Aprile 1st, 2020 Riccardo Fucile
E LA ESAUSTIVA RISPOSTA DI UN VIGILE DEL FUOCO: “GRANDISSIMA TESTA DI CAZZO, PROVA A FARE UNA COSA DEL GENERE E TI PRENDO A CALCI IN CULO, INTANTO TI DENUNCIO, COGLIONE”
«Domenica verrà bruciata la bandiera Europea (sic) in tutta Italia! Dai balconi alle piazze, stiamo facendo
il passaparola»: la quarantena da emergenza Coronavirus comincia a farsi sentire e alcuni italiani, su Facebook e Twitter, hanno deciso di movimentarsi la giornata nel modo più interessante: rischiando di commettere un reato.
La manifestazione, annunciata sui soliti gruppi e gruppetti antieuro e anti-UE, desta però qualche perplessità anche tra chi vorrebbe partecipare.
Perchè, dicono, io la bandiera europea non ce l’ho e quindi cosa brucio?
Ma il genio italico, si sa, viene sempre incontro con l’ingegno per superare le apparenti diifficoltà insormontabile. E allora c’è chi suggerisce di “bruciare un disegnino fatto male…”
E c’è chi dice invece che sarà sul balcone con il cartello “Basta con questa Europa!”. L’iniziativa parte dal no dei paesi del Nord (con in prima fila la Germania e l’Olanda) alla richiesta di mutualizzare il debito
dell’emergenza Coronavirus attraverso strumenti finanziari europei
Ma c’è anche chi non condivide il gesto pur apprezzando l’ideale: “Ora se si pensa che per distruggere l’Europa dei potenti degli eurocrati del banchieri basta bruciare una bandiera ci si sbaglia di grosso, semmai questo atto verrà definito di inciviltà e tacciato molto male, l’Europa non la distruggi con bruciare le bandiere ma semmai con boicottare i prodotti degli altri paesi. L’Europa si demolisce dalla sua economia, non da una bandiera bruciata, che anzi provocherà disordini. E’ solo uno sfogo di dissenso dalle decisioni attuali dell’Europa sopratutto del nostro paese verso gli altri”.
C’è anche da ricordare che il leader di Casapound Simone Di Stefano nel 2013 venne condannato a una pena di tre mesi di reclusione e 100 euro di multa per aver cercato di sostituire la bandiera dell’Unione europea con il tricolore.
E mentre anche la Lega in qualche comune propone di ammainare la bandiera, su Youtube c’è chi ha pubblicato i video di alcuni roghi, forse risalenti a prima dell’emergenza Coronavirus e della quarantena:
E non può che tornare in mente il video in cui un manifestante pro-Brexit cercava di bruciare una bandiera europea finendo poi per doverci rinunciare perchè era stata fabbricata con materiale ignifugo.
Va segnalato anche il commento di un vigile del fuoco: “Sono un vigile del fuoco volontario: gradissima testa di cazzo prova a fare una cosa del genere e ti prendo a calci in culo, intanto ti denuncio coglione”
La migliore risposta.
(da agenzie)
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Aprile 1st, 2020 Riccardo Fucile
I DATI: 94% NELL’AGRICOLTURA, 77% LIBERA PROFESSIONE, 55% COMMERCIO, 39% INDUSTRIA, 21% ALBERGHI E RISTORANTI… UNA DOMANDA: MA PERCHE’ DOVREBBERO PERCEPIRE 600 EURO DI CONTRIBUTO INPS SE CONTINUANO A LAVORARE E GUADAGNARE?
Una tabella dell’Istat pubblicata oggi dal Messaggero stima gli occupati nei settori di attività economica
“sospesi” dai due Dpcm per l’emergenza Coronavirus: quello dell’11 marzo sul cosiddetto “lockdown”, che colpiva particolarmente le attività terziarie, e quello del 22 marzo, che ha disposto il fermo anche di attività manifatturiere.
