Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
IL SEGRETO DI PULCINELLA: ESISTE UN MERCATO NERO DEI VACCINI… GLI USA HANNO PAGATO IL VACCINO A PFIZER 20 EURO A DOSE, ISRAELE 28 EURO, L’EUROPA 12: SECONDO VOI CHI PFIZER RIFORNISCE PRIMA?
Per capire quanto sia grave la situazione nella prima Guerra dei Vaccini (quella che è appena scoppiata,
senza che nessuno la dichiarasse) basta rileggere, malgrado sia stata riportata in forma indiretta e attenuata — sia nei retroscena che nelle cronache — la battuta fatta giovedì da Mario Draghi nel vertice dei capi di stato dell’Unione europea sulla pandemia: “Va presa in considerazione l’idea di vietare l’export di vaccini alle aziende che non rispettano gli impegni contrattuali verso l’Unione”, ha detto il premier italiano.
Draghi ha raccolto reazioni gelide, sia dentro il vertice che fuori, dove le aziende produttrici si sono risentite.
L’attacco esplicito del presidente del Consiglio italiano ai signori dei vaccini è la prima prova tangibile che svela un segreto di Pulcinella sopravvissuto fino ad oggi: se esiste un mercato parallelo dei vaccini, in queste ore, in Italia e nel mondo, è perchè questi vaccini qualcuno li produce e li vende.
E, se c’è qualcuno che li vende, è perchè le falle sono aperte in entrambi i capi della catena: sia a quello terminale, dove si vende, che a quello di partenza, dove si produce.
Un signore che di mestiere fa il mediatore saltuario, pochi giorni fa, mi ha detto: “Se si sa cercare, in ogni momento, persino su Alibaba si trova qualcuno che vende milioni di dosi: 8 su 10 di loro sono millantatori, gli altri hanno i quantitativi con cui si può vaccinare un intero Stato”.
Ecco perchè il segreto di Pulcinella, fino a ieri, è stato quello che ha permesso di far finta che questo “mercato parallelo” non esistesse, per il semplice motivo che dal punto di vista contrattuale si diceva che non potesse esistere.
Era vero il contrario: può esistere perchè (inspiegabilmente) i contratti restano secretati. Di nuovo la battuta folgorante del mediatore anonimo che mi ha chiamato: “Noi siamo ancora convinti che i governi stiano comprando i vaccini. Mentre, piuttosto, è vero il contrario. Sono i vaccini, oggi, che stanno comprando i governi”.
Ovviamente non si tratta solo di una battuta ad effetto, di una iperbole provocatoria. Già adesso le campagne vaccinali “comprano” il consenso e cambiano l’immagine di chi governa con le loro forniture.
Già adesso gli Stati perseguono la loro politica di egemonia con le dosi. E, per rendersi conto di quanto sia vero, basta mettere in fila informazioni che fino ad oggi abbiamo raccolto in ordine sparso.
Come i vaccini dati dalla Russia alla Siria di Assad per liberare un ostaggio. Come i rapporti di forza in Europa e gli stock acquistati dalla Germania. Come la parabola di Netanyahu, che vince o perde le prossime elezioni in Israele grazie alla fornitura di Pfizer (barattata sia con soldi e che con dati sanitari).
Oppure basta riflettere su Boris Johnson, il premier britannico che può rivincere le elezioni grazie alle dosi di AstraZeneca, ottenute prima di noi, in virtù dell’uscita dai vincoli dell’Ema e dell’Europa. BoJo oggi “ricostruisce” la sua immagine pubblica, dopo il terribile doppio colpo della malattia e degli errori commessi nella prima fase.
Ma parlo anche dei cinesi che testano il loro siero in Arabia, usando un Paese come cavia, prima di somministrare un solo vaccino in casa propria.
O del vaccino di Cuba nel terzo mondo, e ancora di quello di Sinovax che salva il governo del Cile nel suo momento più difficile con una ottima campagna vaccinale. Per arrivare persino ai tour operator che vendono vacanze con doppio richiamo negli Emirati Arabi.
Domenica scorsa mi è capitato di parlare con Luciano Rattà , l’ex “uomo senza volto” (oggi lo ha di nuovo) dei vaccini. Ovvero l’imprenditore che aveva offerto il famoso stock di 15 milioni di dosi alle Regione Veneto.
Rattà , commerciante del ramo sanitario, dopo l’inchiesta di PiazzaPulita che aveva rivelato la sua esistenza, appariva con il volto celato a Non è l’Arena di Massimo Giletti, perchè — diceva — “questa storia può farmi perdere 2 milioni di commesse”.
