ma nel caso di un’eventuale fiducia
mi riservo di valutare il da farsi”.
Così la senatrice ribelle dei 5S, Paola Nugnes, a margine dei lavori della Commissione affari costituzionali del Senato sul dl sicurezza. “Io – aggiunge – sono portatrice della visione originaria, iniziale, del movimento e non condivido questa sua trasformazione alla quale sto assistendo”.
Il capo politico e vicepremier Luigi Di Maio ha convocato, per le 21.30 di stasera, un’assemblea congiunta per sciogliere i nodi relativi ai dossier più spinosi: dal Tap al decreto sicurezza, passando per la manovra finanziaria. Ma la riunione sarà disertata dalla senatrice Nugnes. “Siamo fuori tempo massimo – spiega all’Adnkronos – per parlare del decreto sicurezza e per cercare un modo di partecipare e collaborare”.
Neanche Elena Fattori e Matteo Mantero (altri due senatori contrari al decreto sicurezza) saranno della partita.
La prima “per ragioni personali”. Il secondo per motivi di tempo: “Purtroppo hanno spostato l’assemblea a questa sera e non potrò esserci”, spiega Mantero.
“Il decreto sicurezza? Io non lo voterò, se votare contro o non votarlo lo deciderò la notte prima, al momento sono più per non votarlo. Anche se ci fosse la fiducia”, ha aggiunto Mantero a Un Giorno da Pecora.
“Me ne assumo la responsabilità , come farà chi voterà a favore. Siamo tutti compatti come una testuggine, bisogna vedere però in che direzione va: in questo momento ha scarrocciato verso destra, bisognerebbe riportarla più al centro della strada” aggiunge
La fronda interna M5s cresce, con i dissidenti sempre più insofferenti verso una linea che ritengono del tutto subalterna a quella di Salvini, o incorente, come nel caso Tap, con i comitati contrari al gasdotto in Puglia che hanno deciso divorziare dal Movimento, bruciando le bandiere.
Ha fatto scalpore il post della senatrice Elena Fattori, laddove scriveva: “Alleanza con la Lega, Tap, Ilva, migranti, condoni. Se mesi fa avessi raccontato questo mi avrebbero rincorso con i forconi”.
Sul decreto sicurezza la questione dei numeri potrebbe rappresentare un pericolo durante l’esame in aula al Senato, dove il provvedimento approderà lunedì.
Tutto, quindi, si gioca su una manciata di voti in quanto i numeri della maggioranza a palazzo Madama non garantiscono ampi margini di sicurezza.
M5s e Lega possono contare sulla carta su 6 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta: con i 58 senatori leghisti e i 109 pentastellati, il governo ha una maggioranza di 167 voti, la maggioranza assoluta è fissata a quota 161.
Tutte le altre forze di opposizione, invece, hanno sempre sulla carta 151 voti: quindi una differenza di 16 voti. Al momento i dissidenti M5s usciti allo scoperto sono 4: Matteo Mantero, Paola Nugnes, Elena Fattori e Gregorio De Falco.
Se tutti e quattro confermeranno di non votare a favore del decreto, la maggioranza scenderebbe a 163, due voti in più rispetto alla maggioranza assoluta. Ne consegue che, anche se tutte le opposizioni dovessero votare compatte contro, il governo non avrebbe problemi.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
LA LETTERA DI MIMMO LUCANO LETTA IN PIAZZA A RIACE: “OCCORRE ESSERE DISOBBEDIENTI OGNI VOLTA CHE SI RICEVONO ORDINI CHE UMILIANO LA NOSTRA COSCIENZA”
È inutile dirvi che avrei voluto essere presente in mezzo a voi non solo per i saluti formali ma per qualcosa di più, per parlare senza necessità e obblighi di dover scrivere, per avvertire quella sensazione di spontaneità , per sentire l’emozione che le parole producono dall’anima, infine per ringraziarvi uno a uno, a tutti, per un abbraccio collettivo forte, con tutto l’affetto di cui gli esseri umani sono capaci.
A voi tutti che siete un popolo in viaggio verso un sogno di umanità , verso un immaginario luogo di giustizia, mettendo da parte ognuno i propri impegni quotidiani e sfidare anche l’inclemenza del tempo. Vi dico grazie.
Il cielo attraversato da tante nuvole scure, gli stessi colori, la stessa onda nera che attraversa i cieli d’Europa, che non fanno più intravedere gli orizzonti indescrivibili di vette e di abissi, di terre, di dolori e di croci, di crudeltà di nuove barbarie.
Qui, in quell’orizzonte, i popoli ci sono. E con le loro sofferenze, lotte e conquiste. Tra le piccole grandi cose del quotidiano, i fatti si intersecano con gli avvenimenti politici, i cruciali problemi di sempre alle rinnovate minacce di espulsione, agli attentati, alla morte e alla repressione.
