Maggio 23rd, 2019 Riccardo Fucile
SALVINI FA FINTA DI NON CONOSCERE QUELLA FRONTIERA DA CUI ARRIVANO OGNI ANNO ALMENO 5.000 IMMIGRATI IRREGOLARI
I porti chiusi di Salvini sono una specie di bluff, ma la rotta del Mediterraneo Centrale non è l’unica utilizzata dai migranti per entrare in Europa.
C’è ad esempio la cosiddetta “Western Balkan Route“, la via dei Balcani che attraversa da Sud a Nord tutti i paesi dell’ex Jugoslavia per arrivare alle porte dell’Unione Europea: principalmente Croazia e Slovenia e in misura minore l’Ungheria.
A differenza di quanto accade al largo delle coste della Sicilia e nel tratto di mare tra Italia e Libia poco si sa però sui flussi migratori che transitano vicino alla frontiera orientale italiana.
Eppure i migranti entrano anche da lì. Salvini però ne parla poco, anche perchè dal maggio del 2018 il Friuli-Venezia Giulia è governato dal Centrodestra e il presidente è Massimiliano Fedriga, uno dei fedelissimi del vicepremier leghista.
Sicuramente i numeri sono diversi, e senza dubbio si tratta di una rotta meno battuta. Ma da qualche tempo le colline del Carso hanno visto aumentare il transito dei migranti.
Lo denunciava già ad agosto del 2018 l’associazione SOS Carso, un’associazione di volontari che si occupa di tenere pulite le doline della Val Rosandra, proprio al confine con la Slovenia.
La valle è infatti il terminale d’arrivo della rotta dei Balcani e ultimamente SOS Carso ha iniziato a trovare un sempre maggiore numero di indumenti laceri e documenti abbandonati dai migranti che entrano — illegalmente — nel nostro Paese.
Scarpe, maglioni, giubbotti in quantità tali da riempire decine di sacchi neri, in alcuni casi anche zainetti abbandonati con mele o bottigliette d’acqua. Tutto materiale abbandonato dai migranti non appena valicato il confine.
La Rotta Balcanica è attiva ma nei documenti ufficiali del Governo — ad esempio sul cruscotto statistico giornaliero del Viminale — non c’è traccia di questi arrivi.
Eppure tra luglio e agosto dello scorso anno sono stati intercettati 450 migranti che dalla Slovenia stavano entrando in Italia. Il flusso complessivo della rotta balcanica è minore rispetto a quello marittimo tra Italia e Libia ma basta pensare a quello che dice e che minaccia di fare Salvini quando stanno per sbarcare trenta o quaranta migranti per renderci conto che qualcosa non va.
I tentativi di accesso sono frequenti, e altrettanto lo sono i “respingimenti”, che però vengono chiamati “riammissioni” perchè i migranti vengono riaccompagnati in Slovenia. Di nuovo: quando una cosa del genere accade nel senso opposto al confine italo-francese di Ventimiglia si grida al complotto.
Sul fronte orientale invece le cose si fanno più silenziosamente, vuoi perchè in Slovenia non c’è ancora un Salvini che si lamenta che gli rimandano indietro gli immigrati.
Quella che arriva a Trieste passando per Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina è una rotta “antica” che esiste da decenni. Negli ultimi anni il traffico di migranti era rallentato, vuoi perchè la rotta mediterranea aveva preso il sopravvento vuoi perchè l’allargamento ad Est dell’Unione Europea ha spostato le frontiere esterne della UE delegando di fatto la sorveglianza dei nuovi confini europei ai nuovi stati membri.
Al momento però il Viminale non rende noti i dati degli ingressi dal confine della regione governata dalla Lega. Motivo per cui qualche giorno fa la deputata PD — ed ex presidente del FVG — Debora Serracchiani ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno per chiedere «quanti siano gli arrivi provenienti dal confine sloveno dal 1 gennaio 2019 al 20 maggio 2019, con quale variazione rispetto al 2018, e se sia stimato il numero dei transiti che sfuggono a ogni controllo».
