Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile
PROVANO A NEGARE MA IL FATTO PUBBLICA LA LETTERA DI UNA RSA CHE PROVA CHE E’ VERO… EVVIVA IL MODELLO BERTOLASO CHE SALVINI VUOLE IMPORRE IN TUTTA ITALIA: QUELLO DELLE BALLE
In Lombardia “nessun disabile grave è stato lasciato senza vaccinazione”. A dirlo la direzione generale Welfare della Regione, che nel pomeriggio ha voluto smentire quanto scritto oggi dal Fatto circa la sospensione delle somministrazioni dei vaccini a personale e pazienti delle Rsa lombarde.
In particolare, per il nuovo dg welfare Giovanni Pavesi — il manager 59enne appena chiamato dall’assessore Letizia Moratti a dirigere la Sanità , nonostante un passato non certo immacolato — non risponderebbe a verità che a rimanere senza dosi sia stata la Rsa “Sacra Famiglia di Cesano Boscone”.
Una casa di riposo molto particolare, perchè assai cara a Silvio Berlusconi, il quale la scelse per svolgervi il proprio affidamento ai servizi sociali ai tempi della condanna nel 2014. “Tutti gli ospiti della Rsa Sacra Famiglia di Cesano Boscone sono già stati vaccinati”, scrive Pavesi nella nota del Pirellone, “Hanno invece subito un rallentamento, dovuto alla mancanza di vaccini, le somministrazioni degli ospiti della Rsd”. Il Fatto avrebbe mentito, quindi.
Tralasciando il fatto che Rsd è l’acronimo di Residenza sanitaria per disabili (e che quindi gli ospiti di fatto sono persone con difficoltà fisiche), a dimostrare la verità di quanto scritto dal nostro giornale è la lettera inviata dalla Direzione sanitaria della Onlus a tutti i dipendenti il 23 febbraio scorso, che Ilfattoquotidiano.it è in grado di mostrare.
Nella missiva si legge: “Con rammarico vi comunichiamo che in data odierna l’Asst Rhodense ci ha informato della sospensione immediata delle dosi di vaccino sia per gli ospiti che per i dipendenti delle sedi di Cesano, Settimo e Inzago. Questa brusca interruzione ci costringe a sospendere già da domani (ieri, ndr) la somministrazione del vaccino ai nostri ospiti e a tutto il personale. Speriamo si possa riprendere il prima possibile la campagna vaccinale”. Firmato: Il Referente covid, Carla Dotti.
Un testo chiarissimo: niente vaccini per nessuno. E, soprattutto, nessun rallentamento, ma vera e propria sospensione della somministrazione.
A confermare lo stop è anche Paolo Pigni, direttore generale Fondazione Sacra Famiglia: “Martedì 23 febbraio le autorità sanitarie hanno comunicato a Fondazione Sacra Famiglia la sospensione della fornitura dei vaccini, il cui arrivo avrebbe permesso di proseguire la campagna di immunizzazione di ospiti e operatori delle Rsd, Residenze sanitarie per disabili. In conseguenza di ciò, abbiamo dunque dovuto interrompere le vaccinazioni programmate”.
Ma perchè togliere i vaccini proprio ad una Rsa, cioè a una struttura che raccoglie soggetti fragili e personale tanto esposto al contagio?
La causa della sospensione — come raccontato dal Fatto — è una sola: la decisione di Guido Bertolaso di dirottare tutte le dosi verso Brescia e i comuni passati in zona “arancione rinforzato”.
Ma, siccome le dosi scarseggiano, se Bertolaso le porta tutti nel Bresciano, a qualcuno dovrà pur toglierle. E la scelta è caduta sulle Rsa. “Tanto la categoria della fase 1 Bis (quella dedicata al vaccino dei sanitari e dei pazienti delle Rsa, ndr) è quasi terminata”, aveva detto. Evidentemente si sbagliava.
Tanto che Simone Negri, il sindaco di Cesano Boscone, non l’aveva presa affatto bene: “Le conseguenze sul territorio sono disastrose”, ha tuonato, ricordando i dati della Fondazione Gimbe, secondo cui in regione “abbiamo una percentuale altissima di vaccinati fra il personale non sanitario (pari al 28%) e solo dell’11% per gli ospiti delle Rsa”.
