Destra di Popolo.net

#SALVININON MOLLARE, COME LA PROPAGANDA DELLA LEGA VUOL FAR CREDERE DI AVERE LA MAGGIORANZA

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

LA INCESSANTE PROPAGANDA SOCIAL PER FAR CREDERE AI BEOTI CHE QUELLO CHE DICE E’ STATO FATTO … TRASFORMARE LE BALLE IN CERTEZZE

Matteo Salvini ha bisogno di voi. Ha un costante ed esasperante bisogno del suo popolo. Perchè la forza di un leader politico italiano è direttamente proporzionale a quanti like, retweet e commenti ottiene sui social.
Nel caso Salvini a dire il vero questo non dovrebbe essere necessario. In fondo il Capitano è stato incoronato leader dell’Europa dei Popoli alle elezioni europee del 26 maggio. E soprattutto è attualmente vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno.-
Qualcuno potrebbe dire che il lavoro principale di Salvini in questo ultimo anno non è stato quello volto a risolvere i problemi degli italiani ma quello per guadagnare ulteriore consenso.
Lo dimostra il tour elettorale che lo ha portato a parlare in decine e decine di piazze al prezzo di essere assente al Ministero, in Parlamento e ai vertici europei. Incredibilmente il problema di Salvini non è quello.
Perchè lo sanno tutti che nel 2019 si possono fare tante cose anche solo con lo smartphone. Il problema di Salvini è trasformare il 17% delle politiche del 2018 nel 34% delle europee.
Una faccenda non da poco perchè è con i voti del 2018 che Salvini è al governo. Il risultato delle europee invece oltre a non dargli parlamentari in più a Roma non serve praticamente a nulla a Bruxelles.
Quali carte ha deciso di giocare la Lega? Quella di non chiedere nulla in cambio, non pretendere ministeri e sottosegretari e di mettersi a disposizione senza pretendere un rimpasto. Salvini il responsabile insomma.
Ma non è vero, perchè al tempo stesso Salvini ha iniziato a giocare al ministro della Difesa, a rilasciare dichiarazioni come se fosse il Presidente del Consiglio o il ministro dell’Economia. Bisogna quindi costruire quella che gli esperti chiamano una “narrazione”.
Parte integrante di questa immagine che Salvini vuole dare ai suoi è quella di essere uno che sta facendo molti sforzi per il Paese.
Non perchè si tratta di un compito difficile il suo: il Capitano non si scoraggia certo di fronte alle difficoltà . Ma perchè per colpa “degli attacchi” di Bruxelles”, dei mercati e diciamocelo pure del MoVimento 5 Stelle il nostro ha bisogno di tutto l’incoraggiamento possibile.
Ecco quindi che lo staff della comunicazione del ministro, quello guidato da Luca Morisi e che gestisce la famosa “Bestia”, ha partorito un’altra delle sue idee geniali. Un semplice hashtag (da usare su Twitter, social dove Salvini non brilla) con scritto #SalviniNonMollare.
È insomma il popolo che chiede direttamente a Salvini di continuare con la sua azione di governo senza se e senza ma. Poco importa che il popolo si sia già  espresso poco più di un anno fa. La leadership politica (non solo di Salvini) ormai è un concetto sempre più fragile che quindi necessita di continue riconferme.
Non potendo andare a votare tutti i santi giorni ci si deve accontentare dei plebisciti sui social. Vorrebbero farvi credere che si tratta di un consenso organico, ovvero qualcosa che si genera da sè perchè espressione del sentimento popolare naturalmente presente in dosi massicce. Ma non è così.
La scalata delle tendenze è aiutata da concorsi come il Vinci Salvini o da inserzioni pubblicitarie. Ecco quindi che su alcune app di news (come ad esempio quelle di ANSA) compaiono anche sponsorizzazioni. Negli articoli che parlano di Salvini la comunicazione della Lega piazza il bannerino che invita a cinguettare l’hashtag al grido di Capitano non mollare o Prima gli italiani.
Qualcuno ha pensato fosse la pubblicità  di una nuova App (ma quella lanciata da Salvini nel 2013 non esiste più) ma non è così. È semplicemente il tentativo di capitalizzare il vero talento di Salvini — quello di fare notizia ogni cosa dice — per poterlo usare per dare lo spin al motorino della propaganda.
L’altra faccia della medaglia è che non è più importante quello che Salvini fa per gli italiani ma quello che dichiara di voler fare (una volta detto è come se fosse stato fatto).
Allo stesso tempo la volontà  popolare, quella certificata dalle urne che dà  Salvini come partito di minoranza nel governo, non conta più. Perchè conta il rumore che la Bestia è in grado di produrre.
Con buona pace di quelli che dicono che si vogliono riappropriare della loro sovranità  e non si accorgono che questa va esercitata nei modi previsti dalla Costituzione, non secondo le logiche della propaganda social.
La vera domanda è: cosa se ne fa Salvini di tutti questi consensi?