La percentuale degli occupati che sono ancora “attivi”, è del 100% in alcuni comparti del terziario pubblico e privato (trasporti e magazzinaggio, informazione e comunicazione, finanza e assicurazioni); scende al 94% per l’agricoltura e al 77% per alcuni servizi professionali; è pari al 55% nel commercio, al 39% circa nell’industria (manifatturiera e delle costruzioni), al 27% negli altri servizi collettivi e personali e infine al 21% negli alberghi e ristoranti.
I provvedimenti di esenzione dal lavoro riguardano circa 8 milioni di occupati, quasi un terzo del totale; la maggior parte nell’industria (2,9), nel commercio (1,5), negli alberghi e ristoranti (1,2), nell’edilizia(0,8).
Il loro peso sul totale è del 36% al Nord, del 31% al Centro e nel Sud continentale e un po’ inferiore nelle Isole (25%).
Quelli che continuano a lavorare (non si sa a che titolo) sono il 66,6% degli occupati italiani, una marea.
Va considerato che solo il 58% dei sospesi sono dipendenti a tempo indeterminato: il restante 42% è a termine o autonomo.
Nel Mezzogiorno gli occupati che non sono dipendenti a tempo indeterminato — e quindi più “deboli” — sono di più: rappresentano 51% di quelli sospesi; sono il 46% nelle regioni del Centro. Questa incidenza è particolarmente alta in Sardegna e in Calabria, dove supera il 60%, così come in Sicilia e Liguria.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 1st, 2020 Riccardo Fucile
LE CONTRADDIZIONE DELL’ASSESSORE AL WELFARE LOMBARDO CHE FAREBBE MEGLIO A PARLARE DI MENO
Quel tentativo di giustificare quanto accaduto martedì nella sala stampa in cui è stata annunciata l’apertura del nuovo Ospedale Fiera Milano, con giornalisti assembrati — senza mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro — non poteva passare inosservato. Protagonista l’assessore più in vista dell’ultimo mese: Giulio Gallera. Il capo del Welfare della Regione Lombardia ha detto che, se si indossa la mascherina, non è così necessario rimanere distanti.
Ed è la stessa persona che, nella tarda serata di ieri, ha criticato aspramente la circolare dei Viminale sulle passeggiate con i bambini (tra le tante cose previste in quel documento inviato ai prefetti).
Il rischio, denunciato anche da Giulio Gallera, è quello di un abbassamento della guardia.
Un discorso che include molta razionalità : sembra essere rischioso, infatti, abbassare la guardia
Sta di fatto, però, che lo stesso autore di questo post Facebook sia la persona che martedì sera ha giustificato così l’assembramento dei giornalisti a Fiera Milano.
Esporre critiche sulle decisioni del Viminale — che comunque non cambiano di molto lo status quo della situazione dato che si parla sempre di situazioni di stretta necessità per giustificare gli spostamenti — è legittimo, ma farlo poche ore dopo aver detto che se si indossa la mascherina si può evitare di rimanere a distanza risulta essere alquanto stonato. L’esempio deve venire da tutti, dalle istituzioni in primis.
Dire ai cittadini, per non ammettere un errore, che la distanza è colmabile con le protezioni è molto più grave di una circolare sulle passeggiate.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 1st, 2020 Riccardo Fucile
“I DIVIETI SUGLI SPOSTAMENTI NON CAMBIANO”
Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese non ci sta a passare per irresponsabile. 
E così davanti alle inaspettate e dure prese di posizione di chi, come il governatore della Campania Vincenzo De Luca e l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera hanno giudicato ieri sera gravissima la circolare emanata dal capo di gabinetto Matteo Piantedosi che chiarisce come siano consentite, entro certi limiti, le uscite di un genitore con i figli o la camminata vicino casa anche per anziani e disabili, dal Viminale parte una nota di chiarimento per ribadire che “le regole sugli spostamenti per contenere la diffusione del coronavirus non cambiano.
Si può uscire dalla propria abitazione esclusivamente nelle ipotesi già previste dai decreti del presidente del Consiglio dei ministri: per lavoro, per motivi di assoluta urgenza o di necessità e per motivi di salute”.