Insomma, la storia è quella che abbiamo raccontato. Nonostante le dichiarazioni del dg Pavesi, che come prima uscita ufficiale ha scelto di smentire una notizia vera, verificata e confermata. Speravamo in un esordio migliore.
Ecco il testo integrale della inviata dalla Direzione sanitaria della Onlus a tutti i dipendenti:
“Con rammarico vi comunichiamo che in data odierna l’ASST Rhodense ci ha informato della sospensione immediata delle dosi di vaccino sia per gli ospiti che per i dipendenti delle sedi di Cesano, Settimo e Inzago. Questa brusca interruzione ci costringe a sospendere già da domani la somministrazione del vaccino ai nostri ospiti e a tutto il personale. Speriamo si possa riprendere il prima possibile la campagna vaccinale”. Firmato: Il referente Covid Carla Dotti e l’Unità di crisi. Cesano Boscone, lì 23 febbraio 2021.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile
“SOLO LUI PUO’ EVITARE L’IMPLOSIONE”… INTANTO IL DI MAIO “LIBERALE” FA INFURIARE TANTI CINQUESTELLE
Tra Roma e la Villa di Sant’Ilario si sta disegnando la nuova strategia del Movimento 5 Stelle che è sintetizzata in un cognome: Conte.
Beppe Grillo da Genova in continuo contatto con la Capitale alla fine si è convinto e adesso non ha dubbi: “Le conversazioni con Giuseppe stanno andando bene, mi auguro di convincerlo ma ci siamo quasi”.
Il Garante vuole consegnare all’ex premier il compito di far rivivere il partito che lui ha creato insieme a Gianroberto Casaleggio ed evitare quindi che si spacchi in mille pezzi. L’operazione va fatta in breve tempo perchè da qualche settimana si registrano solo addii ed espulsioni.
Grillo vorrebbe nei fatti nominare Conte capo politico, nonostante fino a poche settimane fa il fondatore fosse il più grande sponsor dell’organo collegiale allargato a scapito invece della figura unica.
Tanto che il nuovo assetto è stato anche votato dalla piattaforma Rousseau. Per venire fuori da questo schema, il Garante sta immaginando di creare una segretaria politica, al posto dell’organo collegiale, a capo della quale nominare Giuseppe Conte.
La volata l’ha lanciata Luigi Di Maio in un’intervista a Repubblica: “Abbiamo fatto un percorso che ha portato il Movimento a evolversi. Questo processo può essere totalmente definito con l’ingresso di Giuseppe Conte nel MoVimento. È arrivato il momento di mettere la parola fine alle nostre ambiguità interne”.
Conte però vuole delle garanzie. “Di certo un ex premier non può mettersi a pensare alle rendicontazioni”, ironizza un deputato. E poi un altro: “Nè può occuparsi delle beghe interne”. È necessario dunque un partito rinnovato.
Il pressing affinchè questa operazione si concretizzi in breve tempo si fa con il passare delle ore sempre più insistente. “Serve uno scatto con l’ingresso formale di Conte”, dice Manlio Di Stefano. E Sergio Battelli aggiunge che per il M5S “è giunto il momento di passare a un livello successivo. È il momento dell’Evoluzione. Con chi ci sta. Con chi non rema contro. E spero che il Presidente Conte possa far parte di un progetto di rinnovamento che non può più aspettare”. Di certo, Conte non entrerà a far parte dell’organo collegiale, casomai dovrà presiederlo. E potrebbe essere lo stesso Beppe Grillo a decidere che la strada sarà questa. Al momento si sta passando al vaglio lo Statuto per trovare la via d’uscita più rapida e indolore: “Solo l’ex premier può evitare l’implosione”
Questo risulterebbe essere un modo per riavvicinare al Movimento anche tanti scontenti. Per esempio il senatore Emanuele Dessì che proprio oggi ha lasciato il gruppo del Senato per entrare in “L’Alternativa c’è” parla di Conte come colui che “potrebbe essere il federatore di un campo progressista, potrebbe essere capace di fare ciò che io e gli altri non siamo riusciti a realizzare dall’interno. Anche se non vorrei che M5s prendesse la strada di un partito moderato e liberale, come lo ha chiamato Di Maio”. Concetto che ha fatto molto discutere all’interno del Movimento.
La delusione, soprattutto dopo le nomine dei sottosegretari e viceministri, è tanta e non è escluso che ci siano nuovi addii che si andrebbero ad aggiungere alle espulsioni di chi non ha votato la fiducia al governo Draghi.
