Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
L’UOMO ERA STATO ARRESTATO IN UCRAINA PER ALTO TRADIMENTO ED È STATO RISPEDITO IN RUSSIA GRAZIE A UNO SCAMBIO DI PRIGIONIERI
Viktor Medvedchuk torna in campo e minaccia Zelensky. Nove mesi dopo il suo
arresto in Ucraina per sospetto tradimento, tornato libero e rifugiatosi a Mosca grazie a uno scambio di prigionieri eccellenti, l’ex leader dell’opposizione filorussa ha annunciato che sta lavorando a un nuovo raggruppamento in rappresentanza di «un’altra Ucraina».
Quella che a suo dire è contraria al “neonazismo” promosso dall’attuale presidente. Medvedchuk ha scelto i microfoni di Russia Today. E difficilmente poteva essere altrimenti. Il politico e uomo d’affari ha un legame molto stretto con il presidente russo Vladimir Putin, che ha fatto anche da padrino di battesimo a sua figlia.
«Ho passato tutti questi mesi – ha spiegato – a mettere insieme una squadra. Molte persone sono venute da Kiev, molte ora sono fuori dall’Ucraina, in Russia, in Europa e in Turchia. Sono pronte a continuare la lotta e a farsi sentire».
(da la Stampa)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
IL MANIFESTANTE FILO-PUTINIANO CHE HA BRUCIATO IL CORANO È STATO PAGATO DA UN EX COLLABORATORE DEL MEGAFONO DELLA PROPAGANDA RUSSA “RUSSIA TODAY”
C’è lo zampino della Russia nello stop (temporaneo) all’entrata della Svezia nella Nato decretato dalla Turchia di Recep Tayyip Erdogan. A indignare Ankara, ma anche molti altri Paesi di fede musulmana, è stato, sabato scorso, il rogo di una copia del Corano davanti all’ambasciata della Turchia nella capitale svedese.
Come è noto a compiere il gesto è stato Rasmus Paludan, un avvocato danese, che però ora ha ammesso di aver avuto l’idea (e i soldi) da Chang Frick, ex collaboratore del canale di propaganda russa Russia Today , proprietario del quotidiano online Nyheter Idag e giornalista di punta nel canale tv Risks che è finanziato dai Democratici Svedesi, la formazione nazionalista e populista che appoggia dall’esterno il governo di Ulf Kristersson.
Ora Frick è noto per essere un ammiratore di Vladimir Putin, di cui colleziona anche i calendari e le magliette, nonché un sostenitore della causa di Mosca, ostile all’allargamento Nato che avrebbe «implicazioni negative» per la pace in Europa. «Il rogo del Corano a Stoccolma è chiaramente opera dei servizi speciali russi — ha detto Oleksandr Danyliuk, consigliere del ministero della Difesa ucraino -, azioni del genere non dovrebbero rimanere senza risposta».
(da il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
STA TRATTANDO UN’ALLEANZA TRA IL SUO GRUPPO ECR, CONSERVATORI E RIFORMISTI, E IL PARTITO POPOLARE EUROPEO IN VISTA DEL VOTO DEL 2024
Giorgia Meloni ha deciso di dare una definitiva sterzata al suo standing
internazionale. Il passaggio chiave per costruire una nuova immagine di sé all’estero passa ovviamente per l’Europa. Il suo obiettivo è negoziare un’alleanza tra il gruppo dei Conservatori e Riformisti ECR, di cui è presidente, e il Partito Popolare Europeo (Ppe), in vista delle elezioni europee del 2024.
A fare da mediatore è il ministro degli esteri, Antonio Tajani, grande conoscitore degli equilibri tra i palazzi belgi, nonché amico del presidente del partito popolare, Manfred Weber.
La trattativa sta avvenendo alle spalle di ciò che resta di Silvio Berlusconi: il Cav aveva sempre immaginato per sé il ruolo di traghettatore di ex missini e leghisti verso i salotti bene dell’Europarlamento, ma ora la sua parabola discendente lo ha privato di qualsiasi potere negoziale.
