Maggio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
INAUGURATA NEL 1970 E’ STRUTTURATA IN DUE TRONCONI, CIASCUNO CON DUE CABINE DALLA PORTATA DI 35 PERSONE
Chiusa nel 2014 una revisione generale, la funivia del Mottarone ha riaperto nel 2016 dopo due anni di lavori di manutenzione e ammodernamento, affidati alla società Leitner.
Il 13 agosto 2016 è stata inaugurata la riapertura della funivia e tra ottobre-dicembre 2016 sono state anche rinnovate le relative stazioni di riferimento della funivia. Una scelta quella di chiudere non senza incertezze vista la longevità dell’infrastruttura.
Per adeguare i sistemi alle nuove norme degli impianti di risalita a fune.
I lavori sono 4,4 milioni di euro: finanziati con 1,56 milioni dalla Regione, i soldi vennero resi disponibili dall’ex assessore della giunta Cota, ora governatore del Piemonte, Alberto Cirio, e 1,86 dal Comune di Stresa, che aveva sfruttato la tassa di soggiorno per trovare i quattrini necessari.
Il resto fu messo dalla società Funivie del Mottarone, costituita dall’azienda Leitner, che ha realizzato le opere di ammodernamento, e da Ferrovie del Mottarone. Contributo privato di 1 milione di euro. Ai soldi necessari per mettere a posto l’impianto si sono poi aggiunti 300 mila euro, messi sempre dalla Regione Piemonte, per sistemare le stazioni di valle e di monte.
I lavori per la funivia che collega Stresa e la cima del Mottarone partono nel 1963 per sostituire il vecchio percorso ferroviario datato al 1911, con tanto di stazione in stile Liberty, con un nuovo impianto più funzionale e veloce. I lavori, affidati alla ditta Piemonte Funivie, vanno avanti alcuni anni fino all’inaugurazione dell’impianto il primo agosto del 1970.
Nel 2002 la funivia era stata sottoposta a una revisione straordinaria eseguita dalla ditta Poma Italia (ora Agudio). Nel 2009, a completamento dell’opera, è stata costruita dalla società Leitner una seggiovia biposto che dalla stazione di arrivo della funivia al Mottarone conduce alla croce in vetta al monte (1491 m s.l.m.), alle piste da sci e ad Alpyland, una nuova area divertimenti sorta nel 2010, e costituita da un alpine coaster (bob su rotaia).
La funivia è strutturata in due tronconi, ciascuno con due cabine dalla portata di 35 persone. Il primo troncone della funivia parte a 205 m in località Lido di Carciano, a Stresa e raggiunge la Località Alpino, dove si trova il Giardino botanico Alpinia.
Il secondo tronco parte agli 803 m dell’Alpino e raggiunge un pianoro immediatamente sotto la vetta del Mottarone, posto a 1385 m, da questa posizione è possibile raggiungere i 1491 m a piedi o con una seggiovia realizzata nel 2009.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
IN ITALIA E’ ANCORA VIVO IL RICORDO DELLE TRAGEDIE DEL CERMIS
L’incidente della funivia di Stresa ha una lunga serie di precedenti che purtroppo
hanno avuto un bilancio tragico in vite umane.
In Italia, in particolare, si ricordano le due tragedie del Cermis, quella del marzo 1976 quando per un incidente tecnico la cabina della funivia precipitò causando 42 morti e l’altra del febbraio 1998, quando un aereo militare statunitense tranciò i cavi dell’impianto uccidendo 20 persone.
Ecco l’elenco degli incidenti più gravi, a funivie o funicolari, avvenuti negli ultimi anni nel mondo.
– 13 luglio 1972: la cabina di una teleferica precipita a Betten-Bettmeralp, nelle Alpi svizzere: 13 morti.
– 9 marzo 1976: nei pressi di Cavalese (Trentino) precipita una cabina della funivia del Cermis: i morti sono 42.
