LA MELONI CERCA UN DIFFICILE EQUILIBRIO TRA GLI IMPEGNI DA PREMIER E LA GESTIONE DELLE BEGHE INTERNE AL SUO PARTITO
LE TRUPPE RAMPELLATE PROMETTONO BATTAGLIA NEL LAZIO, DOPO IL COMMISSARIAMENTO IMPOSTO DALLA DUCETTA. E INTANTO, A MILANO, SANTANCHÈ E LA RUSSA SPADRONEGGIANO
Andrà in Libia, ma anche il suo partito ormai è animato da tribù. Poi a Kyiv. In mezzo: Varsavia, le visite di Michel e Orbán. E ancora: Stoccolma e Berlino. Al termine di questa agenda (a proposito: che fine hanno fatto gli “Appunti di Giorgia”?) l’Air force Meloni atterrerà la mattina del 5 febbraio all’auditorium della Conciliazione.
Sarà l’unico evento della premier da capo di partito a sostegno di Francesco Rocca, candidato governatore nel Lazio, terra di fratelli coltelli. Con lei ci sarà Matteo Salvini ed è previsto un video saluto di Silvio Berlusconi. E’ chiaro però come questo appuntamento sarà interessante solo per capire eventuali nuovi sviluppi della questione romana che scuote il partito di Meloni, nato proprio sui colli fatali.
E per opera per giunta di Fabio Rampelli, il padre nobile ora disconosciuto, sempre più ridimensionato (per essere buoni) insieme alle sue fastidiose e agguerrite truppe.
A partire da Massimo Milani, “il federale” commissariato d’imperio da Meloni (con Giovanni Donzelli) il giorno in cui si trovava ad Algeri per stringere importanti accordi economici sull’energia.
“In questa fase serve disciplina, perché Giorgia ha altro a cui pensare: deve governare il paese”, racconta al Foglio il triangolo di potere che alberga tra ministeri e Via della Scrofa dove si gestisce la supplenza. Da qui rispondono Arianna, “la sorella madre”, e il marito Francesco Lollobrigida.
Il fatto è che la storia non finisce qui. Milani, il deputato rampelliano commissariato, ha scritto una lettera molto puntuale a Meloni per contestarne le scelte. Il vicepresidente della Camera, con gavetta lunga quarant’anni, è pronto a non darsi per vinto.
Adesso la sfida si sposta sulle preferenze per le regionali nel Lazio e poi in caso di vittoria di Rocca ci sarà da ridere al momento di formare la giunta.
Se Roma è un caos, c’è il rischio che altri feudi inizino a dare sempre più problemi. Come raccontano le cronache milanesi dove i protagonisti ingombranti si chiamano Daniela Santanchè e soprattutto Ignazio La Russa. Meloni vorrebbe dire a tutti “state boni se potete”. Peccato che intanto la stia aspettando Zelensky.
(da Foglio)
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