Il piano della Meloni si basa sulla volontà di trasformare Fratelli d’Italia da partito euro-scettico e sovranista in formazione conservatrice.
Una solida alleanza Ecr-Ppe andrebbe a rafforzare anche il rapporto con Ursula Von Der Leyen, eletta in quota popolare (veniva dal partito della Merkel, la Cdu) e che sogna la riconferma alla guida della Commissione: il suo mandato scade il 31 ottobre 2024.
Ovviamente l’asse tra le due formazioni dell’Europarlamento sposterebbe a destra il baricentro del Partito popolare, al cui interno ora campeggiano, con tendenze più moderate, anime liberali e vecchi volponi democristiani. Inoltre, cambierebbe la stessa maggioranza del parlamento a Bruxelles, dove i Socialisti & Democratici, fiaccati dallo scandalo mazzette Qatargate, sono piuttosto indeboliti politicamente.
I piani del tandem Meloni-Tajani potrebbero essere ostacolati dai polacchi del PiS, alleati di Fratelli d’Italia e, attualmente, il partito più numeroso del gruppo Ecr all’Europarlamento.
Il potere di interdizione di Kaczynski e soci si deve alla rinnovata centralità di Varsavia a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina: il fervore anti russo, l’oltranzismo atlantista e la disponibilità totale verso le richieste di Zelensky hanno trasformato i polacchi. Non sono più appestati da sanzionare per le violazioni allo stato di diritto, ma interlocutori imprescindibili.
Un’eventuale alleanza Ecr-Ppe cambierebbe il profilo politico di Giorgia Meloni agli occhi dell’establishment internazionale. Una fiche gettata sul tavolo per la sua carriera, presente e futura
(da Dagoreport)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
E’ LA VOLTA CHE I SOVRANISTI PERDONO MOLTI LORO ELETTORI
Fratelli d’Italia ha depositato alla Camera una proposta di legge per reintrodurre i reati contro il buon costume. Firmata dal deputato e vice ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Edmondo Cirielli, la proposta vuole reintrodurre il carcere per i clienti delle prostitute che svolgono rapporti «sulla pubblica via», ad esempio in auto – a meno che non adottino alcune cautele come l’appannamento dei vetri – o per chi va in giro nudo nelle zone in cui non è concesso. L’obiettivo di Fdi è quindi ripristinare con un «intervento legislativo urgente» un reato depenalizzato da tempo, quello degli «atti osceni in luogo pubblico». Tutto questo per «tutelare la moralità pubblica e reprimere tutte quelle condotte che possano contribuire al degrado della società».
Sono diversi gli atti osceni che vengono citati nella proposta di legge, riferisce Repubblica. Tra questi anche «il toccamento lascivo delle parti intime del corpo anche qualora avvenga sopra gli abiti».
Inoltre, nella parte relativa alla condanna del nudismo viene sottolineato che viene praticato soprattutto dagli immigrati, i quali non sarebbero «avvezzi ai costumi, alle consuetudini e alle norme etiche e giuridiche che regolano la convivenza civile nella nostra società».
Una proposta che va in controtendenza con la posizione assunta dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che a inizio mandato aveva promesso «una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati». Al momento, infatti, non è previsto il carcere per condotte di questo tipo, ma solo sanzioni amministrative. La pena detentiva scatta solo nel caso in cui gli atti osceni avvenissero nei pressi di spazi in cui sono presenti minori.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
“C’E’ CHI VUOLE PASSARE DA DIPENDENTE AD AUTONOMO PERCHE’ GLI CONVIENE”
Il boom di dimissioni in Italia nel 2022 continua a far discutere. È una
tendenza in buona parte del mondo occidentale, è vero, ma nel nostro Paese finora non si erano visti grandi cambiamenti rispetto al passato. I dati degli ultimi mesi lanciano però un campanello d’allarme.
