Dicembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
BOOM DI ACCESSI SUL SOCIAL NETWORK PER L’APERTURA DELLA STAGIONE DEL TEATRO
Oltre 30mila accessi, quasi 20mila commenti per lo streaming della Cavalleria Rusticana all stars, ancora a disposizione sulla pagina Facebook del Teatro San Carlo di Napoli fino al 7 dicembre.
Poi sarà on demand sul sito per altri sette giorni, prima di accedere alla piattaforma Deutsche Grammophon.
Numeri importanti, raddoppiabili per le statistiche che danno per scontato che ogni accesso abbia comportato una coppia di spettatori. Il contributo simbolico richiesto per l’accesso (1,09euro) non autorizza euforie sul futuro esito economico dello streaming operistico come affiancamento finanziario per le casse dei teatri, sempre più in angoscia per le prospettive della stagione 2021, a cominciare dalle incertezze sulla riapertura delle attività col pubblico. Ma il dato rimane.
Ancora più se lo si accosta a quello del Donizetti Opera Festival (oltre 2000 abbonati alla WebTv: il costo corrispondeva all’incirca a un biglietto in teatro) e ai 70mila che qualche giorno fa hanno visto su Rai5 la differita di Otello dal Teatro del Maggio di Firenze
La trasmissione video del San Carlo, non in diretta (l’esecuzione, in forma di concerto, era stata registrata il giorno prima), e con qualche problema di connessione alla prima emissione che pare del tutto risolto, aveva dalla sua una qualità artistica speciale.
Merito maggiore per la lettura del direttore musicale Juraj Valcuha che dirige solo la musica di Cavalleria rusticana; non riassume o emenda la cattiva tradizione esecutiva di cui è vittima.
Tempi snelli anche nelle oleografiche e popolaresche scene collettive, sonorità nette ma non grossolane, eleganti sottolineature delle nervature ritmiche non dozzinali che la intessono ma nessuna avarizia nell’abbandonarsi all’invenzione melodica incessante e tuttora seducente.
Questo Mascagni riletto con la sensibilità degna degli autori e delle taglienti sonorità teatrali slave di cui il maestro è prezioso interprete, è riuscita a non far sentire volgare, ma solo elettrizzante, perfino la “stretta” del duetto Alfio/Santuzza.
Di certo, il formidabile quintetto di voci (inclusa l’impressionante fenomeno-Elena Zilio, classe 1941, pochi giorni fa Berta nel Barbiere di Siviglia in streaming da Pesaro) s’è allineata all’impostazione direttoriale.
Favorendo questa lettura in cui le parole non contano in base al volume della voce ma al modo di scolpirle, e di cui s’è dimostrato un campione Jonas Kaufmann. Già con quella giacca e panciotto lustrinati era difficile immaginarlo in coppola, ma poi era la linea di canto a ribadire l’intelligenza di un interprete che anche quando canta preferisce prendersi dei rischi pur di rimanere nel personaggio. Che, difatti, è parso straordinario.
Statuaria e bellissima, già a vederla, Elina Garanca era la Santuzza ideale per questa rivisitazione quasi neoclassica del dramma siciliano, cui ha prestato un’esecuzione vocale fiera, appassionata ma lividamente orgogliosa.
Claudio Sgura e Maria Agresta si sono inseriti benissimo in questa dimensione tagliente e senza aloni veristici, dove già s’era ben collocata la prestazione del coro nonostante la grande distanza, in fondo al palco, rendesse laboriosi alcuni “assieme” con i solisti in primo piano.
Anche sul piccolo schermo ha colpito la qualità audio e video complessiva. Riprese in 4k, molte telecamere impegnate e variamente disposte (team regia di Maria Antonietta Pierozzi e Arianna Ramaglia), a alternare piani di profondità e taglio diversi.
Tant’è che la disposizione tradizionale da concerto, già individualmente “mossa” da gesti delle mani e del corpo soprattutto dai protagonisti, non è stata un ostacolo a un racconto (tele)visivo scorrevole e non ripetitivo.
