Gennaio 26th, 2023 Riccardo Fucile
IL CAV E IL CAPITONE HANNO FATTO DI TUTTO PER RIMETTERE IN DISCUSSIONE LA LINEA DEL GOVERNO ITALIANO DI APPOGGIO A ZELENSKY
Il parlamento ha appena votato a favore del decreto che proroga fino al 31
dicembre la possibilità per il governo di inviare armi a Kiev attraverso atti interministeriali, cioè senza passare dallo scrutinio delle Camere. […] Varie fonti confermano che l’attesa molto più lunga del previsto per il decreto sul sesto pacchetto e la prudenza semantica sulla natura del supporto del governo Meloni a Kiev si devono al fatto che Lega e Forza Italia stanno continuando a tenere le posizioni filorusse che hanno sempre caratterizzato i loro leader Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Non tanto in parlamento, dove restano allineati con la maggioranza, ma nelle interlocuzioni dirette all’interno del governo§In questi giorni Berlusconi – che ancora pochi mesi fa diceva «la guerra è colpa di Zelensky» – e Salvini, leader di un partito ancora formalmente gemellato con la putiniana Russia Unita, hanno fatto pressioni sul ministro della Difesa Guido Crosetto perché il pacchetto di aiuti militari venisse rimesso in discussione. La notizia è arrivata agli americani che non hanno affatto gradito
Il ministro Crosetto ha retto e respinto le pressioni. Fonti di Fratelli d’Italia confermano la differenza di vedute e dicono che c’è stato bisogno di spiegare e convincere leghisti e forzisti della necessità di tenere una linea ferma sull’Ucraina. [Giorgia Meloni è uno dei pochi capi di governo della coalizione a sostegno di Zelensky a che non è ancora andata a Kiev
(da Domani)
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Gennaio 26th, 2023 Riccardo Fucile
L’OBIETTIVO ECONOMICO È ENTRARE DI PREPOTENZA NEL RICCHISSIMO BUSINESS SANITARIO LOMBARDO
Il futuro e la forma del centrodestra si decidono da questa operazione. La chiamano operazione “Fox Meloni”, Fox da Fox News, la televisione americana repubblicana e conservatrice. L’idea: possedere tre quotidiani d’area, schierarli a favore del governo Meloni e rendere evidente il “disimpegno” di Silvio Berlusconi. E’ il piano che insegue il gruppo Angelucci, editore di Libero e il Tempo.
A Roma, nella maggioranza, viene ora definito “un piano politico prima ancora che editoriale”. Si costruirebbe un polo notevole formato da Libero, il Giornale, la Verità, Il Tempo. Direttori e firme di quei giornali vengono da esperienze comuni e sono ospiti fissi nelle trasmissioni Mediaset. E’ carta stampata ma è come se fosse televisione.
A fine dicembre è stata firmata una lettera di intenti tra la società che edita il Giornale e il gruppo Angelucci. In queste ore è al lavoro una “due diligence” (lo scambio di dati tra le due società) che si avvia alla conclusione. Tra pochi giorni è prevista la firma. Da quel momento passano altri quaranta giorni. Lo stato può infatti esercitare la golden share. A Milano viene garantito che se Berlusconi non dovesse cambiare idea entro 48 ore “la vendita è fatta”.
La figura che lavora alla “Fox news Meloni” è Antonio Angelucci, deputato della Lega e in passato di FI. E’ lo stesso che sta trattando con Maurizio Belpietro il possibile acquisto della Verità. E’ un giornale fondato dopo uno scontro violentissimo tra la famiglia Angelucci e Belpietro. Il rapporto tra Belpietro e Angelucci si è risanato ed entrambi potrebbero avere benefici dalla cessione. Belpietro può capitalizzare l’investimento, Angelucci aggiungere un quotidiano che farebbe inevitabilmente concorrenza a Libero e Giornale.