Si è passati da 1,3 milioni di dimissioni nel 2021 a 1,6 nei primi nove mesi del 2022.
Il dato dello scorso anno, insomma, non è ancora completo e potrebbe sfiorare i due milioni. Franco Mari, deputato dell’Alleanza Verdi e Sinistra, racconta in un’intervista a Fanpage.it di aver presentato un’interrogazione parlamentare in merito, ma che la ministra Calderone ha fatto sapere di non avere risposte al momento: “Può verificarsi che il governo non risponda, è strano che annunci il rinvio quando la commissione è già in seduta – commenta Mari – Attenderemo e andremo avanti”.
“Il dato però è molto significativo, è un’anomalia di cui vanno indagate le cause – sottolinea il deputato – Dovrebbe essere una analisi normale per la commissione Lavoro della Camera, soprattutto in un momento storico in cui aumentano in generale le disuguaglianze complessive con ricadute pesanti sul mercato del lavoro”. Le cause saranno “molteplici”, ma “niente avviene per caso”. Ci sono processi in corso che “determinano questa ondata di dimissioni”.
Poi il parlamentare di Avs spiega il suo sospetto: “C’è una quota di queste dimissioni che deriva dalla flat tax – sottolinea Mari – È vero che esisteva già, ma le imprese tendono ad aspettare, a vedere se gli impegni elettorali vengono realizzati. Perciò temo che questo fenomeno possa ulteriormente aumentare”. Questa tendenza “si sta già verificando nel settore della sanità, dove ci sono dei medici che si dimettono per passare a partita Iva”. E attacca la flat tax al 15%: “È un incentivo a passare dal lavoro dipendente a quello autonomo”.
“Sono le stesse imprese a suggerirlo, in alcuni comparti e settori, per loro interesse – continua Mari – Sarebbe un fatto fortemente negativo, perché determinerebbe un ulteriore indebolimento delle condizioni di lavoro dal punto di vista dei diritti. Anche perché spesso si tratta di un lavoro dipendente mascherato”. Per il deputato di Sinistra Italiana “bisogna capire se, oltre alla sanità, lo spostamento dal lavoro dipendente a quello autonomo stia avvenendo anche in altri contesti”. Perciò insisterà nell’avere una risposta dal ministero del Lavoro.
La questione certo è molto ampia, perciò bisogna aprire “un percorso di verifica” in primis per capire “se chi si dimette resta in Italia o se ne va”. Questa mobilità, per Mari, “non è effettiva”, ma “è semplicemente volta a cercare una retribuzione un minimo più attrattiva”. E attacca: “C’è un po’ di sottovalutazione del fenomeno” da parte dei sindacati, sentiti nei giorni scorsi da Fanpage.it. “L’ampia possibilità di scegliere qualifiche superiori in altre imprese mi sembra molto strana, mentre – ribadisce infine il deputato – sul fronte dello spostamento verso il lavoro autonomo va fatta, guardando comparti e territori, un’analisi più ampia. Chiederò alla ministra in maniera più dettagliata una riposta al riguardo”.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
ALFREDO COSPITO IN SCIOPERO DELLA FAME DA 100 GIORNI: IL 7 MARZO LA CASSAZIONE DECIDERA’ SUL SUO FUTURO, MA L’ANARCHICO POTREBBE ESSERE GIA’ MORTO
L’Italia è uno dei paesi occidentali dove la conflittualità sociale e la violenza connessa a manifestazioni politiche è più bassa.
Nonostante ciò, lo spauracchio del terrorismo e della lotta armata che hanno segnato la storia repubblicana, rendono possibile criminalizzare ogni forma anche minima di conflitto legato alle tensioni sociali: per una protesta studentesca che termina con qualche incidente e cassonetto ribaltato subito vengono chiamate in causa le Brigate Rosse.
