Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
NON C’E’ DA STUPIRSI, SEGUE LA LINEA DELLA MORATTI: PER I SOVRANISTI PRIMA DELLA VITA UMANA VIENE IL PIL … IL PROF. CESARI, DOCENTE ALA STATALE COMMENTA: “UNO SCHIFO”… NON SERVIREBBE A NULLA, SOLO L’1,1% DEI MORTI PER COVID HA MENO DI 50 ANNI
“Fermo restando che medici, infermieri e Rsa devono essere vaccinati, ci sta anche che si facciano gli over 80. Ma poi non si può continuare a scendere seguendo la fascia anagrafica“.
Solo l’1,1% dei morti in Italia ha meno di 50 anni e solo il 3,1% non aveva altre patologie, ma Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile, ora consulente della Lombardia per il piano vaccinale è convinto che una volta terminata la campagna per gli ultra80enni si debbano somministrare le dosi a chi lavora.
La sua premessa, spiega in un’intervista all’Eco di Bergamo, è che “il Paese deve ripartire. Quindi sotto con chi lavora, chi sta in fabbrica, chi si muove, chi non ha potuto lavorare in questi mesi come bar e ristoranti”.
“Rivoluziona priorità sanitarie ed etiche: prima chi lavora, poi anziani e fragili”, è il commento critico del presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.
Su Twitter interviene anche Matteo Cesari, professore in Geriatria all’Università Statale: “Le statistiche dicono che la mortalità aumenta esponenzialmente dopo i 50 anni. Tuttavia, Bertolaso indica di cambiare le priorità sulla vaccinazione e lasciare indietro gli anziani. Solamente uno schifo…”.
Il piano vaccinale italiano prevede ad oggi che dopo la fase 1 (vaccinazione di operatori sanitari, personale ed ospiti dei presidi residenziali per anziani e over 80 anni), si procede con le somministrazioni alle altre categorie più a rischio, partendo dalle persone estremamente vulnerabili, che per le loro patologie hanno un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali di Covid.
Subito dopo viene la categoria di età compresa tra 75 e 79 anni per poi passare alle persone tra 70 e 74 anni.
Nel frattempo, tra l’altro, con il vaccino AstraZeneca — che per l’Aifa non può a essere somministrato a persone sopra i 65 anni — è già cominciata la vaccinazione dei lavoratori appartenenti ai servizi essenziali, come forze dell’ordine e insegnanti.
Ora però Bertolaso propone di stravolgere queste priorità :
Il piano strategico però ha individuato queste categorie sulla base dei dati su pazienti gravi e decessi: in Italia l’età media delle persone morte per Covid è 81 anni, ma soprattutto solo l’1,1% dei deceduti erano persone di età inferiore ai 50 anni (941 decessi al 27 gennaio).
Significa che vaccinare chi ha meno di 50 anni non serve a evitare nuovi morti, che invece si concentrano soprattutto tra gli over 80 e poi nelle persone poco più giovani: il 35% dei morti in Italia aveva tra 60 e 79 anni. Il piano di vaccinazione prevede inoltre che la priorità nella Fase 2 vada a chi ha gravi patologie: anche in questo caso, i dati al 27 gennaio mostrano che solo il 3,1% del totale dei morti non aveva nemmeno una patologia oltre al Covid.
La proposta di Bertolaso arriva dopo che, poco più di un mese, l’assessora al Welfare della Lombardia, Letizia Moratti, aveva parlato della possibilità di inserire come parametro per la distribuzione dei vaccini il “contributo” delle Regioni al Pil nazionale.
“Dall’ipotesi Moratti — scrive Cartabellotta su Twitter — al piano di somministrazione Bertolaso che rivoluziona priorità sanitarie ed etiche: prima chi lavora, poi anziani e fragili“.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
IN OTTO INTORNO A UN TAVOLINO IN STRADA PER BRINDARE… MA I VIGILI CHI LI HA CHIAMATI?
Si è conclusa con l’intervento della Municipale la conferenza stampa indetta in mattinata a Reggio Emilia, per raccontare il passaggio del deputato reggiano Gianluca Vinci dalla Lega a Fratelli d’Italia.