Ovviamente, protagonisti aggiunti le curve, le ombre, i segreti dei palchi (alcuni provvisoriamente abitati da costumi storici ma anche usati come set per brevi inserzioni di scene-riassunti dell’opera senza parole affidati agli stessi protagonisti) e la maestà unica del San Carlo che dilaga fin dalla prima inquadratura.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
CONTE: “IL GOVERNO NON CADRA’ SUL MES”… RENZI: “SE ANDREMO SOTTO IN AULA CONTE DOVRA’ DIMETTERSI”
Diventa sempre più scivolosa la strada del governo, che si trova a fare i conti coll’imminente voto
sulla riforma del Mes, il fondo Salva Stati europeo, e con la spaccatura interna al Movimento Cinque Stelle.
In un’intervista a Repubblica il presidente del Consiglio Giuseppe Conte assicura: “Non cadrò sul Mes”, ma il leader di Italia Viva Matteo Renzi, parlando a La Stampa dichiara: “Se andremo sotto in Aula sul Mes il premier dovrà dimettersi”.
Conte: “Il governo non cadrà sul Mes, rimpasto no, confronto sì”
Il premier Conte dichiara: “Siamo in guerra con il virus ma ora inizia la ricostruzione nel segno dell’Europa e sarà il mio governo a guidarla perchè non cadrò sul Mes”.
A Repubblica Conte dice anche di non temere il voto del 9 dicembre “perchè il voto non sarà sull’attivazione del Mes ma su alcune sue modifiche che, grazie anche al contributo dell’Italia, sono servite a migliorare un meccanismo già esistente dal 2012”.
Il presidente del Consiglio afferma anche che “con questo governo l’Italia sta dimostrando di poter essere protagonista in Europa e questa consapevolezza non può non favorire la coesione tra le forze politiche di maggioranza e al loro interno”.
Sui malumori e le divisioni nel M5S, Conte osserva: “Seguo con molta attenzione le vicende interne del M5S che dopo gli Stati Generali sta completando il processo di rinnovo degli organi interni. Immagino che alcune fibrillazioni possano dipendere dal dibattito interno che sta accompagnando questa fase. È un momento in cui possono essere maggiori le difficoltà di operare sintesi politiche. Ma l’indirizzo del Movimento è chiaro: offrire un contributo critico al miglioramento dell’Europa”.
Sul punto Conte aggiunge: “Non vedo delle pulsioni anti-Ue nel M5S. E d’altra parte le pulsioni anti-europeiste e le derive nazionaliste non hanno più spazio politico dopo che l’Europa è riuscita a rispondere alla pandemia con l’iniziativa Recovery Fund che, attraverso il meccanismo del debito comune, permetterà all’Italia di beneficiare di 209 miliardi”.
Infine, mettendo a fuoco la posizione di Forza Italia sul Mes — avversario o potenziale alleato — il premier dice anche di non costruire “le fortune del governo sui comportamenti di una forza di opposizione”, per poi aggiungere: “Certamente continuerò a mantenere aperto un tavolo di confronto con le forze politiche, che, anche dall’opposizione, vorranno dare un contributo in ragione della fase drammatica che stiamo vivendo”.
Sulla questione del rimpasto, il presidente del Consiglio si esprime così: “Il termine ‘rimpasto’ è una formula che andrebbe esiliata dal lessico della nuova politica. Cosa significa? Rimescolamento delle posizioni di governo?” si chiede Conte, per poi rispondere: “I cittadini non capirebbero. Se invece, nell’ambito di un serio e costruttivo confronto politico, una forza dovesse ravvisare l’opportunità di migliorare la sua squadra, questo sarebbe un altro discorso. Ma deve nascere dalle forze politiche, in maniera trasparente. Sono alla guida di una squadra che sta lavorando molto bene, benchè sottoposta a uno stress incredibile da emergenza sanitaria, sociale ed economica”.