Questo perché il discorso pubblico delle istituzioni, la liturgia dello Stato e i suoi miti, sono ampiamente frutto della scontro con le organizzazioni armate negli anni Settanta, e della repressione dei movimenti del lungo Sessantotto italiano. E anche la vicenda di Alfredo Cospito per molti versi non fa eccezione.
L’anarchico detenuto nel carcere di Sassari al 41bis è arrivato oggi al centesimo giorno di sciopero della fame. Cospito si trova nel regime di carcere duro fondamentalmente per non aver abiurato e per non aver collaborato con lo Stato.
La colpa di Cospito è di aver continuato a sostenere la necessità di utilizzare metodi violenti nella lotta politica, e di averlo ribadito in diversi documenti rivolti al dibattito dell’area anarchica.
Documenti vale la pena sottolineare, estremamente critici verso il mondo anarchico. Se Cospito non è isolato politicamente e umanamente dalla sua area politica, sicuramente le sue posizioni sono marginali all’interno anche del dibattito anarchico.
Secondo il decreto che dispone per Cospito il 41bis, il detenuto sarebbe il leader della Federazione Anarchica Informale, in grado di istigare e organizzare dal carcere violente azioni eversive.
La realtà però ci racconta qualcosa di molto diverso: non solo non esiste in Italia nei fatti, se non vagheggiata da alcuni gruppi largamente inchiestati, intercettati e repressi, nessuna lotta armata o terrorismo di matrice anarchica, ma anche le sentenze dei tribunali non riconoscono questa che viene presentata come un’evidenza.
Infatti la sentenza del processo scaturito dall’operazione Bialystok, le cui ragioni sono state depositate solo qualche giorno fa, riconoscono una realtà molto diversa.
La sentenza per gli anarchici arrestati a Roma nel giugno del 2020, con riferimento alla firma Federazione Anarchica Informale e Fronte Rivoluzionario Internazionale, sconfessa l’assunto accusatorio, non riconoscendo l’esistenza di un’associazione corrispondente, facendo decadere le aggravanti di terrorismo, e spiegando come questa non sia in ogni caso in essere in questo momento.
Non esiste dunque, per la Corte d’Assise, nessuna organizzazione all’esterno con cui Cospito dialoga, tantomeno nessuna associazione eversiva di cui sarebbe il leader.
E allora perché Cospito si trova al 41bis come un boss mafioso in grado di ordinare stragi e ritorsioni? Semplicemente perché la cultura giuridica italiana, formatasi negli anni della lotta armata, è evidentemente orientata alla vendetta per chi non collabora, per chi non abiura.
Da una parte l’utilizzo dell’istituto del pentimento da una parte, e dall’altra la strada della dissociazione, che avrebbe potuto aprire a una soluzione politica della lotta armata mai perseguita davvero dalle istituzioni, hanno segnato profondamente la prassi e la cultura delle nostre istituzioni, di giudici e magistrati.
La colpa di Cospito è di essere in maniera irriducibile un nemico dello Stato, tanto da rivendicare le proprie azioni e da ribadire di non aspettarsi nulla di diverso che di essere condannato. Quello che contesta è il regime di detenzione a cui è sottoposto, la non vita che deve condurre al 41bis e un ergastolo da scontare nonostante l’attentato che gli viene contestato non abbia provocato nessuna strage e, da quanto ha dichiarato, non aveva obiettivo di nuocere a nessuna persona fisica.
La questione dunque che abbiamo di fronte è come si deve comportare lo Stato di fronte ai sui nemici? Se per loro vale una tortura legalizzata, la sproporzione della pane e un’esecuzione capitale mascherata.
Se Cospito se la vuole vedere con lo Stato dunque, ne pagherà le conseguenze. Come i detenuti dell’Ira che si sono lasciati morire per rivoltarsi alle torture e alle condizioni di detenzione subite nelle carceri inglesi.