Si incrociano dunque politica, affari, editoria. Gli Angelucci che operano nel business della sanità, forti nel Lazio, si preparano a intercettare il cambio d’epoca in Lombardia. Alle prossime elezioni regionali FdI farà il grande risultato e avrà voce in materia sanitaria. Nello stesso tempo FdI ha presentato un emendamento a firma del deputato Walter Rizzetto per il prepensionamento delle aziende editoriali in crisi, emendamento che risulta importantissimo per risanare un’azienda come il Giornale.
La Verità ha come firme due volti noti di Mediaset come Paolo Del Debbio e Mario Giordano. L’altro volto di Mediaset è Nicola Porro che è vicedirettore de il Giornale. Gli Angelucci potrebbero proporre a Porro la direzione ad acquisto avvenuto.
(da il Foglio)
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Gennaio 26th, 2023 Riccardo Fucile
IN CAMBIO, LA “TIE” DOVREBBE PROCACCIARE VIAGGIATORI A “ITA”. MA È DAVVERO COSÌ? MICA TANTO – I PUNTI IN COMUNE TRA L’AD DELLA COMPAGNIA, FABIO LAZZERINI, E GIOVANNI PRANDI, AMMINISTRATORE DI TIE (CHE PORTANO A PD E CGIL)
Ita è messa così male che fatica a trovare un compratore anche se il prezzo di
vendita è ormai ridotto a livello di un saldo. Detenuta al 100 per cento dal ministero dell’Economia, ora guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, la giovane azienda pubblica non rinuncia però al marchio di fabbrica che l’ha contraddistinta fin dalle origini: la prodigalità.
Ita spende e spande milioni e milioni di euro in iniziative dal ritorno economico assai dubbio, quattrini non suoi, ma dei contribuenti. […] L’ultima Profusione di denaro pubblico che Domani ha scoperto si chiama True Italian Experience (Tie), una piccola Piattaforma on line emiliana per la promozione del turismo italiano nel mondo. Tie si trova nell’invidiabile circostanza di essere remunerata da Ita mese dopo mese con centinaia di migliaia di euro in cambio di ben poco.
In base a un contratto firmato il 27 dicembre 2021 Ita ha sborsato favore di Tie 4 milioni e 505 mila euro fino alla fine dell’anno passato. Così suddivisi: 901 mila euro per le attività svolte nel 2021, cioè per appena cinque giorni, ultimo dell’anno incluso. Il resto, pari a 3 milioni e 604 mila euro suddivisi in dodici rate mensili di 303.333,33 euro più Iva fino alla fine del 2022.
Il contratto prevede anche un secondo tempo e una nuova elargizione: altri 10 milioni e 250.400 euro per il periodo 2023-2024-2025 frazionati in 36 rate mensili di 284.733,33 euro più Iva. In cambio di questa pioggia di soldi la piattaforma Tie dovrebbe incrementare il turismo mondiale verso l’Italia impegnandosi a convogliare i viaggiatori sugli aerei di Ita.
Il senso dell’affare dovrebbe essere proprio questo: la compagnia aerea ha acquistato l’esclusiva di Tie, cioè si è assicurata che tutti i clienti della piattaforma turistica usino solo aerei Ita per spostarsi in volo da una parte all’altra del globo verso l’Italia.
Da parte sua Tie dovrebbe procacciare i viaggiatori alimentando così i ricavi della compagnia di Fiumicino. A Domani risulta però che finora i clienti fatti salire sugli aerei di Ita grazie al lavoro di incentivazione di Tie sono uno sparuto manipolo, irrisorio dal punto di vista degli incassi.
I protagonisti di questa storia sono due: Fabio Lazzerini da parte di Ita e Giovanni Prandi per Tie. I due hanno molti punti in comune. Lazzerini è l’amministratore delegato della compagnia, un manager con un curriculum pieno di esperienze nel settore del turismo, compresa quella di amministratore dell’Ente nazionale del turismo (Enit) […]. In più Lazzerini si è procurato molti agganci con la politica, soprattutto il Pd lato Dario Franceschini, ex vice segretario del partito e ministro del Turismo.