E “il confronto che è in atto, su riforme e priorità del programma, potrà tornare utile a rilanciare l’azione di governo e impostare la ricostruzione con più determinazione. Sui tavoli di lavoro non vi sono litigi ma discussioni sulle migliori soluzioni. Non possiamo lasciarci distrarre da questo chiacchiericcio di fondo”
Renzi: “Se andremo sotto in Aula premier dovrà dimettersi”
Del voto sul Mes parla anche, dalle pagine de La Stampa, il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che dice che se nel voto sul Salva Stati “dovessero prevalere i no, la responsabilità della crisi sarebbe tutta sulle spalle dei Cinque Stelle. La partita riguarda loro, certamente non il Pd e neppure Italia Viva”.
“Noi abbiamo fatto un governo per dire no agli anti-europeisti e in nome di una svolta europeista. Se prevalesse un orientamento opposto, in altre parole se il governo andasse sotto su una questione come quella, è naturale che il presidente del Consiglio si dovrebbe dimettere. È evidente che si chiuderebbe un ciclo”.
Ma Renzi aggiunge anche: “Penso e credo che il Movimento Cinque stelle non impallinerà Conte in Parlamento, assumendosi la responsabilità di mandarlo a casa”.
Sul rimpasto l’ex premier commenta: “Ho sentito Conte dire, nel giorno in cui abbiamo avuto mille morti che lui dispone dei migliori ministri. Io ne prendo atto: per me il rimpasto è un tema chiuso”.
Poi chiosa: “Oltretutto noi abbiamo due ministre che vanno benissimo”, ma precisa anche: “Quanto a durare fino al 2023 non so. Se questa è la squadra non ci giurerei, ma magari sarò smentito”.
Infine Renzi precisa e intima: “Finita questa fase di emergenza, ci guarderemo negli occhi e verificheremo se ci sono le condizioni, e in che forma per andare avanti. Non faccio penultimatum. Ma Italia Viva non farà la bella statuina. Mi spiace che dalla parti del premier non l’abbiano capito”.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
RIMARRA’ ALTO ANCORA PER UN PO’, SCENDERA’ SOLO TRA IL 20 E 23 DICEMBRE… DA QUI A FINE GENNAIO ALTRI 30.000 MORTI
La curva dei morti calerà a Natale. Questa previsione ottimistica è più di una di una speranza. Appena due giorni fa c’è stato il record di morti in Italia dall’inizio della pandemia: 993 in 24 ore. “Il motivo di tanti morti in Italia resta è un mistero”, secondo Lorenzo Richiardi, professore ordinario di epidemiologia e statistica medica all’Università di Torino.
“Una teoria è perchè abbiamo una popolazione anziana, ma non basta. Solo Regno Unito e Spagna registrano simili perdite, mentre gli Stati Uniti sono più bassi e la Germania pure. La letalità del Covid non è drammatica rispetto ad altre malattie, ma se riferita agli anziani diventa devastante”.
Secondo lo studioso il numero di morti sarebbe l’ultimo a scendere dopo contagiati e ricoverati. Perchè esiste un ritardo tra il picco di incidenza dei casi rilevati e i deceduti, una distanza di due o tre settimane. Per cui i decessi registrati due giorni fa sono persone che si sono ammalate a inizio novembre.
In ogni caso secondo Richiardi siamo oltre il plateau della curva “almeno per quel che riguarda i nuovi casi. Per le terapie intensive siamo ancora sul plateau”. Ma è iniziata una discesa. Ne è convinto anche Lorenzo Monasta, epidemiologo del Burlo Garofalo di Trieste che collabora con l’Imhe (Institute for health metrics and evaluation), dell’Università di Washington, finanziato dalla fondazione di Bill e Melinda Gates.
“Non bisogna guardare ai dati quotidiani, quando si studiano i morti, perchè spesso le notifiche dei decessi arrivano con qualche giorno di ritardo”, dice Monasta a ‘la Repubblica.
Anche Graziano Oder, responsabile del reparto malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e dell’invecchiamento dell’Iss, “mediamente passano circa due settimane tra il tampone positivo e il decesso”. Però in alcuni casi, dice, può passare anche un mese. Chiaramente, spiega Oder, il numero più alto di morti nella seconda ondata rispetto alla prima, è dovuto alla maggiore distribuzione geografica dei contagi: ci sono molti casi anche al Sud, e non sono concentrati prevalentemente al Nord, come a marzo e aprile.
