Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
IN POLITICA CONTANO I VALORI E LA VISIONE DEL MONDO: DRAGHI QUALI E CHI RAPPRESENTA?
Premesso che i governi siamo abituati a giudicarli sulla base dei fatti e tale è il criterio a cui ci siamo sempre attenuti con tutti gli esecutivi degli ultimi 14 anni (pari agli anni di vita del nostro blog), segnalando le decisioni che condividiamo e quelle che ci trovano critici, non siamo tra coloro che si adattano “a tutte le stagioni” e lanciano grida di gioia quando la politica viene scippata (anche se per manifesta incapacità della sua classe dirigente) dalle sue prerogative e ci si affida a “tecnici”, veri o presunti.
In primo luogo perchè gestire un Paese non è come amministrare un condominio dove basta un onesto ragioniere, ma occorre fare scelte “politiche” in ogni caso, privilegiando una visione piuttosto che un’altra.
Quindi sgombriamo il campo dalla narrazione che il governo Draghi non abbia una sua collocazione.
Si è definito europeista (e fin qui ci siamo, almeno in linea teorica), atlantista (e qui ci siamo meno, essendo fautori di una Europa-Nazione indipendente dai blocchi Usa-Russia-Cina) , liberista ( è cosa diversa da essere eticamente liberali), oggi facilmente coniugabile con prossimità agli interessi imprenditoriali se non a gruppi finanziari (e qui proprio non ci siamo).
Un governo con “dentro tutti” può andare bene se “di scopo”, ovvero che affronti le due emergenze “pandemia” e “recovery” e basta: qualche mese e poi si vota (la scadenza prevista invece è almeno un anno, quando Draghi andrà al posto di Mattarella e libererà la poltrona di premier).
E’ impensabile che visioni contrapposte possano durare di più di qualche mese.
I partiti dovrebbero essere al servizio dei propri elettori, prendono il consenso sulla base dei propri programmi e a tale delega dovrebbero attenersi.
Nello specifico: una destra “sociale”, dove noi ci collochiamo, MAI andrebbe a sostenere un governo con i razzisti, tanto per capirci, il discorso con loro è chiuso, come accade in altre parti d’Europa.
E non abbocchiamo alla “svolta europeista” della Lega, costruita su misura per poter partecipare al banchetto dei 209 miliardi. Se un partito politico legittimamente vuol cambiare linea politica manda a casa il segretario interprete della linea precedente e ne nomina uno nuovo: così è sempre stato per tutti i partiti del dopoguerra.
Se rimane quello di prima è una presa per il culo.
Se poi la sinistra avesse la nostra stessa coerenza e i tanti presunti “moderati europeisti” lo dimostrassero anche nei fatti, i sovranisti sarebberoda tempo ai margini della vita politica.
Basta con la favola della “fine delle ideologie” per giustificare i più sconci poltronismi: senza visione del mondo non esiste politica, ideali e valori.
E i nostri sono all’opposto dei mercanti xenofobi, dell’egoismo, della ignoranza, dei favori agli evasori, dell’istigazione all’odio razziale, dei politici arrestati per collusioni mafiose.
Meritocrazia vuol dire dare possibilità di partenza uguali a tutti (ricchi e poveri, bianchi e neri) e poi far emergere i migliori nei rispettivi settori, senza con questo affogare i più deboli, aumentare le diseguaglianze e bloccare l’ascensore sociale.
Il secondo motivo del No al governo Draghi sta nella sua formazione: doveva essere un governo “dei migliori” , è finito per essere una ammucchiata di politici bolliti. Salviamo solo Lamorgese e Speranza, che hanno dimostrato competenza, il resto è quasi tutto da dimenticare.
Il terzo motivo è nella presa in giro sulla “transizione ecologica”, cui dovrà essere destinato il 37% del Recovery.
Quel ministero in Francia raggruppa gli ex ministeri delll’Ambiente, dello Sviluppo economico e delle Infrastutture, strettamente connesse.
Draghi lo fatto diventare un Ministero dell’Ambiente mascherato per i pirla grillini, non solo togliendo le Infrastutture, ma pure lo Sviluppo Economico, assegnato alla Lega.
Come affidare la tutela dell’ambiente ad aziende che gettano i rifiuti nelle discariche abusive.
Nessuna visione “ambientalista” come ci raccomanda l’Europa, ma tutto si ridurrà a finanziare le imprese per una riconversione ipotetica a una produzione un po’ meno inquinante. Mentre calerà una colata di cemento e quattrini per cantieri che continueranno ad aggravare il dissesto idrogeologico del nostro Paese, per il quale non si spenderà un euro (e si continueranno a contare morti per frane, alluvioni, eventi sismici che ci costano 10 miliardi l’anno).
Perchè non si investe qualche miliardo del Recovery per costruire o ristrutturare le case popolari, garantendo finalmente la fine della “guerra tra poveri” alla ricerca di un tetto? Almeno la colata di cemento avrebbe un senso.
