Febbraio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
SENZA IL VOTO DEL M5S (SE IL CENTRODESTRA, OLTRE AL PD, NON LO APPOGGIA) DRAGHI NON HA I VOTI IN PARLAMENTO
“Ci siamo legati mani e piedi al nome di Conte, uno che non è dei nostri e che al dunque non si è mai sbilanciato per noi, e siamo andati a sbattere”. Mario Draghi è stato appena convocato al Quirinale per mercoledì a mezzogiorno, il Movimento 5 stelle sbanda, si rattrappisce su veleni e litigi interni, è afono rispetto a una scelta che disorienta tutti.
Dal mattino il pessimismo era diffuso, ma non fino a questo punto, almeno dal punto di vista dei 5 stelle. Si pronosticava un supplemento di esplorazione, si facevano conti e ragionamenti su un nuovo giro di consultazioni che dovesse individuare un premier alternativo.
“Abbiamo difeso ad oltranza alcuni dei nostri che sono indifendibili – si sfoga a sera un parlamentare – la partita era difficile, ma così ci hanno mandato a sbattere su Draghi, è una catastrofe”.
Il premier è chiuso nel suo bunker a Palazzo Chigi, nello studio che dovrà abbandonare a breve, nella giornata più nera. Aveva coltivato con convinzione il progetto di rimanerci, prima con i responsabili, un’operazione goffa e condotta con approssimazione, con i pontieri finiti oggi sotto tiro, primo fra tutti Riccardo Fraccaro, considerato da tanti dei suoi inadatto a svolgere quel compito.
Poi con un ritorno verso Renzi, per un’intesa che giudicava in salita, ma non così in salita, al punto che anche il presidente uscente, come tanti in maggioranza, si è convinto con il passare delle ore che tutto fosse studiato sin dall’inizio, che quella di Italia viva è stata un’operazione che voleva arrivare esattamente lì.
A Draghi, o a chiunque fosse stato scelto per guidare il paese dopo il grande strappo.
“Per lui è lo scenario peggiore – commenta un pentastellato di rango – perchè il suo piano B era il voto”.
Il ragionamento prosegue così: “Non ha un partito, perchè non è del M5s, non sta in Parlamento, due anni sono lunghi, rischia di finire nel dimenticatoio”.
Il credito maturato da Conte dalle parti dei 5 stelle è tale che nessuno, almeno a caldo, ipotizza che si possa mettere a lavorare per minare l’operazione Draghi, perchè sarebbe un po’ come boicottare Sergio Mattarella, e nessuno vede quello che a breve tornerà a essere un professore della facoltà di Legge di Firenze nei panni del rottamatore.
Ma è evidente che la sua aura ha iniziato a contrarsi dal momento esatto in cui il Colle ha sancito che il tempo per giochi, mercanteggiamenti, contratti e trattative era finito. “Siamo morti, oggi siamo morti non per sostenere le ragioni che ci hanno portato qui, ma per sostenere Conte” si sfoga un esponente del governo.
Gli irriducibili bombardano il prossimo premier incaricato. Alessandro Di Battista, caustico: “L’apostolo delle èlite”. Elio Lannutti, complottista: ““Draghi sul Britannia: il discorso dell’inizio della fine dell’Italia. Nel 2011 Monti. Oggi Draghi. Non governerà col mio voto”. Luigi Colletti, pragmatico: “Governo tecnico? Non con il mio voto. Meglio, le elezioni”. Luigi Gallo, evocativo: “Nessuna fiducia ad un governo tecnico. Quando gli italiani hanno avuto questa esperienza sono rimaste le ferite vive per un decennio sulla pelle di generazioni tra esodati e giovani senza futuro”.
I vertici tacciono, e tacciono ancora, al punto che a tarda serata, oltre a quella dei pasdaran, i 5 stelle non aveva ancora una linea, nessuna, di alcun tipo. “È un capolavoro dei tre che hanno gestito tutto, Bonafede, Fraccaro e Crimi”, è il durissimo attacco di un membro dell’esecutivo, che testimonia il clima interno, in bilico tra l’implosione e la deflagrazione.
Va avanti: “Crimi è un capo politico che nessuno ha voluto, si è auto prorogato e comunque è scaduto il 31 dicembre. Non aveva titolo per condurre la trattativa”. I pasdaran sono per il no, i contiani si riscoprono già draghiani.
Giorgio Trizzino, tra i parlamentari più vicini al premier che sta spolverando la campanella: “Ascoltiamo Mattarella e seguiamo le sue decisioni”.
