Dicembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
“GOVERNO E REGIONI DEVONO ARGINARE LA TERZA ONDATA”… ECCO TUTTI I DATI REALI SU POSITIVI, VITTIME E TERAPIE INTENSIVE
La serrata di Natale è inevitabile per arginare la terza ondata. La discesa dei contagi è troppo lenta, gli ospedali saturi, oltre 20.000 i morti registrati nell’ultimo mese. “Governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla”, puntualizza il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.
È il messaggio affidato al report pubblicato oggi, basato sui dati rilevati dal 9 al 15 dicembre.
Rispetto alla settimana precedente il monitoraggio indipendente ha registrato una flessione dei nuovi casi (113.182 da 136.493), a fronte di una riduzione di oltre 88 mila casi testati (462.645 da 551.068) e di un rapporto positivi/casi testati stabile (24,5% dal 24,8%).
Diminuiscono del 9,5% i casi attualmente positivi (667.303 da 737.525) e, sul fronte degli ospedali, diminuiscono ricoveri con sintomi (27.342 da 30.081) e terapie intensive (3.003 da 3.345). Lieve calo anche per i decessi (4.617 vs 4.879).
Tranne che in Veneto e in Valle d’Aosta, in tutte le Regioni si evidenzia“la consistente e ingiustificata riduzione dell’attività di testing”, si legge nel report.
Il bacino dei positivi si svuota molto lentamente e in 6 Regioni si registra addirittura un incremento rispetto alla settimana precedente. In particolare, dopo il picco del 22 novembre (805.947), i casi attualmente positivi sono diminuiti in 24 giorni del 20,8%, con una riduzione media giornaliera dello 0,9%: tuttavia con oltre 667 mila casi attualmente positivi risulta al momento impossibile riprendere qualsiasi attività di tracciamento.
“Sicuramente le misure restrittive introdotte dal Dpcm del 3 novembre 2020 hanno frenato la diffusione del contagio – continua Cartabellotta – ma la lenta e irregolare discesa della curva, unita ad un rapporto positivi/casi testati stabile da tre settimane, suggeriscono che le misure di mitigazione abbiano ormai dato il massimo risultato e ora, con le progressive riaperture, verosimilmente la curva prima rallenterà la sua discesa per poi tornare inesorabilmente a salire”.
Anche sul fronte degli ospedali, “l’entità del rallentamento non lascia spazio a grandi entusiasmi”, fa notare Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione.
Il picco della seconda ondata per i ricoverati con sintomi è stato raggiunto il 23 novembre (34.697) e in 22 giorni si è ridotto del 26,9%, quello delle terapie intensive il 25 novembre (3.848) e in 20 giorni si è ridotto del 28,1%.
La soglia di occupazione da parte di pazienti Covid supera il 40% nei reparti di area medica in 10 Regioni e oltre il 30% nelle terapie intensive in 14 Regioni.
Continua l’aumento del numero dei decessi: 4.617 morti nell’ultima settimana, oltre 20.000 nell’ultimo mese e più di 31.000 nella seconda ondata dal 1 settembre.
Questi numeri – che catapultano l’Italia al primo posto in Europa per decessi totali da Covid (65.857) e per tasso di letalità (3,5%) – stridono molto con le parole del premier Conte secondo cui “Con misure calibrate e ben circoscritte stiamo reggendo bene questa seconda ondata”.
“Nell’imminenza delle festività natalizie -va avanti Cartabellotta – a fronte di dati tutt’altro che tranquillizzanti, le (in)decisioni politiche sono in balìa di conflitti istituzionali, compromessi partitici e reazioni emotive, piuttosto che essere informate da un piano strategico per tutelare la salute, sostenere concretamente l’economia e gestire le conseguenze sociali della pandemia”. In altre parole, se è doveroso il continuo appello alla responsabilità civica delle persone chiamate a non abbassare la guardia in alcun modo, Governo e Regioni devono ammettere che, dopo gli estenuanti tentennamenti di ottobre nell’introdurre le restrizioni, le hanno poi allentate troppo frettolosamente, senza attendere una flessione significativa dei contagi, nè un consistente svuotamento degli ospedali.
“In questo scenario – conclude Cartabellotta – la serrata di Natale è l’unica possibilità per non affacciarsi al nuovo anno con ospedali ancora saturi e servizi sanitari che rischiano di andare in tilt per la coincidenza tra riapertura delle scuole, picco dell’influenza e avvio della campagna di vaccinazione anti Covid. Non è più il tempo di giocare con i colori disorientando la popolazione, ormai stremata psicologicamente ed economicamente dal continuo e imprevedibile tira e molla sino all’ultimo minuto: Governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla”.
(da agenzie)
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Dicembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
ANCHE IL PRESIDENTE SPAGNOLO SANCHEZ VA IN AUTOISOLAMENTO
Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron è stato diagnosticato ad oggi positivo
al Covid-19.
Questa diagnosi – si legge in una nota diffusa dall’Eliseo – è stata stabilita in seguito ad un test RTCPR realizzato dalla comparsa dei primi sintomi.
Conformemente alle indicazioni sanitarie in vigore applicabili a tutti, il presidente della Repubblica si isolerà per sette giorni. Continuerà a lavorare e a garantire le sue attività a distanza”.
Il premier spagnolo Pedro Sanchez si è messo in autoisolamento fino al 24 dicembre dopo aver saputo della positività al coronavirus del presidente francese Emmanuel Macron con il quale ha avuto una colazione di lavoro lunedì. Lo riporta El Pais.
(da agenzie)
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Dicembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
SI CONCLUDE UNA PRIGIONIA INIZIATA A SETTEMBRE… RESTA UN INTERROGATIVO: COSA ABBIAMO DATO IN CAMBIO AD HAFTAR?