All’esterno della sede di Fdi era stato preparato un tavolino con bicchieri e bottiglie per brindare all’arrivo di Vinci nel partito guidato da Giorgia Meloni, quando sono arrivati gli agenti della Polizia locale che hanno identificato e multato i partecipanti per l’assembramento.
Non mancano ovviamente le proteste degli esponenti del partito. “Trovo estremamente grave che oggi a Reggio Emilia un plotone di agenti della Municipale abbia multato otto esponenti di Fratelli d’Italia – scrive il deputato bolognese di Fdi, Galeazzo Bignami – Non saranno queste prove di regime a soffocare l’unica opposizione al governo Draghi. Noi non ci faremo intimidire”.
“Presenteremo un’interrogazione al ministro Lamorgese e al Governo per chiedere doverose e precise spiegazioni”, conclude il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida.
E in serata interviene anche la numero uno di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “È intollerabile per una democrazia che si definisca ancor come tale che si compiano abusi di questo tipo nei confronti dell’unica forza di opposizione”.
Ma non si comprende di cosa il partito della Meloni si lamenti. Se si fossero limitati alla conferenza stampa all’interno della sede nessuno avrebbe avuto a ridire. Se metti un tavolino fuori, stappi lo spumante e intorno ci sono 8-9 persone, è chiaro che si tratta di “assembramento” non di golpe contro l’opposizione.
I vigili sono intervenuti apposta? A parte che bisognerebbe sentire anche la loro versione, sarebbe anche interessante conoscere chi li ha chiamati. e a che scopo.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
COME NO, SOPRATTUTTO SE TI PAGANO 80.000 EURO PER LE CONFERENZE… LA SOLITA PALLA DEL “BALUARDO CONTRO L’ESTREMISMO ISLAMICO”, COME SE CI FOSSE DIFFERENZA TRA DUE BANDE DI CRIMINALI
“Renzi chiarisca i suoi rapporti con il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed Bin Salman e tronchi la collaborazione con la fondazione Future Investment Iniziative”. Arriva da Pd, M5S e Sinistra italiana la richiesta di chiarimenti al leader di Italia viva Matteo Renzi.
A riaccendere le polemiche la pubblicazione da parte dell’amministrazione americana del rapporto della Cia con le prove del coinvolgimento del principe saudita nell’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi.
“Matteo Renzi aveva detto che dopo la crisi avrebbe chiarito i suoi rapporti con l’Arabia Saudita e il ‘grande principe ereditario’. Ci ha pensato Joe Biden. Chiarire ora non è solo questione di opportunità , ma di interesse nazionale”, scrive tra gli altri l’ex ministro del Sud e dirigente del Pd, Peppe Provenzano. Ma la polemica monta per tutto il giorno e alla fine l’ex premier risponde.
Nella sua Enews Matteo Renzi scrive: “Intrattenere rapporti con un Paese come l’Arabia Saudita è giusto e necessario, perchè è un baluardo contro l’estremismo islamico ed è uno dei principali alleati dell’Occidente da decenni”.
Poi, rispetto all’omicidio del giornalista Khashoggi, aggiunge: “Ho condannato già tre anni fa quel tragico evento. Difendere i giornalisti in pericolo di vita è un dovere per tutti, così come difendere la loro libertà “.
Renzi fa parte del board della Future Investment Initiative, il cuore del potere di Mohammed bin Salman, la vetrina che ha costruito per il mondo.
Creata cinque anni, la Davos nel deserto (come è chiamata) ha puntato in questo periodo a portare nel regno i più importanti protagonisti della finanza e dell’economia mondiale, da Christine Largarde a Masayoshi Son per convincere il mondo del nuovo corso saudita: solo i fedelissimi hanno una poltrona nel Board o personaggi il cui prestigio internazionale serve ad elevare e legittimare il profilo del principe.
E’ gestita dal Pif, il fondo di investimento sovrano che è la longa manus del principe nel mondo della finanza e degli affari internazionali e che controlla buona parte dell’economia saudita.