(da “NextQuotidiano”)

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DI MAIO E L’OSSESSIONE DEL 20 LUGLIO: “RESISTERE FINO A QUEL GIORNO”

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

IL GRILLINO TEME CHE SALVINI VOGLIA ROMPERE PRIMA DI QUELLA DATA PER ANDAREA VOTARE A   SETTEMBRE

C’è come un’aria di fatalità  che strozza il respiro a Luigi Di Maio e a tutti i suoi uomini. Il sentimento di assedio, invisibile ma pervicace, è il prodotto dell’incertezza e della paura: cosa vuole fare davvero Matteo Salvini?
È stata questa la domanda che ha aleggiato per tutto il tempo dell’incontro tra il capo politico e i ministri del M5S a Palazzo Chigi. Un confronto che qualcuno di loro attendeva da settimane, reputandolo necessario dopo la disastrosa sconfitta delle Europee.
A quella domanda una risposta decisa e granitica non c’è stata, ma i grillini riuniti hanno condiviso una convinzione: che Salvini abbia ancora in testa di rompere prima del 20 luglio.
E il viaggio in Usa del leghista, circonfuso dalla luce dei massimi vertici dell’amministrazione Usa, non ha fatto che irrobustire questi timori. Quella data è l’ossessione di Di Maio. Perchè arrivarci con il governo ancora integro vorrebbe dire chiudere la finestra elettorale di settembre. E dunque del 2019.
Nonostante qualcuno dei suoi lo stia persuadendo anche del fatto che a Salvini non convenga così tanto rompere e affrontare in solitaria una legge di Bilancio campale, Di Maio non riesce a togliersi dalla testa che il leghista sia alla ricerca della deflagrazione. Da un paio di giorni gira insistentemente la voce di un sms in cui il capo politico cita Laura Castelli che si dice convinta che Salvini abbia deciso la fine del governo. P
erchè Castelli? Perchè è viceministra all’Economia, dove si discute di tasse e di coperture, e dove può confrontarsi con i colleghi leghisti interessati al tema.
È evidente che da qui al 20 luglio l’arma più potente che ha in mano Salvini è la sfida con l’Ue sulla procedura di infrazione e sulla cosiddetta flat tax.
Secondo Di Maio, il leghista potrebbe usare le debolezze di Giuseppe Conte per scatenare l’inferno con Bruxelles e puntare a nuove elezioni per farsi incoronare premier.
Per questo ha chiesto a tutti di «evitare assolutamente scontri» sulla cosiddetta tassa piatta. Per non dare sponde polemiche al leader del Carroccio. Stesso ragionamento che ha fatto Alessandro Di Battista: «Salvini sta cercando il pretesto», ha detto l’ex deputato dopo le scudisciate al M5S governista contenute nelle anticipazioni del suo libro che hanno fatto infuriare Di Maio e entrambi i gruppi parlamentari.
L’idea che tutto sia destinato a crollare si è rafforzata con la trasvolata negli Stati Uniti di Salvini, letta dai grillini come una sorta di legittimazione a futuro premier.
In 24 ore il leghista ha incontrato il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo. Il massimo dell’amministrazione Usa, appena un gradino sotto Donald Trump, quando invece a Luigi Di Maio, anche lui vicepremier, i pezzi più grossi rimasero inaccessibili nel suo viaggio americano di marzo.
Nel M5S regna ancora una grande confusione di intenti. Di Maio lo ha fatto capire esplicitamente: «Abbiamo bisogno di tempo per rimettere in piedi il Movimento».
Ma quel tempo potrebbe non essere nelle sue disponibilità . Ieri, il capo politico ha detto ai ministri di tenersi pronti al voto anticipato con un ordine chiaro: «Definire tutti i dossier ancora aperti», e prepararsi alla campagna elettorale con un bottino di risultati ottenuti in questo anno di governo.
Poi: puntare su nuovi temi che abbiano la stessa potenza evocativa del reddito di cittadinanza. Dunque: lavoro e tasse. Salario minimo e taglio del cuneo fiscale, quest’ultimo da scippare al Pd e da inserire nella prossima legge di Bilancio.
Di Maio ci vuole provare fino all’ultimo a evitare le urne anticipate. Ancora qualche ora prima della riunione sembrava ovvio a tanti, nel M5S, che si sarebbe parlato di rimpasto. Con due ministri nel mirino: Giulia Grillo, Salute, e Danilo Toninelli, Infrastrutture.
§Alla fine invece l’argomento sarebbe stato scongiurato. L’offerta resta in piedi, ma il vicepremier grillino vuole che sia Salvini a esporsi e chiedere nuove poltrone di governo. Se in cambio ottenesse di evitare le elezioni, Di Maio non avrebbe dubbi.