“La circolare del ministero dell’Interno del 31 marzo – spiegano dal Viminale – si è limitata a chiarire alcuni aspetti interpretativi sulla base di richieste pervenute al Viminale. In particolare è stato specificato che la possibilità di uscire con i figli minori è consentita ad un solo genitore per camminare purchè questo avvenga in prossimità della propria abitazione e in occasione di spostamenti motivati da situazioni di necessità o di salute”.
E questo per quel che riguarda i bambini.
Quanto alle attività motorie consentite, fermo restando la corsa da soli e nei pressi della propria abitazione, il Viminale spiega che ” è stato chiarito che, fermo restando le limitazioni indicate, è consentito camminare solo nei pressi della propria abitazione. La circolare ha ribadito che non è consentito in ogni caso svolgere attività ludica e ricreativa all’aperto e che continua ad essere vietato l’accesso ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici”.
E ancora: “In ogni caso tutti gli spostamenti sono soggetti ad un divieto di assembramento e quindi all’obbligo di rispettare la distanza minima di sicurezza. Le regole e i divieti sugli spostamenti delle persone fisiche, dunque, rimangono le stesse”.
(da agenzie)
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Aprile 1st, 2020 Riccardo Fucile
RISPETTO AL NUMERO ABITUALE DI DECESSI AL NORD PUNTE DAL 60% ALL’89% IN PIU’… STABILE AL SUD, MA BARI AUMENTA DEL 13%
Il Fatto Quotidiano oggi punta il dito sul Coronavirus al Sud e sul conto dei morti che apparentemente non torna a Bari.
Non solo Bergamo e Brescia, anche a Como e nel capoluogo pugliese quest’anno molti più decessi di quelli da Covid.
Ma nel Sud si muore meno:
Il Fatto ha incrociato tre dati: i decessi nei primi tre mesi del 2019, i decessi nel 2020, i decessi per Covid-19.
Ecco alcuni risultati. A fronte di 23 casi di morte per Covid, nel solo mese di marzo, a Como si contano 165 decessi: l’89 per cento in più rispetto agli 87 del 2019. I 23 casi di Covid non giustificano l’impennata dell’89 per centoverso l’alto.
È vero che il conteggio si allarga anche ai decessi di pazienti “migrati”da strutture vicine, ma il sospetto che il virus abbia fatto più vittime delle 23 censite resta più che fondato. Stesso discorso per Brescia (88 per cento in più, da 112 a 210 decessi), Bergamo, Nembro, Cernusco sul Naviglio. Passiamo a Pavia: nel marzo 2019 i residenti deceduti erano 84, quest’anno sono 134, il 60 per cento in più.
Orzinuovi, Bassa bresciana: l’ultimo aggiornamento disponibile parla di 39 morti, per la banca dati “DemoIstat”nel marzo 2019 erano 16, quindi siamo al 131 per cento in più. Dal 1 º al 27 marzo 2020 si contano 75 decessi: in tre mesi siamo a tre quarti dell’intero anno scorso.
Le vittime di Covid accertate però sono 35: anche in questo caso il rischio che siano tanti, i decessi per Covid sfuggiti al conteggio,è molto alto. E con esso il rischio che parenti o amici delle vittime non censite si siano infettati incrementando il contagio.
Scoprirlo in tempo può essere cruciale per individuare eventuali nuovi focolai.
Ecco perchè l’analisi incrociata può risultare utile per il Centro-Sud.
Il trend del Centro-Sud e l’anomalia barese
Al Centro-Sud, per il grappolo di cifre analizzate dal Fatto, i decessi del 2020 sono quasi ovunque pari o inferiori al 2019. È per esempio il caso di Fermo nelle Marche. E di molti Comuni in Campania, Calabria e Sicilia. Per questo balza agli occhi il caso di Bari:
I decessi per Covid nel capoluogo pugliese, per quanto risulta al Fatto , ammontano a quattro. E scorporando il dato di marzo si scopre un’inversione che somiglia molto ai casi lombardi: si passa da un -17,1 per cento su febbraio (373 contro i 450 dello scorso anno) a un +13,4 per cento (457 contro 403 del 2019) nei dati di marzo. E proprio il 3 marzo, in Puglia, si registra la prima vittima di Covid.