Tra coloro che potrebbero lasciare il partito ci sono Giorgio Trizzino e Mattia Fantinati. Così come la deputata Emanuela Corda in un tweet non nasconde l’amarezza per le parole di Luigi Di Maio: “Sono stata eletta con M5s. Mai avrei pensato di ritrovarmi a mia insaputa in un’alleanza strutturale di centrosinistra e poi collocata nell’area moderata liberale. A saperlo prima mi sarei tesserata con qualche vecchio partito”.
A fare scouting ci pensa Emilio Carelli che il 2 febbraio scorso ha lasciato il Movimento annunciando la volontà di raggruppare moderati e liberali in una nuova componente, il ‘Centro – Popolari Italiani’. I nomi che circolano sono tanti e molti dei quali però smentiscono, come l’ex ministro allo Sport Vincenzo Spadafora ma anche Roberto Cataldi. È possibile che stiano aspettando di capire l’evoluzione.
Molto dipenderà dall’ingresso o meno di Giuseppe Conte. Perchè in questo momento, a detta di tanti, solo l’ex premier può evitare che il Movimento vada del tutto in frantumi.
(da Huffingtonpost”)
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Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile
LA MOZIONE “TORNA A CASA RENZI” (MARCUCCI, GORI, NARDELLA) CANDIDERA’ BONACCINI E VUOLE FAR CONCORRENZA ALLA LEGA AL NORD E SPOSTARE ANCORA DI PIU’ IL PARTITO A DESTRA… MA NON FAREBBERO PRIMA A ISCRIVERSI AL CENTRODESTRA?
Il Pd ormai è una polveriera. Che si avvicina al congresso col rischio addirittura di una scissione. Zingaretti, infatti, dopo mesi di attacchi quotidiani da parte degli ex renziani ancora presenti nel partito, ha deciso che piuttosto che rimanere imbrigliato nelle polemiche quotidiane e fare la fine di San Sebastiano, è meglio giocare in campo aperto.
Quindi ok al congresso e che vinca il migliore. A correre per la segreteria sarà certamente Bonaccini, spinto da Base Riformista dei vari Marcucci, Gori e Nardella. “Sono la mozione Torna a casa Matteo” chiosano dal Nazareno
“Renzi sondaggi alla mano non è certamente il politico più popolare d’Italia. Fare una battaglia congressuale per farlo rientrare nel Pd è davvero fuori dal mondo”, continuano i Dem fedeli a Zingaretti.
“Ma la verità è che se dovesse prevalere Bonaccini il Pd si sposterebbe molto al centro e su una linea nordista molto vicina alle partite Iva e alle classi imprenditoriali.
Ecco perchè ieri Bonaccini si è messo in ‘linea’ con Salvini. Hanno un target elettorale molto comune.
Che però non c’azzecca nulla con i valori di una formazione di centro sinistra come dovrebbe essere il Pd”, ragiona un parlamentare dem anti renziano. Ecco perchè, se Bonaccini dovesse farcela, per il Pd potrebbero aprirsi le porte dell’ennesima divisione.
Andrea Orlando, vicesegretario del Pd (nonchè neo-ministro del Lavoro), risponde durissimo agli attacchi lanciati negli ultimi giorni contro i vertici del partito da alcuni sindaci dem (il bergamasco Gori, il fiorentino Nardella, il barese De Caro). “Stanno emergendo rigurgiti di posizioni che guardano a un Pd del passato, improntato verso un centrismo non più al passo coi tempi. Diciamolo con chiarezza: puntano a un logoramento del gruppo dirigente”, osserva Orlando in una intervista al quotidiano La Nazione.
Tradotto: il numero due del partito accusa l’ala Pd filo-renziana — contraria all’alleanza con il M5S — di voler colpire e affondare il segretario Nicola Zingaretti, magari per piazzare al suo posto il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.