(da “La Stampa”)

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ISTAT, 1,8 MILIONI DI FAMIGLIE IN POVERTA’ ASSOLUTA, NESSUN MIGLIORAMENTO NEL 2018

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

MAGGIORE INCIDENZA AL SUD, FAMIGLIE NUMEROSE E STRANIERI

Nessun miglioramento sul fronte della povertà  assoluta: rimangono in questa condizione in Italia 1,8 milioni di famiglie, con un”incidenza pari al 7 per cento, mentre si contano cinque milioni di individui, l’8,4 per cento del totale.
La povertà  assoluta si concentra soprattutto nel Mezzogiorno (10%), contro il 5,8% del Nord e il 5,3%, e tra gli stranieri, tra i quali sale al 30,3% contro il 6,4% degli italiani.
Povere soprattutto le famiglie numerose e quelle con un solo genitore, mentre si presenta in media decisamente migliore la situazione delle famiglie all’interno delle quali la persona di riferimento è istruita, ha un titolo di studio elevato, una posizione lavorativa buona (tra dirigenti, quadri e impiegati l’incidenza della povertà  assoluta è di appena l’1,5% contro il 12,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento è un operario e il 27,6% in cui è un disoccupato.
Le famiglie in condizioni di povertà  relativa nel 2018 sono invece poco più di 3 milioni (11,8%), quasi 9 milioni di persone (15,0% del totale).
I minori in povertà  assoluta sono 1 milione e 260 mila (il 12,6%). L’incidenza dei minori in povertà  va dal 10,1% nel Centro fino al 15,7% nel Mezzogiorno dove risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2017.
Anche in termini di individui, il maggior numero di poveri (oltre due milioni e 350 mila, di cui due terzi nel Sud e un terzo nelle Isole) risiede nelle regioni del Mezzogiorno (46,7%), il 37,6% nelle regioni del Nord, circa 1 milione e 900 mila individui (il 22,7% nel Nord-ovest e il 14,8% nel Nord-est).
L’incidenza di povertà  individuale è pari a 11,1% nel Sud, 12,0% nelle Isole, mentre nel Nord e nel Centro è molto più bassa e pari a 6,9% e 6,6% (nel Nord-ovest 7,2%, nel Nord-est 6,5%).
Rispetto al 2017 rimangono stabili i valori delle incidenze a livello nazionale per tipologia comunale di residenza delle famiglie.
Al Nord i comuni centro delle aree metropolitane presentano incidenze di povertà  (7,0%) maggiori rispetto ai comuni periferici delle aree metropolitane e ai comuni sopra i 50mila abitanti (5,4%) e ai restanti comuni più piccoli (5,7%).
Al Centro, invece, i comuni centro di aree metropolitane presentano l’incidenza minore (3,5% di famiglie povere contro 5,6% dei comuni periferici delle aree metropolitane e comuni sopra i 50mila abitanti e 6,4% dei comuni più piccoli).
Anche il confronto per tipologia comunale evidenzia lo svantaggio del Sud e delle Isole: l’incidenza delle famiglie in povertà  assoluta nei comuni centro di aree metropolitane è pari al 13,6% valore che raggiunge il 15,7% nel solo Sud.
Sono più povere delle altre le famiglie numerose: l’incidenza della povertà  assoluta è pari a 8,9% tra quelle con quattro componenti e raggiunge il 19,6% tra quelle con cinque e più; si attesta invece attorno al 7% tra le famiglie di 3 componenti, in linea con il dato medio.
La povertà , inoltre, aumenta in presenza di figli conviventi, soprattutto se minori, passando dal   9,7% delle famiglie con un figlio minore al 19,7% di quelle con 3 o più figli minori.
Anche tra i monogenitore la povertà  è più diffusa rispetto alla media, con un’incidenza dell’11,0%, in aumento rispetto all’anno precedente, quando era pari a 9,1%. Nelle famiglie con almeno un anziano l’incidenza di povertà  è pari al 4,9%, più bassa, quindi, della media nazionale; scende al 3,2% se si considerano le coppie in cui l’età  della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni (tra quelle con persona di riferimento tra i 18 e i 64 anni questo valore sale al 5,2%).

