Novembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
NONOSTANTE LA MALATTIA, NESSUNO CHE SI FACESSE VIVO. UNICA ECCEZIONE, IL GOVERNATORE LOMBARDO ATTILIO FONTANA… IL SILENZIO DI BOSSI, IL LAPSUS DI GIORGETTI.. I FAMILIARI HANNO RIFIUTATO LA CAMERA ARDENTE IN PREFETTURA
Saranno in tanti, venerdì mattina, ai funerali di Roberto Maroni nella basilica varesina di San Vittore. Tante persone comuni, probabilmente: passeggiare con lui nel centro della sua città era complicato, a ogni metro qualcuno lo fermava per salutarlo. Ci saranno tanti politici, con ogni probabilità anche la premier Giorgia Meloni: «L’ho considerato una delle persone più capaci che abbia incontrato nella mia vita, era un amico, una persona che a questa nazione ha dato tanto». E ci saranno certamente tanti leghisti. Quelli che lui non vedeva e non sentiva più. Dopo che nel 2018 aveva rinunciato a ricandidarsi alla guida della Lombardia, i rapporti con tutti i vecchi colleghi di partito si erano azzerati.
Nonostante la malattia, nessuno che si facesse vivo. Unica eccezione, il governatore lombardo Attilio Fontana. Ma per lui, l’amarezza per l’atteggiamento di tanti ex amici del partito che aveva contribuito a fondare, c’era.
Certo, non sarà per questo che la famiglia, che ha ricevuto il cordoglio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha declinato l’offerta di Matteo Piantedosi di allestire la camera ardente presso la prefettura di Varese; si trattava di un omaggio all’uomo delle istituzioni, nulla a che vedere con il partito.
Fatto sta che la camera ardente è stata allestita alla casa funeraria Isella. Nel dolore feroce della perdita, qualsiasi dimensione pubblica potrebbe essere apparsa futile. E così, venerdì mattina ci sarà nella basilica di Varese il funerale. Ma la famiglia – la moglie Emilia Macchi, la figlia Chelo con i fratelli Filippo e Fabrizio – ha scelto di riunirsi più tardi, da soli. Avevano salutato la scomparsa del loro congiunto con alcuni versi di Emily Dickinson.
Se pesa il silenzio di Umberto Bossi, Matteo Salvini ha salutato il suo vecchio mentore con un tweet: «Grande segretario, super ministro, ottimo governatore, leghista sempre e per sempre». Mentre Giancarlo Giorgetti è incorso in un lapsus. Presentando la manovra: «Abbiamo fatto, come ha detto il presidente Maroni, una scelta politica».
Ma concludendo, ha esplicitamente dedicato «un pensiero a Bobo, perché entra una norma sua». A Silvio Berlusconi «mancheranno la sua lucidità e la visione politica, il suo incommensurabile attaccamento alla Lombardia». «Colpito nel profondo» il presidente del Senato Ignazio La Russa, per quello della Camera Lorenzo Fontana Maroni è stato «un modello di buona amministrazione e governo». Larghissimo anche il cordoglio nell’opposizione.
Enrico Letta ha ricordato i «tanti confronti. Sempre pieni di rispetto e di sostanza», il commissario Ue Paolo Gentiloni ha parlato di «leghista appassionato». Matteo Renzi: «È stato bello essere avversari ma collaborare sempre».
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
SENNA ERA IN SOCIETÀ CON L’EX MOGLIE DI SALVINI, GIULIA MARTINELLI, E IL COORDINATORE DEL CARROCCIO IN LOMBARDIA, FABRIZIO CECCHETTI
Il consigliere regionale lombardo della Lega, Gianmarco Senna, passa
ufficialmente al Terzo polo.
La notizia circolava già negli ultimi giorni, ma adesso, tramite una nota, arriva anche l’indizio che porta alla conferma ufficiale.
Senna, infatti, insieme al segretario di Azione Carlo Calenda, al presidente di Italia Viva Ettore Rosato, al segretario lombardo di Azione Niccolò Carretta e alla consigliera Elisabetta Strada, parteciperà domani a una conferenza stampa al Pirellone dove saranno presentate le prossime iniziative del Terzo polo in Lombardia.