Qui Mbs ha fatto alcuni dei suoi annunci internazionali più importanti, dalla lotta all’Islam estremo all’investimento di miliardi di dollari in Neom, la cosidetta città del futuro. Non c’è altra piattaforma che il principe abbia usato nella stessa maniera per lanciare la sua immagine di riformatore devoto alla modernità e a un futuro diverso per il suo Paese: non a caso è qui che è stato evidente il ruolo di pariah che il principe si è guadagnato nella comunità internazionale dopo il delitto Khashoggi. Nel 2018, buona parte degli invitati disertarono l’evento proprio dopo l’omicidio del giornalista.
Renzi non ha ritenuto di seguire questo atteggiamento, anche perchè è pagato 80.000 euro l’anno per tenere qualche conferenza.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
PER RENZI E SALVINI NON SONO PIU’ “DIRITTI COSTITUZIONALI CALPESTATI”… E LA GELMINI PASSA DA “STRUMENTO DISCUTIBILE” A TRATTARNE I CONTENUTI CON LE REGIONI
È stato utilizzato come arma contundente contro il governo Conte durante tutta la gestione della pandemia.
Il leghista Riccardo Molinari ha più volte gridato al “golpe giuridico“, Matteo Renzi ha parlato di “diritti costituzionali calpestati” e poi c’è chi, come Sabino Cassese, ha auspicato l’intervento della Consulta o chi ha strattonato direttamente il capo dello Stato.
Tutti contro i famigerati dpcm, provvedimenti emanati d’urgenza dal presidente del Consiglio per rispondere in modo tempestivo al coronavirus e bollati dal centrodestra, renziani e anche da una parte del Pd come incostituzionali.
Ora che a Palazzo Chigi c’è Mario Draghi, però, ed è in arrivo un dpcm che durerà addirittura fino a Pasqua, chi ieri era sulle barricate e oggi fa parte della squadra di governo ha deposto le armi, la neoministra Mariastella Gelmini di Forza Italia è passata dal definirlo uno “strumento discutibile” a trattarne i contenuti con le Regioni e gli emeriti costituzionalisti che per mesi hanno attaccato l’ex premier dalle pagine dei giornali, gonfiando le vele a no-mask e “gilet” vari, sembrano aver ammorbidito i toni. Solo il partito di Giorgia Meloni, rimasto all’opposizione, sottolinea la continuità con l’esecutivo precedente.
Matteo Salvini invece ha scelto una nuova strategia: da un lato ha smesso di attaccare la forma degli atti governativi, e dall’altro chiede di riaprire il Paese mentre mezza Europa è barricata in casa e gli ospedali tornano a riempirsi per le varianti.
Da Cassese a Baldassarre, “emeriti” contro i dpcm
Il primo decreto del presidente del Consiglio dei ministri per contrastare l’avanzata del virus risale al 25 febbraio 2020. Sono i giorni in cui è stato accertato il paziente 1 a Codogno e i 10 comuni del Lodigiano vengono messi in zona rossa insieme a Vo’ euganeo con un apposito decreto-legge. Il dpcm si muove dentro questa “cornice” legislativa ed estende alcune misure (stop agli eventi sportivi e alle gite scolastiche, lavoro agile, didattica a distanza nelle scuole) a Emilia Romagna, Friuli, Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte. Nel giro di poco tempo si arriva alla chiusura di tutte le scuole, al lockdown nazionale e alla lista di attività non essenziali costrette a fermarsi. Un’emergenza continua, con i casi di Covid che corrono a livello esponenziale, e i dpcm che si susseguono a cadenza pressochè settimanale. Non appena viene scavallato il picco dei contagi, però, parte il coro di politici, giornali e costituzionalisti.
Il più duro è Sabino Cassese, giudice emerito della Consulta: “Invece di abusare dei decreti del presidente del Consiglio dei ministri”, dice a Il Dubbio, bastava “ricorrere, almeno per quelli più importanti, a decreti presidenziali“, cioè del Quirinale.
