Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
IL PRINCIPALE IMPUTATO E’ CRIMI: “TRATTATIVE FALLIMENTARI”
Il Movimento 5 Stelle, il partito con la maggioranza dei seggi in parlamento, ha guadagnato qualcosa con il nuovo governo Draghi oppure ha perso posizioni rispetto alle poltrone che occupava con il Conte 2?
I 5 Stelle, a parte Di Maio, hanno altri tre ministeri ma senza spesa: alle Politiche giovanili Fabiana Dadone, alle Politiche agricole Stefano Patuanelli e ai ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà . E secondo quanto racconta il Corriere, i grillini non l’hanno presa benissimo:
In chat scorre il veleno. C’è chi mette in bilico la fiducia: «Tutti convinti di votare questo governo?». Chi mastica amaro: «Siamo stati asfaltati». «La Lega e Forza Italia tra poco contano più di noi». «Ci hanno trattato come la Grecia».
E in effetti sono due i sentimenti che attraversano la truppa M5S: anzitutto «un senso di umiliazione», come commenta un big, e poi la delusione per alcune conferme.
«Non abbiamo più ministeri di peso, ma solo di facciata», dice chi insiste. «Avevamo basse aspettative, ma così ci stiamo sotterrando». L’ala sudista si lamenta della poca rappresentanza (3 ministri su 4 sono del Nord). In serata la protesta monta. Diverse decine di senatori, si dice una trentina, sono sul piede di guerra
Secondo quanto scrive La Stampa il principale imputato per il reato di “trattativa fallimentare” sarebbe Crimi:
Il principale accusato è il reggente Vito Crimi: «Responsabilità vuol dire che chi sbaglia paga», «Dobbiamo fare il punto della situazione prima del voto, per capire chi ha fatto ste trattative. Poi magari decidiamo se dargli una medaglia o insegnargli la matematica», «Tutta l’industria in mano alla Lega, oltre al Turismo».
Questi sono solo alcuni dei messaggi di sfogo che la Stampa è riuscita a leggere. Crimi è l’imputato numero uno. Ma le critiche non risparmiano Di Maio e Patuanelli, accusati di aver pensato più a preservarsi che ad altro, e Fabiana Dadone, mantenuta nel governo in quota rosa ma dirottata alle Politiche giovanili da un ministero considerato più logistico come la Pubblica amministrazione
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
“CON IL TEMPO LA GENTE CAPIRA'”
“Oggi mi sembra di esser tornati indietro di 12 anni. – ha scritto il giorno dopo, su fb – I ‘giornaloni’, che fino a 24 ore fa esultavano per il Governo dei Migliori, oggi hanno cambiato linea. Ora provano a spingere il concetto del ‘Povero Draghi, costretto a piegarsi alle richieste dei partiti e delle loro correnti’. Non funziona così! Il Presidente del Consiglio è responsabile della scelta dei suoi ministri. Con questi nomi perde la santità e torna ad essere un semplice beato”.
“Quando la pubblica opinione conoscerà più nel dettaglio le scelte politiche prese da Draghi da Direttore del Tesoro, da Governatore di Bankitalia e da Presidente della BCE, magari, verrà trattato da comune mortale. Con i suoi pregi e con i suoi difetti. Un uomo che ha preso delle decisioni. A volte sensate ma molto spesso scellerate e soprattutto nefaste per il pubblico interesse. Tempo al tempo”, aggiunge.
Ieri, dopo la lettura della lista dei ministri, Di Battista aveva commentato: “Ne valeva la pena?”
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
PER RECLUTARE UNA CIURMA DEL GENERE BASTAVA CIRINO POMICINO… M5S GABBATO DA GRILLO, VINCE IL PARTITO TRASVERSALE DELLE TRIVELLE E DEL CEMENTO
Mentre il Premier Incaricato, Sempre Sia Lodato, leggeva la lista del Governo dei Migliori con i Ministri di Alto Profilo, il primo pensiero andava a Cirino Pomicino: per reclutare una ciurma del genere, bastava e avanzava lui, senza scomodare Draghi.
Il secondo pensiero era per i poveri 5Stelle e soprattutto per i loro elettori, gabbati da Grillo gabbato da Draghi, passati da partito di maggioranza relativa a partito e basta, con tanti ministri (peraltro inutili come gli Esteri o minori come gli altri) quanti il Pd (che ha metà dei loro seggi e 3 dicasteri più un tecnico d’area) e uno in più della Lega (metà dei loro seggi) e di FI (un quarto).
Notevole anche l’ideona di inventare il super-ministero della Transizione Ecologica, già diventato mini perchè gli manca il Mise, e regalarlo al renzian-leopoldiano Cingolani.
Il terzo pensiero era per Previti e Dell’Utri: perchè escluderli?