Da domani si formerà così in Consiglio regionale il gruppo lombardo del Terzo Polo.
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
MA IL TAGLIO DI DUE PUNTI ERA STATO DECISO DAL GOVERNO DRAGHI
Il taglio del cuneo fiscale della Legge di Bilancio 2023 porterà da 20 a 33 euro in più al mese nelle tasche degli italiani. La misura fa spendere 4,185 miliardi allo Stato e prevede l’esonero contributivo del 2% per i redditi fino a 35 mila euro lordi e del 3% per i redditi fino a 20 mila euro lordi.
Il taglio di due punti è una conferma della misura del governo Draghi. E interviene su quel 9,19% di contributi che versano i lavoratori. L’incremento di tre punti fa invece crescere lo stipendio di 6 euro mensili per le retribuzioni lorde di 10 mila euro fino a 11 euro (per chi arriva a 20 mila).
Mentre la riduzione su base annua va dai 231 euro fino a 395 per le retribuzioni lorde da 20 a 30 mila euro. I calcoli sono del Sole 24 Ore, che oggi pubblica le simulazioni delle buste paga dei lavoratori con l’effetto del taglio del cuneo.
Le simulazioni delle buste paga
Secondo i calcoli del quotidiano per la fascia di retribuzione annua di 10 mila euro lordi l’impatto complessivo sarà di 13 euro mensili (quelli del taglio di Draghi) più altri 6 euro per un totale di 19,25.
Su base annua si arriva a 231 euro.
Chi invece arriva a guadagnarne 20 mila ne avrà all’incirca 33, frutto dei due tagli che ammontano a 22 e 11 euro. L’impatto del taglio del cuneo contributivo sarà quindi:
pari a 231 euro annui, ovvero 19,25 al mese, per chi guadagna 10 mila euro annui; di 346 euro annui, ovvero 28,88 al mese, per chi ne guadagna 15 mila; pari a 395 euro all’anno, 32,92 al mese, per chi ne guadagna 20 mila; di 329,23 euro annui, ovvero 27,44 mensili, per chi ne guadagna 25 mila; pari a 395,08 all’anno, 32,92 mensili, per chi ne guadagna 30 mila;
di 394,23 euro annui, ovvero 32,85 al mese, per chi ne guadagna 35 mila.
Il quotidiano ricorda anche che le aliquote delle contribuzioni ai fini pensionistici sono generalmente pari al 33%, con un’aliquota del 23,81% a carico del datore di lavoro e del 9,19% a carico del lavoratore. E quindi i lavoratori dipendenti con retribuzioni fino a 20 mila euro pagheranno un punto percentuale in meno rispetto all’anno scorso e tre punti rispetto al 2021 di contributi previdenziali. La copertura sarà assicurata dallo Stato con le risorse della manovra
Confindustria e sindacati
Le parti sociali non sono entusiaste della prima Finanziaria del governo Meloni. Il leader della Cisl Luigi Sbarra parla di una manovra «improntata dall’emergenza: condivisibile nel consolidamento delle reti di protezione, da rafforzare nell’impostazione espansiva e sulle misure a favore di salari, lavoro e contrasto all’inflazione». Per la Uil parla il segretario confederale Domenico Proietti: «”Una manovra di bilancio che contiene un po’ di tutto e un po’ di niente». Mentre «il taglio del cuneo contributivo consiste nella proroga di quanto fatto dal governo precedente e manca di un intervento significativo per un vero taglio delle tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati».
Anche da parte degli industriali si chiede un ulteriore sforzo. «La proposta di Confindustria è di fare di più – spiega Emma Marcegaglia – e secondo me è giusto. Perché il cuneo fiscale è quello che permette ai lavoratori di avere maggiore retribuzione, soprattutto per quelli che hanno retribuzione più bassa».
(da Open)
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Novembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
LE DICHIARAZIONI SCONCERTANTI DEL SENATORE HANNO SCATENATO L’IRA DELL’OPPOSIZIONE
Non accenna a smorzarsi la polemica scatenata dalle parole del
capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan. «La chiesa valdese (quella a cui appartiene lui, ndr) è fondata sulla Bibbia, che è molto severa sull’omosessualità», ha dichiarato ai microfoni di Un giorno da pecora su Rai Radio 1.