Io in diretta lo avevo appena definito un commerciante della “borsa nera”, lui aveva detto di se stesso che doveva essere considerato come “uno che svolge un servizio”.
Giovedì Rattà appariva in due programmi in contemporanea: di nuovo a PiazzaPulita, come oggetto di inchiesta, per le sue ipoteche, in una controinchiesta in stile americano. E poi intervistato da Paolo Del Debbio, su Rete4, con il suo mantra: “Io salvo vite”.
Formigli si interroga su come una società che ha solo 45 euro di liquidità possa avere una commessa da 21 milioni di euro. Del Debbio invece sposava la sua tesi: “Se lei può portare in Italia delle dosi che non ci arriverebbero, sta davvero svolgendo un lavoro utile”.
Dettaglio non da poco: per questo lavoretto Rattà contava di incassare 0,20 centesimi di euro a dose, che moltiplicati per 15 milioni di dosi produce la modica cifra di 3 milioni di euro di commissione.
E qui si torna alla posizione di Draghi: se l’Unione europea la sposasse, non esisterebbero nè Rattà , nè le offerte su Alibaba, e nemmeno nessun altro mediatore.
La polemica del presidente del Consiglio italiano, però, ci segnala che questo esito non è indifferente: e ci dirà se i vaccini resteranno un mercato protetto (e quindi regolamentato) dagli Stati. Oppure se commerciare vaccini sarà come vendere patate o mascherine, come sognano i tanti Rattà attivi in queste ore sulla scena globale.
Diventa allora importante indagare la figura di questo imprenditore lombardo, con i suoi doppiopetti gessati e i suoi capelli lunghi tagliati alla moda, il viso abbronzato e un passato nel settore dell’abbigliamento e (come candidato minore) in Forza Italia. Uno di quegli uomini che appaiono come meteore e involontariamente illuminano un mondo.
Non avremmo scoperto la sua esistenza, se un sondaggista, Luigi Crespi, e il suo commercialista, Alessandro Arrighi, non si fossero presentati a casa sua con una telecamera nascosta, e non avessero filmato oltre un’ora di colloquio con la sua proposta.
Rattà sembra fatto apposta per dividere l’opinione pubblica. Io lo incalzo per chiedergli se non si senta “uno speculatore”. Lui mi ribatte: “Se non lo faccio io, lo farà un altro. E porterà quei vaccini in un altro Paese. È questo che volete?”.
Quel che è certo è che personaggi come lui si svelano i segreti e le falle di un sistema in cui ogni ora si muovono milioni di euro, e da cui dipendono le vite di molti cittadini.
Quando Crespi lo accusa di essere “uno sciacallo”, per esempio, l’imprenditore risponde con un annuncio di querela. Così provo a ricordargli che lui vende qualcosa che gli Stati hanno già pagato. E lui ribatte: “Io so come funziona il mercato meglio di voi. L’America ha pagato il vaccino a Pfizer 20 euro a dose. Israele 28, l’Europa 12. Se lei fosse Pfizer, chi rifornirebbe prima?”.
Quello che i mediatori dimenticano di ricordare è che l’Europa (e la Germania) hanno finanziato la ricerca della BioNTech. Ovvero della società di ricerca fondata da un figlio di immigrati turchi, Ugur Sahin, e da sua moglie, che è arrivata “prima” nel mondo, assicurando il suo brevetto a Pfizer.
Quello che le grandi aziende non raccontano è che ci sono contratti di fornitura tra gli Stati e le Big Pharma che non sono stati rispettati.
Ma i sostenitori del “libero mercato” dei vaccini rispondono che nessuno ha letto in integrale i contratti di fornitura con l’Europa. E assicurano che in realtà non ci sia nessuna esclusiva. Questo è un altro punto di verità , purtroppo: perchè parti importanti di questi accordi restano tutt’ora secretate, malgrado le tante dichiarazioni di Ursula von der Leyen.
Ma, se fosse vero quello che dice la presidente della Commissione europea, da dove saltano fuori le sue dosi — milioni, non migliaia — che finiscono sul mercato parallelo?
Sempre Rattà sostiene che la partita che lui aveva offerto a Zaia era disponibile quando la proposta era stata fatta, due settimane fa. Poi a me ha detto, invece: “I miei fornitori si sono tirati indietro”. Giovedì, da Del Debbio, curiosamente, ha cambiato ancora versione: “Si potrebbero ancora comprare. Anche se io posso venderli solo agli Stati”.
