Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile
“INCONCEPIBILE NON ESSERE STATI SOLIDALI CON UN COLLEGA, SIETE PROPRIO MESSI MALE”
Matteo Salvini che attacca il giornalista Valerio Lo Muzio, insultandolo pesantemente davanti a tutti nel corso di una conferenza stampa, è una scena che – purtroppo – si è già vista.
Ricorda per i toni duri dello scontro, ad esempio, quanto avvenuto nella sala stampa della Casa Bianca, il 7 novembre del 2018, fra il presidente Donald Trump e il giornalista della Cnn Jim Acosta.
Intorno ad Acosta si strinse la solidarietà dei giornalisti americani, anche di testate concorrenti. Durante la conferenza stampa presso il ristorante del Papeet beach, a Milano Marittima, l’attacco di Salvini a Lo Muzio è avvenuto nel silenzio dei giornalisti presenti, ad eccezione ovviamente dell’inviato di Repubblica Carmelo Lopapa.
Come ci si comporta negli altri Paesi nel caso in cui il potente di turno se la prende con il giornalista che gli rivolge una domanda scomoda?
Alcuni corrispondenti dall’Italia iscritti alla Stampa Estera commentano l’episodio.
“Se Salvini, che non hai mai nascosto una sua grande ammirazione per Trump, ha deciso di imitare lo stile del Tycoon di attaccare e insultare i giornalisti che il presidente Usa descrive come ‘nemico del popolo’, siete messi male voi italiani”, commenta Trisha Thomas, corrispondente della Associated Press e presidente dell’Associazione Stampa Estera.
Barbie Nadeau, collaboratrice della Cnn e del The Daily Beast: “Quando lavoriamo insieme, siamo una sorta di ‘troupe’ con gli altri giornalisti, noi svolgiamo un lavoro comune, che è la ricerca sempre della verità . E se qualcuno fa un attacco ingiustificato a un collega giornalista, dobbiamo rispondere tutti insieme”.
Chris Livesay, corrispondente Public Broadcasting Service (la tv pubblica nazionale Usa): “Io difenderei al massimo la libertà della parola, non so dire come si potrebbe manifestare questa difesa a seconda della particolarità della situazione. Ma questo è il nostro incarico di giornalisti, anche difendere un altro collega. Anche se questo collega sta esprimendo un concetto che non condivido e non sostengo. Ma quando vedo un giornalista che rappresenta il pubblico attaccato per esprimere la sua voce e il suo diritto a parlare, ebbene sì: io sarei insorto in sua difesa”.
Eric J. Lyman, freelance che lavora per Usa Today e Washington Times: “La stampa italiana sente molto la concorrenza tra giornalisti di diverse testate, mentre c’è molta più collaborazione, ad esempio, tra giornalisti americani. Non c’è l’idea di ‘fregare’ la concorrenza: magari c’è questo eccesso di competizione tra testate che potrebbe spiegare il comportamento dei giornalisti durante l’attacco di Salvini a Lo Muzio, il pensare ‘non è un mio problema perchè lavoro per un’altra testata’. Non si sa mai cosa uno farebbe se si trovasse in quella situazione, mi piacerebbe pensare che io inscenerei una protesta”.
Philip Willian, giornalista inglese ex The Guardian, ora Times, ex presidente della Stampa Estera: “Direi che per i giornalisti britannici c’è una lunga tradizione di tentare di fare il cane da guardia nei confronti dei politici e dunque per noi è normale fare domande il più difficile e aggressive possibile. Se il politico non risponde, si ripete più volte la domanda insistendo. In Gran Bretagna c’è una situazione di conflittualità tra la stampa e la politica che penso sia utile, un bene per la società . Quando ero presidente della Stampa Estera in carica abbiamo avuto ospite Salvini e mi è piaciuto cominciare la conferenza stampa con la domanda più difficile che mi è venuta in mente. E lui si sorprese”.
