Settembre 18th, 2020 Riccardo Fucile
LA PAGINA TROLL “MILF CON SALVINI” COLPISCE ANCORA: SALVINI DIVENTA UN RICCO IMPRENDITORE GRECO E MOLTI SUOI FANS NON LO RICONOSCONO E LO INSULTANO
Una delle pagine troll più attive del momento, ha pubblicato una foto di Matteo Salvini quando, a sorpresa, arrivò in motoscafo alla Mostra del Cinema di Venezia.
In particolare, ha scelto uno scatto in cui il capitano indossava una mascherina, visto che è noto come egli sia solitamente alquanto refrattario a indossarla.
Tuttavia, nonostante la mascherina addosso, Salvini è riconoscibilissimo. Eppure, complice anche l’insolito abbigliamento elegante, proprio tra coloro che più di qualsiasi altro dovrebbero conoscerlo bene, c’è chi non lo ha affatto riconosciuto, anzi, lo ha pure insultato.
“L’Unione Europea ci vuole imporre ai pescatori di usare reti a maglie più larghe, perchè secondo loro peschiamo troppi pesci, non so voi ma a me pare follia, io sto con i pescatori di Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Campania, Lazio, Toscana, Umbria, Liguria”
L’uomo nella foto è il ricco imprenditore greco Kostas Nivilas. Ha finanziato la costruzione di una nave che poi ha donato a una ONG tedesca che la utilizzerà come taxi del mare per riempire l’Italia di immigrati; è stato accolto con grandi onori al Festival di Venezia dova ha dichiarato: “L’Italia è un Paese sempre più razzista, ogni italiano ha il dovere di accogliere un immigrato a casa sua”. CHE GLI RISPONDIAMO NOI ITALIANI?
Insomma, un testo che comprende tutto, ma proprio tutto ciò che può far scattare l’indignazione del boomer medio.
Frasi così forti che più di qualcuno si è concentrato su di esse, ignorando che l’uomo della foto altro non è che Matteo Salvini.
(da AnalfabetiFunzionali)
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Settembre 18th, 2020 Riccardo Fucile
MASSIMA RISERVATEZZA SU UN ALTRO CASO SOSPETTO, IN CORSO PERQUISIZIONI
Armando Siri è stato iscritto ancora una volta nel registro degli indagati, lo riporta il Fatto Quotidiano.
Il senatore della Lega, ideatore della Flat Tax, sarebbe al centro di una nuova indagine ancora top secret, il reato contestato sarebbe ancora quello di corruzione.
Era noto che Siri fosse indagato per aver tentato di promuovere provvedimenti per favorire l’ex parlamentare forzista Paolo Arata in cambio della promessa di 30 mila euro. Accuse che il senatore leghista ha sempre respinto.
Ma non è questa l’unica contestazione che i magistrati capitolini muovono a Siri: c’è – prosegue il Fatto – un nuovo episodio per il quale il senatore è stato iscritto.
Il sospetto degli investigatori è che ci sia un altro episodio simile a quello contestato e che coinvolgerebbe un imprenditore diverso (il cui nome è tenuto segreto).
In sostanza i magistrati hanno evidenza, per un fatto diverso, di un’ulteriore promessa di denaro diretta al senatore. Le bocche sono cucite, ma è nell’ambito di questa attività che nei mesi scorsi sono state effettuate (non nei confronti di Siri, ovviamente) alcune perquisizioni.
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2020 Riccardo Fucile
“TRE MILIONI A SOCIETA’ RICONDUCIBILI AI COMMERCIALISTI ARRESTATI”
Ilfattoquotidiano.it ha consultato le informative della Finanza sui professionisti del Carroccio ai domiciliari. Contengono anche una serie di segnalazioni dello Uif su un conto corrente del partito che vede decuplicare le operazioni in poco tempo: da 223 a 3082 e in meno di due anni muove 14 milioni, pagando fatture “a cifra tonda” e operando spesso “bonifici in favore di beneficiari a loro volta collegati al partito”. Spuntano pure delle strane causali “giroconto Genova” mentre agli investigatori arrivano nuove segnalazioni bancarie
Decine di conti correnti, poche società — quasi sempre le stesse — che incassano fatture “a cifra tonda“, centinaia di bonifici in entrata e in uscita: anche troppi. È una “vorticosa movimentazione” quella registrata dal conto corrente della Lega per Salvini premier. Un numero di operazioni che esplodono letteralmente tra il 2018 e il 2019. E sollevano i sospetti dell’Antiriciclaggio.