Prandi è l’amministratore di Tie, un personaggio poliedrico, capace di saltare dall’imprenditoria tessile alla consulenza aziendale con la Figc, la federazione del calcio, dal turismo all’editoria con una radio, Radio Bruno. Anche lui orbita nell’area del centrosinistra: il segretario della Cgil, Maurizio Landini, appena insediato e dopo aver fatto fuori lo storico portavoce, Massimo Gibelli, per fare comunicazione si è affidato ad Assist Group, una struttura di Prandi, definito dai giornali un «amico del segretario» sindacale.
Nella giostra dei potenziali acquirenti che si affacciano su Ita e scappano o sono indotti a fuggire, ora è il turno di Lufthansa. Dicono che i tedeschi siano preoccupati per la polvere nascosta sotto i tappeti di Ita, come questa strana storia di Tie o come quella appena avviata che riguarda alcuni dirigenti licenziati da Lazzerini, per i quali in ballo ci sono indennizzi multimilionari.
(da Domani)
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Gennaio 26th, 2023 Riccardo Fucile
POCO PRIMA CHE LE CAMERE FOSSERO SCIOLTE, SAPENDO DI NON ESSERE RIELETTI, 30 GRILLINI, 4 RENZIANI, 2 LEGHISTI, UN PARLAMENTARE DI FRATELLI D’ITALIA E UNO DEL PD SONO ANDATI NELL’AGENZIA VIAGGI DELLA CAMERA A FARE INCETTA DI BIGLIETTI DEL TRENO DA UTILIZZARE ANCHE DOPO LA FINE DELLA LEGISLATURA
Ecco gli onorevoli ciuff ciuff. C’è quello ligure che a ottobre, a due settimane dall’insediamento del nuovo Parlamento, ha deciso di farsi acquistare dalla Camera, tramite l’agenzia di viaggi convenzionata Carlson Wagonlit, carnet di biglietti dell’alta velocità per 3.888 euro. Quanto basta per fare su e giù da Genova a Roma per tre mesi tutti i giorni. Sapeva che non sarebbe rientrato a Montecitorio e quindi ha deciso di fare incetta di ticket.
Ma c’è anche il deputato romano che al tramonto del suo mandato, si è preso pacchetti di Italo e Frecciarossa per Milano, andata e ritorno, per un totale di 1.345 euro.
E che dire del torinese che sempre a ottobre ha salutato lo scranno con in tasca carnet da 3.276 euro?
Questo è un caso particolare: l’onorevole piemontese-pendolino da quando si è dimesso Draghi, quindi il 20 luglio, all’inizio della nuova legislatura si è fatto una scorpacciata di 11.226 euro di carnet (7.267,5 a luglio, 2.047,5 ad agosto, 1.365 a settembre fino ai tremila e rotti di ottobre).
Si tratta di trentotto eletti. Tutti ormai ex.
Dieci di questi sono del M5s, arrivati alla seconda corsa (nel senso del mandato) e quindi non più candidabili come da volere contiano. Altrettanti provengono da Insieme per il futuro, la pattuglia di grillini scissionisti che seguirono Luigi Di Maio fino al flop elettorale (solo Bruno Tabacci ce l’ha fatta a tornare su 49 onorevoli uscenti di Ipf).
Poi ce ne sono altri dieci provenienti dal gruppo Misto: si tratta sempre di ex M5s usciti o cacciati dal partito. Infine: quattro renziani di Iv e due leghisti, un esponente di Fratelli d’italia e uno del Pd.
Alcuni di questi hanno ridato i carnet indietro. Altri, a quanto risulta al Foglio, continuano a usarli. Perché? “L’emissione del titolo di viaggio vale, a seconda della compagnia, dai tre ai sei mesi e non serve il tesserino: basta fornire il codice del biglietto al controllore”.
(da il Foglio)
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Gennaio 26th, 2023 Riccardo Fucile
MA SE PD E M5S SI FOSSERO ALLEATI VINCEREBBERO, ENNESIMO SUICIDIO A FAVORE DEI SOVRANISTI
Un sondaggio di Ipsos illustrato sul Corriere della Sera da Nando Pagnoncelli dà
il candidato del centrodestra Francesco Rocca in vantaggio nel Lazio. Alle urne di domenica 12 e lunedì 13 febbraio Rocca raccoglierebbe il 41,2% delle preferenze contro il 34,1% del suo sfidante Alessio D’Amato, ex assessore alla sanità della giunta Zingaretti sostenuto anche dal Terzo Polo. Il Movimento 5 Stelle invece propone insieme al Polo progressista la conduttrice Rai Donatella Bianchi. Che raccoglierebbe il 19,6% delle preferenze.