“Scatenare la crisi è stato sbagliato, in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo. Ma Renzi lo ha fatto per un obiettivo: spaccare il fronte Pd-5 Stelle. Lo stesso obiettivo che oggi hanno alcuni esponenti democratici”, attacca Orlando.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile
INVECE CHE LAMENTARSI BASTA UN PICCOLO GESTO: “CARO DRAGHI, GOVERNA PURE CON LA LEGA E SENZA DI NOI”… ORMAI E’ CHIARO L’ASSE REAZIONARIO LEGA, FORZA ITALIA, ITALIA VIVA E POLTRONISTI DI M5S E PD, CON I POTERI FORTI ALLE SPALLE
Le proteste dem sui social sono cominciate subito dopo avere letto l’elenco dei sottosegretari. Contestazioni che approdano anche nella direzione del partito di oggi, convocata per discutere di donne e di parità di genere.
Però centrale diventa la questione dell’immigrazione e dei diritti. Come è stato possibile che il Pd abbia “spresidiato” il Viminale, senza neppure un sottosegretario là dove si decide dei dossier su immigrati, sicurezza e accoglienza e dove ci sono regolamenti da ultimare sulle regolarizzazioni dei lavoratori stranieri?
Come è stato possibile che il leghista Molteni, tornato all’Interno come sottosegretario dopo essere stato braccio destro di Salvini, rivendichi la bontà dei decreti sicurezza che proprio il Pd con l’ex vice ministro Matteo Mauri aveva archiviato?
Gianni Cuperlo su Facebook denuncia: “La Lega dei decreti sicurezza torna al Viminale. Il Pd che quei decreti sicurezza ha contribuito a cambiare, esce dal Viminale”.
Aggiunge che è una amara considerazione. Esorta: “Rimbocchiamoci le maniche perchè la sinistra vive soprattutto nella coscienza di chi crede che i principi non seguono l’andamento delle stagioni”. Conclude, Cuperlo: “Forse è tempo di parlare meno e di fare di più”.
Sulle barricate per avere abbandonato ai leghisti il campo, è Monica Cirinnà , la responsabile dei diritti del Pd, che attacca: “Il ritorno di Molteni al Viminale ovviamente non mi entusiasma. Anzi, direi che mi preoccupa, per l’impatto che questa nomina rischia di avere sui dossier che per me restano fondamentali: dalla gestione dell’immigrazione dell’accoglienza a scelte che ritengo strategiche come la riforma della cittadinanza, senza dimenticare la tutela anagrafica delle famiglie omogenitoriali e, più in generale, della stessa gestione della sicurezza pubblica in vista di un periodo che non sarà semplice dal punto di vista della tenuta sociale”.
Ma strettamente legato alle questioni concrete è per Cirinnà il versante dell’identità del Pd: “Più ancora mi preoccupa però, l’assenza del Pd da questo nodo strategico, così come dal ministero della Giustizia. È stata fatta una scelta forse privilegiando un aspetto della nostra identità e azione politica – lavoro e giustizia sociale, economia e Europa – rispetto ad altri”.
Però invita a riflettere perchè “non possiamo e non dobbiamo dimenticare che l’identità del Pd si fonda anche sulla promozione dei diritti, dell’uguaglianza, dell’inclusione e che sono questi i temi su cui la nostra base si appassiona ed è pronta a lottare”. Se al governo è andata così – scandisce – “mi auguro che non manchi il sostegno del partito alla nostra azione parlamentare”. Dove annuncia battaglia.
Le dichiarazioni del leghista Molteni appena insediato (“Rivendico i decreti sicurezza, all’80% sono ancora in vigore”), sono benzina sul fuoco dem.
C’è voluto oltre un anno di governo giallo-rosso prima che si riuscisse a cambiare i decreti Salvini. Il vice ministro del Pd, Mauri ne ha ripercorso le tappe in un post di saluto ai collaboratori su Facebook. Misurato.
Senza impennate polemiche, però scrive: “Ho qualche perplessità sul fatto che all’Interno non sia stato indicato nemmeno un esponente del Pd, a prescindere da me, visto il ritorno in grande spolvero della Lega…”. Rincara nel merito: “Decreto immigrazione e regolarizzazione dei migranti sono due cose che dovremo tenere sempre alte nella nostra bandiera”.
Non sono esempi scelti a caso. A una estensione delle regolarizzazioni dei lavoratori stranieri in nero stava infatti lavorando Mauri da vice ministro. Il timore del Pd è che ora ci possa essere una battuta d’arresto o una marcia indietro. E se i decreti Salvini – rivendicati con orgoglio da Molteni, – sono stati ormai modificati sostanzialmente e non esistono più nella vecchia formulazione, ci sono sempre regolamenti e aggiornamenti in cantiere in fatto di migranti. Perciò la tensione nel Pd è altissima.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile
GLI EX DIOSCURI DEL POPULISMO-SOVRANISMO SI PROFESSANO SEDICENTI LIBERALI, MA NON SANNO QUELLO CHE DICONO
“Siamo liberali”. Queste due paroline ormai per l’attuale classe politica sono l’equivalente del vestito buono per lo zotico di campagna che vuole entrare in società .