Appena fuori dalle frontiere UE, in Bosnia-Erzegovina il numero dei migranti arrivati è in aumento ed è solo questione di tempo prima che si spostino più a Nord nel tentativo di entrare in Europa.
A Febbraio il sottosegretario agli Interni Nicola Molteni si era recato proprio a Trieste dove aveva promesso un potenziamento dei controlli al confine. L’assessore regionale alla Sicurezza del FVG Pierpaolo Roberti spiegava che grazie che la presenza di clandestini, allo stato attuale, è di poco più di 4mila”
È davvero il momento che Salvini inizi a fare chiarezza.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 23rd, 2019 Riccardo Fucile
SLOGAN SENZA FONDAMENTO: LA UE NON HA MAI MESSO AL BANDO I FORNI A LEGNA, SOLITE PALLE SOVRANISTE
Giorgia Meloni rispolvera tutti i classici della chiacchiera sull’Europa Matrigna: “Ci facciamo dire come cuocere la pizza nel forno a legna da gente che mediamente si mangia la pasta scotta col ketchup”.
La balla dei forni a legna e dell’Europa gira da almeno 20 anni ed è stata smentita di nuovo l’anno scorso:
Tempo fa veniva diffusa a gran voce la notizia (poi rivelatasi infondata) della messa al bando dei forni a legna da parte della Commissione Europea. I motivi sarebbero stati di tipo igienico sanitari. Peccato però che la stessa Commissione confermò l’infondatezza delle notizie diffuse in Italia dalla stampa e da altri mezzi di informazione, Internet in primis: la legislazione europea in materia di igiene riguardante i sistemi tradizionali di cottura della pizza era contenuta nella direttiva 93/43/CEE del Consiglio, del 14 giugno 1993, sull’igiene dei prodotti alimentari (oggi sostituita dal cosiddetto “pacchetto igiene”: Regolamenti (CE) 852, 853, 854, 882/2004, e Direttiva 2002/99).
Questa direttiva non stabiliva alcuna disposizione relativa al divieto dei forni a legna utilizzati nelle pizzerie. C’è di più: la direttiva non menzionava affatto i forni, più semplicemente conteneva principi molto generali in materia di igiene dei prodotti alimentari.
Una volta superata la questione igienico sanitaria (infatti tramite il raggiungimento di altissime temperature, si assicura la distruzione dei microrganismi patogeni, delle spore e delle tossine) è stata la volta della questione ambientale, affrontata nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 8 marzo 2002: “Disciplina delle caratteristiche merceologiche dei combustibili aventi rilevanza ai fini dell’inquinamento atmosferico, nonchè delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione”.
(da agenzie)
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Maggio 23rd, 2019 Riccardo Fucile
LACTALIS INTERESSATA AD ACQUISTARE LA NUOVA CASTELLI, PARTE LA PARANOIA DELLA DIFESA DEL MARCHIO ITALIANO, MA SONO 5 ANNI CHE L’AZIENDA E’ PROPRIETA’ DI UN FONDO BRITANNICO E NESSUNO HA MAI PROTESTATO
La difesa del made in Italy a targhe alterne. Nelle ultime ore si è alzata la preoccupazione per il forte interesse dell’azienda francese Lactalis nei confronti dell’italianissimo Parmigiano Reggiano.
Il formaggio dop, uno dei più amati in tutto il mondo, potrebbe finire nelle mani transalpine. Da molti questa mossa è considerata un’onta: come è stato possibile non riuscire a tutelare un marchio così importante che, ora, potrebbe diventare di proprietà dei tanto ‘odiati’ cugini d’Oltralpe?
Un’indignazione che, però, non fa i conti con la realtà : la Nuova Castelli (l’azienda leader nella distribuzione dei formaggi Dop italiani e principale esportatore di Parmigiano Reggiano) è stata acquisita da un fondo inglese ben cinque anni fa.