Per quanto riguarda i voti alle liste, Fratelli d’Italia è il primo partito con il 29,2%. Segue il Partito Democratico con il 21,2% e il M5s con il 15,7%. Nel territorio non si è quindi ancora verificato il sorpasso del partito di Conte, già certificato a livello nazionale.
In una rilevazione di Izi che risale a fine dicembre scorso Rocca era invece al 42,6% delle preferenze, mentre D’Amato arrivava al 34,8%. Nel Lazio, spiega Pagnoncelli, 7 cittadini su dieci si dichiarano soddisfatti della qualità della vita. Ma il giudizio su Zingaretti è un 6 striminzito espresso dal 50% dell’elettorato.
Nel dettaglio i candidati hanno livelli di gradimento più o meno analoghi. Rocca lo apprezzano gli elettori orientati all’astensione. Ma l’ex Croce Rossa beneficia della forza della coalizione in regione. I punti di vantaggio rispetto a D’Amato sono 7. Tra gli altri partiti Lega e Forza Italia si collocano appena sopra il 5%, Azione-Iv al 6,5% e il M5s al 15,7%. Infine, finora Rocca appare più debole della sua coalizione (che raggiunge il 43% dei voti validi). Invece D’Amato riesce a strappare un 1,2% di voto disgiunto.
(da agenzie)
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Gennaio 26th, 2023 Riccardo Fucile
TROPPE LE ANOMALIE NELLA VICENDA
Ferma restando la premessa che la Procura di Palermo e il Ros sono pervenuti alla cattura di Messina Denaro in esito a una indagine impeccabile, non si può tuttavia omettere di considerare che la vicenda presenta tali e tanti profili di anomalia da richiedere un ulteriore approfondimento di riflessione.
La prima anomalia è che, credo per la prima volta nella storia, un capomafia della statura di Giuseppe Graviano ha deciso di rivolgersi alla vasta platea televisiva tramite il suo portavoce Salvatore Baiardo per annunciare che di lì a poco Messina Denaro si sarebbe fatto catturare come epilogo di una complessa e segreta trattativa la cui posta in gioco è la sua speranza di uscire dal carcere. Nella stessa trasmissione Graviano ha fatto lanciare altri avvertimenti che riguardano i suoi rapporti con Berlusconi. Chi conosce le regole del mondo mafioso sa bene che Baiardo mai avrebbe potuto osare trattare simili delicatissimi temi senza mandato di Graviano.
La seconda anomalia è che dinanzi a un annuncio urbi et orbi così autorevole della sua prossima cattura, Messina Denaro non si sia immediatamente allontanato dal suo covo, e ciò tenuto anche conto che il precedente 6 settembre 2022 erano stati tratti in arresto 35 uomini d’onore a lui vicinissimi alcuni dei quali frequentavano un bar sito a pochi metri dal suo rifugio e che, come persino il sindaco di Campobello di Mazara sapeva, il paese era disseminato di microspie e telecamere grazie alle quali era stata compiuta quella operazione di arresto. Non solo non fugge, ma per di più continua a recarsi a fare la spesa personalmente nei supermercati del luogo, con l’elevatissima probabilità di essere inquadrato da qualche telecamera delle forze di polizia, a farsi ritrarre in selfie, a chattare, a utilizzare due cellulari, a usare la carta di identità del nipote di un capomafia invece che di un insospettabile, e a tenere altri comportamenti da dilettante sideralmente dissonanti dalla maniacale cura adottata negli anni precedenti per non lasciare alcuna traccia dei propri passaggi rendendosi così imprendibile.