«Su specifica richiesta del conduttore ho citato, come esempio Levitico 18:22». Ovvero che i rapporti tra persone dello stesso sesso sarebbero «un abominio».
Dichiarazioni che hanno subito generato la levata di scudi dell’opposizione, da Alessandro Zan a Monica Cirinnà, da Mara Carfagna a Mariastella Gelmini. Passando per il leader di Azione Carlo Calenda. Che dopo aver definito quelle parole «indegne e sintomo di una profonda ignoranza», oggi rincara la dose chiedendo la rimozione del seguace della confessione valdese.
Passando la palla alla premier in carica. «In qualunque paese occidentale il segretario del partito avrebbe già rimosso Malan dal ruolo di capogruppo. Aspettiamo fiduciosi», scrive su Twitter, taggando Giorgia Meloni. Che, per il momento, non ha risposto.
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
ECCO IL DIVARIO TRA LA REALTA’ E LE PROMESSE ELETTORALI: I SOLDI NON CI SONO
Elsa Fornero è la ministra del governo Monti che ha varato l’ultima – e più odiata – riforma delle pensioni. Il governo Meloni si è detto in più occasioni contrario a quella riforma.
In particolare la Lega di Matteo Salvini ha promesso la sua cancellazione. Nella Legge di Bilancio 2023 l’esecutivo ha varato Quota 103, che consentirà a poco meno di 50 mila persone di andare in pensione l’anno prossimo con 41 anni di contributi e almeno 62 di età. Promettendo una riforma complessiva nel 2023.
Ma oggi proprio Fornero, in un’intervista rilasciata a il Quotidiano del Sud, spiega che il governo ha dato un contentino ma non potrà fare di più. «In realtà c’è un grande divario tra la realtà e le promesse fatte in campagna elettorale. Che non si limitavano ai provvedimenti citati, ma comprendevano molto di più, oltre allo smantellamento della mia riforma», spiega la docente.
Fornero ricorda «l’aumento delle pensioni a mille euro; l’indicizzazione piena, i 41 anni di contribuzione come sola condizione per accedere alla pensione e così via. A sentire ciò che dicevano, erano pronti il giorno dopo ad accontentare le aspettative della gente. Ma oggi il presidente del Consiglio comprende che non ci sono le risorse. O comunque sono scarse. E in questo momento l’emergenza energetica richiede fondi per alleggerire il costo delle bollette e sostenere le famiglie rispetto a dei salari che restano fermi mentre i prezzi aumentano molto.
Invece, oggi si dice: noi facciamo una piccola cosa per dare un contentino agli elettori. La riforma delle pensioni la faremo dopo. Non c’è molta onestà in questo».
Perché invece, pronostica l’economista, «nel 2023 l’economia non sarà in grande espansione: le risorse che oggi non ci sono, pensa che possano esserci tra sei mesi. E molto difficile pensarlo. E quindi, tra sei mesi o un anno, diranno che non possono stravolgere la legge Fornero. Ma potranno dare un altro contentino».
Una riforma più espansiva, ragiona Fornero, il paese se la potrà permettere «Solo se tornerà a essere in forte crescita, accumulerà ricchezza, creerà occupazione, soprattutto giovanile: allora, solo allora, potremmo tornare sulle scelte compiute nel 2011».
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
“GLI ELETTORI ASPETTAVANO L’ARROSTO”….MA SE UNO PROMETTE PALLE IN CAMPAGNA ELETTORALE CHE TI VUOI ASPETTARE?
La Manovra 2023 approvata dal Consiglio dei Ministri presieduto da
Giorgia Meloni non ha soddisfatto per nulla il presentatore Mario Giordano, che ieri, proprio durante l’apertura della puntata di “Fuori dal Coro” in onda su Rete4, non ha nascosto i suoi malumori e si è lasciato sorprendentemente andare a un’aperta provocazione sulla legge di Bilancio appena promossa dal nuovo esecutivo.
“Un brodino”: così Mario Giordano ha riassunto la Manovra della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dei suoi ministri. Il presentatore ha spiegato: “Quando oggi mi han chiesto un commento sulla manovra approvata nella notte dal Governo mi è venuto in mente il brodino” ha detto Giordano portando il cucchiaio alla bocca.