– 13 febbraio 1983: a Champoluc (Valle d’Aosta), precipitano tre cabine dell’ovovia che porta al Crest. Undici morti.
– 1 giugno 1990: a Tbilisi (Georgia) 15 morti in due cabine della teleferica, che precipitano per la rottura di un cavo.
– 5 giugno 1993: a Bakhtela (Pakistan), la cabina di una funivia precipita per la rottura del cavo d’acciaio: 13 morti.
– 3 febbraio 1998: un aereo dei marines Usa di Aviano trancia un cavo della funivia del Cermis, in Italia, facendo precipitare nel vuoto una cabina: 20 morti.
– 1 luglio 1999: una cabina della teleferica del Pic de Bure, in Francia, precipita e provoca la morte di 20 persone.
– 11 novembre 2000: divampa un incendio su un trenino funicolare che sale attraverso una galleria dal paese turistico di Kaprun al ghiacciaio del Kitzsteinhorn, in Austria.
Nell’incidente muoiono soffocate dal fumo 155 persone. E’ il più grave incidente per numero di morti in una funicolare negli ultimi 40 anni.
– 5 settembre 2005: una grossa trave di cemento trasportata da un elicottero precipita su una cabina della funivia sul ghiacciaio tirolese della Oetztal, in Austria. Nell’incidente muoiono 9 persone.
– 22 marzo 2008: funivia di Pragelato al Sestriere nelle valli piemontesi che ha provocato 14 feriti, comunque in modo non grave.
– 8 settembre 2016: si blocca in quota per un guasto la funivia ‘Panoramic Mont-Blanc’, che collega l’Aiguille du Midi alla Punta Helbronner, versante italiano del massiccio del Monte Bianco. Tutte salvate le oltre cento persone coinvolte.
– 24 dicembre 2016: il maltempo fa accavallare le funi della telecabina Plan Maison-Cime bianche laghi a Cervinia. In una operazione durata oltre sette ore sono stati salvati tutti i 153 sciatori bloccati.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
SULLE PAGINE WEB DEI PRINCIPALI GIORNALI DEL PIANETA
La notizia della tragedia della funivia precipitata in Piemonte è stata rilanciata in tutto il mondo.
Il sito del britannico GUARDIAN gli dedica l’apertura, “Incidente in una funivia in Italia, almeno nove morti” è il titolo, mentre nell’articolo si spiega che “a terra si vede il relitto di una funivia, dopo che è crollato vicino alla sommità della linea Stresa-Mottarone nella regione Piemonte”.
Apertura anche per la BBC: “Una funivia crolla vicino al Lago Maggiore”. L’emittente pubblica cita un portavoce del soccorso alpino italiano che parla di “incidente molto serio”
C’è spazio per l’incidente anche sui media americani.
Il WASHINGTON POST scrive che “una funivia in cima ad una montagna è precipitata nel nord Italia, uccidendo almeno nove persone e mandando due bambini in ospedale”. E si aggiunge che la linea del cavo era “stata rinnovata nel 2016 e riaperta solo di recente, a causa del coronavirus”.
Anche la CNN dedica una “breaking news” all’incidente
Dalla Spagna EL PAIS ricostruisce che “il cavo che sosteneva la funivia si è spezzato a 300 metri dall’arrivo, nella parte più alta del percorso”. E titola sulle vittime e i “due bambini in condizioni critiche”
Il quotidiano francese LE MONDE rileva che “le riprese dei vigili del fuoco mostrano i detriti della funivia in una zona boscosa, a cui è difficile accedere a causa della sua ripida pendenza”.
Dalla Germania la FAZ, riportando la notizia, ricorda che “il bel tempo ha attirato molti turisti oggi” nella zona
Del disastro si occupa anche AL ARABIYA.