Il quarto era per i cercatori d’“anima”, i cacciatori di “visione”, i ghostbuster di “identità della sinistra”, i gemmologi di “purezza progressista”, gli spingitori di “competenza” e dunque di “discontinuità ”, i guardiacaccia anti-“trasformisti”.
Ora i nuovi dioscuri Sergio e Mario li hanno accontentati tutti in un colpo solo, con un governo dotato contemporaneamente di anima, identità , sinistra, ecologismo, competenza, discontinuità e anti-trasformismo. Il Governo dei Migliori, appunto.
All’“anima”, “identità ” e “purezza” di sinistra ci pensa il governo Berlusconi-4, momentaneamente parcheggiato presso il Draghi-1 nelle persone di Gelmini, Brunetta, Carfagna, Giorgetti e Stefani.
All’ecologismo badano Giorgetti, le truppe forziste e altri santi patroni del partito del cemento, del bitume, delle trivelle e del Tav.
Per la competenza, a parte tre o quattro tecnici (c’è un trust di cervelli mica da ridere: dalla Gelmini e i suoi neutrini nel tunnel Gran Sasso-Ginevra; a Brunetta, grande esperto di tornelli e diplomazia; a Orlando (quello che “mai con la Lega”), che può passare dalla Giustizia al Lavoro al nulla con la stessa enciclopedica impreparazione.
Alla discontinuità provvedono Franceschini (al suo quarto governo), Brunetta, Gelmini, Carfagna, Giorgetti e Di Maio (terzo), Bonetti, Stefani, Garavaglia, Giovannini, Orlando, Guerini, D’Incà , Dadone, Patuanelli, Lamorgese, Speranza (secondo). Otto ministri del Conte-2: ma quindi era vero che erano i “migliori del mondo”?
All’anti-trasformismo, c’è solo l’imbarazzo della scelta: lo rappresentano praticamente tutti.
Manca solo Giuseppe Conte che, pur nella momentanea disgrazia, è il solito fortunello: non essendo nè un migliore nè un competente, lui non c’è. Che culo
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
DAL GOVERNO “DI ALTO PROFILO” A UNA CIOFECA INFARCITA DI POLTRONARI CRONICI
Gli hanno slinguazzato i piedi con tale foga che sul più bello Draghi ha fatto clamorosamente cilecca. Ansia da prestazione, doveva dar vita al governo “d’alto profilo” ed ha sfornato una ciofeca infarcita di poltronari cronici.
Col Movimento che come al solito se lo prende in quel posto più di tutti. Draghi si è tenuto giusto qualche amichetto tecnico nei posti chiave per fare il compitino del Recovery e tenere i conti in ordine, per il resto più che un governo sembrano gli invitati ai funerali del cambiamento che gli italiani han chiesto a gran voce il 4 marzo.
Un pacco clamoroso. Sia per i cittadini ma anche per i partiti che ci sono cascati.
A partire dal Movimento. Salta Bonefede e l’Azzolina come voleva Renzi, Di Maio rimane ancora inchiodato su una poltrona anche se defilata, per il resto briciole.
Quanto al ministero per la transizione di chissà cosa si è confermata una supercazzola prematurata. Roba da tornare in fretta e furia su Rousseau per chiedere agli iscritti di rimangiarsi la cazzata fatta e restare all’opposizione in modo da salvare il salvabile.
Agli incazzati del no, ora si aggiungano i delusi del sì. Una bolgia.
Praticamente il Movimento si appresta a regalare la propria forza parlamentare ai suoi nemici Come dei partecipanti alle proprie esequie. Un pacco clamoroso.
Sia per il Movimento ma anche per gli altri partiti che ci sono cascati. Salvini ha tuonato per un anno intero contro Conte per come ha gestito la pandemia e si ritrova al governo col ministro Speranza. E non solo.
Salvini ha tuonato un anno intero contro Conte perchè ha riaperto le braccia all’invasione e si ritrova al governo con la Lamorgese. Davvero un pacco incredibile per lo statista padano. Non gli resta che fare lo sciacallo di se stesso e prenotare un lettino al Papeete in modo da far saltare tutto prima che la Meloni gli porti via anche le mutande.
Quanto al Pd si conferma imbattibile quando si tratta di piazzare le onorevoli terga da qualche parte. Al governo entra la solita manciata d’inossidabili poltronosauri, spetterà a loro “salvare il paese” ma anche la faccia del partito.
Il Pd ha inciuciato con tutti, gli mancavano solo i temutissimi populisti e sovranisti e finalmente arricchiscono il loro palmares. Ritireranno fuori la manfrina del fronte progressista e di qualche santa alleanza alla prossima poltronata, se gli converrà .