“Come faceva mia mamma quando stava male diceva: mangia il brodino che ti fa bene. Il brodino è buono, mi diceva. E io le rispondevo: si è buono il brodino ma resta un brodino”, ha continuato il presentatore.
Poi, proprio al termine di questa frase, è partita la sigla del programma, con l’ingresso in studio dei ballerini che hanno iniziato a danzare con bavaglino, piatti e cucchiai, mangiando il brodino e intonando uno stornello che recitava: “E va bene essere sobri, frugali, prudenti ma forse si esagera un po’, mille idee per farci campare un po’ meglio sicuri che sia tutto qua, ci hanno detto che avremo gustato squisitezze e manicaretti, non avremo tirato la cinghia ma avremo ripreso a mangiare guaglio’. Ah che buono il brodino che anche questo governo cucina, ci avevate promesso l’arrosto ma adesso siam qui con il cucchiaio a succhiar”.
Poi, il rientro di Giordano in studio per l’inizio della trasmissione.
(da NextQuotidiano)
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Novembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
GLI EFFETTI DELLE MISURE DI DRAGHI SU RIFORMA IRPEF, ASSEGNO UNICO E BIONUS BOLLETTE
Disuguaglianze ridotte e povertà in calo. È l’effetto delle misure adottate nel 2022, quindi dal governo Draghi, secondo un rapporto pubblicato oggi dall’Istat.
Nell’anno in corso si stima che l’insieme delle politiche sulle famiglie abbia ridotto l’indice di Gini (che misura le disuguaglianze) da 30,4% a 29,6%, e il rischio di povertà dal 18,6% al 16,8%.
Le stime includono gli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022: la riforma Irpef; l’assegno unico e universale per i figli a carico; le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas; l’anticipo della rivalutazione delle pensioni.
La riforma dell’Irpef, l’assegno unico e gli altri interventi – spiega l’Istat – hanno ridotto il rischio di povertà per le famiglie con figli minori, sia coppie (-4,3 punti percentuali), sia monogenitori (-4,2), soprattutto in seguito all’introduzione dell’assegno unico. Per le famiglie monocomponenti (-2,1) e per gli ultrasessantacinquenni soli (-1,3) la riduzione è dovuta prevalentemente ai bonus e all’anticipo della rivalutazione delle pensioni. Per le famiglie senza figli o solo con figli adulti il rischio di povertà rimane quasi invariato o aumenta lievemente.
Gli effetti dell’assegno unico
L’assegno unico ha determinato, nel 2022, una riduzione del rischio di povertà di 3,8 punti percentuali per i giovani da 0 a 14 anni, di 2,5 per quelli da 15 a 24 anni e di 2,4 punti percentuali per gli individui nella classe di età fra i 35 e i 44 anni. Se si considerano anche le altre politiche, la riforma Irpef, i bonus e la rivalutazione delle pensioni, il rischio di povertà si riduce ulteriormente per tutte le classi di età al di sopra dei 24 anni.
Riforma dell’Irpef a vantaggio dei redditi bassi
La riforma dell’Irpef ha dato luogo a una diminuzione delle aliquote medie effettive pariall’1,5% per l’intera popolazione, con riduzioni più accentuate nei tre quinti di famiglie con redditi medi e medio-alti. Fra le famiglie che migliorano la propria situazione, il beneficio medio risulta meno elevato nel quinto più povero della popolazione, caratterizzato dalla presenza di contribuenti con redditi inferiori alla soglia della no-tax area, esenti da imposta.
Le famiglie del penultimo quinto assorbono il 31,7% del beneficio totale della riforma dell’Irpef che corrisponde al 2,3% del reddito familiare. Le famiglie che peggiorano la propria situazione, subiscono, invece, una perdita più elevata nel quinto più ricco della popolazione, dove si registra oltre la metà della perdita totale.
Le analisi dell’attuale scenario distributivo – sottolinea l’Istat – tengono conto solo parzialmente degli impatti differenziali tra i diversi livelli di reddito del significativo aumento dell’inflazione, che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti.
