Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
IL LEGALE SVELA LA BALLA DI SALVINI SUL RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO CONTRO IL TAR: “NON LO HA FATTO PERCHE’ NON LO PUO’ FARE”
L’uomo che ha vinto la battaglia legale al Tar contro il divieto di sbarco si appresta ad un altro affondo sul decreto sicurezza monstre e contro lo slogan (vuoto) dei “porti chiusi”.
L’avvocato Arturo Salerni è appena uscito dalla Procura di Agrigento, dove ha consegnato un lungo esposto al Procuratore aggiunto Salvatore Vella con il quale si chiede di accertare, in relazione al blocco della nave di Open Arms con a bordo persone allo stremo, se vi sia stata e tuttora vi sia l’integrazione dei reati di sequestro di persona, violenza privata, abuso d’atto d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio a carico di coloro che stanno impedendo l’attracco dell’imbarcazione.
Si chiede altresì in via urgentissima l’autorizzazione allo sbarco viste le condizioni igieniche, sanitarie e di sicurezza sia dei passeggeri che dell’equipaggio.
“Ho parlato a lungo con il procuratore aggiunto e adesso ha ben chiara la situazione — ha detto l’avvocato Salerni — e nel frattempo abbiamo inviato una nuova diffida via pec al Ministero dei Trasporti e alla Guardia Costiera illustrando la situazione di incredibile emergenza davanti alla quale ci troviamo e chiedendo, ovviamente, che la nave sia fatta entrare in porto”.
Del resto del duello giudiziario delle ultime 72 ore parla poco, quasi fosse ormai superato quello che, invece, viene considerato un risultato eclatante e di straordinaria rilevanza ai fini dell’applicazione del decreto sicurezza bis e della sua stessa concreta praticabilità . “Guardi, siamo una squadra, non siamo bravissimi, abbiamo solo indovinato i tempi”, sottolinea se gli si fa notare che è stato un colpo da maestri quello che ha portato al decreto del Presidente del Tribunale amministrativo del Lazio di sospensione del diniego ad attraccare.
Tutto questo mentre il Ministro dell’Interno Matteo Salvini continua a ripetere che impugnerà davanti al Consiglio di Stato il provvedimento del Tar e che farà un altro decreto (non controfirmato comunque dai suoi colleghi della Difesa e dei Trasporti).
In realtà queste due affermazioni, che da più di 24 ore vengono rilanciate sia sui siti dei media che sui social e in tv, sono, allo stato, prive di fondamento.
Infatti non è stato notificato alcun ricorso del Ministero dell’Interno al Consiglio di Stato; azione che dovrà essere a cura dell’Avvocatura dello Stato, ma è una strada procedurale difficile da percorrere poichè i decreti presidenziali secondo il codice non sono impugnabili, salvo eccezioni di straordinaria gravità nelle quali non rientrerebbe la vicenda specifica.
E’ evidente che se la Procura interverrà per autorizzare lo sbarco in seguito all’esposto degli avvocati della ong tutto il resto dei procedimenti passerà in secondo piano, ma ciò che resta, sullo sfondo, è la forza del diritto che sta emergendo in questi giorni e la conferma di una granitica suddivisione dei poteri, sfoderata proprio mentre qualcuno aveva chiesto “pieni poteri”.
(da Articolo21)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
NEGLI AMBIENTI GIUDIZIARI TRAPELA CHE E’ QUALCOSA DI PIU’ DI UN ATTO DOVUTO DOPO L’ESPOSTO DEI LEGALI DELLA OPEN ARMS… AVVIATI TUTTI GLI ACCERTAMENTI SU DOCUMENTAZIONE INTERCORSA… SALVINI HA UN BISOGNO DISPERATO DI AVERE LA SCUDO DEL VIMINALE
Sarà anche un atto dovuto, visto che questa mattina i legali della Open Arms avevano
presentato un esposto per sequestro persona. Ma l’apertura di un fascicolo da parte della procura di Agrigento segna inevitabilmente un altro capitolo giudiziario nella continua querelle tra governo italiano e ong.
Così come accaduto per la Sea Watch, la procura di Agrigento procederà nell’indagare sugli eventuali estremi per un sequestro dei 134 (ma nei giorni scorsi erano 147) migranti a bordo dell’imbarcazione della ong spagnola.
E mentre la situazione a bordo precipita, i magistrati si mettono al lavoro.
Nella seconda metà di agosto e per tutto il periodo successivo, dovranno raccogliere degli elementi per capire se — come sembra — nella vicenda Open Arms ci siano state delle violazioni palesi.