Il silenzio radio dei vertici prosegue, per domani è stata convocata un’assemblea che si prospetta un Vietnam. Questa è la volta che vi spaccate per davvero? “Molto probabile”, taglia corto e preciso un uomo della squadra di governo. “Non credo che appoggeremo Draghi”, pronostica un suo collega.
Ma con voi, la Lega e Fratelli d’Italia fuori non avrebbe i numeri, l’obiezione. “Appunto”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
DEM FURIOSI MA PREVARRA’ “IL SENSO DI RESPONSABILITA'”
Il governo istituzionale non era la prima opzione per il leader di Italia Viva, che avrebbe preferito un Governo politico, ma in fondo ai suoi lo ha sempre detto: l’ex presidente della Bce è la soluzione migliore per il Paese.
Non a caso durante la trattativa con la vecchia maggioranza ha condotto un gioco al rialzo continuo, fino a far saltare il tavolo.
A risultato raggiunto, appena il nome di Mario Draghi viene pronunciato, Renzi scrive: “Abbiamo ascoltato le sagge parole del Presidente della Repubblica. Ancora una volta ci riconosciamo nella Sua guida. E agiremo di conseguenza”.
Un post sobrio dietro al quale però si nasconde tutta l’esultanza del suo partito. “Ha vinto lui, ha fatto fuori tutti”, commentano i suoi. “Il governo, lo diciamo da mesi, deve essere all’altezza. In questo momento così delicato – assicura Teresa Bellanova – non faremo mancare il nostro contributo ed il nostro apporto”.
Anche perchè l’altro obiettivo di Renzi, e questo sarà verificato nei prossimi giorni, è spaccare il Movimento 5 Stelle e il Pd.
Tra i dem i primi a rispondere all’appello del capo dello Stato per una maggioranza larga e un governo di alto profilo, sono gli ex renziani di Base riformista. Con Andrea Marcucci, che è anche capogruppo al Senato, che augura buon lavoro a Draghi.
A tarda sera arriva il post di Nicola Zingaretti. Prima una nota amara: “Abbiamo fatto davvero di tutto per ricostruire una maggioranza, in un momento difficile”. E poi dà la benedizione al nuovo percorso: “Da domani saremo pronti al confronto per garantire l’affermazione del bene comune del Paese”.
Per il Nazareno parla anche il vice Andrea Orlando su Rai3 che qualche dubbio lo avanza: “Il percorso indicato dal capo dello Stato merita attenzione e disponibilità ma se era difficile mettere insieme quattro forze politiche che avevano fatto un percorso insieme non sarà semplice con forze politiche che non hanno fatto niente insieme e che non faranno strategicamente niente”.
Secondo alcune fonti però al dunque il Pd tutto — anche coloro che spingevano per le elezioni con Conte leader – non potrà tradire la sua vocazione alla responsabilità , soprattutto di fronte alle emergenze richiamate da Mattarella, dal Covid alla necessità di varare il Recovery plan.
Il prezzo da pagare però potrebbe essere alto. Renzi, che ora viene quotato al 2%, osservano fonti parlamentari Dem, ha meno di tutti da perdere di fronte a un governo che ‘commissari’ la politica. Tutt’altra storia per il Pd, ma anche per i Cinque stelle che dovranno ora decidere come trovare ora un altro equilibrio.
A sera resta l’amarezza degli ex azionisti della maggioranza per come è finita. “Renzi lo aveva deciso dall’inizio”, scuotono la testa gli alleati esausti dopo una giornata di trattative, ricatti che si sono conclusi in un grande bluff. Quello di Renzi.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
MELONI SI METTE ALL’OPPOSIZIONE, SALVINI CRITICO, APPREZZAMENTO DA BERLUSCONI MA “OGNI DECISIONE VERRA’ PRESA CON GLI ALLEATI”
L’appello del presidente della Repubblica rimette in partita il centrodestra, ma ne rivela le crepe finora nascoste dal no compatto al Conte Ter.
Si scrive “governo non politico di alto profilo” ma si legge “maggioranza Ursula”: Giorgia Meloni e Matteo Salvini accarezzano le urne (tolte esplicitamente dal capo da Mattarella) pur rinviando le decisioni al confronto interno; ma Giovanni Toti e buona parte di Forza Italia accolgono con sollievo le dichiarazioni del capo dello Stato.
“Un appello a tutte le forze politiche in Parlamento perchè conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo che non deve identificarsi con alcuna formula politica”. Le parole pronunciate a sera dal presidente della Repubblica con il volto tirato sono quelle che metà del centrodestra voleva sentire.