(da La Repubblica)
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Novembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
IL MINISTRO PREFERITO E’ TAJANI, L’ULTIMO E’ SALVINI
Nel primo mese di governo la premier Giorgia Meloni ha incassato dai
social reazioni prevalentemente negative. È quanto emerge dal monitoraggio di Twitter e Facebook realizzato da Izi Spa nel periodo 21 ottobre – 22 novembre .
“Nonostante i provvedimenti del governo stiano godendo di un’ampia maggioranza e cresca il consenso a livello di sondaggi per FdI, gli utenti social si mostrano critici”, si legge nel rapporto.
Sul totale delle interazioni generate sui due social, emerge un feedback in larga parte negativo. Il sentiment riconducibile alla rabbia, infatti, prevale con 807 mila interazioni, mentre quello riconducibile alla gioia conta un numero di interazioni nettamente inferiore (168 mila).
Si tratta di un trend, quello fotografato da Izi, riscontrabile anche durante i primi giorni di governo e trainato da hashtag come ‘governo dei peggiori’, ‘conflitto di interesse’, ‘governo degli orrori’. Durante il periodo 21-26 ottobre, infatti, il nuovo esecutivo ha raccolto un sentiment molto negativo, pari all’85 per cento delle interazioni analizzate.
Di positivo, per la premier, c’è la rilevanza nel dibattito social che è riuscita ad ottenere durante il primo mese di governo, anche rispetto agli altri ministri dell’esecutivo. I picchi di engagement (il livello di interazioni con i contenuti pubblicati sui social) corrispondono ai momenti clou del primo mese di governo: il discorso programmatico di Meloni pronunciato davanti al parlamento, ma anche il discusso decreto anti-rave e il braccio di ferro sui migranti portato avanti contro le Ong.
Nonostante queste tematiche coinvolgano di più gli altri esponenti di governo – come Matteo Piantedosi sul caso rave e Antonio Tajani sulla crisi diplomatica con Parigi – è l’account di Meloni, insieme a quello ufficiale della presidenza del consiglio, ad ottenere più visibilità sui social.
Anche dall’analisi degli account dei principali ministeri emerge una prevalenza negativa del sentiment analizzato. In testa c’è il ministero delle Infrastrutture guidato dal leader della Lega Matteo Salvini (92,8 per cento delle interazioni), segue la ministra della Famiglia Eugenia Roccella (91,5 per cento) e Daniela Santanchè, titolare del Turismo, con il 90 per cento di sentiment negativo. Il più gradito è Antonio Tajani, ministro degli Esteri. Nonostante il feedback prevalentemente negativo, il numero due di Forza Italia è colui che registra la percentuale più alta di sentiment positivo: 18,2 per cento.
Per quanto riguarda l’analisi separata dei due social-network, Facebook rispetto Twitter fa registrare al governo un numero più alto di feedback incoraggianti. Qui il sentiment positivo delle pagine collegate all’esecutivo tocca il 48 per cento. Il punto più basso (20 per cento) è stato registrato il 7 novembre, durante la crisi diplomatica scoppiata tra il governo francese e quello italiano, per poi risalire per effetto delle conferenza stampa in cui la premier ha commentato il caso Ocean Viking e illustrato il decreto Aiuti-Ter.
Al contrario, su Twitter il sentiment positivo sul governo scende al 14,6 per cento, ma la premier riesce ad assumere centralità rispetto agli altri attori di governo. Nel periodo 21 ottobre – 22 novembre, le parole ‘Meloni’, ‘Giorgia Meloni’ e ‘governo Meloni’ hanno raccolto la quantità più rilevante di contenuti pubblicati.
(da La Repubblica)
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Novembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
LE MAIL DELLA ONG HUMANITY1 CHE LO PROVANO… NON SI MENTE IN PARLAMENTO
È durata pochi giorni la verità di Matteo Piantedosi, appena il tempo necessario a mettere in fila le mail delle navi ong che smentiscono quanto il ministro dell’Interno ha riferito in Parlamento lo scorso 16 novembre. Dopo le comunicazioni di Medici Senza Frontiere pubblicate da ilfattoquotidiano.it, ecco ora le mail della Humanity 1 della ong tedesca SOS Humanity.
