Aprile 24th, 2020 Riccardo Fucile
VALLO A DIRE AI FAMILIARI DEI 25.000 MORTI, VEDRAI CHE TI ACCOLGONO COME MERITI
La ruota del lockdown gira vorticosa. Negli ultimi giorni siamo nella fase ‘riaprire tutto’.
Quella che Matteo Salvini aveva sposato il 27 febbraio, salvo poi ricredersi un paio di settimane dopo chiedendo di chiudere le attività in maniera ancora più severa di quanto fatto dal governo.
Da qualche giorno, però, il leader della Lega è tornato a chiedere con forza la riapertura delle attività e il ritorno dei cittadini nelle strade.
Nella giornata di ieri, durante una sua diretta su Instagram, l’ex ministro dell’Interno ha detto di essersi stufato di restare chiuso in casa. E che, per Salvini, gli italiani sono chiusi in casa per essere più facilmente controllati.
«Filippo vuole uscire, siamo in due: quando usciamo ci ritroviamo per organizzare qualcosa? Per farci vedere, per contare: altrimenti ci tengono solo davanti allo schermo. Secondo me — ha continuato Salvini — qualcuno fa apposta a voler tenere gli italiani chiusi in casa lontani dalle case e dai negozi, per tenere tutto sotto controllo. Perchè è più facile controllare gli italiani, cuori, teste (per chi ce l’ha) solo usando la distanza».
Ora, vale appena la pena ricordare che la motivazione per cui gli italiani sono chiusi in casa e rispettano le misure di distanziamento è relativa al fatto che, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, ci sono stati quasi 25mila morti e che i casi totali sono quasi 190mila.
Dunque, è irrispettoso per tutte queste persone e per i loro familiari sostenere che le misure di lockdown servano a qualcuno semplicemente per ‘controllare gli italiani’.
Lo stesso Matteo Salvini, negli ultimi giorni, ha sollevato il presunto problema relativo a una relazione secretata dal ministero della Salute sulla possibilità di contare tra i 600mila e gli 800mila morti in Italia nel caso in cui non fossero state prese misure severe di lockdown.
Eppure, quello stesso documento ha permesso a centinaia di migliaia di italiani di avere salva la vita, dal momento che le istituzioni hanno seguito le indicazioni dei team medico-scientifici in merito alle misure di contenimento dell’epidemia.
Vogliamo cambiare anche questa narrazione sul coronavirus e trasformare l’Italia del 2020 in una gigantesca riedizione di 1984?
(da agenzie)
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Aprile 24th, 2020 Riccardo Fucile
L’EFFICIENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA: LASCIATI IN ALBERGO A TEMPO INDETERMINATO SENZA VEDERE UN MEDICO DA 16 GIORNI
Avevano detto, in Lombardia, che si sarebbero requisiti alberghi, residence e tutte le strutture idonee ad
ospitare le persone dimesse dagli ospedali impossibilitate a fare la quarantena a casa ed è finita così: che trovata qualche struttura libera, poi i pazienti restano lì, fino a una data indefinita.
E la data indefinita non è quella in cui si positivizzeranno, ma quella in cui arriverà un tampone.
à‰ il caso di Gina, 75 anni, di Milano, che dopo la dimissione dall’ospedale Fatebenefratelli da 16 giorni si trova da sola in una stanza dell’Hotel Cavalieri senza aver mai visto un medico e senza aver mai fatto il tampone che ne accerti l’eventuale negativizzazione.
La figlia Roberta racconta: “Siamo in una situazione surreale. A marzo a mia mamma viene la febbre alta, più di 39. Dopo una settimana di telefonate vane ai numeri dell’emergenza, con me costretta ad andare ad assisterla a casa perchè non riusciva neppure ad alzarsi, finalmente il 18 marzo la ricoverano”.
Scoprono subito la positività ?
In pratica sì. Le fanno una lastra quando arriva e trovano una polmonite bilaterale. A quel punto le fanno il tampone e il giorno dopo ci dicono che è positiva.
Si ammala solo lei della famiglia?