La “chiamata a raccolta dei migliori” più volte evocata da Silvio Berlusconi, quanto meno per non spaccare i suoi gruppi parlamentari. L’esecutivo di salvezza nazionale su cui hanno battuto per giorni, ai vertici di coalizione, Giovanni Toti e i suoi.
E il nome di Mario Draghi, l’ex presidente della Bce, convocato già domani a mezzogiorno a Palazzo Chigi per ricevere l’incarico, è la ciliegina sulla torta. Con l’entrata in campo del “governo del presidente”, entrerà in partita anche il centrodestra. Che finora è rimasto unito al grido di “no al Conte Ter. Ma ora dovrà — anch’esso — scoprire le carte.
Matteo Salvini reagisce con un tweet criptico: ”’L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al Popolo…”. Elezioni via maestra, ma non più percorribile: sbarrata da Mattarella a causa della pandemia e delle tensioni sociali.
Cauta anche Giorgia Meloni, finora schierata — unica dei tre — per il voto senza subordinate nè tentennamenti: “Ci confronteremo, ma anche dall’opposizione FdI è disponibile a lavorare per il bene della nazione. La soluzione non è un governo nato nei laboratori del palazzo. Con il voto in democrazia i cittadini sono padroni del proprio destino”.
Altrettanto pronto a rispondere, ma su posizioni agli antipodi, il governatore ligure Toti che schiera “Cambiamo” (con tre senatori, finora all’opposizione): “Bene ha fatto il Presidente Mattarella a mettere fine a un teatrino tanto inconcludente quanto a tratti disgustoso. Ora, come ha chiesto il capo dello Stato, e’ il momento della responsabilità . E quando la Repubblica chiama l’unica risposta possibile e’: presente!”. Si spinge oltre: “Salvini chiami Mattarella e si metta a disposizione del Paese”. Annuncia il proprio sostegno anche +Europa, che non è nel centrodestra ma finora all’opposizione della maggioranza giallorossa. Mentre Maurizio Lupi, il più “salviniano” dei piccoli di destra, rilancia: “Da Mattarella un appello chiaro e forte, confrontiamoci”.
Dentro Forza Italia la situazione è più complessa. Ogni decisione verrà presa con gli alleati, è la linea ufficiale. Silvio Berlusconi, però, non è sorpreso dell’esito fallimentare dell’esplorazione di Fico nè critico con la decisione di Mattarella. Tutt’altro. La stima per Draghi è consolidata e ribadita. E l””appello agli ottimati” gli toglie una parte di castagne dal fuoco.
Gli azzurri “governisti” si sono già fatti sentire. Mara Carfagna esorta: “Serve una riflessione profonda”. Renato Brunetta sottolinea di aver evocato l’ex presidente della Bce già a novembre scorso. Andrea Cangini parla di “appello drammatico e realista”. Sarcastico Osvaldo Napoli:”Nottre serena a chi evocava o minacciava le urne. Salvini, Meloni, Zingaretti, Di Maio… Domani dovranno motivare il no a Draghi”.
Già : comincia una partita tutta nuova. Più facile per FdI, convinta di capitalizzare la rabbia sociale e il malcontento di diverse categorie di cittadini, continuando a stare all’opposizione. Per quanto, big del suo partito come Guido Crosetto, la pensino diversamente.
Più movimento nella Lega, dove oltre a Giancarlo Giorgetti c’è un’ala del partito (soprattutto nordista) che si riconosce nel pragmatismo di Luca Zaia e che non guarda con favore la prospettiva di rimanere fuori dai giochi (e dai soldi del Recovery Fund). Dipenderà anche dalle scelte di Mattarella e Draghi.
Perchè avere un governo “non politico” bombardato da fuori da forze che raggiungono il 40% dei voti è un incubo. Appoggio esterno, via libera con astensione, non belligeranza: il confronto interno del centrodestra comprenderà tutte queste formule da Prima Repubblica. Con un solo mantra: evitare di spaccarsi. Almeno formalmente.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
LA NOTIZIA FA IL GIRO DEL MONDO
‘Super Mario’ per un governo di unità nazionale in Italia. Dopo il fallimento delle trattative per il Conte ter, la stampa straniera dà conto della convocazione “shock” di Mario Draghi al Quirinale da parte di Sergio Mattarella, che gli chiederà di “avviare colloqui per formare un governo di unità nazionale, mentre il Paese combatte contro la pandemia di Covis19”, scrive il Financial Times.
Che definisce l’ex presidente della Bce “una delle personalità italiane più rispettate” e ricorda “la sua decisione azione durante la crisi del debito dell’eurozona”.