(da agenzie)
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Maggio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
NELLO SMARTPHONE DELL’UOMO SONO STATE TROVATE LE FOTO DI ALTRE RAGAZZE, ALMENO QUATTRO ALTRE VITTIME DI STUPRO
Chiara si è risvegliata nel suo letto, vestita esattamente come la sera precedente. Il
suo fidanzato, preoccupatissimo, si era attaccato al citofono perché non riusciva a parlare con lei. Quando aveva provato a chiamarla la sera prima, a mandarle un audio su WhatsApp, aveva ricevuto una strana risposta: «Sono da amici», e una foto di lei con gli occhi semi-chiusi, già sotto l’effetto delle benzodiazepine.
A rispondere a quel messaggio era stato Antonio Di Fazio, l’imprenditore farmaceutico arrestato ieri con l’accusa di averla drogata e violentata dopo averla attirata con un’offerta di stage.
Alla pm di Milano Alessia Menegazzo, Chiara ha raccontato che l’incubo è iniziato dopo aver bevuto un caffè: «Mi si è offuscata la vista, sentivo suoni lontani. Non riuscivo a muovere le gambe e le braccia. Ricordo il braccio di quell’uomo su di me, aveva un Rolex d’oro al polso. Non avevo la forza di reagire».
Nello smartphone le foto degli abusi sessuali
Mentre lei era incosciente, lui l’ha spogliata e le ha scattato delle fotografie con il cellulare. Nel suo smartphone sono state trovate le foto di altre ragazze, almeno quattro. Il sospetto è che Di Fazio abbia usato lo stesso metodo anche con loro. Nel sangue di Chiara, due giorni dopo la violenza, i medici della clinica Mangiagalli hanno trovato un quantitativo abnorme di benzodiazepine: 900 milligrammi per litro, quattro volte il dosaggio giornaliero.
Una quantità da «avvelenamento» secondo gli inquirenti. La sera stessa, prima ancora delle dimissioni di Chiara dall’ospedale, il fidanzato è andato dai carabinieri di Porta Monforte a fare denuncia. Le sue parole sono state confermate da Chiara alle tre e mezzo di notte.
La vittima conosciuta durante una vacanza in Sicilia
L’imprenditore l’aveva conosciuta l’estate precedente, quando con la sorella e il cognato era andato in vacanza nell’albergo che la famiglia della vittima gestisce in Sicilia.
Chiara aveva detto che sarebbe andata a Milano a studiare alla Bocconi e Di Fazio le aveva proposto uno stage nella sua azienda farmaceutica, la Global Farma. «Non mi aspettavo che mi avrebbe cercato davvero». Invece lui ha provato a contattarla più volte. Pochi giorni prima della violenza, la ragazza ha detto ai pm di aver ricevuto un messaggio dalla sorella di Di Fazio: «Ciao, come stai? Chiama Anto che ti fa vedere l’azienda com’eravamo d’accordo, no?»
L’autista e la casa di lusso in zona Sempione
Chiara si è fidata. «È passato a prendermi da casa con l’autista alle 17». In programma c’era una visita in azienda e l’incontro alle 18 con importanti manager che avrebbero potuto offrire alla ragazza possibilità di lavoro. Ma l’azienda era deserta.
«Mi ha detto che avremmo incontrato i manager a casa sua», un appartamento di oltre 200 metri quadrati in zona Sempione che Di Fazio condivide con l’anziana madre e il figlio. Il 50enne ha congedato l’autista e insieme sono andati in macchina verso casa. Passando davanti al parco Sempione, Di Fazio le avrebbe proposto un giro in mountain bike o una corsetta nel verde. «Ho rifiutato infastidita».
Le benzodiazepine nel caffè e nel succo d’arancia
Anche prima, in azienda, Chiara si era sentita a disagio per l’eccessiva «confidenza e vicinanza» che l’uomo manifestava. Mai però si sarebbe aspettata quel che poi è successo. Appena arrivati in casa «mi ha offerto un caffè» nell’attesa degli altri ospiti. «L’ho accettato». Subito Chiara ha iniziato a star male: «Mi sentivo confusa e molto debole». Ha chiesto a Di Fazio qualcosa di zuccherato pensando a un calo di pressione. E lui le ha portato un succo d’arancia, pizzette e pasticcini. Entrambe le bevande erano, per l’accusa, cariche di benzodiazepine.