Forse sarebbe il caso di estendere questa analisi agli altri Comuni pugliesi per verificare se sia un caso isolato o se la Puglia, per quanto in modo embrionale, stia replicando lo schema lombardo. Il Sud, rispetto al Nord, ha il vantaggio di avere più tempo per valutarne l’impatto. A maggior ragione perchè già sappiamo che, nei prossimi giorni, i dati sui contagi sono destinati ad aumentare: in Puglia per esempio includeranno, in modo definitivo, il risultato dei 20 mila rientrati dal Nord il 9 marzo.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 1st, 2020 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELL’INPS CI HA MESSO DEL SUO NEL CREARE PANICO: DALL’ORDINE CRONOLOGICO AI “SOLDI DELLE PENSIONI CHE RISCHIANO DI FINIRE”
“Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi, e anche stamattina, violenti attacchi hacker”: il presidente dell’Inps
Pasquale Tridico ha spiegato così oggi le difficoltà incontrate dal sito Inps, che da qualche ora sta svalvolando subissato dalle richieste per il bonus da 600 euro alle Partite IVA e per il bonus baby sitter e il congedo parentale.
“Questa mattina si sono sommati ai molti accessi, che hanno raggiunto le 300 domande al secondo, e il sito non ha retto. Per questo abbiamo ora sospeso il sito”, ha detto Tridico all’ANSA, segnalando che dopo gli attentati degli hacker “ovviamente nei giorni scorsi abbiamo informato le autorità di sicurezza nazionale, polizia e ministri vigilanti”.
Il presidente dell’INPS ha parlato anche con l’Huffington post sostenendo che l’INPS è come il pronto soccorso e che non possono entrare mille persone nello stesso momento perchè si intasa: “Abbiamo ricevuto 300mila domande tra l’una di notte e le otto e mezza. Di fronte a un afflusso di questa portata, una disfunzione la devi mettere in conto. Le code così si creano inevitabilmente” osserva Tridico. “Questo è successo perchè si sta creando un’agitazione inutile. Lo voglio dire con chiarezza: non c’è bisogno che tutti facciano domanda oggi. La si può fare domani, dopodomani, la settimana prossima. Non c’è fretta” sottolinea. Ed è difficile dargli torto.
Ma d’altro canto c’è anche qualcos’altro da ricordare.
Ovvero che da qualche settimana Tridico non fa altro che rilasciare dichiarazioni che hanno allarmato la popolazione che si serve dell’INPS.
Il 19 marzo scorso il presidente dell’INPS aveva detto proprio all’ANSA che l’ente stava ragionando su un click day, ovvero sulla possibilità di farlo chiedere online fino all’esaurimento dei fondi.
Poi, subissato dalle critiche di maggioranza e opposizione, si era rimangiato tutto: “Nessun click day”, aveva affermato, continuando però a sostenere che i fondi stanziati dal governo (lo stesso che lo ha nominato, grazie al MoVimento 5 Stelle) fossero pochi e quindi ci fosse il rischio di un esaurimento delle risorse prima del soddisfacimento di tutte le richieste. Invogliando così i cittadini al click day.
Ancora: sempre Tridico, e non un hacker brutto e cattivo, aveva dichiarato a DiMartedì addirittura che i soldi delle pensioni sarebbero finiti a maggio, scatenando così altro panico.
E incredibilmente anche nell’occasione si è successivamente rimangiato tutto, ma quando ormai i titoli dei giornali erano usciti:
«Inps ha tutta la liquidità necessaria per le pensioni In ogni caso può contare sui trasferimenti dello Stato. È bene dirlo in questo drammatico frangente per rassicurare il Paese. Il sistema di finanziamento a ripartizione, coni contributi versati che pagano le pensioni vigenti, è garantito in continuità dalla Tesoreria dello Stato anche quando c’è una sospensione temporanea delle contribuzioni».
Infine c’è la topica di ieri. Una circolare interpretativa dell’INPS alla vigilia del giorno dei bonus confermava l’ordine cronologico per il soddisfacimento della domanda, confermando così il click day che aveva già affermato e poi negato.
