Maggio 31st, 2021 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI PROVENZANO (PD): “IN CONSIGLIO DEI MINISTRI HA VOTATO CONTRO LA PROPOSTA DI ORLANDO”
Matteo Salvini e il Pd adesso litigano sul blocco dei licenziamenti. Anche
quando dicono di essere d’accordo. Perché i dem accusano il leader leghista di essere incoerente e un po’ ondivago.
“Che faccia, Matteo Salvini. Il Partito democratico chiede la proroga del blocco e lui si accoda. Poi in Consiglio dei ministri Andrea Orlando fa passare la norma, ma la Lega con la sua sottosegretaria cambia linea e dice no. Ora vuole discutere? Bene, è al terzo voltafaccia, ma noi c’eravamo e ci siamo”, dice Beppe Provenzano su Twitter appena ha finito di leggere l’intervista del leader leghista al Corriere della Sera in cui annuncia la volontà di dialogare con Enrico Letta sullo spinoso tema delle persone che potrebbero perdere il posto di lavoro.
Salvini parte dal giudizio su di lui che il segretario del Pd ha pronunciato durante un’intervista a Sky Tg 24: “In Salvini ho trovato un volto vero, tutt’altro che finto – ha detto Letta – In politica si incontrano molte maschere. Ma sappiamo entrambi che abbiamo una responsabilità sulle spalle: aiutare l’Italia ad uscire da questa crisi e far sì che le riforme che dobbiamo fare funzionino. Poi alle elezioni ci divideremo, ma credo che stiamo gestendo con responsabilità questa fase”.
“Beh, è lo spirito con cui io sono entrato nel governo Draghi. Probabilmente ha capito che andare avanti a insultare la Lega quotidianamente non è quello che serve all’Italia – commenta Salvini – Se la finiamo con lus soli e felpe pro sbarchi, potremo dedicarci, anziché al litigio, al grande problema di questo momento: il lavoro”.
E parlando di lavoro, il leader leghista mette sul tappeto l’apertura, l’ida di confrontarsi: “Per esempio – dice – sulla possibilità di prorogare il blocco dei licenziamenti. Noi siamo convinti che si possa fare. Io incontro domani il presidente di Confindustria e peraltro gli imprenditori li sento quotidianamente. Loro chiedono di poter tornare a lavorare a parità di condizioni con una concorrenza spesso straniera”.
L’ex ministro degli Interni ha anche un’idea ben precisa di cosa intenda per “concorrenza straniera”. “Se lo Stato aiuta i lavoratori prolungando le casse integrazione e mette finalmente regole al commercio online credo che la possibilità di evitare i licenziamenti ci sia”.
(da NextQuotidiano)
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Maggio 31st, 2021 Riccardo Fucile
UNO DEI TESTIMONI DICE CHE NERINI E PEROCCHIO SAPEVAMO
Gli operai della funivia al Mottarone confermano che Gabriele Tadini aveva ordinato di inserire i forchettoni. E uno dei testimoni dice che Nerini e Perocchio sapevano. Ma anche l’operaio potrebbe essere indagato
“È stato Tadini a ordinate di mettere i ceppi” che evitano che l’impianto frenante entri in azione, viene riferito in una delle testimonianze rese da un operaio dell’impianto della funivia del Mottarone dove domenica scorsa la rottura della fune traente e l’assenza del sistema di freni sulla cabina 3 ha provocato la morte di 14 persone.
Le testimonianze dei dipendenti sono presenti nell’ordinanza con cui il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici ha deciso i domiciliari per il capo servizio Gabriele Tadini e la libertà (restano indagati) per il gestore della struttura Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio, tirati in ballo dalla confessione di Tadini.
“L’installazione di questi ceppi è avvenuta già dall’inizio della stagione di quest’anno, esattamente il 26 aprile. Vi era infatti un problema all’impianto frenante della cabina numero 3, per cui era stato richiesto l’intervento di una ditta specializzata, che però non aveva risolto il problema”, dice a verbale uno degli operai della funivia a lavoro la mattina del disastro.
“Tadini ha ordinato di far funzionare l’impianto con i ceppi inseriti anche se non erano garantite le condizioni di sicurezza necessarie (…). La cabina numero 3 era solita circolare con i ceppi inseriti già da parecchio tempo, per evitare l’inserimento del freno d’emergenza durante la corsa e impedire così il funzionamento dell’intero impianto”, sono le rivelazioni confermate, in sostanza, da altri quattro operai sentiti dai carabinieri che indagano sulle cause dell’incidente.
Il problema del calo di pressione al sistema frenante è noto a tutti e due interventi sono eseguiti dalla società Rvs di Torino alla quale la Leitner (incaricata della manutenzione) aveva affittato in subappalto gli interventi sulle centraline dei sistemi frenanti.
Un dipendente, si legge sempre a verbale, chiede a Tadini se non è rischioso lasciare inseriti i forchettoni che impediscono di frenare in caso di emergenza, ottenendo come risposta: ‘Prima che si rompa una traente o una testa fusa ce ne vuole’. Ricordo bene queste parole, a queste parole non ho replicato anche perché è lui il mio responsabile”. Aggiunge che in passato fece riferimento direttamente al gestore di un problema, ma “Luigi Nerini ascoltava solo quello che gli diceva Gabriele Tadini”.
La catena sembra abbastanza chiara leggendo i verbali dei dipendenti. Le anomalie e le richieste di intervento “vengono direttamente segnalate al responsabile dell’impianto che è Tadini, il quale poi provvederà ad avvisare il direttore dell’impianto Perocchio e successivamente verrano contattate le ditte esterne” per le sostituzioni.
Tadini, ascoltato come testimone diventato indagato, sostiene che la sua decisione di usare i forchettoni era avallata da Nerini e Perocchio. “Nessuno mi ha detto di andare avanti con il sistema frenante disattivato, ma mi hanno detto comunque vai avanti”, dice davanti ai magistrati.
(da agenzie)
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