Da quel momento in poi, Chiara ricorda poco: «Ero senza forze, non mi era mai successo prima. Credo mi abbia fatto mangiare sushi. Era di fianco a me. Mi sono ripresa un attimo, ho sentito l’elastico dei pantaloni che scivolava sulle gambe. La sua mano mi toccava una coscia. Gli ho detto di riportarmi a casa».
La doppia vita di Di Fazio
Per gli inquirenti, Di Fazio è un violentatore seriale e un millantatore dalla doppia vita. Da una parte c’è «Antonello» (come si faceva chiamare), che sul suo profilo Facebook posa in abito scuro insieme all’anziana madre che vive con lui nel lussuoso appartamento milanese a due passi da parco Sempione.
Poi c’è Antonio Di Fazio, con un altro profilo: cappellino di paglia, occhiali da sole, t-shirt, Maserati: «Sono un amante delle auto di lusso, degli yacht e del buon cibo». Un imprenditore rampante che racconta di fare affari a Singapore e sfoggia una fidanzata straniera e giovanissima.
Quando i carabinieri a inizio aprile hanno perquisito la sua auto, sotto al sedile passeggero hanno trovato un lampeggiante blu come quelli delle auto di scorta. Nel baule un borsone con soldi in contanti e una pistola a pallini senza tappo rosso: «Roba di mio figlio, solo giocattoli».
Il falso tesserino dei servizi segreti
Ma Di Fazio si spaccia spesso per quello che non è. Nel 2015 la Guardia di finanza lo aveva denunciato dopo avergli trovato un falso attestato di congedo dalle Fiamme gialle e un tesserino del ministero dell’Interno: «Sisde – Grado di comandante».
Lo stesso che i carabinieri di Milano gli avevano sequestrato un anno prima dopo averlo fermato ubriaco per strada. Di Fazio aveva tirato fuori il tesserino con foto e numero di matricola per sfuggire al controllo. Davanti agli amici e alla sua vittima, dice di lavorare per «l’Alto commissariato Covid-19».
Le minacce al fidanzato della vittima
I magistrati che lo interrogheranno domani gli chiederanno anche di spiegare una misteriosa telefonata di minacce ricevuta dal fidanzato della vittima. Dopo che la 21enne ha raccontato di essere stata violentata, il suo ragazzo furibondo ha telefonato all’imprenditore per capire cosa fosse accaduto la sera precedente. Di Fazio risponde: «È uno scambio di persona». Due giorni dopo, però, il ragazzo ha detto agli inquirenti che «un uomo con accento calabrese che diceva di parlare per conto di Di Fazio» lo ha contattato e minacciato: «Ti squarcio in due».
Il tentativo di crearsi un alibi
Infine, quando Di Fazio si è reso conto che la ragazza lo aveva denunciato, inizia a raccontare di essere al centro di un tentativo di estorsione da parte della famiglia della vittima: «Gente che sta al 41 bis», millanta al telefono con una sua amica cartomante, «volevano 500 mila euro in contanti. Sta t… ha dichiarato che l’ho stuprata. Io giustamente rido perché i segni dello stupro non ci sono. Io non l’ho neanche toccata, neanche baciata».
Al momento della violenza, in un’altra ala della casa, c’erano anche l’anziana madre e il figlio. Di Fazio ha detto di aver cenato serenamente con i famigliari e la 21enne mangiando sushi. Ma quando il ragazzo viene sentito dai carabinieri, il falso alibi crolla: «Il sushi non piace né a me, né alla nonna».
(da agenzie)
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Maggio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
IL RAGAZZINO FERITO IN LACRIME: “NON CE LA FACCIO PIU’, OGNI GIORNO COSI’, VOGLIO MORIRE”… DOVE SONO LE ISTITUZIONI? QUESTA FECCIA UMANA VA MESSA IN GALERA BUTTANDO LA CHIAVE
È stato l’intervento di una passante a salvare dal violento pestaggio un ragazzino vittima di una baby gang che lo ha malmenato in pieno giorno lasciandolo ferito e sanguinante sull’asfalto.