Cosa vuol dire ordine cronologico? Vuol dire che le richieste verranno vagliate in base all’ordine in cui sono state presentate e fino a esaurimento fondi. Questo scriveva l’INPS:
«In ragione di quanto sopra, l’Inps riconosce l’indennità in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande».
Il “quanto sopra” si riferisce ai limiti di spesa imposti dal decreto 18/2020, il Cura Italia: 3 miliardi per 5 milioni di lavoratori. Il decreto assegna all’Inps un compito di monitoraggio: raccogliere le domande e contarle. E di assegnazione degli stanziamenti. Il decreto è molto chiaro su questo punto.
Oltre a stabilire un tetto di spesa per ciascuna categoria di autonomi — partite Iva e co.co.co, commercianti e artigiani, stagionali del turismo e delle terme, agricoli, addetti dello spettacolo — fissa anche un principio: «Qualora dal predetto monitoraggio (quello che deve fare Inps, ndr) emerga il verificarsi di scostamenti, anche in via prospettica, rispetto al predetto limite di spesa, non sono adottati altri provvedimenti concessori». Frase ripetuta identica agli articoli 28, 29 e 30.
Poi, non appena sono partite le proteste, l’INPS ha cancellato la pagina in cui si trovava la circolare interpretativa e subito dopo con tutta la sensibilità istituzionale che gli è propria il presidente dell’INPS ha negato tutto, anche l’evidenza, come i mariti beccati in flagranza d’adulterio dalle mogli: “Non ci sarà alcun ordine cronologico e le domande potranno essere inviate anche nei giorni successivi al primo aprile — ha detto — collegandosi al sito e cliccando sul banner dedicato”.
Scatenando le proteste.
Ok, quindi l’attacco hacker avrà anche buttato giù il sito. Ma Tridico ci ha messo del suo e basta avere un po’ di memoria per ricordarlo.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 1st, 2020 Riccardo Fucile
IL SITO IN TILT SUL BONUS DA 600 EURO: “SIAMO COME IL PRONTO SOCCORSO, NON POSSONO ENTRARE IN MILLE IN UN SECONDO. NON C’E’ FRETTA, I SOLDI ARRIVERANNO ENTRO IL 15 APRILE”
Presidente Pasquale Tridico, sul sito dell’Inps sono partite le domande per il bonus da 600 euro. Il portale è in tilt, siamo all’insurrezione. Cosa sta succedendo?
Abbiamo ricevuto 300mila domande tra l’una di notte e le otto e mezza. Di fronte a un afflusso di questa portata, una disfunzione la devi mettere in conto. Le code così si creano inevitabilmente.
Siamo all’assalto. Non si poteva fare diversamente per garantire un accesso ordinato?
Questo è successo perchè si sta creando un’agitazione inutile. Lo voglio dire con chiarezza: non c’è bisogno che tutti facciano domanda oggi. La si può fare domani, dopodomani, la settimana prossima. Non c’è fretta.
Molti cittadini segnalano problemi di privacy. Scrive uno di loro: “Navigando per cercare la domanda da inviare mi vedo loggata con un altro nome e cognome”. Ci sono problemi di sicurezza?
Stiamo monitorando i server minuto per minuto. Molto spesso sono presi d’assalto da balordi e questo nel migliore dei casi. Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi, e anche stamattina, violenti attacchi hacker. Ovviamente negli scorsi giorni abbiamo informato le autorità di sicurezza nazionale, la polizia e i ministri vigilanti.
La macchina dell’Inps è in affanno?
L’Inps è come il pronto soccorso. Non possono entrare in mille in un secondo perchè si intasa. Abbiamo risposto positivamente all’appello del governo di utilizzare il pronto soccorso quando è necessario. Non è la stessa cosa, ovviamente, ma il senso è quello. Chiediamo un po’ di responsabilità . Siamo al lavoro su più fronti.
Qual è la mole di lavoro?