Secondo le proiezioni dell’Ihme il numero dei morti per il Covid in Italia rimarrà alto ancora per un po’. Ma il calo dovrebbe finalmente arrivare subito prima di Natale, cioè tra il 20 e il 23 dicembre. A meno che il Natale non faccia da detonatore della terza ondata, perchè a differenza della scorsa estate non siamo a zero per quanto riguarda il numero di contagi.
La brutta notizia è però che a fine gennaio in Italia si potrebbero registrare circa 90mila morti, 30mila in più di adesso. “De resto stiamo ancora vedendo un numero di nuovi casi alto — aggiunge Monasta — molto superiore ai 20mila”.
(da Fanpage)
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Dicembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
I DATI SUI CONTAGI A SCUOLA NON CI SONO O FORSE CI SONO MA LA AZZOLINA PREFERISCE NON COMUNICARLI
Il 7 gennaio è la data da cerchiare in rosso sul calendario. Almeno per una parte degli studenti
italiani delle scuole superiori che tornerà in classe, dopo lo stop — e la conseguente didattica a distanza — imposto a causa dell’emergenza Coronavirus.
Il loro rientro in classe è una delle priorità del governo, come detto più volte anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. E lo è di certo per la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che da mesi si batte per una didattica solo e unicamente in presenza per tutti gli studenti italiani.
Eppure la battaglia della ministra sembra non essere supportata dai dati. Almeno non da quelli resi pubblici. Perchè, in effetti, sui contagi nella scuola manca quantomeno la trasparenza. O, forse, mancano proprio i dati in assoluto.
Come ha affermato anche Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, di dati sui contagi a scuola non c’è traccia e gli esperti non li avrebbero mai visti.
Viene da pensare perchè, forse, non sono stati comunicati dal ministero. O non sono stati valutati dal Cts per altri motivi. In effetti di carenze sui dati dei contagi a scuola ce ne sono parecchie. E sembra difficile, quindi, capire come venga supportata la scelta di riaprire le scuole superiori: una decisione politica, legittima, ma che potrebbe essere vincolata a dati molto più chiari, al momento mancanti.
Il ministero ha iniziato a raccogliere i dati sui contagi nelle scuole solamente il 25 settembre, con il rientro in classe che per molte studenti era già avvenuto.
A tutti i dirigenti scolastici era stato chiesto di inserire sul portale del ministero il numero di docenti, studenti e di personale scolastico risultati positivi.
I primi dati vengono diffusi il 5 ottobre, poi il 9 e anche il 15 dello stesso mese. Poi il ministero tace.
Fino al 29 ottobre, quando il Mi comunica che i dati sui contagi a scuola verranno raccolti dall’Istituto superiore di sanità e non più da viale Trastevere. Ma l’Iss i dati sulla scuola non li ha mai forniti, con l’unica eccezione dei focolai nelle scuole comunicati dal ministero della Salute il 26 ottobre: erano poco meno di 300. Poi il silenzio.
I dati sono spariti. Da quando l’Italia è entrata a pieno nella seconda ondata delle scuole non si è più saputo nulla. Ed è singolare che la stessa Azzolina abbia deciso di non affrontare più la questione e di abbandonare la sua rivendicazione sui pochi contagi nelle classi, limitandosi a dire che erano pochi, ma senza fornire i dati.
Tutto fermo, quindi. Fino a che Wired ha inviato al ministero una richiesta di accesso civico generalizzato, il cosiddetto Foia, per avere il numero dei contagi nelle scuole.
A fine novembre (un mese dopo) è arrivata la risposta, con i dati aggiornati al 31 ottobre. In totale i casi riscontrati a scuola — tra studenti e docenti — sono poco meno di 65mila. Allora questi dati il ministero li ha! Ma non li fornisce.