Quanto ai renziani e alle altre truppe voltafacciste rimangono a bocca quasi asciutta. Non male per i grandi vincitori della crisi. Data la numerosità dell’ammucchiata ora contano come il due di picche quando briscola è bastoni.
Forza Italia invece ha vinto per davvero. Ritornano Brunetta e la Gelmini. Finalmente i politici competenti e d’alto profilo per cui Forza Italia si è sempre battuta. Una bella occasione per rifarsi una verginità e continuare a sognare Silvio al Quirinale. Che pacco. Più che un governo gli invitati ai funerali del cambiamento che gli italiani han chiesto a gran voce il 4 marzo. Davvero clamoroso. Sia per i cittadini ma anche per i partiti che ci sono cascati. A partire dal Movimento. Basterebbe che ascoltassero la bolgia dei loro elettori incazzati invece che reggenti e big che li hanno fatti deragliare. Ma non tutto il male vien per nuocere. A furia di slinguazzamenti, Draghi è finito vittima dell’ansia da prestazione e ha fatto cilecca. Non poteva iniziare meglio. Questa ciofeca infarcita di poltronari cronici inizierà a litigare nel giro di qualche settimana. E non appena Draghi avrà completato il compitino del Recovery e saremo sufficientemente vaccinati, si tornerà al voto. A quel punto saranno i cittadini a celebrare i funerali, già , quelli della vecchia politica.
(da Infosannio)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
PRIMA DI FAR TRASLOCARE DRAGHI AL QUIRINALE, I POTERI FORTI AVRANNO UN ANNO DI TEMPO PER ARRAFFARE I 209 MILIARDI DEL RECOVERY
Finite le giravolte dei partiti (mai con questo, mai con quello, per poi finire quasi tutti insieme appassionatamente) ieri è toccato a Mario Draghi il turno delle piroette.
Proprio lui che aveva mandato a casa Brunetta, Carfagna e Gelmini con tutto l’ultimo governo Berlusconi, co-firmando con l’ex presidente della Banca centrale europea, Trichet, la letterina che mandò a casa il Cavaliere, ieri ha richiamato gli alfieri di quella stessa stagione, inserendoli in una squadra da perfetto manuale Cencelli: un po’ per uno non fa male a nessuno.
Così l’Esecutivo dei “migliori” è una lottizzazione da far morire d’invidia la Prima Repubblica, con molte conferme (ma quelli di prima non erano tutti incompetenti?) e l’aggiunta di qualche tecnico a cui auguriamo ogni bene, visti i volponi con cui se la dovranno vedere.
Per i Cinque Stelle, più di ogni altra forza politica, rimbomba giustamente la domanda se valeva la pena di mettersi in questo fritto misto, dove chi ha affrontato le tempeste maggiori — Bonafede, Azzolina e Catalfo — devono cedere il posto a signori che sanno di cinema già visto, se non addirittura di restaurazione.
Ma se Grillo non avesse chiesto agli attivisti di sporcarsi le mani sulla piattaforma Rousseau, ben sapendo che sostenere Draghi avrebbe fatto fuggire tanti sostenitori del Movimento sin dalla prima ora, a partire da Alessandro Di Battista, oggi avremmo un governo con quattro posti in più per la nipote di Mubarak, Renzi o la Bellanova, Salvini o qualche altra manina del Mef o di Bankitalia.
Da adesso quindi non resta altro da fare che controllare ogni azione di questa terribile ammucchiata, tappandosi il naso con una mano e accendendo un cero con l’altra
Di tempo non ce n’è molto, perchè c’è da giurare che alle elezioni del Capo dello Stato, tra un anno, Draghi sarà fatto traslocare al Quirinale, aprendo così la strada alle elezioni. Ma per chi è abituato a dilapidare le casse pubbliche e ad arraffare questi mesi possono più che bastare.
(da lanotizia)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
DA CARTABIA A GIORGETTI, DA GIOVANNINI A BRUNETTA, DA GELMINI A CARFAGNA: SONO MOLTI AD AVER FREQUENTATO GLI AMBIENTI DI CL
Mario Draghi è il nuovo presidente del consiglio tra i gruppi che sosterranno la nuova maggioranza e alcuni nomi tecnici.
Tra questi, c’è quello di Marta Cartabia, prima donna ad aver ricoperto la presidenza della Corte Costituzionale, a cui sarà affidato il Ministero della Giustizia. Stimata giurista accademica, ordinaria di diritto costituzionale, Cartabia è nota anche per una certa vicinanza al mondo di Comunione e Liberazione.
Pare proprio questa l’antica novità del governo Draghi: la presenza, sottesa ma costante, di temi e persone vicine al movimento fondato da don Giussani.
Come l’autorevole guardasigilli, anche la nuova ministra dell’Università , Cristina Maria Messa, era stata accostata al movimento cattolico nel periodo della sua elezione a rettrice della Bicocca.