No. Io e mia sorella ci ritroviamo con la febbre e quindi ci mettiamo in quarantena a casa della mamma per non infettare eventualmente le nostre famiglie e ovviamente il tampone ci viene negato perchè non stiamo abbastanza male
Come stava tua madre psicologicamente?
Ha vissuto l’ospedale nei giorni peggiori, quelli del picco. E’ stata su una sedia con 39 e mezzo di febbre per ore, di notte. C’era l’inferno, all’una di notte le hanno dato una barella che è rimasta la sua casa per 5 giorni. Ha visto gente per terra, negli sgabuzzini, mi diceva ‘Roberta è peggio di quello che si vede in tv’. C’era gente che moriva, sentiva gli infermieri che dicevano ‘questi sono gli effetti personali di chi?’. Pensava di morire. Alla fine le danno una camera, fa le terapie antivirali e i polmoni rispondono bene. Non ha patologie pregresse e ce la fa.
Quanto è rimasta in ospedale?
E’ entrata il 18 marzo, il 4 le fanno il secondo tampone ed è debolmente positivo, le spiegano che in questi casi dopo 5, massimo 7 giorni giorni si dovrebbe negativizzare. Le dicono: rifacciamo il tampone l’11 aprile.
Fin qui mi sembra che vada tutto liscio.
Sì, solo che il 7 la dimettono per liberare il letto e la mandano in un hotel perchè a casa sua ci siamo io e mia sorella che stiamo finendo la quarantena. E siccome noi non abbiamo fatto il tampone e chissà se siamo positive, lei potrebbe infettarci.
Che hotel è?
E’ l’hotel dei Cavalieri, un hotel bello, in centro. Per carità , sulla struttura nulla da dire. Il problema è l’aspetto sanitario che si rivela subito di abbandono, perchè mia madre a 75 anni si ritrova sola in una camera, dopo quello che ha passato sia fisicamente che psicologicamente, e i primi due giorni non la chiama nessuno. Le danno termometro e saturimetro e la lasciano lì. I pasti le vengono lasciati davanti alla porta. Noi non abbiamo ricevuto cartella clinica, nulla.
E quindi cosa fate?
Chiamo l’ospedale e chiedo se c’è del personale medico che va lì in hotel, mi rispondono che quando un paziente esce dall’ospedale non è più loro competenza seguire il suo percorso. I primi due giorni quindi mamma la monitoriamo noi al telefono.
Poi cambia qualcosa?
Dal terzo giorno la chiama una volta al giorno uno specializzando sempre diverso che al telefono le prende temperatura e ossigenazione.
Arriva l’11, il giorno del terzo tampone per sapere se sua mamma si è finalmente negativizzata.
E non succede nulla. Chiamo Ats. Ogni giorno chiamo centrali operative Covid che sono call center della regione che filtrano le chiamate, ma non sono operative. Passano 16 giorni. Mia madre si era ammalata ormai un mese e mezzo fa, sicuramente è negativa, deve tornare a casa. E poi occupa un posto in hotel che qualcuno pagherà . Niente, il tampone non arriva, resta parcheggiata lì, sola, a 75 anni.
Cosa pensa di fare?
Non so più a chi rivolgermi. Al telefono sono arrivati a dirmi: “Ma sua mamma la vuole togliere da lì perchè non vuole più pagare l’albergo?”, come se l’hotel lo pagassi io e non la Regione. Ho chiamato le forze dell’ordine, io non posso portarla via perchè porterei via una persona potenzialmente positiva, ma questo è sequestro di persona. Mia madre non vede anima viva da 16 giorni, il personale dell’hotel le lascia il vassoio del cibo e lei può aprire la porta dopo due minuti. Non vede la famiglia da un mese e mezzo!
Ha chiamato l’hotel per capire qualcosa in più?
Ho chiamato l’hotel Cavalieri, ho chiesto se ci sono state attività sanitarie nell’hotel che ospita dimessi Covid dal 2 aprile. Mi hanno risposto di no e che sono basiti per il fatto che i pazienti restano lì per settimane, senza che loro possano fare la sanificazioni
Che altro ha saputo della situazione?