Courtney Walsh, di Fox News: “L’attacco ai giornalisti in questi giorni è un atto di discredito a tutta la stampa. Ricordo l’episodio che ha visto protagonista Jim Acosta, fu davvero umiliante e scioccante. Il caso di Lo Muzio mi fa venire in mente che anche io fui protagonista di un un episodio analogo: qualche anno fa assistetti su un autobus a un pestaggio di un immigrato da parte della polizia, filmai l’episodio e anche io fui pesantemente minacciata. E nessuno mi difese. Fui scioccata, impaurita e sorpresa. E mi sorprende ora che nessuno sia intervenuto in difesa del vostro collega. Mi provoca un gran dispiacere questo clima di paura e di minaccia contro i giornalisti”.
“Oggi – conclude Trisha Thomas – in molte parti del mondo i cronisti vengono screditati quotidianamente, accusati di diffondere notizie false che sono spesso semplicemente notizie non gradite alle persone al potere. Questo processo di delegittimazione dei media ha avuto effetti corrosivi, con l’aumento della sfiducia in tutte le istituzioni. I pericoli di questa tendenza sono palesi. Il valore di una stampa libera e indipendente è oggi più che mai necessaria. Getta le basi per la democrazia, è fondamentale per la giustizia e per i diritti umani, ed è una delle garanzie più importanti contro l’autoritarismo e gli abusi di potere”.
(da agenzie)
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Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile
ANNUNCIA UNO SBLOCCO DEI LAVORI CHE IN REALTA’ NON C’E’ E PUBBLICA LA FOTO DI UN ALTRO TRATTO DI AUTOSTRADA
Ieri il ministro delle Infrastrutture che non si è dimesso nonostante gli stiano facendo la TAV in faccia ha annunciato sulla sua pagina Facebook lo sblocco dei lavori dell’Asti-Cuneo. Ci sono due dettagli interessanti sulla questione: in realtà non c’è nessuno sblocco e la foto che mostra è sbagliata.
Il dettaglio della foto sbagliata è segnalato dalla Stampa di Torino: il tratto indicato dal ministro è quello successivo alla parte dell’opera dove, non è ancora certo quando, i cantieri potranno riaprire.
Sul moncone della foto, i lavori sono fermi da dodici anni. E nonostante l’atteso via libera del Cipe — il Comitato interministeriale per la programmazione economica —, il viadotto interrotto a Cherasco sembra destinato a rimanere tale e quale.
I cantieri, infatti, potranno ripartire solo nella parte dell’autostrada compresa tra la tangenziale di Alba e Verduno, tratto per il quale ci sono i progetti definitivi e gli espropri in corso.
Tra Cherasco e Verduno — il tratto della foto -, invece, dopo aver abbandonato l’idea del tunnel nella collina, non c’è un tracciato definito.
Si dovrà progettare e dovrà superare la valutazione d’impatto ambientale, oltre che la conferenza dei servizi e altri passaggi burocratici. Serviranno anni, oltre a tutti quelli già trascorsi: nell’area del viadotto interrotto, simbolo dell’opera incompiuta, non si vedono operai dal 2007.
Il governo per l’ennesima volta sta prendendo in giro i cuneesi e i piemontesi: Toninelli finge di aver sbloccato un’opera che si poteva iniziare un anno fa mentre in realtà rimanda (ancora una volta) le prescrizioni dell’Autorita’ di regolazione dei trasporti e la condivisione dei piani finanziari con la Commissione Europea. E come sempre a data da destinarsi.
Salvini, Conte e Cirio festeggiano per un piano illegittimo, che mette il Paese a rischio di una procedura di infrazione, aumenta le tariffe autostradali e regala a vita la concessione della A4 Torino-Milano ai Gavio.
Inoltre, non si approvano progetti definitivi per il tratto da Cherasco a Verduno, si mette sulla Torino-Milano un valore di subentro che sfiora 1 miliardo di euro, fuori da ogni parametro italiano ed europeo, con il quale nessuno tranne Gavio partecipera’ mai alla gara nel 2026.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile
LA BARCA LI HA LASCIATI SULLA SPIAGGIA, TRE HANNO AVUTO UN MALORE, MOLTI SONO RIUSCITI A FUGGIRE
Sbarco, alle prime luci dell’alba, di circa trenta migranti. Alcuni di loro sono riusciti a fuggire, altri sono stati fermati dalle forze dell’ordine.
Tre di loro, hanno accusato un malore, e sono stati accompagnati al pronto soccorso. I migranti, sono sbarcati nei pressi di Torre Salsa, per poi darsi alla fuga.