Dice la verità o bluffa? Mistero. Giovedì l’imprenditore appariva a volto scoperto, mentre solo domenica scorsa diceva di dover celare le sue fattezze: “Per difendermi da accuse folli che mi piovono sulla testa”.
Nel video trasmesso da PiazzaPulita, affermava di avere “i camion frigo pronti da consegnare”. A me ha detto: “Non esiste nessun camion frigo. Io sono solo uno che colloca uno stock”.
La domanda che mi faccio, a questo punto, è: possibile che gli Stati non fossero a conoscenza di questo mercato parallelo fino all’annuncio di Zaia?
È sintomatico che l’imprenditore si lamenti dicendo: “Sono venuti da me con l’inganno fingendosi compratori per conto di Regione Lombardia e di Gallera”. Se è un mercato legale, come dice lui, perchè avrebbe dovuto arrabbiarsi se qualcuno ne rivelava l’esistenza? Altro mistero.
Finchè ha retto il segreto di Pulcinella queste domande potevano restare senza risposta. Oggi non più.
Altro dettaglio non da poco: quando gli chiedi come mai non abbia mai offerto le dosi ad Arcuri, Rattà spiega: “Tutti i miei colleghi che hanno fatto delle offerte sono stati denunciati. Non a caso, la prima cosa che Arcuri ha chiesto, quando ha saputo di me da Zaia, è stato il numero del lotto”.
E qui c’è un altro punto decisivo, che si ricollega al discorso di Draghi: il lotto è la carta di identità di ogni partita di vaccini. Quello che impedisce, ad esempio, che le forniture che escono dalla porta a prezzo di favore destinate ai Paesi del terzo mondo possano rientrare dalla finestra sui mercati dei Paesi avanzati, a prezzo maggiorato. E con una doppia beffa: crea plusvalenza e sottrae dosi ai più poveri.
Il numero seriale serve anche a capire se le offerte sono reali o se sono una truffa. E Rattà , che spiega di essere “un mediatore regolarmente iscritto all’albo del ministero della Salute”, sostiene che lui non può fare il numero dei lotti perchè funziona esattamente come quando si compra una macchina: il numero del telaio che si ottiene non è quello del giorno in cui si paga l’auto, ma quello del giorno in cui questa viene consegnata.
“Oggi è una cifra, domani un’altra”. Ma è evidente che questo varco è lo scudo migliore dietro cui si può nascondere il mercato parallelo. Pfizer da giorni diffonde comunicati per ribadire che la società non fornisce mercati paralleli, e che vende solo agli Stati. Lo stesso ha fatto l’amministratore delegato di AstraZeneca.
Ma finchè non scatta la minaccia delle sanzioni — ecco di nuovo la forza del discorso di Draghi — le maglie resteranno troppo larghe. E finchè il pallino della produzione sarà in mano ai Signori del Vaccino, le forniture saranno legate alle loro filiere produttive.
Ecco perchè, in fondo al discorso di Draghi, alla fine di quella catena logica, c’è l’unica possibile soluzione a questo rompicapo: bisogna obbligare le case farmaceutiche a consentire la produzione controllata, su licenza, agli Stati.
Ecco perchè il caso del vaccino in Veneto è stato il grimaldello che ha scassinato il sistema coperto del mercato parallelo. Questa non è una storia di lotti, e di commesse, non è la riffa delle mascherine, con i suoi appalti e le sue stecche. Questa sarà la storia più importante dei prossimi anni.
L’esito da scongiurare, a mio avviso, è che alla fine si produca un unico grande mercato vaccinale in cui Stati e privati si ritrovino in concorrenza, come su qualsiasi altro terreno, per procurarsi e commerciare le dosi. Le regole di ingaggio decise oggi determineranno il futuro nei prossimi trenta anni.
Per caso avete visto l’app (di successo in queste ore) in cui si inseriscono i propri dati anagrafici e si scopre la data in cui si verrà vaccinati se si segue il ritmo attuale? Io ho provato, e ho scoperto che, con i miei 50 anni, potrei attendere fino all’autunno 2021.
È chiaro a tutti che il primo giro di vaccinazione, in Europa, finirà proprio quando dovrà iniziare il secondo. Il mondo del dopo-Covid dipenderà dalle campagne vaccinali, dai tempi delle campagne vaccinali, dai loro dosaggi e dalla loro efficacia. Dalla velocità con cui arrivano o no una dose e una partita, dalla varietà delle offerte, e dalle risposte alle varianti del Covid. Dal secondo, e adesso — è notizia recente — anche dal terzo, richiamo.