Il dubbio però rimane: dopo la fine di ottobre il Mi ha continuato a raccogliere questi dati? Per quanto riguarda il numero di casi riguardanti la scuola, inoltre, c’è da fare una considerazione.
Nelle settimane dal 14 settembre al 31 ottobre (quelle sui dati forniti dal ministero), in Italia ci sono stati in totale circa 369mila contagi (dato che viene fuori elaborando i report settimanali dell’Iss). I contagi del mondo della scuola (e non necessariamente avvenuti a scuola) rappresentano circa il 17,5% del totale nello stesso periodo in tutta Italia.
Se consideriamo che attorno al mondo della scuola gravitano più di 10 milioni tra studenti, docenti e personale, su una popolazione italiana di circa 60 milioni di abitanti, la percentuale è molto simile, di pochissimo inferiore: la proporzione è quasi la stessa.
Il dato sarebbe quindi in linea col numero di contagi che riguardano la scuola.
Ciò che serve ora capire è se i dati forniti dal ministero sono sufficienti per valutare la riaperture delle scuole. Il deputato del Pd, Matteo Orfini, ha provato a chiederlo a Miozzo, il quale però spiega di non conoscere questi numeri e di non saper dare una risposta. Il Cts, di fatto, non sa cosa succede nelle scuole. E il ministero lo sa
Mancano i dati sui contagi, come si possono riaprire le scuole?
Le ipotesi, a questo punto, sono due.
O il ministero non rende noti i dati sui contagi o non ha idea di quanto avviene nelle scuole italiane. Ipotesi che verrebbe rafforzata anche dal fatto che i 65mila contagiati a cui fa riferimento Wired non sono assolutamente persone contagiate nelle scuole, ma persone che frequentano le scuole e che potrebbero essersi contagiate ovunque, tanto più che il tracciamento è ormai saltato da tempo.
Ad oggi non ci sono altre cifre e anche i contagi in numero assoluto per quanto apparentemente non preoccupanti sono poco indicativi, mancando qualsiasi informazione, per esempio, su tamponi e focolai.
Il problema non è solo sulla qualità di questi dati, ma sulla consapevolezza che il ministero potrebbe brancolare nel buio.
Azzolina ha fatto della riapertura delle scuole la sua battaglia personale, apparentemente vinta. Ha rivendicato l’applicazione di un protocollo molto stringente e che, in effetti, dovrebbe salvaguardare studenti e insegnanti.
Ma nel momento in cui doveva verificare sull’efficacia del protocollo sembra aver abdicato. I dati non ci sono, il tracciamento è saltato, ciò che avviene nelle scuole è un mistero, quantomeno per l’opinione pubblica.
§A questo punto le ipotesi sono due: o Azzolina non sa cosa avviene a scuola o — e in questo caso va capito il perchè — preferisce non comunicarlo.
(da Fanpage)
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Dicembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
“DOPO L’APERTURA DELLE SCUOLE L’INCREMENTO DEI CASI NELLE FASCE DI ETA’ SCOLARE ERA SPROPORZIONATO RISPETTO ALL’INCREMENTO DI ALTRE FASCE DI ETA'”
L’assessore alla Salute della Regione Puglia Pierluigi Lopalco, con una nota trasmessa al governatore della Puglia, Michele Emiliano, poi riportata nell’ordinanza (che lascia la facoltà ai genitori degli studenti di elementari e medie di decidere se mandare i figli a scuola o meno) ha sottolineato come la scuola fosse “effettivamente un incubatore di infezione”.
â€³È di particolare rilievo”, ha specificato l’epidemiologo, “l’evidenza che la maggior parte dei contagi nella prima fase della ripresa epidemica abbia interessato principalmente gli studenti mentre successivamente sia stato interessato anche il personale scolastico. I dati in questione mostrano in maniera evidente come l’attività scolastica abbia rappresentato nell’area metropolitana di Bari un facilitatore dei contagi e che i focolai scolastici abbiano avuto inizio dalla popolazione studentesca. Se così non fosse stato”, ha spiegato Lopalco, “i casi riportati nelle comunità scolastiche avrebbero dovuto rispecchiare l’andamento della curva epidemica nella comunità generale e studenti e personale scolastico avrebbero dovuto essere coinvolti in maniera totalmente casuale e in modo uniforme lungo tutto il periodo”.