Oggi, in questo luogo di frontiera, in questo piccolo paese del Sud italiano, terra di sofferenza, speranza e resistenza, vivremo un giorno che sarà destinato a passare alla storia
La storia siamo noi. Con le nostre scelte, le nostre convinzioni, i nostri errori, i nostri ideali, le nostre speranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere.
Verrà un giorno in cui ci sarà più rispetto dei diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianza, più libertà che barbarie.
Dove non ci saranno più persone che viaggiano in business class ed altre ammassate come merci umane provenienti da porti coloniali con le mani aggrappate alle onde nei mari dell’odio.
Sulla mia situazione personale e sulle mie vicende giudiziarie non ho tanto da aggiungere rispetto a ciò che è stato ampiamente raccontato. Non ho rancori nè rivendicazioni contro nessuno.
Vorrei però a dire a tutto il mondo che non ho niente di cui vergognarmi, niente da nascondere.
Rifarei sempre le stesse cose, che hanno dato un senso alla mia vita.
Non dimenticherò questo travolgente fiume di solidarietà .
Vi porterò per tanto tempo nel cuore. Non dobbiamo tirarci indietro, se siamo uniti e restiamo umani, potremo accarezzare il sogno dell’utopia sociale.
Vi auguro di avere il coraggio di restare soli e l’ardimento di restare insieme, sotto gli stessi ideali.
Di poter essere disubbidienti ogni qual volta si ricevono ordini che umiliano la nostra coscienza.
Di meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimenticare nei tempi delle amnesie obbligatorie.
Di essere così ostinati da continuare a credere, anche contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini e donne.
Di continuare a camminare nonostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte, perchè la storia continua, anche dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo un arrivederci.
Ci dobbiamo augurare di mantenere viva la certezza che è possibile essere contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e di bellezza, ovunque siamo e ovunque viviamo, perchè le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere.
Mimmo Lucano
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
I DISSIDENTI NON MOLLANO ? GIU’ PALATE DI FANGO: “LO FANNO PER I SOLDI”
«Al mio segnale scatenerebbi l’inferno»: il gladiatore Luigi Di Maio era stato chiarissimo
evocando la testuggine romana per mandare un segnale ai dissidenti che stanno facendo saltare l’accordo con la Lega sul Decreto Sicurezza perchè vogliono preservare i permessi umanitari, cancellare l’aumento dei tempi di permanenza nei centri per i rimpatri e l’ampliamento del ventaglio di reati che comporta la revoca dello status di «rifugiato».
Ovvero rendere la legge partorita da Salvini con chiari intenti punitivi un impianto coerente con la Costituzione e con i richiami del presidente della Repubblica.
A quanto pare loro non hanno recepito il messaggio e adesso la maggioranza è a rischio:
Se qualcun altro, che pure c’è ma defilato, dovesse seguirli la maggioranza, appesa a soli sei senatori, potrebbe essere compromessa. A quel punto forse scatterebbe il soccorso di Fratelli d’Italia e magari di Forza Italia. E per il Movimento sarebbe uno sbilanciamento troppo a destra. Eppure dieci giorni fa Di Maio aveva assicurato al leader della Lega che i senatori avrebbero ritirato gli emendamenti.
Aveva mandato il capo della segreteria, l’amico di infanzia Dario De Falco, e la sua collaboratrice, l’ex dipendente della Casaleggio, Cristina Belotti a parlare con De Falco (un caso di omonimia) e Nugnes.
Anche il premier Giuseppe Conte ha invitato il comandante della Marina a un colloquio, una settimana fa, per cercare una mediazione. Invano.
Ma siccome la moral suasion non è bastata e le maniere forti via Blog delle Stelle neppure, Ilario Lombardo sulla Stampa ci fa sapere che sta partendo una macchina del fango targata M5S nei confronti del capitano De Falco:
Dallo staff del capo hanno cominciato a piovere accuse contro De Falco: «Money makes the world go round» dicono. Dicono che «lo fa per soldi» che «si vuole far cacciare perchè si lamenta del taglio allo stipendio».
E gli altri? I vertici fanno notare che sono tutti al secondo mandato, non più ricandidabili.
Se fosse questo il motivo, allora la frattura potrebbe replicarsi per altre decine di casi. Di Maio sperava almeno di recuperare Mantero, ma il senatore , autore di una battaglia sull’eutanasia poco gradita ai leghisti, ha fatto sapere che è probabile che voterà contro.
Il riferimento ai soldi è cristallino e si riferisce ai problemi con la moglie diventati improvvisamente attuali durante la campagna elettorale.
La tattica della macchina del fango era stata usata di recente contro Deborah Montalbano, “denunciata” dai 5 Stelle torinesi per l’uso dell’auto di servizio perchè contestava la sindaca Appendino a Torino.
Adesso tocca a De Falco.
(da “NextQuotidiano”)
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