Le tappe che hanno accompagnato questa vicenda sono state scandite da diverse decisioni dei tribunali: tra queste, quella del Tar del Lazio che aveva annullato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane e quella del tribunale dei minori di Palermo che aveva equiparato la questione della Open Arms a un respingimento.
I legali della ong spagnola, già questa mattina, avevano chiesto di procedere per sequestro di persona, violenza privata e abuso in atti d’ufficio. La Procura, ora, ha aperto un’inchiesta proprio con queste ipotesi di reato, mentre sta valutando come intervenire.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
E SI SCOPRE CHE L’ITALIA NON HA ANCORA CHIESTO LA RIDISTRIBUZIONE DEI PROFUGHI NONOSTANTE LA DISPONIBIITA’ DI SEI PAESI AD ACCOGLIERLI…. A BRUXELLES NON HANNO ANCORA CAPITO CHE QUESTA E’ UNA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE SOVRANISTA CHE SI RISOLVE CON MANDATI DI CATTURA INTERNAZIONALI PER CRIMINI CONTRO L’UMANITA’
La situazione a bordo della Open Arms, da 15 giorni in mare in attesa di poter approdare nel porto di Lampedusa con oltre 140 migranti a bordo, è “insostenibile”.
A sostenerlo è l’Unione europea che chiede uno “sbarco immediato” per l’imbarcazione della Ong spagnola.
La portavoce della Commissione europea, Vanessa Mock, ritiene che la situazione a bordo della nave, con “persone bloccate in mare per giorni e settimane è insostenibile: ricordiamo ancora una volta che servono soluzioni sostenibili nel Mediterraneo affinchè quelle persone possano sbarcate in modo sicuro e veloce e che possano ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno”.
La Commissione Ue ha confermato che sono sei i Paesi che hanno già dato disponibilità per accogliere i migranti a bordo della Open Arms: sono Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania e Spagna.
La stessa portavoce ha espresso la gratitudine di Bruxelles “per la cooperazione” offerta da questi stati membri.
La Commissione ribadisce di essere pronta a sostenere sia a livello operativo che finanziario “le soluzioni che i governi vorranno mettere in campo”. Ma lo sbarco “non è competenza della Commissione — ribadiscono da Bruxelles — quello che possiamo fare è trovare una soluzione per la redistribuzione dei migranti”. Per quanto riguarda le operazioni di coordinamento e supporto dell’Ue, però, non arriveranno finchè “non sarà richiesto”.
Quindi l’Italia non ha ancora richiesto la ridistribuzione degli ostaggi di Salvini.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
LA SOLITA IPOCRISIA GRILLINA: “IL 22 VOGLIAMO TAGLIARE I PARLAMENTARI, VEDIAMO CHE FARA’ LA LEGA”… IL SOLITO PRETESTO PER ANDARE AVANTI E CONSERVARE LA POLTRONA
Nessuna offerta di fare il premier, nessun contatto nelle ultime ore con la Lega. Fonti
vicinissime al vicepremier e capo politico dei 5 stelle, Luigi Di Maio, negano all’Huffpost di aver ricevuto offerte o anche solo che ci siano stati contatti con la Lega. E’ poi lo stesso capo politico dei Cinque stelle a confermare tutto in un post su Fb.
“Non ho ricevuto alcuna offerta e non ci sono stati neanche contatti di recente. Ora noi vogliamo andare il 20 in Aula in Senato per vedere come si comporta la Lega e il 22 alla Camera votare per il taglio del numero dei parlamentari”.
Quest’ultima affermazione, indirettamente, esclude che Conte abbia intenzione di presentare le dimissioni il 20 dopo il suo intervento a Palazzo Madama, perchè se rassegnasse il mandato nelle mani di Sergio Mattarella salterebbe la seduta parlamentare di Montecitorio sul taglio dei parlamentari.
Tradotto: abbiamo scherzato, il governo va avanti
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
DOPO AVER CHIESTO LA SFIDUCIA VERGOGNOSO VOLTAFACCIA PER RIMANERE ATTACCATI ALLA POLTRONA… QUESTI VOGLIONO LA GUERRA CIVILE NELLE STRADE
Il telefono “sempre acceso” di Matteo Salvini serve per intavolare una trattativa con i 5
stelle per ripartire.