Incrociando informazioni so che la Lombardia ha più di 10 000 pazienti domiciliati a casa e strutture in attesa di fare un tampone per conoscere l’eventuale negativizzazione. La regione, di tamponi con questa destinazione, ne autorizza 120 al giorno. Quindi mia madre starà 90 giorni in hotel? Chi devo chiamare? La prefettura? Mica posso lasciarla lì.
(da TPI)
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Aprile 24th, 2020 Riccardo Fucile
ORMAI E’ AL SECONDO POSTO, DOPO LA LOMBARDIA, PER CONTAGIATI E IN BALIA DELLO SCARICABARILE DELLA GIUNTA CIRIO
L’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 in Piemonte non sembra avere alcuna voglia di rallentare mentre la Regione e il suo presidente spingono per la riapertura come Fontana in Lombardia.
Giorgio Sestili sul Fatto di oggi spiega che dieci giorni fa si ipotizzava che presto sarebbe diventata la seconda regione con più contagi in Italia e purtroppo le previsioni sono state confermate
Come mostra il grafico di Emanuele Degani, l’Emilia-Romagna è leggermente sopra i 23mila casi, il Piemonte poco al disotto.
Ma a preoccupare di più è l’andamento dei nuovi contagi. Dal grafico si vede bene il rallentamento di Emilia-Romagna e Veneto con le curve che diminuiscono la pendenza, mentre il Piemonte continua a crescere linearmente e non accenna a rallentare.
Negli ultimi 10 giorni i nuovi contagi in Emilia-Romagna sono stati 2682 (+11%), in Veneto 2306 (+14%) e in Piemonte 5049 con un aumento del 22% (dati del 22 aprile).
Dal 17 aprile i casi attualmente positivi diminuiscono in Emilia-Romagna e Veneto, il che significa che la somma giornaliera dei guariti e dei deceduti è maggiore dei nuovi infetti.
In Piemonte invece continuano ad aumentare al ritmo di circa 260 casi al giorno (media degli ultimi 10 giorni).
Infine, il parametro R0 a livello nazionale: secondo le stime del gruppo CoVstat, il Piemonte ha ancora un R pari a 1,16 (i contagi aumentano) mentre Emilia-Romagna e Veneto sono al di sotto di 1 (i contagi diminuiscono).
Luigi La Spina sulla Stampa oggi va all’attacco della giunta Cirio:
La consapevolezza della situazione è stata dimostrata dal presidente Cirio che ha compiuto una mossa politicamente molto abile, esautorando di fatto, anche se non formalmente, il comitato di esperti alla guida dell’emergenza e affidando il futuro della politica sanitaria piemontese a un’altra cosiddetta “task force”, composta anche da alcuni di coloro che avevano espresso forti perplessità sulla strategia impostata nelle scorse settimane.
Un modo per evitare, da una parte, una sconfessione clamorosa dei suoi “tecnici”, che avrebbe inevitabilmente coinvolto chi li aveva nominati, ma che, dall’altra, spegne, nel comune coinvolgimento, anche possibili loro ulteriori critiche all’operato delle autorità regionali.
Di fronte a un’emergenza che non si attenua, a una catena di morti, soprattutto anziani, che continua ad angosciare chi resta senza poter aver avuto il conforto di una ultima carezza, si impone la fine di un vile spettacolo che in questi giorni si è esibito sulla scena pubblica piemontese, quello di un vergognoso “scaricabarile”.
L’unico “sport” che, proibiti gli altri, è stato esercitato incessantemente davanti a cittadini sconcertati e indignati, con un rimpallo di accuse per cui le colpe sono sempre degli altri, di quelli di prima, di quelli accanto, persino, ed è l’infamia peggiore per chi l’ha compiuta, di quelli di sotto.
Solo chi saprà assumersi, scusandosi, la responsabilità di errori certamente commessi in buona fede, avrà la credibilità per godere della fiducia dei cittadini in una battaglia che, purtroppo, si annuncia ancora molto lunga.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 24th, 2020 Riccardo Fucile
ESILARANTE GAFFE DEL “GRANDE COSTITUZIONALISTA”… QUANDO IL COMUNE DI FERRARA CHIEDE I SOLDI AI BERGAMASCHI E’ COLPA DELLO STATO?
