Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile
BERLUSCONI PROMUOVE TAJANI COORDINATORE MA E’ CAOS IN FORZA ITALIA… ANCHE LA PRESTIGIACOMO A UN PASSO DALL’ADDIO
A due giorni dal giuramento del nuovo governo guidato da Mario Draghi non si placano le polemiche dentro Forza Italia. Silvio Berlusconi cerca di calmare le acque mettendo mano all’organizzazione interna di Fi con una serie di promozioni: Antonio Tajani viene nominato coordinatore nazionale, Anna Maria Bernini sua vice e Licia Ronzulli responsabile per i rapporti con gli alleati del centrodestra.
Inoltre, dopo la “promozione” di Maristella Gelmini a ministro, sempre il Cavaliere ha indicato al suo posto, quale facente funzioni di capogruppo alla Camera, Roberto Occhiuto. Ma, l’ex premier vuole che Occhiuto resti il candidato azzurro per la presidenza della regione Calabria.
Malgrado la riorganizzazione però, nei gruppi resta un clima pesante e di profonda insoddisfazione. E cresce la competizione tra i tanti parlamentari, in lotta tra loro, per avere un posto nella pattuglia di sottosegretari ( si parla di cinque o sei posti) che spetta a Fi con cui si andrà a completare la squadra del governo.
Mentre infuriano le proteste – plateale quella di Stefania Prestigiacomo che annuncia in chat di voler abbandonare la politica – ripartono le defezioni: tre deputati, Osvaldo Napoli, Daniela Ruffino e Guido Della Frera lasciano infatti il gruppo alla Camera per il gruppo Misto. Da tempo in rotta con la linea filo sovranista del partito
Tutti e tre passeranno con Giovanni Toti per dar vita alla componente ‘Cambiamo’ del gruppo Misto alla Camera con 8 parlamentari. Raccontano che si tratta di un primo passo per la creazione di un nuovo contenitore politico, di stampo centrista, che va oltre Forza Italia e, forse, lo stesso perimetro del centrodestra.
“L’obiettivo finale è la creazione di un nuovo grande centro moderato, di cui noi vogliamo essere protagonisti”, dice all’Adnkronos l’ormai ex azzurro Napoli, che non aggiunge altro ma lascia intendere che il progetto politico è aperto a chi ci sta. Secondo i rumor, infatti, la nuova componente guarda al centro dello schieramento politico, anche in vista della nuova legge proporzionale che dovrebbe essere discussa in Parlamento. Nessuno lo può dire ora apertamente, ma in prospettiva, a quanto si apprende, grazie alla logica proporzionale, oggi è stato gettato solo l’amo: l’obiettivo è coinvolgere chiunque sia interessato a un “grande partito di centro”: da Azione di Carlo Calenda a Iv di Matteo Renzi, dall’Udc a ‘Più Europa’.
Fanno parte della ‘componente’ di Montecitorio di ‘Cambiamo’: oltre ai parlamentari totiani Manuela Gagliardi, Stefano Benigni, Alessandro Sorte, Giorgio Silli e Claudio Pedrazzini, ci sono Gianluca Rospi e Fabiola Bologna di ‘Popolo Protagonista’ e i tre azzurri arrivati oggi, Napoli, Ruffino e Della Frera. Domani alle 18 Toti ufficializzerà alla stampa la nascita della ‘componente’.
Capitolo a parte è infine il posto lasciato vacante da Mara Carfagna alla vice presidenza della Camera. Stando ai rumors di Palazzo, quella poltrona potrebbe non rimanere a Forza Italia, anche tenuto conto che il partito azzurro ha anche un Questore a Montecitorio. L’ipotesi è sia assegnata a qualche centrista, si fa il nome di Maurizio Lupi, o a un esponente della minoranza di Leu, cioè Sinistra Italiana, che è rimasta all’opposizione.
(da Huffingtonpost)
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Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile
CON GIORGETTI NEL CUORE DEI POTERI FORTI, ORA TEME PER LA SUA LEADERSHIP… SE LA LEGA SCENDE SOTTO IL 20% SCATTA L’ASSALTO ALLA SEGRETERIA
Ha vinto Giorgetti con il governo Draghi? “La Lega è una squadra, in queste ore leggo del travaglio Pd, di Renzi, del M5s, noi siamo una comunità , quando si sceglie una strada si va dritti, quando facciamo una scelta me ne assumo la responsabilità e penso questa sia stata scelta giusta”. Lo ha detto Matteo Salvini a Mezz’ora in più.