(da agenzie)

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DI BATTISTA E I 25.000 EURO AL MESE A CUI HA DOVUTO RINUNCIARE

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

IL VIAGGIO IN INDIA E’ SALTATO E ALLORA HA SCRITTO IL LIBRO… LE MALIGNITA’ INTERNE: “PENSA SOLO AI SOLDI”

Doveva andare in India e guadagnare 25mila euro al mese ma il viaggio è saltato: per questo Alessandro Di Battista ha scritto il libro per il Fatto Quotidiano in cui spiega la sconfitta del MoVimento 5 Stelle con la troppa “intelligenza con il nemico” (ovvero il sistema) mettendo sotto accusa tra le righe chi ha voluto più di tutti l’accordo con la Lega, ovvero Luigi Di Maio.
A raccontare il retroscena è oggi Alessandro Trocino sul Corriere della Sera:
L’esternazione di Di Battista viene contestata nelle molte chat che viaggiano tra i parlamentari. Si racconta che l’ex deputato avesse un accordo con Loft, la piattaforma tv del Fatto, per scrivere reportage dall’India. Ma il viaggio, pluriannunciato, è saltato. «L’accordo, ci aveva detto lui stesso – racconta un deputato –, doveva portargli un compenso di 20-25mila euro al mese. E invece è saltato.
Per questo se n’è uscito con questo libro. Per sfruttare l’immagine del Movimento e fare soldi». Quella del denaro è una voce ricorrente tra i parlamentari, infuriati.
Si racconta nelle chat che abbia partecipato più volte alle «war room», i gabinetti di guerra di Di Maio, e in un’occasione abbia spiegato di aver bisogno di soldi ed i sperare in un ruolo retribuito nel Movimento.
Torna d’attualità  quindi la figura di Dibba il Sommergibile, che disegna la tendenza del Che Guevara di Frosinone a scomparire nei momenti difficili:
Menzogne contro una voce scomoda? Possibile, ma in molti fanno notare che Di Battista sia sempre stato a favore di un governo con Salvini e che ora il dietrofront sia motivato da altro.
Con l’aggravante di parlare da quasi esterno. «Ogni volta che c’è una responsabilità  – scrive un parlamentare– si tira indietro. Gian roberto gli aveva offerto di fare il sindaco di Roma e ha detto no. Luigi di fare il candidato alle Europee e ha detto no. Vuole fare la rivoluzione, ma non si fa da casa, scrivendo libri. Si fa scendendo in piazza».
Quale sarebbe la rivoluzione dei grillini non si sa, ma questo è un altro discorso.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Costume | Commenta »