“Non ce la faccio più, voglio morire”, avrebbe detto alla giovane che trovatasi dinanzi a quella scena così violenta ha deciso di intervenire senza pensarci due volte, così come raccontato proprio da lei in un lungo post pubblicato su Facebook.
Marianna Filippi, questo il suo nome, racconta che venerdì pomeriggio, intorno alle 16 era alla guida della sua auto mentre passava per Villazzano, comune in provincia di Trento, quando si è ritrovata dinanzi a un gruppetto di ragazzini presumibilmente dell’età di 16-17 anni che pestava un ragazzino, sbattendogli la testa sul pavimento. “Ho tirato il freno a mano, lasciando la macchina in mezzo alla strada – racconta Marianna – e mi sono messa in mezzo alla rissa per fermarli. Il ragazzino a terra piangeva, aveva la testa piena di sangue e i pantaloni tutti strappati”.
I ragazzini si sono dati alla fuga prima dell’arrivo di una professore della vicina scuola, l’istituto Enaip di Villazzano: “Ero in stato di panico totale perché è stato tutto velocissimo – scrive Marianna – c’era sangue dappertutto, gente che urlava, avevo paura che loro reagissero e attaccassero anche me, dovevo spostare la macchina che stava intralciando il traffico provocando una colonna infinita”.
A quel punto la giovane donna racconta di aver affidato il ragazzino ferito, ancora sanguinante, al professore denunciando però il fatto che nessuno dei presenti sia intervenuto a soccorrere la vittima di quel violento pestaggio: “I genitori o conoscenti del ragazzo in questione mi possono contattare se hanno bisogno di un testimone”.
Poi il ricordo di quelle parole strazianti che il ragazzino ha affidato proprio a lei, che lo ha salvato, tra le lacrime: “Il ragazzo mi ha guardata piangendo e mi hai detto ‘Tutti i giorni è la stessa storia, non ce la faccio più, voglio morire'” – le parole di Marianna – ti abbraccio forte, chiedi aiuto, non ti vergognare, non sei tu il problema, sono loro. I bulletti che si cagano sotto di fronte a una donna che alza la voce, loro che ti attaccano in tanti, tutti contro di te. Senza palle, schifosi e ignoranti. Loro che ti picchiano e ti chiamano “ciccione” fanno schifo, tu invece, sei un eroe. Perché tutti i giorni vai a scuola, con la paura, con l’ansia, con la vergogna. Non ti vergognare mai, tu sei un uomo, loro ripeto, fanno schifo”.
(da agenzia)
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Maggio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
UNA RAGAZZA SEMPLICE E RISERVATA
Benedetta Pilato. Un nome da segnare subito perché nei prossimi anni si parlerà
moltissimo di lei, ancora e molto. Oggi a 16 anni ha messo tutti in fila, riscrivendo le pagine del nuoto mondiale ed è solo l’inizio,
La 16enne di Taranto ha stabilito il record del mondo nei 50 rana nel corso delle semifinali agli Europei di Budapest nuotando in 29″30 e abbassando il primato che era di 29″40 che dal 2017 apparteneva alla statunitense Lilly King e che nessuno mai era riuscito ad avvicinare.
Benedetta Pilato, era già stata argento mondiale a Gwangju nel 2019 a soli 14 anni e già campionessa europea della specialità in vasca corta di cui detiene il record continentale in 28″81.
“Non me lo aspettavo sono contentissima. Non pensavo di fare un tempo simile in semifinale, ancora non ho realizzato che ho fatto il record del mondo. Nei giorni scorsi ho sentito moltissimo il tifo, ci ho provato e adesso sono felicissima”
Ma chi è Benedetta Pilato?