Ultimo motivo che non ci convince è il modo in cui si è arrivati al governo Draghi: con un killer professionista che esegue la mission proprio quando occorre spartirsi i fondi del Recovery, che da mesi va in pellegrinaggio a Città della Pieve, con la pressione di gruppi industriali del nord per “riaprire i cantieri”, con l’interesse dei fondi finanziari internazionali.
Al di là della manovalanza, chi c’e’ dietro a questa operazione?
Questa è la domanda che dovrebbero porsi gli italiani, oltre a porsi la domanda fondamentale: “chi rappresenta” il governo Draghi?
Basta dare un’occhiata ai gruppi editoriali che hanno monopolizzato la stampa e che suonano la grancassa per avere una prima risposta.
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
IN MIGLIAIA FIRMANO LA PETIZIONE PER RIVOTARE SU ROUSSEAU, LO STATUTO LO PERMETTE: IL SUPERMINISTERO ALLA TRANSIZIONE ECOLOGICA NON ESISTE. E’ UN PACCO DI DRAGHI, AVALLATO DA GRILLO E DAI NOTABILI M5S
Non si placano le polemiche nel M5S per la nascita del governo Draghi, anzi. La squadra del nuovo premier e la mancata unione tra il Mise e l’Ambiente per il nuovo ministero per la Transizione ecologica voluto da Beppe Grillo hanno alimentato la rabbia e le divisioni interne.
Sulle chat degli eletti rimbalza un articolo dello statuto che permette di ripetere il voto entro cinque giorni. In serata il deputato Giuseppe D’Ambrosio in serata ha annunciato l’addio al Movimento.
Alle 18 è iniziata l’assemblea dei senatori. Almeno in sette hanno annunciato che a Palazzo Madama giovedì voteranno no alla fiducia: sono Lannutti, Dessì, Crucioli, Abate, Lezzi, Giannuzzi e La Mura
In serata potrebbe essere convocata una riunione congiunta degli eletti con Vito Crimi per placare i nervi. Alle 21.30, invece, si terrà il vertice dei deputati grillini.
“Il momento che stiamo attraversando è difficilissimo. C’èdelusione, frustrazione ed incertezza e comprendo le ragioni di tutti. Ma il momento impone di mantenere la calma”, scrive il capogruppo M5s a palazzo Madama, Ettore Licheri ai senatori.
“So – sottolinea in un altro passaggio – che e’ dura per tutti figuratevi per me, ma sforziamoci di mantenere i nervi saldi e lavorare per il bene del Movimento. Non c’è niente di irreversibile e per tutto c’è sempre una soluzione. Se restiamo uniti senza litigare la troveremo”.
Intanto il Garante e fondatore del Movimento, Beppe Grillo, con un posto sul suo blog tenta di frenare la volontà dei dissidenti di votare no alla fiducia a Draghi e prova a convincere i grillini sulla necessità di appoggiare l’esecutivo. “13 febbraio 2021. Vi ricorderete questa data. Perchè da oggi si deve scegliere. O di qua, o di là – scrive Grillo – E’ di una transizione cerebrale di cui abbiamo bisogno”, aggiunge.
Dopo l’addio di Alessandro Di Battista, i dissidenti del M5S sferrano un nuovo attacco ai vertici del Movimento e reclamano un nuovo voto su Rousseau. Altrimenti diranno no al governo Draghi.
Lo scrive oggi la senatrice Barbara Lezzi su Fb: “Questa mattina ho inviato, insieme ad alcuni colleghi, una mail al Capo Politico, al Comitato di garanzia e al Garante per segnalare che la previsione del quesito posta nella consultazione dell’11/02/21 non ha trovato riscontro nella formazione del nuovo Governo. Non c’è il super-ministero che avrebbe dovuto prevedere la fusione tra il Mise e il ministero dell’Ambiente oggetto del quesito. Chiediamo che venga immediatamente indetta nuova consultazione. E’ evidente che, in assenza di riscontro, al fine di rispettare la maggioranza degli iscritti, il voto alla fiducia deve essere No”.
Nelle chat interne divampa il malcontento e parte il processo ai vertici per la gestione delle trattative che hanno portato alla formazione dell’esecutivo. La deputata Margherita Del Sesto parla di restaurazione e invoca il ritorno all’opposizione, mentre la collega Angela Masi chiede la possibilità di votare secondo coscienza alla luce della larghissima maggioranza che sostiene il nuovo esecutivo targato Mario Draghi. Doveva essere il governo dei migliori’, scrive la deputata Valentina Corneli, e invece è diventato un “governicchio di mezze cartucce” che vede il M5S fuori dai ministeri politici di peso. Ricorre a parole dure Maria Luisa Faro, Commissione Bilancio: il M5S è morto e non sismo stati noi ad ucciderlo, scrive la parlamentare pugliese parafrasando Nietzsche. E poi ancora, un senatore: “Basta, abbiamo toccato il fondo. Non possono far parlare soltanto i Di Maio Boys…”.