Ipotesi che non corrisponde alla realtà , rende noto Lopalco, in quanto “nella nostra regione a seguito dell’apertura delle scuole si era assistito ad un incremento dei casi nelle fasce di età scolare fortemente sproporzionato rispetto all’incremento nelle altre fasce di età ”.
Attualmente, seppur il contagio fra studenti si stia riducendo, “ai rapporti informativi e dell’ultimo rapporto di monitoraggio dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 nel territorio pugliese non risulta un miglioramento del contesto generale”.
Ad essere colpiti sono soprattutto gli adulti: “L’aumento di casi nelle differenti classi di età si è stabilizzato nelle età giovanili ma è rimasto spiccato nelle classi di età più anziane”, conclude Lopalco nella nota.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
I DUBBI SU CONTROLLI, SHOPPING E FESTE CON I PARENTI
È partito l’assalto agli ultimi posti disponibili per i viaggi verso Sud e si prevede un esodo poco prima
di Natale provocato dal nuovo Dpcm
Strette sì, ma con più di qualche falla. Le ultime misure anti-Covid inserite nel Dpcm di Natale del 3 dicembre, introducono principalmente limitazioni agli spostamenti nel periodo delle festività e tracciano le linee di condotta per lo shopping e per le attività di ristorazione.
E gli interrogativi restano molti, specialmente in materia di spostamenti, tant’è che Palazzo Chigi è al lavoro per dare risposte alle domande più frequenti (Faq, ndr) poste dai cittadini, per dirimere i vari dubbi.
Al contempo anche il Viminale si sta muovendo per l’emissione di una circolare da inoltrare ai prefetti, per far sì che misure vengano rispettate, in particolare sugli spostamenti.
Già , perchè malgrado il premier Conte, illustrando il nuovo provvedimento, abbia parlato di una stretta per «scongiurare l’arrivo di una terza ondata», ha altresì specificato che ovviamente le autorità e le forze dell’ordine «non possono entrare nelle case delle persone e imporre delle limitazioni», ma è possibile limitarsi «a fare delle forti raccomandazioni», affidandosi al buonsenso e alla responsabilità degli italiani.
Ed è proprio nei contesti privati che potrebbero innescarsi comportamenti non propriamente in linea con le raccomandazioni non solo del Governo, ma anche degli esperti.
Se da un lato l’esecutivo ha definito che saranno vietati gli spostamenti tra le diverse Regioni, secondo i criteri concessi dalle tre fasce di rischio gialla, arancione e rossa, nei giorni delle festività natalizie e dell’anno nuovo (dal 21 dicembre al 6 gennaio, ndr), oltre che istituire il blocco degli spostamenti tra diversi Comuni per le date del 25 e 26 dicembre e del 1° gennaio, esistono delle deroghe che, se non interpretate con buonsenso e responsabilità , potrebbero trasformarsi in espedienti per aggirare le misure restrittive.
Già , perchè gli spostamenti saranno vietati in diversa misura secondo le date e modalità sopracitate, «fatta eccezione — valida per l’intero periodo — per i casi di lavoro, necessità , salute e per rientrare nel luogo di residenza, domicilio o abitazione», ossia per ragioni comprovate e ammesse per muoversi. Nelle giornate in cui gli spostamenti son vietati si potrebbe comunque giustificare il viaggio per ragioni di necessità o di rientro presso la propria residenza o domicilio.
Assistere un genitore che vive solo e/o malato sarà possibile? In teoria rientrerebbe nella deroga, ma qualora ci dovessero essere più figli e/o figlie, come ci si dovrebbe comportare? Chi potrebbe spostarsi? E a loro volta, figli e figlie, potrebbero portar con sè la propria famiglia, se presente? Questi sono solo alcuni esempi di interrogativi che derivano dalle falle del Dpcm di Natale.