Per ritornare alla scelta di Graviano di fare un pubblico annuncio, a ben riflettere i reali destinatari del suo messaggio non erano i comuni telespettatori privi delle cognizioni di base indispensabili per decifrarne i contenuti e le intenzioni, ma altri ai quali non a caso si era deciso di parlare coram populo. Più che destinatari del messaggio i comuni telespettatori sono stati chiamati in realtà a essere testimoni di quanto stava per accadere a opera di altri, appunto i reali destinatari del messaggio. Si potrebbe dire che Graviano ha fatto dinanzi a costoro una pubblica esibizione di forza dimostrando di essere in grado di venire a conoscenza di informazioni segretissime nonostante il regime del 41-bis e di essere pronto a fare in pubblico altre rivelazioni molto più compromettenti se qualcuno dovesse pensare di non mantenere le promesse che lo riguardano personalmente. In termini pokeristici potremmo dire che con la prima mossa è stata calata sul tavolo una coppia di assi, con la prossima potrebbe essere calata un’altra coppia facendo poker. Dunque i destinatari del messaggio si sappiano regolare. Un doppio avvertimento: per un verso ad altri boss stragisti che non hanno condiviso affatto le sue plateali dichiarazioni di sfida e i suoi annunci nel dibattimento “’ndrangheta stragista” e che potrebbero aver fatto la scelta di condurre per loro conto una trattativa segreta che è passata sulla testa di Graviano e che potrebbe sacrificarlo e, per altro verso, agli interlocutori di costoro che hanno commesso l’errore di sottovalutare le sue risorse.
Roberto Scarpinato
(da il Fatto Quotidiano)
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Gennaio 26th, 2023 Riccardo Fucile
POTREBBERO SENTIRE ANCHE GILETTI… I GIUDICI VOGLIONO VERIFICARE LA TESI SUL BOSS E CAPIRE COSA C’ENTRANO I GRAVIANO
Salvatore Baiardo è l’ex gelataio molto vicino ai fratelli Graviano che ha
profetizzato l’arresto di Matteo Messina Denaro. O meglio: subito dopo la cattura dell’ultimo dei Corleonesi ha cominciato a circolare una sua intervista a Non è l’Arena in cui parlava di un boss malato e ormai pronto a farsi prendere.
Successivamente, in un altro intervento nella trasmissione di Giletti, Baiardo ha detto che ‘U Siccu sta per morire e che il conduttore di La7, facendolo parlare, «sta rischiando molto». Ora, fa sapere Il Fatto Quotidiano, i magistrati vogliono vederci chiaro su di lui. E soprattutto sulla sua tesi, secondo la quale il “regalino” di Messina Denaro serva a togliere alcuni carcerati dal 41 bis. Per questo i giudici di Firenze e Palermo hanno acquisito le due interviste rilasciate alla tv. E potrebbero ascoltare anche il conduttore.
La frase sui Guttadauro
Tra le curiosità della magistratura ce n’è infatti una in particolare. Durante un passaggio dell’intervista, quando Giletti gli domandava chi fosse la fonte delle sue informazioni, Baiardo ha risposto che veniva da un ambito palermitano ma non dai fratelli Graviano. Aggiungendo che a Palermo non ci sono solo loro. Il conduttore ha replicato che a Palermo «c’è Guttadauro, per esempio, del quale si parla molto». E Baiardo ha replicato che «ci sono altre persone». I fratelli Guttadauro noti alle cronache di mafia sono tre. Giuseppe, ex chirurgo dell’ospedale Civico di Palermo, è detenuto. Era stato liberato a febbraio 2022. Ma è tornato in carcere perché i carabinieri del Ros lo hanno beccato a comunicare con altri. Il fratello Filippo invece ha finito di scontare la pena ma si trova all’ergastolo bianco nel carcere di Tolmezzo. Si tratta del cognato di Messina Denaro (ha sposato la sorella Rosalia) e del padre di Lorenza Guttadauro, attuale legale del boss.
Il terzo fratello
Il terzo fratello Guttadauro di nome fa Carlo. È un importante imprenditore del settore della pesca. Vive a Bagheria ed è stato assolto in appello dopo alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia che lo chiamavano in causa nell’organizzazione.