D’Ambrosio: “Lascio il Movimento”
“Lascio il Movimento 5 Stelle”. Lo annuncia su Facebook il deputato Giuseppe D’Ambrosio. “E’ da qualche ora che provo a scrivere questo post, cancellandolo e riscrivendolo diverse volte, perchè è difficile parlare di una intensa, forte e lunga storia d’amore che si interrompe con grande sofferenza – prosegue – dopo aver tentato in ogni modo di seguire quello che pensavi potesse aiutare a recuperare da un ‘vicolo cieco’ che ormai è diventato purtroppo evidente a tutti”.
Poi conclude il posto scrivendo: “Non posso dimenticare – insiste il deputato – di essere stato paracadutato nel 2013 in Parlamento, grazie ad un miracolo fatto da un visionario come Beppe Grillo per poi realizzare, con un gruppo meraviglioso, 5 anni di opposizione durissima a tutti coloro che dal 2018 però, ci hanno minato da dentro, cambiandoci e trasformandoci in peggio”.
“Sarà un appoggio condizionato. La squadra non convince semplicemente perchè non è una squadra. Sono quote di rappresentanza di ogni partito che ha manifestato la volontà di sostenere Draghi”. A mostrare perplessità sul nuovo Draghi è anche il deputato e presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia. Un “moderato” tra i 5 Stelle, vicino all’ala di Fico.
“L’appoggio – scrive su Facebook Brescia- sarà condizionato come condizionata è stata la scelta di proseguire nel solco della maggioranza e non relegarsi all’Aventino. Preciso dovere del Movimento sarà vigilare affinchè ogni centesimo sia investito nell’interesse comune. Così come sarà fondamentale difendere le importanti conquiste raggiunte in questi anni”.
Il senatore Emanuele Dessì annuncia da subito il suo voto contrario: “Stamattina invece è tutto molto chiaro e mi permette di poter affermare con sicurezza che voterò NO al governo Draghi. Ci sarà modo, fin dalle prossime ore, per discutere insieme sui motivi di questa scelta”.
Dello stasso avviso il senatore grillino Nicola Morra: “Non posso avere fiducia in un governo che mi sembra essere, per certi versi, Jurassic Park”, rimarca il presidente della commissione Antimafia, contestando la presenza nell’esecutivo di Forza Italia, “nata – ha detto Morra – anche grazie a uomini che avevano relazioni con Cosa Nostra”.
La petizione su Change org
E mentre, come accennato, nelle chat degli eletti rimbalza un articolo dello Statuto del M5S in cui si legge chiaramente che è possibile ripetere il voto entro 5 giorni, sulla piattaforma ‘Charge.org’ è spuntata intanto una petizione per ripetere il voto su Rousseau di giovedì scorso, sondaggio che in poche ore ha raggiunto oltre 3.000 adesioni.
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
“PIU’ DIGNITOSO IN CONTE TER CON 156 VOTI”… “DOVREI VOTARE LA CARTABIA CHE DICE CHE I GAY NON SI POSSONO SPOSARE O MINISTRI DI BERLUSCONI CHE ABBIAMO CONTESTATO PER ANNI?”
“È un governo di destra economica, un po’ Bce un po’ Etruria, in cui Draghi — che sicuramente nel suo campo è un gigante ma non vive in Italia da 15 anni — ha messo persone che nemmeno Berlusconi riteneva più “ministrabili”. Un Conte ter con 156 voti al Senato sarebbe stato molto più dignitoso“.
Il senatore Tommaso Cerno, appena rientrato nel Pd dopo aver dichiarato fiducia nell’ex premier che “ha rottamato i due Matteo e fatto un favore all’Italia”, voterà la fiducia al governo Draghi perchè “lo dobbiamo far partire”.
Ma non digerisce questa maggioranza allargata ai forzisti, per non dire della squadra fatta col Cencelli con dentro “la Cartabia che dice che i gay non si possono sposare, ministri dei governi Berlusconi che abbiamo contestato in piazza e tutte le vecchie correnti del Pd”.
L’ex condirettore di Repubblica e direttore dell’Espresso, che è stato tra i primi sostenitori del governo Pd-M5s con Conte leader, definisce il nuovo assetto “una bomba atomica fatta esplodere da chi la sinistra non la vuole. Io sapevo che Renzi non la voleva ma speravo che Zingaretti la volesse”.
La pensava così già prima di vedere la lista dei ministri?
Sì, perchè a causa dell’interferenza di una corrente interna del Pd che Renzi ha portato fuori dal Pd e poi fuori dal governo abbiamo accantonato un uomo “qualunque” ma che si è rivelato non qualunque, Conte, capace di guidare due governi molto diversi conciliando anime diverse, solo per chiamare questo salvatore della patria che alla fine dovrà fare la stessa cosa ma con in più Forza Italia e la Lega. In qualche modo, quelli che hanno gestito come sappiamo la crisi di Banca Etruria hanno tirato in ballo la Bce. Renzi va a dormire tranquillo e Draghi governa.