La settimana dal 13 al 20 dicembre, con particolare attenzione alle giornate del 18, 19 e 20 dicembre, è considerata da molti da bollino rosso, in vista di un eventuale esodo per raggiungere la propria residenza fuori regione e ricongiungersi con i propri parenti. Il tutto aanche al netto del “corridoio giallo” che permetterebbe quindi di spostarsi senza autodichiarazioni nella maggior parte delle regioni italiane, anche per raggiungere eventualmente le seconde case.
E se da un lato Trenitalia segnala di non aver visto aumentare la vendita di biglietti, dall’altro Alitalia ha registrato un aumento del +50% di prenotazioni per viaggiare proprio nella settimana dal 13 al 20 dicembre, ma anche un +13% nella settimana di Natale (dal 21 al 27 dicembre) anche se non ci si potrebbe più spostare, salvo appellandosi alla deroga, e in particolare al rientro presso il luogo di residenza.
Altri italiani potrebbero optare di spostarsi in auto.
In tal caso i controlli sarebbero effettuati dalle forze dell’ordine principalmente sulle grandi arterie che collegano il Paese e con un monitoraggio dall’alto con elicotteri e droni. Ma a prescindere dal tutto, a fare la vera differenza sarà il rispetto delle regole soprattutto nel privato, sottoponendosi ai dovuti controlli prima di incontrare persone a rischio, rispettando il distanziamento e indossando la mascherina, anche in casa, anche a Natale.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
IL DISASTRO DELLA CAMPAGNA ANTINFLUENZALE DELLA REGIONE LOMBARDIA
È sempre più caos in Lombardia sui vaccini antinfluenzali: un’informativa arrivata a diversi medici di medicina generale, che sintetizza un incontro telematico avvenuto tra un gruppo di Mmg e il dott. Cassavia, Direttore del dipartimento cure primarie Ats Milano, conferma non solo che le dosi di vaccino sono terminate, ma anche che la campagna vaccinale è momentaneamente sospesa fino al 15 dicembre.
Nell’informativa vi è comunicato infatti che “i vaccini non arriveranno prima del 10 dicembre” e che “la campagna vaccinale riprenderà il 15 dicembre anche nel centri vaccinali, che pure hanno terminati i vaccini”.
Non solo, il responsabile Ats ha anche confermato che “arriveranno dosi inferiori a quelle richieste”, ma che non è possibile chiarire di quale percentuale sarà la riduzione.
Secondo quanto dichiarato dal dott. Cassavia, inoltre, vaccini antinfluenzali arriveranno nei centri vaccinali Asst, poichè Ats non ha i frigoriferi per stoccarli, e sarà compito dei medici prendere le dosi che spettano loro poichè queste non arriveranno in farmacia. Solo i medici che non hanno ricevuto le dosi di Prevenar, infatti, potranno prelevarle direttamente in farmacia.
Si tratta, dunque, non solo dell’ennesima conferma del fatto che i vaccini antinfluenzali sono terminati, ma anche del fatto che molte persone probabilmente rimarranno senza vaccino.
Una situazione che era stata denunciata da Maria Carmela Rozza, consigliere regionale del Pd alla Regione Lombardia, la quale aveva dichiarato: “Siamo arrivati alla fine della campagna vaccinale e ancora non è chiaro dove le persone che ancora non si sono vaccinate debbano andarsi a vaccinare. Le quantità rischiano davvero di non coprire tutti i richiedenti”.
(da TPI)
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Dicembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
“SONO PIU’ UTILE A FIANCO DI UN MALATO”
È arrivato il momento di spegnere i riflettori su di lui. Venerdì è stata l’ultima occasione per vedere il
volto e ascoltare le parole — non sempre perfette, come ammesso da lui stesso — di Alberto Zangrillo.
Il suo commiato alla televisione arriva in occasione della sua intervista con Peter Gomez a La Confessione, in onda sul Nove, e sarà l’ultima. A dirlo è lo stesso prorettore e primario del reparto Anestesia e rianimazione del San Raffaele di Milano. Dopo mesi di polemiche, Zangrillo dice addio alla tv.