Il motivo? Tra le altre cose i milioni che escono dai conti del Carroccio finiscono spesso a società riconducibili a uomini più o meno vicini al partito. Tra le migliaia di pagine dell’inchiesta che ha portato all’arresto dei tre commercialisti del partito di Matteo Salvini ci sono anche diverse segnalazioni dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia: ilfattoquotidiano.it ha potuto consultarle.
Per la procura di Milano Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri sono le persone al centro dell’affare del capannone venduto a prezzo “gonfiato” alla Lombardia film commission. Ed è indagando su questa vicenda che gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza hanno prodotto decine di informative che ricostruiscono i flussi finanziari dei professionisti, revisori legali del partito alla Camera e al Senato e molto vicini allo stesso Salvini.
Documenti investigativi che sono destinati a moltiplicarsi: dopo la notizia dell’arresto dei tre, infatti, dal mondo bancario sono arrivate almeno altre 50 segnalazioni di operazioni sospette tutte riconducibili all’indagine dell’aggiunto Eugenio Fusco e del sostituto Stefano Civardi. Mentre l’inchiesta su Di Rubba, Manzoni e Scillieri va avanti, i finanzieri stanno analizzando punto per punto questi nuovi input di indagine. Ma andiamo con ordine.
I “giroconto Genova”
Già in un’informativa del 26 febbraio scorso, gli uomini delle Fiamme gialle riportano un alert dell’Antiriciclaggio su uno dei tanti conti correnti nel mirino. Non un conto qualsiasi, ma quello aperto il 4 dicembre 2017 e intestato alla Lega per Salvini premier. Per inquadrare il periodo basti ricordare che il 14 settembre di quello stesso anno il Tribunale di Genova, dopo la sentenza di condanna di Umberto Bossi e dell’ex tesoriere Francesco Belsito per la truffa dei rimborsi elettorali, aveva ordinato il sequestro degli ormai famosi 49 milioni di euro.
Qualche mese dopo era stata aperta un’inchiesta per riciclaggio, tutt’ora in corso e che incrocia quella della procura di Milano. Le due indagini sono separate ma agli atti dell’inchiesta della procura guidata da Francesco Greco spuntano anche degli strani bonifici da 100mila euro con causale “giroconto Genova“: escono periodicamente dai conti dellla Lega dal gennaio del 2017 fino al settembre del 2019. Bonifici che, come si legge nell’informativa della Finanza, approdano su “un altro conto aperto presso una banca diversa”: per gli investigatori quei bonifici “sembrerebbero non avere alcuna attinenza con la normale attività di gestione di un partito”.
L’alert sul conto della Lega
Ma sono altri gli elementi del conto corrente della Lega che insospettiscono gli 007 di Bankitalia. Quali? Il conto, su cui risulta unico delegato ad operare il tesoriere Giulio Centemero, aumenta il volume delle operazioni tra il 2018 e l’8 settembre 2019. L’Antiriciclaggio conteggia nel 2018 223 movimentazioni in avere per 2.444.133,34 euro e 234 movimentazioni in dare per 1.163.353,41 euro. Numeri che si moltiplicano l’anno dopo: le movimentazioni aumentano anche di dieci volte (ne vengono annotate 3082 in avere e 916 in dare) mentre i bonifici in entrata e in uscita raddoppiano e triplicano: arrivano 5.882.317,41 euro, ne escono 5.113.346,44 euro. In totale su quel conto corrente ci sono in meno di due anni 4445 operazioni che muovono oltre 14 milioni e mezzo di euro.
“Vorticosa movimentazione del conto”
Attenzione però: questa, infatti, non è solo una storia di numeri. È anche — o forse soprattutto — una storia di nomi. L’operatività sul conto del Carroccio viene considerata anomala perchè i soldi in entrata arrivano da “persone fisiche o giuridiche ideologicamente legate al partito a titolo di sostegno per importi non adeguati al profilo economiche delle stesse”. Mentre in uscita emergono “pagamenti spesso a vista, di fatture a cifra tonda a società fornitrici della Lega sulle quali anche si rilevano notizie di stampa negative”.