L’80% del capitale sociale di Nuova Castelli, infatti, appartiene al fondo di private equity inglese Charterhouse Capital, ormai da cinque anni.
Insomma, le mani straniere sul Parmigiano Reggiano già ci sono dal lontano 2014, ma nessuno ha alzato barricate prima della notizia dell’offerta — l’unica reale e sostanziosa — da parte di Lactalis.
Inoltre, la gigantesca multinazionale francese negli anni ha già messo piede (e mani) in Italia acquisendo (e salvando) grandi marchi nostrani come Parmalat, Galbani, Invernizzi, Locatelli e Cadermatori.
Sul fronte italiano, inoltre, oltre a un’iniziale interessamento paventato da Granarolo — che poi si è tirata fuori dalla corsa — nessuna altra azienda ha mostrato un interesse concreto per l’acquisizione di Nuova Castelli e, di conseguenza, del Parmigiano Reggiano.
Lactalis, invece, avrebbe presentato al fondo inglese, proprietario dell’80% dell’azienda italiana dal 2014, un’offerta che sfiorerebbe i sei miliardi di euro.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 23rd, 2019 Riccardo Fucile
SALVINI NON SPENDE UNA PAROLA, LA MELONI E’ IMPEGNATA A FARE SELFIE CON I RIFIUTI SUL TEVERE… FORSE PERCHE’ QUELLA DISCOTECA DOVE E’ AVVENUTO IL FATTO E’ NOTA PER ESSERE FREQUENTATA DAI RAMPOLLI DELLA ROMA-BENE E LA VITTIMA E’ DI COLORE?
Una ragazza di 21 anni ha denunciato di essere stata stuprata da tre persone nella notte tra sabato e domenica nel piazzale antistante al Factory, una delle più note discoteche romane.
La ragazza, che è stata soccorsa dal titolare della discoteca e dal fratello, ha raccontato di essere stata violentata da un ragazzo conosciuto all’interno del locale e da altri due amici. Dopo averla stuprata i tre si sono dati alla fuga.
Curiosamente però il Ministro dell’Interno Matteo Salvini — che come sappiamo riceve ogni mattina il rapporto dei crimini commessi e delle operazioni di polizia — non ha detto nulla.
Per questa volta Salvini non parla di castrazione chimica per i colpevoli
Forse il titolare del Viminale si è distratto, oggi è a Palermo per la giornata del ricordo della strage di Capaci, però il dubbio che il motivo sia un altro viene.
La ragazza violentata infatti è di origine etiope. Ed è questo particolare che forse ha bloccato la mano di molti sovranisti famosi che ogni volta che un negro stupra una donna bianca sono sempre in prima linea a chiedere la castrazione chimica o altre pene medievali. Questa volta invece nulla.
Della nazionalità dei presunti violentatori non si sa nulla, potrebbero essere italiani, considerando che la discoteca è nota per essere frequentata dai rampolli della Roma-ben
Inutile ricordare che tutte le volte che il violentatore è straniero, meglio se africano, Salvini non si fa problemi a parlarne o a farne il nome. Ma quando si è trattato di parlare dello stupro per il quale erano stati denunciati un consigliere e un attivista di CasaPound Salvini si è guardato bene dal dire di quale stupro parlava.
Per la ragazza etiope violentata — sul suo corpo in ospedale sono stati trovate tracce compatibili con una violenza sessuale — Salvini non ha trovato il tempo per fare un piccolo post, un tweet, nulla. Ma non è l’unico a stare zitto.
Tace Giorgia Meloni, impegnata invece in un tour del “degrado” romano a base di frigoriferi abbandonati sulle sponde del Tevere nelle baraccopoli dove vivono i poveri cristi.
Eppure forse è più grave il fatto che una donna venga violentata della presenza di rifiuti ammassati a Roma. Questione di priorità , in quelle zone vivono barboni, in discoteca le cose cambiano.
E non c’è nemmeno bisogno di dire che il problema non è la discoteca. Il problema è che questo stupro non può essere usato per fare campagna elettorale.