E poco importa dell’incredibile sproporzione delle forze in campo e dell’evidente sproporzione tra pena e delitto, poco importa se il 41bis appare un istituto di detenzione al limite della legalità, che dovrebbe essere comminato solo in casi davvero straordinari e di necessità come sottolineato anche dal Consiglio d’Europa.
Ma lo Stato che si vendica di un nemico mostra forza o debolezza? Se le nostre istituzioni lasceranno morire Alfredo Cospito senza nessuna ragione che il suo essere un anarchico e di credere in alcune idee e prassi, non si mostrerà più forte e inflessibile, ma perderà solo di credibilità di fronte ai suoi cittadini.
Il 7 marzo la Cassazione deciderà sulla richiesta avanzata dai legali di Alfredo Cospito di rivedere la detenzione al 41bis, avendo accettato di anticipare l’udienza. Per quel giorno Alfredo Cospito potrebbe essere morto. E noi potremmo non sapere mai se aveva ragione: se perderà la vita nella sua battaglia l’udienza non si terrà.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
NON E’ ESCLUSA UNA CONTROFFENSIVA DELL’UCRAINA IN PRIMAVERA
Dopo averli chiesti con forza per mesi, l’Ucraina ha ricevuto il via libera dei Paesi
occidentali all’invio di carri armati pesanti e si prepara a ricevere ora decine di tank moderni entro la primavera prossima che potrebbero cambiare le prospettive sul campo di battaglia della guerra in Ucraina.
Si tratta dei famosi Leopard 2 prodotti in Germania ma anche degli M1 Abrams statunitensi di altri carri armati da combattimento che i Paesi occidentali sono disposti ad inviare a Kiev.
Un deciso cambio di passo nella strategia occidentale i cui risvolti politici ma anche militari sono però ancora tutti da decifrare. Zelensky aveva chiesto con forza i carri in vista di una temuta offensiva russa in primavera quando, per ovvie ragioni, la guerra si trasformerà da conflitto statico come quello attuale, con massicci bombardamenti da una parte e dall’altra, in guerra di movimento dove l’uso di carri e veicoli da combattimento la faranno da padrone.
Ne abbiamo parlato con l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, già capo di stato maggiore della difesa ed ex presidente del comitato militare della NATO
L’Ucraina riceverà i carri armati dai Paesi occidentali. I tank inviati possono cambiare veramente le sorti della guerra e in che misura? La sproporzione di forze e mezzi appare comunque enorme.
Io penso che nessuno sappia e può dire oggi con certezza come si svolgeranno gli eventi sul campo di battaglia dalla primavera in poi e come andrà a finire la guerra in Ucraina. È vero che c’è una sproporzione di forze ma è altrettanto vero che fino ad oggi questa sproporzione non ha giovato molto ai russi. Inoltre noi non sappiamo in realtà esattamente quanto i russi abbiano ricostituito le loro forze, quanto si siano riorganizzati e quanto abbiano riguadagnato in efficienza operativa. Quindi se da un lato c’è apparentemente una superiorità numerica, dall’altra quanto questa superiorità sia efficace non lo sappiamo. Del resto fino ad ora gli ucraini, che erano in chiara minorità e lo sono tutt’ora, hanno dimostrato di saper, anche grazie agli armamenti occidentali, sopperire a questa inferiorità con la qualità dei mezzi, con la qualità dell’impiego di questi mezzi e con la volontà e la motivazione dei loro uomini. Alla fin fine c’è una differenza fondamentale: i soldati ucraini e il popolo ucraino combattono per la propria legittima sopravvivenza mentre i russi no e il morale in guerra fa molta differenza. Non sempre il più forte ma senza le giuste motivazioni ha vinto.
Dopo i tank, Zelensky chiede ora anche i caccia ma con questo invio continuo di mezzi da parte dei Paesi occidentali non si rischia una escalation?