Stiamo erogando 10 miliardi per 11 milioni di persone. Abbiamo semplificato il rilascio del Pin: per questi bonus si può utilizzare il cosiddetto mezzo Pin rilasciato sul sito senza attendere la seconda parte a casa. Abbiamo previsto un modulo di domanda super semplice per i bonus: non si allega nulla, si autodichiarano dati essenziali. Abbiamo semplificato le procedure della cassa integrazione. Abbiamo eliminato un processo di validazione presso le banche e le Poste del cosiddetto modello 163 per l’accredito sull’Iban.
Facciamo un passo indietro per inquadrare l’agitazione. Fino a ieri sera le istruzioni dicevano che i soldi sarebbero stati dati tenendo conto dell’ordine cronologico delle domande. Poi lei ha chiarito che non sarà così, ma è rimasta la paura di essere esclusi per esaurimento di risorse. Il rischio c’è?
C’è un limite di spesa per tutte le prestazioni sociali. Era successo la stessa cosa con il reddito di cittadinanza. Anzi, in quel caso si diceva che le domande si sarebbero riproporzionate se fosse stato raggiunto il limite delle domande. Noi, come amministrazione, ci adeguiamo a questo limite di spesa. Ma ci sarà un rifinanziamento da parte del governo.
Quando? Perchè qualcuno teme che arriverà tardi con la domanda e chissà quando prenderà poi il bonus di marzo.
I tre miliardi per il bonus di marzo bastano per i cinque milioni di beneficiari che noi abbiamo fotografato al 23 febbraio. I soldi ci sono. E il governo ha detto che ad aprile ci saranno altre risorse per il bonus, quello di aprile stesso.
Se si presentano in più di 5 milioni tra autonomi, partite Iva e tutti gli altri beneficiari cosa succede?
La legge è chiara. Prendiamo le partite Iva. La legge dice che devi averla al 23 febbraio. Se l’hai fatta dopo, non ti do il sussidio. Per questo dico che i soldi bastano per la platea che abbiamo fotografato. Non prendiamo ovviamente in considerazione gli irregolari.
Poi c’è la grande questione di quando i soldi del bonus arrivano sui conto correnti dei beneficiari. Appunto, quando?
Entro due settimane a partire da oggi. Tra il 10 e il 15 aprile.
Parlava di 300mila domande arrivate in poche ore. Da chi arrivano?
Le domande sono inviate al 95% dai cittadini, il 5% dai patronati. Il 59% delle domande sono quelle degli artigiani, il 29% professionisti, il 5% agricoli, il 5% stagionali, il 2% sono quelle dei lavoratori dello spettacolo.
L’Inps sta gestendo anche l’erogazione dei voucher per i baby sitter e i congedi parentali. Quante domande avete ricevuto fino ad ora?
Per i voucher baby sitter c’è un minor afflusso rispetto alle domande per il bonus e per i congedi, anche perchè la maggior parte delle persone sta a casa.
La macchina dell’Inps ad aprile potrebbe ritrovarsi a gestire anche il reddito di emergenza. Ha avuto un riscontro dal governo su questa misura? A che punto siamo?
Se ne sta occupando la ministra del Lavoro.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 1st, 2020 Riccardo Fucile
IL DOCENTE DI TEOLOGIA: “LA PREGHIERA E’ UNA COSA INERENTE LA PROPRIA INTIMITA'”,,, “SALVINI PESCA NEL TORBIDO, MA NON SI IMBROGLIA DIO CON UNA PREGHIERA”… “FIGLI DI UN CATTOLICESIMO RIDICOLO, SE POI LA GENTE MUORE DI FAME O AFFOGATA NON GLIENE FREGA NIENTE”
“L’Eterno Riposo” recitato da Barbara d’Urso e Salvini in diretta tv domenica 29 marzo ha suscitato
polemiche e imbarazzo tra fedeli e non credenti.
Per Don Ciro Miele, prete di Casalvecchio di Puglia, giornalista, discepolo di Ton Tonino Bello e docente di Teologia dogmatica, quel tipo di ostentazione equivale alla pornografia. “Quei due non stanno bene”, ha scritto il parroco sui social in un commento diventato virale.