Con i “ministri del Sì” chiarisce il leader leghista, ma sotto traccia, l’ipotesi che più circola nelle ultime ore è quella di un nuovo Governo gialloverde che cambi le figure chiave: Luigi Di Maio premier al posto di Giuseppe Conte, destinato al ruolo di commissario europeo; Giancarlo Giorgetti all’Economia. Matteo Salvini sarebbe invece confermatissimo vice premier e ministro dell’Interno.
La crisi costantemente annunciata negli ultimi 10 giorni, ma mai veramente decisa verrebbe così congelata per riprendere a ragionare su diversi scenari possibili.
Questo malgrado la giornata di Ferragosto, con lo scontro epistolare fra Giuseppe Conte e Matteo Salvini, la chiusura di Luigi Di Maio e la riapertura del Capitano leghista, abbia portato all’estremo lo scontro fra premier e vice premier.
Mai dire mai, in politica. D’altro canto in un clima di aperta ostilità fra i principali tre partiti del paese, la capriola politica e dialettica avverrebbe qualsiasi coppia si dovesse formare per dar vita a una nuova maggioranza di Governo.
Matteo Salvini vuole disfarsi di Giuseppe Conte e c’è un’occasione propizia per farlo, visto che entro 10 giorni l’Italia dovrà indicare un commissario europeo. Quello di Conte sarebbe tra l’altro un nome che non correrebbe rischi di approvazione nel Parlamento europeo.
Certo è che l’indicazione della persona a cui affidare l’incarico di formare un Governo spetta al presidente della Repubblica, ma nell’ipotesi di Di Maio premier, la Lega chiede di pesare di più in alcuni ministeri chiave, come le Infrastrutture e l’Ambiente, su cui vuole contrapporre i suoi Sì ai tanti No pentastellati. Anche la Difesa finisce nel mirino, dopo i recenti scontri fra Matteo Salvini ed Elisabetta Trenta sui migranti.
Sarebbe davvero il governo della vergogna e l’anticipo della guerra civile nelle strade.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
LA TERRIBILE TESTIMONIANZA DELL’UOMO SALVATO DA MALTA SU UN PICCOLO GOMMONE, CON IL CADAVERE DI UN RAGAZZO ACCANTO
Lui si chiama Mohammed Adam Oga, ed è un miracolato. La sua incredibile e drammatica storia ci dice come oggi si muore nel Mediterraneo privo di qualsiasi dispositivo di soccorso.
Mohammed è l’unico superstite di un gruppo di quindici persone partite dalla Libia e via via morte disidratate in un lunghissimo viaggio di 11 giorni e poi buttate in mare.
E’ lui l’uomo accovacciato sul cadavere di un ragazzo di vent’anni sul fondo del gommone che si vede nella foto ( che Repubblica ha deciso di non mostrare) diffusa lunedi scorso dalle forze armate maltesi che hanno recuperato il gommone riuscendo miracolosamente a portare in salvo Mohammed.
Intervistato dal Times of Malta nell’ospedale Mater Dei de La Valletta, Mohammed, 38 anni racconta così la sua odissea: ” Eravamo in 15 tra cui una donna incinta. Non avevamo nè acqua, nè cibo, nè carburante. Siamo partiti il primo agosto dalla spiaggia libica di Zaywa. Abbiamo pagato 700 dollari. I trafficanti ci hanno dato un Gps e ci hanno detto: andate verso Malta. Prima è finita la benzina, poi l’acqua e poi il cibo. Abbiamo cominciato a bere acqua di mare. Dopo cinque giorni sono morte le prime due persone. Poi ogni giorno ne morivano altre due”.
Mohammed racconta di come abbiamo disperatamente cercato di chiedere aiuto ma incredibilmente in 11 giorni nessuno li abbia soccorsi. ” Gridavamo ‘aiuto, aiuto’, ci sbracciavamo verso le barche di passaggio, vedevamo aerei ed elicotteri passare sulla nostra testa ma nessuno ci ha soccorso. Faceva un caldo terribile e i corpi cominciavano ad andare in putrefazione. E non abbiamo avuto altra scelta che buttarli a mare”.
Alla fine, su quel gommone, sono rimasti in due, Mohamed e Ismail, il ragazzo di vent’anni poi trovato morto. “Lui – racconta Mohamed – a un certo punto mi ha detto: ‘Ora tocca a noi, muoriamo insieme’ e ha buttato in mare il telefonino e il Gps. Io gli ho detto: ‘Io non voglio morire’.”