Sul posto si sono precipitati i carabinieri del comando provinciale di Agrigento, i poliziotti delle Volanti coordinate dal commissario capo Francesco Sammartin, la guardia di finanza e la Capitaneria di porto. Sono, attualmente in corso, le ricerche dei migranti che sono riusciti a fuggire.
Le forze dell’ordine stanno setacciando la zona, cercando gli immigrati nei pressi della statale 115 e non solo. E’ stata un’operazione complessa, una barca ha accompagnato i migranti fino a Torre Salsa
(da AgrigentoNotizie)
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Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile
IL GOVERNO ITALIANO SI E’ MACCHIATO DI UN ALTRO CRIMINE CONTRO L’UMANITA’, MA VERRA’ IL GIORNO CHE LI VEDREMO TUTTI ALLA SBARRA PIANGERE CLEMENZA (CHE NON CI SARA’)
La Alan Kurdi fa rotta verso Malta.
Ad accelerare i tempi della scelta è l’esigenza dell’equipaggio di far sbarcare il prima possibile un bambino di quattro anni che riporta una ferita di 10 centimetri causata da un colpo di arma da fuoco.
“Queste sono le persone da cui l’Italia deve essere protetta. Si chiama Djokovic, come un giocatore di tennis europeo. In Libia, ha subito una ferita da arma da fuoco. Dovremmo riportarlo lì? Lo stiamo portando a Malta ora”, ha scritto Gorden Isler, uno dei responsabili della nave della ong Sea Eye, polemizzando col ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
La nave, con ancora 40 persone a bordo soccorse il 31 luglio al largo delle coste libiche, ha quindi virato verso l’isola europea, dopo aver inizialmente puntato verso Lampedusa, nonostante la notifica del divieto d’ingresso rilasciata dal Ministero dell’Interno e firmata anche dai ministri dei Trasporti e della Difesa italiani.
Tra i naufraghi ci sono in totale 15 minori, tre sono figli di una donna del Camerun.
A bordo c’è anche una donna incinta.
“Non offriremo a Matteo Salvini — sottolinea Gorden Isler — un’altra occasione per uno show così indegno. Prendiamo sul serio le nostre responsabilità verso le persone salvate e ora andiamo a Malta. Abbiamo ancora a disposizione il diesel necessario per arrivarci e possiamo quindi prendere questa decisione autonomamente”.
Nelle scorse ore, il capomissione Barbara Held aveva chiesto a Lampedusa l’assegnazione di un porto sicuro. “Abbiamo in particolare sottolineato che a bordo c’è una famiglia con tre figli, una donna incinta e altri 12 minori”, aveva detto. Alan Kurdi, in quel momento, si trovava a circa 20 miglia nautiche da Lampedusa. L’Italia, tuttavia, ha indicato Malta come punto di riferimento scrivendo che da Lampedusa al massimo avrebbero potuto inviare un medico in caso di emergenza.
“Roma — scrive la ong in una nota -non ha prestato ulteriore attenzione alle necessità di protezione di numerose persone a bordo. La famiglia del Camerun, una donna incinta e 12 minori hanno dovuto trascorrere un’altra notte sulle assi di legno della nave”.
Sulla futura ripartizione dei 40 migranti a bordo si sta discutendo anche a Bruxelles e tra alcuni Paesi membri dell’Ue per capire le diverse disponibilità : “Il ruolo della Commissione è essere sempre costruttiva con tutti gli Stati membri e cercare soluzioni con cui fornire sostegno a quei Paesi che ne hanno bisogno e dare coordinamento — ha spiegato la portavoce Mina Andreeva — La Commissione ha avviato contatti per offrire sostegno e coordinamento agli Stati che vogliano prender parte a sforzi di solidarietà riguardanti i migranti attualmente a bordo della nave Alan Kurdi. I contatti proseguono, ci sono già alcuni Stati membri che hanno espresso la volontà di accettare ricollocamenti”.
(da agenzie)
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Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile
LA PROCURA DI AGRIGENTO LIBERA LA NAVE DOPO IL PERIODO DI SEQUESTRO PROBATORIO… SALVARE VITE UMANE NON E’ REATO
La “Mare Jonio” della Ong Mediterranea è stata dissequestrata. La nave che si trovava al porto di Licata, è tornata in mare.