I motivi per cui il conto della Lega viene segnalato all’Uif sono diversi: si sospetta, tra le altre cose, una “vorticosa movimentazione del conto caratterizzata da flussi d’importo molto rilevante in un ristretto periodo di tempo, ripetuti afflussi di bonifici riferiti a fatture e/o versamenti di assegni, specie se a cifra tonda ovvero se riconducibili a un’unica o a un numero limitato di imprese, controparti flussi in entrata contestualmente seguiti da trasferimenti di fondi privi di apparente giustificazione commerciale, in favore di altra Società che non sembrano collegabili all’attività svolta dal cliente”.
Val Seriana targata Lega
Tra i bonifici in uscita considerati “interessanti” ci sono quelli della Pontida Fin srl, la finanziaria del Carroccio, e di alcune società “formalmente riconducibili ai direttori amministrativi e revisori contabili del gruppo parlamentare del partito politico al Senato e alla Camera” cioè Di Rubba e Manzoni.
I due commercialisti possiedono quote e rivestono cariche societarie nella studio Dea Consulting, poi diventata Partecipazioni srl (in pratica la loro piccola holding), nella Mdr Stp e Nsa, che sta per Non solo auto: è un concessionario che i Di Rubba hanno aperto a Casnigo, il loro piccolo paesino nella Val Seriana. In effetti negli ultimi anni tutta la Bergamasca è diventata la nuova roccaforte della Lega: almeno a livello contabile.
Chi analizza il conto del partito sottolinea, infatti, come alcuni bonifici a soggetti privati meritino attenzione non solo “per consistenza e ricorrenza degli emolumenti corrisposti“, ma anche perchè quei soggetti sono “nel novero dei fornitori abituali del partito i cui referenti” sono risultati vicini a Di Rubba.
La Lega milione per milione
Il giro di soldi è tentacolare ma sempre uguale a se stesso. Dal conto della Lega escono 6.268.615 euro: Pontida fin (amministrata da Di Rubba) ha ricevuto 926.471,25 euro (tra il 30.08.2018 e il 22.07.2019), Radio Padania ha ricevuto 187.454,70; Mdr Stp srl (di Manzoni e Di Rubba) ha ricevuto 216.415 euro ; la Nsa-Non solo auto (cioè la concessionaria amministrata da un cugino di Di Rubba e partecipata per il 70% da Studio Dea) ha ricevuto 197.968,50 euro, la Cpz spa amministrata da Marzio Emiliano Carrara, (altro imprenditore bergamasco in affari con il Carroccio, attivo nel settore delle tipografie, negli ultimi anni ha avuto “un’espansione esponenziale ed una significativa ascesa del fatturato passato”) ha ricevuto 1.121.569,91 euro, di cui 34.200 euro trasferiti alla stessa Dea. C’è poi la Barachetti service, amministrata dall’ex elettricista Francesco Barachetti, indagato con Di Rubba per concorso in peculato e suo vicino di casa a Casnigo: ha ricevuto 555.405 euro, 311.100 dei quali l’ultimo giorno di agosto del 2018. Insomma: nel giro di un anno circa 3,2 milioni di euro escono dai conti della Lega per finire su quelli di società riconducibili ai suoi commercialisti. O a personaggi comunque vicini al partito. Come Carrara o Barachetti, che è stato anche consigliere comunale del Carroccio.
Il giro dei soldi
Si dirà : sono tutte fatture saldate dalla Lega ai suoi fornitori e contributi girati alle varie ramificazioni del partito. Può darsi. A questo punto, però, gli ispettori della Finanza annotano: “La provvista così incamerata di Pontida e Radio Padania risulta utilizzata, in prevalenza, per la disposizione di bonifici in favore di beneficiari a loro volta collegati al partito di riferimento in qualità di fornitori abituali, tra cui le società riconducibili a Barachetti“.
Che vuol dire? Che i soldi usciti dalle casse della Lega riprendono a girare passando sempre dalle stesse persone. Tutte vicine ai revisori contabili dei gruppi alla Camera e al Senato. Dalla Pontida Fin Barachetti — che dall’idraulica è recentemente passato al settore delle sanificazioni (stando alle indagini su consiglio di Manzoni) — ha ricevuto 677.208 euro, la Bmg (sempre riferibile a Barachetti) ha incassato 185.500; la Mc srl (interamente partecipata dalla Pontida e amministrata da Centemero) si è vista accreditare 184.000 euro a titolo di finanziamento socio; la Eco srl (amministrata e partecipata da Pierino Maffeis, anche lui indagato nell’inchiesta milanese) ha ricevuto 32.940 euro. Da Radio Padania sempre la Barachetti ha ottenuto 113.647,18 euro; la Dea 38.400 euro; la Mdr 25.275,82 euro a titolo di pagamento fatture. Sono sempre le stesse società , le stesse sigle, gli stessi nomi, le stesse persone. E sono tutti bonifici ordinati quasi sempre con la stessa causale: “Saldo fattura“.