Mohamed non ricorda il momento in cui l’elicottero maltese lo ha soccorso e portato in ospedale. Ora ringrazia Dio e Malta e dice: “Sono fuggito quindici anni fa dal mio paese, facevo parte dell’Oromo Liberation Front”, ho vissuto in Eritrea e Sudan poi degli amici mi hanno proposto di raggiungerli in Germania e sono andato in Libia. Se dovessi tornare in Etiopia mi arresterebbero. Adesso sono solo felice di essere vivo”.
(da “Time of Malta”)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
UNA’ASSOCIAZIONE DI GIURISTI PRESENTA ESPOSTO PER “VIOLAZIONI COMMISSIVE O OMISSIVE” DI RILIEVO PENALE DEL PREFETTO
L’associazione giuristi democratici ha presentato, in Procura, un esposto sulla condotta del
prefetto di Agrigento Dario Caputo.
Nel documento, secondo quanto si apprende, si denuncia il mancato rispetto dell’ordinanza del Tar del Lazio sulla gestione dello sbarco dei migranti e si chiede di valutare eventuali ipotesi di “violazioni commissive o omissive” di rilievo penale.
Il prefetto Caputo è al servizio dello Stato e delle sue leggi o di Salvini?
Gli ostacoli e i rinvii che la Prefettura sta frapponendo alla liberazione degli ostaggi è un fatto gravissimo.
(da AgrigentoNotizie)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
PRESENTATO ESPOSTO ALLA PROCURA PER SEQUESTRO DI PERSONA, VIOLENZA PRIVATA E ABUSO IN ATTI D’UFFICIO … IGNOBILE CHE NON VENGA FATTA RISPETTARE LA LEGGE
La situazione a bordo della Open Arms è di assoluta emergenza. Il comandante ha deciso di mettere a mare i barchini di appoggio per potere intervenire immediatamente se qualcuno dei 134 migranti rimasti a bordo dovesse gettarsi in acqua come molti minacciano di fare.
Anche la guardia costiera ha inviato suoi mezzi a monitorare la nave alla fonda a poche centinaia di metri dalla costa.
Questa mattina i legali della Ong spagnola hanno presentato alla Procura di Agrigento un esposto facendo il punto della situazione a bordo e lamentando la mancata esecuzione, nei fatti, dell’ordinanza del Tar del Lazio che ha consentito alla nave di entrare nelle acque territoriali per consentire il soccorso immediato delle persone a causa della eccezionale gravità della situazione.
Soccorsi che però non possono essere portati se alla nave non viene consentito di attraccare. I legali chiedono di procedere per sequestro di persona, violenza privata e abuso in atti d’ufficio. La Procura valuterà nelle prossime ore se e come intervenire.
La commissione Ue conferma quanto annunciato ieri dal premier Conte: ci sono sei paesi ( Francia, Germania, Spagna, Lussemburgo, Portogallo e Romania) pronti ad accogliere i migranti della Open Arms ma nulla ancora si muove e la nave resta in rada davanti Lampedusa.
Dalla Open Arms si scende ormai a piccoli gruppi quando la resistenza è allo stremo. Dopo le nove persone portate a terra ieri sera dalla guardia costiera, un’altra evacuazione d’urgenza di tre persone ed un loro accompagnatore si è resa necessaria stanotte per complicazioni mediche che richiedono cure specializzate. Tra le tre persone evacuate all’alba di oggi, anche il ragazzo della Guinea Bissau con i piedi perforati da ferite di arma da fuoco. L’uomo è stato trasferito presso la Guardia medica di Lampedusa per le cure del caso. Un altro migrante era a rischio setticemia. Da qui la necessità di evacuare l’ammalato.
A bordo della nave, dove i migranti (rimasti adesso in 134) hanno passato la loro quindicesima notte, la situazione è ormai diventata insostenibile sia dal punto di vista igienico sanitario ( come ha certificato l’ispezione dei medici del Cisom ieri mattina) ma anche dal punto di vista psicologico.
Situazione di stallo anche per la Ocean Vikings che, con 356 persone a bordo, navbiga tra Lampedusa e la costa della Sicilia meridionale. Alla richiesta di coordinamento dei soccorsi e di assegnazione di un porto sicuro Malta ha risposto di no e l’Italia non ha mai risposto
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
“IL RICHIAMO ALLE NORME INTERNAZIONALI DEGLI ART 1 E 2 DICONO L’OPPOSTO DI QUANTO SOSTENUTO NEL DECRETO: SOCCORRERE E’ UN OBBLIGO”
Su queste pagine è già stata illustrata e commentata efficacemente la lettera con cui il
presidente Sergio Mattarella ha accompagnato l’atto formale di promulgazione della legge di conversione del cosiddetto Decreto Sicurezza bis nel testo recante le modifiche approvate dal Parlamento; e giustamente si è messo in risalto come l’iniziativa del Quirinale, pur mantenuta su un piano strettamente giuridico, richiami, anche e soprattutto, valori etici tra i più essenziali per una collettività . Merita forse sviluppare un aspetto riguardante più specificamente gli equilibrii istituzionali.