L’ex gelataio di Omegna già condannato per calunnia invece è stato sentito da Luca Tescaroli e Luca Turco, che indagano sui mandanti esterni degli attentati di Milano e Firenze. Intanto l’ex magistrato e attuale senatore M5s Roberto Scarpinato, che aveva definito Baiardo come il portavoce della mafia, proprio su il Fatto Quotidiano precisa meglio il suo pensiero: quello di Baiardo è stato «un doppio avvertimento. Per un verso ad altri boss stragisti che non hanno condiviso affatto le sue plateali dichiarazioni di sfida e i suoi annunci nel dibattimento “’ndrangheta stragista”. E che potrebbero aver fatto la scelta di condurre per loro conto una trattativa segreta che è passata sulla testa di Graviano e che potrebbe sacrificarlo. E, per altro verso, agli interlocutori di costoro che hanno commesso l’errore di sottovalutare le sue risorse».
(da agenzie)
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Gennaio 26th, 2023 Riccardo Fucile
GLI ORGANIZZATORI: “HANNO MINACCIATO GLI UOMINI DELLA SICUREZZA, POI LA POLIZIA LI HA ALLONTANATI”
Ripreso dalle telecamere mentre sventola bandiere filorusse con i tifosi agli Australian Open: a farlo è stato il padre della star serba del tennis Novak Djokovic. L’ambasciatore dell’Ucraina a Canberra ha definito la scena “vergognosa”.
Dopo la vittoria di Nole nei quarti contro il russo Andrey Rublev, un gruppo di tifosi ha srotolato bandiere russe, tra cui una con il volto del presidente Vladimir Putin, vicino alla Rod Laver Arena di Melbourne, intonando slogan pro-russi.
La stessa Federazione australiana di tennis ha reso noto che quattro persone “hanno esposto bandiere e simboli inappropriati e hanno minacciato le guardie di sicurezza” al Melbourne Park prima di essere cacciate dalla polizia.
Un video pubblicato successivamente su un canale YouTube australiano filo-russo mostrava infatti Srdjan Djokovic, padre del giocatore, in posa con l’uomo che reggeva la bandiera con il volto di Putin. Nella didascalia del filmato la frase: “Il padre di Novak Djokovic fa una coraggiosa dichiarazione politica”.
L’ambasciatore ucraino in Australia: “Vergognoso”
A confermare l’identità del padre del tennista, ben visibile dalle immagini, ci hanno pensato i giornalisti sportivi serbi. Secondo il quotidiano Melbourne Age, l’uomo avrebbe detto in serbo: “Viva la Russia”.
Gli spettatori non possono esporre bandiere russe o bielorusse durante il torneo. L’ambasciatore ucraino in Australia e Nuova Zelanda, Vasyl Myroshnychenko, aveva chiesto un intervento dopo che la scorsa settimana erano state viste diverse bandiere di questo tipo tra la folla. “Tra le bandiere serbe ci sono: una bandiera russa, Putin, il simbolo Z, la cosiddetta bandiera della Repubblica Popolare di Donetsk”, ha twittato nei giorni scorsi allegando un link al video. “È davvero vergognoso”, ha aggiunto il diplomatico, riferendosi alla Federazione tennistica australiana e agli organizzatori dell’Open.
(da agenzie)
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Gennaio 26th, 2023 Riccardo Fucile
QUALCUNO AVVISI IL MINISTRO CHE NON SIAMO ANCORA IN RUSSIA O IN UN REGIME MILITARE
Angelica Milia, la dottoressa che segue le condizioni di salute dell’anarchico
Alfredo Cospito, ha parlato a Radio Onda d’Urto. È la prima intervista della medica da quando la direzione del carcere di Bancali, a Sassari, dove Cospito è detenuto in regime di 41bis, l’ha diffidata dal rilasciare dichiarazioni alla radio.
Nell’intervista si è detta “allibita” che le sia stato intimato di non parlare delle condizioni di salute del paziente detenuto, che è in sciopero della fame da quasi 100 giorni.