Si sarebbe potuto tentare un Conte ter anche se la maggioranza non era robusta?
Ero contrario al sostegno dei “responsabili”, non potevo immaginare che il risultato sarebbe stato una maggioranza molto peggiore. Ora penso che si poteva andare avanti e i 156 voti sarebbero diventati di più. Noi non lo sapevamo ma Berlusconi ha fermato i transfughi perchè sapeva o immaginava di Draghi. E anche Salvini faceva telefonate e incontri per capire come il “movimento draghista” potesse dare alla destra un’immagine non populista… Renzi non so se sapesse, di sicuro ora rivendica che questo era il suo piano.
Giudizio sulla squadra?
Se questo è il governo dell’Italia dei migliori era molto meglio l’Italia dei normali, che di fronte all’emergenza reagiscono con l’orgoglio. I migliori evidentemente reagiscono con l’amarcord: questo è un governo da Federico Fellini. Non so come ci possano stare la sinistra e i 5 stelle, che insieme speravo facessero una nuova sinistra. A parte i tecnici chiamati questo è un governo di destra con sede nella villa Zeffirelli di Berlusconi che del resto come è noto ha con Draghi un rapporto di lunga data. C’è la Cartabia per cui se sei gay ha meno diritti, la leghista omofoba, Brunetta. Non è un governo di unità nazionale, è disunità : ognuno farà i cavoli suoi sotto l’ombrello dell’Europa.
Il ministero per la Transizione ecologica è un bel segnale?
L’ecologismo è la cosa più bella ma temo sia finta. Sicuramente l’Europa che guarda più avanti ce lo chiede, ma parliamo di un governo con la Lega. Aspetto di vedere se il ministero nascerà .
I mercati e Bruxelles considerano Draghi una garanzia per la spesa dei fondi europei.
Conte ha preso un Paese devastato e l’ha portato a ottenere 209 miliardi dall’Europa, ora Draghi parte da lì, con cori di entusiasmo dei grandi giornali. Sulla sua credibilità personale guadagnata sul campo niente da dire ma anche Conte se l’è guadagnata e durante il suo secondo governo lo spread è sceso a poco più di 100 punti. Il Recovery plan era già stato fatto e viste le linee guida europee verrà rifatto esattamente nello stesso modo. La verità è che se n’è andato via, prendendo un minuto di applausi a Chigi, un signore dignitosissimo che ora lascia spazio a una giostra renziana che spero duri lo spazio necessario per distribuire i fondi Ue per poi ripensare a una sinistra al governo.
Pensa a una sinistra Pd-5 Stelle?
Quell’alleanza è stata il grande sforzo del Conte 2 ed è l’unica cosa intelligente che la sinistra poteva fare fin dall’inizio. Non piaceva a Renzi e nemmeno a Zingaretti, che è stato restio, ma poi l’abbiamo fatto perchè qualcosa ci accomunava. I 5 Stelle possono essere l’occasione per tornare in piazza per i diritti civili e sociali. Abbiamo sperperato quel tentativo perchè a Renzi non piaceva e ha trovato il modo di spegnerlo per trasferirsi a destra.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
L’ASSEMBLEA NAZIONALE POTREBBE DECIDERE PER UNA ASTENSIONE
Giusto due settimane fa c’era stato il secondo congresso nazionale di Sinistra Italiana (tutto online) che aveva rieletto segretario Nicola Fratoianni.
Già domani però è convocata una assemblea nazionale del partito – il quale fa parte di LeU, assieme ad Art.1-Mdp – che si preannuncia drammatica e di rottura.
L’orientamento generale è quello di una non fiducia al governo Draghi, bisogna capire se votando no o astenendosi; solo che dentro c’è chi sta pensando invece a dare il via libera. Un caso è quella di Loredana De Petris, che è anche capogruppo di LeU al Senato (la riconferma di Roberto Speranza a ministro della Salute testimonia la bontà di un impegno straordinario e costante nella lotta alla diffusione del Covid-19 e nella tutela del bene fondamentale della sanità pubblica”, ha twittato ieri sera); ed è indeciso sul da farsi anche Erasmo Palazzotto, deputato.
Fratoianni da par suo dice che “discuteremo. E assieme decideremo come comportarci. Anche in Parlamento. Dopo, come è giusto, dirò fino in fondo cosa penso”.
Ma per Sinistra Italiana sostenere un governo con Forza Italia e Lega, guidato da un banchiere, è davvero troppo. Su questa posizione ci sono anche Nichi Vendola e Luciana Castellina, che assieme a Fabio Mussi sono un po’ i nomi tutelari della formazione nata come proseguimento di Sel.