Un bancario per amico
Tutto legale, per carità : al momento questo è solo uno dei tanti rivoli finanziari sui quali si è poggiata la lente d’ingrandimento degli investigatori.
Un’altra traccia, invece, porta a Seriate, l’ennesima cittadina in provincia di Bergamo di questa storia: è lì, nella filiale cittadina dell’Ubi banca che era stato aperto il conto della Dea Consulting di Manzoni e Di Rubba.
Era diretta da Marco Ghilardi, il funzionario licenziato dall’istituto per non avere segnalato presunte anomalie in una lunga serie di operazioni: ora è diventato testimone nell’indagine condotta da Civardi e Fusco. Nella sua filiale aveva un conto — il numero 5970 — anche l’Associazione Più Voci: è lì che il 2 dicembre 2015 viene accreditato un bonifico da 125mila euro con causale “erogazione liberale” disposto dall’Immobiliare Pentapigna srl (controllata al 100% da Luca Parnasi). In seguito (il 12 febbraio 2016) ne arriverà un altro dello stesso importo. Stesso percorso fa una donazione dell’Esselunga. Per quei bonifici il tesoriere Centemero è finito accusato di finanziamento illecito sia da parte della Roma e che da quella di Milano: in entrambi i casi pende una richiesta di rinvio a giudizio.
Non aprite quel conto. È di Centemero”
Sarà per questo motivo che, quando finisce nei guai, il bancario Ghilardi si rivolge subito a Di Rubba: il numero di telefono del commercialista della Lega è tra i primi che compone dopo la sospensione. In una serie infinita di telefonate il professionista vicino a Salvini prova a tranquillizzarlo, promette che gli pagherà l’avvocato e in effetti il legale a Ghilardi sarà procurato proprio da Manzoni e Di Rubba.
Poi l’ex direttore di banca deciderà di parlare con gli inquirenti. Tra le altre cose dichiarerà che “nello stesso periodo dei giri di soldi tramite Più Voci, Di Rubba mi aveva chiesto di aprire il conto di Radio Padania e delle associazioni regionali della Lega“.
Tentativo che fu bloccato dai vertici dell’istituto. Un’altra richiesta bloccata da Ubi, ma nella filiale di Clusone (ovviamente in provincia di Bergamo) fu quella presentata di Di Rubba: voleva aprire un conto corrente per la neo costituita Manzoni&Di Rubba società tra professionisti.
Solo che l’istituto aveva individuato come titolare effettivo di quel conto Centemero, tesoriere della Lega e socio di minoranza della società dei due commercialisti. “In base alle informazioni sin qui disponibili, non sono noti i documenti considerati nella predetta analisi e, pertanto, non sono note le ragioni che hanno portato la banca ad individuare in Centemero il titolare effettivo della società e/o del rapporto bancario”, annotano i finanzieri in un’informativa del 4 novembre del 2019.
Dopo quello stop i soci hanno preferito non insistere: una settimana dopo sono comunque riusciti ad aprire un conto corrente per la loro società . A dare il via libera la filiale dell’Ubi di Seriate: quella guidata dall’amico Ghilardi.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 18th, 2020 Riccardo Fucile
SI ALLARGA L’INCHIESTA SUI COMMERCIALISTI DELLA LEGA
Dopo la Russia, spunta un legame anche con la galassia sovranista internazionale nell’inchiesta che vede indagati tra gli altri tre commercialisti della Lega per l’affare sfumato sulla sede della Lombardia Film Commission.
Un legame che passa per la Fidirev, la finanziaria che secondo gli inquirenti sarebbe stata usata per far sparire una parte del denaro sulla compravendita del capannone di Cormano.