Una scorciatoia lessicale per chi si vuole accreditare nel consesso civile e istituzionale, un passepartout per rassicurare e accreditarsi, un modo per dire al mondo: “non siamo più gli strambi, mattacchioni, eccentrici e inaffidabili di una volta ma siamo cresciuti e siamo pronti a rappresentare il ventre molle e moderato della società italiana”.
L’ultimo in ordine di apparizione ad aver pronunciato quelle due paroline magiche è oggi Luigi Di Maio, ex capo politico M5s e ministro ininterrottamente negli ultimi tre governi, in un’intervista a Repubblica: “Il Movimento è ora una forza moderata e liberale”.
Prima di lui ci era arrivato però il suo amico-nemico Matteo Salvini che lo scorso ottobre al Corriere della Sera si diceva sinceramente votato “a una rivoluzione liberale”, folgorato dalle idee del suo consigliere dell’epoca, lui sì liberale per davvero, Marcello Pera.
Mai come in questo caso quelle due paroline finiscono per scindere significante e significato. Laddove essere liberali non s’intende più come collocazione e affiliazione a una precisa dottrina politica ma diventa semplicemente un sinonimo di centrista, moderato o comunque non-estremista.
Perchè se si vanno prendere le parole d’ordine, i temi portanti e financo la visione del mondo di Di Maio e Salvini, di M5s e Lega, c’è tutto tranne che un approccio liberale.
Anche adesso che i due si ritrovano di nuovo nello stesso governo guidato da Draghi (lui certamente più liberale di entrambi).
Basta prendere tre grandi temi – la politica economica, la giustizia e la sicurezza – per rivelare l’inganno o quanto meno l’equivoco.
I 5 stelle in economia sono tutt’altro che liberali: propugnano e attuano una massiccia e invasiva presenza dello stato nella vita economica, sia delle imprese che dei cittadini.
Così come Di Maio&Co. – per usare un eufemismo – sono tutt’altro che garantisti nell’approccio alla politica della giustizia: qui basta citare la riforma Bonafede della prescrizione. Così come la Lega ha sempre teorizzato e attuato una politica securitaria di stampo law&order, molto lontana dalle garanzie e dalla tutela dei diritti civili: riforma della legittima difesa e decreti Sicurezza, per rammentarne solo un paio.
E però sono tutti liberali, vogliono tutti una rivoluzione liberale, parlano tutti al popolo liberale. Con quest’ultimo che sembra sempre più come l’Araba fenice di Mozart: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa!
Sicuramente non lo sanno loro due, Di Maio e Salvini, gli ex dioscuri del populismo-sovranismo autoconvertitisi al liberalismo.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile
E’ UN ACCROCCHIO PARLAMENTARE TENUTO IN PIEDI SOLO DALLA REPUTAZIONE DEL PREMIER… NON RIUSCIRA’ A REALIZZARE NESSUNA DELLE RIFORME AUSPICATE, NE’ A ESSERE ANTIDOTO A SOVRANISMI E POPULISMI
Davvero vi aspettavate qualcosa di diverso, dal governo Draghi? Davvero vi servivano le nomine dei sottosegretari, per capire l’eterogeneità al limite del paradosso della maggioranza che sostiene questo governo?
Davvero pensavate che potesse nascere un governo dei migliori nel contesto di un Parlamento come quello uscito dalle elezioni del 4 marzo 2018? §
Se davvero lo pensavate, cari tifosi e adepti del governo Draghi, e se ancora coltivate qualche residua illusione sulle virtù messianiche dell’esecutivo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea, ci tocca sottoporvi a un ulteriore, preventivo, bagno di realtà .
No, il governo Draghi non è l’antidoto al populismo e al sovranismo, nè tantomeno la sua nemesi. È sostenuto, con più o meno convinzione, dalle forze politiche populiste e sovraniste e dentro quel sentiero si muoverà , inesorabilmente.