La Procura della Repubblica presso il tribunale di Agrigento ha disposto il dissequestro della nave.
Nel maggio scorso, il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e il pubblico ministero Alessandra Russo avevano convalidato il sequestro probatorio della nave Mare Jonio, della Ong Mediterranea, sbarcata a Lampedusa dopo avere salvato 30 migranti in acque libiche.
Gli inquirenti avrevano contestato al comandante e all’armatore della Mare Jonio il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e due violazioni del codice della navigazione.
“Ci stiamo già preparando a ritornare al più presto in mare. Là dove c’è bisogno di noi”. Questo l’annuncio della Ong Mare Jonio.
(da agenzie)
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Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile
NEGLI ULTINI 12 MESI SONO SBARCATI IN ITALIA E A MALTA 16.608 MIGRANTI, SOLO 840 SONO STATI RICOLLOCATI, PARI AL 5,05% , ALLA FACCIA DELLE BALLE DI SALVINI
Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI, oggi fornisce su Twitter qualche numero che ci serve a capire se la strategia di Matteo Salvini sui migranti che prevede le sceneggiate su Facebook al grido di “Non sbarcheranno” e, qualche giorno dopo, lo sbarco — possibilmente di notte così non se ne accorge nessuno — e il ricollocamento in Italia, sta funzionando o no.
Per spiegarlo Villa ricorda prima alcuni numeri: da giugno 2018 a luglio 2019 tra Italia e Malta sono sbarcate almeno 16.608 persone. Di queste, solo 840 sono state ricollocate in altri paesi.
I ricollocamenti generalmente arrivano dopo una crisi e una negoziazione con gli altri paesi europei, come è successo con la Gregoretti e come presto accadrà anche con la Alan Kurdi.
Non solo: anche quando Italia e Malta hanno creato crisi bloccando temporaneamente lo sbarco e gli altri paesi europei hanno deciso di negoziare, nessuno si è preso in carico l’intero computo degli sbarcati: uno su due è rimasto comunque in Italia o a Malta.
I conti sono presto fatti: la percentuale di ricollocati rispetto al totale degli sbarcati tra Italia e Malta è del 5,0578%. Tutti gli altri alla fine sono rimasti in Italia o a Malta.
Ecco perchè se è stata fruttuosissima dal punto di vista elettorale, la strategia della crisi non lo è stata dal punto di vista pratico.
E non ha consentito di riportare alcun tipo di vantaggio all’Italia.
Non solo: a giudicare dai commenti sulla pagina del Capitano, ci sono anche molti che cominciano ad accorgersene.
E se se ne accorgono tutti, che fine farà tutto quel consenso? Basterà dire “zingaraccia” a destra e a manca per farlo dimenticare?
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile
A “IN ONDA” SU LA7 IL GIORNALISTA METTE ALLE CORDE IL VICEMINISTRO
Ormai è tana libera tutti. Nelle ultime 20 ore si sono sentiti tantissimi tentativi di giustificazione nei confronti dei toni usati da Matteo Salvini per replicare alle minacce di una residente in un campo rom di Milano.
Quel suo «zingaraccia» ha definitivamente sdoganato l’utilizzo di termini (e insulti) che riportano alla mente una cultura de B-Movie tipicamente italiana.
Nella serata di giovedì, nell’affannosa ricerca di un’arrampicata sugli specchi, il picco massimo è stato raggiunto dal leghista Claudio Durigon.
Il sottosegretario del Carroccio al ministero del Lavoro, ospite di In Onda (su La7) ha voluto dire la sua sull’utilizzo del termine «zingaraccia» con una spiegazione che ha il sapore quasi comico (se non fosse che a pronunciare quell’insulso insulto sia stato un ministro della Repubblica e vicepresidente del Consiglio) di chi prova a correre su una pista insaponata con in tacchetti da calcio.
«Io penso che, comunque sia, non è una parola dispregiativa come si vuole intendere», ha detto Claudio Durigon rispondendo alla domanda di Luca Telese.
E lo stesso giornalista, stoppando il leghista dopo questa affermazione, replica: «Beh Durigon, se io le dicessi ‘ciccione di merda’…».
L’intervento del conduttore porta il sottosegretario al Lavoro a correggere il tiro, peggiorando però le cose e tirando in ballo argomenti privi di senso e fondamento. Solo per difendere il proprio leader.