E a TPI ha ribadito: “Non stanno bene: se i nostri fedeli pensano che pregare sia solo dire una preghiera, si sbagliano. Gesù suggerisce che bisogna entrare in camera e chiudere la porta. La preghiera è una cosa inerente la propria intimità , non sono parole, non è solo una formula, è un momento di sintonia con l’assoluto, un linguaggio fatto di silenzi”.
A questo proposito, il prete non ha potuto non ricordare la benedizione Urbi et Orbi pronunciata da Papa Francesco a San Pietro venerdì 27 marzo, di tutt’altra natura. “La benedizione del Papa a San Pietro ha rappresentato tutto un altro momento, di grande intimità , dove ha prevalso il silenzio: quelle immagini parlano da sole. Quella è la preghiera con la P maiuscola, dove non c’è spettacolarizzazione, anche se qualcuno ha inteso che ci fosse: non era spettacolo, ha prevalso l’intimità , abbiamo sentito di toccare il vertice dell’intimità con Dio. In più le parole di Francesco sono state belle come non mai”, osserva il parroco.
Per Don Ciro Miele, che durante la quarantena ha cercato di ridurre al minimo le messe celebrate “in streaming”, perchè crede nell’importanza di condividere la liturgia con persone in carne ed ossa, il modo di fare di Salvini e D’Urso è stato a dir poco inopportuno, “una vergogna”.
“Ostentare una preghiera in quel modo è desolante, è quasi pornografia, peggio che far vedere a un ragazzo un film porno”, afferma.
Ma per lui non c’è nulla di cui stupirsi: “Conosciamo questo soggetto, li conosciamo, sappiamo dove vogliono andare a parare”, dice. “Hanno fatto presa su un cattolicesimo integralista che definisce il Papa un eretico. Salvini pesca nel torbido di questo cattolicesimo che nulla a che fare con il Vangelo, il cattolicesimo dei simboli religiosi, del vangelo ostentato senza che sia stato letto, della Madonna di Medugorje”.
“Non si può imbrogliare Dio con una preghiera, se non si dimostra di essere figli suoi dandosi da fare per le persone”, sottolinea ancora Don Ciro.
E fa notare che nelle chiese di oggi ci sono preti e fedeli che approvano questi gesti, “figli di un cristianesimo ridicolo, che non è maturo, e crede che la morale sia solo quella sessuale, poi se la gente muore di fame o nel Mediterraneo non gliene frega niente”, dice ricordando i “Family Day” promossi dal leader della Lega e i decreti in materia d’immigrazione varati da Salvini quando era ministro dell’Interno.
“Da un lato pregano la Madonna, dall’altra vorrebbero vedere morti bambini e adulti nel Mediterraneo, ma questo è un peccato mortale. Ed è questa è la cosa che li smaschera”, osserva.
“Quanto accaduto ci può meravigliare fino a un certo punto, c’era da aspettarselo. E possiamo aspettarci anche cose peggiori di una preghiera in diretta tv, alzeranno il tiro sempre più a seconda della temperatura che registrano. Ma non dobbiamo lasciare la fede in mano a Salvini e a chi è d’accordo con lui, e crede che abbia fatto una cosa bella”, conclude Don Miele.
(da TPI)
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Aprile 1st, 2020 Riccardo Fucile
L’ULTIMO SCONCIO DELLA PREGHIERA CON SALVINI ALL’ORIGINE DELLA SOLLEVAZIONE POPOLARE
Vox populi, vox dei. Ma non in questo caso. Su internet è comparsa, poco meno di 48 ore fa, una petizione online per chiedere la cancellazione di tutte le trasmissione condotte da Barbara D’Urso.
In un lasso di tempo molto ristretto, molte persone hanno deciso di firmare raggiungendo già le 200mila adesioni.
Si critica, in particolar modo, l’ultima trovata della conduttrice campana: quell’Eterno Riposo recitato in compagnia di Matteo Salvini in diretta domenica sera. Ma la richiesta della rete difficilmente andrà in porto.
(da agenzie)
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