Posizionamento simile per Peppe De Cristofaro, sottosegretario all’Istruzione dello scorso governo. Il problema poi non è solo il perimetro di governo, ma anche il fatto che se anche si sostenesse Draghi il monopolio dell’opposizione resterebbe in mano alla destra dei Fratelli d’Italia.
Dentro LeU, come detto, c’è Art.1-Mdp che con la nomina del proprio segretario Speranza alla Salute si è tolta ogni dubbio. Sostegno pieno, idem per Stefano Fassina. In generale nel gruppo restano delle indecisioni, come Francesco Laforgia e Luca Pastorino. E i no delle ex 5 Stelle Elena Fattori e Paola Nugnes.
Quel che appare chiaro è che il mai decollato esperimento di LeU, di fatto rimasto solo un cartello elettorale, si sta sfaldando anche a livello parlamentare. Su una cosa comunque tutti i protagonisti restano concordi: il fronte con Pd e M5s deve restare in piedi, meglio ancora se il futuro candidato premier sarà ancora Giuseppe Conte.
Un presidente del Consiglio “caduto sotto i colpi di una manovra politica – ragiona Fratoianni – che aveva un obiettivo molto chiaro: impedire che a gestire i fondi del Recovery plan fosse il suo governo e quella strana maggioranza, instabile, forse incerta, ma in ogni caso non disposta a far pagare il costo della crisi sempre agli stessi”.
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
I MAGGIORI GRUPPI EDITORIALI SPINGONO DRAGHI DA TEMPO, CRITICI SOLO LIBERO, LA VERITA’, IL FATTO E IL MANIFESTO
La settimana politica che è appena trascorsa ha permesso alle forze politiche di scegliere il proprio spazio rispetto alle posizioni e ai programmi esposti da Mario Draghi durante le consultazioni. Da questi confronti con le forze politiche non era emerso nulla sulla lista dei ministri che, ieri sera, dopo aver accettato l’incarico al Quirinale, lo stesso Draghi ha letto. Oggi, con l’elenco bene in vista nelle prime pagine di tutti i quotidiani italiani, assistiamo a un riposizionamento frenetico dei giornali, quasi come se fosse una quadriglia.
I giornali su Draghi offrono punti di vista inediti: ecco una piccola guida su come dovremo leggerli da qui in poi, ben consapevoli che il cambiamento di idee — nel nostro Paese — resta sport nazionale.
Partiamo dalle prime due grosse novità . Con Giuseppe Conte al governo (sia con il Conte 1, sia con il Conte-bis), il Fatto Quotidiano era stato molto vicino alla presidenza del Consiglio e, di conseguenza, alla maggioranza che lo supportava (anche a costo di un cambio in corsa, da quella giallo-verde a quella giallo-rossa). Oggi, il titolo che il giornale di Marco Travaglio propone sembra davvero andare nella direzione opposta: Tutto qui?
Trapela delusione, incertezza nei confronti del nuovo esecutivo. L’editoriale del direttore è molto sferzante (soprattutto con i ministri che provengono da Forza Italia), possibile — quindi — che il Fatto Quotidiano “passerà all’opposizione” di questo governo Draghi.
Ma per un giornale che va, in questo frenetico giro di giostra, c’è un giornale che viene. Il Giornale di Alessandro Sallusti — complici proprio gli ingressi dei moderati di Forza Italia e della Lega nella squadra di governo — sembra avere un atteggiamento benevolo nei confronti dell’esecutivo di Mario Draghi: Fine dei dilettanti — titolo scelto da Sallusti — sembra preludere a una visione delle notizie politiche più favorevole all’esecutivo. Mentre, in questi ultimi mesi, il Giornale si era schierato spesso accanto ai quotidiani “sovranità ” nel fare opposizione a Giuseppe Conte.
Chi resta fuori, nonostante l’ingresso della Lega in maggioranza, sono Libero, Il Tempo, La Verità . Tutti e tre questi quotidiani che hanno intercettato l’audience sovranista, infatti, restano perplessi dopo l’operazione politica che ha portato la Lega al governo, anche se su posizioni che sembrano distanti da quelle “bandiera” di Matteo Salvini: Libero parla addirittura di un «minestrone di basso profilo» (sottolineando scontenti sia nel Carroccio, sia tra gli azzurri di Forza Italia), mentre la Verità non esita a chiamare questo governo Conte-ter.
Torna su posizioni molto critiche nei confronti della maggioranza il Manifesto che oggi titola Dragstore, mentre i quotidiani garantisti (come il Dubbio e il Riformista) si mostrano soddisfatti della nomina di Marta Cartabia a ministro della Giustizia. In tutto questo, cosa fanno i quotidiani più letti in Italia? Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa (ma anche i giornali del gruppo Caltagirone come Il Messaggero e il Mattino) offrono titoli all’apparenza neutrali, tuttavia nei loro editoriali di appoggio sorridono, nel complesso, all’operazione Draghi.