Sugli aerei siamo in una fase interlocutoria e non è detto che ciò avvenga e anzi la Germania è stata perentoria nel dire di no. Detto questo mi sembra che gli americani e in genere gli occidentali, se da un lato sostengono pienamente l’Ucraina, dall’altro stanno sempre attenti a non superare la linea di un confronto diretto con la Russia. Tutto dipenderà anche dagli sviluppi sulla cessione di nuovi equipaggiamenti e su come evolverà la situazione sul campo di battaglia da questa fase statica a una fase più dinamica che ci si aspetta in primavera. La strategia occidentale però è chiara: non solo l’Ucraina non deve perdere ma Putin deve perdere. Poi su cosa questo significhi è da vedere. L’Occidente è evidentemente disposto a dare le armi necessarie perché l’Ucraina possa riguadagnare il più possibile il suo territorio ma la parola escalation non mi sembra del tutto corretta. Qui siamo in guerra, l’Ucraina vuole vincere e noi occidentali vogliamo che l’Ucraina vinca e questo significa riprendersi il territorio che legalmente è suo.
Per quanto riguarda l’Italia, si spinge perché consegni a Kiev i sistemi missilistici contraerei SAMP-T. L’Italia sarà coinvolta di più nel conflitto in Ucraina?
Mi sembra abbastanza chiaro che l’Italia è intenzionata a fornire questi sistemi d’arma all’Ucraina. Anche se i decreti governativi sono secretati, i segnali sono chiari in questo senso e l’Italia i SAMP/T li darà. D’altra parte nella visita in programma nei prossimi giorni del Presidente del consiglio Meloni a Kiev la premier non andrà certo a mani vuote e i SAMP-T saranno uno dei pezzi forti della disponibilità italiana.
Per ora i russi rispondono con un fitto lancio di missili, ma una offensiva su larga scala è ipotizzabile in primavera?
È ragionevole pensare, dal punto di vista di una logica militare, che nel caso i russi in questi mesi siano riusciti a ricostruire le loro forze tenteranno una offensiva per consolidare le loro posizioni guadagnate. Come del resto però è possibile che siano gli ucraini a tentare una controffensiva o una offensiva per recuperare territorio in mano ai russi. Io ritengo che gli ucraini abbiano le motivazioni per poter resistere all’invasione russa e riguadagnare anche grandi porzioni del loro territorio. Su quanto di questo territorio potrà essere riguadagnata questo ce lo dirà il campo di battaglia. Quello che è certo è che in primavera si passerà da una guerra di trincea a una guerra di movimento e in un confronto dinamico dove saranno più determinanti i mezzi corazzati e meccanizzati.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
LE TRUPPE RAMPELLATE PROMETTONO BATTAGLIA NEL LAZIO, DOPO IL COMMISSARIAMENTO IMPOSTO DALLA DUCETTA. E INTANTO, A MILANO, SANTANCHÈ E LA RUSSA SPADRONEGGIANO
Andrà in Libia, ma anche il suo partito ormai è animato da tribù. Poi a Kyiv. In mezzo: Varsavia, le visite di Michel e Orbán. E ancora: Stoccolma e Berlino. Al termine di questa agenda (a proposito: che fine hanno fatto gli “Appunti di Giorgia”?) l’Air force Meloni atterrerà la mattina del 5 febbraio all’auditorium della Conciliazione.
Sarà l’unico evento della premier da capo di partito a sostegno di Francesco Rocca, candidato governatore nel Lazio, terra di fratelli coltelli. Con lei ci sarà Matteo Salvini ed è previsto un video saluto di Silvio Berlusconi. E’ chiaro però come questo appuntamento sarà interessante solo per capire eventuali nuovi sviluppi della questione romana che scuote il partito di Meloni, nato proprio sui colli fatali.
E per opera per giunta di Fabio Rampelli, il padre nobile ora disconosciuto, sempre più ridimensionato (per essere buoni) insieme alle sue fastidiose e agguerrite truppe.
