Maggio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
PRIMA POLEMIZZA CON FEDEZ, POI LO INVITA A BERE UN CAFFE’… FA CENSURA PREVENTIVA E POI IRONIZZA SULLA RAI, SEMPRE CON I TEMPI SBAGLIATI
I tempi in politica sono importanti. Salvini da un po’ li sta sbagliando proprio
tutti. Come un cantante che stecca alla prima, un calciatore che salta fuori tempo, uno sciatore che inforca una porta.
Non conoscendo l’arte dell’assenza ieri ha cercato a tutti i costi di occupare la scena social. Prima dichiarando a più riprese che sbarchi di migranti basta, “io scrivo a Draghi”. Poi, nel bel mezzo del pomeriggio, schierando a testuggine i leghisti della commissione di Vigilanza Rai e poi mettendoci del suo per andare ad un frontale con Fedez, nel giorno del concertone del primo maggio.
Su quel che poteva o non poteva dire il cantante, niente cose di sinistra, per favore (come se parlare del ddl Zan fosse una cosa di sinistra).
Infine, dopo l’esibizione di Fedez, rovesciando l’ordine dei fattori, sentendosi lui vittima della cultura dominante, chiedendo rispetto per chi crede nella famiglia, rivendicando, “il diritto alla vita ed all’amore sono sacri, non si discutono” (“Per me anche il diritto di un bimbo a nascere da una mamma e un papà è sacro, mentre il solo pensiero dell’utero in affitto e della donna pensata come oggetto mi fanno rabbrividire. Così come, da padre, non condivido che a bimbi di 6 anni venga proposta in classe l’ideologia gender, o si vietino giochi, canti e favole perché offenderebbero qualcuno. Non scherziamo. Viva la Libertà, che non può imporre per legge di zittire o processare chi crede che la famiglia”), come se parlare del ddl Zan mettesse a rischio tutto questo e come se nulla fosse accaduto, invitando Fedez a bere un caffè, tranquilli, “per parlare di libertà e diritti”: “Adoro la Libertà. Adoro la musica, l’arte, il sorriso. Adoro e difendo la libertà di pensare, di scrivere, di parlare, di amare – ha scritto Salvini su Fb dopo l’esibizione di Fedez-. Ognuno può amare chi vuole, come vuole, quanto vuole. E chi discrimina o aggredisce va punito, come previsto dalla legge. È già così, per fortuna. Chi aggredisce un omosessuale o un eterosessuale, un bianco o un nero, un cristiano o un buddhista, un giovane o un anziano, rischia fino a 16 anni di carcere. È già così”. Come se non fosse successo niente.
Infine, non pago, davanti alle accuse di Fedez contro i vertici Rai di essere stato censurato, ha chiosato, sempre Salvini con, “un cantante di sinistra litiga coi vertici Rai di sinistra. Così è. L’Italia se ne farà una ragione”.
Una situazione grottesca di un leader in eterna campagna elettorale, al governo e all’opposizione, con Draghi e anche contro, con il Recovery e l’Europa, ma alla nostra maniera. Con Figliuolo che sta vaccinando l’Italia, ma stiamo a vedere. Arroccato nella sua fortezza Bastiani da cui ogni tanto tira un colpo, ma davanti, ormai, non c’è più nessuno.
Se il ddl Zan serva o non serva a questo Paese per prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità lo stabilirà il Parlamento, non la morale di Salvini.
Quando poi si prende la china di quello che si può dire o non dire in un programma Rai, si prende una china pericolosa.
Salvini non è nuovo a questo tipo di scomuniche (Berlusconi docet). Sarebbe bene che il leader leghista ricordasse come la Rai in qualche modo abbia nella sua storia, che è patrimonio del Paese e anche di Salvini, anticipato lo spirito del tempo. Trasmetteva (anche se c’è voluto del tempo) Dario Fo e Franca Rame quando la violenza sessuale era un reato contro la morale (e non contro la persona); ha ospitato inchieste e trasmissioni irriverenti con la chiesa e la morale corrente quando il conformismo cattolico era ridondante.
Ha fatto cultura e informazione con eccellenze quali Sergio Zavoli, Furio Colombo, Umberto Eco, Enzo Biagi, ha avuto (e ha) giornalisti per cui è sempre stato ben chiaro quale fosse l’essenza del servizio pubblico, da Mario Pastore a Italo Moretti, da Bruno Vespa a Paolo Frajese (e moltissimi altri), al di là di quali fossero le loro convinzioni politiche.
La Rai ha rotto schemi con Benigni a Sanremo, con L’Altra domenica, con decine di trasmissioni radiofoniche libere veramente e ha raccontato l’Italia, e la racconta ancora, con Tv7, la Notte della Repubblica, Mixer, e oggi con Report, Presa diretta e tanti altri prodotti di valore che non avrebbero mai visto la luce se la produzione avesse dovuto seguire solo la politica del tempo (finanche il maestro Manzi ha forzato la mano).