Questa sarà la nuova griglia di partenza dei quotidiani italiani rispetto all’esecutivo che giurerà al Quirinale alle 12 del 13 febbraio. Per i sorpassi ci sarà tempo.
(da Giornalettismo)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
DECISIVO IL RICORSO DEL COMUNE: “SENTENZA STORICA”… ORA VEDIAMO COSA FARA’ IL NUOVO GOVERNO “AMBIENTALISTA”
ArcelorMittal ha 60 giorni per spegnere l’area a caldo dell’acciaieria ex Ilva di Taranto. A deciderlo è la prima sezione del tribunale amministrativo di Lecce che ha respinto due ricorsi della multinazionale franco indiana, che gestisce lo stabilimento dal 2018, e di Ilva in Amministrazione straordinaria contro l’ordinanza firmata dal sindaco Rinaldo Melucci il 27 febbraio 2020.
L’azienda ha annunciato che promuoverà immediatamente appello al Consiglio di Stato contro la chiusura dell’area a caldo.
L’oggetto del provvedimento urgente sindacale era il “Rischio sanitario derivante dalla produzione dello stabilimento siderurgico ex Ilva emissioni in atmosfera dovute ad anomalie impiantistiche”.
L’obiettivo, tenendo conto di risultati su monitoraggi ed emissioni inquinanti, sul rischio per la popolazione e le leggi in materia ambientale, era quello di far individuare entro 30 giorni da parte di ArcelorMittal Italia e Ilva in amministrazione straordinaria le fonti inquinanti del siderurgico per rimuoverle. Se non avessero adempiuto gestore e proprietario avrebbero dovuto spegnere gli impianti.
Ma l’ordinanza fu sospesa dopo i ricorsi che videro sulle posizioni vicine alle ragioni dell’azienda anche il ministero dell’Ambiente.
Il Tar ha condannato al rimborso delle spese verso Comune Taranto, Arpa Puglia e Codacons, sia ArcelorMittal, gestore della fabbrica, che Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria, che il ministero dell’Ambiente. Allo stesso tempo ha estromesso dal giudizio il ministero dell’Interno e Prefettura di Taranto per difetto di legittimazione passiva.
Una sentenza considerata storica, epocale, che ribalta antichi paradigmi ed è accolta con entusiasmo dal sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, dalla Giunta e dal suo staff. È quanto trapela da Palazzo di Città , dopo la pubblicazione della decisione che ha confermato la bontà dell’ordinanza con la quale si chiedeva la sospensione delle attività dell’area a caldo dell’acciaieria per ragioni urgenti legate alla tutela della salute. E le relazioni scientifiche richiamate a sostegno delle ragioni del provvedimento.
Quelle prodotte dalle relazioni dell’Arpa Puglia richiamate più volte nell’ordinanza sindacale di Melucci arrivata dopo la segnalazione dello sforamento anomalo del 21 febbraio 2020 di biossido di zolfo della centralina di rilevazione di via Machiavelli, nel rione Tamburi, quello confinante col siderurgico, confermato da quelle poste nel perimetro della fabbrica.
Un evento legato a lavori di manutenzione dell’Altoforno 1 che si aggiunse a quelli di periodi precedenti di sforamenti di altre sostanze inquinanti provenienti dall’area a caldo dello stabilimento.
Il Tar ha stabilito che “il termine assegnato nella misura di giorni 60 (sessanta) per il completamento delle operazioni di spegnimento dell’area a caldo, nei termini e nei modi esattamente indicati nella stessa ordinanza sindacale impugnata, deve ritenersi decorrere ex novo dalla data di pubblicazione della presente sentenza, in quanto medio tempore sospeso per effetto della sospensione cautelare dell’efficacia del provvedimento contingibile e urgente”. Per il Tar di Lecce, “deve pertanto ritenersi pienamente sussistente la situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini, connessa dal probabile rischio di ripetizione di fenomeni emissivi in qualche modo fuori controllo e sempre più frequenti, forse anche in ragione della vetustà degli impianti tecnologici di produzione”.
“Con riferimento al rapporto tra attività produttiva e tutela della salute, si è già evidenziato – stabilisce il tribunale amministrativo – che i limiti di compatibilità che devono regolare il bilanciamento degli interessi antagonisti, così come delineati dal giudice delle leggi nella sentenza costituzionale 85/2013, risulta macroscopicamente violato in danno della salute dei cittadini, atteso che la compressione della tutela dei diritti fondamentali come il diritto alla salute in favore di un rilevante interesse economico come quello connesso allo stabilimento siderurgico di Taranto deve essere tuttavia contenuto entro limiti ragionevoli e invalicabili ai fini di una compatibilità con i principi costituzionali”.
Per i giudici del Tar, “con riferimento al quadro sanitario ed epidemiologico, ricorre nel provvedimento impugnato alcuna violazione del principio di proporzionalità , che in concreto risulta viceversa violato in danno della salute e del diritto alla vita dei cittadini di Taranto, che hanno pagato in termini di salute e di vite umane un contributo che va di certo ben oltre quei “ragionevoli limiti”, il cui rispetto solo può consentire, secondo la nostra costituzione, la prosecuzione di siffatta attività industriale”.