Mattarella, scrive la Reuters, “ha convocato l’ex presidente della Bce” domani mattina al Quirinale e “quasi certamente gli chiederà di guidare un governo di unità nazionale per aiutare l’Italia ad affrontare l’emergenza coronavirus e a gestire la crisi economica”.
“L’attesa nomina di Draghi sarà accolta con favore dai mercati – fa eco Bloomberg – e mettere fine agli intrighi politici che hanno lasciato il Paese senza un governo e ostacolato il processo decisionale”.
A ‘Super Mario’, ricorda l’agenzia americana, sottolineando che l’euro è immediatamente salito sul dollaro subito dopo l’annuncio, “è attribuito il merito di aver sostenuto l’euro al culmine della crisi del debito sovrano nel 2012 con le parole ‘Whatever it takes’.
Con “un tono estremamente drammatico, Mattarella ha annunciato che ci sono solo due strade: elezioni immediate o un esecutivo istituzionale appoggiato da tutte le forze politiche”, scrive “El Pais”, secondo cui il capo dello Stato ha scelto la seconda opzione, affidandola “alla figura che gode di più sostegno e prestigio in Italia, l’ex presidente della Bce Mario Draghi, una delle poche figure che riscuote un consenso unanime tra i partiti politici, anche a destra, dove in altre occasioni hanno detto di essere disposti ad appoggiare un governo guidato dall’ex banchiere”.
“L’ex capo della Bce Draghi incaricato di formare il governo”, titola il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemaine Zeitung, mentre l’agenzia Dpa scrive che Mattarella “vuole parlare con Draghi per la formazione di un nuovo governo”, dopo il fallimento delle trattative per “rilanciare la coalizione che sosteneva Giuseppe Conte”.
(da agenzie)
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Febbraio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
COSI’ I SOCIAL SE LA RIDONO
Dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato a Roberto Fico per tentare di ricomporre la crisi di Governo, la risposta dei social è sulle richieste di Matteo Renzi per rientrare in maggioranza.
E l’hashtag più popolato su Twitter è #Renzipretendecose, in cui all’ex premier vengono associate richieste di ogni tipo, dalla “pace nel Mondo” stile miss Italia a una stella sulla Walk of fame.
Ancora, ” Mio volto sul Monte Rushmore o governino senza Italia Viva” e “Rivoglio il mio Airforce Renzi che i 5 stelle mi hanno fregato”.
Ancora, “Aggiornare in tutti i dizionari di inglese la pronuncia ufficiale di because”, “Il Monte Olimpo o non se ne fa niente”, “Ricontare i voti del referendum”.
Sono centinaia i contributi, alcuni con immagini e fotomontaggi, che in queste ore monopolizzano il social dell’uccellino.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
IN UN DRAMMATICO DISCORSO IL COLLE SPIEGA PERCHE’ NON SI PUO’ ANDARE AL VOTO… E ANNUNCIA UN “INCARICO PER UN GOVERNO DI ALTO PROFILO”
Mario Draghi domani al Quirinale. Il presidente Mattarella lo ha convocato per mezzogiorno, dopo aver preso atto del fatto che non era possibile formare una maggioranza con i partiti del governo dimissionario.
Prima che il suo portavoce annunciasse la convocazione di Draghi, il presidente della Repubblica aveva fatto un accorato appello alle forze politiche di dare la fiducia a un governo di alto profilo. Conto di “conferire al più presto incarico per formare governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili”, aveva affermato.
“Ora ci sono due strade alternative: dare immediatamente vita a un nuovo governo adeguato a fronteggiare le emergenze sanitaria sociale economica finanziaria o immediate elezioni anticipate”.
Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo aver preso atto del fatto che non può nascere alcun governo dalla vecchia maggioranza. La crisi sanitaria ed economica “richiede un governo nella pienezza delle sue funzioni e non un governo con l’attività ridotta al minimo”. E ancora: “Un governo attività ridotta non può fare Recovery”, ha continuato.
(da agenzie)
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Febbraio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
PAESE CHE VAI, CRIMINALE SOVRANISTA CHE TROVI… UN PRESIDENTE NEGAZIONISTA, I RISCHI DELLA PANDEMIA IGNORATI, GLI INTERESSI ECONOMICI ANTEPOSTI ALLA VITA DEI CITTADINI
È il secondo paese al mondo per numero di morti (224 mila) e il terzo per contagi (oltre 9 milioni). E mentre una variante locale del Covid-19 — che nelle ultime settimane ha riempito gli ospedali di Manaus, portando all’esaurimento delle scorte di ossigeno — minaccia di estendersi al di là della capitale dello stato di Amazonas, oltre alla crisi sanitaria il Brasile vive anche una crisi politico-istituzionale.