Una ragazza semplice, di soli 16 anni che si vive la vita come tutti i giovani della sua età ma che ha qualcosa in più in vasca quando entra per nuotare e si trasforma. Benedetta nella vita privata è una studentessa del Liceo Scientifico a Taranto, sua città d’origine. E la piscina è al momento un divertimento più che un vero e proprio lavoro anche se si allena circa due ore al giorno con 5 chilometri in acqua. Ed è in vasca, dove è stata messa da subito da papà che militava nella Marina militare, che si fa conoscere ai più, per il resto la sua vita privata rimane tale senza riflettori tanto che non si hanno certezze nemmeno sulla sua vita sentimentale, in cui dovrebbe essere single.
Di certo è una ragazza moderna ed è molto attiva su Instagram con il suo profilo che è seguito da quasi 40mila persone e si possono trovare foto sia della sua vita privata che di quella professionale.
A livello agonistico, sono stati diversi i successi a livello giovanile ma l’esplosione definitiva è avvenuta a fine 2018 quando a soli tredici anni ha conquistato la medaglia d’argento agli assoluti nei 50 rana. Fino al nuovo record italiano al Settecolli (30″13) nella stessa specialità con un tempo migliorato poi nelle batterie in Corea del Sud (29″98) dove ha ottenuto una medaglia d’argento. Fino all’ultimo exploit a Budapest
(da agenzie)
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Maggio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
“NESSUNA ZONA GRIGIA, O SI STA CONTRO LA MAFIA O SI E’ COMPLICI DEI MAFIOSI”
Ventinove anni fa venivano uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie, e gli uomini della scorta. Fatti saltare in aria poco prima dello svincolo autostradale per Capaci. Oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato lì per ricordare le vittime della Mafia, e ha parlato dall’Aula bunker di Palermo e poi dalla caserma Lungaro:
L’onda di sdegno e di commozione generale, suscitata dopo i gravissimi attentati a Falcone e a Borsellino, il grido di dolore e di protesta che si è levato dagli italiani liberi e onesti è diventato movimento, passione, azione. Hanno messo radici solide nella società. Con un lavorio paziente e incessante, hanno contribuito a spezzare le catene della paura, della reticenza, dell’ambiguità, del conformismo, del silenzio, della complicità. Nessuna zona grigia, nessuna omertà né tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi. Non vi sono alternative”.
La mafia ha sicuramente paura di Forze dell’ordine efficienti, capaci di contrastare e reprimere le attività illecite. Ma questa paura l’avverte anche di fronte alla ripulsa e al disprezzo da parte dei cittadini e, soprattutto, dei giovani. Anche il solo dubbio che la giustizia possa non essere, sempre, esercitata esclusivamente in base alla legge provoca turbamento. Se la Magistratura perdesse credibilità agli occhi della pubblica opinione, s’indebolirebbe anche la lotta al crimine e alla mafia.
“A figure di magistrati come Falcone e Borsellino la società civile guarda con riconoscenza. Vi guarda come lezioni che consentono di nutrire fiducia nella giustizia amministrata in nome del popolo italiano. In direzione contraria sentimenti di contrapposizione, contese, divisioni, polemiche all’interno della Magistratura, minano il prestigio e l’autorevolezza dell’Ordine Giudiziario”.
“Vorrei ribadire qui, oggi, quanto già detto nel giugno 2019 al Csm e nel giugno 2020 al Quirinale: la credibilità della Magistratura e la sua capacità di riscuotere fiducia sono imprescindibili per il funzionamento del sistema costituzionale e per il positivo svolgimento della vita della Repubblica”.
“Falcone e Borsellino erano due magistrati di grande valore e di altissima moralità. L’intelligenza e la capacità investigativa erano valorizzate e ingigantite da una coscienza limpida, un attaccamento ai valori della Costituzione, una fiducia sacrale nella legge e nella sua efficacia. La mafia volle eliminarli non soltanto per la loro competenza nella lotta alla criminalità organizzata, per la loro efficienza, per la loro conoscenza dei metodi e delle prassi del crimine organizzato- dice -Li assassinò anche perché erano simboli di legalità, intransigenza, coraggio, determinazione. Erano di stimolo e di esempio per tanti giovani colleghi magistrati e per i cittadini, che li amavano e riponevano in loro fiducia e speranza. Sono rimasti modelli di stimolo e di esempio”.