E nello stesso tempo ha tenuto in gran conto la cultura prevalente, con programmi di approfondimento religioso, la messa la domenica e nessuno ha mai osato dire se fossero di destra o di sinistra: ognuno vede quello che vuole, di destra, di sinistra o di centro.
Le etichette le ha sempre messe e le mette, come ha fatto Salvini ieri, la politica. Per fini politici, nemmeno tanto reconditi.
Ma quel che è giusto o non è non può dipendere dalle alterne fortune di un leader ormai avvitato su se stesso, che per arroganza e ingordigia (aveva avuto tutto ma voleva di più, i pieni poteri) è riuscito a farsi cacciare da un governo in cui era padrone e l’Italia lo ringrazia perché non ha dovuto soggiacere alle sue esigenze ondivaghe nell’anno più difficile della storia italiana dal dopoguerra, quello della pandemia.
Ora sta al governo e pretende di dettare l’agenda con colpi sempre più sordi. Sul ddl Zan una maggioranza in Parlamento c’è (ieri a difesa di Fedez è sceso il forzista Elio Vito). Salvini (e tutti coloro che hanno legittimi dubbi, e ce ne sono molti) ha diritto a dire no, naturalmente. Si trovi una maggioranza diversa e vinca il migliore in Parlamento. E’ il bello della democrazia.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
UN GRANDE COMUNICATORE PER LA UNA LEGGE CONTRO L’OMOFOBIA CHE NEGLI STATI CIVILI C’E’ DA TEMPO
A Federico tremava la mano in cui teneva il foglio. Tremava non per la paura, ma per il coraggio che ci vuole a tenerlo, quel foglio leggero e però pesantissimo in cui c’erano quasi tutte le parole che avrebbe pronunciato poco dopo averlo preso.
Chiamiamolo pure Fedez, Federico, anche se un nome vero è molto più di battaglia. E molto più consono a chi riesce a salire su un palco incredibile come quello del Concertone del Primo Maggio e pronunciare un’intemerata contro un partito di governo, facendo i cognomi e non risparmiando citazioni con i nomi degli autori ben appuntati.
A Federico tremava la mano che stringeva le parole del suo attacco senza paura verso le persone che politicamente e quasi fisicamente si sono fatte ostacoli al ddl Zan sull’omofobia, con un piglio da Cyrano che non tocca però al fin della licenza, ma inizia a trafiggere dalla prima parola.
Una prova pazzesca, da grande comunicatore, una forma che i grandi performer raggiungono ma non tutti gli artisti poi riescono a dominare.
E che riporta alla mente quella memorabile di Elio e le Storie Tese nel 1991, in cui dal palco del concertone a piazza San Giovanni attaccarono a testa bassa tutta la classe politica del tempo, la Rai, Andreotti, Cossiga, denunciando al ritmo di Cara ti amo trame e sottotrame dei palazzi. Un momento storico di tv e di performance che valsero al “complessino” la brusca interruzione dell’esibizione e varie prospettive di chiusura di carriera anticipata. Ma in realtà la vera anticipazione l’avevano data loro, delineando il grosso dello scenario che poi sarebbe esploso da lì a breve con l’inchiesta “Mani Pulite”.
E quella di Fedez sul palco del Concertone 2021 è stata una cavalcata fiera verso la rivendicazione di diritti e norme consolidati in molte democrazie, ma ancora distanti dalla nostra, nella deriva di dibattiti e ostruzionismi senza fine.
Si è esposto Fedez, parlando di avvisi preventivi da una vicedirettrice Rai, smentiti dall’azienda ma confermati da Fedez con un video della telefonata, registrata chiaramente, pubblicato online.
Un j’accuse potente e lucido, più di un rap, che non cercava solo il ritmo delle parole, ma parole che facessero da base ad un pensiero necessario. Fedez è stato, soprattutto, credibile. Come voce di questi tempi, come i colori necessari per un epoca che cambia. A Federico tremava la mano. Ma non ha tremato la voce.
(da La Repubblica)
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Maggio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
LETTA: “LA TV PUBBLICA SI SCUSI”…. DI MAIO: “NESSUNA CENSURA IN UN PAESE DEMOCRATICO”
Neppure il Covid intacca uno dei ‘must’ del concerto del Primo maggio, la
polemica politica, con il duello a distanza tra il leader della Lega, Matteo Salvini, e il rapper Fedez.
Già prima dell’esibizione si erano venuti a sapere i contenuti al vetriolo contro il Carroccio, il tutto condito dalle accuse del marito di Chiara Ferragni di aver subito un tentativo di censura dalla Rai.
Nel suo discorso che, annunciato, nel pomeriggio aveva suscitato la reazione preventiva del leader leghista su Twitter, il rapper e influencer milanese ha attaccato le posizioni della Lega sul ddl Zan e ne ha criticato alcuni esponenti elencando le loro frasi e definendole omofobe.