Secondo il Fatto quotidiano, Roberto Tradati, responsabile della finanziaria, è indagato per riciclaggio, proprio per aver tentato di far sparire parte degli 800 mila euro. Dietro la milanese Fidirev ci sarebbe il finanziere svizzero Tito Tettamanti, fondatore del gruppo Fidinam, che si occupa di consulenza tributaria internazionale e che, secondo La Stampa, è specializzato nella creazione di strutture offshore in paradisi fiscali
Il ruolo di Tito Tettamanti
Il 90ene Tettamanti, con un patrimonio miliardario, è stato accostato spesso alla rete sovranista ticinese: è in ottimi rapporti con Steve Bannon, ex stratega della campagna americana del presidente Donald Trump.
Secondo la Finanza, infatti, tra il 2017 e il 2018 la Fidirev è «risultata indirettamente partecipata dalla Fidinam (Svizzera) attraverso l’interposizione di svariate persone fisiche e giuridiche tra cui Fidirevisa Italia Spa, Fidinam Services et Participations SA (Lussemburgo) e Fidinam SA (Svizzera)». La Fidirev è la fiducia attraverso la quale sarebbero andati a Scillieri, in Svizzera, ben 390mila degli 800mila euro versati dalla Lombardia Film Commission per la sede di Cormano.
Adesso, dunque, si attendono gli interrogatori alle figure chiave dell’inchiesta. A partire da Luca Sostegni, prestanome usato dai commercialisti nell’ambito della compravendita. «So, per quanto mi ha riferito Scillieri, che qualche mese prima della ricezione degli 800mila euro, i soldi dovevano essere divisi così: 300mila dovevano tornare indietro, diceva “scherzosamente”, come contributo per la campagna elettorale della Lega» ha detto Sostegni ai pm a luglio. Ma al momento non ci sono riscontri nelle indagini
Il ruolo di Michele Scillieri
Potrebbe essere il commercialista Michele Scillieri, che finora è rimasto in silenzio davanti al Gip, a chiarire alcuni aspetti di questa vicenda. Non si è presentato all’interrogatorio di garanzia ma si è fatto interrogare dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi.
Lui, insieme ai colleghi, è accusato di peculato e turbata libertà nella scelta del contraente. Ora è ai domiciliari. Matteo Salvini ha lasciato intendere di non conoscerlo. Peccato che nel suo studio sia stato registrato e domiciliato il movimento “Lega per Salvini premier”. Tra il 2016 e il 2018 avrebbe ricevuto compensi per ben 84mila euro dal partito politico. E nel 2017 ben 17mila euro da Pontida Fin.
L’inchiesta
Prosegue, dunque, l’inchiesta della Procura di Milano e della Guardia di Finanza sulla compravendita della sede della Lombardia Film Commission a Cormano, nel Milanese. La Fondazione Lombardia Film Commission ha acquistato un capannone per ben 800mila euro, prezzo ritenuto eccessivo visto che quell’immobile era stato pagato la metà . Il 10 settembre l’arresto dei tre commercialisti vicini alla Lega: Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri. A insospettire un flusso di denaro finito sui conti di diverse società con conti bancari in Svizzera. E spunta anche una fiduciaria con sede a Panama. Nelle carte è finito il giro d’affari della Lega (e dunque del conto corrente aperto a dicembre 2017) da quando si è trasformata in “Lega per Salvini Premier” alla quale partecipano i tre commercialisti ritenuti vicino al Carroccio e ora ai domiciliari. Un conto che decolla fin da subito. Dalle movimentazioni per circa 2,5 milioni in entrata e 1,1 milioni in uscita del 2018 a quelle di 5,8 milioni in entrata e 5,1 in uscita del 2019.
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2020 Riccardo Fucile
L’INDAGINE E’ PARTITA DOPO ALCUNE SEGNALAZIONI
Secondo quanto riporta Il Tirreno, la procurs di Piombino sta per chiudere un’indagine sull’ex dirigente del commissariato, Walter Delfino, candidato con Giorgia Meloni per le Regionali in Toscana.
L’ipotesi di reato è quella di truffa ai danni dello Stato.
Nello specifico, Delfino è accusato di assenteismo: nei giorni in cui si era segnato come a lavoro,si trovava in realtà sulla sua barca a vela.
L’indagine è partita tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2020, probabilmente sulla base di segnalazioni. Delfino comunque non è ancora stato sentito dai magistrati e ha commentato dicendo di “non sapere nulla dell’indagine”.
(da Globalist)
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Settembre 18th, 2020 Riccardo Fucile
TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO, TANTO CI SONO I PIRLA CHE CI CREDONO
Attenzione: non vogliono farci votare. Anzi no, riaprono le scuole solo per farci votare.