Ieri il grande esperto di Costituzione italiana e nel tempo libero anche senatore della Lega Roberto Calderoli
ha gridato allo scandalo sulla sua pagina Facebook perchè ha scoperto che “lo Stato” (piove, governo ladro!) “chiede ai bergamaschi il costo della cremazione delle loro vittime”.
L’indignatissimo status di Calderoli vale la pena di riprodurlo integralmente, ricordando che si riferisce a un servizio del Tg1 firmato da Giuseppe La Vernia in cui si racconta il caso agghiacciante di Cristina, che non sapeva dove fosse la salma del padre portata via da Bergamo fuori regioni nei giorni dell’emergenza. Lo ha scoperto con la fattura che le addebita il costo della cremazione.
Un costo che lo Stato, dice Calderoli, non doveva permettersi di chiedere:
“Le famiglie di Bergamo che non hanno potuto salutare e seppellire i propri cari uccisi dal coronavirus nelle tragiche settimane di massimo picco adesso si stanno vendendo recapitare le fatture per la cremazione, fuori Regione, delle salme dei propri cari . E a battere cassa non sono dei privati insensibili ma è lo Stato italiano. Ma ci rendiamo conto a quale vergogna siamo arrivati? Lo Stato chiede soldi alle famiglie che non hanno mai più visto i loro cari e hanno dovuto accettare che venissero portati altrove perchè le strutture cimiteriali bergamasche erano al collasso? NQuesto non è uno Stato! E da Roma esigiamo che parta una lettera di scuse destinata ad ognuna di queste famiglie. Si vergogni Conte, si vergognino i suoi ministri”
Ma è stato davvero “lo Stato” a chiedere i soldi a Cristina scatenando l’indignazione del senatore Calderoli? Vediamo di accertarcene.
L’importo segnato ed evidenziato da Calderoli è di 563,47 euro. Il comune di Bergamo ha pubblicato una nota sul suo sito in cui spiega le tariffe che i forni crematori hanno praticato per i defunti provenienti dalla città di Bergamo e dalla provincia, assicurando la più completa trasparenza alle famiglie che hanno perso i propri cari.
Migliaia di cittadini della bergamasca sono passati da qui, molti tra loro sono stati trasferiti per essere cremati in molti centri del Nord Italia: capoluoghi come Novara, Padova, Bologna, Reggio Emilia, Firenze, Ferrara, Varese, Modena, ma anche piccoli comuni come Gemona, Copparo, Serravalle Scrivia, Trecate, Cinisello Balsamo.
Ogni forno crematorio ha applicato tariffe diverse, in alcuni casi fortemente scontate e agevolate, tenendo in considerazione la condizione particolare del nostro territorio.
I tre Comuni hanno deciso di pubblicarle, comune per comune, sui propri siti ufficiali, garantendo la maggiore trasparenza possibile alle famiglie delle vittime delle scorse settimane.
Nel PDF allegato si legge, appunto, che le tariffe sono diverse da città a città e in particolare che è la città di Ferrara a chiedere quell’importo:
E chi gestisce i servizi cimiteriali in quel di Ferrara? La società Ferraratua: “Gestiamo i 38 cimiteri del Comune di Ferrara, 6 cimiteri in altri comuni, il Tempio della Cremazione e l’Obitorio Comunale ubicato in Via Fossato di Mortara per una superficie complessiva di 290.000 mq. In particolare ci occupiamo delle seguenti attività : salvaguardia del pregio storico-artistico del Cimitero Monumentale della Certosa di Ferrara, manutenzione ordinaria, concessioni, operazioni cimiteriali, cremazione, voltura, illuminazione elettrica votiva.”
La società è una multiutility nata il 15 Dicembre 2015 dalla fusione tra AMSEFC e FERRARA T.U.A. S.p.A. Le azioni di AMSFEC sono state trasferite a Holding Ferrara, che attualmente detiene “la quasi totalità delle azioni di cui il Comune deteneva la quota di controllo. Acosea Impianti, Amsef, AFM — Farmacie Comunali e Ferrara Tua sono le quattro Società controllate da Holding Ferrara Servizi”.