A provocarla è un’altra variante — in questo caso del sovranismo — divenuta negli ultimi due anni, dopo le elezioni del 2018, una caratteristica esclusiva della più grande nazione del Sudamerica: il bolsonarismo, con la sua costante costruzione di nemici interni, l’affronto ai valori fondamentali affermati nella Costituzione post-dittatura del 1988, il tentativo di ridurre il ruolo dello Stato in tutti i settori (economia, istruzione, cultura, ecc.), il farsi beffe della stampa e delle istituzioni, il totale disinteresse per le disuguaglianze sociali — oltre che economiche e territoriali —, lo sfruttamento delle risorse ambientali, la negazione dei diritti dei popoli indigeni.
Così fin dall’inizio i pericoli e gli effetti della pandemia non sono stati semplicemente sottovalutati, ma del tutto e manifestamente ignorati, dietro la giustificazione che il paese non può permettersi di tenere ferme le attività economiche.
La variante B.1.1.248 (frutto di dodici mutazioni, di cui due particolarmente contagiose: N501Y e E484K), isolata il 6 gennaio scorso dall’Istituto nazionale giapponese per le malattie infettive, ha riportato l’attenzione su Manaus, già all’inizio della pandemia una delle zone più colpite del paese. Studi indicano che durante il 2020 fino ai due terzi degli abitanti erano stati contagiati: questo aveva portato la popolazione a credere di essere ormai coperta dall’immunità di gregge, di fronte anche alla mancanza di azioni di prevenzione e sensibilizzazione da parte del governo locale, come spiega Davide Tuniz, giornalista ed educatore arrivato a Manaus nel 1995. A fine dicembre però tanto gli ospedali pubblici quanto quelli privati si sono riempiti nuovamente: l’ossigeno è finito — complice anche l’isolamento geografico della città , raggiungibile soltanto via area e fluviale — e i medici non hanno potuto far altro che consigliare, a chi poteva, di curarsi a casa, tentando di acquistare delle bombole individualmente.
Un lockdown stabilito il 26 dicembre dal governatore dello Stato di Amazonas Wilson Lima è durato un giorno soltanto, per le proteste di commercianti e dei parlamentari bolsonaristi.
A metà gennaio la situazione è diventata drammatica: solo allora il governo — che ha poi ammesso di essere stato avvertito almeno con una settimana di anticipo delle scorte in esaurimento — ha inviato dell’ossigeno attraverso l’aeronautica militare, ma fondamentali sono stati le donazioni individuali e quella del Venezuela (136 mila metri cubi). Nel frattempo il ministro della salute, il generale Eduardo Pazuello — ufficialmente indagato per non essere intervenuto in tempo — si è trasferito a Manaus, dove nel solo mese di gennaio il numero di morti ha superato quello di tutto il 2020.
Il timore che la variante, rilevata anche a San Paolo, possa arrivare in Italia, ha spinto il nostro paese a chiudere i voli da e per il Brasile almeno fino al prossimo 16 febbraio.
A complicare la situazione a Manaus sono state anche le irregolarità nella campagna vaccinale: di 60mila dosi si sono perse le tracce, mentre, come in altri stati, ci sono state denunce di persone (i cosiddetti “fura-filas”) che hanno ricevuto la prima dose pur non facendo parte del personale sanitario o di categorie a rischio. Per questo le vaccinazioni erano state momentaneamente interrotte.
Il problema è però a monte: il piano vaccinale “è stato lanciato tardi, solo dopo che la Corte suprema ha obbligato il governo federale a pubblicarlo, ed è affetto da problemi e lacune strutturali, ad esempio rispetto agli aspetti logistici e temporali”, spiega all’Huffington Post Matheus Falà§à£o, ricercatore associato al Centro di studio e ricerca in diritto sanitario (CEPEDISA) dell’Università di San Paolo. “È poco dettagliato anche rispetto alla strategia per la produzione e l’acquisto dei vaccini”, prosegue. Al momento quelli disponibili sono due: il CoronaVac (prodotto dall’Istituto Butantan, legato allo stato di San Paolo, ma sviluppato dall’azienda cinese SinoVac) e quello di AstraZeneca (prodotto da un laboratorio federale legato all’Istituto Fiocruz). Entrambi dipendono però dall’importazione di materie prime da India e Cina, il che rallenta il ritmo dei rifornimenti.