“È forse eccessivo parlare di usurpazione dei poteri, ma ci si è avvicinati”. In un’altra intervista, a La Verità , allude persino alla possibilità che prima o poi anche la Corte costituzionale possa pronunciarsi sulla questione.
Al fianco di Cassese in quei giorni si schiera anche il presidente emerito della Corte Antonio Baldassarre, secondo cui Conte fa un “uso frequente e spregiudicato dei dpcm che scavalcano tutti i controlli”.
Poi c’è il giurista Giovanni Guzzetta, che chiede direttamente a Sergio Mattarella di riconoscere “la centralità ” dei tradizionali decreti legge per fronteggiare le emergenze. Tanti altri, invece, difendono la linea dell’esecutivo. Come Gustavo Zagrebelsky: “Il governo non ha usurpato poteri che non gli fossero stati concessi dal Parlamento. Undici decreti sono tanti, ma l’autorizzazione data al governo prevede precisamente che l’attuazione sia, per così dire, mobile, seguendo ragionevolmente l’andamento dell’epidemia”, spiega a Il Fatto Quotidiano l’1 maggio. “Le restrizioni dei diritti costituzionali in situazioni come quella che stiamo vivendo e nei limiti ch’essa richiede devono avvenire in base alla legge, ed è ciò che è avvenuto“.
Centrodestra, renziani e dem: chi attaccava il governo e ora tace
La battaglia sui dpcm si combatte anche in Parlamento, dove il centrodestra si mostra compatto più che mai. Tanto che il 29 aprile Fi, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia presentano una mozione congiunta per denunciare i “numerosi provvedimenti sostanzialmente amministrativi” adottati da Conte.
Addirittura parlano di una “violazione delle fonti del diritto, trattandosi di una fonte normativa secondaria”. Tra i firmatari c’è la berlusconiana Mariastella Gelmini, che se in quel periodo parlava dei dpcm come uno “strumento discutibile”, oggi spalleggia Roberto Speranza nella linea del rigore in qualità di ministra per gli Affari regionali del governo Draghi.
Una piroetta simile a quella del partito di Maurizio Lupi: anche lui aveva sottoscritto la mozione, mentre ora può contare su un suo sottosegretario (Andrea Costa) al ministero della Salute.
Tra i leghisti, a fare la voce grossa nei mesi più duri della pandemia, ci sono invece il capogruppo a Montecitorio Molinari e Claudio Borghi. Che parlano di “dittatura sanitaria” e “golpe giuridico”. Il deputato Igor Iezzi va anche oltre: “Noi saremo la nuova Resistenza”, dice in Aula tra i cori del centrodestra al grido “Libertà , libertà ”.
L’elenco si allunga con Paolo Romani (“Non si può governare un Paese a suon di dpcm”), il forzista Giorgio Mulè (“Conte è un servo della legge, non è il monarca, deve rientrare in un recinto costituzionale di regole”), Lucio Malan (“Nella Costituzione non sono previsti i dpcm”), Benedetto Della Vedova, che oggi è sottosegretario agli Esteri: (“Non capiamo perchè si debba procedere a colpi di dpcm“).
Persino la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, uscendo bruscamente dal suo ruolo istituzionale, bombarda l’esecutivo accusandolo di aver “gestito tutte le fasi dell’emergenza con un ricorso esagerato a Dpcm, emanati senza preventiva e dovuta consultazione con un voto del Parlamento”.
E polemiche non sono mancate nemmeno in casa Pd, con il deputato Stefano Ceccanti costretto in tutta fretta a ritirare un emendamento con cui si chiedeva che i nuovi decreti del presidente del Consiglio venissero sottoposti una settimana prima al parere delle Camere.
Tutti loro oggi non battono ciglio di fronte al primo dpcm dell’era Draghi. Così come Matteo Renzi, che durante la prima ondata era arrivato a parlare apertamente di “scandalo incostituzionale“.