«Lascio questo posto, lascio questo spazio ad altri che sono più bravi di me a comunicare, mi dimentico di tutti, ma non mi voglio dimenticare dei miei malati — ha annunciato Alberto Zangrillo rispondendo a una domanda di Peter Gomez -. È l’ultima volta che mi vedrete sul piccolo schermo: sono molto più utile a fianco di un malato che non di fronte a una telecamera».
La promessa, dunque, è quella di evitare i tanti inviti a partecipare a una trasmissione televisiva, come quelli che gli sono arrivati — e che ha accettato — negli ultimi mesi.
Una decisione che, nei mesi scorsi, era stata annunciata anche da Massimo Galli — con cui lo stesso Zangrillo aveva avuto una discussione a distanza -, prima di tornare a essere affascinato dal richiamo della telecamere e tornare a essere una presenza costante nei palinsesti delle varie emittenti italiane.
Ora, però, il prorettore dell’Università Vita e Salute di Milano, sembra voler andare controcorrente rispetto ai suoi colleghi, disimpegnandosi dalle interviste televisive per concentrarsi solamente sui suoi pazienti.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
GLI ANZIANI VANNO CITATI SOLO QUANDO BISOGNA PORTARE AVANTI LA POLEMICA PER UN NATALE AMMASSATI, POI SE MUOIONO AMEN
Tra le sue tante uscite social c’è stata anche quella in cui spiegava come il virus passasse attraverso le mascherine. Nonostante questa bufala, Enrico Montesano continua a essere intervistato da alcune trasmissioni Mediaset che chiedono a lui — di professione attore — un pensiero su cosa stia accadendo in Italia.
E qui vige il principio della democrazia, in cui ognuno è libero di pensare e di esprimere il proprio pensiero con un solo limite: non intralciare le libertà e la reputazioni altrui.
Quindi l’attore capitolino è senz’altro libero di esprimersi come meglio crede, ma ci sono alcune affermazioni che ci fanno pensare che lui viva in un altro pianeta.
Giovedì sera Enrico Montesano è stato ospite, in collegamento, con Dritto e Rovescio, la trasmissione condotta da Paolo Del Debbio in onda su Rete 4.
Sul tema del buon senso e gli inviti, possiamo sottolineare come non siano mancati fin dall’inizio della pandemia. E qui non si nega la responsabilità del governo e dello Stato italiano nel non saper reagire e organizzarsi a un’inevitabile seconda ondata, ma occorre sottolineare come la sensibilizzazione sia stata portata avanti per tutti questi lunghi dieci mesi. E se c’è qualcuno che invitava a non indossare la mascherina — magari esponendosi pubblicamente nei convegni in Senato o nelle manifestazioni di piazza tra baci, selfie e abbracci -, c’è chi ha anche dato ascolto a questo.
Insomma,Enrico Montesano dimentica di sottolineare come alcuni (non tutti, ma una discreta parte) degli italiani abbiano abbassato la guardia pensando che il nemico fosse stato sconfitto.
«Io vedo tutta gente triste e incavolata. Ma che Natale è? I nonni stanno da soli nella loro casa perchè non possono andare a casa dei figli e a trovare i nipoti. Diciamo agli italiani di non intossicarsi mangiando zozzerie e di aumentare le difese del loro organismo. I nostro medici ci sono e sono bravissimi e stanno facendo miracoli».
Ma la frase finale dell’intervento di Enrico Montesano è quella che mostra un cinismo quasi alieno e che ci fa pensare come l’attore abbia vissuto e stia vivendo su un altro pianeta: «Io rispetto le persone che non ce la fanno e mi addolora, però non possiamo sempre nasconderci dietro ai decessi che ci sono». I morti, dunque, non contano.
Gli anziani vanno citati solo quando bisogna portare avanti la polemica per un Natale differente (e a loro tutela, e a tutela di tutti). Poi se muoiono, amen.
(da “Giornalettismo”)
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