Perchè il silenzio sullo stupro di Roma, che se a commetterlo fossero stati i neri o gli zingari avremmo già la gente con le fiaccole per strada, le ruspe nei campi Rom e un paio di decreti di espulsione pronti (inutili, perchè prima si va a processo), al momento non esiste.
E non esiste perchè la vittima non è abbastanza italiana anche se vive in Italia da 15 anni. Uno stupro è uno stupro ed è un crimine orribile, a prescindere che a commetterlo siano bianchi o neri.
Eppure Salvini di questo stupro non parla. Come mai?
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 23rd, 2019 Riccardo Fucile
EX ISPETTORE DI POLIZIA E UN AGENTE IN SERVIZIO ARRESTATI PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA A FAVORIRLA… TANGENTE DI 3.000 EURO PER OTTENERE I PERMESSI
C’erano anche un ex ispettore della Polizia di Stato e un poliziotto ancora in servizio tra i membri dell’associazione a delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina sgominata dalla Guardia di Finanza di Napoli nell’ambito di indagini della Dda partenopea. Sette gli arresti. Ad alcuni indagati si contesta anche il reato di corruzione di pubblici ufficiali.
“Ne abbiamo fatto entrare a migliaia“. Questa una delle intercettazioni fatte nel corso dell’indagine contro la banda di cui facevano parte poliziotti e cittadini extracomunitari.
Sono state compiute numerose perquisizioni durante le quali è stata anche trovata una agendina nella quale era annotato un tariffario.
Secondo l’accusa, vi erano indicate le cifre che i poliziotti percepivano da alcuni immigrati facenti parte dell’organizzazione che, suddivisi per nazionalità (tunisina, algerina eccetera), raccoglievano le richieste e poi corrompevano gli agenti per ottenere autorizzazioni.
Gli importi di denaro nel “tariffario” erano compresi tra i 50 euro richiesti per una semplice informazione sullo stato della pratica e i 3mila euro circa necessari per “aggiustare” il conseguimento dei permessi di soggiorno.
Dalle indagini risulta inoltre che l’intermediario era Vincenzo Spinosa, ex ispettore della Polizia di Stato già in servizio presso l’Ufficio immigrazione della Questura di Napoli, che fungeva da trait d’union tra un folto gruppo di intermediari esterni all’Ufficio Immigrazione, sia italiani (tra i quali un avvocato e un commercialista) che extracomunitari, grazie ai quali raccoglieva le diverse istanze di soggiorno dai richiedenti stranieri, e i pubblici ufficiali interni al medesimo Ufficio i quali, di volta in volta, davano indicazioni sugli adempimenti da svolgere e fornivano i suggerimenti necessari alla soluzione dei problemi.
Per comunicare lo stato di avanzamento di ciascuna pratica i componenti dell’organizzazione si scambiavano, via telefono, appositi codici alfanumerici convenzionalmente assegnati a ciascun fascicolo.
(da agenzie)
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Maggio 23rd, 2019 Riccardo Fucile
LA GAFFE DEL MINISTRO SU FB ANALOGO A QUELLA DI TOTI: ALTRO CHE EDUCAZIONE CIVICA NELLE SCUOLE, MEGLIO POTENZIARE LA CONOSCENZA DELLA GEOGRAFIA
Era l’aprile del 2015, e Giovanni Toti, quasi pronto a ricevere l’investitura come candidato alle elezioni regionali in Liguria (che poi avrebbe vinto, diventando governatore), aveva lasciato intendere in televisione (era ospite della trasmissione “Agorà “) di credere che Novi Ligure fosse in Liguria.
Quattro anni dopo, nello stesso errore è caduto anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, anche lui evidentemente tratto in inganno dalla parola “ligure” che caratterizza il nome della cittadina. Che si trova in realtà in Piemonte, in provincia di Alessandria.