Che ricostruiscono uno dei tre soccorsi operati a fine ottobre, confermano come le autorità italiane fossero al corrente delle operazioni fin dalle prime fasi e respingono al mittente le accuse di attività svolte “in piena autonomia” mosse dal ministro.
Di più: mentre non rispondeva alle navi umanitarie che chiedevano istruzioni, l’Italia ha sollecitato la Germania in quanto Stato di bandiera e chiesto al ministero degli Esteri tedesco informazioni “sulle persone a bordo”. Informazioni di cui era già in possesso.
Altro tassello di un azzardo giuridico e diplomatico che, insieme alla crisi tra Roma e Parigi, ad ora non ha portato risultati, se non una serie di proposte della commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson in vista del Consiglio straordinario dei ministri dell’Interno del prossimo 25 novembre.
Dopo le mail della Geo Barents di Msf, SOS Humanity consegna a ilfattoquotidiano.it le comunicazioni che la nave Humanity 1 ha inviato durante il soccorso del 24 ottobre, concluso con il salvataggio di 113 persone in zona SAR libica.
La prima mail comunica agli Stati costieri e a quello di bandiera la ricezione dell’allarme inviato alle 4.05 del mattino da Alarm Phone, il principale canale di segnalazioni di imbarcazioni in pericolo. Oltre alle coordinate, viene segnalata la presenza di circa 100 persone e di altre già cadute in mare. Lo stesso allarme è stato ricevuto dagli Stati costieri, ai quali alle ore 7.19 il capitano della Humanity comunica la disponibilità a portarsi sul posto.
A ricevere la mail sono i Centri di coordinamento del soccorso marittimo di Libia, Malta, Italia e, per conoscenza, quello della Germania. Agli Stati la normativa internazionale affida il coordinamento delle operazioni di soccorso, che compete innanzitutto al Paese cui appartiene la zona SAR (search and rescue), in questo caso la Libia. Che però non possiede un centro di coordinamento unico e per consuetudine non risponde alle ong.
La normativa impone agli altri Stati la cooperazione e in caso di mancato intervento da parte dello Stato competente, di coordinare i soccorsi perché si concludano nel minor tempo possibile e nel porto sicuro raggiungibile nel minore tempo ragionevolmente possibile. Insomma, non è consentito non rispondere a una comunicazione di soccorso in mare, come ribadiscono anche gli emendamenti introdotti nel 2004 alle Convenzioni SAR e SOLAS che l’Italia, a differenza di Malta, ha sottoscritto. Ma come già spiegato al Fatto da Msf, “nel 99% dei casi non risponde nessuno”. E nemmeno questa volta fa eccezione.
Non ricevendo istruzioni dagli Stati, il capitano della Humanity 1, adempiendo a un obbligo legale dirige verso le coordinate ricevute.
Una volta sul posto – sono le ore 12.15 – comunica l’avvistamento dell’imbarcazione e conferma la condizione di pericolo: la barca “non è capace di navigare, è sovraffollata, le persone sono in grave pericolo e prive di giubbotti di salvataggio”, scrive. Vista la situazione, “intendo procedere per fornire assistenza, come imposto dalla normativa”, che cita dettagliatamente. E chiude pregando i destinatari di dare immediato riscontro. Mezz’ora dopo segue un rapporto del sopralluogo delle lance messe in acqua: “Persone in mare e motore fuori uso“, si legge prima della conferma che “la Humanity 1 soccorrerà immediatamente le persone in pericolo”.
E’ la terza mail senza risposte e così sarà anche per la quarta, inviata a recupero ultimato. Un soccorso era stato effettuato appena due giorni prima e lo stesso 24 ottobre ne seguirà un altro. Alla fine, come riporta la mail del 25 ottobre, a bordo ci sono 180 persone, di cui 97 minori non accompagnati e un neonato recuperati nel soccorso descritto dalle mail pubblicate.
Questa quinta comunicazione serve a chiedere un porto sicuro (place of safety o POS), come già fatto il 23 ottobre dopo il primo soccorso del 22. Dal centro di coordinamento italiano (MRCC) la risposta è sempre la stessa: “Vi informiamo che la vostra richiesta è stata inoltrata all’autorità nazionale competente. Inoltre, questo MRCC evidenzia che gli eventi, di cui alla vostra ultima comunicazione, si sono verificati al di fuori della SRR italiana e non sotto il coordinamento del MRCC di Roma“.