Se cancella Quota 100, cade. Se cancella il reddito di cittadinanza o lo spazzacorrotti, cade. Se fa la patrimoniale, cade. Se mette tasse sull’inquinamento, cade.
E no, nel caso ve lo steste domandando, il governo Draghi non farà nessuna grande e copernicana riforma, nè ribalterà l’Italia come un calzino.
Solo simulacri, semmai, quel tanto che basta a far arrivare i 209 miliardi del Recovery Plan da Bruxelles. Questo perchè per fare una riforma fiscale degna di questo nome, bisogna combattere l’evasione e scontentare qualcuno, e nessuno vuole scontentare nessuno dopo un anno di emergenza sanitaria e nel pieno della peggiori crisi economica del secolo.
Allo stesso modo, è difficile fare una riforma della pubblica amministrazione senza che i sindacati battano ciglio e portino la gente in piazza. E nè Draghi, nè la maggioranza che lo sostiene, vuole gente in piazza.
Soprattutto, sapendo che tra pochi mesi si vota in tutte le grandi città italiane, e tra più o meno due anni per rieleggere il Parlamento. Sulla riforma della giustizia, attendiamo con ansia la sintesi tra Berlusconi e i Cinque Stelle. Pronostico: difficilmente grideremo al capolavoro.
Volete qualcosa in cui sperare? Sicuramente, in virtù della reputazione di Draghi, il tasso d’interesse di titoli di Stato che in condizioni normali sarebbero poco più che spazzatura, probabilmente rimarranno bassi fino a che non se ne andrà da Palazzo Chigi.
E sempre grazie al nome che porta il presidente del Consiglio, sarà più facile che arrivino i soldi dall’Unione Europea
Tutto questo salverà l’Italia? Ecco, spiacenti di deludervi di nuovo: no. Perchè in un solo anno abbiamo perso 160 miliardi di prodotto interno lordo e il nostro debito pubblico è cresciuto di circa 150 miliardi.
Per salvare l’Italia serve crescere, e tantissimo, nei prossimi anni. E farlo, per l’unico Paese che non è mai cresciuto sopra il 2% dal 2000 a oggi, l’unico insieme alla Grecia a non aver ancora recuperato i livelli di ricchezza pre-2008, è missione (quasi) impossibile. Anche per Draghi.
Soprattutto, con la maggioranza che si ritrova.
(da Fanpage)
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Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile
I TANTI MOTIVI PER CUI NON E’ CADUTO IL GOVERNO CONTE E L’UNICO PER CUI E’ STATO FATTO FUORI
Sei giorni fa titolavamo: “Perchè è caduto Conte?”. Ora, alla luce delle prime scelte di Draghi, possiamo cancellare il punto interrogativo.
Conte non è caduto per la blocca-prescrizione (confermata dal governo Draghi).
Non per i Dpcm (li fa anche Draghi).
Non per le chiusure anti-Covid (elogiate, ribadite e inasprite da Draghi).
Non per i vertici serali (li fa pure Draghi, ieri per la mega-rissa sui sottosegretari).
Non per ministri e collaboratori incapaci (quasi tutti confermati da Draghi, con l’aggiunta di Brunetta, Gelmini, Carfagna, Garavaglia, Stefani&C. per aumentare il tasso di competenza).
Non per il Mes (non lo prende neanche Draghi).
Non per il Reddito di cittadinanza (non lo cancella neanche Draghi).
Non per il ponte sullo Stretto (non ne parla neppure Draghi).
Non per Arcuri (finora se lo tiene anche Draghi).
Non perchè accentrava la governance del Recovery in soli tre ministeri (Draghi l’accentra in uno: il Mef del fido Franco)
E qui finiscono i pretesti ripetuti per due mesi dall’Innominabile e dai suoi pappagalli per giustificare la crisi: erano tutte balle.
Le vere ragioni del ribaltone sono altre: mettere le mani dei soliti noti sui miliardi del Recovery e dirottarli verso Confindustria&C.
Per chi nutrisse ancora dubbi, basta leggere i nomi dei ministri Franco, Cingolani, Colao, Giorgetti e dei sottostanti boiardi e retrostanti lobbisti, su su fino al neoconsigliere economico Francesco Giavazzi: un turboliberista che predica da sempre contro l’impresa pubblica e a favore di quella privata (ma con soldi pubblici) e che neppure i giornaloni riusciranno a spacciare per “liberalsocialista”, “keynesiano” e “allievo di Caffè” (che non smette più di rivoltarsi nella tomba, tanto nessuno sa dove sia).