È fine aprile, il Paese si appresta a entrare nella “fase 2” della pandemia e Palazzo Chigi decide di fare tutto per gradi, riaprendo negozi, attività e spostamenti un passo alla volta. Il leader di Italia viva vorrebbe invece di più: il governo “pensi ai posti di lavoro, non a calpestare la Costituzione“. La ministra Elena Bonetti, nel frattempo rimasta al suo posto nonostante il giro di vite nel Palazzo, è d’accordo: “Il dpcm è un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, per sua natura non viene condiviso all’interno del Cdm e nemmeno in Parlamento”, quindi certe misure, come lo stop alle messe, andrebbero prese “in modo più condiviso”, dice.
Il renziano Marco Di Maio rivendica pure un emendamento, a firma De Filippo, il cui obiettivo implicito è quello di “scoraggiare l’uso dei Dpcm e favorire quello dei decreti legge”. A chiudere il cerchio in perfetto asse con le destre ci pensa Michele Anzaldi: “Ora Italia Viva dice no a chi limita le libertà coi Dpcm ed esautora il Parlamento“.
Conte a Firenze: “Ecco perchè è lo strumento più adatto”
A niente, nel corso dei mesi, sono servite le spiegazioni date da Giuseppe Conte, dalla necessità di usare uno strumento “agile” per rispondere al virus alla “copertura legislativa” fornita dai vari decreti-legge che hanno sempre accompagnato i suoi provvedimenti. Non è un caso che l’ex premier, dopo essere stato costretto alle dimissioni, abbia scelto proprio questo argomento per la sua lectio magistralis all’università di Firenze. Non solo un ritorno in cattedra, ma anche un modo per rimarcare che sì, il nuovo governo è in continuità con il precedente. Con la sola differenza che a Palazzo Chigi ora c’è Mario Draghi e la maggioranza è stata allargata a chi, fino a poche settimane fa, ancora parlava di dittatura sanitaria.
“La strategia normativa” per il Covid, “è stata costruita su tre pilastri: ordinanze del ministro della Salute, dichiarazione stato di emergenza nazionale, l’adozione di decreti legge e Dpcm”, ha spiegato Conte agli studenti. “Non sarebbe stato possibile lasciare l’intera regolamentazione ai solo decreti legge, poichè l’imprevedibilità dell’evoluzione pandemica ci ha costretto a intervenire svariate volte anche a distanza di pochi giorni e, come sapete, la conversione dei decreti-legge va operata dal Parlamento entro 60 giorni, con la conseguenza che la medesima conversione sarebbe intervenuta, il più delle volte, a effetti ormai esauriti o comunque superati dal successivo decreto“. Questa strategia, conclude, “ha permesso al nostro sistema democratico di reggere a questa dura prova, evitando che lo ‘stato di emergenza’ potesse tramutarsi in ‘stato di necessità ‘”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
CONTRO I TEORICI DI UNA SOLA DOSE: “MANCANO DATI SULLA DURATA DELLA PROTEZIONE E SULL’EFFICACIA CONTRO LE VARIANTI”
La polemica a distanza con i teorici della prima dose sola va avanti: “Per fortuna in Usa c’è Fauci (e Biden che ha capito chi ascoltare e chi no) a tenere la barra dritta: loro continueranno con le due dosi” di vaccino, “perchè solo così sanno di proteggere i cittadini. Fino a prova contraria”.
Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova, ribadisce la propria contrarietà all’idea di adottare il ‘modello inglese’ nella profilassi anti-Covid.
“Puntare tutto sulla prima dose, ma siamo davvero sicuri?”, scrive la scienziata su Facebook. “In mancanza di dati sulla durata della protezione e sull’efficacia contro le varianti, in mancanza di un modello che ci dica quante persone dovremmo vaccinare ogni giorno con una singola dose perchè questo approccio faccia la differenza, su quali basi si decide di modificare la somministrazione di un vaccino approvato?”, chiede Viola.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
“REITHERA E’ UNA FABBRICHETTA CON FATTURATO DA RIDERE, NON E’ IN GRADO DI FORNIRE IL VACCINO IN TEMPI STRETTI E QUANTITA’ SIGNIFICATIVE”
Mentre le tre grandi multinazionali del farmaco che hanno prodotto i primi vaccini validati dagli enti regolatori — Pfizer, Moderna e Astrazeneca — non riescono a sopperire alle richieste degli Stati, in Italia si inizia a puntare anche su un’altra casa farmaceutica: ReiThera.