I vaccini arriveranno a contare come le forniture del greggio a metà degli anni Settanta. Anzi, è già così. Solo che ancora non leggiamo tutti, nel modo corretto, le informazioni che sono già in nostro possesso.
Durante la Guerra Fredda contavano le potenze nucleari, ovvero quelle che avevano i loro arsenali all’Uranio e la capacità di utilizzarli sul campo. Dopo la pandemia conteranno quelli che avranno un loro vaccino da somministrare o da vendere. Siamo appena entrati — quasi senza accorgercene — nell’era della Geopolitica vaccinale.
(da TPI)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
ORA CASAPOUND, SCIOLTO IL PARTITO E RESTATO SOLO MOVIMENTO, APPOGGIA FRATELLI D’ITALIA
L’ultimo velo su CasaPound cade a Maccarese, quattromila anime sul litorale laziale. Quando l’altro giorno i poliziotti sono entrati nella sede dell’associazione Fons Perennis – collegata a CasaPound e, di fatto, la base del movimento in zona – la scena ha lasciato spazio a pochi dubbi: accanto a un busto di Benito Mussolini e a stampa neonazista inneggiante agli squadroni della morte di Hitler, c’era un tabernacolo, utilizzato – ritengono gli investigatori – per delle messe in omaggio ai criminali di guerra nazisti.
Quel Priebke morto (“mai pentito”) l’11 ottobre 2013 all’età di cento anni a Roma e sepolto in gran segreto dallo Stato nel cimitero all’interno di un carcere. E Heinrich Himmler, il vice del Fà¼hrer, nonchè organizzatore della Soluzione finale all’origine dell’Olocausto.
Al momento del blitz degli agenti nello stabile di Maccarese, di proprietà dell’Asl e sgomberato sulla base di un decreto di sequestro del gip di Civitavecchia, c’era solo il guardiano: ma è il materiale rinvenuto dagli agenti che interessa.
Scopre, fuor di metafora, gli altarini di CasaPound. La sede di Fons Perennis – stando a quanto riportato dalla polizia – veniva utilizzata per incontri dai “leader nazionali” dell’ex partito (oggi di nuovo movimento). Ai vertici di CasaPound Italia ci sono il fondatore e presidente Gianluca Iannone, i due vice Andrea Antonini e Marco Clemente e il portavoce ed ex segretario politico Simone Di Stefano (Iannone e Di Stefano sono pregiudicati).
A processo a Bari per tentata ricostituzione del partito fascista e violenze, le tartarughe frecciate dal 2003 occupano abusivamente a Roma la loro sede principale, in via Napoleone III, quartiere Esquilino, centro storico. Un edificio pubblico di 60 vani, composto da almeno una ventina di appartamenti. Una costante, quella delle occupazioni abitative. E occupata era anche la sede di Fons Perennis a Maccarese.
Chi sono, quelli di Fons Perennis? Il simbolo è formato da due rune incrociate. “Lo scopo dell’associazione è promuovere la ricerca culturale tradizionale e l’incontro tra le persone al fine della crescita degli individui”, si legge sul sito dove compaiono immagini di bandiere e di iniziative di CasaPound.
“In una società come quella contemporanea, proponiamo un approfondimento al fine della conoscenza di noi stessi”. Insomma, “un percorso di conoscenza” interiore. Che passava anche dall’ammirazione e dalla devozione per i boia nazisti.
L’attività di Fons Perennis ruota intorno alla runologia esoterica e alla mistica del culto solare (un tempo rappresentata dalla svastica, simbolo della salvezza dalle tenebre portate dal male), e dunque gli immancabili solstizi d’inverno e d’estate, i campi invernali.
Un programma che prevede anche alcuni rituali buddhisti. Il calendario 2015 di Fons Perennis? Una grafica con le due rune e la bandiera della tartaruga di CasaPound.
Da parte dei vertici del movimento, per ora, non è arrivato nessun commento alla vicenda. La sensazione è che questa storia di pane, vino e nazismo rappresenti l’ennesima tegola sui “fascisti del terzo millennio” (“sì, siamo gli eredi del fascismo”, disse Di Stefano). Dopo i flop elettorali, a giugno del 2019 i capi di Cpi hanno dichiarato conclusa l’esperienza politica come partito: le tartarughe nere sono tornate ad essere un movimento. Sempre più lontani dalla Lega di Matteo Salvini (con la quale dal 2014 al 2016 strinsero un’alleanza sovranista) e sempre più vicini a FdI. Che sosterranno alle prossime elezioni amministrative a Roma con la lista “Volontà romana”.