“Gli strumenti a disposizione non mancano. Si prosegua, rapidamente e rigorosamente, a far luce su dubbi, ombre, sospetti su responsabilità. Si affrontino sollecitamente e in maniera incisiva i progetti di riforma nelle sedi cui questo compito è affidato dalla Costituzione”.
“La mafia, diceva Antonino Caponnetto, teme la scuola più della Giustizia, l’istruzione toglie l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa. Una organizzazione criminale, che ha fatto di una malintesa, distorta e falsa onorabilità il suo codice di condotta, in questi ultimi decenni ha perduto terreno nella capacita’ di aggregare e di generare, anche attraverso il terrore, consenso e omertà tra la popolazione – ha aggiunto – La mafia, può essere definitivamente sconfitta, realizzando così la lucida profezia di Giovanni Falcone”.
“Il ricordo di Giovanni Falcone appartiene all’intera Repubblica, alle istituzioni e ai cittadini. Il dovere della memoria non appartiene soltanto alla Polizia, ai Carabinieri, alla Gdf, riguarda la Repubblica che ha il dovere di custodirla con riconoscenza”.
(da agenzie)
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Maggio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
DUE BIMBI IN CODICE ROSSO A TORINO… NELLA CABINA C’ERANO 15 PERSONE
La funivia che collega Stresa con il Mottarone è precipitata, ci sono dodici vittime,
secondo quanto detto dal sindaco di Stresa: la cabina ”è caduta e si è fermata contro gli alberi. Pare ci fossero a bordo 15 persone, 3 sono state portate via, 12 sono decedute”, ha detto Marcella Severino, sindaca di Stresa al tg3. Sul posto sono presenti squadre dei vigili del fuoco e del soccorso alpino e non si esclude che vi siano anche dei bambini coinvolti.
Sulla cabina della funivia Stresa-Mottarone precipitata c’erano- secondo quando si apprende – 15 persone. Due bambini sono stati portati in codice rosso, con le eliambulanze, a Torino. Il primo bambino trasportato a Torino, 5 anni, è arrivato all’ospedale Reggina Margherita. Ha riportato trauma cranico, toraco-addominale e fratture agli arti inferiori. Secondo quanto si è appreso è cosciente. Ma c’è un altro codice rosso. L’incidente sarebbe stato causato dal cedimento di una fune, nella parte più alta del tragitto che, partendo dal lago Maggiore arriva a quota 1.491 metri. Le corse durano una ventina di minuti.
Il cedimento della fune si è verificato a 300 metri dalla vetta della montagna dove c’è la stazione di arrivo. La cabina è crollata in un tratto boscoso e impervio, dove le operazioni di soccorso non sono facili.
Sul posto stanno lavorando i vigili del fuoco del comando provinciale di Verbania, quelli del distaccamento di Gravellona Toce e di Stresa, in azione anche un elicottero dei vigili del fuoco e due del 118.
“Un dramma terribile, ho già parlato con il prefetto e la direttrice dei Vigili del Fuoco e la Protezione Civile. Stiamo cercando di comprendere quanto è accaduto, ma è un dramma veramente terribile”. E’ quanto dichiara il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, interpellato dall’AGI sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone.
La funivia Stresa-Mottarone era stata chiusa nel 2014 e sottoposta a lavori di manutenzione ed era stata riaperta nel 2016. Un’altra lunga chiusura si era verificata alla fine degli anni ’90. Nel luglio 2001 si era bloccata, in quel caso nel primo tratto dopo la partenza da Stresa ed stato necessario l’intervento dei soccorritori per portare in salvo una quarantina di turisti.
(da agenzie)
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