In realtà il capitano leghista sa perfettamente che le cose non stanno così, come sa altrettanto bene che tra qualche mese potrebbe essere ridotto al rango di semplice “nostromo” perchè i signori che con la scelta dei ministri hanno definitivamente tagliato le ali al sovranismo siedono a Palazzo Chigi e al Quirinale.
D’altra parte i poteri forti di mezzo mondo, a cominciare da quelli di stanza a Berlino e Bruxelles (per non parlare della Casa Bianca ora che non c’è più Trump) non dimenticheranno facilmente il suo passato. “Da quelle parti non è facile come in Italia rifarsi una verginità politica” spiegano ambienti dello Stato profondo tricolore.
E si ricorda la stima e l’affetto che hanno per il tifosissimo del Southampton Giancarlo Giorgetti (che Salvini non a caso con i fedelissimi descrive “in quota Draghi”): “Gli dobbiamo molto, non ultimo il fatto che ha contribuito moltissimo per portare Mario Draghi a palazzo Chigi”.
E adesso, per concludere l’operazione, proverà , parallelamente all’azione di governo, a costruire la nuova Lega. Per parlare a tutto il mondo moderato. Per ragionare con i cattolici che hanno smesso di votare (le parole del Cardinale Ruini di tanto tempo fa non sono state dimenticate).
Insomma, Salvini ha fiutato la trappola: “Ora mi tengono lontano dalla stanza dei bottoni, aspettano che il partito scenda sotto la soglia psicologica del 20% (cosa possibile visto che c’è la Meloni da sola all’opposizione) e poi cominceranno l’assalto alla segreteria magari proprio per mettere Giorgetti (GG per gli amici, ndr) o Zaia”.
In poche parole, il Capitano ora è costretto a fare buon viso a cattivo gioco ma non è affatto tranquillo per il futuro tanto che per parare il colpo cercherà di blindare il più possibile con i fedelissimi le poltrone di viceministro e sottosegretario. Draghi permettendo.
(da TPI)
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Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile
RIGIDE IN GERMANIA E REGNO UNITO, PIU’ MORBIDE IN FRANCIA E SPAGNA, MA TUTTE PIU’ SEVERE CHE IN ITALIA (DOVE C’E’ ANCORA CHI SI LAMENTA)
Da qualche ora anche in Italia si è tornati a parlare di lockdown. L’idea è quella di chiudere il più possibile per evitare un nuovo aumento dei contagi, con l’obiettivo di mettere in sicuro le vaccinazioni.
L’Italia non sarebbe, eventualmente, l’unico Paese ad andare in lockdown in questa fase in cui a preoccupare è soprattutto la circolazione delle varianti, a partire da quella inglese. Tra i grandi d’Europa c’è chi è già in una fase di confinamento dei suoi cittadini e chi, invece, non esclude la possibilità di nuove restrizioni sempre più ferree.
Vediamo quali sono attualmente le regole in vigore nei grandi Paesi d’Europa: dalla Germania alla Spagna, dal Regno Unito alla Francia.
Le regole anti-Covid in Francia
Da qualche settimana in Francia si parla dell’ipotesi di un terzo lockdown nazionale, anche se tutti ora tendono a escluderlo. Lo stato d’emergenza è stato prorogato fino al primo giugno. Attualmente in Francia il coprifuoco è in vigore dalle 18 alle 6: a quell’ora tutti i negozi e le attività chiudono e c’è obbligo di stare in casa. Le scuole sono aperte, ma con restrizioni severe e tanti test sugli studenti. Ristoranti e caffè sono chiusi e sono chiusi anche gli impianti sciistici, così come cinema, teatri, musei, bar e ristoranti. Le frontiere sono chiuse per chi viene da Paesi non Ue dal 31 gennaio.
Germania in lockdown da due mesi
Da metà dicembre la Germania è in lockdown, anche se si tratta di un confinamento meno pesante di quello avvenuto in primavera. Il numero dei contagi è calato, ma il blocco è stato esteso fino al 7 marzo. In Germania sono chiusi i negozi e tutti i servizi non essenziali, come bar, ristoranti (possibile solo l’asporto), i centri benessere e i parrucchieri. Per quanto riguarda gli spostamenti, sono consentiti per una passeggiata o per andare a lavoro, ma è possibile anche incontrare una sola persona al di fuori del proprio nucleo di familiari/conviventi. Non si possono utilizzare le mascherine fatte in casa. Dal primo marzo riapriranno i parrucchieri, mentre alcune regioni riapriranno anche le scuole. La Germania, inoltre, ha chiuso anche i confini con la Repubblica Ceca e con la regione austriaca del Tirolo.