Ma la parabola di CasaPound dipenderà molto dall’esito del processo a Bari: un’eventuale sentenza che dovesse accertare la tentata ricostituzione del partito fascista potrebbe decretarne il definitivo tramonto. Forse le messe dedicate ai miti nazisti servivano a propiziare buona sorte.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
SU RAIRADIO1 HA DETTO CHE IL MAGGIOR NUMERO DI POSITIVI DIPENDE DAL MAGGIOR NUMERO DI TAMPONI
Poche idee e anche confuse. 
Venerdì sera, in collegamento con Zapping (su Rai Radio1), il leader della Lega si produce nell’ennesima capriola sul coronavirus dimostrando di aver capito veramente poco su come si sviluppa una pandemia e quali possano essere — a livello sanitario — le evoluzioni della crescita dei contagi in quasi tutta l’Italia.
Nonostante il tentativo del conduttore, Giancarlo Loquenzi, di spiegare come il rapporto tamponi-positivi sia in crescita (a prescindere dal numero dei test effettuati), Salvini su terza ondata dice che non è il caso di preoccuparsi citando i numeri della Lombardia (dove, in realtà , la situazione è tornata a essere molto grave, non solo a Brescia).
Per fare un punto della situazione ci si può collegare al sito ufficiale RaiPlayRadio per poter riascoltare la puntata di Zapping andata in onda venerdì 26 febbraio 2021. E dal minuto 24 e 30 secondo inizia l’intervento di Giancarlo Loquenzi che sottolinea come sia evidente che tutti gli italiani vogliano tornare a una normalità , ma che i numeri di questa pandemia non ce lo permettano, vista la crescita dei nuovi positivi (e non solo, visto che in molte Regioni anche le terapie intensive sono sopra la soglia d’attenzione).
E da quando il conduttore cede la parola a Salvini, il leader della Lega impiega quattro secondi per far cadere le braccia, a un anno dall’inizio della pandemia in Italia.
«No, ma è chiaro che più tamponi fai e più positivi trovi». Sarebbe la fine dei giochi.
Una dichiarazione simile ricorda quella fatta qualche tempo fa, quando riteneva ridicolo e pericoloso parlare dell’arrivo di una seconda ondata.
Poi, quando arrivò con tutta quella scia di contagi e morte, accusò il governo dicendo che la seconda ondata era stata prevista anche dai tombini. Dai tombini sì, ma non da lui
L’esempio a caso della Lombardia
Il conduttore, Giancarlo Loquenzi, ha provato a far ragionare Salvini su terza ondata sottolineando come anche i dati percentuali (il rapporto tamponi effettuati-positivi) sia in netta crescita. Così come gli altri indicatori: dall’indice RT fino al livello di saturazione delle terapie intensive. Ma niente da fare: il leader della Lega porta in diretta l’esempio della Lombardia (ieri 4.557 nuovi casi).
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
SALVINI SI RENDE CONTO CHE SUI MIGRANTI NON TOCCHERA’ PALLA E RICOMINCIA LA SOLFA SULL’USO DEL TASER, MA NESSUNO HA MAI CHIUSO IL DOSSIER, SEMPLICEMENTE NESSUNA AZIENDA HA PRESENTATO UN’OFFERTA
Visto che con ogni probabilità sui migranti la Lega, nonostante abbia piazzato un suo uomo al Viminale, Nicola Molteni, come sottosegretario, non toccherà palla, Salvini sta provando a rivendersi la battaglia sui taser alle forze dell’ordine come un grande obiettivo. Il leader della Lega ha spiegato che non si sa che fine abbia fatto quel dossier che quando era ministro dell’Interno.
Ma la realtà è che le gare sono andate deserte, spiega Alessandra Ziniti sul Corriere:
Difficile pensare che su decisioni di questa portata la Lega possa toccare palla con un sottosegretario che certamente non riceverà la delega all’immigrazione, che la ministra terrà probabilmente per sè. Il primo segnale è già arrivato. Alle dichiarazioni di Nicola Molteni di voler ripartire dalla battaglia per i taser, Luciana Lamorgese ha risposto con una nota precisando che dopo due gare deserte ne è già stata indetta una terza che si concluderà a marzo.
Le prime due gare bandite dal Viminale, nel dicembre del 2019 e nell’agosto del 2020, non hanno dato esito. E’ stato necessario, dunque, avviare ora una nuova procedura negoziata. Entro fine marzo 2021 dovranno pervenire le relative proposte, spiegano fonti del Viminale.