La Commissione europea ha dato poche ore fa il via libera all’aiuto di Stato pari a 40 milioni di euro. Il sostegno all’azienda laziale è giustificato dallo scopo del sovvenzionamento: «Promuovere lo sviluppo di uno vaccino contro il Coronavirus», scrive Bruxelles.
«Io credo poco nella storia del vaccino nazionale», smorza gli entusiasmi Andrea Crisanti, intervistato da la Repubblica. «Per sviluppare un vaccino ci vogliono anni. Se i colossi multinazionali non riescono a produrre dosi sufficienti a soddisfare i fabbisogni delle Nazioni, le pare che ce la può fare una fabbrichetta con un fatturato da ridere e 200 mila euro di capitale?», domanda — in modo retorico — il professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova.
«L’errore d’investimento è stato fatto dall’Europa»
«Sono cose demagogiche, ormai siamo in una situazione in cui i politici sono diventati scienziati e purtroppo non ci capiscono nulla — incalza Crisanti -. L’errore d’investimento è stato fatto dall’Europa, che doveva investire di più su tutti e tre i colossi aziendali — Pfizer Moderna e Astrazeneca — e comprare da loro».
Il professore, sulla questione del vaccino italiano ReiThera, conclude: «Adesso, nella situazione in cui siamo, l’unica via è mettersi d’accordo con queste aziende produttrici — le tre big multinazionali — che possono fornire vaccini già validati». Nessuna speranza, per Crisanti, su ReiThera.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
SUPERATA LA SOGLIA DEI 4 MILIONI DI DOSI SOMMINISTRATE, 1,4 QUELLI CHE HANNO RICEVUTO LA SECONDA DOSE
È stata superata la soglia dei 4 milioni di dosi di vaccino contro il Covid somministrate in Italia. Secondo i dati del commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, aggiornato alle 03.08 di oggi, sono 4.074.575 gli italiani vaccinati con la prima dose, mentre sono 1.377.987 quelli che hanno avuto la doppia dose.
A partire dall’inizio della campagna vaccinale (il 31 di dicembre) sono state distribuite 5.830.660 dosi di vaccino, di cui 4.537.260 Pfizer/BioNTech, 244.600 Moderna e 1.048.800 Astrazeneca.
Nel dettaglio, le dosi sono state somministrate a 2.303.030 operatori sanitari, 699.945 unità di personale non sanitario, 392.365 ospiti di strutture residenziali, 523.882 over 80, 55.108 unità delle forze armate e 100.245 unità di personale scolastico.
“A partire dalla seconda metà di gennaio si osserva un trend in diminuzione del numero di casi negli operatori sanitari e nei soggetti di età maggiore o uguale a 80 anni, verosimilmente ascrivibile alla campagna di vaccinazione in corso”. È quanto segnala l’Istituto superiore di sanità , nell’aggiornamento nazionale del 24 febbraio sull’epidemia di Covid-19.
Un dato che l’Iss evidenzia anche postando un grafico su Twitter. “La curva epidemica dei casi riportati come operatori sanitari e la curva dei casi non riportati come operatori sanitari hanno avuto un andamento molto simile fino alla seconda metà di gennaio – si legge nel passaggio del report che spiega la figura – quando le due curve hanno iniziato a divergere, mostrando un trend visibilmente in calo per gli operatori sanitari a fronte di un trend stazionario, con tendenza a un lieve aumento dall’8 febbraio”.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
MA DIFFICILMENTE L’AUTORITA’ SANITARIA DARA’ L’AUTORIZZAZIONE
È una storia di solidarietà quella che arriva da Massa e che ha come protagonisti un anziano di 91 anni e una mamma con un figlio disabile: a compiere il gesto d’amore è stato proprio l’anziano che ha deciso di donare alla donna la propria dose di vaccino anti-Covid così che possa proteggere il figlio disabile.