E ora, attenzione. Chi decide i vertici delle municipalizzate a Ferrara? Non ci crederete perchè è un piccolo colpo di scena. Si tratta del sindaco di Ferrara. E chi è il sindaco di Ferrara? Un certo Alan Fabbri.
E a quale partito appartiene questo Alan Fabbri? Alla Lega per Salvini premier.
E allora siamo arrivati alla fine del giro.
È giusto dire che “lo Stato” chiede i soldi della cremazione ai bergamaschi? Sì, se proprio vogliamo interpretare in senso estensivo chi glieli chiede in realtà , ovvero i comuni. Se a Calderoli non va bene che “lo Stato” chieda quei soldi, perchè non va a dirlo a Fabbri invece che “allo Stato”?
Forse perchè Fabbri è del suo stesso partito?
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 24th, 2020 Riccardo Fucile
A PARTE CHE SOLO DEI COGLIONI RINUNCEREBBERO A 37 MILIARDI DI PRESTITI A TASSO ZERO E SENZA CONDIZIONI, NELLO STATO DI ACCATTONAGGIO IN CUI SIAMO, IL GOVERNO NON HA FATTO ALCUN RICORSO AL MES, VISTO CHE OCCORRE IL VOTO DEL PARLAMENTO… E NON SI CAPISCE PERCHE’ L’ITALIA, CON UN VETO, DOVREBBE IMPEDIRE AD ALTRI PAESI INTERESSATI AD USUFRUIRNE, DI FARNE RICORSO
Certe storie non finiscono. Fanno dei giri immensi e poi ritornano. Come quella del governo Conte che ha firmato il ricorso al MES. Matteo Salvini e Giorgia Meloni (insieme a Casapound) lo avevano annunciato il 10 aprile scorso e non era vero.
Per questo si presero all’epoca la reprimenda sul governo che non lavora “con il favore delle tenebre”. Ieri sera, al termine del Consiglio Europeo, ci hanno riprovato pari pari.
Stavolta però erano coscienti che dire che il governo aveva detto sì al ricorso al MES, come avevano fatto la volta scorsa, poteva scatenare altre polemiche e allora hanno provato a nascondersi dietro i giochi di parole.
Ha cominciato Salvini con il suo pallino rosso, che di solito riserva ai momenti importanti: “Approvato il MES, una drammatica ipoteca sul futuro dell’Italia e dei nostri figli. Le promesse del governo di non usare il MES? Gli impegni, gli attacchi, le promesse di Conte? Erano solo fake news”.
Meloni invece è stata più “politica”, con un’attenta scelta delle parole per non farsi richiamare un’altra volta: “Mentre il Fondo per la ripresa viene declinato al futuro e con contorni ancora tutti da definire, l’unica cosa certa è che tra pochi giorni sarà operativo il Mes con le sue condizionalità tutt’altro che light”.
In compenso ci ha pensato Franco Bechis, il direttore del Tempo già famoso per la fake news di Conte che si fa l’ospedale in casa, che su Twitter ci è andato giù duro “pubblicando le carte”.
E incappando in un “piccolo” errore, perchè ha scambiato il Multiannual financial framework (ovvero il bilancio dell’UE) con il MES.
Torniamo per l’ultima (speriamo) volta a spiegare che l’attivazione del MES è una procedura complessa che passa per diverse fasi, un memorandum of understanding sulle condizioni del prestito e poi un voto del parlamento nazionale per approvarlo.
Se uno Stato approva il ricorso al MES, ce ne dovremmo accorgere perchè sono previsti un dibattito in Parlamento con voto, che va fissato, e se ne deve discutere pubblicamente.
Ogni volta che un sovranista dice che è stato approvato qualcosa quindi in realtà sta facendo un gioco di parola per cercare di fregare l’elettore inconsapevole.