E il problema è che va verificata la rispondenza degli apparecchi ai requisiti tecnici richiesti. Infatti il 23 luglio scorso si è verificato il ritiro di tutti i taser allora assegnati alle forze di polizia dopo l’esclusione dell’unica azienda costruttrice che si era presentata “per difetto dei requisiti minimi di sicurezza previsti dal capitolato tecnico”:
Ora è stata indetta una terza gara, cosa succederà ?
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
CRESCONO SOLO LA MELONI E FRATOIANNI
Gradimento stabile per il nuovo Governo e per il presidente del Consiglio Mario Draghi nella rilevazione
condotta da Ipsos per il Corriere della Sera.
La stabilità dei giudizi, spiega Nando Pagnoncelli, “testimonia l’apertura di credito che gli italiani esprimono nei confronti del nuovo esecutivo e le grandi aspettative suscitate sui tre fronti: emergenza sanitaria, situazione economica, riforme. Ma non si tratta di una sorta di cambiale in bianco. Molto dipenderà dai risultati che il governo riuscirà a ottenere e dall’immagine di coesione che riuscirà a dare”.
Significativi i movimenti sul fronte dei partiti. Soprattutto per la crescita di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni, all’opposizione del Governo Draghi, fa segnare una crescita di 2,2 punti percentuali attestandosi al 17,2% e scavalcando il M5S che con il 15,4% arretra di 0,9%, come pure il Pd che si mantiene al secondo posto con il 19%.
Lega primo partito al 23% (-0,1%), Forza Italia con il 7,6% arretra del 2,6%, seguita da Italia Viva con il 2,9% (+0,5%), Azione e +Europa appaiati al 2,3%. Dopo la decisione di Sinistra italiana di non sostenere il governo Draghi, testate separatamente le due anime di LeU: Sinistra italiana è all’1,9% e Articolo 1 all’1,7%.
Tra i politici, Speranza si conferma al primo posto con un gradimento pari a 40, in aumento di 2 punti per il ruolo di ministro della Salute. A seguire Giorgia Meloni (indice 38), in aumento di 3 punti, poi Salvini (32), quindi Zingaretti (30).
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
L’ASPETTO PEGGIORE DEL GOVERNO DEI MIGLIORI… PER COERENZA SI SALVANO SOLO MELONI, FRATOIANNI E I DISSIDENTI M5S
Al netto di tutti i Peggiori che lo compongono, l’aspetto peggiore del Governo dei Migliori è che d’ora in poi nessuno crederà più alla parola di alcun politico.
Non che prima la categoria apparisse granchè sincera, ma qualcuno ancora si salvava. Per esempio, Mattarella: ora, dopo aver detto e fatto filtrare mille volte “dopo Conte c’è solo il voto” e averci poi regalato Draghi&C., fa onore al suo predecessore Napolitano, che giurò e spergiurò “no al secondo mandato” e poi si fece rieleggere dopo lunghi tormenti durati 10 minuti.
Pensate poi a tutte le campagne del centrosinistra contro la Lega fascista, razzista, sovranista, populista, lepenista, orbanista, trumpista, bolsonarista, casapoundista ecc.: ora gli ex partigiani del Pd e LeU ci governano insieme e devono ringraziare la Meloni che s’è tirata via.
Tutto ciò che avevano detto di Salvini (e dei 5Stelle suoi “complici” nel Conte-1) era pura propaganda e, si spera, eviteranno di ripeterlo alle prossime elezioni.
Idem per le tirate del Cazzaro Verde contro la sinistra che tradisce i sacri confini e fa i soldi coi migranti, anzi va a prenderli in Africa.
E per i 5Stelle, che almeno un limite se l’erano dato: tutti, ma non B. Infatti governano con B. e digeriscono senza neppure un ruttino il suo avvocato Sisto sottosegretario alla Giustizia (dove non hanno neppure tentato di far confermare Bonafede) e il suo prestanome all’Editoria.
Gli unici che possono dire qualcosa agli elettori senza essere sputacchiati sono — come ha scritto Moni Ovadia — la Meloni e Fratoianni. Ai quali aggiungerei i “dissidenti”, anzi i coerenti 5Stelle che si son fatti espellere pur di non ingoiare il rospo.