Siamo di nuovo in periodo di elezioni, e in un post pubblicato sulla sua pagina ufficiale su Facebook intorno alle 9, il segretario del Carroccio ha dato appuntamento ai sostenitori «oggi in Sicilia e Piemonte, domani in Piemonte e Liguria»: nell’elenco delle località dove avrebbe tenuto i comizi, però, di liguri non ce n’era neanche una. Solo Novi Ligure, appunto, da cui è probabile che si sia generato l’errore.
Passano poche ore, e fra le centinaia di commenti, incominciano a spuntare quelli di chi fa notare che Novi non è in Liguria, che sarebbe il caso di studiare la geografia e di chi domanda «ma in Liguria dove?».
Evidentemente, lo staff di Salvini si accorge dello sbaglio, e corregge il post: «Amici, oggi Sicilia e Piemonte, domani Piemonte ed Emilia». Chissà se adesso il ministro proverà a cavarsela come all’epoca fece Toti, proponendo di rinominarla Novi Piemontese…
(da “Il Secolo XIX”)
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Maggio 23rd, 2019 Riccardo Fucile
“LE PEN, STRACHE, SALVINI, WILDERS, FARAGE: PRENDONO TUTTI SOLDI DALLA RUSSIA, DICO QUELLO CHE MOLTI ITALIANI PENSANO”
Guy Verhofstadt denuncia il complotto guidato da Mosca per distruggere l’Europa. La mano di questa cospirazione sono i sovranisti, con la Lega in Italia.
In un’intervista alla Stampa il leader dei liberali dell’Alde, ex premier belga, lancia accuse precise alla Lega e a Matteo Salvini, a cui già in passato ha chiesto un confronto per un chiarimento sui suoi rapporti con la Russia.
“Dietro la coalizione dei partiti sovranisti c’è un piano diabolico, una cospirazione del Cremlino per destabilizzare l’Unione Europea. Mosca vuole indebolirla. E se possibile distruggerla. Tutti, direttamente o indirettamente, ricevono del denaro dalla Russia. Le Pen, Strache, Salvini, Wilders, Farage: tutti sono in qualche modo legati a Putin. E dunque stanno cercando di mettere in pratica il suo disegno”
Verhofstadt è impegnato insieme a Emmanuel Macron a costruire un nuovo gruppo di centro all’Europarlamento. In questi giorni ha punzecchiato più volte Matteo Salvini, chiedendo un confronto pubblico. “Non ha il coraggio”.
Il leader dell’Alde afferma di essere critico sull’attuale Unione Europea al pari dei sovranisti, ma con ricette opposte alle loro, che puntano a indebolire il progetto europeo.
“Perchè sono dei burattini nelle mani di Putin” dice. Burattino è il termine che Verhofstadt usò per il premier Giuseppe Conte: “Credo di aver detto ciò che molti italiani pensano” aggiunge parlando con la Stampa.
(da agenzie)
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Maggio 23rd, 2019 Riccardo Fucile
UN AUDIO IMBARAZZANTE DOVE AFFERMEREBBE “SPARIAMO UN COLPO IN FRONTE A TUTTI”… LUI ORA NEGA MA HA GIA’ IL PRECEDENTE DI UNA DICHIARAZIONE DOVE INVITAVA AD “ACCOPPARE GIUDICI E AVVOCATI”
Un audio attribuito al candidato sindaco della Lega a Casalgrande Villiam Rinaldi movimenta la campagna elettorale.
Nella registrazione, che secondo Rinaldi è un’imitazione, lui direbbe di essere “quasi convinto di una cosa, che per togliere la sinistra bisogna che prendiamo in mano le armi, e io ne ho tante”. E prosegue: “Poi gli spariamo un colpo in fronte a testa”, precisando che “per accoppare i comunisti e toglierli dalla faccia della terra bisogna sparare a tutti”.
In questi audio, che il sito web reggiano 24emilia attribuisce a Rinaldi, si sente il candidato dire “sono quasi convinto di una cosa, che per togliere la sinistra bisogna che prendiamo in mano le armi, e io ne ho tante”. E prosegue: “Poi gli spariamo un colpo in fronte a testa”, precisando che “per accoppare i comunisti e toglierli dalla faccia della terra bisogna sparare a tutti”.