Vediamo oggi come si descrive cosa è successo al Consiglio di ieri. Scrive La Stampa:
“L’esecutivo Ue propone di inserire il Recovery Fund all’interno del prossimo bilancio Ue per mobilitare fino a duemila miliardi di euro. Come? Attraverso l’emissione di obbligazioni per 320 miliardi di euro, più altri strumenti, con un incremento delle risorse proprie per far salire il budget al 2% del Pil (dall’1%) senza però far aumentare drasticamente i contributi dei Paesi. Ursula von der Leyen ha detto che bisognerà trovare un equilibrio tra prestiti e sussidi: la bozza del suo piano prevede un perfetto equilibrio al 50%, ma i nordici sono contrari. Allo studio anche un meccanismo-ponte per anticipare i fondi già a partire da luglio come chiede l’Italia, sempre che si trovi l’intesa entro giugno. Nel frattempo sarà a disposizione il primo pacchetto di aiuti da 500 miliardi: 200 dalla Bei, 200 dal fondo anti-disoccupazione “Sure” e circa 200 dal Mes. Spetterà ai governi decidere se usarli.”
Ecco quindi cosa è accaduto, ovvero quello che era già accaduto all’Eurogruppo.
E registriamo, se vogliamo far notare qualcosa, che Conte aveva paventato il Veto sull’accordo in un’intervista rilasciata in settimana ma poi non lo ha usato.
Adesso il governo italiano dovrà decidere se chiedere o no i soldi del MES. Il presidente del Consiglio ha detto pubblicamente di non avere intenzione di utilizzarlo. Conte, nelle prossime settimane sarà chiamato ad illustrare il piano Ue in Parlamento.
A quel punto è possibile che alle sue comunicazioni seguano delle risoluzioni. E, proprio sulla risoluzione di maggioranza, potrebbero confluire le tensioni tra Pd e Iv (pro-Mes) e M5S. Con lo spettro di una spaccatura del Movimento e della formazione, in Parlamento, di una maggioranza pro-fondo salva Stati costruita da Pd, Iv, FI e un pezzo di 5 Stelle.
E mentre Forza Italia, che risulta essere nella maggioranza di centrodestra insieme a Salvini e Meloni, per bocca del suo presidente Silvio Berlusconi ha detto che vorrebbe utilizzare i soldi del MES e voterà in questo senso in parlamento. Quindi, se la maggioranza è spaccata, l’opposizione non è certo salda.
L’analisi corretta di quanto deciso ieri la fa Ilario Lombardo
Ieri il Consiglio ha dato il via libera al fondo Sure, contro la disoccupazione, al prestito della Banca europea degli investimenti e appunto al Mes. Evita di parlarne, ma il meccanismo salva-Stati è lì sul tavolo, pronto a essere attivato. Ed era scontato che un minuto dopo la fine del Consiglio Matteo Salvini si scatenasse contro il governo. L’Italia però non ha approvato nulla, come invece il leader della Lega sostiene. Potrebbe farlo, se la necessità di far fronte alle spese della sanità travolta dal Covid-19 dovesse trasformare il Mes in una fonte irrinunciabile.
Il Pd è favorevole e spinge il premier ad abbandonare l’ostilità grillina. A quel punto però l’opzione in mano Conte per essere attivata dovrebbe passare da una votazione in Parlamento. E l’esito, oggi, con il M5S frantumato non sarebbe scontato.
Tutto il resto sono balle sovraniste.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 24th, 2020 Riccardo Fucile
NON E’ VERO: L’APP NON E’ IN GRADO DI FARE PREVISIONI
Luigi Di Maio, ai microfoni di Sky Tg24, affronta il tema di Immuni, l’app prevista dal governo come ulteriore
strumento di contenimento dell’epidemia Coronavirus. L’ex vicepremier non si capacita di come «in questo Paese ci facciamo geolocalizzare anche quando dobbiamo ordinare una pizza, ci facciamo geolocalizzare da tutti i social del mondo, ma ora facciamo una app, che è facoltativa e non prevede penali per chi non la usa, e scoppia la polemica sulla privacy».
Quando il ministro degli Esteri si addentra in una spiegazione sul funzionamento di Immuni, prende però una cantonata. «Serve a permettere a un cittadino di avere una segnalazione nel caso in cui stia per entrare a contatto con un positivo», afferma Di Maio.