A partire da Massimo Milani, “il federale” commissariato d’imperio da Meloni (con Giovanni Donzelli) il giorno in cui si trovava ad Algeri per stringere importanti accordi economici sull’energia.
“In questa fase serve disciplina, perché Giorgia ha altro a cui pensare: deve governare il paese”, racconta al Foglio il triangolo di potere che alberga tra ministeri e Via della Scrofa dove si gestisce la supplenza. Da qui rispondono Arianna, “la sorella madre”, e il marito Francesco Lollobrigida.
Il fatto è che la storia non finisce qui. Milani, il deputato rampelliano commissariato, ha scritto una lettera molto puntuale a Meloni per contestarne le scelte. Il vicepresidente della Camera, con gavetta lunga quarant’anni, è pronto a non darsi per vinto.
Adesso la sfida si sposta sulle preferenze per le regionali nel Lazio e poi in caso di vittoria di Rocca ci sarà da ridere al momento di formare la giunta.
Se Roma è un caos, c’è il rischio che altri feudi inizino a dare sempre più problemi. Come raccontano le cronache milanesi dove i protagonisti ingombranti si chiamano Daniela Santanchè e soprattutto Ignazio La Russa. Meloni vorrebbe dire a tutti “state boni se potete”. Peccato che intanto la stia aspettando Zelensky.
(da Foglio)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
SULLE QUESTIONI DAVVERO DELICATE, COME LA FINANZIARIA O LE NOMINE NELLE PARTECIPATE, GIORGIA MELONI NON VUOLE NESSUN TAVOLO (ALLA FACCIA DEL POTERE DIALOGANTE)
Il governo dei tavoli, il governo Meloni ne ha fatto una specialità. 
Tavoli su tutto: dalle commissioni sul Pos alle pensioni, dai balneari alla sicurezza sul lavoro, dalle telecomunicazioni per arrivare ai più suggestivi in assoluto: il tavolo “Appennini senza neve”, convocato dalla ministra per il Turismo Daniela Santanché e quello “trotto e galoppo”, appena convocato dal sottosegretario all’Agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra.
Non ci sarebbe niente di male, se poi dal tavolo arrivassero anche le soluzioni. La parola d’ordine è un’altra: «Ascolto».
Il ministro per le Imprese Adolfo Urso ascolta le imprese che rivorrebbero gli incentivi dimezzati di Industria 4.0. Ascolta i sindacati preoccupati per le crisi industriali. Ascolta gli azionisti di Tim per la rete unica (e si vanta del rimbalzo del titolo per la sola apertura del tavolo). Mentre i manager, in parallelo, vengono ascoltati dal sottosegretario Alessio Butti a Palazzo Chigi.
La ministra del Lavoro Calderone si è sciroppata 50 interventi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: oltre cinque ore di “ascolto” sulla previdenza, in 15 a parlare, nessuna linea di riforma annunciata, ma la promessa di altri tavoli.
D’altro canto, non è colpa dei ministri. Era stata la stessa premier Giorgia Meloni a dettare la linea. La manovra di bilancio ad esempio non ha avuto tavoli, anche sulle nomine pubbliche e lo spoils system niente tavoli, solo annunci in Consiglio dei ministri a cose fatte.
Ma scontro duro (vero), dietro le quinte, tra Chigi e Tesoro sulla figura cruciale del direttore generale, poi spacchettata. Per le cose che contano insomma niente tavoli e caminetti. Né patti della crostata o delle pere cotte. Il tavolo piuttosto è strumento di propaganda. Serve al governo Meloni a prendere tempo, a inseguire l’agenda dell’emergenza, a consolidare rapporti con gli amici e misurare la distanza coi nemici, a costruire l’immagine di un potere dialogante con tutti.
(da La Repubblica)
argomento: Politica | Commenta »