Rinaldi aveva già suscitato polemiche, nei mesi scorsi, per aver pubblicato sui suoi social post commenti razzisti e addirittura una dichiarazione nella quale invita ad “accoppare” giudici e avvocati, chiedendone la pena di morte.
“Il ministro dell’interno Matteo Salvini, responsabile della sicurezza e dell’ordine pubblico, avrà modo di esprimere un parere sul candidato sindaco di Casalgrande, cittadina della civile terra d’Emilia?”, chiede polemicamente Andrea Rossi, deputato Pd.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 23rd, 2019 Riccardo Fucile
DI MAIO RESPINGE LA PROPOSTA DI SALVINI DI ABOLIRE L’ABUSO D’UFFICIO CHE TANTO COMODO FAREBBE AL GOVERNATORE LEGHISTA FONTANA
Sulla giustizia si apre l’ennesimo fronte tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il ministro dell?interno infatti, ospite di Porta a porta su Rai Uno, ha proposto di abolire il reato di abuso d’ufficio: “Non posso bloccare 8000 sindaci per la paura che uno possa essere indagato – ha affermato -. Ci sono sindaci che non firmano niente per paura di essere indagati”.
Pronta è arrivata la risposta di Di Maio: “Qualcuno vuole abolire il reato di abuso d’ufficio ma io non voglio tornare indietro ai podestà che facevano quello che volevano – ha spiegato -. Chi vuole farlo troverà in noi un muro”.
La querelle si è riaperta in mattinata con Salvini che ha rilanciato a Radio anch’io: “Io voglio scommettere sulla buona fede degli italiani, degli imprenditori, degli artigiani, dei sindaci. Abbiamo una burocrazia e una paura di firmare atti, aprire cantieri”, ha spiegato.
Ancora una volta il collega di governo ha chiuso la porta. L’abuso di ufficio ”è un reato in cui cade spesso chi amministra, è vero, ma se un sindaco agisce onestamente non ha nulla da temere. Non è togliendo un reato che sistemi le cose. Il prossimo passo quale sarà ? Che per evitare di far dimettere un sottosegretario togliamo il reato di corruzione? Sia chiara una cosa, per noi il governo va avanti, ma a un patto: più lavoro e meno stronzate!”. Ha scritto su Facebook, Luigi Di Maio.
Voler togliere questo reato ”è forse un modo per chiedere il voto ai condannati o per salvare qualche amico governatore?”, ha attaccato.
“Il reato di abuso d’ufficio esiste quando un incaricato di pubblico servizio, un dirigente o un politico ad esempio, nello svolgimento delle sue funzioni fa qualcosa che, intenzionalmente, procura a sè o ad altre persone a lui vicine un vantaggio ingiusto, arrecando ad altri dunque un danno. Volete un esempio? Un sindaco, un ministro, un presidente di Regione o un qualsiasi altro dirigente pubblico che fa assumere sua figlia per chiamata diretta, invece di convocare una selezione pubblica e dare a tutti la possibilità di ambire a quel posto di lavoro”, ha scritto Di Maio nel post, nel quale ha sottolineato: “Ora, vedete come vanno le cose? Io dovrei stare zitto davanti a queste affermazioni? Dovrei stare zitto davanti a chi apre ai raccomandati, a chi chiude le porte al merito, a chi favorisce qualcuno solo perchè ha avuto qualcosa in cambio? E poi ci lamentiamo dei cervelli in fuga e dei nostri ragazzi che devono espatriare per cercare un lavoro? Ma per favore…”.
“Il colmo è che, se parlo, qualcuno fa la vittima e dice che insultiamo; se non parlo però siamo conniventi. Ma di fronte a questa stupidaggine io non posso tacere. Chi l’ha detto stavolta ha toppato alla grande”, ha concluso.
(da agenzie)
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