Ma anche un altro personaggio. Quello che si “candida al Senato alle suppletive di Sassari per blindare il suo governo” (Repubblica, 5.6). Vuole “un ministero o il suo partito per restare in gioco” (Giornale, 4.2). Anzi “Draghi lo nomina commissario europeo” (Repubblica, 4.2). “Ministro degli Esteri o vicepremier nel governo Draghi” (Tpi, 4.2). “Punta alla Nato” (Libero, 6.2). “Cerca protezioni con Casalino per sopravvivere alla caduta” (Domani, 4.2). “Potrebbe correre a sindaco di Roma” (Repubblica, 4.2). “Mendica poltrone: ministro o sindaco di Roma” (Giornale, 7.2). “Cerca poltrone ma perde pure la cattedra” (Giornale, 11.2). “Correrà alle suppletive di Siena per entrare alla Camera” (Corriere, 9.2). “Cerca un’exit strategy: ministro, sindaco o presidente M5S” (Domani, 9.2). “Diventa un caso umano: che fare di lui?”, “Le paturnie del Conte in cerca di poltrona (Verità , 10.2)
Lui è interessato a restare in politica, ma dice: “Non cerco poltrone, torno a fare il professore”. E tutti giù a ridere.
Ieri ha tenuto la sua prima lezione all’Università di Firenze.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
LA SBRUFFONATA DEL “NUOVO RINASCIMENTO” E’ DIVENTATA UN BOOMERANG
Non c’è nessuna risposta da Italia Viva, nè tantomeno da Renzi. Eppure, una risposta dovrà venir data,
perchè la posta in gioco è troppo alta.
Non si può passarla liscia dal definire ‘Principe del Nuovo Rinascimento’ quello che è, a conti fatti, un assassino.
E mentre Renzi manda avanti gli utili idioti della sua fanbase, quelli che rispondono a chi chiede delucidazioni che “siamo fissati” con questa storia o anche che “nel Rinascimento si facevano tanti omicidi”, sicuramente con i suoi fedelissimi starà organizzando un contrattacco.
La strada sembra stretta, perchè il rapporto dell’intelligence su Mohammed bin Salman non lascia spazio a dubbi: il giornalista Jamal Khashoggi è stato ucciso proprio su ordine dell’uomo che Renzi è andato a incensare mentre in Italia divampava la crisi, con imbarazzanti uscite come “io da italiano provo invidia per l’Arabia Saudita” che ora pesano come macigni alla luce del rapporto degli 007 americani.
E su twitter, da ieri è in tendenza l’hashtag #RenziDimettiti proprio dalla fondazione del Principe Salman.
“In generale, forse questa storia darà per la prima volta al leader di Italia Viva il polso del paese e capirà cosa davvero gli italiani pensano di lui e delle sue rocambolesche disavventure politiche
Renzi non risponderà e non si dimetterà , sperando che continuiamo a chiederglielo. E’ l’unica maniera che ha per “stare in tendenza”, visto che continua solo e sempre a saper rottamare, non costruire nulla e, se fosse per merito, nessuno lo ricorderebbe”
“Se la legge tribale dell’Arabia Saudita è il Rinascimento Renzi è Leonardo”
“Non è questione di appartenenza ad una forza politica o all’altra. il Sultano di Rignano deve dimettersi immediatamente. E le spiegazioni dovrà darle, ma dopo le dimissioni”
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
UN MESE FA RENZI ERA VOLATO A RYAD A BACIARE LA PANTOFOLA DEL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA DEFINENDO IL PAESE “CULLA DEL RINASCIMENTO”: ALLA CORTE DI UN CRIMINALE
Quelli che fino a ieri erano solo fortissimi sospetti ora sono prove, messe lì, nero su bianco dall’intelligence Usa in un rapporto pubblicato dall’amministrazione Biden, a certificare una verità ormai innegabile e incontrovertibile: il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, è direttamente coinvolto nell’omicidio di Jamal Khasoggi, il giornalista ucciso e barbaramente fatto a pezzi nel 2018 all’ambasciata saudita di Istanbul.
Sì, proprio lui, l’uomo che, appena un mese fa, era stato salutato da Matteo Renzi a Riyad come una specie di illuminato progressista e l’Arabia Saudita tratteggiata come una culla di — parole testuali — un “nuovo Rinascimento”.
Un disturbo costato 80.000 euro per il senatore di Rignano, come gettone di partecipazione al Future Investment Initiative, il board mondiale che fa capo proprio a bin Salman.
Come si concilia tutto questo col ruolo istituzionale di un ex Presidente del Consiglio italiano, che, pur nel ruolo di “senatore semplice di Scandicci”, come spesso si è definito, ha dimostrato di poter essere decisivo per la caduta e il varo di vecchi e nuovi governi?