La politica, si sa, è volubile e cambia posizioni in base al vento che soffia.
E Daniela Santanchè è l’emblema di questa che non è una teoria, ma una pratica molto diffusa
Ricordate quando, all’indomani della decisione del Ministro Speranza di bloccare le attività del ballo nelle sale, disse che il governo se la prendeva con i giovani come scusa per decidere un altro lockdown e impedire il ritorno alle urne?
Bene, oggi dice il contrario: le scuole sono state riaperte, ma solo perchè si deve votare.
Partiamo dalla sua intervista a Il Tempo del 18 agosto scorso. Queste le parole di Daniela Santanchè: «Ma bisogna stare attenti a quel che verrà : oggi non ti fanno ballare, domani cantare e poi non ti faranno votare. Di questo passo limiteranno tutte le libertà personali sancite dalla Costituzione».
In realtà domenica 20 e lunedì 21 settembre si voterà sia per il referendum sia per le Regionali e le amministrative. Insomma, quei timori dell’opposizione (che hanno il mero sapore della propaganda elettorale) sono stati smentiti dai fatti.
Oggi, però, la posizione della senatrice di Fratelli d’Italia è diametralmente cambiata. Adesso, infatti, c’è da attaccare il governo sulla riapertura delle scuole. E, quindi, Daniela Santanchè dice: «E per forza (ha detto rivolgendosi a Beatrice Lorenzin durante il dibattito andato in onda giovedì 17 a Omnibus, su La7, ndr), perchè votiamo sennò col piffero che le avreste fatte partire». Il confronto sul tema parte intorno al minuto 2’50” di questo video.
E poi una grassa risata. Probabilmente contro se stessa dato che aveva detto che il governo stava trovando tutte le scuse per non far andare gli italiani alle urne.
Ora, invece, proprio quel timore viene smentito e grazie al voto (che si farà ) si è tornati a scuola. Chissà cosa ci regaleranno le prossime puntate.
(da Giornalettismo)
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Settembre 18th, 2020 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE DEL “FATTO” SI SCHIERA
Posizione chiara e netta del direttore del Fatto Quotidiano alla vigilia del voto per le regionali del 20 e 21 settembre.
Nel suo editoriale, oggi si registra l’appello Marco Travaglio al voto utile per evitare il clamoroso successo della destra, soprattutto in Toscana e in Puglia. Per il giornalista, infatti, l’ago della bilancia è rappresentato dall’elettorato del Movimento 5 Stelle che, laddove possibile, dovrà utilizzare l’arma del voto disgiunto
In Toscana e in Puglia è possibile dare un voto a un candidato del proprio partito di riferimento e votare allo stesso tempo anche per il presidente indicato come leader di un’altra coalizione. Per questo motivo, l’appello Marco Travaglio è piuttosto chiaro: «Votare la lista del M5S per dargli forza nei consigli regionali, e votare il candidato scelto dal Pd, in Toscana Giani e in Puglia Emiliano».
L’appello è stato preceduto da una lunga disamina sulla scelta dell’establishment M5S di non sfruttare l’assist fornito dalla piattaforma Rousseau, che con un voto telematico aveva aperto la strada a possibili nuovi scenari di alleanze, anche con partiti politici e non soltanto con liste civiche per quanto riguarda le elezioni di carattere locale.
Gli elettori M5S, secondo Travaglio, si sono dimostrati molto più maturi rispetto ai loro rappresentanti politici e istituzionali, aprendo la strada a una soluzione che poi, soprattutto nelle Marche, in Puglia e in Toscana, non è stata messa in pratica.
Per questo, Travaglio invita a non votare il candidato presidente del M5S — ma soltanto la lista di supporto — e a scegliere, invece, il candidato del Partito Democratico. L’alternativa, secondo il direttore, è la vittoria di Matteo Salvini e del centrodestra unito in due regioni simbolo: la Toscana è sempre stato territorio del centrosinistra e una vittoria della Lega sarebbe un durissimo colpo da digerire; la Puglia, invece, è diventato nell’ultimo ventennio un laboratorio di protesta contro il centrodestra (prima di Nichi Vendola, la regione era molto sbilanciata verso i conservatori), ma rischia di tornare sotto l’egida di Fratelli d’Italia che ha lanciato la candidatura di Raffaele Fitto. Dunque, secondo Travaglio, l’unica soluzione per gli elettori M5S è fare quello che viene indicato nel titolo del suo editoriale, ovvero «turarsi il naso».