«Qui Salvini non ce l’ha con la zingara zingaraccia — ha proseguito Durigon -. È un modo di intercalare, ognuno ha il suo». Insomma, tana libera tutti.
Le parole del leghista, che ha tentato (goffamente) di soccorrere Matteo Salvini su una pista molto scivolosa, ha quindi dato il via libera all’insulto giustificato. Da oggi in poi, quindi, si potrà andar in giro, rivolgersi con parole volgari e violente contro chiunque e poi celarsi dietro all’intercalare.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile
IL RIFERIMENTO E’ A BARBARA HELD, CAPOMISSIONE DI ALAN KURDI… LIBERO NON SOPPORTA PROPRIO LE DONNE DI CARATTERE CHE COMBATTONO BATTAGLIE PER UN IDEALE
Mentre Feltri va in giro a dire che Rega Cerciello non è un eroe (subito imitato da Massimo Fini), Libero oggi ci regala un’altra perla prendendosela con Barbara Held, che è capomissione della Alan Kurdi, la nave di Sea Eye che attualmente si trova fuori dalle acque territoriali italiane al confine di Lampedusa.
Nell’articolo che racconta l’avvicinamento della nave della ONG all’isola, primo porto sicuro d’Europa, e dove si dà conto delle balle di Salvini sulle minacce della Germania, la definiscono “nonna” di Carola Rackete nel titolo: da sottolineare c’è che nell’articolo non si spiega in nessun modo perchè la Held sarebbe la nonna della Rackete ma ciò nonostante la definizione finisce in massima evidenza.
Questo forse perchè così, se per caso qualcuno si arrabbiasse, si potrebbe sempre definire qualche fantasiosa e irreale tesi davanti ai consigli disciplinari per spiegare la definizione.
Raggiunto il fondo con l’eccitazione per il reggiseno della Capitana, quindi, Libero adesso si diletta a scavare con il body shaming.
Ma bisogna anche capirli: da quando La Verità ha tolto loro buona parte dei lettori e, soprattutto, la leadership del settore trash in edicola, qualcosa bisognerà pure inventarsi per tirare a campare.
Prima di tirare le cuoia.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile
E, REDUCE DAL MARE DELLA SARDEGNA, PARLA PURE DI MAIO
Rinfreschiamoci la giornata con una notizia che ricorda molto da vicino una barzelletta. Uno scambio di accuse circolare sull’essere più vacanziero.
Matteo Salvini, infatti, non ha apprezzato le dichiarazioni di Alessandro Di Battista, che lo invitava a riferire in parlamento sulla storia dei rubli dalla Russia.
Secondo l’attivista del Movimento 5 Stelle, infatti, la Lega è un banalissimo partito di sistema, che propone provvedimenti simili a tutti quanti gli altri.
Da qui la replica secca di Matteo Salvini, direttamente dalla spiaggia del Papeete Beach di Milano Marittima dove, nella giornata di ieri, il ministro dell’Interno ha addirittura convocato una conferenza stampa (piena di polemiche sia per le sue parole contro il cronista di Repubblica che aveva ripreso il figlio sulla moto d’acqua della polizia, sia per la definizione di «zingaraccia» data a una donna rom).
«Gli insulti del signor Di Battista, il vacanziero più pagato del mondo, non mi interessano. Lottiamo ogni giorno contro spacciatori e scafisti, chi se ne frega di Di Battista» — ha affermato Matteo Salvini.
Ora, c’è un piccolo corto circuito. Matteo Salvini ha pronunciato queste parole mentre lui stesso si trova in vacanza (in un luogo dove riesce anche a conciliare l’attività lavorativa).
Circostanza notata da Luigi Di Maio: «Non mi interessano le polemiche — ha detto il capo politico del M5S -. Certo, trovo curioso che si dia a Di Battista del vacanziero da una spiaggia. Alessandro merita rispetto, così come tutto il M5S».
Lo stesso Di Maio è reduce da una settimana in Sardegna con la sua compagna Virginia Saba. Ma questa corsa a indicare chi è più vacanziero dell’altro, non sarà una sorta di emanazione di un’analisi introspettiva?
(da “NextQuotidiano”)
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