Lockdown anche in Regno Unito
Il Regno Unito è in lockdown da oltre un mese. Di fatto è tutto chiuso, con bar e ristoranti aperti solo per l’asporto. Si può uscire solo per gli acquisti essenziali (per esempio supermercati e farmacie), per le cerimonie religiose e per l’esercizio fisico (massimo un’ora al giorno). Per poter incontrare gli amici si deve rispettare il concetto della bolla, ovvero si può incontrare una sola persona — sempre la stessa — al di fuori del proprio nucleo. Per quanto riguarda il lavoro, dove è possibile lo smart working è praticamente obbligatorio. Scuole chiuse, fatta eccezione per i bambini vulnerabili e per i figli dei lavoratori essenziali. Aperti i parchi giochi.
Le restrizioni anti-Covid in Spagna
La Spagna prevede importanti restrizioni sui voli provenienti da Regno Unito, Brasile e Sudafrica, almeno fino a marzo, proprio per arginare la diffusione delle principali varianti. Resta in vigore fino al 9 maggio il coprifuoco, che varia però da regione a regione: in linea di massima parte alle 22 o alle 23 e finisce alle 6. Si può uscire solo per lavoro, scuola, formazione, comprare le medicine, badare ai bambini o agli anziani. Chiunque sopra i sei anni deve indossare le mascherine sui mezzi del trasporto pubblico e negli spazi chiusi. In molte regioni è obbligatoria anche all’aperto. Sono vietati gli incontri nelle case e in molte regioni bar e ristoranti chiudono prima rispetto all’orario del coprifuoco: a Madrid, per esempio, la chiusura è alle 21.
(da Fanpage)
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Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile
CERTO, FATE CON CALMA, TANTO HANNO TUTTA LA VITA DAVANTI
Nella giornata che lancia la corsa degli over 80 a registrarsi sul portale della Regione per poter fare il vaccino anti Covid in Lombardia, l’assessora al Welfare e vicepresidente Letizia Moratti si tira dietro un coro di polemiche per una frase pronunciata ieri davanti ai microfoni del Tgr Rai a proposito della campagna vaccinale. “Le persone devo stare serene. Tutti gli over 80 saranno vaccinati. Non c’è da aver fretta”.
E continua: “Anche per le persone che non possono uscire di casa abbiamo previsto o il medico di medicina generale o l’assistenza domiciliare o i medici dell’Usca. Saranno garantiti anche i trasporti di medici dalla Protezione Civile. La prima dose sarà somministrata entro fine marzo e auspicabilmente entro metà aprile la seconda dose, sempre che saranno rispettati i tempi previsti per la distribuzione dei vaccini necessari. Partiremo con 15 mila dosi la settimana, passando poi a 50 mila e 100 mila. Ci sono 200 punti vaccini, ma sono in fase di apertura altri centri”.
Una gaffe, l’ennesima. E sempre sul tema vaccini, come quella commessa pochi giorni dopo aver assunto l’incarico in cui aveva legato la richiesta della distribuzione delle dosi al Pil di una regione.
Stavolta, mentre c’è chi mette in guardia da un’ulteriore impennata dei contagi e chi paventa l’ipotesi di un nuovo lockdown, o chi ancora ha combattuto per tutta la giornata con il tentativo di prenotare sul portale regionale, preso letteralmente d’assalto, le parole dell’assessora fanno infuriare.
E su Twitter rimbalzano velocissime. C’è chi dice: “Mi sarei aspettato una frase diversa tipo lo faremo più in fretta possibile… e invece”, chi incredulo: “L’ha detto davvero o sto vivendo un incubo?”.
E chi ancora: “Stamattina ho prenotato il vaccino per mia suocera di 86 anni ed ora Moratti dice che non c’è fretta! Cosa abbiamo fatto di male noi lombardi?”.
E poi: “Ho fatto la fila sul portale a ripetizione dalle 12.45 e ancora non sono riuscita a iscrivere nonna. In Lombardia sempre meglio eh… ma d’altra parte, perchè mai avere fretta?”.
Ma le critiche sono a decine. Mentre, a conti fatti, non è detto che le dosi che arriveranno in Lombardia entro l’estate bastino, come prevede il piano regionale, a coprire tutta la popolazione.