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2020 Riccardo Fucile
“QUELLO CHE E’ SUCCESSO NON SARA’ MAI GIUSTO”
Latina e Colleferro non sono così distanti. Anche per questo, Tiziano Ferro su Willy ha le idee molto chiare. La vicenda dell’assassinio brutale del 21enne davanti a un locale della cittadina in provincia di Frosinone ha colpito molto il cantante, in uscita con un nuovo album di cover.
In un’intervista al Corriere della Sera, Tiziano Ferro si è detto disposto a sostenere anche economicamente la famiglia del ragazzo pestato a morte a Colleferro.
«Questo fatto mi ha scioccato — ha detto Tiziano Ferro -. Mi rendo disponibile a supportare la causa, a sostenere anche economicamente famiglia e legali: questa storia deve trovare un finale giusto, anche se quello che è accaduto non sarà mai giusto».
Un messaggio che arriva da Los Angeles, dove il cantante vive, e che risuona forte lungo i chilometri che lo separano dalla sua regione d’origine, il Lazio dove si è consumato l’omicidio di Willy.
Tiziano Ferro afferma di non avere quel senso di distacco e di superficialità che di solito ha chi si allontana dal proprio luogo di origine e, anzi, ritiene che la vicenda del ragazzo possa far riflettere in maniera molto più ampia sul ruolo che le minoranze hanno in Italia.
Per questo, la nuova sfida è quella di sensibilizzare sull’argomento il nostro Paese: «È necessario — ha detto Tiziano Ferro — creare un movimento Black Lives Matter in Italia, sono disposto a creare delle linee di contatto per questo».
Impegno a 360 gradi e non soltanto musica, dunque. La vicenda di Willy Monteiro Duarte ha superato i confini e ha fatto breccia nell’opinione pubblica, coinvolgendo diverse personalità del mondo della cultura e dello spettacolo. Tiziano Ferro è pronto a scendere in campo direttamente, offrendo il proprio aiuto alla famiglia di Willy.
Una famiglia che ha già raccolto la solidarietà del mondo dello sport — le società di calcio di Roma e Frosinone hanno già lanciato iniziative benefiche in suo sostegno — e che adesso riceve parole di disponibilità e di attenzione da parte di una delle voci più influenti della musica italiana nel mondo.
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2020 Riccardo Fucile
AL GOVERNO C’ERA LUI CON LA LEGA E NON HA DETTO UNA MAZZA
Approvare tutto e poi contestare tutto. È questa la prassi. Oggi Matteo Salvini, venendo a conoscenza del reddito di cittadinanza percepito dalla famiglia dei fratelli Bianchi e degli altri accusati del pestaggio e dell’omicidio del giovane Willy Monteiro Duarte a Colleferro, ha contestato le regole che hanno portato alla concessione del sussidio, chiedendo le dimissioni del presidente dell’Inps Tridico.
Dimentica, forse, che quella legge (con quel regolamento) sia stato approvato da un governo di cui lui non solo faceva parte come Ministro dell’Interno, ma era anche vicepremier. Insomma, la posizione di Salvini contro reddito di cittadinanza è molto ambigua, per usare un eufemismo.
Perchè era chiaro fin dall’inizio, bastava leggere il testo della legge.
I controlli sui singoli richiedenti — dopo quelli più facilmente individuabili, come il reddito, l’Isee e l’eventuale posizione lavorativa — viene effettuato solo dopo molto tempo.
E non di certo attraverso le bacheche social, da cui appare evidente come i fratelli Bianchi (parlando di loro solo per contingenza di cronaca) tenessero un tenore di vita che poco si confaceva alle loro dichiarazioni di nullatenenti.
Insomma, chi ha approvato quella legge dovrebbe saperne e conoscerne il funzionamento. E non basta dire che la Lega ha approvato quel sussidio come merce di scambio per ottenere il sì ai decreti sicurezza, altrimenti si fa la fine di Ajeje Brazorf nel film di Aldo, Giovanni e Giacomo ‘Tre uomini e una gamba’.
«Ma io neanche ci volevo salire, mi hanno tirato su». Questo è un film, quindi finzione. La politica è (o dovrebbe essere) altro.
(da agenzie)
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