Alfredo Cospito è un uomo di 55 anni, appartenente a movimenti anarchici, che dal 2014 è in carcere e dall’anno scorso è sottoposto al regime di 41bis nel carcere di massima sicurezza di Sassari. Qui vive in isolamento, senza libri né giornali, con la possibilità limitata di usufruire dell’ora d’aria e di colloqui con i familiari, sempre attraverso un vetro.
Dal 19 ottobre 2022, Cospito ha iniziato uno sciopero della fame per protestare la sua condizione carceraria, ma anche la possibilità che gli venga applicato l’ergastolo ostativo, ovvero l’impossibilità di libertà condizionale, lavoro all’esterno, permessi premio e semilibertà.
Amnesty International, oggi, ha ricordato in un comunicato che “è dovere delle autorità italiane adempiere agli obblighi di protezione e rispetto dei diritti umani del detenuto, tenendo anche conto delle dure condizioni del regime del 41 bis cui è sottoposto”.
Attualmente, tra le poche persone che hanno dei contatti diretti con Alfredo Cospito c’è proprio la dottoressa di fiducia Angelica Milia, che monitora le sue condizioni di salute.
In passato, Milia ha rilasciato diverse interviste a Radio Onda d’Urto, per dare aggiornamenti sullo stato di salute di Cospito. Il 23 gennaio, con una nota, la direttrice del carcere di Bancali, a Sassari, ha scritto che la dottoressa era “diffidata a rilasciare a seguito delle visite, dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis”. Un divieto, quindi, per mantenere le condizioni di isolamento previste dal regime di carcere duro.
Non solo, ma la nota comunicava anche che in caso di “ulteriori dichiarazioni rese in tal senso” avrebbero potuto portare alla “revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto”.
Una comunicazione che Radio Onda d’Urto ha definito “un provvedimento gravissimo, un attacco che non riguarda solo la nostra emittente ma più in generale la libertà di informazione e che denota un accanimento repressivo-carcerario contro il detenuto”.
La dottoressa è stata autorizzata dal carcere a svolgere una nuova visita giovedì 26 gennaio, e oggi è intervenuta proprio ai microfoni di Radio Onda d’Urto. “Mi sono sempre limitata a esternare le condizioni di Alfredo da quando ha iniziato lo sciopero della fame, non mi sono mai pronunciata su quelle che sono le condizioni carcerarie nelle quali vive”, ha detto.
“Una volta abbiamo parlato dello spazio ristretto nel quale lui prendeva l’ora d’aria ma al di là di questo niente, perché il detenuto mi viene portato in infermeria e di fatto io non ho mai visto la cella di Alfredo, è lui che me ne ha parlato”, ha continuato Milia. “Non capisco perché non possa esternare quelle che sono le condizioni di salute di Alfredo”. Secondo un aggiornamento ricevuto dalla medica, Cospito avrebbe perso circa 10 chili nell’ultima settimana.
Non è chiaro se l’intervista di oggi farà saltare la visita fissata per il 26 gennaio. “Non so se anche questa intervista fatta oggi mi possa pregiudicare l’ingresso”, ha spiegato Milia. “Sono allibita”.
Il capogruppo dell’Alleanza Verdi-Sinistra al Senato, Peppe De Cristofaro, è intervenuto nella vicenda chiamando in causa il ministro della Giustizia del governo Meloni: “La comunicazione del ministero della giustizia che autorizza la dottoressa Milia, che segue le condizioni di salute di Alfredo Cospito, a visitarlo ma le vieta di parlare con i giornalisti, in particolare con radio Onda d’Urto, presumibilmente delle condizioni di salute di Cospito, è inaudita”, ha affermato.
De Cristofaro ha detto di attendere “un chiarimento direttamente dal ministro Nordio, sia rispetto a questa assurda comunicazione”, sia sulle “interrogazioni parlamentari su cui attendiamo ancora risposta”. Al ministero della Giustizia, ha concluso, “forse preferiscono che di Cospito non si parli per evitare imbarazzi, ma si mettano l’anima in pace, continueremo a parlarne”.
(da Fanpage)
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