E sono diversi i nuovi ministri che frequentano l’annuale raduno dei ciellini, a cominciare da Giancarlo Giorgetti, ministro per lo Sviluppo economico, fino a Enrico Giovannini, alle Infrastrutture, senza dimenticare Maria Stella Gelmini (Affari generali e Autonomie) e Mara Carfagna (Sud e coesione).
Difficile allora non notare che uno dei discorsi che suggeriscono la visione politica di Mario Draghi fu pronunciato proprio al Meeting di Rimini, il 18 agosto 2020, nella giornata inaugurale del raduno di Comunione e Liberazione.
Quello di Draghi fu un intervento quasi programmatico, dal valore etico: a commentarlo, tra i vari opinionisti, ci furono anche Patrizio Bianchi, con un corsivo su Il Messaggero, e Renato Brunetta, in un’intervista di Emilio Targia per Radio Radicale. Anche Bianchi e Brunetta ora sono ministri, rispettivamente dell’Istruzione e per la Pubblica Amministrazione.
Nel 2015, Mattia Fantinati, deputato M5S, salì sul palco di Rimini “per denunciare come Comunione e Liberazione, la più potente lobby italiana, abbia trasformato l’esperienza spirituale morale in un paravento di interessi personali, finalizzati sempre e comunque a denaro e potere”, dopo anni in cui, alla kermesse estiva, si alternavano interventi e dibattiti con Bersani, Napolitano, Formigoni.
Il meeting di Rimini, per anni, è parso rappresentare il centro nevralgico della discussione politica di agosto, talora con un ruolo quasi istituzionale: nel 2013 il discorso inaugurale spetta a Enrico Letta, allora presidente del Consiglio, nel 2014, Stefania Giannini presenta la riforma della scuola proprio alla platea ciellina.
Nel 2015 sarà Matteo Renzi a intervenire al raduno di CL, con un discorso dal titolo “L’Italia e la sfida del mondo”, due anni dopo sarà Paolo Gentiloni a proseguire la tradizione istituzionale (“L’eredità e il futuro dell’Italia”, il titolo del suo intervento). Dopo qualche anno, la centralità intellettuale di Comunione e Liberazione pare ritrovata, almeno tra i nomi che ricoprono cariche istituzionali nel nuovo governo.
(da Fanpage)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
IL GOVERNO NASCE NEL SEGNO DELLE CONTRADDIZIONI INTERNE E DEI CONFLITTI LATENTI
Chissà che ne pensano Beppe Grillo e i Cinque Stelle, costretti a votare la fiducia a un governo con Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta, archetipi dell’epopea berlusconiana, quando definivano il Pd con il nomignolo di Pidimenoelle.
O che ne dicono dalle parti di Leu di un governo con i leghisti Giorgetti, Garavaglia e Stefani, fieri sostenitori delle politiche dei porti chiusi di Matteo Salvini.
O ancora, sull’altro versante, cosa ne dirà Matteo Salvini della conferma di Luciana Lamorgese, fino a ieri la “ministra degli sbarchi” che ha abrogato i suoi decreti sicurezza, al Viminale.
O cose dice Matteo Renzi della conferma di Roberto Speranza al ministero della Salute, visto che aveva fatto cadere il governo precedente sugli errori nella gestione dell’emergenza sanitaria.
Chissà che ne pensa pure Giuseppe Conte, nell’aver detto sì a un governo con Vittorio Colao, da lui chiamato a capo della task force per la ripresa economica del dopo Covid e poi abbandonato al suo destino, come se nemmeno fosse mai esistito.
O cosa ne pensano Luigi Di Maio e Rocco Casalino di Daniele Franco nuovo ministro dell’Economia e delle Finanze, che il primo aveva indicato come la “manina” che da ragioniere generale dello Stato si rifiutava di bollinare le spese senza copertura ai tempi del governo gialloverde. E a cui il secondo si rivolgeva — dicono i suoi esegeti — quando parlava dei “i pezzi di m…” che non riuscivano a trovare “10 miliardi del c…” per il reddito di cittadinanza.
Ancora: chissà che ne pensa Alfonso Bonafede della nomina al ministero della giustizia di Marta Cartabia, prima donna presidente della Corte Costituzionale, secondo cui — a proposito dell’abolizione della prescrizione — “i processi troppo lunghi sono un anticipo di pena”.
O cosa ne pensa Matteo Salvini, ancora, delle sue idee di riforma del carcere come strumento di rieducazione e non come un luogo del quale si deve “buttare via la chiave”.
A proposito: chissà che pensano le donne del Pd o di Leu nel vedere che i loro, quelli di sinistra, sono gli unici partiti della maggioranza a non aver portato nemmeno una donna
(da Fanpage)
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