Sono stati liberati i pescatori di Mazara del Vallo, dopo 107 giorni di prigionia in Libia. A dare la notizia sono stati il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che sono volati stamattina il Libia per il passo decisivo che darà la libertà ai 18 pescatori chiusi in cella dal primo settembre.
La liberazione è confermata anche dai familiari: “Finalmente potremo riabbracciarli – dice Giusy Asaro subito dopo la notizia – adesso aspettiamo di sentirli presto, ancora non ci hanno chiamato ma presto lo faranno. Quando torneranno faremo una grande festa”.
Conte e Di Maio sono verso Bengasi. Fonti qualificate hanno indicato che al termine di un lungo confronto con i Servizi segreti Conte e Di Maio hanno disdetto altri impegni istituzionali in programma per la mattina e si sono messi in viaggio. Un faccia a faccia con Renzi è slittato alle 19.
Era il primo settembre, quando diciotto pescatori – otto tunisini, sei italiani, due indonesiani e due senegalesi – sono stati fatti prigionieri in Libia. Erano a bordo di due pescherecci di Mazara del Vallo, “Antartide” e “Medinea”, sequestrati dalle motovedette libiche. L’accusa avanzata dalle autorità della Libia, è di avere violato le acque territoriali, pescando all’interno di quella che ritengono essere un’area di loro pertinenza, in base a una convenzione che prevede l’estensione della Zee (zona economica esclusiva) da 12 a 74 miglia. Nei giorni seguenti al sequestro le milizie di Haftar hanno contestato, in modo infondato, anche il traffico di droga. Inoltre nel corso delle trattative sarebbe stata avanzata la richiesta di uno ‘scambio di prigionieri’, chiedendo l’estradizione di quattro calciatori libici condannati in Italia come scafisti di una traversata in cui morirono 49 migranti.
(da agenzie)
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Dicembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
NON SI VIVE DI MEDIAZIONI, DI FRONTE A UNA MEDIA SETTIMANALE DI 640 MORTI BISOGNA AVERE LE PALLE DI DECIDERE LA LINEA DURA SE VOGLIAMO SALVARE DELLE VITE
Il lockdown teorico di Natale durerà otto giorni: dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio.
Sono i giorni festivi e prefestivi nel periodo che va dal 24 dicembre al 3 gennaio. Chiusi ristoranti e bar. Chiusi i negozi. Vietati i movimenti non essenziali, anche all’interno del comune di residenza. Obbligo di autocertificazione e controlli per strada. Bandite feste e cenoni, ma anche il pranzo fuori dal proprio nucleo convivente.
Con due deroghe devastanti: è possibile allargare gli incontri di famiglia a due “congiunti stretti”, ad esempio genitori anziani, con la raccomandazione della mascherina (come no, ci crediamo tutti…)
E sarà consentito celebrare le messe, rispettando alcuni limiti orari già in vigore per il coprifuoco. Esclusi dal giro di vite, invece, le date feriali del 28, 29 e 30 dicembre.
È l’ennesimo compromesso. Soggetto ancora all’approvazione di Italia Viva, che ostentatamente diserta il lungo summit tra capidelegazione a Palazzo Chigi e, a sera, boicotta un incontro notturno che Giuseppe Conte prova a organizzare per approvare entro domani il dpcm.
Matteo Renzi infatti chiede a Teresa Bellanova, rientrata da Bruxelles, di non andare e presentarsi direttamente oggi con lui per la riunione sulla verifica di governo.
I rigoristi si scontrano per cinque infinite ore con l’avvocato. Ostile alla zona rossa, ostile a un blocco lungo del Paese, ostile pure a nuovi limiti per fermare il previsto esodo del 19-20 dicembre.
Le prenotazioni sono in piedi, sostiene il capo dell’esecutivo, le ferie programmate, non possono essere fermate. Eppure, la media dell’ultima settimana parla di 634 morti (ieri erano 680) e i contagi sembrano in risalita. L’allarme, nel mondo, altissimo.
Per questo, la richiesta iniziale di Roberto Speranza, Dario Franceschini e Francesco Boccia — supportati dai 5S – è quella di bloccare tutto dal 21 dicembre al 6 gennaio, o quantomeno dal 24 al 6.
Conte si oppone, strenuamente. Non vuole un lockdown di due settimane. Sul tavolo finiscono ragioni e toni degli scontri più duri: la responsabilità pesante da assumersi di fronte al Paese, gli ospedali al collasso, l’impossibilità di curare tutti i malati a cui servono le terapie intensive, il rischio di complicare la campagna vaccinale, la necessità di non riaprire le scuole in presenza il 7 gennaio
«Abbiamo il dovere di intervenire oggi senza esitazioni — è la linea Maginot di Franceschini – per salvare vite umane domani».
Alla fine, si raggiunge un punto di intesa. E il capo dell’esecutivo è costretto ad accettare vacanze di Natale per lo più in lockdown, per «scongiurare la terza ondata».
La zona rossa varrà per otto giorni, mentre per il resto delle feste dovrebbero restare in vigore le regole dell’area gialla: ristoranti aperti a pranzo, negozi tutto il giorno, coprifuoco alle 22.
Dovrebbero, perchè i rigoristi premono per prevedere in quelle date una zona arancione, con limiti alla circolazione extra comunale. Proprio a questo scenario si oppone Conte.
E forse Bellanova, il cui partito però assicura adesione alle regole, «se chiare e coerenti». Di certo, la renziana pretenderà ristori totali per i ristoranti.
Soldi per tutti finchè la Bce ci farà credito e centinaia di morti ogni giorno perchè interessano solo i voti dei presunti vivi.
(da agenzie)
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