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
“LA CHIUSURA DI UN CAPITOLO NON IMPEDISCE DI RIEMPIRE FINO IN FONDO LE PAGINE CHE VOGLIAMO SCRIVERE”
“Da oggi non sono più presidente del Consiglio. Torno a vestire i panni di semplice cittadino”. Si congeda così dagli italiani l’ex premier Giuseppe Conte, che qualche ora dopo la cerimonia della campanella e il passaggio di consegne a Mario Draghi ha scritto un lungo post su Facebook.
“In realtà ho cercato di non dismettere mai quei panni – scrive – per non perdere il contatto con una realtà fatta di grandi e piccole sofferenze, di mille sacrifici ma anche di mille speranze che scandiscono la quotidianità di ogni cittadino”.
Ma cosa farà d’ora in poi Conte? “È davvero necessario – sottolinea nel post – che ognuno di noi partecipi attivamente alla vita politica del nostro Paese e si impegni, in particolare, a distinguere la (buona) Politica, quella con la – P – maiuscola, che ha l’esclusivo obiettivo di migliorare la qualità di vita dei cittadini, dalla (cattiva) politica, intesa come mera gestione degli affari correnti volta ad assicurare la sopravvivenza di chi ne fa mestiere di vita”.
L’ex presidente del Consiglio ha voluto ricordare nel suo messaggio sui social quanto fatto in questi anni con la squadra di governo. “Ho lavorato nel ‘Palazzo’ occupando la ‘poltrona’ più importante – sottolinea Conte – Ma tra i corridoi e gli uffici di Palazzo Chigi, anche alla fine delle giornate più dure e dopo le scelte più gravose, ho sempre avvertito l’orgoglio, l’onore e la responsabilità di rappresentare l’Italia”.
Definisce “davvero incredibilila la forza e il coraggio dimostrati dalla intera comunità nazionale soprattutto durante quest’ultimo anno di pandemia”. E confida: “Io stesso ho cercato di far tesoro di questa esperienza, pur con i miei limiti, ma – vi assicuro – con tutto il mio impegno e la mia massima dedizione”.
Ora che spetta al nuovo presidente del Consiglio Draghi governare l’Italia, Conte ci tiene a far sapere che in questi anni ha cercato di contribuire a delineare un percorso a misura d’uomo, volto a rafforzare l’equità , la solidarietà , la piena sostenibilità ambientale”.
E ora che non ricopre più il ruolo di premier, comunque il suo “impegno” e la sua “determinazione saranno votati a proseguire questo percorso. La chiusura di un capitolo non ci impedisce di riempire fino in fondo le pagine della storia che vogliamo scrivere. Con l’Italia, per l’Italia”.
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
DEI TRE MINISTRI OTTENUTI DALLA LEGA NESSUNO E’ “SALVINIANO”
Matteo Salvini non ne esce benissimo. La lista dei ministri del governo Draghi potrebbe rappresentare una grana che lo mette in difficoltà .
Per due motivi. I ministri della Lega scelti da SuperMario fanno tutti parte della compagine moderata del Carroccio.
E ora il “Capitano” si trova a dover votare la fiducia a un esecutivo in cui il ministro dell’Interno è la contestatissima (da lui) Luciana Lamorgese, per non parlare della riconferma di Roberto Speranza alla Salute. Che va in una direzione contraria a quella del “modello Bertolaso” che lui aveva proposto.
Non a caso Salvini già ieri aveva criticato le due nomine spiegando che “Speranza e Lamorgese o cambiano marcia o avranno bisogno di aiuto”, immaginando che nei due dicasteri qualche poltrona, magari da vice o da sottosegretario, venga occupata dai leghisti. Anche oggi intervistato dal Corriere ribadisce “Noi ci affidiamo alle scelte del premier, e ci auguriamo un cambio di passo sulla salute e la sicurezza”.
Sempre il Corriere riassume bene le difficoltà del Capitano:
Draghi ha accolto con abilità molte delle richieste di Matteo Salvini, che ha ottenuto un ministero di spesa importante (Mis), una roccaforte per il Carroccio (il Turismo) e una bandiera come il ministero per la Disabilità . Sul lato opposto della medaglia, che pesa molto di più: nessun salviniano è al governo.
Erika Stefani è vicina a Luca Zaia, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia sono di area moderata. Area lontana da Salvini, anche dopo la sua recente svolta europeista.
Altri motivi di scontentezza: la presenza di Luciana Lamorgese, che ha cancellato i decreti sicurezza, e di Roberto Speranza, con una linea considerata troppo prudente sulle riaperture.