Sui due vaccini c’è stato un aspro scontro tra il governatore dello stato di San Paolo Joà£o Doria e Bolsonaro: il primo ha cercato di rendere disponibile il prima possibile il CoronaVac, mentre il secondo — nonostante il noto negazionismo (si pensi al Covid definito un’“influenzetta”, all’Italia “dove si muore perchè sono tutti anziani”, o semplicemente ai bagni di folla e al rifiuto di indossare la mascherina) — aveva stretto un accordo per la distribuzione del vaccino di AstraZeneca, minimizzando le possibilità di Doria di riuscire nell’impresa (come poi effettivamente avvenuto) e dichiarando che non ne avrebbe permesso l’uso (cosa che poi non ha fatto).
Il contrasto tra il governo federale e quelli statali ha caratterizzato in realtà la pandemia fin dall’inizio: secondo la Costituzione e la legislazione sanitaria, l’erogazione dei servizi del sistema sanitario nazionale (SUS), dipende dai municipi e dagli stati, “mentre all’Unione federale spettano il coordinamento generale delle politiche e il finanziamento e la risposta alle minacce di portata nazionale”, spiega ancora Falà§à£o. Sarebbe dunque toccato a quest’ultima il compito di affrontare l’emergenza Covid in maniera complessiva e uniforme: in realtà però la negligenza mostrata e le evidenti omissioni (nella distribuzione di farmaci e delle attrezzature, nel monitoraggio dei contagi, nel finanziamento agli enti locali), insieme alla propaganda negazionista (in particolare con l’insistenza nel raccomandare l’uso di idroclorochina, clorochina e altri farmaci la cui efficacia contro il SARS-Cov-2 non è supportata scientificamente) hanno indebolito l’azione degli stati più rigorosi — come appunto quello di San Paolo —, che hanno adottato misure più severe di isolamento e chiusura delle attività .
Le accuse mosse al governo Bolsonaro vengono sia dall’estero — Human Rights Watch ha denunciato l’uso di una vecchia legge del tempo della dittatura per mettere sotto indagine chi critica la gestione della pandemia, mentre il centro studi australiano Lowy Institute ha assegnato al Brasile l’ultimo posto della sua classifica mondiale relativa alla gestione della pandemia — che, ovviamente, dall’interno: le più recenti sono quelle dell’Ordine federale degli avvocati, che ha denunciato Bolsonaro alla Corte interamericana dei diritti umani, e quella contenuta nel recente bollettino del già citato CEPEDISA (Università di S. Paolo): dalla mappatura delle leggi e dei provvedimenti del governo e delle dichiarazioni di Bolsonaro, emerge “la relazione diretta fra gli atti normativi federali, l’ostruzione costante delle iniziative degli enti locali e la propaganda contro la salute pubblica del governo”. Il presidente si sarebbe dunque “impegnato in maniera molto efficiente nella propagazione del virus, con l’obiettivo di far tornare l’economia alla normalità il più presto possibile e a qualsiasi costo”.
La tesi, sostenuta nei fatti dallo stesso Bolsonaro, della precedenza data alle ragioni dell’economia su quelle sanitarie, è piuttosto fragile: secondo il popolare giornalista e scrittore Juremir Machado da Silva, “Bolsonaro non pensa all’economia: è impulsivo. Ha seguito Trump e il suo oscurantismo. Nulla, salvo la sua irrazionalità , spiega il suo modo di agire. Non viviamo tempi normali in Brasile. La relazione del presidente con i media mostra che abbiamo oltrepassato la frontiera della libertà di critica. Le tentazioni autoritarie di Bolsonaro confermano, ogni giorno che passa, la mancanza di qualsiasi decoro”.
Anche per Celso Campilongo, professore della Facoltà di diritto dell’Università di San Paolo, da un lato la propagazione del virus rappresenta un chiaro ostacolo alla ripresa economica, con “il governo che si mostra mediocre su entrambi i fronti”, e dall’altro tale mediocrità è evidente anche in altri ambiti. Se infatti il governo internamente mette in atto una strategia che mira ad accentuare le divisioni nella società , a depotenziare i servizi pubblici e gli interessi collettivi, a un retrocesso nelle battaglie di civiltà , “sul piano internazionale il danno d’immagine al paese è enorme: lo si vede nella mancanza di interesse per la cura delle relazioni internazionali, con gli attacchi ai partner commerciali e con la scarsa considerazione dell’ambiente e delle risorse naturali”.