(da agenzie)
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Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile
LA LETTERA DELL’11 FEBBRAIO A GUALTIERI DIMOSTRA CHE LE ACCUSE DI RENZI ERANO INFONDATE
In una lettera inviata l’11 febbraio scorso all’allora ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, la Ue ha promosso il governo italiano sull’impostazione generale del Recovery Plan. Si tratta di una notizia passata quasi sotto traccia a causa del cambio di governo, ma che ha una certa rilevanza politica. Uno dei motivi, se non quello principale, per cui il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha fatto cadere il Conte bis a favore del nuovo esecutivo è proprio per la scrittura del Recovery Plan, giudicata, anche da diversi commentatori, come insufficiente e inadeguata.
Non a caso lo stesso Renzi, subito dopo l’incarico a Draghi, ha affermato che il Recovery Plan “va riscritto integralmente: una buona squadra lo riscrive in tre giorni”.
Non sembrerebbe pensarla così la Commissione Europea, però, che, come detto, in una lettera inviata all’ormai precedente esecutivo, ha lodato “l’approccio generale e il dialogo costruttivo intrapreso finora con la Commissione europea” in occasione del piano di ripresa italiano.
La missiva, indirizzata all’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e firmata dal vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, e dal commissario Paolo Gentiloni, sottolineava anche la necessità di “lavorare sui dettagli delle riforme e degli investimenti chiave, per garantire un solido piano di ripresa e resilienza”. Ma di certo non rappresentava una bocciatura da parte della Ue al Recovery Plan italiano.
Nella lettera, inoltre, veniva espresso “apprezzamento per gli sforzi compiuti dall’Italia per contenere la pandemia e limitarne l’impatto sull’economia, per le informazioni fornite dal governo italiano sulle nuove misure e per la loro prevista natura mirata e temporanea”, mentre Gentiloni sottolineava l’importanza di non ritirare misure come la cassa integrazione.
“Sappiamo che hanno un orizzonte temporale limitato — ha scritto Gentiloni — “la decisione di come uscire da questa situazione di emergenza, quando e con quale grado di selettività è una decisione molto, molto importante. Anticiparla rischia di diminuire le chances di ripresa, prenderla troppo tardi rischia di alimentare un’illusione che poi si traduce in effetti sociali ancora più difficili”
(da agenzie)
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Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile
A FORZA DI RISTORI A TUTTI AUMENTA IL DEBITO SULLE SPALLE DELLE FUTURE GENERAZIONI: E’ COME SE OGNI FAMIGLIA ITALIANA AVESSE UN DEBITO DI 98.000 EURO… QUANDO LA BCE CHIUDERA’ IL RUBINETTO SARANNO DOLORI
L’anno senza precedenti per la crisi pandemica e i 108 miliardi di sussidi, ristori, paracadute vari iniettati nell’economia si è chiuso con un picco del debito pubblico altrettanto inedito: secondo i dati aggiornati dalla Banca d’Italia, al 31 dicembre del 2020 il debito delle Amministrazioni pubbliche era pari a 2.569,3 miliardi; a fine 2019 il debito ammontava a 2.409,9 miliardi (134,7 per cento del Pil).
Via Nazionale spiega che lì’aumento del debito nel corso del 2020 (si parla di ben 159,4 miliardi) ha riflesso “sia il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (152,4 miliardi) sia l’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (9,6 miliardi, a 42,5); gli scarti e i premi all’emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e la variazione del cambio hanno complessivamente diminuito il debito per 2,6 miliardi”.
Quasi tutto lo stock di indebitamento viene dal centro del Paese: “Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito consolidato delle Amministrazioni centrali è cresciuto di 160,1 miliardi, a 2.484,9, mentre quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,8 miliardi, a 84,2; il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile”.
Come più volte sottolineato da diversi osservatori, a tenere in linea di galleggiamento i conti pubblici – in attesa che arrivino i soldi dell’Europa – è stato l’Eurosistema, ovvero gli acquisti da parte della Bce – mediati da via Nazionale – nell’ambito del piano anti-pandemico.
“Nel corso del 2020 la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è cresciuta per effetto degli acquisti di titoli pubblici nell’ambito dei programmi decisi dall’Eurosistema, collocandosi al 21,6 per cento (dal 16,8 per cento della fine del 2019)”, spiega infatti Banklitalia. Lo scorso dicembre la durata media del debito era pari a 7,4 anni, da 7,3 del 2019.