Mentre i partiti giocano agli adulti nel cortile dell’asilo coi loro ministri e sottosegretari superflui, Draghi e i Quattro dell’Ave Mario si occupano delle cose serie.
Cioè della scelta meno tecnica e più politica del mondo: a chi destinare i miliardi del Recovery.
Ricordate il mantra del Piano “scritto coi piedi” da Conte e Gualtieri e “migliorato” in extremis dal provvidenziale intervento renziano?
Ora Repubblica titola: “Pulizia sul Recovery Plan. Il governo taglia subito 14 miliardi di progetti… senza copertura finanziaria. Sfoltite le iniziative in eccesso previste dal Conte2, si torna a quota 209,5 miliardi”.
Già : ma le “iniziative in eccesso” sono quelle chieste dal Rignanese nel celebre Piano Ciao e aggiunte da Gualtieri per tacitarlo.
Quindi era meglio il Piano Conte prima della cura Iv: quello “scritto coi piedi”, senza i famosi “miglioramenti” renziani che ora Draghi deve “ripulire”. Ma questo i repubblichini si scordano di scriverlo.
Vergogniamoci per loro.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile
ERA STATA LA SEDE DELL’EX CONDOTTA MEDICA DI MACARRESE
Nella mattinata di sgomberi, anche sul litorale a nord della provincia di Roma sono arrivati i blindati. Sulla base delle decisioni del tavolo sull’ordine e la sicurezza aperto dalla Prefettura di Roma, infatti, è stata sgomberata l’ex condotta medica di Maccarese, in via Castel San Giorgio, di fronte alla chiesa
Lo stabile era occupato da movimenti di estrema destra, l’associazione Fons Perennis, vicina a CasaPound.
La struttura, come spiega la Questura in una nota, “veniva anche utilizzata per incontri tra i ‘leader nazionali’ dello stesso movimento. Sul posto è stato identificato solo il guardiano, ma all’interno non era presente nessuno.
Durante le operazioni di controllo, all’interno dello stabile a cui sono stati apposti i sigilli, gli agenti hanno rinvenuto e sequestrato materiale e simboli riconducibili al periodo e alla propaganda del nazismo e del fascismo. In un locale è stato rinvenuto un altarino, con tanto di pane e vino, riportante i nomi – tra gli altri – anche di Erich Priebke ed Heinrich Himmler
(da “RomaToday”)
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Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile
90 LE PERSONE PRESENTI, DECINE I CONTAGIATI, NONOSTANTE LE PRECAUZIONI ADOTTATE
Un pranzo al ristorante per festeggiare il giorno San Valentino si è rivelato un focolaio di contagio da coronavirus con decine di clienti contagiati a Cupra Marittima, cittadina costiera marchigiana in provincia di Ascoli Piceno.
Quel giorno nel locale vi erano circa novanta persone tra clienti e personale e ora oltre una ventina sono risultati contagiati dal virus e gli altri son stati sottoposti a quarantena.
I casi sono distribuiti in diversi Comuni del Piceno dove sono residenti i clienti e i dipendenti del ristorante mala maggior parte riguardano proprio Cupra Marittima.
Non si sa da chi sia partito il contagio ma quando uno dei clienti ha scoperto di essere stato contagiato con i primi sintomi covid ha avvertito il locale ed è partito il tracciamento dei contatti e degli altri clienti che ha scoperto altre decine di positività .
“Ho avvertito la clientela per via telefonica, e sono rimasto qui nel ristorante per avvertire coloro che non ero riuscito a contattare. Nel frattempo i dipendenti del ristorante sono tutti sottoposti alla quarantena. Ad ogni modo, al momento, tutti i positivi rilevati non sembrano siano in gravi condizioni. Nel ristorante manteniamo tutte le misure previste dalla legge, anzi, distanziamo ancor più i tavoli rispetto al minimo imposto ” ha spiegato il titolare del locale che è stato chiuso e sanificato.
Il lavoro del Servizio Igiene e Sanità pubblica dell’Area Vasta 5 però ora continua per cercare di risalire anche agli altri contatti dei positivi avvenuto prima del scoperta del focolaio di contagio.
(da Fanpage)
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