Il presidente della Repubblica sa bene che l’esigenza di non sottostare agli altrui eccessi di potere non legittima sempre e comunque chi è investito di un ruolo istituzionale a compiere a propria volta invasioni di campo; donde, persino la desuetudine all’uso di poteri che pur sicuramente gli spettano come quello del rinvio di una legge alle Camere per un ripensamento. Ciò, però, non lo induce al silenzio di fronte ad aspetti critici che un testo legislativo come questo presenti, e non su aspetti di secondaria importanza, ma in quanto, appunto, suscettibile di interpretazioni e di applicazioni idonee a mettere in crisi princìpi e valori primari.
Prudenza e coraggio, insomma. Che il Presidente non solo esercita in proprio ma con la sua lettera sembra indicare pure a coloro che al di là dei diretti interlocutori d’obbligo – i presidenti di Camera e Senato — e il presidente del Consiglio dei ministri — ne appaiono destinatari, seppur indiretti: le autorità amministrative e giudiziarie, cioè, che saranno chiamate a interpretare e applicare il decreto.
In particolare, vien da pensare ai magistrati, la cui eventuale ‘disobbedienza civile’ di fronte a scelte arbitrarie del potere legislativo passa attraverso alcune strade, peculiari e insieme obbligate: quella della questione di costituzionalità proposta davanti alla Consulta e, prima ancora, quella dell’esercizio del potere-dovere d’interpretare le norme, non solo nelle loro singole espressioni verbali, ma nel loro contesto, senza trascurare le contraddizioni interne ai testi normativi, ma volgendole ad ausilio di una ‘lettura’ che li renda il più possibile conformi a Costituzione.
Un esempio? Nell’art. 1 del decreto si legge che il divieto d’ingresso di navi di soccorso può essere disposto «nel rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia», mentre all’osservanza della «normativa internazionale » l’art. 2 richiama i comandanti di tali navi. Nelle intenzioni di qualcuno, molto probabilmente, mere clausole di stile; a darvi sostanza è però la citazione che nella lettera si fa di una convenzione specifica, a sua volta richiamata nel testo normativo, a sostegno dei poteri ministeriali d’imporre quel divieto, e tuttavia suscettibile di ben altre implicazioni.
E che cosa si scopre? Che proprio quella convenzione impone agli Stati di ‘esigere’ che i comandanti delle navi battenti la loro bandiera prestino «soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo».
A chi dovranno obbedire, dunque, prefetti e magistrati che si trovassero ad applicare, o a confermare, inflessibilmente multe e confische in casi di violazioni del divieto?
Al dovere di trarre tutte le conseguenze dalla rigidità delle norme che lo sanzionano, pressochè inderogabilmente, in modo pesantissimo?
Oppure alla norma giustificativa — anzi, impositiva — del soccorso, logicamente interpretata come da adempiere fino in fondo, ossia fino al momento in cui il pericolo possa dirsi definitivamente sventato con l’approdo a un porto sicuro?
E se optassero — come sembrano imporre le regole costituzionali della gerarchia tra le fonti del diritto, insieme a quelle dell’umanità — per un’interpretazione che privilegiasse l’indicazione della specifica fonte internazionale?
Dovremmo aspettarci, esiti della crisi di governo permettendo, oltre all’ennesimo invito a ‘scendere in politica’ per gli interpreti riottosi al ‘verbo’ ministeriale, un ‘Decreto Sicurezza-ter’ che nel modo più esplicito e senza contrappesi facesse dimenticare, in nome del sovranismo, quanto è scritto negli articoli 10 e 117 della Costituzione sulla prevalenza del diritto internazionale?
Ovviamente, il Capo dello Stato non si spinge a prospettazioni come questa. Ce n’è però già quanto basta a sostenere e stimolare quei servitori dello Stato che non si acquetano all’idea che di fronte agli arbìtri del potere non vi sia altra strada tra la rassegnazione e un fai-da-te purchessia. Anche così si può sperare e operare perchè la stretta non diventi più forte e senza alternative.
Mario Chiavario
Giurista, Università di Torino
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