Per spiegare il comportamento di Bolsonaro e del suo governo bisogna allora cercare di capire cosa sia effettivamente il “bolsonarismo”, e come esso si distingua da altre forme di populismo. Nonostante le somiglianze con Trump — di cui Bolsonaro si è sempre dimostrato un ammiratore —, “come la politica plebiscitaria anti-istituzionale che alimenta il confronto continuo con gli altri poteri, con la stampa, con le èlite culturali e con il mondo scientifico”, spiega il sociologo dell’Università statale Norte Fluminense Darcy Ribeiro (UENF) Roberto Dutra, la principale differenza riguarda l’appoggio politico di cui Bolsonaro gode: “è un “bonapartista” puro sangue, attualmente senza partito”, che si sostiene invece su alleanze momentanee e su un’organizzazione informale dei settori militari di basso livello, che però controllano la diffusione delle armi sul territorio, consentendogli di rappresentare una minaccia concreta nei confronti delle norme elettorali e democratiche”.
Il bolsonarismo dunque “non ha alla base un qualunque progetto di paese e società fondato su determinati valori, ma si caratterizza per una “guerra culturale” che consiste nel tentativo incessante di definire l’altro, l’opposizione, come un male da estirpare moralmente e/o fisicamente”, prosegue Dutra. È una guerra tanto contro i nemici politici “demonizzati e creati dal bolsonarismo stesso” (e allora si capiscono ad esempio gli attacchi e la derisione nei confronti delle minoranze e degli omosessuali, non riducibili al maschilismo e al machismo manifestati a più riprese), quanto “contro le altre istituzioni della Repubblica e gli assetti politico-istituzionali approntati dalla costituzione del 1988: libertà di stampa, diritto all’istruzione, università pubbliche, cultura” (si pensi ai tentativi di imporre il proprio controllo sulla Polizia federale e al presunto piano per destituire la Corte suprema ricorrendo all’esercito).
In questo modo, il bolsonarismo mantiene saldi consenso e potere, “nonostante tale strategia renda impossibile la costruzione di una qualsiasi agenda politica minimamente razionale dal punto di vista tecnico, che consenta di raggiungere quei risultati che gli permetterebbero un consenso popolare ancora maggiore”.
Un consenso che proprio nelle ultime settimane sta calando, probabilmente anche per la fine annunciata dell’ausilio emergenziale di 600 reias (circa 100 euro) garantito alle fasce più deboli durante la pandemia. Tuttavia occorre fare attenzione: “il clima di caos e disperazione non pregiudica il bolsonarismo, ma invece facilita la creazione di capri espiatori per spiegare e giustificare i problemi sociali ed economici che il governo non è in grado di risolvere”.
La tesi della “guerra culturale” è condivisa anche dal professor Campilongo: “compiacere le “milizie digitali” che appoggiano Bolsonaro nelle reti sociali è un altro fattore che spiega, almeno in parte, la condotta del governo”. Egli può infatti contare sul sostegno da un lato di un “blocco di centro-destra (il “Centrà£o”) — tradizionalmente noto per episodi di corruzione e sottrazione indebita di risorse del bilancio pubblico — sui militari di riserva, su settori conservatori del mondo culturale, sui media radicali”, e dall’altro “sul risentimento sociale — che lui sa sfruttare benissimo — di piccoli imprenditori, forze dell’ordine, giovani disoccupati, camionisti, di coloro che non ne possono più della corruzione o che mal sopportano la democrazia stessa”.
“Il bolsonarismo”, spiega ancora Dutra, “ha reso evidente il fallimento della Costituzione, con le sue promesse normative non supportate da un’architettura istituzionale capace di realizzarle. Se c’è qualcosa di positivo nel bolsonarismo, è proprio il fatto di accelerare la morte di una Costituzione che non riesce a tenere insieme cittadinanza, sviluppo e sovranità nazionale”. Ci sarebbe bisogno più che mai allora della capacità di osare politicamente, ovvero “quel che di più manca alle nostre classi dirigenti”.
C’è da chiedersi allora se il Brasile disponga degli “anticorpi” necessari per contrastare tale deriva populistica, negazionista e oscurantista. “Finora”, aggiunge Campilongo, “hanno reagito bene alcune istituzioni, come la Corte suprema, ma anche i vertici militari, ed alcuni settori della società civile”, come testimoniano le proteste che si sono tenute il 31 gennaio in varie città , con la richiesta di vaccini per tutti. “La questione è quanto ciò potrà durare: i rischi di aggravamento della crisi sanitaria ed economica possono aggravare la situazione”.