Ovviamente non è questo lo scopo dell’app. Innanzitutto perchè chi è positivo al Coronavirus, a prescindere dal fatto che abbia inserito su Immuni la sua condizione clinica, ha l’obbligo di stare a casa.
Secondo, l’app serve ad avvisare gli utenti che sono entrati a contatto nei giorni precedenti con una persona che solo a posteriori si è rivelata contagiata. Immuni, a differenza di quanto afferma Di Maio, non è in grado di fare previsioni.
L’app sfrutta la tecnologia bluetooth ed emette un codice identificativo anonimo che viene captato dagli altri smartphone in cui è installata la stessa app quando entrano nel raggio di azione di qualche metro. Qualora uno di quegli utenti scoprisse nei giorni successivi di essere positivo al Coronavirus, l’app segnalerà a tutte le persone entrate in contatto con lui della situazione: è il principio del contact tracing e faciliterà l’azione delle autorità sanitarie.
Secondo Di Maio tra le sue doti Immuni ha anche quella della preveggenza. Non male, no?
(da agenzie)
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Aprile 24th, 2020 Riccardo Fucile
4 MILIONI DI BENEFICIARI, 300.000 DOMANDE DA RIFARE PER ERRORI, 400.000 NON HANNO I REQUISITI
Il bonus 600 euro per le partite IVA — che dovrebbe arrivare a 800 a maggio, quando uscirà il decreto Aprile — arriva o arriverà a meno di quattro milioni di beneficiari su un totale di 4,4 milioni di richieste ricevute.
Sono circa 300mila le domande errate da rifare, mentre altre 400 mila sono sul punto di essere respinte per assenza di requisiti. In tutto ammontano a quasi un milione le richieste fermate dall’Inps per essere sottoposte a controlli più approfonditi, ma dall’Istituto di previdenza fanno sapere che solo una su tre avrà semaforo verde.
Invece finora sono state erogate nel complesso 3,5 milioni di prestazioni.
Il Messaggero spiega oggi quali problemi ci sono nelle richieste
La buona notizia è che chi al momento di compilare la domanda ha sbagliato a trascrivere l’Iban, un errore che a quanto pare avrebbero commesso in più di duecentomila aspiranti percettori, adesso potrà rimediare. Quella cattiva è che i più sbadati dovranno aspettare il mese prossimo per vedersi accreditare i 600 euro in banca. I tecnici dell’Inps hanno appena ultimato la procedura per consentire ai rimandati a maggio di correggere l’istanza.
Il correttore online, che permetterà di variare i dati inseriti in prima battuta, non tornerà utile solo a chi ha fatto confusione con l’Iban: in migliaia per esempio non hanno indicato correttamente la categoria di appartenenza.
A ingrossare le fila dei 400 mila richiedenti sprovvisti dei requisiti per accedere al beneficio hanno contribuito invece numerosi furbetti dello spettacolo che, pur non potendo vantare 30 giorni lavorativi nel 2019 nella gestione ex Enpals, hanno comunque tentato di mettere le mani sul sussidio.
Alle richieste per il bonus giunte all’Inps, circa 4,4 milioni, si sommano quelle degli ordinisti, poco meno di 500mila stanze totali secondo l’Adepp, l’associazione degli enti di previdenza privati.
Il bonus era stato pensato per accogliere 5,3 milioni di persone, tra artigiani, commercianti, professionisti senza cassa, partite Iva, co.co.co, stagionali del turismo, lavoratori agricoli e dello spettacolo. Al lordo delle domande che verranno rigettate per assenza di requisiti, mancano perciò all’appello 700mila potenziali aventi diritto.
Ma la platea dei percettori nei prossimi mesi appare destinata a restringersi ulteriormente. Se da un lato il governo si prepara ad accrescere l’importo del sussidio portandolo a 800 euro, dall’altro si accinge a escludere dal bacino degli aventi diritto chi nel 2018 ha dichiarato redditi superiori a 35 mila euro.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 24th, 2020 Riccardo Fucile
SU TWITTER LE CRITICHE LO MASSACRANO E MORISI BANNA CHI DISSENTE
Ieri sera, subito dopo che Matteo Salvini ha pubblicato lo status in cui giocava con le parole sul MES per dare
a intendere che Giuseppe Conte avesse fatto ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità , in molti hanno cominciato a segnalare sui social network di essere stati bloccati dall’account del Capitano, in particolare su Twitter.