Sul peso del debito arriva il conteggio dell’Unione nazionale consumatori. “Anche se a dicembre il debito in valore assoluto è inferiore rispetto al precedente primato di ottobre, quando era pari a 2.587,471 miliardi calcolando il debito per ogni italiano si raggiunge un record storico – dice il presidente Massimiliano Dona dell’Unc – Se, infatti, consideriamo la popolazione residente secondo i dati ufficiali Istat relativi al 1° gennaio di ogni anno, nel 2020 è come se ogni italiano avesse un debito di 43 mila e 78 euro.
Un valore superiore al precedente primato del 2019 quando era pari a 40 mila e 288. A famiglia si tratta di un debito pari a oltre 98 mila euro, 98.091 euro per la precisione”.
(da agenzie)
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Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile
ORA SE LA PRENDE PURE CON SE STESSO
Quello a cui nessuno ormai credeva più, alla fine è accaduto: il ministro della Salute Roberto Speranza ieri sera ha firmato il provvedimento con cui proroga lo stop a tutto lo sci amatoriale e non agonistico fino al prossimo 5 marzo, in quella che si può considerare il primo atto importante del nuovo governo Draghi.
Decisivo il parere del Comitato tecnico scientifico e le preoccupazioni per la variante inglese che — dati alla mano — è responsabile del 18% dei contagi nell’ultimo periodo.
In pratica: un contagiato italiano su cinque è positivo al ceppo d’Oltremanica. E poi ci sono altri dati di realtà : l’emergenza è ancora tutt’altro che superata, anche se qualcuno nel frattempo si era illuso.
I numeri in possesso dei tecnici non sono affatto rassicuranti, confermati dal grido d’allarme che arrivano da medici e infermieri di molti ospedali, preoccupati per quelle che sono chiare avvisaglie di una nuova recrudescenza del virus.
D’altra parte, come era facile immaginare, la decisione di Speranza ha mandato su tutte le furie, prima ancora che gli sciatori, gli operatori e i lavoratori del comparto della montagna, che si sono sentiti traditi da una decisione presa in zona Cesarini, dopo che lo stesso governo, appena una settimana prima, aveva assicurato che ci fossero le condizioni per una riapertura in sicurezza.
Siamo alle solite, insomma. Da qualunque punto di vista osservi la questione, il Covid impone quella che è, ad oggi, ancora un’irrisolvibile equazione che metta insieme il criterio di massima prudenza e la salvaguardia economica e sociale dei settori più colpiti.
Il virus, insomma, è ancora lì tra noi, anche se nell’ultimo mese ce ne siamo dimenticati, troppo presi a occuparci di chi avrebbe votato una fiducia o a far la conta del toto-ministri, in quella che appare, ogni giorno che passa, la crisi più incomprensibile e imperdonabile della storia repubblicana.
Ma come? Non era il governo Conte che sadicamente voleva tenerci chiusi in casa? Non era il governo precedente che voleva far fallire i lavoratori della montagna e mandare gambe all’aria un intero settore?
Chi si era illuso che con Draghi al governo il virus sarebbe magicamente sparito dalle nostre vite dovrà fare i conti con la realtà . Nel caso qualcuno non se ne fosse ancora accorto, siamo (ancora) in una pandemia.
E chi prende decisioni così complesse lo fa dovendo mettere insieme e tenere in equilibrio una quantità di fattori, interessi, dati, previsioni inimmaginabili. Si chiama anche politica. Giusta o sbagliata che sia.
Era così ieri con Conte. Sarà così domani con Draghi. Quello stesso Draghi da cui in molti si attendevano la fine dell’austerity sanitaria e l’inizio di una nuova stagione di aperture e che, invece, ieri — come riporta “Repubblica” — non solo è (ovviamente) informato della decisione del suo ministro ma l’ha anche sottoscritta e approvata al termine di un lungo confronto proprio con Speranza.
Alla faccia di quel Matteo Salvini che continua a ululare alla luna contro ogni chiusura come se fosse un ultras dai banchi dell’opposizione. Qualcuno lo avvisi che ora siede al governo.
(da TPI)
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Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile
LO STUDIO VOLUTO DA BIDEN, JOHNSON, MERKEL E MACRON
L’hanno voluto Joe Biden, Angela Merkel, Boris Johnson ed Emmanuel Macron. E le conclusioni sono tutt’altro che rassicuranti: “La variante inglese uccide di più”.