Così si parla in questi giorni di un possibile impeachment: finora alla Camera sono state protocollate 62 richieste da parte di parlamentari. “Le condizioni giuridiche ci sarebbero”, continua Campilongo: come testimoniato da una lettera pubblica firmata insieme a 57 colleghi di facoltà , Bolsonaro si sarebbe reso colpevole di attentato alla Costituzione e alla salute pubblica (fra le altre cose, dichiarando in televisione che non avrebbe rispettato le decisioni della Corte suprema sulla distribuzione delle competenze nella lotta al Covid-19, e partecipando a manifestazioni “antidemocratiche”). Le condizioni politiche per l’impeachment invece ancora non sono garantite: dipendono dall’appoggio della Camera e del Senato, che hanno appena rieletto i rispettivi presidenti. Entrambi, Arthur Lira e Rodrigo Pacheco, appoggiati proprio da Bolsonaro. Così, mentre la scienza si chiede quali siano le cause specifiche dell’emergenza di Manaus, il presidente può dichiarare con tranquillità che il governo non ha il potere, e nemmeno il dovere, di fornire ossigeno allo stato di Amazonas.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
PROTESTE IN TUTTO IL MONDO CIVILE CONTRO L’AVVELENATORE SOVRANISTA
Aleksej Navalnyj è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere da un giudice del tribunale distrettuale Simonovskyj.
“Un vano tentativo del Cremlino di spaventare milioni di russi e costringerli alla sottomissione”: così il leader dell’opposizione Aleksej Navalnyj ha definito il tentativo di condannarlo a tre anni e mezzo di carcere parlando di fronte ai giudici che dovevano decidere se tenerlo in cella o meno. Avendo già trascorso dieci mesi ai domiciliari, dovrà scontare i restanti due anni e 8 mesi di pena.
Il 44enne blogger anti-corruzione diventato negli anni il critico più eminente del presidente Vladimir Putin, è stato arrestato il 17 gennaio al ritorno dalla Germania, dove ha trascorso cinque mesi a riprendersi da un avvelenamento da agenti nervini.
Parlando in tribunale, Navalnyj ha attribuito il suo arresto alla “paura e all’odio ” di Putin, dicendo che il leader russo passerà alla storia come un “avvelenatore”.
Sin dalle prime ore della mattina la polizia ha isolato il perimetro della sede del tribunale di Mosca dove si tiene l’udienza. Centinaia i fermi fra i sostenitori dell’oppositore: almeno 237 sono state portate via dalla polizia secondo l’ong Ovd-Info.
L’oppositore è accusato di aver violato i termini della libertà vigilata, essendo stato per mesi in Germania dove però era stato trasferito d’urgenza l’estate scorsa proprio in seguito al suo avvelenamento mentre si trovava in volo sulla Siberia diretto a Mosca.
Più di 15 diplomatici di diversi Paesi e circa 80 giornalisti tra russi e stranieri sono presenti all’udienza. Ma la loro presenza è “un’ingerenza nei fatti interni della Russia”, secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova
In aula anche Julija, la moglie di Navalnyj: “Ti hanno persino mostrato in tv nella mia cella. Dicono che violi l’ordine pubblico. Ragazza cattiva, sono orgoglioso di te”, le ha detto il marito in aula
(da agenzie)
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Febbraio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
LA BATTUTA MIGLIORE E’ QUELLA DEL PD: “VOLEVA SCEGLIERE ANCHE I NOSTRI MINISTRI”… CRIMI: “HA PARLATO SOLO DI POLTRONE”
Due giorni di tavolo per il programma di governo naufragati all’ultimo. Fumata nera per l’incarico esplorativo di Roberto Fico, arrivato alle 20.30 al Quirinale mentre Matteo Renzi twitta: “Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, Alta Velocità , Anpal, reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei Niet dei colleghi della ex maggioranza. Ringraziamo il presidente Fico e ci affidiamo alla saggezza del Capo dello Stato”.
Un de profundis sul tentativo di ricompattare la maggioranza che sosteneva il governo di Giuseppe Conte.
Certificato anche dagli altri partiti. “Renzi aveva fatto richieste sugli assetti di governo ancor prima che fosse dato l’incarico a Conte e poi la rottura inspiegabile”, fanno sapere fonti del Pd aggiungendo che il leader d’Italia viva voleva scegliere anche i ministri del Pd.
Per Loredana De Petris di Leu i renziani hanno “dato parere contrario su tutto e non si scioglie la riserva su Conte. Entriamo in una fase difficile in cui è difficile che possa accadere qualcosa di diverso dalle elezioni”.
“Altro che temi! Poltrone e testa di Conte nonostante un pandemia. Indegno! Elezioni vicinissime, a mio parere! E sono pronto: prontissimo!”, scrive su twitter Gianluca Castaldi, senatore M5S e sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento.
Insomma la strada verso il voto anticipato si presenta in discesa dopo quattro giorni di mandato esplorativo.
(da agenzie)
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