L’uomo ha risposto a un appello che la mamma aveva lanciato tramite il quotidiano LaNazione affinchè anche i genitori delle persone disabili, soprattutto giovani, rientrassero nelle categorie da vaccinare quanto prima.
La donna ha infatti spiegato che nonostante il figlio, 22 anni e affetto da una grave disabilità , sia stato chiamato dal centro Anffass che frequenta a Massa per essere sottoposto a vaccinazione, hanno deciso di rifiutarla perchè “la vaccinazione potrebbe essere pericolosa” per il giovane. “In uno scenario come questo il vaccino per noi genitori che lo assistiamo potrebbe essere una soluzione alle nostre paure — le parole della mamma di Mattia in un accorato appello — e come noi anche altre famiglie vivono la nostra stessa ansia. Mattia vive in una bolla al riparo da ogni possibile contagio”.
A rispondere alla richiesta della donna è stato Giovanni, 91enne residente a Carrara, che ha spiegato di avere appuntamento presso il suo medico di famiglia per il prossimo giovedì per essere sottoposto al vaccino anti-Covid ma di aver letto l’appello di Cinzia e di aver deciso di donarlo a lei: “Ho la prenotazione per giovedì. Non so ancora l’orario. Ma di una cosa sono certo: voglio che a vaccinarsi sia lei. Ho avuto una vita lunga e una famiglia numerosa. Il vaccino credo sia più utile a Cinzia che a me”, le parole che l’uomo ha affidato al quotidiano LaNazione.
Un gesto di solidarietà che ha profondamente commosso i genitori di Mattia ma che di fatto dovrà fare i conti con l’ok dell’autorità sanitaria che potrebbe molto probabilmente non arrivare: sarebbe infatti troppo rischioso aprire le porte a uno scambio di priorità che rischierebbe di trasformarsi in un precedente
(da Fanpage)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
FLAVIO HA 30 ANNI E DA UN ANNO LOTTA PER SALVARE VITE NEL REPARTO COVID MENTRE MOLTI CONTINUANO A TENERE COMPORTAMENTI IRRESPONSABILI
Un infermiere è seduto su un letto vuoto. Uno dei pochi, visto che i contagi sono in salita. È bardato, difficile riconoscerlo sotto la tuta bianca che abbiamo imparato a far rientrare nella nostra quotidianità . Le braccia conserte, l’unica cosa visibile sono gli occhi di chi è stanco. Quell’infermiere non ha neanche 30 anni eppure da un anno lotta contro il Covid, senza sosta, insieme ai suoi colleghi. E proprio per questo si lascia andare sulla sua pagina Facebook perchè è stanco.
“È avvilente non avere la più pallida idea di quando questa storia potrà finire. È avvilente non ricordare quasi ormai quando è iniziata. È avvilente il numero dei casi in continuo aumento. È avvilente l’aggressività di queste varianti. È avvilente l’abbassamento dell’età media interessata. È avvilente dover dire ad un ragazzo di 26 anni che tutto va bene, ma che dovrà essere intubato. È avvilente dover dire ad un padre di 2 bimbi di soli 40 anni che sicuramente rivedrà i suoi piccoli con un nodo alla gola, prima di addormentarsi. È avvilente continuare a vedere persone che ci lasciano. È avvilente il continuo menefreghismo di tanti. È avvilente la stanchezza psicologica con la quale sto, personalmente, come tanti colleghi vivendo questo momento. SONO AVVILITO…”
Un lungo sfogo sui social che diventa una preghiera: Non abbassare la guardia, non pensare che il virus sia sparito. Negli ospedali continua la lotta e purtroppo salgono i ricoveri.
Flavio De Cicco, l’autore del post, è uno dei più giovani infermieri dell’Azienda Ospedaliera dei Colli. È in forze all’ospedale Monaldi, ogni giorno. È stato tra i primi a sottoporsi al vaccino, lo scorso dicembre, senza remore. L’ha fatto perchè non avrebbe mai più voluto sentirsi stanco e avvilito, come nella foto che ha pubblicato, nella speranza che almeno le sue di parole, possano essere ascoltate.
(da Fanpage)
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