CONSIGLIO D’EUROPA: “DARE SUBITO UN PORTO SICURO ALLA SEA WATCH”

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

IL COMMISSARIO MIJATOVIC RIBADISCE: “LA LIBIA NON E’ UN PORTO SICURO”…IERI LA ONG HA PRESENTATO RICORSO AL TAR CONTRO IL DECRETO

“I migranti salvati in mare non dovrebbero mai essere sbarcati in Libia, perchè i fatti dimostrano che non è un Paese sicuro”. Sono le dichiarazioni rilasciate all’Ansa da Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, che si dice “preoccupata per l’atteggiamento del governo italiano nei confronti delle Ong che conducono operazioni di salvataggio nel Mediterraneo”.
Il commissario chiede che alla “Sea Watch 3 sia indicato tempestivamente un porto sicuro che possa essere raggiunto rapidamente”.
Dopo il salvataggio del 12 giugno, si trova ancora fuori dal confine delle acque italiane la nave Sea Watch 3: la vicenda non sembra trovare un esito positivo nè per la dignità  nè per la sicurezza di tutte le persone a bordo, nonostante l’ennesimo richiamo arrivato dalle istituzioni europee.
Va ricordato che nella notte di sabato alla capitana della nave, Carola Rackete, 31 anni, è stato notificato da parte della Guardia di finanza il decreto sicurezza bis entrato in vigore il 15 giugno scorso dopo la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In questo momento se l’equipaggio decidesse di entrare nel porto di Lampedusa, rischierebbe una multa di 50 mila euro e la confisca della nave, oltre all’incriminazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Come spiega la portavoce dell’ong, Giorgia Linardi: “La Libia non è riconosciuta come porto sicuro a livello internazionale nè dall’Oim nè dall’Unhcr nè dalla Commissione europea nè dalla Farnesina. Lo diceva lo stesso ministro dell’Interno il 25 maggio scorso in una trasmissione televisiva. Se riportassimo i naufraghi in Libia commetteremmo un respingimento collettivo: crimine per cui l’Italia in passato è già  stata condannata. Negli ultimi dieci giorni è stato bombardato un ospedale, sono stati distrutti diversi quartieri, questo è il paese dove ci si dice di riportare le persone soccorse, noi non lo faremo mai”.
Novità  potrebbero arrivare dal ricorso al Tar presentato ieri dai legali della Sea Watch contro il decreto Sicurezza bis.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

LA FIGURACCIA DI SALVINI SULLA SCALINATA DI ROCKY A WASHINGTON

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

L’ITALIANO IN VACANZA DEVE SEMPRE RACCONTARE IL PRIMO ANEDDOTO CHE GLI VIENE IN MENTE, SBAGLIANDO PURE CITTA’

Se avevate dubbi sul fatto che Matteo Salvini fosse il classico elettore di Matteo Salvini (cit.), ecco a voi un meraviglioso video tratto dalla visita a Washington del Capitano in cui il leader della Lega si avvicina all’ambasciatore per raccontargli che “una volta, a Washington, andammo a vedere la scalinata di Rocky”, perchè il classico italiano in vacanza è fatto così: deve raccontare per forza l’ultimo aneddoto che gli viene in mente in quel momento senza soluzioni di continuità .
E l’ambasciatore è costretto a ricordarglielo: “La scalinata di Rocky è a Philadelphia”, perchè il film è ambientato lì.
La “scalinata di Rocky” è il nome con cui sono diventati noti i 72 gradini di pietra di fronte all’entrata del Philadelphia Museum of Art, a Filadelfia, Pennsylvania, in seguito alla loro apparizione nel film Rocky, vincitore di tre premi Oscar, e in tutti gli altri film della serie ad eccezione di Rocky IV.
Nel primo film del 1976, il protagonista Rocky Balboa risale correndo la scalinata sulle note della canzone Gonna Fly Now.
I turisti spesso imitano la famosa scena del film, una metafora dell’uomo comune e svantaggiato che accetta la sfida apparentemente impossibile che si pone di fronte a lui. Durante le riprese di Rocky III, sulla cima degli scalini è stata posta una statua in bronzo di Rocky.
La statua, ora situata in fondo agli scalini sulla destra, è ormai diventata un’attrazione per i turisti. La cima della scalinata offre un’ampia vista dell’Eakins Oval, del Benjamin Franklin Parkway e del municipio di Filadelfia.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Costume | Commenta »