Interrogato sul tema, Renzi ha sempre detto che avrebbe risposto alle domande dei giornalisti sull’Arabia Saudita dopo la crisi di governo. Ora non solo la crisi di governo è finita da un pezzo, non solo il nuovo governo Draghi si è insediato, ma ora esiste anche questo nuovo rapporto Usa a mettere alle strette Renzi, costringendolo a fornire spiegazioni su quello che appare in modo sempre più evidente come un enorme conflitto di interessi, oltrechè una presenza politicamente inopportuna, alla corte di quello che è, al di là di ogni ragionevole dubbio, il mandante di un omicidio. Altro che “principe rinascimentale”.
In realtà , il rapporto Usa è solo l’ultima goccia di una serie infinita di denunce nei confronti delle autorità saudite, finite nel mirino di numerose associazioni per i diritti umani tanto per il caso Kashoggi quanto per il trattamento riservato alle donne, oltre alla sistematica repressione di ogni diritto.
Negli ultimi anni Amnesty International ha sottolineato “l’intensificazione la repressione dei diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione; hanno vessato, detenuto arbitrariamente e perseguito penalmente decine di persone critiche nei confronti del governo, difensori dei diritti umani, compresi attivisti per i diritti delle donne, membri della minoranza sciita e familiari di attivisti”. E tutto questo era ben noto anche prima che Renzi volasse a Ryad a baciare la pantofola a bin Salman.
A questo punto Renzi è chiamato a prendere una decisione, come in tanti esponenti politici (tra cui anche i dem Gianni Cuperlo ed Enrico Rossi) gli hanno chiesto a gran voce in queste ore: o si dimette dal board, rinunciando a ogni rapporto col principe saudita, oppure si dimette da senatore, per il rispetto dovuto alle istituzioni che rappresenta, incompatibili con un regime oscurantista e sanguinario come quello saudita. Tocca a lui decidere.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
IL CALCIATORE: “LE PERSONE DI UNA CERTA FAMA NON DOVREBBERO PARLARE DI POLITICA”… LA REPLICA DEL FUORICLASSE DEI LAKERS: “NON STO ZITTO DI FRONTE ALLE INGIUSTIZIE E AL RAZZISMO”
Botta e risposta tra due pesi massimi dello sport mondiale: Zlatan Ibrahimovic e Lebron James. Il primo,
il calciatore e fuoriclasse del Milan, ha accusato il secondo, leggenda vivente dell’Nba e in corsa con Michael Jordan come GOAT del basket, di occuparsi troppo di politica.
“Non mi piace quando le persone con un certo status parlano di politica. Limitati a fare quello in cui sei bravo, meglio tenersi lontani da certi argomenti” ha attaccato riferendosi apertamente a James, con riferimento al suo attivismo per i diritti dei neri e, in particolare, al modo in cui la stella dei Los Angeles Lakers si racconta, con quell’espressione diventa iconica: “More than an athlete”. “Più di un atleta”.
L’esatto opposto, insomma, di come Ibrahimovic concepisce la vita di uno sportivo, dentro e fuori dal campo.
La lezione di James
Poco fa, da Oltreoceano, è arrivata l’attesa risposta di LeBron James, che ha replicato così a Ibrahimovic dopo la vittoria dei suoi Lakers su Portland.
“Non c’è modo che io stia zitto di fronte alle ingiustizie e mi limiti allo sport” ha dichiarato. “Io sono parte della mia comunità e ho oltre 300 ragazzi nelle mie scuole che hanno bisogno di una voce, e io sono la loro voce. Sono la persona sbagliata da criticare su questo campo perchè ho una mente ‘molto educata’ e ho fatto i compiti… Mi occuperò sempre di temi come l’uguaglianza, la giustizia sociale, il razzismo, l’assistenza medica e il diritto al voto. So quanto è potente la mia voce e la ‘piattaforma’ da cui parlo e la userò sempre per occuparmi di certe cose, nella mia comunità , nel mio paese e in tutto il mondo”.
James ha poi aggiunto un riferimento allo stesso Ibrahimovic, senza mai nominarlo apertamente:
“Divertente come queste parole vengano da lui, quando nel 2018 aveva fatto le stesse cose. E’ stato lui a tornare in patria e a dire che sentiva razzismo nei suoi confronti solo perchè il suo cognome era diverso dai vari Svensson o Andersson”.
(da “NextQuotidiano”)
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