Pd e M5S intervengono a difenderlo. Con Letta e Di Maio in prima linea. “Condividiamo le parole di Fedez e ci aspettiamo che la tv pubblica si scusi” afferma il segretario dem Enrico Letta a Radio 24. “Un paese democratico non può accettare alcuna forma di censura”, aggiunge su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Sulla stessa linea anche il presidente del Lazio Nicola Zingaretti e la sindaca di Roma Virginia Raggi. “Fedez ha citato frasi ed espressioni di alcuni politici della Lega. Forse ora se ne vergognano, ma certo la soluzione non può essere la censura di un artista” scrive Zingaretti su Instagram. “Ricordiamoci che ci sono esseri umani – prosegue – picchiati e offesi solo per quello che sono. Dovrebbe essere naturale approvare una legge che li tuteli. Questa è la legge Zan e va approvata”.
“Fedez è stato un grande e ha ragione. Bisogna ripartire dal lavoro, dal sostegno a chi è rimasto indietro e dai diritti di tutti” è il tweet di Raggi.
“Parole di una semplice verità quelle di Fedez sul palco del concertone- scrive su Twitter il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – inutile che ora la Lega si agiti, fra loro ci sono i campioni dell’omofobia e dell’odio. C’è voluto il coraggio di un giovane artista per smontare la loro ipocrisia. Grazie Fedez”.
Pd e M5S sono compatti anche nel chiedere le dimissioni dei vertici Rai responsabili della censura. “C’è poco da discutere, si colga questa occasione per fare ciò che finora non si è stati capaci di fare: siano rimossi i responsabili di questo scempio e si dia al servizio pubblico la dignità necessaria all’informazione di un Paese civile! Un sincero grazie a Fedez per aver denunciato, non è da tutti”, afferma sui suoi canali social Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera e deputato del MoVimento 5 Stelle, postando la telefonata dei vertici Rai al cantante.
Sulla stessa linea anche i dem Bordo e Provenzano. “Dopo quanto avvenuto ieri, non c’è un attimo da perdere: è opportuno che i vertici dell’azienda coinvolti in questa vicenda rassegnino immediatamente le dimissioni. La libertà di espressione in Rai dovrebbe essere tutelata sempre. A nessuno può essere consentito di minare questo valore”, dichiara il deputato dem Michele Bordo, membro della commissione di Vigilanza Rai. “A prescindere dal merito di quello che Poi ha detto Fedez, che io condivido, oggi qualcuno dovrebbe chiedere scusa a nome della Rai. E qualcuno dovrebbe dimettersi. Perchè non è accettabile in democrazia e nella nostra tv pubblica censurare le libere opinioni di un artista” dice Emanuele Fiano, deputato Pd. “Il Paese ha bisogno della legge Zan ed ha bisogno di voci indipendenti pronte a battersi per la libertà di espressione e i diritti” aggiunge l’ex presidente della Camera Laura Boldrini.
Da parte sua la direzione di Rai3 in una nota conferma di “non aver mai chiesto preventivamente i testi degli artisti intervenuti al concerto del Primo maggio – richiesta invece avanzata dalla società che organizza il concerto – e di non aver mai operato forme di censura preventiva nei confronti di alcun artista. In riferimento al video pubblicato sul suo profilo Twitter da Fedez, notiamo che l’intervento relativo alla vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani (l’unica persona dell’azienda Rai tra quelle che intervengono nella conversazione pubblicata da Fedez) non corrisponde integralmente a quanto riportato, essendo stati operati dei tagli. Le parole realmente dette sono: ‘Mi scusi Fedez, sono Ilaria Capitani, vicedirettrice di Rai3, la Rai non ha proprio alcuna censura da fare. Nel senso che… La Rai fa un acquisto di diritti e ripresa, quindi la Rai non è responsabile né della sua presenza, ci mancherebbe altro, né di quello che lei dirà […] Ci tengo a sottolinearle che la Rai non ha assolutamente una censura, ok? Non è questo […] Dopodiché io ritengo inopportuno il contesto, ma questa una cosa sua”.
Usigrai ai partiti: “Lasciate libera la Rai”
“Nella Rai Servizio Pubblico non può esistere alcun “sistema” cui adeguarsi. Nella Rai Servizio Pubblico ci si deve adeguare esclusivamente ai valori del Contratto di Servizio, quindi a quelli della Costituzione. Detto questo, vedere i partiti che si accapigliano sulla vicenda Fedez è il trionfo dell’ipocrisia” scrive l’Esecutivo Usigrai in un comunicato.
“Perché noi un “sistema” in Rai lo denunciamo da anni: ed è esattamente quello della partitocrazia, che – a partiti alterni – occupa il Servizio Pubblico. Come del resto accadrà ancora una volta nelle prossime settimane con il rinnovo del CdA. Lasciate libera la Rai, lasciate libere le idee, lasciate libere l’informazione e l’arte. Gli unici limiti che si possono legittimamente porre sono quelli imposti dalle leggi e dalla nostra Costituzione”.
(da La Repubblica)
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