Per constatare che sia tutto terribilmente (per lui) vero basta seguire i commenti su Facebook al post in cui annuncia i nuovi ministri della Lega: se qualche giorno fa era tutto un Osanna al Capitano, ora ci sono molti simpatizzanti della Lega che scrivono critiche come : “Matteo, ti ho sostenuto e difeso sempre, ma stavolta che devi difendere l’operato della LAMORGESE, dopo che 4 mesi fa ti ha abolito i decreti sicurezza col tuo nome……. La delusione nei tuoi confronti è tanta”, oppure: “Fino a ieri urlavi x andare al voto e poi ti svendi x 3 Ministeri, che schifo!!! E adesso ti tocca sostenere pure Di Maio, Speranza è Lamorgese che definivi ( a ragione) degli incapaci..”.
Cosa si inventerà il Capitano per salvare governo e consenso?
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
LEZZI: “NUOVO VOTO SU ROUSSEAU, IL SUPERMINISTERO ALLA TRANSIZIONE ECOLOGICA NON C’E’. O VOTEREMO NO A DRAGHI”
Non si placano le polemiche nel M5S per la nascita del governo Draghi, anzi. La squadra del nuovo premier e la mancata unione tra il Mise e l’Ambiente per il nuovo ministero per la Transizione ecologica voluto da Beppe Grillo hanno alimentato la rabbia.
Ma Beppe Grillo invita a guardare al futuro, a non rimanere ancorati a visioni superate e a scegliere: o di qua o di là : “13 febbraio 2021. Vi ricorderete questa data. Perchè da oggi si deve scegliere. O di qua, o di là – scrive il fondatore sul suo blog – Scegliere le idee del secolo che è finito nel 1999 oppure quelle del secolo che finirà nel 2099. Se il 2099 è un’astrazione, allora prova così. Metti lo smartphone in modalità aereo e vola con la fantasia. Chiudi gli occhi. Visualizza il tuo nipotino. Visualizzalo nonno. Coi capelli bianchi, la prostata così così. Commuoviti. Se hai capito questo, è perchè hai sentito. Perchè per capire col cervello bisogna prima sentire col cuore. E’ di una transizione cerebrale di cui abbiamo bisogno”, aggiunge.
Dopo l’addio di Alessandro Di Battista, che stamattina è tornato a criticare la presenza dei ministri di Forza Italia, i dissidenti del M5S sferrano un nuovo attacco ai vertici del Movimento e reclamano un nuovo voto su Rousseau. Altrimenti voteranno no al governo Draghi.
Lo scrive oggi la senatrice Barbara Lezzi su Fb “Questa mattina ho inviato, insieme ad alcuni colleghi, una mail al Capo Politico, al Comitato di garanzia e al Garante per segnalare che la previsione del quesito posta nella consultazione dell’11/02/21 non ha trovato riscontro nella formazione del nuovo Governo. Non c’è il super-ministero che avrebbe dovuto prevedere la fusione tra il Mise e il ministero dell’Ambiente oggetto del quesito. Chiediamo che venga immediatamente indetta nuova consultazione. E’ evidente che, in assenza di riscontro, al fine di rispettare la maggioranza degli iscritti, il voto alla fiducia deve essere No”.
“Io trovo immorale che politici che hanno speso tempo (e dunque denaro pubblico) non per occuparsi del Paese ma per risolvere le grane giudiziarie del loro leader, possano avere ancora ruoli così apicali, scrive su Fb Alessandro Di Battista riferendosi a Brunetta, Carfagna e Gelmini rispettivamente ministri della Pa, del Sud e delle Autonomie.
Il senatore Emanuele Dessì annuncia da subito il suo voto contrario: “Stamattina invece è tutto molto chiaro e mi permette di poter affermare con sicurezza che voterò NO al governo Draghi. Ci sarà modo, fin dalle prossime ore, per discutere insieme sui motivi di questa scelta”.
Sulla piattaforma ‘Charge.org’ è spuntata intanto una petizione per ripetere il voto su Rousseau di giovedì scorso, sondaggio che in poche ore ha raggiunto oltre 600 adesioni.
“Gentilissimo Garante del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Piero Grillo – si legge – alla luce della compagine di Governo indicata dal Presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, che si è espresso pubblicamente ieri per la prima volta dopo le consultazioni, siamo a chiedere di mettere ai voti su Rousseau la scelta di dare la fiducia a questo Governo, affinchè vi sia il pieno consenso o meno da parte degli iscritti. Reputiamo infatti che solo ora, messi a conoscenza di tali informazioni, sia possibile esprimere un voto pienamente consapevole”.
Ma non è l’unica grana. Ad agitarsi sono anche i territori. Il Movimento 5 Stelle in Sicilia lamenta che la Regione “è stata totalmente dimenticata” nella composizione della squadra. Quindi chiede ai parlamentari siciliani di astenersi dal votare la fiducia a Draghi. “Nel Governo Draghi Zero Sicilia”, si legge nel profilo fb del M5S locale.
(da “La Repubblica”)
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