E così l’hashtag #salvinicensuraitaliani si è riempito a partire da ieri sera di segnalazioni, mentre c’è anche chi fa sapere di essere stato bloccato per aver rimbeccato le bufale sul governo che scarcerava i mafiosi con la scusa del Coronavirus.
In ogni caso è vero che i social manager di Salvini si dilettano nell’antica arte di segare i commenti che criticano il Capitano e ricevono troppi likes per i loro gusti.
Si tratta di un’abitudine antica ma che non passa mai di moda, visto che la pagina aveva messo in permanet ban anche chi scriveva “49 milioni” nei commenti.
E molto spesso i suoi se la sono presa con le “torme” di grillini che infestavano i commenti delle loro risorse online.-
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 24th, 2020 Riccardo Fucile
TANTO PER CAMBIARE OGGI SI DICHIARA PENTITO: CI FOSSE MAI UN SOVRANISTA CON LE PALLE… ANCHE IL MINISTERO DELLA DIFESA APRE UN’INDAGINE, IL LEGHISTA E’ UN MAGGIORE DELL’ESERCITO
È (o meglio era) un consigliere della Lega, a Forlì, in Emilia Romagna, ma anche un maggiore dell’Esercito italiano.
Due giorni prima del 25 aprile — quel 75/o anniversario della Liberazione che quest’anno sarà segnato dalla pandemia di Coronavirus — è Francesco Lasaponara ad animare il dibattito sulla Resistenza con un post su Facebook fatto di parole scioccanti sui partigiani. Un post che vale per lui la richiesta di dimissioni da parte del sindaco di Forlì, l’espulsione dalla Lega, l’attenzione della Difesa, per la sua appartenenza alle Forze armate, e le sue pubbliche scuse.
«Se anziani partigiani (più anziani sono e meglio è) e altri esponenti Anpi vogliono radunarsi per celebrare il virus perchè fermarli», scriveva l’ex leghista. «Anzi andrebbero incoraggiati a farlo, magari in qualche città con un sindaco dal cuore partigiANO tipo ad esempio Milano. È giusto che celebrino spalla a spalla con i propri compagni. Ovviamente poi se dovessero ammalarsi dispiacerebbe molto a tutti ma è un rischio che dobbiamo assolutamente correre. Ne va del bene della nostra gente»
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha chiesto per Lasaponara «l’avvio immediato di tutte le azioni necessarie per far piena luce sulla vicenda a tutela dell’immagine della Difesa».
Lasaponara, ufficiale dell’Esercito e consigliere eletto con la maggioranza di centrodestra ha poi rimosso il post
«Uno schifo — la denuncia del Pd di Forlì — davvero un’oscena bassezza, oltre che cinica. Ma la Lega è allora questa? Sono questi gli individui con cui Salvini intenderebbe governare il Paese?”
Il sindaco di centrodestra Gian Luca Zattini ha preso immediatamente le distanze, chiedendo a Lasaponara di dimettersi dal consiglio comunale.
La Lega stessa, poco dopo, ha espulso Lasaponara dal partito. «Le sue parole offendono la memoria collettiva e sono in contrasto con i principi che stanno a fondamento del nostro movimento», dice la Lega di Forlì.
«Credo che una volta nella vita sia capitato a tutti uno scivolone, soprattutto sul terreno vischioso dei social. Bene, questo è stato il mio turno», dice in serata Saponara scusandosi su Facebook.
“Ho commesso un errore di valutazione del quale mi scuso pubblicamente, senza se e senza ma, dice ancora Lasaponara. proprio in nome dell’autocritica che prendo altresì atto della severità delle reazioni locali e nazionali che il mio errore ha suscitato e in virtù di esse, dopo attenta valutazione, ho deciso di rendere le mie dimissioni dalla Lega».
(da agenzie)
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