Ha una letalità maggiore tra il 20 e il 30 per cento. E anche le altre mutazioni di Sars-Cov-2 comportano problemi nella lotta alla pandemia: quella brasiliana non crea immunità aprendo al rischio di re-infezione, mentre quella sudafricana depotenzia l’efficacia del vaccino di Astrazeneca. L’inchiesta scientifica che terrorizza i governi potrebbe arrivare oggi sul tavolo del Comitato tecnico scientifico, che ha in programma un tavolo con il ministro Roberto Speranza, ed è destinata ad aprire il dibattito sulla necessità di raccomandare nuove chiusure.
Si spiega così l’allarme lanciato domenica da Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro Roberto Speranza. Il professore di Igiene aveva avanzato di nuovo la proposta di un “lockdown totale e immediato“ finendo sotto attacco da parte di Lega e Italia Viva. E aveva quindi aggiunto: “Tutte le varianti del virus Sars-Cov-2 sono temibili e ci preoccupano ma, in particolare, quella inglese risulterebbe essere anche lievemente più letale e sta facendo oltre mille morti al giorno in Gran Bretagna”. A fronte di questa situazione di “pericolo — aveva detto ancora — alcuni Paesi hanno già optato per la chiusura drastica. L’Italia è in ritardo, penso avremmo dovuto prendere misure di chiusura già 2 o 3 settimane fa”.
La sua riflessione, ha svelato La Stampa, è dettata dalla lettura di questo report voluto dai maggiori leader mondiali e prodotto da una task force internazionale sulla base dei dati disponibili nel Regno Unito.
E secondo il quotidiano torinese arriverà oggi sul tavolo del Comitato tecnico scientifico, finendo con ogni probabilità per costringere a una revisione della situazione epidemiologica. Un nuovo tassello che si aggiungerebbe alla già precaria situazione descritta dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ultimo monitoraggio settimanale e nello studio sulla sorveglianza delle varianti.
Quella inglese rappresenta ad oggi il 17,8% dei nuovi contagi e, come spiegato dal presidente Silvio Brusaferro, è destinata a diventare il ceppo dominante in “5-6 settimane“. Una diffusione che, visto il 50% in più di capacità di infettare, provocherebbe una risalita vertiginosa della curva dei positivi.
In generale, tra l’altro, alcune regioni già ora mostrano “segnali” di “controtendenza” del contagio. E un eventuale dilagare della variante inglese, sottolineava venerdì l’Iss, si innesterebbe su una pressione dei servizi sanitari che, nonostante il miglioramento dell’ultimo mese, resta comunque precaria. Insomma, il rischio è che in alcune zone l’area critica (le terapie intensive) vadano in tilt in breve tempo.
(da agenzie)
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Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile
VARIANTE DIFFUSA NELL’88% DELLE REGIONI, PER UN TOTALE DEL 59% DI CASI IN ALCUNE AREE
Intervenire per contenere e rallentare la diffusione della “variante UK” in Italia “rafforzando/innalzando” le misure in tutto il Paese.
L’Istituto superiore di sanità ha condotto uno studio coinvolgendo 82 laboratori di 16 regioni diverse, nelle giornate del 3-4 febbraio, ed è emerso come la variante inglese sia diffusa nell’88% delle Regioni partecipanti allo studio con percentuali rispetto ai casi totali che vanno fino al 59% in alcune aree.
Per tale ragione l’Iss “raccomanda” di modulare ulteriormente le misure restrittive laddove la circolazione è più elevate, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto.
E ancora, tra i punti salienti del rapporto, emerge che “nel contesto italiano in cui la vaccinazione delle categorie di popolazione più fragile sta procedendo rapidamente ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguata”.
Inoltre, avverte l’Istituto superiore di sanità , “considerata la maggior trasmissibilità della variante” inglese di Sars-CoV-2, “e considerato l’andamento in altri Paesi interessati precocemente dalla diffusione della VOC 202012/0 è prevedibile che questa nelle prossime settimane diventi dominante nello scenario italiano ed europeo”.
Pertanto “al fine di contenere e attenuare l’impatto sulla circolazione e sui servizi sanitari è essenziale, in analogia con le strategie adottate negli altri paesi europei, rafforzare/innalzare le misure di mitigazione in tutto il Paese mantenendo o riportando rapidamente i valori di Rt inferiore a 1 e l’incidenza a valori in grado di garantire la possibilità del sistematico tracciamento di tutti i casi”.
(da agenzie)
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