Questi i fatti. Presenti solo in parte nella versione che il ministro Piantedosi fornirà al Parlamento il 16 novembre: “Il 24 ottobre, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con una nota verbale indirizzata alla Repubblica federale tedesca, Stato di bandiera, ha sottolineato che gli interventi di recupero dei migranti erano stati svolti dalla nave in piena autonomia e in modo sistematico in aree SAR libica e maltese, senza ricevere indicazioni dalle autorità statali responsabili delle predette aree, informate, al pari dell’Italia, solo a operazioni avvenute“.
E se da un lato ci sono la ricostruzione offerta ai parlamentari e l’accusa infondata alla nave di aver informato gli Stati solo a cose fatte, dall’altro ci sono le omissioni nelle comunicazioni con la Germania.
“Il 2 novembre – riferisce Piantedosi in Parlamento – ho rappresentato al nostro Ministero degli Esteri l’esigenza di mantenere aperte le interlocuzioni con la Germania, al fine di sollecitare l’esercizio della sua giurisdizione sulla stessa nave e acquisire informazioni sulle persone a bordo“.
Lo stesso giorno la Farnesina chiede le stesse cose anche all’Ambasciata tedesca in Italia. Per lo più si tratta di informazioni già in possesso degli Stati, perché contenute nelle mail della nave inviate ai centri di coordinamento, compreso quello italiano che fa parte del ministero di Trasporti e Infrastrutture di Matteo Salvini.
Della risposta tedesca sappiamo quanto riferisce lo stesso Piantedosi: “Il 2 novembre, l’Ambasciata tedesca, negando ogni responsabilità dello Stato di bandiera, ha chiesto al nostro Ministero degli Esteri di fornire un sollecito supporto allo sbarco in un porto italiano delle persone a bordo della nave ONG, invocando il rispetto delle Convenzioni internazionali in materia”.
Le prime indicazioni alla Humanity da parte dell’Italia arrivano appena il 4 novembre, 13 giorni dopo la prima richiesta di POS agli Stati. “Ma invece di assegnare un luogo sicuro per i sopravvissuti, come è dovere legale dell’Italia, la Humanity 1 riceve un decreto illegale dal governo italiano”, sostiene al Fatto SOS Humanity riferendosi al decreto interministeriale sugli sbarchi selettivi imposto anche alla Geo Barents di Msf nel porto di Catania e contro il quale le due ong hanno fatto ricorso al Tar del Lazio.
Le pressioni sulla Germania perché coordinasse le operazioni sono coerenti con la richiesta dell’Italia di un maggiore coinvolgimento degli Stati di bandiera. E tra le 20 azioni proposte dalla commissaria Ue Johansson c’è anche un “approccio più coordinato alla ricerca e al soccorso” in mare. Proposta della quale Piantedosi si è detto soddisfatto e che finirà sul tavolo del Consiglio straordinario che lo vedrà protagonista insieme agli altri ministri dell’Interno europei. Ma in materia di immigrazione gli Stati non hanno quasi mai ascoltato la Commissione, come dimostra il Patto per l’immigrazione, in attesa di approvazione e da anni incagliato a Bruxelles su dossier come la ricollocazione dei richiedenti asilo e la riforma del regolamento di Dublino. Così resta da vedere cosa risponderanno i partner europei agli Stati costieri del Sud (Grecia, Cipro, Malta e Italia) firmatari di un recente documento dal quale la Spagna si è sfilata: “Madrid non può sostenere proposte che premierebbero i Paesi che non rispettano i loro obblighi in termini di diritto marittimo internazionale”.
Diritto che nemmeno un’Unione europea finalmente d’accordo potrebbe cambiare da sola perché si tratta appunto di Convenzioni internazionali. Saranno gli Stati di bandiera, dunque, a dover offrire la loro collaborazione, permettendo così a quelli costieri come l’Italia di derogare almeno in parte agli obblighi prescritti dalle norme internazionali. Sempre che intendano passare sopra alle recenti violazioni, bugie e omissioni.
(da il Fatto Quotidiano)
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