BELSITO ASSOLTO DALL’ACCUSA DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE SFIDA SALVINI A UN CONFRONTO IN TV SUI 49 MILIONI SPARITI

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

“VEDIAMO SE ACCETTA UN FACCIA A FACCIA SUI SOLDI SCOMPARSI”

Occorre una buona memoria per ritornare a quel 2012, ai 7 milioni della Lega (allora ancora) Nord finiti in Tanzania, al partito che implode e crolla al 4%, e al potere di quell’oscuro tesoriere genovese, cresciuto silenziosamente, fino a trasformarlo nel crocevia di ogni cosa: sottosegretario, vicepresidente di Fincantieri, terminale di quella che per i pubblici ministeri era una lobby di potere da cui passavano appalti milionari. Sono passati sette anni da allora, è cambiato tutto.
Francesco Belsito assomiglia a un cittadino comune, mentre la Lega governa ed è uscita dalle elezioni Europee con il 32%.
E ora che i giudici di Genova sostengono che non vi fosse alcuna associazione a delinquere, Belsito riserva una frecciata direttamente per il ministro dell’Interno, il leader del partito che dopo quello scandalo lo ha cacciato con ignominia: «Mi hanno dipinto come la pietra dello scandalo.Ma io ho amministrato denari del partito, li ho distribuiti, e ho affrontato da solo ogni processo. Oggi, di fronte a questa assoluzione, invito Matteo Salvini a un confronto pubblico sui 49 milioni di euro: insieme, in diretta tv”.

(da “Il Secolo XIX”)

argomento: Giustizia | Commenta »

GIOVANE SENEGALESE SALVA DUE TURISTE TEDESCHE DA AGGRESSIONE SESSUALE A RIMINI

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

CHIAMA LA POLIZIA, INTERVIENE E FA ARRESTARE L’AGGRESSORE

Due turiste tedesche, di 24 e 26 anni, sono state aggredite la scorsa notte sulla spiaggia di Rimini da un 36enne .
Poco dopo mezzanotte l’uomo, ubriaco, le ha molestate sessualmente. Le ragazze sono riuscite a divincolarsi e a scappare, ma sono state di nuovo raggiunte. Sono state salvate dall’arrivo di un ragazzo di origine senegalese, residente a Bergamo e in vacanza a Rimini, che ha chiamato i soccorsi e ha tentato di bloccare l’aggressore.
Sul posto sono arrivati i carabinieri: i militari sono   riusciti a identificare e ad arrestare l’aggressore, accusato di violenza sessuale e lesioni.
È sotto choc la ragazza che ha subito maggiormente le molestie sessuali, mentre l’altra ragazza è rimasta ferita a una mano e ha riportato la frattura del metatarso.
Le due turiste tedesche, una volta dimesse dall’ospedale, verranno ascoltate alla presenza di un interprete e uno psicologo. È già  stato ascoltato il ragazzo testimone dell’aggressione. Il giovane, che lavora da anni come operaio nel bergamasco, ha raccontato ai militari di trovarsi in spiaggia per fumare una sigaretta prima di rientrare in hotel. Quando ha visto le due turiste in difficoltà  ha pensato subito di chiamare il numero di emergenza e di soccorrere le ragazze, salvandole.

(da agenzie)

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